5-6CROfMCHE mEConomiCHE CAMERA DI C O M M E R C I O INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA NGONE E STURA A TORINO: PR RBANO • PER UN PO' IN CIN DI T O R I N O - Spedizione in abb. postale ( I V gr.)/70 - 2 ° semestre Sognando California... J J ihanno chiamati pionieri. Hanno eretto città, stadi e imprese monumentali. Hanno cominciato con carri di legno, e sudore di cavalli. Hanno cominciato mettendo un piede dopo I altro verso occidente sognando California. Hanno unito i loro oceani con nastri di ferro. Hanno cominciato con accette ed abeti, chiodi e mazze. Hanno cominciato mettendo un chiodo dopo l'altro verso occidente sognando California. Hanno eretto città d oro e di petrolio. Hannocominciatocon setacci picconi e tronchi cavi. Hanno cominciato setacciando torrente dopo torrente verso occidente sognando California. Li chiamano i 'nuovi pionieri". Loro'.'Gli imprenditori" Gente che va nella direzione che si è scelta. Noi. "La Cassa di Risparmio di Torino". Gente che crede in chi va e fornisce i mezzi. • APERTURA DI CREDITO / PRESTITI CHIROGRAFARIE CAMBIARI/CASTELLETTO • FINANZIAMENTI A MEDIO TERMINE (MEDIO CREDITO PIEMONTESE) • FINANZIAMENTI AGEVOLATI PER L'ARTIGIANATO E L'AGRICOLTURA ( M U T U I CHIROGRAFARI E FONDIARI • LEASING MOBILIARE E IMMOBILIARE • FACTORING •SERVIZIO ESTERO ^SERVIZIO BORSA • FI N D ATA - SOCI ETÀ DI SERVIZI (SETTORE IMMOBILIARE/ INFORMATICA/LEASING) • SERVIZIO REUTER (PER LA CONOSCENZA ISTANTANEA DELLE QUOTAZIONI DEI CAMBI NEL MONDO) Gente che insieme crea, conquista, espande, migliora la qualità della vita. CASSA DI RISPARMIO DI TORINO 200Sportelli in Piemonte e Valle d'Aosta} Fiat vuole che"know how" diventi una parola italiana. L'automobile come atto di fantasia: la matita corre sulla carta, ferma una sensazione, un'idea. Il processo d'intuizione si articola, si sviluppa percorrendo vie nuove e originali, fino a dar luogo a un fenomeno importante come l'"italian design". Ma tutto non si esaurisce nell'intuizione della forma: oggi, infatti, pensare a un'auto come oggetto fine a se stesso non ha più senso, perchè insieme all'auto nuova deve nascere un nuovo sistema di progettare, di costruire. L'italian design si integra dunque in un più vasto sistema di conoscenze tecnologiche: è un "know how" italiano che prende spunto dalla costruzione automobilistica, ma che va oltre l'automobile. L'impiego sempre più ampio dell'elettronica e degli automatismi per la progettazione e la produzione costituisce la premessa per altre, più vaste, applicazioni. L'auto stimola programmi di ricerca di grande respiro: l'analisi dei tecnici che ricercano innovazioni in campo automobilistico dà origine a conoscenze ed a prodotti che potranno essere impiegati anche in campi differenti. Così, ogni progresso tecnico nella conoscenza del prodotto automobile segna una tappa all'interno di un più generale progredire del know how italiano, e l'"automobile tecnologica" si presenta come serbatoio di esperienze, come testimonianza di una capacità più matura ed evoluta di pensare e fare le cose. La tecnologia ' può così merce scambio internazionale, e un paese che, come il nostro, si fonda su un sistema industriale di trasformazione, può esportare non solo prodotti che pure incorporano conoscenze teoriche e pratiche di prim'ordine, ma anche know how. La ricerca assume dunque una precisa funzione economica, si presenta come risorsa primaria, nel momento in cui, non avendo la possibilità di esportare ferro o carbone o petrolio, si possono esportare idee e conoscenze. Ad esempio, l'impianto robogate, che è in grado di risolvere alla radice il conflitto permanente tra la flessibilità della domanda di mercato e la rigidità della forzalavoro. Ad esempio, il sistema di analisi strutturale che è stato impiegato nella progettazione delle scocche. E sono, questi, soltanto due episodi all'interno di un più vasto progetto evolutivo, che vuole raggiungere obiettivi di importanza fondamentale, come la riqualificazione dell'ambiente di lavoro e il conseguidi sicurezza e affidabilità sempre maggiori per il prodotto. L'automobile è dunque, oggi, banco di prova per nuove tecnologie, incentivo per la ricerca, stimolo a promuovere sinergie tra settori diversi. Non a caso gli undici settori che costituiscono la Fiat si articolano come un enorme insieme di vasi comunicanti di tecnologia: le conoscenze passano dall'uno all'altro, confrontandosi, completandosi, i prodotti si affinano, il processo complicato e affascinante dell'evoluzione, sempre più ampio, continua. LA VOLONTÀ DI CONTINUARE anno CENTRO ESTERO CAMERE COMMERCIO PIEMONTESI C) Consulenza IL CENTRO ESTERO CAMERE COMMERCIO PIEMONTESI Per risolvere i problemi specifici delle aziende nel corso delle singole operazioni con l'estero, il Centro offre: è stato costituito per aiutare gli operatori a risolvere TUTTI i problemi connessi all'esportazione: commerciali, doganali, valutari, assicurativi, giuridici, finanziari, ecc. • Consulenza Marketing (ricerche di nominativi, studi di mercato, dati economici e statistici, norme valutarie, problemi finanziari ed assicurativi). L'assistenza è fornita sia con iniziative generali di I N F O R M A Z I O N E E F O R M A Z I O N E , sia con iniziative specifiche di C O N S U L E N Z A e PROMOTION. A) Informazione Il Centro intende sopperire alla sempre maggiore necessità di informazioni da parte delle aziende su normativa italiana, normativa estera, notizie commerciali tramite: • Pubblicazioni periodiche. • Comunicazioni scritte agli utenti secondo necessità ed esigenze espresse e registrate in apposito schedario. • Riunioni su temi generali o specifici (incontri su normativa italiana, giornate di incontri con esperti di Paesi esteri, presentazione di studi di mercato, ecc.). B) Formazione • Consulenza doganale (legislazione doganale, regime delle importazioni ed esportazioni, procedure semplificate, documenti amministrativi, normativa CEE ecc.). • Consulenza contrattuale e giuridica (contratti con agenti e concessionari stranieri, licenze di brevetto e know-how, arbitrato internazionale, modelli di contratti in più lingue). D) Promotion Per fornire una valida guida per la penetrazione nel mercato estero ritenuto più conveniente per un dato prodotto, il Centro mette a disposizione la sua organizzazione per: • Missioni di operatori italiani all'estero. • Partecipazioni a mostre e fiere specializzate. • Attività di pubblicità all'estero sui vari canali di informazione, anche tramite inviti in Italia a giornalisti stranieri. • Curare visite di operatori esteri in Italia e dare loro assistenza per contatti d'affari con imprese piemontesi. Per consentire il costante aggiornamento professionale dei funzionari, il Centro organizza: • Corsi di prima formazione per un approccio ai problemi dell'esportazione. • Corsi di formazione per funzionari di azienda addetti all'export. • Giornate di studio su temi specifici (finanziamento ed assicurazione del credito all'esportazione, disposizioni valutarie, sistemi di distribuzione diretta o tramite agenti e concessionari, ecc.). CENTRO ESTERO CAMERE COMMERCIO P I E M O N T E S I - 10123 Torino Via S. Francesco da Paola, *24 Telex 23.247 - Tel. 011-57161 R I V I S T A D E L L A C A M E R A DI C O M M E R C I O I N D U S T R I A A R T I G I A N A T O E A G R I C O L T U R A DI T O R I N O > SOMMARIO 3 Marisa P o , Dora, S a n g o n e , Stura nel territorio t o r i n e s e Parte prima. Il p a e s a g g i o fluviale n e l l ' a m b i t o regionale e comprensoriale. A l c u n i riferimenti al sistema fluviale Maffioli nella organizzazione territoriale 89 Bruno Per u n po' in Cina 112 Borsa rifiuti industriali: un'indagine tra le industrie torinesi 116 Tra i libri 127 D a l l e riviste Cerrato * * * Corrispondenza, manoscritti, pubblicazioni debbono essere indirizzati alla Direzione della rivista. L'accettazione degli articoli dipende dal giudizio insindacabile della Direzione. Gli scritti firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell'Autore e non impegnano la Direzione della rivista né l'Amministrazione camerale. Per le recensioni le pubblicazioni debbono essere inviate in duplice copia. È vietata la riproduzione degli articoli e delle note senza l'autorizzazione della Direzione. I manoscritti, anche se non pubblicati, non si restituiscono. ± In copertina: Particolare di « Rive dei Po a Torino », olio su tela di M. Caiderini, 1876. Editore: Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Torino. Presidente: Enrico Salza Giunta: Domenico Appendino, Mario Catella, Giuseppe Cinotto, Renzo Gandini, Franco Gheddo, Enrico Salza, Alfredo Camillo Sgarlazzetta, Liberto Zattoni. Direttore responsabile: Giancarlo Biraghi Vice direttore: Franco Alunno Redattore capo: Bruno Cerrato impaginazione: Studio S o g n o Direzione, redazione e amministrazione: 10123 Torino - Palazzo degli Affari Via S. Francesco da Paola, 24 - Telefono 57161. Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura e Ufficio Provinciale Industria Commercio e Artigianato Sede: Palazzo degli Affari Via S . Francesco da Paola, 2 4 Corrispondenza : 10123 Torino Via S . Francesco da Paola, 24 10100 Torino - Casella Postale 413. Telegrammi : C a m c o m m Torino. Telefoni: 57161 (10 linee). Telex: 23247 C C I A A Torino. C / c postale: 2/26170. Servizio Cassa: Cassa di Risparmio di Torino. S e d e Centrale - C/c 53. Borsa Valori 10123 Torino Via S a n Francesco da Paola, 28. Telegrammi : Borsa. Telefoni: Uffici 54.77.04 Comitato Borsa 54.77.43 Ispettorato Tesoro 54.77.03. Borsa Merci 10123 Torino Via Andrea Doria, 15. Telegrammi : Borsa M e r c i Via Andrea Doria, 15. Telefoni: 55.31.21 ( 5 linee). Gabinetto Chimico Merceologico (presso la Borsa M e r c i ) 10123 Torino Via Andrea Doria, 15. Telefono: 55.35.09. PO, DORA, SANGONE STURA NEL TERRITORIO TORINESE: materiali per l'analisi del rapporto Tra paesaggio fluviale e paesaggio urbano Marisa Maffioli Quella che qui si pubblica è la prima parte del contributo d'analisi fornito dall'autore ad un'ampia ricerca sui « corsi d'acqua a Torino » promossa e prodotta dall'istituto camerale torinese per mettere a disposizione degli organi competenti della gestione del territorio una vasta documentazione di base, atta ad agevolare l'individuazione dei problemi da affrontare per un corretto recupero dell'area in esame, bene naturale di grandissimo valore, al libero godimento di tutti i torinesi. Gli altri due capitoli dell'indagine Maffioli, dedicati nell'ordine, rispettivamente, a « Le indicazioni di piano per il paesaggio fluviale nel comprensorio e nel comune di Torino » e a « Il paesaggio fluviale nell'ambito urbano », saranno pubblicati in successivi fascicoli. Quasi con una certa analogia con le im- o sporadico, ma invece esplicito sulle magini molteplici e contrastanti offerte scelte, sulle procedure e sulle responsadai percorsi fluviali stessi, questa ricerca bilità di intervento. sul paesaggio fluviale torinese allinea, Collocate in questo contesto, le variabili ordinandoli, note, documenti ed osser- dell'analisi paesistica possono contribuivazioni. L'intento è chiaramente descrit- re a dare soluzione operativa al tema tivo, ma è orientato, indagando sull'in- del paesaggio fluviale, o meglio dei disieme e sul rapporto dei problemi coin- versi paesaggi fluviali presenti sul terrivolti, a delineare potenzialità e compro- torio regionale; e in tal senso non è fuomissioni di questo paesaggio, come ele- ri luogo un riferimento alle esperienze menti da sviluppare e/o come nodi da e realizzazioni europee. L'analisi paesisciogliere per riproporre il tema in chia- stica, oltre a valere come proposta per ve, intanto, problematica e successiva- suscitare, intanto, l'interesse per luoghi prossimi ma misconosciuti (premessa mente propositiva. questa per qualsiasi progetto di riapproStudiare da questo punto di vista il paesaggio fluviale porta ad identificare que- priazione e riorganizzazione dello spazio sta risorsa naturale-territoriale come comune) rappresenta infatti un processupporto possibile di nuove connessioni so conoscitivo e progettuale per comd'uso, con le quali cercare di rendere porre e ricostruire, saldando risorse ed più evidente di quanto non sia sinora uso socializzato in interventi corretti e avvenuto che « creare e conservare sono qualitativamente significanti, lo spazio e inseparabili: conservare è un creare in l'immagine del paesaggio fluviale. Tale è la prospettiva secondo cui si permanenza » orienta l'indagine che segue; e che ne Fra gli obiettivi di una riorganizzazione territoriale tendente a riallacciare con- giustifica l'interesse, anche se essa si servazione e utilizzazione delle risorse, risolve, evidentemente, in un primo avil paesaggio fluviale — espressione cir- vicinamento al tema del paesaggio flucoscritta ma viva del rapporto natura- viale, che rimane tutto da sviluppare. cultura che ha dato forma al territorio, — non è certo un argomento irrilevante; e in questo senso si esprimono infatti anche le ipotesi di piano che saranno qui documentate. Risulta quindi contraddittoria con tale considerazione di base — apparentemente contraddittoria, in quanto le cause si identificano in N O T E precise linee politiche e socio-culturali — la misura reale delle attuali dimensioni di marginalità delle aree gravitanti 1 saggio fluviale sarebbe stato sicuramente meno La citazione è tratta da W. DILTHEY, L'analungo il paesaggio fluviale. Come vedrelisi dell'uomo e l'intuizione della natura, 1927, facile: l'Assessorato al Piano Territoriale remo, sono infatti riconoscibili, a Torino che la riprende sintetizzandola da u n passo gionale, l'Assessorato all'Urbanistica, l'ing. e nell'area torinese2, gli effetti di un pro- di Descartes nei «Principia». Naturalmen- Calliero della IV ripartizione e il dott. Odone cesso crescente di marginalizzazione del te la nostra intenzione non è tanto quella di dei Servizio giardini alberate del Comune di Torino, l'ing. Farina del Genio Civile, il di« conservare » Cartesio ma piuttosto quella di paesaggio fluviale. rettore e l'ing. Anselmo del Laboratorio di ricordarci che la razionalità critica a cui poter Se non si vuole accettare di considerare attingere anche per conservare e riinventare ricerca per la protezione idrogeologica del la dott.ssa Ricci dell'archivio di Stato irreversibili né le condizioni di estra- il paesaggio naturale e costruito, non è nata CNR, e i responsabili dell'Archivio storico comunaneità e disinteresse per il paesaggio flu- 2in Europa l'altro ieri. le e dell'archivio cartografico del centro di Dove sono presenti anche se attutiti i riviale nel contesto urbano, né uno stato flessi di un fenomeno più ampio che ha in- documentazione della facoltà di architettura di permanente disequilibrio naturale nel teressato l'intera area del bacino padano, co- di Torino, il dott. Tamburini della Biblioteca civica e i responsabili della biblioteca della territorio, appare necessario e urgente me messo in evidenza dalla indagine illustrata Provincia, la prof. Griseri e il dr. Bruzzone dalla recente mostra itinerante « Padania Culun progetto articolato e approfondito della Università di Torino, i funzionari del tura e territorio». per questo paesaggio che riprenda e Comando della zona militare di Torino, l'arch. sviluppi, alla scala comprensoriale co- Questa indagine ha richiesto disponibilità e Bellone, gli ingg. Franco e Riccardo Fox e la responsabile della biblioteca Siteco, i responme alla scala urbana, quelle premesse or- diversi contributi che vorrei — non formal- sabili Alifoto e, per la loro diretta cooperamai individuate come obiettivi di piano; mente — ricordare, perché ritengo che senza zione, l'arch. Alessandra Foglino, Dina Buzio, di essi questo lavoro di raccolta di dati e un progetto quindi non unidimensionale di elementi per una riorganizzazione del pae- Wilma Pont e Gianni Greco. IL PAESAGGIO FLUVIALE NELL'AMBITO REGIONALE E COMPRENSORIALE ALCUNI RIFERIMENTI AL SISTEMA FLUVIALE NELL'ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE Il sistema fluviale e le delimitazioni politico-amministrative degli enti locali territoriali. Elementi di ricomprensione storica e situazione attuale dell'organizzazione territoriale connessa alla presenza fluviale. La distribuzione degli insediamenti. Le infrastrutture di collegamento. Note sulla navigabilità dei fiumi e delle vie d'acqua regionali. Caratteri del paesaggio fluviale e paesaggio rurale. Paesaggio fluviale e paesaggio agrario nel comprensorio di Torino. Reti irrigue e paesaggio agrario. Nota sul Canale Cavour. Problemi di conservazione e di utilizzazione del paesaggio fluviale e delle risorse idriche. Condizioni e regolamentazioni dell'alveo fluviale. Nota sul regime di proprietà delle sponde dei fiumi. Aree di esondazione come condizionamento territoriale. Asportazione di materiali alluvionali dagli alvei. Regolamentazione e sistemazione idrogeologica dei bacini fluviali. Modi di utilizzazione delle risorse idriche. Nota sulle risorse idriche come fonte energetica. Note sull'inquinamento e il risanamento delle acque fluviali. LE INDICAZIONI DI PIANO PER IL PAESAGGIO FLUVIALE NEL COMPRENSORIO E NEL COMUNE DI TORINO Le ipotesi del Piano Territoriale del Comprensorio di Torino per il paesaggio fluviale. Le indicazioni del Piano Intercomunale per il paesaggio fluviale nell'area metropolitana di Torino. Nota sulla legge regionale n. 56: uno strumento di vincolo nella utilizzazione delle sponde dei fiumi. Il Piano Regionale dei parchi e il paesaggio fluviale. Le ipotesi del Piano dei parchi nel comprensorio di Torino. Nota sul progetto per il parco del Ticino. Note sulla condizione della vegetazione lungo le sponde dei fiumi. La pianificazione urbanistica e il paesaggio fluviale nell'area urbana. Il paesaggio fluviale secondo l'organizzazione del Piano Regolatore-1908. Nòta sulla demanialità delle aree lungo le sponde. Il paesaggio fluviale secondo l'organizzazione del Piano Regolatore-1959. La proposta per « La sistemazione urbanistica delle sponde dei fiumi nel territorio del comune di Torino » 1967-68. IL PAESAGGIO FLUVIALE NELL'AMBITO URBANO La costruzione del paesaggio fluviale urbano. I progetti francesi per un nuovo paesaggio urbano. La costruzione della città periferica lungo le derivazioni d'acqua della Dora. I ponti come elementi di organizzazione nel paesaggio fluviale. Gli interventi lungo i quattro corsi d'acqua torinesi: II Po: 1970 - Progetto per la sistemazione delle rive del Po. 1974 - Proposta per l'inserimento di un nuovo asse autostradale lungo il tratto urbano del corso del Po. Il nodo urbano attorno al Ponte del Re. I Murazzi del Po. II nucleo verde del Valentino: parco pubblico ed area espositiva lungo il Po. L'intervento per « Italia '61 » e la sistemazione della sponda. Il collegamento a Moncalieri: l'area delle Vallere. Il canale Michelotti. Il collegamento a San Mauro: l'area della confluenza della Dora a Sassi. La Dora: Il Borgo Dora. Il ponte Mosca e i Murazzi della Dora. La confluenza al Po in Vanchiglia. Il collegamento a Collegno: l'area della Pellerina. Il Sangone: La confluenza al Po. Il collegamento a Beinasco, oltre la zona di Mirafiori e di Stupinigi. La Stura: La confluenza al Po in Bertoulla. Il collegamento a Venaria, oltre Altessano. 5 IL PAESAGGIO FLUVIALE NELL'AMBITO REGIONALE E COMPRENSORIALE Fig. 1. Il sistema fluviale regionale e le suddivisioni territoriali degli enti locali. LEGENDA Comunità montane nel comprensorio di Torino. Alcuni riferimenti al sistema fluviale nell'organizzazione territoriale Parte piana e collinare nel comprensorio di Torino. Comunità montane esterne al comprensorio di Torino. Parte piana e collinare esterna al comprensorio di Torino. Confine della Regione Piemonte. Confine delle Comunità montane. Confine di Provincia (Alessandria, Asti, Cuneo, Novara, Torino, Vercelli). Confine di comprensorio. Confine dei comuni. Fiumi, torrenti, laghi. Comprensori: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. Comprensorio Comprensorio Comprensorio Comprensorio Comprensorio Comprensorio Comprensorio Comprensorio Comprensorio Comprensorio Comprensorio Comprensorio Comprensorio Comprensorio Comprensorio di Torino, di Ivrea, di Pinerolo. di Vercelli, dei Bie/lese. di Borgosesia. di Novara. dei Verbano-Cusio-Ossola. di Cuneo. di Saiuzzo-Savigiiano-Fossano. di Alba-Bra. di Mondovì. di Asti. di Alessandria, di Casale Monferrato. 7 1 Fig. 2. // sistema fluviale regionale e la rete dei principali collegamenti stradali e ferroviari. LEGENDA Zone d'alta e media montagna alpina. Zone di bassa montagna alpina. Zone di collina depressa e montagna appenninica. Zone di media e bassa collina ad indirizzi vari. Zone di collina a prevalenti indirizzi viticoli e viticoli-zootecnici. Zone di piano-colle e altipiano. Zone di pianura. Confine della Regione Piemonte. Confine di Provincia. Confine delle Comunità montane. Rete autostradale esistente ed in progetto. Strade statali. Ferrovie. Fiumi e laghi. Rete idrografica minore. FRANCIA Milano Da disegno in scala 1 :250.000. 9 Fig. 3. Il sistema fluviale in relazione alle suddivisioni territoriali degli enti locali e alla distribuzione della popolazione nei Comprensorio di Torino. Confine del comprensorio. Confine delle Comunità montane. Confine delle U.L.S. [Unità Locali di Servizi], LEGENDA 10 Fiumi e torrenti. Aree di collina [ > 300 m]. Autostrade. Aree di pianura [ < 300 m]. Comuni con popolazione 5.000 -f- 10.000 ab. Aree comprese nelle comunità montane. Comuni con popolazione > 10.000 ab. Il sistema fluviale e le delimitazioni politico-amministrative degli enti locali territoriali Il paesaggio fluviale ha un riscontro territoriale immediatamente percettibile seguendo le linee principali della struttura idrografica regionale del territorio. La mappa di fig. 1, che sovrappone la maglia delle suddivisioni amministrative del territorio alla rete idrografica, individua chiaramente i principali sistemi idrografici per il necessario riferimento all'oggetto di questa ricerca L L'idrografia del territorio piemontese coincide appunto con l'idrografia dell'intero tratto iniziale del bacino del Po: il disegno strutturale del sistema idrografico è rappresentato dall'asta del Po, nel tratto che scorre dalle sorgenti del Monviso sino alla confluenza del torrente Scrivia, con tutte le diramazioni dei suoi affluenti. Gli affluenti principali, per la conformazione geomorfologica della regione, interessano tutti, con poche eccezioni, la sponda sinistra del Po: i fiumi Dora Riparia, Dora Baltea, Sesia, Ticino, che scendono dalla Valle di Susa, dalla Val d'Aosta, dalla Valsesia, dal Lago Maggiore, insieme con tutti gli altri torrenti delle valli minori. Fa eccezione il Tanaro, che in sponda destra, collega al Po le valli di Cuneo, solcando le colline astigiane. La mappa di fig. 1 riprende quindi nella sua totalità il sistema idrografico piemontese che è comprensivo dei 25 sistemi idrografici, cosi come individuati e descritti nella loro situazione di fatto in una recente proposta per l'intervento regionale in materia di difesa e sistemazioni idrogeologiche 2 . La stessa mappa indica come la perimetrazione ai confini nazionali e regionali raccolga tutta la parte alta del bacino del Po, racchiusa dal giro delle Alpi Marittime, Cozie, Graie, Pennine, Lepontine, con una sostanziale identi- tà tra regione fisiografica e regione politico-amministrativa, se consideriamo l'insieme Piemonte-Val d'Aosta. In questo senso, qualche lieve difformità va rilevata in corrispondenza di alcuni bacini montani sul confine ligure; più importanti invece le difformità tra gli andamenti del confine regionale e del sistema idrografico rilevabili in corrispondenza della Lomellina e dell'oltre Po, zona attraversata da tutto il tratto finale della Agogna, del Terdobbio, e del Ticino (fiume di frontiera con la regione lombarda, la cui sua confluenza al Po è segnata dalla localizzazione di Pavia). Notiamo questa situazione di complessiva coerenza tra il disegno dell'andamento fluviale e quello della perimetrazione regionale, che assume rilevanza nell'ipotesi di un piano regionale territoriale, che indichi anche proposte d'uso per il sistema fluviale raccordate a livello interregionale e intercomprensoriale. È evidentemente la vicenda storico-politica del territorio che potrebbe precisare come in generale un corso d'acqua, cioè un elemento con unità geomorfologica, viene invece inteso piuttosto quale elemento di suddivisione territoriale. Al corso d'acqua, che è segno di immediata identificazione nel paesaggio, viene infatti attribuita una costante funzione di riferimento nella ripartizione fondiaria. Cosi' la percezione di un elemento naturale, il fiume, trasforma e accentua la realtà visiva motivandola insieme di un significato diverso, di segnalazione dei limiti di territorialità e di proprietà. Si snatura in questa convenzione d'attribuzione quella valutazione e percezione della unitarietà funzionale dell'eco/sistema fluviale, per altro già vili »s sivamente evidente nella caratterizzazione del paesaggio fluviale sull'insieme del territorio attraversato. È nota la necessità di superare le difformità tra tali modi di valutazione in un'ottica di intervento progettuale stabilendo precise e unitarie relazioni tra le sponde; necessità che si manifesta ai diversi livelli di pianificazione, dall'intervento regionale — ad esempio nel caso del parco regionale del Ticino — all'intervento comunale — vedremo la linea di confine lungo le anse del Po, ad esempio tra Carignano e Carmagnola. Portato a coincidere con un elemento di separazione, con un effetto/barriera, il fiume diventa una struttura di suddivisione territoriale che implica la regolamentazione dei vantaggi e degli svantaggi propriamente connessi a questa risorsa e alla sua utilizzazione. Non a caso la regolamentazione giuridica delle acque interne è un'importante problematica storica che sviluppa la definizione e i modi di tutela dei corsi d'acqua, quali bene comune, attraverso le norme di diritto pubblico e privato. L'interpretazione del fiume come linea di confine « naturale » consolidato come confine amministrativo è ricostruibile seguendo lo sviluppo storico territoriale, ed è verificabile per scale territoriali assai diverse. Ad esempio, possiamo dapprima osservare in quale rapporto si pone il bacino del Po rispetto alle suddivisioni regionali dell'intera Italia settentrionale. La pianura Padana può essere considerata nel suo insieme come una sola, enorme, unità morfologica interessata dall'intero bacino del Po, all'interno della quale sono riconoscibili quelle differenziazioni dovute all'intenso processo antropico; in quanto anche appoggiato alle diverse caratteristiche morfologiche del paesaggio della pianura variabili a nord o a sud del Po, o ancora nella zona del delta. La regione fisica padana viene suddivisa dalle delimitazioni amministrative proprio secondo la localizzazione dei principali affluenti del Po, che assumono pertanto un carattere ed un ruolo interregionale, con conseguenti problemi di gestione. Tale norma — che vede, per tutto il suo corso il Po inteso quale linea di 12 confine tra Emilia e Lombardia, ed Emilia e Veneto — viene appunto contraddetta solo dalla Lombardia nei due brevi tratti corrispondenti al Ticino e al Mincio, inclusi nel tratto finale del suo perimetro regionale. 11 riconoscimento dell'unitarietà e l'interdipendenza dei problemi legati al sistema fluviale ha portato del resto all'istituzione del Magistrato del Po per il coordinamento di tutti i problemi dell'assetto idrologico dell'area padana. Rimane un problema politico tuttora aperto l'ipotesi e la possibilità di impostare un programma interregionale di organizzazione territoriale per l'intera Pianura Padana, raccordabile, come area unitaria, sulla configurazione del bacino del Po. Si potrebbe, se l'argomento non costituisse un riferimento troppo ampio per gli obiettivi e i limiti di questa ricerca, indicare le ipotesi che sono state avanzate a questo proposito sul tema della Padania. Il processo di trasformazione socio-economico ha certamente indotto nella organizzazione territoriale dell'area padana fenomeni di scompensi e ha consolidato situazioni di marginalità, pur all'interno di una area omogenea come quella della più ricca pianura italiana solcata dal Po, e, ora, dai corridoi infrastrutturali della ferrovia e della grande viabilità. In questo contesto, un elemento di continuità fisico-morfologica, importante e condizionante come il corso del Po, è stato individuato come l'asse strutturale di sviluppo, qualora la sua rilevanza e potenzialità venga rivalutata all'interno di un programma unitario di sviluppo economico e territoriale; l'indicazione in tal senso è per uno sviluppo non monofunzionale del paesaggio del Po, attraverso un'integrazione del corridoio naturale del fiume con le valenze produttive e insediative di un ricostruito paesaggio del P o 3 . All'interno di questo disegno territoriale, il Piemonte ha una posizione secondaria, in parte collegata alla diversità del paesaggio del Po nel tratto piemontese. La mappa di fig. 1 riprende e mette in evidenza il rapporto che intercorre tra il sistema idrografico e gli ambiti territoriali degli enti locali operanti sul territorio regionale; oltre alle suddivisioni comunali, sono infatti riportate le sei delimitazioni provinciali e la nuova perimetrazione dei quindici comprensori, istituiti con recente legge regionale. Da queste sovrapposizioni si possono dedurre osservazioni diverse per quanto riguarda, nei tre casi considerati, la confrontabilità dei due sistemi indipendenti, il sistema naturale della rete fluviale, e il sistema delle suddivisioni territoriali, valido a livello giuridico-amministrativo; che sono peraltro scarsamente omogenei. Può tuttavia interessare la verifica di questo rapporto di omogeneità qualora lo si filtri con l'indagine storica e qualora lo si riveda nella prospettiva di interventi di pianificazione del sistema fluviale. A livello locale la perimetrazione comunale rimanda piuttosto al disegno storico della distribuzione degli insediamenti iniziali che ha stabilito, con la presenza degli elementi naturali più rilevanti, e in particolare con i corsi d'acqua, un rapporto preciso e definito da una matrice ancora oggi in larga misura identificabile e riconoscibile. Allo stesso modo possiamo verificare come si sovrappongano il disegno del sistema idrografico e il disegno delle delimitazioni comunali piemontesi e leggerne le modificazioni avvenute localmente. Cosi attraverso le linee di perimetrazione comunale, possiamo ritrovare una indicazione sulla posizione originaria della linea di confine rappresentata dalla mediana del fiume che, per la modificazione dell'alveo, può oggi risultare assai diversa e non più coincidente con il corso fluviale: un fatto particolarmente vistoso per le anse del Po nel tratto di confine tra Carmagnola e Carignano. Sono diverse, invece, le osservazioni per quanto riguarda la relazione del sistema fluviale con le delimitazioni provinciali, datate al periodo della unificazione e della fondazione amministrativa del Regno d'Italia; e soprattutto per quanto riguarda le suddivisioni comprensoriali attuali. Queste ultime, successive all'istituzione dell'Ente Regionale, sono state stabilite nella fase iniziale di un'operazione di razionalizzazione della gestione politico-amministrativa che, con i piani territoriali, dovrà esprimere — a partire dall'attuale situazione di fatto — gli obiettivi per la riorganizzazione del territorio. Vediamo quindi questi due casi, sempre col riferimento cartografico indicato. In sponda sinistra del Po, Dora Baltea, Sesia e Ticino delineano una spartizione territoriale che è stata ripresa dalle suddivisioni provinciali, relative alle province di Torino, Vercelli, Novara, mentre in sponda destra, il bacino del Tanaro viene intercettato dalla perimetrazione delle province di Cuneo, Asti e Alessandria (vedi fig. 1). La provincia di Cuneo, appunto largamente 'interessata dal tratto iniziale del Tanaro, comprende anche il primo tratto del corso del Po, con i suoi primi affluenti di destra, i torrenti Varaita e Maira, le cui confluenze al Po appartengono tuttavia già alla provincia di Torino. Tutto il tratto del Po infatti, che va dalla confluenza del. Pellice alla confluenza della Dora Baltea, ed è progressivamente segnato dai punti di confluenza ravvicinati di tutti gli altri affluenti, interessa la provincia di Torino. I problemi legati alla sistemazione idraulica sono quindi particolarmente consistenti per sua stessa conformazione territoriale, nella provincia di Torino. La mappa in fig. 1 precisa anche il rapporto tra le perimetrazioni provinciali, le perimetrazioni comprensoriali, e il sistema idrografico regionale, un rapporto che è utile rivedere proprio in quanto costituisce attualmente un livello di coordinamento problematico nella suddivisione delle competenze sulle risorse idrauliche. La provincia, che ha rappresentato la più estesa circoscrizione amministrativa nella suddivisione del nostro Stato sino al momento del decentramento regionale, costituisce ancora tutt'oggi una unità base delle suddivisioni tecnicoamministrative, in quanto non è ancora avviato il riscontro tra ambiti operativi diversi e tra le rispettive competenze di settore. Riscontro che dovrebbe permettere di rivedere i programmi di sistemazione idraulica nell'ottica dei piani di bacino fluviale; e che d'altronde, avendo la Regione assunto, con il recente decreto sul decentramento del gennaio '78, molte delle competenze in materia di politica delle acque, prima attribuite allo Stato, dovrebbe trovare ora effettiva soluzione. Riprendendo le precedenti indicazioni a livello di comprensorio si costituisce il quadro di riferimento più pertinente per dare una dimensione prospettica e operativa ad una ricerca organica sul paesaggio fluviale. Il paesaggio fluviale rientra tra i problemi territoriali che devono trovare una coerente impostazione che ne precisi l'inquadramento rispetto agli indirizzi e alle procedure di pianificazione territoriale in atto. Ora, accanto agli ambiti amministrativi comunali e provinciali, gli ambiti comprensoriali e subcomprensoriali, corrispondono a livelli intermedi e appropriati per l'impostazione del tema che qui studiamo. Gli stessi riferimenti valgono quindi già a livello descrittivo delle problematiche inerenti al paesaggio fluviale, in quanto tale descrizione è qui proposta come introduttiva e funzionale a successive precisazioni, necessarie ad una più compiuta analisi e ad un eventuale prO' gramma progettuale. L'istituzione e la conseguente perimetrazione dei Comprensori, come livello subregionale, implica l'articolazione in piani territoriali di coordinamento comprensoriali del piano territoriale regionale, che dovrebbe tradurre gli orientamenti e le linee del piano di sviluppo regionale. Nell'area del Comprensorio di Torino le attuali ipotesi di pianificazione del paesaggio fluviale a scala territoriale hanno riscontro, come vedremo, coi documenti di piano, relativi, dapprima, al piano intercomunale e, ora, al piano comprensoriale in corso di elaborazione. Attorno al primo, si è dibattuta la questione della perimetrazione dell'area metropolitana, circoscritta poi alla l a e 2 a cintura dei comuni attorno a Torino. L'ambito territoriale dell'area torinese, cosi come disegnato dalle modificazioni territoriali indotte dal processo di polarizzazione attorno a Torino consolidatosi negli ultimi 20/25 anni, e cosi come prescelto nelle successive ipotesi di ristrutturazione territoriale, era quindi staio fatto coincidere dapprima con i 53 comuni dell'area metropolitana 4, allargati successivamente ai 230 Comuni dell'area ecologica 5 ; la perimetrazione dell'area ecologica è stata infine sostanzialmente trasferita in quella del Comprensorio di Torino (vedi fig. 3). Rispetto alla delimitazione provinciale, il Comprensorio di Torino presenta una perimetrazione territoriale che risulta largamente sovrapponibile, anche se leggermente più ristretta, come si può leggere in fig. 1; tuttavia il rapporto tra comprensorio e sistema idrografico è meno precisabile di quanto non avvenga per la provincia, soprattutto per quanto riguarda il caso del Pellice e della Dora Baltea, la maggior parte del corso dei quali appartiene ai rispettivi comprensori di Pinerolo e di Ivrea, ma ad esclusione delle rispettive aree di confluenza al Po, che appartengono invece all'adiacente comprensorio torinese. Come vedremo oltre, discutendo le ipotesi del PTC, la dimensione comprensoriale è la dimensione adeguata per impostare un progetto organico di pianificazione paesistica del sistema fluviale, in relazione cioè con il disegno dello sviluppo territoriale in atto e previsto e con il disegno ecologico del contesto naturale. All'interno del comprensorio possono essere verificate successivamente le articolazioni di questo progetto; se per una prima impostazione dei problemi trattati in questa ricerca è infatti necessario dare una dimensione comprensoriale di riferimento, tuttavia per la loro precisazione va necessariamente considerata una dimensione subcomprensoriale. Nel comprensorio di Torino, le dimensioni subcomprensoriali si possono identificare intanto con le suddivisioni corrispondenti alle Comunità Montane, e alle Unità Locali dei Servizi, riportate in fig. 3. Alle prime competono evidentemente tutti i bacini montani, che presentano le caratterizzazioni specifiche del paesaggio fluviale nelle vallate alpine; le seconde, interessano il territorio pianeggiante percorso dai corsi d'acqua, che suddividono in settori secondo la trama illustrata in figura. Saranno da condurre su questi livelli intermedi quelle pre13 cisazioni in tema di paesaggio fluviale, che traducono le ipotesi d'insieme in analisi progettuali; identificando le unità di paesaggio fluviale caratterizzanti e verificando in esse la congruenza dei diversi interventi settoriali, individuati necessari come per gli obiettivi di piano. N O T E 1 Cfr. anche, alla scala 1:100000, la « C a r t a del Piemonte » recentemente pubblicata a cura del Servizio Cartografico dell'Assessorato alla pianificazione e gestione urbanistica. Il rapporto tra il sistema naturale e il sistema insediativo sul territorio regionale illustrato in questa cartografia è pure l'oggetto della Carta del Piemonte e degli Stati annessi elaborata dall'arch. A. Cattaneo a Torino nel 1800, che ricostruisce sulla base dei documenti cartografici allora disponibili, la situazione idrografica in Piemonte, insieme con la distribuzione territoriale. A commento di questa mappa G. T . Michelotti scriveva, rilevando l'importante sviluppo della più minuta distribuzione della rete idrografica: «_I1_ tronco principale del fiume lo vedremo formato da molti rami minori, e questi di moltissimi ramoscelli gradatamente sempre più piccoli ». Da G . T . MICHELOTTI, Saggio idrografico del Piemonte, edito in Roma, M D C C C I I I , per i tipi di Antonio Fulgoni. 2 IRES, Rapporto sulla difesa idrogeologica in Piemonte, Torino, 1975. 1 25 sistemi idrografici analizzati in questo studio sono: 1) Toce, Ticino, Terdobbio; 2) Agogna; 3) Sesia; 4) Dora Baltea; 5) Chiusella; 6) Orco, Soana; 7) Malone; 8) Stura di Lanzo e Ceronda; 9) Dora Riparia; 10) Sangone, Chisola, Lemina; 11) Pellice, Chisone; 12) Alto Po; 13) Varaita; 14) Maira; 15) Grana, Mellea; 16) Stura Demonte; 17) Gesso-Vermagnasca, Pesio; 18) Torrenti del Monreg.; 19) Alto, Medio, Basso Tanaro; 20) Belbo; 21) Bormida; 22) Orba, Lemme; 23) Scrivia; 24) Curone; 25) Bacini minori del Monferrato e delle Langhe. 3 Cfr. tra le dieci relazioni presentate al secondo congresso nazionale del Po, organizzato a Mantova nell'ottobre 1971, G. Mercandino, Il territorio del Po asse portante fondamentale di tutti i modelli di assetto della Valle Padana. La rivista « P a r a m e t r o » ha presentato nel 1972 un numero speciale (8-9) su « il Po e il suo territorio », che con vari contributi ha affrontato alcuni aspetti inerenti all'organizzazione del bacino del Po. Con l'esposizione « Padania - Cultura e territorio - Una mostra in costruzione » si è, lo scorso anno, riproposta la problematica del territorio padano, come progetto conoscitivo. 4 Tale perimetrazione, corrispondente alla seconda cintura di Torino, era già stata indicata in fase di elaborazione di Piano Intercomunale; ed è stata adottata come dimensione di riferimento anche per successive analisi territoriali. In 14 un recente lavoro, SITECO (a cura di), La pianificazione territoriale nell'area torinese, Torino, 1976, è stato presentato un quadro preciso sulla consistenza dei fenomeni in atto, a supporto di una ipotesi di organizzazione territoriale. 5 Come nota a margine, occorre qui precisare che la dizione di « area ecologica » adottata va riferita concertualmente alle elaborazioni della scuola di Chicago mutuate nelle ipotesi di lavoro dell'IRES, mentre a scanso di equivoci grossolani parlando successivamente di pianificazione ecologica del territorio intenderemo il processo che individua e mette in relazione i condizionamenti — in senso di valenze positive e negative — posti dal sistema naturale a determinate f o r m e di utilizzazione del territorio. Come vedremo del resto questo problema è stato in una certa misura messo a fuoco a livello programmatico nell'impostazione del Piano Territoriale del Comprensorio di Torino (PTC). Elementi di ricomprensione storica e situazione attuale dell'organizzazione territoriale connessa alla presenza fluviale viale e paesaggio costruito (vedi figu- Tuttavia una traccia della configuraziore da 4 a 15). La serie riguarda, insie- ne dell'impianto territoriale settecenteme con una rappresentazione dell'intero sco (conferma d'altronde di una preesicorso del Po e del suo tratto piemon- stente base territoriale) e di cui abbiaLe informazioni fornite dalla lettura tese, essenzialmente l'area che qui ci mo a disposizione le rappresentazioni delle figure precedenti introducono il interessa, cioè Torino, estesa alla sua (vedi figg. 9 e 10) ha conservato una rapporto tra paesaggio fluviale e pae- cintura e al comprensorio (vedi in par- sua resistenza alle successive trasformasaggio urbano cosi come si configura ticolare figg. 11 e 7). zioni; e in tal senso potrebbe essere rioggi, da un punto di vista distributivo, In queste rappresentazioni degli insedia- cercata e ritrovata la spiegazione, la nel territorio regionale e nel compren- menti lungo i fiumi, si enuclea quella conferma o la rettifica delle varie forme sorio di Torino. caratterizzazione portante del paesaggio in cui si è successivamente sviluppata Come fattore di'organizzazione territo- fluviale espressa dall'organizzarsi degli la relazione fiume/abitato. riale, la presenza del sistema fluviale ha scambi e dello spazio territoriale lungo La gravitazione lungo gli assi fluviali, stabilito, con la distribuzione e con le di esso. intesi come fattori di dispersione e / o di specifiche localizzazioni degli insedia- È possibile leggere il modificarsi delle accentramento territoriale, le differenmenti, una relazione precisa e motiva- relazioni tra fiumi e insediamenti già ziazioni tra il paesaggio del Po e quello ta. nella diversa grafia adottata nelle suc- degli altri corsi d'acqua per quanto riPur attraverso il succedersi delle trasfor- cessive descrizioni cartografiche di To- guarda la frequenza e la tipologia, acmazioni, anche nella situazione attuale, rino e la sua cintura; avvicinando ad centrata o sparsa, degli insediamenti la matrice delle relazioni tra fiumi e in- esempio le rappresentazioni settecente- lungo le sponde: secondo questi e altri ; sediamenti può quindi essere ritrovata sche alle rilevazioni ottocentesche e at- parametri la relazione abitato/fiume nella permanenza territoriale delle pre- tuali, che illustrano questo e altri para- può essere stata conservata, prolungata, j cedenti forme di occupazione dello spa- grafi della ricerca. vanificata, lungo la vicenda della trazio lungo i corsi d'acqua. sformazione degli impianti insediativi in Si è infatti progressivamente ridotta Sarebbe certamente significativo verifi- l'importanza grafica del segno fluviale quella che si può riconoscere come area care questa caratterizzazione del paesag- nella rappresentazione, parallelamente di influenza fluviale. gio fluviale nei vari tratti subcompren- ad un processo di valutazione riduttiva Mentre si può rilevare, anche confronsoriali, analizzando cioè, nella sua per- dei caratteri morfologico-naturali nel tando le mappe di figg. 4, 5 e 6, come manenza e nelle sue modificazioni, il progressivo intervento di dominio sul una costante, la presenza di un corso rapporto tra le due strutture, quella na- territorio, sempre meno condizionato d'acqua nei vari centri urbani piemonturale e quella insediativa, sia per quan- (apparentemente) dalla struttura na- tesi, le localizzazioni urbane lungo l'asto riguarda la tipologia distributiva ter- turale. se del Po sono relativamente poco freritoriale, sia per quanto riguarda lo sviquenti in Piemonte e — diversamente L'organizzazione spaziale della struttuluppo dei nuclei di agglomerazione. dalla Lombardia, dove Pavia, Piacenza, ra insediativa nell'area dei corridoi fluIn tal senso, come prima indicazione Cremona, gravitano sul Po — non riviali è dipendente da molte variabili, per istituire un termine di confronto guardano i centri regionali più imporanche in quanto traccia delle modificaadeguato, possiamo osservare le immatanti, con le sole eccezioni di Torino e zioni d'uso del suolo indotte dai procesgini della situazione, insieme lontana di Casale. si socio-economici; e certamente la trae presente, a un diverso periodo stori- sformazione da un punto di vista forLa presenza del Po in Piemonte si è co; le mappe storiche qui pubblicate, male e quantitativo delle tipologie inseche si riferiscono soprattutto a docu- diative costituenti il paesaggio fluviale è espressa secondo un diagramma di relamenti cartografici del sec. XVIII, con- una componente da intendersi all'inter- zioni più dirette con i centri minori, che sentono di ritrovare, nella sua eviden- no del processo generale di sviluppo si allineano soprattutto in sponda sinistra, e si accentua nel territorio toriza grafica, il rapporto tra paesaggio flu- territoriale. nese; ne deriva una certa marginalità LA DISTRIBUZIONE DEGLI INSEDIAMENTI 15 M (ALI ZI»'». ~ Ovili!» PUH * .oncobaudiam! A A M M R»«PT AB 16 otru . F'9- 4. Cursus Padi per Longobardiam a fonte usque ad Ostia cum fluminibus quae in if/um se exonerant. Aut.: Tobiam Conradum Data: mancante. Se.: 7 ; 518.500. Dim.: 132 x 59. Lotter. Tecn. gr.: incisione e stampa. Supp.: carta con supporto di tela. Scrit. sul verso: Po corso dei fiume dalla sua sorgente fino ai mare colli stati adiacenti delineato e dato in luce dai geografo Tobia Conrado Lotter. A.S.T. sez. I, carte top.: A-B, Po n. 2. 17 Fig. 5. Le cours de Po dedié au Roy Padre Placido Agostiniano scalzo (stralcio). Incisore: Berey. Data: 1734. Parigi. Se.: 1 : 253.600. Tecn. gr.: incisione a stampa. Supp.: carta con supporto di tela. Scrìt. sul verso: Po carta corografica in stampa dei corso del fiume delineata e dedicata a S. M. Cristianissima dai P. Placido Agostiniano Scalzo nei 1734. A.S.T. sez. I, carte top. A-B, Po n. 1. ONT 19 territoriale del corridoio urbanizzato che segue il corso del Po, che nel tratto piemontese ha un ruolo meno strutturante di quanto non avviene nei successivi tratti della grande pianura padana. Per le trasformazioni socio-economiche avvenute, i paesaggi urbanizzati gravitanti sulla fascia fluviale sono diventati nella situazione attuale, paesaggi marginali — dal punto di vista economico e produttivo — anche in un'area come quella padana \ Questa marginalità, innescata dalla stessa riduzione dell'uso produttivo delle risorse fluviali, ma consolidata da una più generale linea di modificazione strutturale nell'economia di territori risultati periferici rispetto alle cosiddette « aree forti », ha influito sulle caratterizzazioni degli insediamenti lungo il paesaggio fluviale. Si potrebbe verificare questo processo nell'area piemontese, e anche nel comprensorio torinese, dove i paesaggi fluviali sono, comunque, più diversificati: in quanto maggiormente segnati dal fenomeno di polarizzazione avvenuta, nei suoi effetti sia di trasformazione dei centri abitati vicini a Torino, sia di marginalità cosi indotta, nelle aree agricole adiacenti. La decisione di utilizzare, conservare, valorizzare il paesaggio fluviale, deve quindi passare anche attraverso la valutazione della preesistenza insediativa lungo di esso, nella sua consistenza attuale e nelle sue potenzialità per un progetto coordinato di sviluppo territoriale 7. Si può notare sulla mappa regionale (vedi fig. 1), la non casuale corrispondenza dei capoluoghi di provincia e di comprensorio e la localizzazione fluviale. Se analizziamo, tra i capoluoghi di provincia: Torino, Alessandria, Cuneo; e tra i capoluoghi di comprensorio: Fossano, Pinerolo, Casale, Borgosesia, individuiamo alcuni dei centri nei quali è presente una relazione storica tra fiume/città e dove sono quindi identificabili le soluzioni paesistiche adottate nelle successive fasi della costruzione urbana; ma dove è pur sempre presente una matrice comune per un progetto nuovo che quindi riproponga oggi il rapporto fiume-città come potenzialità paesistica. In tal senso, a scala locale, si potrebbe verificare l'interesse che una pubblica20 zione recente 8 ha indicato e documentato proprio per questa tipologia di spazi urbani lungo i fiumi. Nell'area del comprensorio di Torino, la struttura del paesaggio fluviale delinea — al confronto con l'insieme del sistema urbanizzato — precise caratterizzazioni e relazioni di reciprocità. In quest'area il corso del Po incontra il più importante centro urbano in Torino, in posizione baricentrica tra due tratti a monte e a valle che segnano la pianura che si prolunga dalla confluenza del Pellice a quella della Dora Baltea; a Torino, la caratteristica del Po quale fiume della pianura viene in parte a modificarsi per l'incontro sulla sponda destra, del sistema collinare, che accompagna con una nuova caratterizzazione morfologica tutto il successivo tratto a valle della città. Le mappe storiche qui inserite, vedi i due gruppi di figg. 10, 11, 12 e figg. 13, 14, 15, danno una prima descrizione di questa articolazione del paesaggio fluviale comprensoriale in due unità territoriali a monte e a valle di Torino; e, come vedremo, corrispondono a punti nodali nella organizzazione attuale e prevista di tale paesaggio. Nel comprensorio torinese, e in Piemonte, il sistema idrografico e il sistema urbanizzato hanno oggi evidentemente il loro nodo più importante e rappresentativo nel Po a Torino. Tuttavia questo dato si è venuto consolidando in un periodo relativamente recente, in relazione allo sviluppo crescente e polarizzato della città; la Torino capitale d'Italia, e ancor più la Torino del momento napoleonico, presentava infatti una situazione di densità d'uso e di forme di urbanizzazione in rapporto al fiume più omogeneo a quella attuale di altre città, quali Chivasso, Casale, Cuneo, Pinerolo. La permanenza di una immagine « stabilizzata » del paesaggio fluviale, è quindi più evidente oggi al di fuori dell'agglomerazione torinese; anche se in una certa misura, la progressiva riduzione dell'interesse all u s o del paesaggio fluviale accomuna a Torino anche i centri minori. Questa riduzione rimanda infatti a motivazioni che hanno riferimenti comuni, in modelli socio-culturali, in linee di crisi dell'identità urbana che portano a sco- raggiare ogni forma di appropriazione dello spazio urbano comune. Nel comprensorio torinese, il confronto tra il sistema urbanizzato e il sistema fluviale, indica nell'area di Torino estesa ai comuni della prima cintura, e nelle aree gravitanti attorno a CarignanoCarmagnola da un lato, e a BrandizzoChivasso dall'altro, le aree di priorità per un progetto d'uso delle risorse naturali organizzato attorno al paesaggio fluviale. Si potrebbe infatti riprendere l'indicazione della distribuzione attuale della popolazione lungo gli assi fluviali, illustrata in fig. 3 che misura l'incidenza attuale del paesaggio fluviale nei riguardi della popolazione accentrata. È subito evidente che il paesaggio fluviale è « paesaggio quotidiano » per la maggior parte della popolazione del comprensorio, anche se si tratta attualmente, soprattutto e solamente, di un « paesaggio potenziale » al di fuori di reali possibilità d'uso. Ma questo motiva l'interesse per dare consistenza progettuale alle indicazioni programmatiche per il paesaggio fluviale, che qui oltre considereremo, anche a partire dalla matrice storica delle relazioni paesistiche tra fiume/città/territorio. N O T E 6 Cfr. per un primo riferimento la nota 3 del paragrafo precedente. Ad esempio cfr. la proposta per il Progetto per lo sviluppo integrato dell'Adda, in « Lotus », n. 14/1977. 8 ROY MANN, Rivers in the city, New York, Washington, 1973: un lavoro di un « landscape architect » americano che, se p u r a livello introduttivo, tende a legare soluzioni storiche e problemi attuali attorno al tema fluviale. Questo testo presenta e avvicina, attraverso una buona documentazione fotografica e di piano, i profili di quindici situazioni u r b a n e e territoriali, in cui ia presenza fluviale è u n parametro evidentissimo di identificazione della forma u r b a n a e un elemento chiave della progettazione u r b a n a e paesistica. 7 Fig. 6. Mappa geografica esattissima delle Provincie dei Tortonese Pavese, Alessandrino, contenute dai corso dei Fiume Po, Tanaro e Tidone con l'adiacenti montagne della Liguria, novamente pubiicata nella stamperia presso le scole Palatine di Milano de Marc'Antonio dai Re, incisore in Rame. Aut.: Marc'Antonio dai Re incisore in Rame. Data: mancante. Se.: 1 : 76.800 circa. Dim.: 118 X 76. Tecn. gr.: stampa. Supp.: carta rilegata su tela. Scrit. sul verso: tortonese - Carta geografica in stampa delle Provincie dei Pavese, Alessandrino e dei Tortonese contenute dai corso dei Fiume Po, Tanaro e Tidone, pubblicata da Marc'Antonio dai Re, incisore in Milano sulla scala di 1 a 76.800 circa. A.S.T. sez. I, carta top. Tortonese. 21 ! •SS ""• iollilnmmtdiSt ÉSt^ ~ F**r< 7jrj CJ, , u/i»r. J21t£»i Fig. 7. Carta Corografica continente la linea perimetrale dei nuovo Distretto riservato per ia Regia Caccia in giusta misura conformemente aita Misura reale fatta dall'infratto Ingegnere d'ordine di S.S.R.AI. e secondo l'Istruzione di S E. il S.r C.te di Genoia Gran Cacciatore, nei 1741 e 1742. Aut.: Gian Tommaso Monte. Data: 1744. Se.: 1 : 35.280. Dim.: 169 X 125.5. Tecn. gr.: china nera e acquarello. Supp.: carta su tela. Scrit. sul verso: Torino, ossia Carta corografica dei Distretto Generale riservato per le Regie Caccie, stabbiato da S. M. H Re Cario Emanuele con diritto deiii 8 giugno 1741, formato e terminato conforme all'Istruzione di Sua Eccellenza il S. Conte di Genoia Gran Cacciatore, datt'ing. Gran Tommaso Monte nell'anno 1744, sulla scala di 1 :35.280. A.S.T. sez. I, carte top. Torino n. 18. Fig. 7 bis. Stralcio Fig. 7. 23 I '(tA/grUt Fig. 8. Carte Generate du Département du Po. (extraite de ia grande Carte Générale de l'Ingenieur B orgonio mise au jour 1683. rectifiée en 1772). Dressée par Monsieur La Ramée Pertinchampt Ingenieur en Chief du Corps Imperiai des Ponts et Chaussée pour servir a taire connaitre les positions geographiques des Communes. composant le di Département. pouvant egalement servir pour ia partie hidrographique et mème pour celle Itinéraire des routes classées par ie Gouvernement. que pour Statistique et Minerai. Aut.: estratto dai Borgonio Pertinchampt. 24 dall'ing. La Ramée Inc.: Chianale Amati et Tela a Torino. Data: 1807. Se.: 1 : 194400. Dim. 85.5 X 59. Tecn. gr.: stampa. Supp.: cartoncino. Scrlt. sul verso: Piemonte ossia Carta dei dipartimento dei Po, ricavato dai Borgonio e data in luce nei 1807 dall'ing. La Ramée Pertinchampt. con osservazioni e notizie sulla scala di 1 : 194.400. A.S.T. sez. I, carte top. Piemonte n. 3. • • e.UU_„ M.JML» t ^hùb» eaute—. fillJU™*.. aiiijj» •.ITIRXU» .41» FI» .«A. Àfi/t » fi WS" — " ^ " I " " ' fivàt. _ 'fyt-'M - . -O Fig. 9. Carta della Provincia di Pinerolo dedicata a S. Sacra Rea/ Maestà Vittorio Emanuele Re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalemme. Aut.: F. Pojretti Già Soldato nei Reg.to delle Guardie. Data: mancante. Se.: miglia 6 = cm 6,5. Dim.: 52 X 40. Tecn. gr.: china nera e acquarello. Supp. carta da disegno. A.S.T. sez. I, arch. segr. 10 A IV rosso. 25 Fig. 10. Il corso del Po da Sa/uzzo a Torino con li campi che fecero li alleati nei 1690 Aut.: T. Collonello Alfonso Lambertengo. Maggiore Generale dell'esercito nello Stato di Milano. Data: 1690? Se.: di Miglia Tré = cm 9. Tecn. gr.: china seppia e acquarello. Supp.: carta da disegno. A.S.T. sez. I, carte top. arch. segr. 5 - A II rosso. 26 Fig. 11. Carta che comprende il corso del Po da Torino sino a Carignano, a Rivoli. Data: mancante. Se.: 1 : 16.416. Dim.: 137,5 X 96. Tecn. gr.: china nera e acquarello. Supp.: cartoncino da disegno. Scrit. sul verso: Progetti di strade tendenti da Torino a Carignano, e da Monca/ieri a Rivoli - Senza data e senza sottoscrizione. Sulla scala di 1 : 16.416. A.S.T. sez. I, carte top. A-B, Torino n. 8. 27 Fig. 12. Aut.: F. Patteri e altri. Data: 1735/1790. Se.: mancante. Dim.: 92 x 106. Tecn. gr.: china nera e acquarello. Supp.: cartoncino con supporto tela. 28 Scrit. sul verso: tipo della strada fra Monca/ieri - La Loggia - Villastel/one (copia estratta dall'originale esistente nell'archivio delle R. Finanze) fatto da Patteri Giovanni, 1735. A.C. Moncalieri, A.S., serie V. - Parte I, n. 62. Fig. 13. Tipo presentaneo del letto del fiume Po, principiando dalle fini di Gassino intersecando quelle di S. Raffaele, Brandizzo, Cimena e termine su quelle della città di Chivasso e Castagneto. Aut.: Vittorio Bosso, misuratore. Data: ottobre 1774. Se.: 1 : 5.040. Dim.: 120 X 56. Tecn. gr.: china nera e acquarello. Supp.: cartoncino da disegno. Scrit. sul verso: Po piccola parte del corso de! fiume dalle fini di Gassino sino a quelle di Chivasso levato in ottobre 1774. A.S.T. sez. I, carte top. A-B, Po n. 8. Cfr. inoltre la seguente mappa (qui non pubblicata): Tipo regolare del corso principale del fiume Po e dei canale denominato d' Rocchi decorrente fra li territori di Gazzino, Brandizzo, Cimena, e San Raffaele e questo nel territorio di San Raffaele fatto dall'Architetto Carretto in seguito al decretto del signor conte Ferrerò delti 13 luglio 1774. Aut. arch.: Carretto. Data: luglio 1774. Se.: 1 : 2.376. Dim.: 191 X 69. Tecn. gr.: china nera ed acquarello. Supp.: cartone da disegno. Scrit. sul verso: Po piccola parte del corso del fiume vicino al Brandizzo e Gassino e Cimena levato in luglio 1744 dall'arch. Carretto per particolari questioni. A.S.T. sez. I, carte top. A-B, Po n. 9. 29 c o r j o d c l .TùÙj>/c * ' . A 7 * *« ?d j o p r a . B r a n à t z T . 0 JH~<r+!> m» —fa*** t imi J.. r 30 e itila li J c r r i t o r i C h i i m j j o Immara—fà i , Jan a J&aaJ.,,. di M a f J a e U e Fig. 14. Tipo in misura del corso del Fiume sopra H territori di S. Raffaele, Cimena, Brandizzo e Chivasso. Po, Aut.: Carlo Maria Castelli ingegnere. Data: 15 luglio 1751. Se.: 1 : 4.824. Dim.: 96 X 70. Tecn. gr.: china nera e acquarello. Supp.: carta da disegno. Scrit. sul verso: Po. Corso del Fiume Po nei territori di S. Raffaele, Cimena, Brandizzo e Chivasso; levato in luglio 1751 dall'Ingegnere Carlo Maria Castelli, per particolari questioni sulla scala di 1 : 4.824A.S.T. sez. I, carte top. A-B, Po n. 6. 31 32 . hfrni/i'/,iirA(i,rvM iman /!ù\t/.;l,in,iii nlmwi if/Int,(iliHf/imh • t/b uitffm i.:.> <•. Ilan/M/MArnmA'A//n f/iiiA tpfy/wn uniti' mila miniti, •)•alla ,\< turili.. Fig. 15. Tipo regolare del corso del fiume Po dal sito in cui trovasi H porto di Castiglione sino alla confluenza di esso con quella della Sturel/a, l'andamento della quale resta pure segnato nella presente carta. Data: 27 dicembre 1790. Dim.: 106 X 400. Tecn. gr.: china ed acquarello. Supp.: carta. A.S.T. sez. Riun. To-Acque Po 98. 33 LE INFRASTRUTTURE DI COLLEGAMENTO Il rapporto distributivo esistente tra struttura insediativa e struttura fluviale nel territorio va considerato tenendo evidentemente presente, insieme ad esso, il connettivo rappresentato dalla rete infrastnitturale delle vie di comunicazione. Le indicazioni date dalla fig. 2 forniscono primi elementi per un quadro della situazione attuale di questa rete, con particolare riguardo all'incidenza della grande viabilità sul sistema fluviale, e sugli insediamenti a questo adiacente. Le modificazioni più rilevanti nella rete infrastrutturale sono state infatti quelle indotte dello sviluppo recente, dovute evidentemente alla crescente importanza del sistema dei trasporti nella economia dello sviluppo territoriale; il fatto che, tra le variabili del progetto della grande viabilità, le questioni d'inserimento paesistico siano state e siano considerate, argomento secondario o irrilevante risulta evidente e ormai fissato in situazioni irreversibili, in molte delle trasformazioni territoriali indotte dal nuovo sistema viario nell'area torinese. L'attenzione e l'interesse per l'impostazione paesistica di un tracciato come quello della autostrada Torino-Ivrea non è certo stato riproposto né egualmente ripreso negli altri casi di tracciati autostradali. Si può, invece, piuttosto riconoscere una progressiva indifferenza delle scelte alla grande viabilità, in rapporto col territorio attraversato; scelte che del resto non sono senza riferimento al fenomeno di prevaricazione tecnologica sull'ambiente, che conosciamo come problema più generale. In tal senso le soluzioni adottate nell'ambito del progetto della grande viabilità per superare i condizionamenti naturali posti dai corsi d'acqua nel territorio attraversato possono servire per una verifica più specifica e sufficientemente significativa: come esempio, facendo riferimento alla fig. 2 e alla documentazione più precisa della terza parte di questo lavoro, possiamo vedere i no34 di d'incontro del sistema autostradale tangenziale della cintura torinese col sistema fluviale, sul Po, Sangone, Dora e Stura in particolare. Tra il paesaggio preesistente e il paesaggio indotto dall'intervento di viabilità può non esistere quasi alcun rapporto di continuità; ma non solo è la perdita della qualità del paesaggio fluviale naturale preesistente che crea il problema, quanto il modo di condurne le trasformazioni con interventi e progetti unidimensionali, indifferenti ed estranei al contesto paesistico. Si vedono cosi situazioni in cui si è prodotta quasi una cancellazione del segno fluviale — vedi ad esempio il tratto autostradale lungo il Sangone, con effetto di argine artificiale e indipendente dalla preesistenza naturale — e situazioni in cui, col tracciato viario, si sono ritagliati lungo il fiume degli spazi marginali che, come residuati agricoli o urbani, rendono precaria qualsiasi utilizzazione successiva. In tal modo, con l'intervento per la sola viabilità si sono venute precludendo le possibilità esistenti per il progetto « positivo » di un nuovo paesaggio fluviale: nei tracciati viari che costeggiano le sponde fluviali si sono cosi, spesso, perdute quelle indicazioni che erano disponibili — anche a partire dalla riconsiderazione delle esperienze di parkway — e si sono inoltre annullate molte delle relazioni esistenti o possibili tra il sistema delle sponde e la trama insediativa che su questo poteva gravitare. Gli attraversamenti fluviali rappresentano un altro punto di difficoltà di inserzione della viabilità nel paesaggio fluviale e ancora costituiscono un elemento di frattura tra il sistema fluviale e il sistema della viabilità secondaria, che non può servirsi degli stessi attraversamenti della grande viabilità. Si ripete, infatti, il caso già presentatosi al momento dell'impianto territoriale della infrastruttura ferroviaria, venuta a portare un primo effetto di barriera artificiale tra territorio fluviale e territorio abitato. Infatti il progetto territoriale conseguente all'introduzione della rete ferroviaria è il primo programma infrastrutturale di nuovo impianto che può es- sere considerato — proprio d'altronde come l'attuale infrastruttura autostradale — anche per l'aspetto delle sue relazioni paesistiche col territorio attraversato. Tali relazioni sono da valutare coerentemente con il progetto infrastrutturale e quindi sia nella sua dimensione d'insieme, come nella dimensione di dettaglio. Si potrebbero seguire come esempi in tal senso, le scelte adottate per dare soluzione agli andamenti paralleli dei tracciati ferroviari e delle linee dei corsi d'acqua che percorrono le valli, e i problemi affrontati con la nuova tecnologia per il progetto delle strutture metalliche di attraversamento dei corsi d'acqua 9 . Gli attestamenti in città delle linee ferroviarie portano ad altri problemi d'inserzione paesistica particolari, soprattutto là dove, nella costruzione urbana, la presenza fluviale è un elemento importante; ad esempio il nodo ferroviario impostato a Cuneo, e ad Alessandria, inserisce una reale barriera tra fiume e città che, anche se parzialmente circoscritta a qualche tratto, non è rimasta senza rapporto con lo sviluppo urbano successivo. D'altra parte nella valutazione attuale della rete ferroviaria esistente si potrebbe osservare che molti tratti di linee trasversali secondarie consentono un avvicinamento più puntuale e più diretto al paesaggio fluviale del comprensorio — è indicativo ad esempio il costeggiare e l'attraversamento del Po nel tratto a valle di Torino della linea ferroviaria collinare Torino/Asti. Questo argomento potrebbe quindi essere riproposto con attenzione all'interno di un progetto di nuova utilizzazione ricreativa dello spazio fluviale nel territorio comprensoriale. Infatti, evidentemente, tutta rete infrastrutturale più capillare prende interesse in una analisi operativa del paesaggio di sponda fluviale, e questa analisi rimanderebbe anche alla individuazione della matrice storica dei percorsi, per chiarirne i nessi con gli insediamenti e con il corso d'acqua. Un tema quest'ultimo che in questa sede non può che essere accennato e al quale del resto la serie storica delle ta- vole pubblicate fornisce un primo supporto di verifica iconografica. È nel periodo successivo alla restaurazione, che — cresciute le esigenze del movimento commerciale — vengono riprese quelle proposte francesi che nel periodo precedente avevano fatto il punto in tema di viabilità, sia valorizzando la rete preesistente, curandone soprattutto la manutenzione, sia impostando interventi tesi a potenziare le grandi vie di comunicazione. Soprattutto è in questo momento, tra gli anni 1816/17, che viene riorganizzato, da un punto di vista istituzionale e legislativo, l'intero settore degli interventi territoriali comprensivi di « tutti gli oggetti relativi ai ponti, strade acque e selve ». Agli ingegneri del Real Corpo del Genio Civile dapprima aggregati al Genio Militare — viene infatti affidata a partire da questi anni « l'esecuzione degli ordini e istruzione emanati da una Intendenza generale dei ponti, acque, strade e selve, che (l'anno dopo) prese il nome di Azienda Economica dell'interno, e venne posta alle dirette dipendenze del Ministro dell'Interno. L'organizzazione del settore, tra il 1816/17 venne completata, mediante l'istituzione di un Consiglio superiore, e di un Congresso permanente (di ponti, acque, strade e selve)... Primo risultato dell'attività del Congresso permanente, in cooperazione coll'Azienda Economica dell'Interno, fu la preparazione di quattro regolamenti (per ponti e strade; per le acque; per il servizio dei ponti, strade ed acque; per gli atti e contratti d'acque e strade), approvati dal re e andati in vigore con la pubblicazione delle patenti 29 maggio 1817, che riordinano tutta la complessa materia, costituendo al riguardo la base della successiva legislazione sabauda » 10. La situazione territoriale che con questi provvedimenti doveva essere controllata, era d'altronde piuttosto difficile, per quanto riguardava la viabilità; ad esempio sulla strada verso Milano: « mancavano i ponti, e l'attraversamento dei fiumi, torrenti e torrentelli, di cui le belle pianure erano come sono, ricchissime, si volgeva in gran parte su barche e zatteroni. Anche qui, lavori iniziati nel periodo napoleonico, ma non ancora portati a termine, per quanto l'importanza economica e militare della strada avesse spinto, in questo caso, a più vigorosi interventi il governo francese. A tutto il 1814, erano stati gettati tre ponti in legno sulla Dora Riparia, presso Torino, sulla Stura, e sulla Sesia. Mancavano però i ponti sull'Orco e sul Malone, del ponte sul Ticino, a Buffalora, erano state costruite soltanto le dieci pile, e in via di compimento si trovava il ponte sulla Dora Baltea, a Rondizzone... » 10. Queste notizie tracciano un primo riferimento alla situazione del paesaggio fluviale come parte costituente del territorio urbanizzato, nel periodo che, precedendo lo sviluppo industriale, può riassumere la preesistenza territoriale nelle sue condizioni di relativa staticità. I documenti d'archivio, relativi allo stesso periodo, che proponiamo nei successivi capitoli, possono inoltre integrare questi primi riferimenti e porsi quindi come utili termini di confronto, per capire la matrice storico-territoriale del paesaggio fluviale nell'area torinese. N O T E 9 Cfr. la documentazione dei primi progetti di ponti metallici costruiti dal Genio Civile negli anni attorno alla metà del secolo scorso, ad esempio: — i ponti sulla Stura, Malone, Orco della linea ferroviaria Torino-Milano; — i ponti sul Po, a Moncalieri e a Casale. Si tratta di progetti dove è presente e precisato il riferimento tra le strutture portanti del ponte e le condizioni di sponda, quale indice di una maggiore unitarietà dell'intervento di viabilità nel contesto territoriale. !0 GUDERZO G., Vie e mezzi di comunicazione in Piemonte dal 1831 al 1861, Torino, 1961. NOTA SULLA E DELLE NAVIGABILITÀ VIE D ' A C Q U A DEI F I U M I REGIONALI La creazione di una nuova infrastruttura di trasporto che utilizzi i corsi d'acqua — quale una idrovia — sembra, oggi, assai problematica da diversi punti di vista; sia essa prefigurata nella ipotesi di un intervento necessario per rendere navigabili tratti del corso del Po, o nella ipotesi della costruzione di nuovi canali. Per il Piemonte, considerata la scarsa navigabilità del Po, vale piuttosto questa seconda ipotesi per la soluzione al problema della « navigabilità » regionale, che peraltro risulta estraneo agli attuali orientamenti di sviluppo. Tuttavia attorno a questo argomento si sono elaborati numerosi e precisi piani, in risposta alla individuazione, sviluppata e ripresa in successivi momenti storici, di tale infrastruttura come un intervento portante per lo sviluppo dei collegamenti e degli scambi economici della Regione. Sono state, infatti, successivamente individuate soluzioni diverse per il collegamento via acqua di Torino e della Regione — tramite il Po — al mar Ligure e al mar Adriatico. Nell'ambito dell'ultimo progetto elaborato 11 per il sistema padano delle comunicazioni per via d'acqua è stata adottata la scelta di integrare il corso del Po — reso navigabile da Piacenza al mare — con importanti tratti di nuove canalizzazioni; lo schema di fig. 16. riporta il sistema previsto, coi collegamenti ai laghi e alle principali città e aree industriali dell'area padana, dove si dovrebbe motivare e sostenere l'interesse economico di questa nuova infrastruttura di trasporto. Le difficoltà della realizzazione di questo progetto risultano evidenti osservando le ripartizioni tra tratti in esercizio, tratti in costruzione e tratti solo progettati, riportati in fig. 16; infatti, anche se questi dati si rifanno a un documento datato a circa 10 anni fa, lo stato di avanzamento dei lavori non si è di molto modificato, mentre sono aumentate le perplessità attorno all'utilità di una tale infrastruttura territoriale. 36 Con il solo tratto Milano-Cremona in attuazione, il progetto italiano è rimasto quindi bloccato alla situazione indicata. Mentre in altre regioni europee, dove per altro la situazione è più favorevole alla rete idroviaria, si continua ad attribuire molta attenzione, come nuovo collegamento Nord-Sud Europa di grande rilevanza economica, alla infrastruttura idroviaria. Rimane quindi abbastanza remota la realizzazione del collegamento previsto al sistema idroviario padano dell'area piemontese, nella situazione attuale; per ora anche l'ultimo progetto si allinea nella serie storica delle varie soluzioni che si sono susseguite tra l'inizio '800 e l'inizio '900, e che, come vedremo, sono rimaste sulla carta. In fig. 16 bis sono comunque riprese le indicazioni progettuali del sistema idroviario proposto per l'area piemontese: i due tratti di idrovia Torino-Novara-Ticino e Novara-Acqui Terme, sulla lunghezza prevista di 93 km e 98 km comporterebbero, rispettivamente, due e nove conche oltre ai seguenti porti e scali: Primo tratto — Porto terminale Torino-Settimo (porto commerciale) — Porto di Torino Verolengo (porto industriale) — Porto di S. Germano Vercellese — Porto di Novara — Scalo di Formigliana — Scalo di Saluggia — Scalo di Biandrate Secondo tratto — — — — — — di Vercelli di Casale di Alessandria terminale di Acqui Terme di Orfengo di Palestra Porto Porto Porto Porto Scalo Scalo Come si vede, le indicazioni per « il porto di Torino » interessano l'area di Settimo, confermando quelle localizzazioni già individuate nelle proposte urbanistiche di Piano Regolatore e di Piano Intercomunale, quale esito delle precedenti formulazioni dell'intervento di navigabilità regionale. Per ora, quanto alle condizioni di realizzabilità, anche quest'ultimo progetto per la rete navigabile piemontese permane avveniristico, dopo tutte le varie soluzioni sviluppate, egualmente rimaste allo stato di progetto utopico. Tra queste, il progetto Capuccio, che costituisce il riferimento obbligato e più importante, anche in relazione agli sviluppi successivi, risale all'inizio della seconda metà dell'800: in fig. 17 la proposta è formalizzata nell'immagine della pianura padana solcata dalla ferrovia e dalla via d'acqua progettata. Uno schema che vale quale sintesi dell'intero programma, di cui l'autore sottolinea l'interesse economico sovranazionale; in quanto il collegamento previsto avrebbe interessato tutta l'area meridionale europea. Il progetto Capuccio, al 1865, propone infatti una soluzione per la rete idroviaria che prende l'avvio dal dibattito che indicava nella costruzione delle grandi infrastrutture di trasporto — per ferrovia e per via d'acqua — una condizione determinante per lo sviluppo economico delle regioni; un problema che successivamente si ripresenta e rimane irrisolto in Italia, nonostante le sequenze di interventi e di proposte a sostegno della ribadita necessità di una soluzione operativa e nonostante gli accordi e impegni di inserimento da parte dell'Italia nel progetto di navigabilità europeo. D'altra parte le premesse per questo intervento infrastrutturale di grande portata elaborato nel progetto Capuccio sono da ritrovarsi nelle scelte e nelle ipotesi sviluppate precedentemente, in periodo napoleonico, insieme con il sistema viario nel disegno politico-economico dei collegamenti interregionali. Progetti di tali dimensioni indicano anche l'importanza delle questioni di navigabilità nel territorio piemontese e a Fig. 16. Schema delle linee previste nei sistema padano, (da V. Zignoii. op. c i t j . navigabili Fig. 16 bis. Schema delle idrovie per ii Piemonte. (da V. Zignoii. op. c i t j . progettate NOVA»* VtKCtUI TOKINO MI) UUSSANDRIA • ASTI PORTI GSNOVA CONCHE SAVONA 37 Torino, sia per usi militari, sia per usi commerciali, e sono da mettere al confronto con le condizioni reali della navigabilità fluviale in quel tempo. Ne possiamo ritrovare un quadro abbastanza preciso in questa descrizione dei primi anni deH'800 che analizza difficoltà inerenti alla situazione idrografica e alle condizioni d'uso presenti nei corsi d'acqua. « Diciamo della Navigazione, e segnatamente di quella del Po, che è il fiume giornalmente navigato in ogni tempo. I frequenti naufragi, che massima da un decennio a questa parte vi succedono, possono attribuirsi principalmente al non tener incassato abbastanza il fiume in un ramo solo, con che occupandosi maggior terreno, l'agricoltura stessa è non poco danneggiata. II fiume essendo diviso in più rami fa si che le barche in tempo di siccità non possano scendere, o montare cariche con sicurezza poiché, oltre ai materiali, come alberi, zocchi & c. che in tempo di piena si arrestano nei diversi rami, vi è poi tante volte un'altezza d'acqua minore di quella necessaria al porto delle navi, e bene spesso i Barcaioli risalendo non avvisati prendono quel tal ramo, ed ivi incamminati, trovansi senza l'acqua necessaria; altre volte scendendo con quella rapidità, che l'andare a seconda procura alla nave, trovansi a toccare in qualche fondo duro, ed ivi periscono. Pare veramente, che in un fiume di questa portata non dovrebbero succedere simili accidenti, ma pure succedono. Un altro impedimento presentano le molte dighe, e ficche dei Molini, le quali forzano l'acqua contro alle ruote pel giro delle medesime, e ciò in quei rami, in cui elleno vengono praticate, e che pure sono navigabili » n . Secondo la documentazione d'archivio il passaggio delle dighe coi barconi avveniva nel seguente modo: « in salita i barconi viaggiavano sotto forma di treni composti da vari natanti collegati e rimorchiati da cavalli che camminavan o sullo stradino di riva. Le dighe erano superate passando attraverso apposite porte praticate nelle dighe stesse; allora i treni di barche venivano spezzati ed il passaggio si effettua38 IfV.. Fig. 17. Progetto Capuccio (1865) - Torino porto di mare: linea di navigazione interna tra il Mediterraneo e l'Adriatico, (da P. Condulmer, op. c i t j . suddetta sia moltiplicata; soggiungiamo vasi eseguibile sino a giungere nella fosche nel principio del Secolo 18, era sa dei Bastioni di Torino, poiché quequesto navigabile sino in Asti, e che in sto canale avrebbe seguitato lungo lo oggi talora si vede a risalire da Alessan- stradone di Rivoli, cioè per un terreno dria sino a questa Città qualche navi- piano; giunte le barche nella fossa della città tra la porta Palazzo, ed il Borcella » 12. Le soluzioni tentate per risolvere ade- go detto del « Pallone », ossia Borgo di guatamente l'uso misto in atto lungo i Dora usava l'Autore del ripiego delle corsi d'acqua, valgono nel periodo in « Conche », o « sostegni » (in francese cui erano particolarmente vive sia le diconsi Sas d'Ecluse) ripiego conosciuto esigenze di navigabilità, in difetto di dagli Italiani nei secoli addietro, e quinun efficiente sistema stradale e sino alla di praticatosi in Francia per il canale comparsa della ferrovia, sia le esigenze di Linguadoca. di utilizzazione dell'energia idraulica ri- Con tali sostegni, o conche si abbassasultante la sola disponibile. Non a caso, vano, o si alzavano le barche sino al quindi, il problema delle incompatibi- piano del Po, a cui erano dirette o col lità d'uso risultò meno determinante mezzo di un canale, oppure servendosi, negli anni successivi, e non vennero ed adattandovi la stessa Bealera dei Moquindi sviluppate le soluzioni proposte, lini della città, detti i Molassi. alcune delle quali rimangono comunque Le Barche da usare sono appunto quelindicative. Considerando le difficoltà le che si vedono sul Po a Torino dette inerenti alla navigazione, la soluzione- mezze barche. tipo propone l'adeguamento dei corsi Il tragitto da Susa a Torino potevasi per d'acqua e dei canali d'irrigazione esi- acqua fare in 9, o 10 ore, mentre li constenti in modo da renderli adatti anche dottieri in bella stagione v'impiegano un alla navigazione, prefigurando una sor- giorno, e mezzo, o due giorni, e talota di sistema misto di navigabilità su ra tre nella cattiva stagione, la quale fiume e su canale, che potrebbe svilup- sarebbe appunto quella in cui la Naviparsi su una rete più articolata di per- gazione avrebbe niente di commune colcorsi, e servire quindi più diffusamente le Irrigazioni delle Campagne » 14. il territorio regionale. Questi progetti (cfr. anche fig. 19) danLa realizzazione tecnica degli interventi no una misura delle utilizzazioni della a) la soglia doveva essere più bassa del livello dell'acqua di magra dopo il lungo il corso d'acqua che consentireb- rete fluviale come sistema capillare di bero questa doppia utilizzazione del fiu- trasporto; che è interessante conoscere salto; me e del canale, per irrigare e per na- se pur si sono progressivamente ridotte b) l'acqua defluente sopra la soglia dovigare, è illustrata nel modello proget- e annullate, anche come ipotesi d'uso. veva avere un'altezza un poco superiotuale di fig. 18. Il progetto Capuccio, come abbiamo re al pescaggio della barca. visto, selezionava invece l'intervento per La dimostrazione dell'argomento rimaIn caso diverso le barche durante il pas- ne affidata ad un progetto più completo la navigabilità lungo gli assi di colleso avrebbero sfregato la chiglia sulla commissionato nel 1798 al Cav. Ambro- gamento principale e, riprendendo alcusoglia o non sarebbero addirittura po- gio Rei, col quale si propone di rendere ne idee già studiate nel 1825 da Michelotti, progettava il collegamento di Totute passare » 1 3 . la Dora Riparia navigabile da Susa a rino al mare « con un sistema di piani Le incompatibilità e le difficoltà a ren- Torino e quindi sino al Po. dere compatibili l'uso dei corsi dei fiu- « L'idea consisteva nel rendere l'Alveo inclinati da Albenga lungo la Valle delmi per la navigazione e per l'alimenta- della Dora trattabile dalle Barche sf nel la Nava, una galleria sotto il colle del zione delle ruote idrauliche riguardava- calare, che nel salire da Alpignano sino S. Bernardo con sbocco a Garessio e di lf nel Tanaro fino a Bastia; di dove l'Elno non solo il Po ma anche molti altri a Susa togliendovi ogni impedimento, lero avrebbe portato fino a Mondovf; tratti fluviali. Ad esempio, « La diffi- ed i varii ripieghi, che sul sito ci fece di là un canale fino a Fossano, e attracoltà del Salto è più comune al lungo vedere mostravano la possibilità della verso un altro canale nel Po vicino a del Tanaro. cosa. Torino. La navigazione di questo fiume può riAd Alpignano poi intendeva di scegliere guardarsi da Alessandria in su come uno dei molti canali adacquatori, che Di qui s'iniziava il viaggio verso il Tiabbandonata... più si avvicinava nel suo corso alla cit- cino, in parte su canale a conche, in parLe molteplici dighe, o fioche dei Molini tà di Torino, e ciò per minorare la spe- te sui navigli, in parte sul Po » 15. ai quali concorrono nella grande estate sa, tale canale intendeva di adattare al L'idrovia verso il Ticino sarebbe quindi <ia più miglia distante i Paesani delle doppio uso e dell'Irrigazione, e della risultato un percorso misto così suddiColline circonvicine, fa che la difficoltà Navigazione, e localmente la cosa vede- viso: « in canale da Torino a Cervesi- va generalmente facendo inoltrare due barche per volta. Il salto da superare che, secondo le buone regole, non avrebbe mai dovuto essere superiore ai 50-60 cm, era determinato da una soglia di legno a valle della quale il fondo del torrente era in terra naturale, cioè non ricoperto da alcun rivestimento. Il salto prendeva il nome di levata (in dialetto leva). A monte della soglia il fondo del fiume ora invece rivestito dalla grata (in dialetto grà) consistente in un traliccio di legname di verne, appoggiato alla soglia, intrecciato con grossi verganti e collocato in posizione leggermente acclive affinché la pressione dell'acqua lo tenesse ben aderente al fondo. Queste porte della navigazione erano anche chiamate brevemente le « grate », tanto che tale denominazione ricorre normalmente nei vecchi documenti. La soglia della porta era collocata sull'allineamento del ciglio della diga, ma più bassa, e affinché la navigazione fosse garantita anche nei periodi di magra del fiume, come era indispensabile, la porta doveva soddisfare contemporaneamente ai seguenti due requisiti: 39 Fig. 18. «Rappresenta questa Tavola un fiume navigabile con varie sue diramazioni senza che resti interrotto ii corso delle Barche, come si vede nei Po e nei Tanaro ». (da F. T. Michelotti, op. c i t j . 40 ':0v'i<i'< t)e/«>rjif tìf/turni <:'im( ra/fur.HtUttttk •u in/trtm A / , taik .t'c /uticjti ti j'trrtCàt t! Jtit- per ilto/bcatnatte J tu» t>' 'rmt ' A . AH.iti (Ut òtnrUi cedtmrn WXt, B .fitta àttìlJti+f» e 'iiith . , tritili tlia/iru I) Pitia riatq t(A natii Je/uuitau futa r. J'JtL'cft fui tilijlteu t /' trtHAlWU Jt'f Fig. 19. Figura regolare del corso del fiume Po lungo ii territorio di Castiglione rappresentante il sito per il collocamento de' Motini inferiori dei feudo d'esso territorio. Aut.: Carlo Cotta/orda Archit. Idraulico e Civile. Data: 16 maggio 1797. Dim.: 52 x 36. Tecri. gr.: china ed acquarello. Supp.: carta. A.S.T. sez. Riun., Acque - Torino, Po, 99. 41 na sopra Pavia, considerando la poca regolarità del Po, la forte emunzione d'acqua per il canale Cavour, le irruenti deiezioni del Sesia e del Tanaio; oltre Cervesina, in alveo, con opportuni lavori di sistemazione del letto fluviale ». Nella proposta per l'attestamento in città del canale Torino-Albenga è data soluzione al problema di abbinare il trasporto per via d'acqua al trasporto per via ferrata: cosi è previsto il porto Superiore a servizio dei Docks nelle vicinanze della stazione di Porta Susa e il Porto per il servizio locale delle merci collegato alla Ferrovia di Ciriè e di Chieri oltre la Dora, come si può leggere in fig. 20. La capacità del sistema idroviario di dare, inoltre, alimentazione ai canali per forza motrice consente nuovi tracciati di canali industriali nelle zone Ovest e nord-Ovest della città, mentre è previsto che il Canale del Martinetto alimenti il Bacino Secondario. Le modificazioni più salienti nel tessuto urbano sono indotte inoltre dai collegamenti dei due bacini al Po; soprattutto dal primo che, nella organizzazione urbana in atto prevede di inserire la via d'acqua lungo il viale del Re, con passaggi in galleria a Porta Nuova e allo sbocco in Po, dando luogo in tal modo ad una nuova immagine urbana. L'inserzione di una nuova dimensione urbana legata a questo sistema di canalizzazioni rimarrà una soluzione utopica; tuttavia il rapporto tra fiume e città è ripreso in altri programmi di navigabilità all'inizio del '900, che prevedono, nel collegamento idroviario di Torino, l'impianto di un porto sul Po, in aree diverse nella zona di Regio Parco tra la localizzazione del Cimitero e il Po, o nell'ansa del Po a Sassi. Il porto, nella revisione del piano regionale del 1908, è previsto come una importante infrastruttura a servizio delle zone industriali e commerciali a nord della città in relazione col sistema degli attestamenti ferroviari — vedi fig. 21 — e l'indicazione si conserverà, pur spostandosi sull'area di Settimo nelle successive ipotesi urbanistiche. I progetti per una nuova infrastruttura di navigabilità regionale, avrebbero sviluppato, come aspetto secondario, an42 — • A », ' iiU.' C l^atiuf a otip<\<«u' 1 c n. (À.naf< fi TVari^a-.u-u. fio "if I 1.1 IX L 0 F I? QH T * r.»~ » « Tv;;..*. 4i«p<li pti ÌÌmmW iuf Crftc ft( fiu»t«7 fiu„'Inkf.cfi-H,' ìomiaU! (Vw,.*»l< „ ÙVvTft iujVii.HV !>«ila è 'u.«jx«w n<f fanutF pt» ,«<ffot»«fif fiu«t«/ / W w »v «*il«ÌM a V,°l..Jlll( ,firf x'vurtù ft\Uwtfc< <*f & tiA *tv»MIO «(«U«lW . < Alto ptC XWMÌP ié(t* M*<UV «fiflV'JxupvU i't «1,7 « l&Wii «muI.V tu. ;r J<iu- ^a»;»,» ^ fi— ft r rr .r«u-u7 «fi; .'• li.HL.fl foia- ama-UU*' ixffu. ftlU .9j Carnata' .*i MÌmiMw taf e*..«te' »»«f 1U>al«M«<t» P<i «IHMMUìmm M ^ « K T ftff. 20. Progetto Capuccio (1865) - Torino porto di mare: pianta generale della città, (da P. Conduimer, op. c i t j . I Fig. 21. La localizzazione portuale sui Po alla confluenza della Dora, secondo il P. Reg. 1908. 43 che la navigabilità turistica; un argomento che può tuttavia essere affrontato indipendentemente, e con implicazioni d'intervento certo meno problematiche. La navigabilità dei corsi d'acqua con imbarcazioni turistiche è, come modo d'uso che favorisce una maggior conoscenza delle caratteristiche ambientali più proprie del paesaggio fluviale, un parametro importante nell'ipotesi di parco fluviale regionale, da misurare sulle condizioni d'alveo. La prima carta turistica di navigazione del fiume Po curata dall'associazione « Amici del Po », e recentemente pubblicata, ha seguito il corso del fiume lungo tutto il tratto da foce Ticino al mare, e sviluppato, insieme, una verifica della canalizzazione presente dell'alveo, in quanto è « all'aspetto propriamente idrometrico del Po che debbono essere subordinate le caratteristiche delle infrastrutture turistiche » 16. In questa occasione, è stata suggerita da parte del Presidente del Magistrato per il Po, M. Rossetti, la futura possibilità di estendere alle tratte superiori del Po — da foce Ticino a Torino — questa sintesi cartografica per la navigabilità del fiume, poiché « è indubbio che, anche superiormente, il corso del Po e il suo ambiente paesistico si presta altrettanto egregiamente allo sviluppo turistico lungo le sue sponde ». La navigazione fluviale rimane quindi problema da riconsiderare, almeno lungo alcuni tratti del Po nel comprensorio, per sviluppare l'ipotesi di organizzazione del corridoio fluviale. A livello urbano la possibilità, ora ridottissima, di usare il tratto urbano del Po anche come bacino di navigazione, ha invece giocato diversamente, in altri periodi, nel rapporto del fiume alla città, come una componente della potenzialità di incontro e di ricreazione data dello spazio fluviale. Certo, un fiume importante che non consente la navigazione, in qualche sua forma, allontana una delle forme più consuete d'uso e di abitudine al paesaggio fluviale, soprattutto a scala urbana; anche se non è qui il caso di proporre un paragone tra Torino e altre città europee, dove il significato della presenza fluviale è legato anche alla navi44 gabilità in atto 17. Un problema, questo, che rimane tutto da risolvere, all'interno del progetto comprensoriale per il paesaggio fluviale. NOTE 11 La proposta è documentata da V. ZIGNOLI, in « Viabilità, trasporti e comunicazioni », L'Economia Torinese, Annuario Generale, 1969, AEDA, Torino. Cfr. FEROLDI, Considerazioni della funzione economica del sistema idroviario padano, in « Secondo Congresso sul Po », op. cit. FEROLDI, Il Po come sistema idroviario, in « Parametro » n. 8 / 9 , op. cit. U Cfr. G.T. MICHELOTTI, op. cit. Cfr. le se- guenti segnalazioni archivistiche: — Verbale di visita della chiusa sul Po in territorio di San Raffaele di proprietà del sig. Conte Di Revel riguardante le opere seguite per togliere le difficoltà alla navigazione da detta chiusa cagionate, Torino, 1836, in: Versamenti del Genio Civile, Versamento n. 1936, Pacco 3, Fascicolo 7. — Relazioni sugli ostacoli che incontra la navigazione sul Po discendendo da Torino a Casale, Torino, 1854, in: Versamenti del Genio Civile, Versamento 1936, Pacco 3, Fascicolo 7. U G. PIASCO, I molini della Madonna del Pilone e la diga Michelotti, Torino, 1942, dattiloscritto. 14 Questo progetto è citato in G . T . MICHELOTTI, oo. cit. 15 P. CONDULMER, in « Cronache Economiche », agosto-settembre 1971, anche per le citazioni sueccssivc. Per il porto di Torino, cfr. La proposta di porto a Torino, in rivista « Torino Rassegna », 1936, dicembre. 14 Prima carta turistica della navigazione del nume Po a cura dell'Associazione « Amici del Po », Milano, 1976. . 17 Come verifica vedi gli esempi citati in (8) e, in particolare, il caso di Berlino. Caratteri del paesaggio fluviale e paesaggio rurale Le mappe di figg. 22 e 23 illustrano la distribuzione delle zone agricole omogenee cosi come individuate in u n recente documento 18 per una proposta di zonizzazione del territorio regionale al fine della sua utilizzazione agricola; una proposta che tiene conto, di larga approssimazione, della potenzialità del territorio agricolo a partire dalle condizioni attuali di utilizzazione. Si vuole qui soprattutto individuare il rapporto tra tali zonizzazioni e il sistema fluviale; intanto da un punto di vista quantitativo, per riconoscerne l'entità e delinearne le principali linee di caratterizzazione nella morfologia territoriale. Le condizioni altimetriche del territorio appaiono in queste mappe mediate dalle specifiche situazioni di utilizzazione agricola del suolo, e queste sono inoltre sottese dalla trama storica dettata dalle forme del lavoro e della vita rurale. Risultano quindi delineate in questi schemi, quelle ripartizioni morfologiche di massima del territorio, in area di montagna, di collina e di pianura che possono, intanto, essere rapportate con il sistema fluviale, per delimitarne l'incidenza in ambiti territoriali diversi. Se ne desume, infatti, l'esistenza di paesaggi fluviali assai diversificati che interessano due diversi insiemi territoriali: l'insieme delle aree di pianura e l'insieme delle aree collinari e montane, quest'ultime collegate particolarmente al problema della difesa idrogeologica dei bacini montani nel territorio montano. Del resto la stessa mappa riporta ancora le delimitazioni delle Comunità Montane, operanti sul territorio regionale alle quali come abbiamo visto, può competere la proposta per un'organizzazione globale e organica delle parti alte dei bacini fluviali; è quindi possibile escludere dall'esame del paesaggio fluviale che andiamo conducendo, tali territori, in quanto, oltre a caratterizzazioni paesistiche diverse, presentano anche un quadro istituzionale specifico. Evidentemente, esistono problemi di raccordo tra tratto montano e tratto pianeggiante del paesaggio fluviale proprio per la necessaria unità di esso; la connessione va ricercata a livello di politiche di settore, e avviata in fase di analisi per quanto riguarda una proposta di pianificazione del paesaggio fluviale, peraltro ancora tutta da impostare in ogni bacino. È piuttosto il paesaggio fluviale nella pianura che qui ci interessa studiare, e quindi introdurremo qualche nota su quel paesaggio rurale, che ne forma il supporto territoriale più importante. Il paesaggio rurale interviene infatti a configurare il modo determinante l'utilizzazione del territorio delle fasce fluviali, estese dalle linee del fiume agli allineamenti degli insediamenti più vicini. Esso è quindi un elemento costitutivo del paesaggio fluviale esistente e, insieme, è un elemento del nuovo paesaggio fluviale da formare, soprattutto là dove siano intervenute modificazioni nell'assetto territoriale, o dove sia in atto un processo di marginalità, che possono aver compromesso la stabilità delle utilizzazioni agricole lungo le aree di sponda. Può allora essere significativo per chiarire i caratteri del paesaggio di pianura in rapporto al sistema delle acque fluviali leggere questa descrizione di un geografo 19, che nella pianura piemontese ha individuato « due tipi fondamentali di paesaggio, differenziati non già per la loro morfologia o comunque altri aspetti naturali, ma per una diversa impronta recata dall'attività umana: il paesaggio delle risaie... dal Ticino fino all'incirca al Canale Cavour nel tratto fra Chivasso, dov'è la sua origine dal Po e l'Elvo che scende dalla montagne biellesi; e un paesaggio meno specializzato e più vario, più comune, si potrebbe dire, 45 46 Da disegno in scala 1 :150.000. Fig. 22. ii sistema fluviale regionale e i caratteri fisico-colturali de! paesaggio agrario. Fig. 23. Il sistema fluviale e i caratteri de! territorio agricolo nel comprensorio. LEGENDA LEGENDA Zone d'alta e media montagna alpina. Aree di pianura ad indirizzi meno intensivi. Zone di bassa montagna alpina. Aree di pianura fertile non risicola. Zone di collina depressa e montagna appenninica. Zone di media e bassa collina ad indirizzi vari. min Aree di pianura risicola. Aree di media e bassa collina ad indirizzi vari. Zone di collina a prevalenti indirizzi viticoli e viticoli-zootecnici. Aree di piano-colle ed altopiano. Zone di piano-colle e altipiano. Aree di collina depressa e bassa montagna. Zone di pianura. Aree comprese nelle Comunità montane. Confine della Regione Piemonte. Confine del comprensorio. Confine di Provincia. Confine delle Comunità montane. Confine delle Comunità montane. Confine delle zone agricole/ESAP. Fiumi e laghi. Fiumi e torrenti. Rete idrografica minore. Autostrade. 47 in cui la caratteristica generale della campagna è la varietà di colture, con associazione dei seminativi agli alberi o alla vite ». E questo paesaggio caratterizza « la pianura padana che s'innalza gradatamente fino al piede delle Alpi Marittime (nel Cuneese) dove raggiunge e supera fin 500 m d'altitudine. Si può arrivare a questa altezza senza accorgersene, senza che un pendio risentito interrompa la graduale ascesa. Ma ad est della Stura di Demonte, o della Maira, il piano non è più continuo, perché intagliato da solchi fluviali profondi perfino un centinaio di metri. Anche altrove fiumi e torrenti che vengono dalle valli alpine, s'incassano nel piano generale di antiche alluvioni ghiaioso-sabbiose, però solo nel tratto più vicino all'orlo montano, determinando una terrazzatura rada e modesta, senza particolare spicco nel paesaggio. Pertanto si possono distinguere due varietà morfologiche, cui corrisponde qualche sfumatura anche negli aspetti della campagna. Non è invece chiaramente percettibile una differenza tra « bassa » e « alta » pianura, nel senso di u m i d a e asciutta: le risorgive non mancano al Piemonte, ma sono lungi dall'assumere continuità, regolarità di distribuzione e abbondanza d'acque come in altre parti della pianura padana. Anche il prodotto che se ne ritrae è più limitato, ma, in compenso, la falda freatica è quasi dappertutto poco p r o f o n d a , e pertanto accessibile facilmente con pozzi ordinari per gli usi domestici. Dal Canale Cavour alla Maira o alla Stura la pianura piemontese offre dunque una sensibile uniformità d'aspetti, scarsamente interrotta dalle terrazze dei principali corsi d'acqua, con alvei in parte fiancheggiati da boscaglie, che verdeggiano anche sulle isole ghiaiose frequenti nel primo tratto del loro percorso in piano; più giù si ricompongono tra sponde più ristrette e serpeggiano a lato di reliquie di vecchi meandri... La campagna molto verde in ogni stagione, è tutto un cesello di campi e di prati, presi dentro un reticolo piuttosto irregolare di canali (bealere) e canaletti d'irrigazione, di fossati, di strade e stradicciuole, di filari d'alberi. Pochi 48 tratti hanno carattere di alta pianura asciutta. L'acqua vien derivata specialmente dai fiumi e ne beneficiano i pingui prati artificiali di trifoglio e di graminacee, che spesso occupano anche metà e più dei terreni, e consentono coi loro fieni un fruttuoso allevamento di bovini da carne o da latte. Le distese di questi prati, d ' u n verde unito, sono orlate da cortine di alti e agili pioppi, o da salici tozzi, in riva a canali e fossati. Ai campi di grano e di granoturco, di patate e fagiuoli, conferiscono vivacità filari di gelsi, viti, alberi da frutta. 1 gelsi decaduto l'allevamento del baco da seta sono oggi in regresso, ma in compenso la campagna si arricchisce di nuove alberature: piantagioni di pioppi e ontani a scopo industriale, di meli e altri fruttiferi... Nella parte più alta e più addentrata della pianura piemontese, ossia verso Cherasco, Mondovf e Cuneo si mantengono gli essenziali aspetti delle campagne sopra accennati, con qualche propria sfumatura: maggior frequenza della vite, maggior dispersione degli abitanti in case sparse sui fondi. In genere le dimore rurali sono più piccole, in ispecie quando il vigneto assume parte importante tra le colture di un podere. Ma soprattutto sussistono diversità morfologiche evidenti, poiché, come f u detto, qua la pianura è stata incisa dalla erosione dei corsi d'acqua: i larghi greti torrentizi di quelli maggiori stanno al fondo di ampi solchi tra scarpate alte e ripide e quelli minori s'incassano in ombrosi burroni. Le scarpate che troncano il piano bruscamente, si rivestono di folte boscaglie, oppure di ben curati vigneti disposti in gradini; talora, tagliate a picco, mettono in mostra i terreni quaternari e pliocenici (ghiaie, sabbie, argille) che form a n o questa parte estrema della pianura p a d a n a . All'orlo superiore, nel piano, i centri abitati trovano vantaggiose posizioni dominanti, soprattutto nelle cuspidi di confluenza (si ricorderà Cuneo, dal nome così trasparente) ». In parallelo, può essere utile avvicinare a questa descrizione un q u a d r o d'insieme dell'attuale utilizzazione agraria del territorio, ricomponendo alcuni tra i dati illustrati in una ricerca sullo stato attuale delle colture in Piemonte 2 0 . « Il Piemonte è stato a lungo una regione agricola » e infatti « solo dalla l a Guerra Mondiale in poi, il Piemonte si può dire regione in fase di intensa industrializzazione: ... solo nel 1925 il Piemonte ridusse sotto il 5 0 % la quota di occupati in a g r i c o l t u r a » 2 1 . La percentuale tra addetti all'agricoltura e occupati era, invece, al 1951 del 31 % ; nel 1971, con un totale di 210.858 addetti nel settore agricolo, foreste, caccia, pesca, scende al 1 2 % . La stabilità del paesaggio agrario, come la sua trasformazione, è evidentemente condizionata dall'andamento complessivo di questo settore produttivo che oggi esprime, anche nel suo rapporto al settore industriale, gli squilibri innescati in tutto il periodo precedente. Infatti « nel periodo dei 25 anni [ultimi scorsi] la riduzione delle superfici coltivate è stata del 13% contro la media nazionale del 3 % ; tuttavia, malgrado le p r o f o n d e trasformazioni subite, il Piemonte, con l'attuale estensione coltivata pari al 5 8 % della superfìcie territoriale, resta ancora una regione notevolmente agricola 2 0 . Infatti, a confronto con i dati sull'occupazione, si possono leggere — nella tabella seguente — l'entità attuale del rapporto tra superficie colturale e superficie territoriale della regione. Tabella 1. Sup. terri- Sudò, e % per zone altimetriche toriale (ha) pianura collina montagna 2.539.923 671.321 27% 761.976 30% 1.106.626 43% Sup. colt. 1974 Sup. irr. 1967 1.479.214 485.187 % Sup. irr. % Sup. colt. sup. colt. sup. terr. 33% 58% La superficie irrigabile è stata dedotta dalla « Carta delle irrigazioni d'Italia » INEA, 1965. Ancora, seguendo una traccia storica dell'evoluzione dell'agricoltura in Piemonte, si potrebbe dare evidenza alle Fig. 24. La distribuzione delle zone irrigue nei territorio regionale (situazione ai 1930). 49 Fig. 25 e 25 bis. La distribuzione delle zone irrigue nei comprensorio torinese. (Cfr. legenda di fig. 24). Fig. 26 e 26 bis. Le condizioni d'utilizzazione dei suolo lungo ii Po a monte e a valle di Torino. (D'alia Carta di utilizzazione del suolo, CNR, 1965). m VHontu ini tn Color S.SItf bitnei Voiphno j Lampare Arbon Sfatro fori/ms $ Vtmrii. fi ^ ^ f f l ^ ^ m f i ^ ^ s f i ^ Ufi? st^tUnf ì/'XSapast w£>JwKi9 laS*. AiniiW't 'sorti. M . Wtfi^affl&r^fì. | Ì H f l l Ì H H r i H f e M H l M M l f i M H . w wKàiiiw.Vt Sri ' 'V Aiyùòaff- I 51 trasformazioni territoriali intervenute con la costruzione dei sistemi irrigui; accanto all'adozione di altre soluzioni — dai laghetti collinari, ai serbatoi — rimane fondamentale il sistema di derivazione dai corsi d'acqua attraverso le diverse reti irrigue: pertanto, l'organizzarsi del paesaggio agrario ha un riferimento preciso nel paesaggio fluviale, anche attraverso l'uso produttivo del fiume. Questo implica due aspetti diretti, l'uno che verte sulla regolamentazione giuridica delle diverse utilizzazioni di un bene comune quale il fiume, l'altro che riguarda tutti i problemi di difesa e di conservazione connessi alla presenza fluviale nel territorio agrario. È una materia complessa che esprime l'irrigazione quasi come un nuovo sistema idrografico artificiale secondo il quale si distribuiscono le derivazioni e gli attraversamenti di canali e bealere, e si costruisce un elemento strutturale del paesaggio agrario. Se ne trova conferma nell'indicazione che abbiamo precedentemente riportato e che può essere precisata con piena evidenza anche per l'area comprensoriale seguendo le figg. 22 e 23; i problemi di irrigazione sono sempre stati infatti, e permangono, una componente preponderante nella utilizzazione agricola del territorio, anche in un'area come quella piemontese ove era presente una buona disponibilità idrica. Per un confronto di questi ultimi dati, si può leggere in figg. 24 e 25 l'ampiezza della preesistente estensione irrigua nel paesaggio agrario regionale degli anni '30. L'insieme di questi dati, da avvicinare alle indicazioni delle suddivisioni agricole territoriali di figg. 22 e 23 danno una prima misura dell'estensione della destinazione agricola nel territorio; e accennano al rapporto tra conservazione/ agricoltura come ad una componente territoriale che, all'interno di questa destinazione, deve trovare soluzione, anche tenendo conto dell'importante presenza del sistema fluviale. La precedente descrizione dava un'immagine del paesaggio piemontese intorno agli anni '60, focalizzando una situazione del territorio agricolo che nel frattempo ha subito modificazioni ulteriori, ma non sostanziali. Anche le indicazioni che si possono trarre dalla « Carta delle utilizzazioni del suolo » elaborate dal CNR per tutto il territorio regionale nel 1965, forniscono un quadro che al livello di precisazione adottato, può essere riferito approssimativamente allo stesso periodo. Il territorio agricolo viene descritto secondo questa carta (vedi fig. 26) in una analisi di massima che dovrebbe essere aggiornata e approfondita, ad esempio è stato indicato come probabile la riduzione del prato arborato anche per l'importanza assunta dalla meccanizzazione; e tuttavia non sono ancora disponibili altre elaborazioni cartografiche dei dati delle utilizzazioni agrarie del suolo che precisino la tipologia agricolo-territoriale delle aree rurali. In assenza quindi di una più precisa base conoscitiva, l'osservazione delle indicazioni della carta delle utilizzazioni suolo per l'area corrispondente al comprensorio di Torino può essere utile per una prima identificazione della componente fluviale nel paesaggio agricolo; vedi ad esempio fig. 26 per i due tratti della cintura agricola di Torino attraversati dal Po. Nella riorganizzazione della base produttiva agricola regionale, attraverso il coordinamento dell'Ente di Sviluppo Agricolo, dovranno evidentemente essere indicati ai livelli subcomprensoriali corrispondenti ai Piani Agricoli Zonali — anche le linee costitutive del progetto territoriale del paesaggio agrario. Nella elaborazione di tale progetto sarà necessario inserire la componente paesistica, cioè la risultante delle forme di utilizzazione attuali e previste dal territorio agrario, con riferimenti quindi precisati e diretti al sistema delle acque. NOTE 18 Cfr. Documentazione per il Convegno Esap Verbania 1976, « Zonizzazione e piani agricoli zonali in Piemonte. Obiettivi, criteri, metodi ». 19 A. SESTINI, II paesaggio, TCI, Milano, 1963. 20 G. SASSO, Produzione agraria. Slato attuale delle colture e loro dinamica (1950-1974), in «Piemonte che cambia », Torino, 1977. Cfr. inoltre Regione Piemonte Assessorato Agricoltura e Foreste, L'irrigazione in Piemonte, Torino, 1973. 21 S. RICOSSA, Occupazione - Forze di lavoro, in « Piemonte che cambia », Torino, 1977. PAESAGGIO FLUVIALE E PAESAGGIO AGRARIO NEL COMPRENSORIO DI TORINO Nel comprensorio di Torino valgono le seguenti valutazioni dell'incidenza territoriale della superficie di pianura maggiormente interessata dall'attività agricola: Qui possiamo, in prima approssimazione, identificare sul territorio in esame le alluvioni attuali secondo le indicazioni della carta geologica 23 che descrive la sequenza delle aree alluvionabili antiche, recenti, attuali (Al, A2, A3) relative a ciascun corso d'acqua, separate a tratti da orli di terrazzi, coerentemente con la storia geologica del territorio. Si individua in tal modo una fascia ad am- Tabella 2. Sup. comprensorio Sup. pianura e % Sup. collina e % Sup. montagna e % 495.000 ha 160.000 ha 32% 55.000 ha 11% 280.000 ha 57% 2.118.000 ab. 1.820.000 ab. 86% 160.000 ab. 7,5% 138.000 ab. 6,5% Enucleando i dati riferiti alla sola città di Torino: 1.178.000 ab. 1.128.000 ab. 50.000 ab. In tal modo tra paesaggio fluviale e paesaggio rurale si riafferma una relazione diretta che, da un lato si riallaccia all'immagine consolidata storicamente del paesaggio fluviale comprensoriale, dall'altro potrà esprimere una costante di garanzia dell'equilibrio naturale. Il paesaggio fluviale ha parte preponderante nel rapporto, da specificare — tra uso agricolo e conservazione del territorio nell'area di pianura, dove l'intensa e continuata utilizzazione ha quasi cancellato altre tracce del paesaggio naturale (vedi ad esempio l'attuale irrilevanza delle superfici boscate). Ne deriva una ipotesi di progetto territoriale in cui il paesaggio fluviale della pianura costituisce l'area dove la coesistenza di strutture paesistiche e di forme naturali residue gioca a favore della conservazione prioritaria di questo ecosistema naturale, e una sua valorizzazione. — Si deducono i seguenti rapporti più significativi per il resto del comprensorio: 940.000 ab. 692.000 ab. Questi sono i dati utilizzati nell'elaborazione del PTC 22 e misurano, sulla condizione morfologica del comprensorio, il peso della urbanizzazione delle zone di pianura, che è divenuta « l'area di insediamento della quasi totalità delle principali attività industriali, agricole, e terziarie e del sistema delle comunicazioni ». La pianura è riconosciuta quindi come una risorsa territoriale da utilizzare rigorosamente, dove l'agricoltura non è più l'attività primaria, ma dove esiste invece una forte competizione nelle forme di utilizzazione del suolo. Nella pianura comprensoriale di Torino il più importante fattore limitante, nella utilizzazione territoriale, è posto appunto dal sistema fluviale. L'entità di questa limitazione si valuta e si precisa quando si considerino le aree di esondazione relative a ciascun corso d'acqua. Vedremo oltre questo argomento, da impostare mettendo in relazione il condizionamento naturale posto dalla dinamica del corso d'acqua e le forme di utilizzazione e di controllo dello stesso. 110.000 ab. 138.000 ab. piezza discontinua lungo ogni corso d'acqua, dove i terreni, è stato ricordato, « hanno caratteristiche valide ai fini della valutazione delle loro potenzialità agricole: in quanto i terreni postwurmani in senso lato (le alluvioni antiche, recenti, attuali) sono ricoperti da una coltre di suolo giovane, ricco di ioni, a tessitura equilibrata, non eccessivamente strutturato. « Ancora, l'assenza di forti dislivelli rispetto ai corsi dei fiumi rende inoltre più semplici e meno costose le operazioni di irrigazione » 2 2 . Con queste considerazioni sulle limitazioni circa le aree esondabili, è stata stabilita nel progetto per il piano comprensoriale una indicazione preferenziale per la destinazione ad uso agricolo di tali aree. Si tratta certamente di indicazioni in prima approssimazione che andranno verificate ai livelli di piano appropriati e con adeguati controlli sulla reale condizione d'uso di tali aree di sponde; ma che già comportano una determinazione globale per la caratterizzazione del paesaggio fluviale nel comprensorio. NOTE 22 Cfr. Bozze per il piano territoriale comprensoriale, maggio 1976, Torino. Carta geologica d'Italia. Fogli n. 56, 68. 23 53 RETI IRRIGUE E PAESAGGIO AGRARIO Il rapporto tra superficie coltivata e superficie irrigua è caratterizzante, come già abbiamo letto nelle descrizioni precedenti e nei dati percentuali riportati, nel paesaggio agrario regionale. È quindi evidente che le questioni inerenti alle condizioni d'irrigabilità vengano studiate e impostate nel Piano di sviluppo regionale, come fattore di qualificazione del programma di sviluppo per l'agricoltura. Nel Piano di Sviluppo, che fornisce anche un quadro approssimato della situazione esistente, si indicano le modificazioni verificatesi e in atto nella utilizzazione delle risorse idriche per scopi irrigui, dando evidenza al fatto che le potenzialità del sistema fluviale regionale sono già utilizzate al massimo. ' Le ipotesi di incremento della superficie irrigabile sono quindi essenzialmente legate al progetto di nuovi invasi finalizzati all'ampliamento dell'estensione dei terreni irrigui di circa 80.000 ha, pari a 1 / 6 del territorio attuale e all'intensificazione e miglioramento dell'irrigazione in terreni già ora irrigui. Gli sviluppi della rete irrigua per le utilizzazioni agricole dovranno quindi essere verificati, insieme con le altre componenti, secondo quei criteri d'uso multiplo delle risorse idriche, propri del piano regionale per le acque, in corso di elaborazione. Nella rete di distribuzione dell'acqua per l'irrigazione si ritrova e spesso si conserva la preesistenza paesistica di un interessante segno territoriale. Le tecniche di distribuzione dell'acqua hanno infatti avuto nelle forme di organizzazione del territorio agricolo un ruolo non secondario. Non a caso, oltre quanto ha riferimento con la costruzione del Canale Cavour, qui di seguito citato, l'entità della documentazione d'archivio, relativa ai problemi delle derivazioni irrigue e di regolamentazione delle utenze irrigue, è rilevante; anche attraverso questi documenti si potrebbe quindi seguire l'importanza d'insieme di questa preesistenza e le trasformazioni di uno dei dati determinanti la formazione del paesaggio rurale, e riconoscere come spesso si conferma una trama distributiva preesistente. Le indicazioni archivistiche qui allegate accennano alla rilevanza di questo argomento 2 4 in zone territoriali diverse e forniscono un primo appunto riguardo all'impianto dei mulini. La rete organizzativa di questi ultimi, nel ciclo tradizionale della lavorazione completa del prodotto agricolo, non è certo estranea a quella del territorio agricolo, ma piuttosto precisa un rapporto funzionale diretto tra insediamenti rurali, queste strutture produttive, e il paesaggio fluviale che li alimentava 25. NOTA SUL CANALE CAVOUR Per quanto riguarda l'infrastrutturazione del territorio in funzione dell'agricoltura la costruzione del canale Cavour ha rappresentato una scelta e un intervento di rilevante importanza 2 6 . L'intera vicenda di questo intervento di portata nazionale è rivelatrice dei diversi interessi coinvolti dall'attuazione del progetto durante un lungo periodo. I meccanismi economici, i risvolti politici e i problemi tecnici sono stati documentati e resi espliciti in una recente analisi 2 7 che segue l'intera vicenda per il trentennio d'impianto, dagli anni in cui prende avvio la proposta secondo le scelte di Cavour, agli anni della convenzione di nazionalizzazione. La risultante territoriale di questo intervento, importante per tutta la pianura irrigua piemontese risicola, nella sua condizione attuale, è invece descritta in un altro recente resoconto 28. II Canale Cavour, che esce da Po a Chivasso, sovrappassa la Dora Baltea e va al Ticino, e attraversa la pianura con un tracciato di 82 km, ha evidentemente costituito una realizzazione per molti aspetti esemplare e innovativa, che mantiene oggi la sua funzionalità nell'ambito regionale interessato. Tra la documentazione iconografica che illustra questa infrastruttura pubblichiamo in fig. 27 un'immagine che trascrive, non senza suggestione, l'intervento nei suoi termi- Fig. 27. Veduta prospettica dei Canale Data: 1864. Tecn. gr.: incisione e colore. Supp.: carta incollata su masonite. A.S.C. 12.2.7. Cavour. 55 ni di inserimento paesistico, a partire dal tratto iniziale della derivazione dal Po a Chivasso, in sponda destra, a lato dell'allineamento alberato dell'asse allora extraurbano che dal ponte sul Po giungeva alla chiesa romanica attraversando l'abitato. In questo sito si è inserita successivamente la Centrale termo-elettrica e l'immagine territoriale complessiva ha assunto ora altre connotazioni. N O T E 24 Vedi ad esempio i seguenti d o c u m e n t i : per il Canale di Rive: A.S.T. S.R. Rive canali, m a z z o 148. 1837/46. Canale di Rive - a p p a l t o delle opere relative all'apertura di detto n u o v o canale. C a n a l e di Rive c o n t r a t t o d ' a p p a l t o e costruzione - d o c u m e n t i vari. A.S.T. S.R. Rive canali, m a z z o 148. 1837/46. Istanze delle aziende di S.M. La Regina vedova Maria Cristina per l'accertamento dell'indennità d o v u t a a seguito d e l l ' a p e r t u r a del canale di Rive; intersecante il tenimento delle Apertole. A.S.T. S.R. Rive canali, m a z z o 148. 1840. Differenze in o r d i n e allo stabilimento della linea di a n d a m e n t o del n u o v o c a n a l e di Rive i cui beni della tenuta delle Apertole. D o m a n d a di indennità per l ' a p e r t u r a di detto canale sui terreni della Apertole e per la privazione dei coli di cui questo tenimento godeva a n t e r i o r m e n t e alla f o r m a z i o n e del canale. Alloggio dei m a n o v a l i dell'impresario nei caseggiati del t e n i m e n t o . A.S.T. S.R. Rive canali, m a z z o 147. 1839/41. Fosso o C a v o Raccoglitore di detto canale denominato di R a m e z z a n a , p r o v e n i e n t e dal Bosco della Partecipanza sino al suo sbocco nel canale secondario della Robelia: verbale d'acquisto di terreni - progetto Clerico per l'apertura di detto Cavo Raccoglitore - comunicato coi tipi, profili e calcoli per il p a r e r e dell'ing. ispettore Capella - P i a n o e profili (Clerico) del C a n a l e raccoglitore di R a m e z z a n a - Progetto Clerico dell'acquedotto a costruirsi sulla strada provinciale d a T r i n o a Vercelli - progetto Clerico dell'edificio a costruirsi sulla strada dei boschi della Partecipanza per i n t r o d u r r e i coli provenienti dai fossi laterali alla strada nel canale raccoglitore. A.S.T. S.R. Acque rive canali, m a r z o 149. 1841 Canale di Rive - O p e r e varie relative alla costruzione u l t i m o a n n o di m a n u t e n z i o n e dell'appaltatore copia del profilo longitudinale. A.S.T. S.R. Acque rive canali, mazzo 149. 1842. Canale di Rive verbale di ricognizione generale delle opere eseguite per la f o r m a z i o n e di detto canale e sue d i r a m a z i o n i sino al 31-10-1841. A.S.T. S.R. Acque canali regi, m a z z o 4 bis. 1850. « Titoli, d o c u m e n t i ed atti presentati dal demanio dello Stato q u a l e p r o p r i e t a r i o del Canal di G a t t i n a r a ». Detto v o l u m e contiene disegno a colori della litografia J. I u n c k r a p p r e s e n t a n t e il corso del 56 fiume Sesia tra G a t t i n a r a e R o m a g n a n o , con le località e le derivazioni f a t t e negli a n n i 16641679 (vecchio e n u o v o corso) n o n c h é i canali di derivazione - copia dell'originale d e l l ' a n n o 1680. A.S.T. S.R. Arch. sist. acque Po, m a z z o 137. 1818. M e m o r i a sul progetto di u n canale irrigatorio per i territori di Castiglione, Gassino, tra il Po e la collina. A.S.T. S.R. Acque canali regi, m a z z o 4 bis. 1839/40. Naviglio d ' I v r e a . Perizia delle opere di m a n u t e n z i o n e o r d i n a r i a e miglioramento del naviglio d ' I v r e a . Disegno: Progetto di ricostruzione in pietra da taglio del secondo incastro del G r a n Scaricatore presso l ' I m b o c c o , Cigliano - ing. Clerico. Disegno: nel secondo incastro del G r a n Scaricatore presso l'imbocco esistente in legno, p r o posto per essere ricostrutto in pietra d a taglio - Cigliano - ing. Clerico. A.S.T. S.R. Arch. sist. acque in genere affitti e capitolati, mazzo 1. 1824. Testimoniali di stato del Regio C a n a l e Rotto, C a m e r a e Naviletto di Saluggia. Con elenco dei proprietari c o n f r o n t a n t i il canale, coltura delle terre d e n o m i n a z i o n e degli edifici, loro uso e lunghezza delle t r a t t e di navigazione tra gli edifici. Questi d o c u m e n t i v a l g o n o come indice e precisazioni d e l l ' i m p o r t a n z a della organizzazione irrigua nel paesaggio agrario; e r i m a n d a n o e v i d e n t e m e n t e a u n a trattazione completa della m a t e r i a , che, per l'area della p i a n a vercellese su cui insistono gli interventi a p p e n a citati, trova u n a traccia pertinente in P. BODO, Le consuetudini, la legislazione, le istituzioni del Vecchio Piemonte, Torino, 1950. 25 Seguiremo nei paragrafi successivi la vicenda dei molini della città di T o r i n o ; qui d i seguito ord i n i a m o , invece, alcuni riferimenti alla situazione e x t r a u r b a n a , l u n g o il t r a t t o del Po a valle di T o r i n o , per a n n o t a r e la f r e q u e n z a di u n a condizione d ' u s o del corso fluviale strettamente connessa all'uso agricolo del territorio: A.S.T. S.R. Arch. sist. acque Po, m a z z o 137. 1852. D o m a n d e varie di sovrana legittimazione per l'uso delle acque del Po all'esercizio di d u e mulini natanti che sono in territorio di Gassino. A.S.T. S.R. Acque Po mulini, mazzo 138. 1820/22. D o m a n d a per derivazione di acqua dal P o per mulini nel territorio di San Raffaele. San Raffaele - Concessione di a c q u a a c c o r d a t a a Revel di C a m p o l u n g o signora Contessa p e r mulini a 4 pale. A.S.T. S.R. Acque Po mulini, m a z z o 137. 1853. Vendita di mulino nel territorio di V e r r u a . A.S.T. S.R. Arch. sist. acque Stura, m a z z o 165. 1838. Facoltà di derivare dal fiume Po u n a Bealera di ruote 5 di acqua p e r c o n d u r l a nei territori dei feudi di M o n t e u , C a v a g n o l o e Brusasco. 26 Per u n a bibliografia sul Canale C a v o u r c f r . : GUALA L „ Il canale Cavour e la sua amministrazione, Guglielmoni, Vercelli, 1866. NEGRONI C., La distribuzione delle acque del Canale Cavour, G . Miglio, N o v a r a , 1870. NEGRONI C. ed altri, Comitato per l'acquisto dei Canali Cavour. NEGRONI C., Del riscatto del Canale tip. Spargella, Vigevano, 1873. Cavour, BUNIVA G . , Sovra l'uso delle acque del Canale Cavour riscattato dal Governo, Camilla e Bartolero, T o r i n o , 1876. MINISTERO DELLE FINANZE, Il gran Canale Cavour ed i minori canali demaniali di irrigazione dall'avvento del governo fascista 29-10-22 a tutto l'anno 1927. Relazione, Provveditorato Generale dello Stato, R o m a 1928. C o m p . gen. dei Canali di irrigazione italiani (Canale C a v o u r ) , Concordato dai creditori e convenzione col governo. Regio decreto che approva il Capitolato esecutivo della convenzione 9 maggio 1862 approvata con legge 25 ag. successivo a favore della Soc. anonima dei Canali italiani d'irrigazione, Giornale del G e n i o Civile, a n n o 1865, p.u., pag. 17. Legge con cui è proibita su tutta l'estensione del territorio attraversata dal n u o v o cavo di diram a z i o n e delle acque del C a n a l e Cavour decreto in base alla legge 18 agosto 1870, l ' a p e r t u r a di nuovi fontanili e l ' a p p r o f o n d i m e n t o , l'allargamento di quelli esistenti, G i o r n a l e del G e n i o civile, a n n o 1871 p.u., pag. 250. Regio decreto col quale è p r o r o g a t o il termine per la sistemazione dei cavi scaricatori del Can a l e C a v o u r e pel p r o l u n g a m e n t o del cavo Gazzelli a s p o n d a destra del Po presso Chivasso, G i o r n a l e del G e n i o Civile, a n n o 1891, p.u., pagine 299. Legge contenente p r o v v e d i m e n t i , per la congiunzione del C a n a l e Cigliano col Canale C a v o u r e pel miglioramento della rete e dell'esercizio dei canali d e m a n i a l i d'irrigazione, Giornale del Genio Civile, a n n o 1893, p.u., p a g . 287. Regio Decreto relativo al personale tecnico di finanza ed all'amministrazione dei Canali C a v o u r , G i o r n a l e del G e n i o Civile, a n n o 1899, p.u., p a g . 73. Disegni; p i a n o generale, profilo longitudinale e sezioni trasversali, serie C, tav. I I , G i o r n a l e del G e n i o civile, a n n o 1865, p.n.u., pag. 184. C a n a l e sussidiario di derivazione dalla Dora Baitea, G i o r n a l e del G e n i o Civile, a n n o 1870, p.n.u., p a g . 425. Il Canale C a v o u r ed i suoi d i r a m a t o r i e subd i r a m a t o r i , G i o r n a l e del G e n i o Civile, a n n o 1880, p.n.u., pag. 305-389, 441. 27 MORACHIELLO P., Ingegneri e territorio nell'età della Destra (1860-1875). Dal canal Cavour all'Agro Romano, D e d a l o , Bari, 1976. 28 G . PREVITERA, Canale Cavour: Itinerario tecnico-storico, riv. « Escursionismo », 1973. Problemi di conservazione e di utilizzazione del paesaggio fluviale e delle risorse idriche Il sistema delle acque è stato da sempre valutato come prioritaria risorsa territoriale; una risorsa che è stata utilizzata in modi diversi, a partire dalle sue potenzialità d'uso dirette, o indirettamente rese disponibili. Questo processo d'uso della risorsa fluviale che, come si è voluto indicare con le osservazioni e i documenti iconografici precedenti, è strettamente connesso con i modi di vita e di lavoro che hanno dato forma al territorio, ha sempre dovuto mediare, attraverso una necessaria e indispensabile opera di protezione, i condizionamenti e i pericoli inerenti alla situazione naturale e / o alla situazione indotta dalle trasformazioni attuate nei corsi d'acqua. È dialettico il rapporto tra utilizzazione del corso di acqua e protezione dal corso d'acqua, che del resto si è, nel tempo, sviluppato secondo una linea ove sono identificabili, attraverso le diverse impostazioni e soluzioni adottate, anche quelle trasformazioni più ampie verificabili secondo il rapporto tra scienza e natura. Non a caso il modo di porre il problema del dissesto idrogeologico, e la valutazione delle cause dirette e indirette che lo individuano, indirizza verso linee di soluzione diverse: dove sono presenti una componente tecnologica e una componente « ecologica », ma dove è appunto variabile, e diversamente proporzionato, il reciproco apporto che informa le varie proposte di controllo idraulico. Non è senza interesse, d'altronde, ritrovare nelle indicazioni di limitazioni d'uso, e quindi di controllo territoriale connesse alla presenza dei fiumi, di alcuni programmi attuali di pianificazione territoriale (e specificatamente nel PTC), una ripresa di considerazioni che potremmo leggere in testi, qui oltre citati, che trattano questa materia secondo l'esperienza di altri momenti storici. La revisione di un modo di operare il controllo idraulico soprattutto attraverso la regolamentazione artificiale del corso d'acqua è stata resa possibile dalla rivalutazione dei condizionamenti posti dallo stesso. La necessaria aderenza alle condizioni naturali del corso d'acqua, nella sua linea evolutiva, viene cosi riconosciuta come parametro progettuale; secondo un orientamento che, evidentemente, tende ad interpretare la regolamentazione del corso d'acqua nelle sue connessioni con le condizioni territoriali, quindi anche a monte e a valle del tratto considerato, e a determinare i limiti del campo d'efficacità delle opere idrauliche. Legando la sistemazione idraulica del corso d'acqua alla sistemazione idraulico-forestale del bacino montano, si tende a comporre l'insieme degli interventi nei bacini fluviali, sviluppando soluzioni che rispondano, anche per il loro grado di interdipendenza, all'obiettivo di sicurezza e salvaguardia territoriale. È noto come le condizioni di pericolo, sviluppandosi da situazioni di dissesto territoriale, siano legate, piuttosto che a ineluttabili calamità naturali, a condizioni d'uso del territorio — diffuse o puntuali •— che non hanno rispettato le condizioni d'equilibrio ecologico. Questo problema è stato infatti messo a fuoco secondo linee interpretative, del resto non formulate da oggi solamente, che hanno portato a ridefinire l'impostazione di una corretta proposta di intervento di sistemazione e di difesa idrogeologica attuabile secondo un più preciso rapporto con le scelte di politica territoriale 2 9 . Di conseguenza, nell'ottica della pianificazione ecologica del territorio del bacino fluviale, si potrebbe quindi sviluppare un orientamento coerente tra l'in57 tervento settoriale di sistemazione idraulica e il progetto paesistico dell'area fluviale. H- 111*0 ma 4) 7,7/,\ f in iti luti, h rtìUjJitfit , V/ ( <1 f.umt NOTE 29 Cfr. ad esempio: ROUBAULT M„ Le catastrofi naturali sono prevedibili (alluvioni, terremoti, frane, valanghe), Einaudi, Torino, 1973. CEDERNA A., La distruzione della natura in Italia, Einaudi, Torino, 1975. COMMONER B„ BETTINI V., Ecologia e lotte sociali, Feltrinelli, Milano, 1976. CONDIZIONI E REGOLAMENTAZIONI DELL'ALVEO FLUVIALE Il paesaggio fluviale, cosi come è osservabile oggi, da terra o dalle restituzioni aereo-fotografiche, presenta per lunghi tratti, anche nel territorio torinese, ancora l'evidenza di un paesaggio a prevalente caratterizzazione « naturale », che a volte non appare segnato da alcun intervento di regolamentazione, né dalle pur importanti trasformazioni territoriali intercorse. Si tratta invece di un paesaggio largamente « costruito » anche per quanto riguarda specificatamente il controllo dell'andamento dei corsi d'acqua. Le soluzioni apprestate per sviluppare le potenzialità del sistema fluviale per l'uso produttivo e insediativo lungo tutto il corso dei fiumi, rappresentano una prima dimensione progettuale nella sistemazione del paesaggio fluviale. Per indicare alcuni termini di confronto in questo processo di costruzione del paesaggio fluviale sono stati espressamente scelti alcuni documenti (vedi figg. da 28 a 30 e da 34 a 37 rispettivamente), che illustrano lo stato di fatto e le proposte risalenti alla prima metà dell'800 per la sistemazione di due aree fluviali del comprensorio di Torino. Si tratta delle due aree di confluenza al Po, del Pedice e del Maira da una parte, e del Malone e dell'Orco dall'altra, che interessano, rispettivamente, gli abitati tra Polonghera e Casalgrasso e quel58 I" > ! f * C.''' A A'": i li. Y « Yr V F'g. 28. Tipo geometrico Regolare in tutte le sue parti dei corso dei fiume Po e sue adiacenze sulli territori di Panca/ieri, Poionghera. Fauie e Casa/grasso levato sui luogo neiii mesi di ottobre e novembre 1815 con progetto di rettificazione dell'alveo detto fiume ii tutto formato daii'Arch. n-h/J' 00 sottoscritto nella qualità di perito d Ufficio coerentemente all'ordinanza dell'Ili. Co/atara/e nella Reggia Camera de' Conti Giuseppe Maria Nasi conservatore generale dei label/ione e specialmente delegato da S. M. per l'oggetto dei rettilineo di detto tratto dei corso del Po colle Regie patenti del/i 18 luglio 1815 il presente tipo à relativo all'unita relazione. Data: 29 gennaio 1816. Dim.: 130 X 210. Tecn. gr.: china ed acquarello. Supp.: carta su tela. A.S.T. sez. Riun., Acque T o . - P o , 85/3. li attorno a Chivasso; è alla confluenza che si manifesta specialmente l'instabilità dell'alveo, e non sorprende che, ancora oggi, come vedremo, questi nodi ancora coincidano con aree-problema nella organizzazione del paesaggio fluviale. I documenti riportati sono sufficientemente espressivi al riguardo delle condizioni irregolari dell'andamento fluviale, in un periodo relativamente recente, e misurano l'ampiezza di territorio che era occupato, sia pure in modo assai variabile, dal corso d'acqua nel suo complesso di diramazioni e formazioni golenali laterali. Inoltre abbiamo ripreso a tale proposito, anche per un primo inquadramento del materiale archivistico approntato, un lavoro che proprio all'inizio dell'800 30 documenta con quale organicità e con quali riferimenti veniva impostata la materia in quel periodo, immediatamente precedente a quello cui si riferiscono i disegni allegati. Attorno agli ultimi anni del XVIli secolo, infatti, « l'Architettura Idraulica » si fondava professionalmente e veniva precisando, sulla « geografìa di fiumi e torrenti, e cioè la descrizione, indole, ed usi principali di essi », le basi degli interventi progettuali di sistemazione idraulica. Tra questi, gli interventi di rettificazione dell'alveo sono notevoli esperienze di architettura idraulica, colle quali sono state operate importanti modificazioni territoriali. I primi interventi si datano alla fine del '700, se, concordando con il lavoro citato « gli studi di Architettura Idraulica non si sono stabiliti in questi Stati che da circa 30 anni addietro, e soltanto dopo l'intervallo di 10, 15 anni gli alunni erano in stato di rendersi di sensibile vantaggio al paese loro » « . . . lungo de nostri fiumi s'intrapresero e felicemente compirono molte operazioni importanti, e cioè di ridurre più rami in uno solo, di rettificarne de' longhi tratti, e di munire le sponde contro le inondazioni, e quindi anche procurando coll'adeguata distribuzione de' Canali una maggiore estensione all'Agricoltura, ed aumento agli edifizi di varia specie ». « Le operazioni moderne fatte lungo i fiumi influenti furono accompagnate da 59 altre consimili, ma più sicure e grandiose lungo il Po, quivi traggono origine molti tagli, rettifili fattisi lungo di questo fiume nell'accennato intervallo, gli arginamenti per lunghissimi tratti, le riunioni di più rami, e molte altre opere, colle quali se ne impedirono le espansioni che nelle grandi piene coprivano altre volte delle miglia di prese da ambo le sponde, eccettuato un piccolo tratto nei contorni di questa capitale e dove si è appunto più lavorato, si è nella Lumellina, e Vogherese dove il fiume è più ricco d'acque, le inondazioni di grandissima estensione, come quelle che tenevano cinque o sei miglia di larghezza, ed anche più; andando sino alle porte di Pavia sotto una grande altezza d'acqua. In questi paesi, cioè dalla città di Valenza sino alla confluenza del Ticino si saranno fatti venti e più tagli o rettifili da 17 a 20 anni a questa parte. Questi oltre di produrre gli effetti propostisi nell'eseguirli, cagionarono talora anche de' Salti, o tagli naturali; cosi che questo tratto di strada richiede ora un tempo molto minore per la navigazione. L'effetto de' primi tagli eseguiti nelle parti superiori di questo tratto del Po fu quello che si disse dover succedere, cioè più violenti piene agl'inferiori che rovesciarono le arginature con gravissimo danno del Siccomario e Voghera. A questi mali provvide il nostro R. Governo con un rimedio analogo alla cagion del male, e si eseguirono parecchi altri rettifili prima di giungere alla confluenza del Ticino, a' quali si mise l'ultima mano coll'ultimo, formato al sito stesso della confluenza nel Ticino Territorio di Venezia, il quale venne da me diretto e compito felicemente nel 1793, malgrado le difficoltà prodotte dalle alternative piene del Po e del Ticino. In tutte queste operazioni oltre il maggior incassamento si formavano ancora le nuove arginature parallele a tagli lasciandovi le golene opportune, con che si mantenerono più facilmente unite le acque ». Nel 1810 una « memoire instructif rélatif au redressement du fleuve du Po au dessus de la ville de Mont-Calier » 3 1 , affronta il problema della sicurezza della città e degli altri centri rivieraschi 60 jt- dalla alluvione del Po; sono qui proposti, e direttamente confrontabili con i progetti di figg. 31-32-33, i principi generali sui quali « repose l'art du redressement », attribuiti come modello di intervento e con referenza autorevole al Guglielmini, che detta le seguenti condizioni per la riuscita del raddrizzamento dell'alveo: 1) que la ligne parte d'une Berge en corrosion et soit dirigée de maniere que le courant de l'eau, dit Filone, enfile dans ses differentes variations la direction du Canal à ouvrir. 2) que si cette direction n'est pas dans une ligne droite elle soit plus courte que cette quelle doit remplacer; 3) que le terrain soit de faible corrosion; 4) (cet auteur observe que) cette operation n'est pas sure dans les rivieres qui coulent sur des lits de gravier; 5) qu'il eu est de m,éme de celles qui reunissant les autres conditions n'ont pas assez de pente. Nella stessa memoria si precisa inoltre: — que l'embouchure du redressement soit placée dans une Berge en corrosion; — que verse cette embouchure il ne se trouve pas quelque obstacle dépendent soit de la nature du terrain soit du voisinage de quelque affluent; — que la ligne du redressement ne soit pas trop longue, felle avantage que serait la manière dont se présenteroient les autres conditions; — que si l'on doit faire une suite de redressements, l'on commence par celui qui est le plus bas. Fjg. 29. Disegno dei corso attuale dei Po dallo sbocco dei Peiiice sin sotto ia chiatta o porta di Casa/grasso co' principali dati relativi ai rettilineo ottenuto dalla Comune di Panca/ieri. Data: 30 gennaio 1816. Se.: trabucchi 300. Dirti.: 111 x 64. Tecn. g r .: china ed acquarello. Supp.: cartoncino leggero. A.S.T. sez. Riun., Acque To.-Po, 84/4. Cfr. anche: Disegno dei corso attuale dei Po dallo sbocco dei Peiiice sin sotto ia chiatta o Porto di Casa/grasso, co' principali dati relativi ai rettilineo ottenuto dalla Comune di Panca/ieri. Data: 11 ottobre 1815 - 20 febbraio 1821. Se.: di trabucchi 300. Dirti.: 111 x 64. Tecn. gr.: china e acquarello. Supp.: cartoncino leggero. A.S.T. sez. Riun., Acque To.-Po, 84/3. Il disegno riprodotto in fig. 31 illustra appunto l'intervento eseguito nel 1815, col taglio dell'alveo del Po e ripropone ulteriori interventi sul Po e sulla Chisola (vedi anche figg. 32 e 33), per una soluzione in difesa degli insediamenti. Anche per la Stura, tra il 1811 e il 1813, si svolge e si dibatte un rapporto curato da Michelotti — ingegnere capo di Ponti e strade — « tendente a far costruire un argine alfine d'assicurare le 61 proprietà esposte all'inondazione della Stura sui territori di Borgaro e Settimo Torinese » 3 2 accompagnato da un disegno dedotto da un suo precedente rilevamento e datato 28-8-1797. In relazione alle aree documentate più specificatamente nelle tavole precedenti possiamo inoltre segnalare 3 interventi nelle loro adiacenze: 1) Progetto Pellice: « Riconoscimento dei guasti arrecati al ponte sul Pellice lungo la strada tendente a Saluzzo, ancora costruendo, per riconoscervi i guasti arrecati ad esso ponte dalle ultime straordinarie piogge », (1839) e, conseguentemente viene proposta una « relazione sul progetto di massima per la sistemazione del torrente Pellice nel tratto compreso fra i due ponti di Monte Bruno e Bibbiana (1840) (AST SR 1936 - Vers. G. C. - Pacco 1 Fase. 3, anche per le citazioni seguenti); 2) La costituzione di consorzio di ripari al Po nei territori di Carignano Villastellone, tra il 1880 e 1898: « Costituzione di consorzio di ripari al Po, definizione dei confini dei terreni di detto consorzio e indicazione degli argini da farsi (1880); — Costituzione di un consorzio per ripari al Po - Riserva di omologazione del progetto dell'arch. Tappi (1880-81); — Costituzione di consorzio per ripari al Po - Estensione del consorzio già esistente, discussione sulla costruzione degli argini di difesa (1881); — Consorzio idraulico, ripari al Po, notizie statistiche (1882); — Richiesta di definizione delle categorie e delle spettanze delle opere di arginatura da eseguirsi al fiume Po presso Carignano (1893); — Argini al Po nei territori di Carignano, Villastellone, Carmagnola: documento che accompagnava il progetto dell'ing. Fenoglio (1898); 3)La relazione al Congresso per Chivasso: « Ripari al Po a Chivasso - Relazione al congresso permanente del progetto riguardante i ripari al Po. Carte riguardanti la perizia relativa alle opere da esibirsi ». 62 y » ! * » ^ ^ A w u ' u ì u r i ..JL. it-sé & «i •ÉàMM *,. J U K V > AFINÀ . 4 . A r; r*^ _r,!.« ^ È stato recentemente condotto un esame molto completo sulle modificazioni del corso del Po, a valle di Torino, dalla confluenza della Stura a Crescentino, oltre la confluenza della Stura a Crescentino, oltre la confluenza della Dora Baltea, e per i tratti finali dei corsi dei successivi affluenti del Po, Stura, Malone, Orco, Dora Baltea 33 . Questo studio, di cui la figura 38 rappresenta la parte grafica riassuntiva, registra le trasformazioni di questi alvei fluviali avvenute nello spazio di circa 150 anni, mettendo a confronto due analisi della situazione idrografica; Luna, dedotta dalla rappresentazione territoriale fissata nella « Gran Carta degli Stati Sardi in Terraferma » negli anni attorno al 1820, l'altra, attuale, e ricavata da recenti elaborati aereofotogrammetrici a infrarosso/colore. Su questa base è quindi rilevabile, indirettamente, la portata degli interventi di regolamentazione e di difesa avviati nel tempo, come il risultato delle procedure di controllo adottati; rapportati alla realtà dinamica del corso fluviale, che in buona misura, anche da questi interventi viene determinata. Il lavoro dà misura — contro il quadro della valutazione storica — della situazione attuale di questo paesaggio fluviale e delle sue linee evolutive; e attraverso un esame approfondito del sistema delle acque superficiali e sotterranee, ne chiarisce il suo rapporto strutturale con tutta la pianura attraversata. L'interesse di questa analisi si prolunga quindi come supporto operativo nella sW .„ ; . .. ^ ipotesi di un progetto di salvaguardia di tutto questo tratto fluviale, che è coincidente con uno dei settori comprensoriali che qui analizziamo. NOTE 30 C f r . nota 1. Nella presentazione questo lavoro è proposto c o m e risultato sperimentale di u n a prim a indagine d'insieme per il territorio piemontese, che a c c o r p a studi precedenti: « l'esercizio d e l l ' A r c h i t e t t u r a Idraulica a v e a m i da più anni f a t t e r a d u n a r e alcune osservazioni relative ai nostri fiumi alle loro piene, e molte altre io ritengo del f u mio P a d r e e Maestro Francesco D o m e n i c o Michelotti, a q u a l e raccolta c o o p e r ò il m i o Fratello G i u n i o r e Ignazio » e inoltre: CASTELLANI J., Observations sur le revenu que peuvent ritirer les gouvernements par la directions du cours des eaux suffisant a faire aux depenses nécessaires a la costructions des ponts et des routes et leur conservation, Chez A n d r é Alliana, T u r i n , 1828. 33 I n : A.S.T. S.R. Acque Torino-Po m a z z o 80. A.S.T. S.R. Archivio interno Acque Stura, mazzo 87, 1812. 32 33 Govi 1815-1855 Torino M . , CREMA G . , ZANELLA E . , Le - condi- zioni idriche del comprensorio chivassese, Provincia di T o r i n o , assessorato allo sviluppo economico-lavoro-trasporti, T o r i n o , 1971-1973. I «•-.V»^' • v. »•>. « /ir-'. w.-rrj'j — I ~ Fig. 30. Profilo longitudinale della rettificazione dell'alveo dei Po sul territorio di Panca/ieri secondo ii progetto formato dall'idraulico sottoscritto e contenuto nei qui unito tipo regolare. Aut.: G. A. Ceroni dott. in.legge. Architetto Civile e Idraulico. Data: 30 gennaio 1316 - 29 gennaio 1816. Dim.: 121 x 22. A.S.T. sez. Riun., Acque To.-Po, 84/2. Cfr. anche: Profilo longitudinale della rettificazione dell'alveo del Po sul territorio di Pancalieri secondo ii progetto formato dall'Idraulico sottoscritto. e contenuto nei qui unito tipo regolare. Aut.: Notaio Pavarino Architetto civile. Data: 29 gennaio 1816 - 20 febbraio 1821. Dim.: 123 x 25. Tecn. gr.: china e acquarello. Supp.: cartoncino leggero. A.S.T. sez. Riun., Acque To.-Po, 84/1. n o t a s u l regime di p r o p r i e t à d e l l e s p o n d e dei f i u m i Un argomento direttamente connesso alle modificazioni territoriali dell'alveo riguarda tale questione sotto il profilo della proprietà del suolo. Nel saggio idrografico di G . T . Michelotti già citato, si ricorda che « in virtù di Regie Patenti degli 11 settembre 1759 rinovate nel regolamento delli 6 Giugno 1775, e riformate con altre Patenti delli 16 Ottobre 1793, si sono autorizzate, ed anche obbligate le Comunità a vendere i stabili comunali consistenti per lo più in boschi, e pascoli, e la massima parte dei terreni di questa natura laterali ai fiumi erano altre volte di loro proprietà ». La proprietà comune lungo le sponde fluviali — corrispondente ad aree agricole marginali — esistente attorno alla metà del secolo XVIII, viene quindi eliminata con un provvedimento legislativo successivo, modificando cosi il rapporto di proprietà del suolo, che non è senza riflesso sulla sistemazione del paesaggio fluviale. L'autore vede in questa transazione l'occasione di un miglioramento colturale, « passati cotesti fondi nelle mani di particolari possessori, non mancarono coll'attività ed industria loro di trarne un miglior partito; quindi una parte fu messa a coltura, un'altra meglio e più foltemente piantata, e si sono procurati tutti quegli altri vantaggi, per la bonificazione, e conservazione di questi fondi, che i soli possessori sono atti a procurarsi », miglioramento che l'autore valuta tuttavia irrilevante nei riguardi dell'assetto idraulico, legato piuttosto all'opera di regimazione dell'alveo. Nella discussione sulla proprietà dell'alveo, sono registrate molte cause di rivendicazione 34 che si sono prestate a solerti esercitazioni professionali, e che documentano insieme sulle avvenute modificazioni degli andamenti fluviali. Nelle condizioni d'uso attuali del territorio, in un'area particolare come quella delle ^ sponde fluviali, il problema della demanialità o della privatizzazione delle sponde ha implicazioni più vaste. La questione del regime di proprietà dei corsi d'acqua e del territorio di sponda lungo di essi diventa infatti determinante nell'impostazione di piani per il paesaggio fluviale, in quanto porta a verificare le condizioni e le possibilità d'uso nei corridoi fluviali; questi sono, in parte, già configurati, come vedremo dalla recente legge regionale n. 56 del 5-12-77 sulla « tutela e uso del suolo » ove controlla la forma di utilizzazione delle sponde. Nella regolamentazione attuale viene presa in considerazione, e riconosciuta giuridicamente come bene autonomo rispetto al territorio sul quale scorre, « l'entità idrogeomorfologica rappresentata da un fiume, nel suo complesso strutturale di acqua fluente, di suolo sul quale scorre l'acqua, l'alveo, e di rive » 3 5 . Nel Codice Civile, riprendendo una linea giuridica fondamentale nella tradizione del diritto delle acque viene infatti stabilita la demanialità del corso d'acqua e delle sue adiacenze, limitatamente all'alveo e alla riva interna; ove con alveo si intende « quello spazio di terreno formato naturalmente dal flusso delle acque », e con riva interna si intende « quella zona toccata dalle piene ordinarie ». La demanialità accordata all'alveo è esclusa invece per la riva esterna o sponda, « cioè l'area toccata solamente dalla piena straordinaria ». 63 Da queste definizioni si deduce che il concetto che ha orientato i relativi provvedimenti giuridici — secondo i quali si delinea lungo tutti i fiumi un corridoio territoriale di acque e di rive vincolate al regime di proprietà demaniale — è, in linea di massima, rispondente ad una corretta valutazione dell'ecosistema fluviale; piti evidente quest'ultima, quando si ammettono, come demaniali, anche le estensioni laterali delle sponde, qualora interessanti per la tutela delle fonti di approvvigionamento idrico. Rimane da vedere, oggi, quanto sia rispondente tale delimitazione ad un intervento globale di difesa e di salvaguardia del paesaggio fluviale, dal momento che l'ampiezza delle zone sommergibili in corrispondenza delle piene reali è assai diversa da quella del limitato corridoio demaniale cosi determinato; infatti, come è stato valutato, la piena ordinaria non rappresenta che il 25% della piena reale. Ancora, le proprietà private che risultano adiacenti a quelle demaniali non sono sottoposti ad altri vincoli che non siano quelli propri degli strumenti urbanistici, insufficienti e inadeguati a regolamentare zone che dovrebbero essere di pertinenza idraulici. Da qui, certi effetti verificati di disordine idraulico, dovuti alla incongrua utilizzazione delle aree di sponda; queste invece dovrebbero essere tutelate attraverso la regolamentazione di forme d'uso coerenti con le garanzie di conservazione naturale dell'unità idrogeomorfologica. NOTE 34 Vedi ad esempio la dell'alveo e delle isole A . SCIALOIA in A.S.T. Canali, mazzo 139. C f r . inoltre i seguenti trattazione sulla p r o p r i e t à sorte nei fiumi firmata da S . R . Acque, Ponti, Porti, documenti: A.S.T. S.R. Arch. sist. acque Po, m a z z o 137 1846. R a g i o n a m e n t o nella causa del Regio p a t r i m o n i o contro la città di Valenza (oggetto a p p r o p r i a z i o n e di isola nata sul Po). A.S.T. S.R. Arch. sist. acque Po, m a z z o 134 1850. D o d e c e n n e affitto dell'isola detta la G a m b i n a formatasi r e c e n t e m e n t e nel Po in territorio di Valenza. A.S.T. S.R. Arch. sist. acque Po, m a z z o 137. 1844-1843. Alveo a b b o n d a n t e del Po e T a n a r o nella Provincia di T o r t o n a . T o r t o n a - Alveo a b b o n d a n t e - Rivendicazione di proprietà. Alveo a b b o n d a n t e del Po e T a n a r o - Rivendicazione di p r o p r i e t à . Disegno: tipo dimostrativo r a p p r e s e n t a n t e u n tronco d e l l ' a n d a m e n t o del canale del Po ora a b b a n d o n a t o d e n o m i n a t o di G u a z z o r a ; la posizione dei paesi al m e d e s i m o confinanti e la situazione dell'attuale passaggio p u b b l i c o , che si f a con u n battello altre volte detto il battello del molino dei Torti, i n c o m i n c i a n d o in A all'antica diramazione di questo canale che si f o r m a al Buco dell'Oca in faccia a C a m b i o , sino internam e n t e allo sbocco della Scrivia, cioè al p u n t o di riunione del torrente Scrivia con l'attuale canale del Po. 1842 Relazione allegata alla m a p p a d e l l ' a l v e o a b b a n d o n a t o del fiume Po sui confini di Sale, Guazzora e Castelnuovo. 35 In: « Aspetti giuridici e amministrativi », Q u a d e r n o di « I t a l i a n o s t r a » n. 9 / 1 9 7 0 : Le riserve naturali fluviali, concetti generali e indicazioni per un progetto pilota: una riserva naturale del Tevere. (Anche per le citazioni successive). I Corso / / ) l'/i/riartfi. ,W/ti ve f/arr arvpe/r Ja//< (/e/\ /ri/a J/ \ ^a/r'juÀ (•vrra.r/Mr' Jr rv// ,f rt¥/rt»,J 1/Ìedle ,1 ti Vt»/« ; -*! f/5 i Z f / l r Ufr/rè,/, Uicut» ftyrv/e c/r /a • «jiri in una ! l'trjt ia / / / / , / , nÀ aitnOè >/rrt*fyar /a/rrtii ./Ani jtm fytr*7ì Fig. 31. Corso del Fiume Po. In vicinanza della città di Monca/ieri coll'indicazione dei vari progetti fatti per liberare li suoi Borghi dalle corrosioni di cui sono minacciati. 1 , / j . f *u/rir f > f y * r / i / „ u r t a j / r r / j • V ' f i / / ,„A m//th / fi , *•"'••: i Aut.: copie disegno presentate a S. M. n. ag. 1818 - Castellani. Data: agosto 1818. S e . : 1 : 1.000. Dim.: 52 x 41. T e c n . gr.: china nera e acquarello. S u p p . : carta su tela montata su tela nei 1959. A.S.T. sez. I, carte t o p . arch. s e g r e t o 3 6 - A - l V rosso. Cfr. a n c h e : Corso del fiume Po. in vicinanza della città di Monca/ieri con l'indicazione dei vari progetti fatti per liberare i borghi della detta città dalle corrosioni di cui sono minacciati. Aut.: mancante. Data: mancante. Se.: 1 : 1.000 Dim.: 64.5 x 45. Tecn. gr.: china nera e rossa e acquarello. S u p p . : cartoncino. A.S.T. sez. Riun., A c q u e T o . - P o e Chisola, 1 8 1 5 - 5 3 Marzo 85. fym 2Óvy*0 j f c r 4 f t w a / i r f i a I J f i u m e > / a / / f y ree re ^ f o r a / / ' />/J//*^à/?e ev'jua/ /////tarr/dil' • «/ ' j/ /ifé^rrlk*rr /gry, a/sì e*/f ert/f ot j/ 'jutf'ni// fuet' a&r/wrxt •/emrtefb A m W jt /s&fofrtii fu e r / f , <r/,/, ^ seye j • - 9 A."-*.. fi! 7 cif ra / (Xr'uent fnrie/a A <5 T'ey/ AWéte e firrm* <4/ /f/ermA o .fótim j d j r fo > /7/trfem e A . A r f f A </, é a/A Ai'*** //.WreA/e i/if/nr : //A,tra/fere' </,f/e Om .ap^u fft*/s/frtijt*/ // rtrf/'b ijr<y>tJ/f' J e t . / / / / A \ /'? »tif/fe frrfrrJ/fH m.(r.' arr/ere// A 1 3 $ de /re/ J/,A/r.<A et J/nfttr itf/, teeSÌr .'eòi e/hi*tfr /A . jf/fé /rttrr/a/r /jt« te er/far/ìé*? tsrat ri» f f < tf/et m une /•/rrSn •pi //re f7 aerr/e Pi raf/e irretii j \//e/r a/zietj„/.*sn d e / / a Ae * rerretpen rwJri»4w/mA Aer/r /e// /e f 'n //fe, a ereftre/he/ / , t / / g / f a/ af e/tirk/t /e/A*me • % fr ^ ( / t i , , w'/'.///a ryu/a/y O/iÓfI; ' . / / / ' '///XW.'AV/ t'WU ài '«•)'••• -1" f" M.tia $.4»lit*«t<, , <1 / ' < w : m <!'/', '//'////u> Ufi Al tifali .>.«*.-»«» U «>* (IVtHUrttliUM,*' V mattui* HTTIU» «I »Vtt|i«N« '»• à'tla à #»i! I I w* _ t x Jn , f&upm mjutimè&t/ygfilariwe.mtijjuwé È rfAr<fll| partir tfiPagi èÙ'Ormtt. > f/derumti j ttdibntate kfiuJtUx (Injtlrn à attuti. 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Piano regolare del corso del fiume Po nel tratto decorrente sul territorio di Moncaglieri compreso tra la regione dei Gonini ed i Mulini di Mayrano relativo al progetto del taglio da farsi al detto fiume in vicinanza del ponte di Moncaglieri, e di quelle altre opere di cui nella Relazione, calcolo ad istruzioni in data d'oggi al presente unito. Aut.: Ignazio Michela. Data: 18 febbraio 1819. Se.: di metri 400. Dim.: 67 x 180. Tecn. gr.: china ed acquarello. Supp.: cartone. A.S.T. sez. Riun., Acque To.-Po e Chisola. 1815-1853, 85. Cfr. anche: Tipo di planimetria dell'attuale corso del fiume Po in territorio di Monca/ieri. Rilevato sul luogo nei scorsi mesi di aprile e maggio per la porzione compresa tra il nuovo taglio apertosi nell'anno 1817 nella regione de' Gorini proteso sino alla chiusa de' Molini di Meyrano a propri delle città in cui sono notati tutte le circostanze di fatto locali per manudurre ia perizia a proporre ia riparazione che desidera ia città suddetta di Monca/ieri di intraprendere per difendere questa parte di suo territorio dalli danni e frequenti corrosioni a quali soggiace in occasioni d'escrescenze dei fiume ed allontanare dai Borgo del Mercato le minaccie che le sovrastano dal timore d'alluvione delle acque dei Po con quelle del Torrente None ossia Chisola quali sono in procinto di congersi con dannose, ed irreparabili conseguenze. Si sono altresì in questo tipo segnate le ampliazioni de' beni ossia Lunate. A quali vi diede luogo l'escrescenza delli 31 scorso Maggio e successivi giorni quali minacciano ii fondi e fabbriche nelle regioni di Barbogna e della FreiUa, ed aumento ii pericolo della congionzione del Po col None. ' Quii fotta li tìArn^jttEa&^uiMtta yja da" fÀnouà)Jn Unjordk •gr OnàtdttmtJHtKito ti dolutiti* uruunlt mituiak, A }'.hhmu aliaiIrHm uitm-ru altyipo 'ly/fvdut/àuttUe fiaiatli rtm ùUorru al ' O f f . iomtfattaiuilUi'JIhAirrÀm diili So. luyoa profumo fetta Ila ejc dUm^t /"ffianbannuz^ tjutiftfti truwijiUn dt proctdvtalpmrnl/Jtppe, Jtoaa/iptalt db nmrnihft, Jn-fficeiiA-- £tt</natmfttm». Gma/iurlUi dtkiaM/n udrarrah) ontA/tmttffaib /icmmim A.S.T. sez. Riun., Po e Chisola. Marzo 85. < ajidu.pnìuunojroaeOycrduu e t U f g t t dllkmpe aimr/frutn Gufo et Aut.: Golzio Gabriele. Data: 1818. Se.: 1 : 500 compresi i divisi. Dim. 188 X 88. Tecn. gr. china e acquarello. Supp.: cartoncino. daJUJtmdzn omolttii { i J . dt/mw s*> . y/intt* dOMMiM f< Fig. 33. Tippo Regolare o... ? Figura del luogo di due Pezze di Campo Mejsino e Gerbido. anche simoltenenti, poste sovra le fini di Vinovo, et nelle regioni dette degl'A/tenatti et del guado sotto 'le coherenze descritte qui sotto intorno al tippo, e da me sottoscritto misuratore ed estimatore pubblico della presente citta delineato ... Aut.: F. A. Appiano Misuratore. Data: 3 gennaio 1736. Se.: di Trabucchi 50. Dim.: 118 x 48,5. Tecn. gr.: china nera e acquarello. Supp.: cartoncino da disegno con supporto tela. Arch. Com. Moncalieri A.S. Serie V Parte F n. 48. Cfr. anche: " . ^ - 7 7 o n u Piano Regolare dei corso dei fiume Po in territorio di Moncalieri relativo ai taglio da farsi superiormente al ponte in legno. e Aut.: Ing. G. M. Gallinati. Data: Torino 11 Febbraio 1824. Se.: 1 : 2.500. Dim.: 94 x 63. Tecn. gr.: china nera e rossa e acquarello. Supp.: cartoncino. A.S.T. sez. Riun., Torino Acque Po e Chisola - Marzo 85. 67 I .U. 4.1 \ \ Hi , » % ' * Fig. 34. Corso dei Po nel territorio di Chivasso. Data: 14 aprile 1846. Se.: in trabucchi. Dim.: 104 X 37. Tecn. gr.: china nera e rossa e acquarello. Supp.: cartone da disegno. A.S.T. sez. Riun. Vers. G. C., vers. 1936, Pacco 1, Fase. 2. f**i£»«*t» M Fig. 35. Corpo Reale del Genio Civile Circondario di Torino. Provincia di Torino. Città di Chivasso. Ripari al fiume Po. Piano di un tratto dei corso del Po nel territorio della città di Chivasso colla indicazione degli argini normali alla sponda sinistra del fiume che assicurano ed agevolano ia strada al porto natante. Aut.: Barbavara ingegnere capo. Data: 4 settembre 1845. Se.: 1 : 4.000. Dim.: 76 X 61. Tecn. gr.: china e acquarello. Supp.: cartone da disegno. A.S.T. sez. Riun., vers. G. C., vers. 1936. Pacco 1. Fase. 2. Fig. 36. Piano del corso del Po nei territorio della città di Chivasso dove l'argine della riva destra difende le terre del sig. Cav. Trabucco di Castagneto. Aut.: Barbavara ingegnere capo. Data: 15 maggio 1843. Se.: 1 : 2.000. Dim.: 90 x 60. Tecn. gr.: china nera. Supp.: cartone da disegno. A.S.T. sez. Riun., vers. G. C „ vers. 1936. Pacco 1. Fase. 2. Cfr. anche: Corso del Po nel territorio della città di Chivasso. Progetto della difesa della sponda sinistra del Po con argini normali alla traccia regolare dei fiume. Aut. ing. capo Barbavara. Data: 12 dicembre 1843. Se.: 1 : 4.000. Dim.: 200 X 69. Tecn. gr.: china nera e rossa ed azzurra. Supp.: cartone da disegno. A.S.T. sez. Riun., vers. G. C., vers. 1936. Pacco 1. Fase. 2. 68 Fig. 37. Parte del Corso del Po dal Porto di Monteu e parte di quello della Dora Baltea superiormente a! Porto di S. Anna in vicinanza della cassina della Fessia sino alla loro unione poco longi da Moncestino (stralcio). \ Aut.: signor Boerio. Se.: 1 : 4.752. Dim.: 270 x 80. Tecn. gr.: matite e china nera. Supp.: carta da disegno e cartoncino da disegno. Scrit. sul verso: Po, parte del corso del fiume Po dal porto di Monteu : e parte di quello della Dora Baltea superiormente al Porto di S. Anna, in vicinanza della Cassina della Fessia, sino alla loro unione, poco lungi da Moncestino. Originale del Signor Boerio. senza data sulla scala di 1 : 4.752. I A.S.T. sez. I, carte top. A-B, Po n. 7. » , 0 " CONSIGLIO I N 0 couprensorio chivassese LLE TRASFORMAZIONI »' « » » NAZIONALE "" " OELLE » • • ' « » « ...«.OLO.IC. IICEICHE .«,«0 «, IDROGRAFICHE Ci. 0-OARHOHE Scala f : 50 000 legenda Fig. 38. Carta delle trasformazioni idrografiche nel comprensorio Chivassese, 1971-73 (da Govi M„ Crema G„ Zanella E., op. cit.J. 71 AREE DI ESONDAZIONE COME CONDIZIONAMENTO TERRITORIALE Eventi eccezionali e insieme ricorrenti come le alluvioni (vale a dire l'invasione di aree più o meno estese di territorio da parte delle acque fluviali), sono stati registrati in Italia con una frequenza che appare più serrata durante l'ultimo mezzo secolo, rispetto ai periodi precedenti. Durante questo periodo infatti sul territorio nazionale si sono contate circa 280 piene fuori dalla norma, e Piemonte e Toscana hanno condiviso il primato numerico delle piene con 30 eventi eccezionali ciascuna 34-37 . Una carta sintetica della distribuzione delle aree di esondazione, da cui stralciamo la parte che interessa il bacino del Po (vedi fig. 39), è stata presentata nella « Prima relazione sulla situazione ambientale del paese » 38, e segnala le aree alluvionate nel periodo tra il 1951 e 1972. Inoltre, in questo stesso documento si suppone che « pur in mancanza di dati di rilevazione ufficiali le informazioni disponibili del dissesto idrogeologico si siano ulteriormente aggravate nei confronti della situazione precedentemente rilevata nel 1967-1970 dalla Commissione De Marchi ». Come vedremo, non è mancata infatti la conferma di questa supposizione; mentre gli anni trascorsi dal completamento dell'indagine della Commissione Interministeriale 39 obbligano a costatare il mancato avanzamento del progetto d'intervento proposto che — pur con la discussione e la precisazione e la revisione di alcune delle linee di intervento individuato in quella sede — avrebbe dovuto concretizzarsi nel periodo successivo. Invece, l'intervento in questo campo è stato, e continua ad essere, troppo inadeguato e insufficiente rispetto alla gravità della situazione; per cui è senza enfasi giornalistica la denuncia che un autore come Antonio Cederna ha sviluppato lungo l'arco di anni, sino a commentare come « alluvione programmata » l'ennesima, recentissima e catastrofica alluvione 4 0 . Le alluvioni sono state infatti riconosciute come indicatore di una condizione di dissesto territoriale che interviene 72 Fig. 39. Carta della distribuzione delle aree di esondazione. (da Tecneco, o p . cit., stralcio). come causa concomitante, insieme con i fenomeni pluviometrici e con i fenomeni più specificatamente legati alle condizioni morfologiche del bacino. È stato anche ricordato 4 1 , come a condizioni simili nei livelli pluviometrici, corrispondano conseguenze territoriali che si sono, negli ultimi decenni, fatte molto più gravi, con bilanci di distruzione molto più pesanti: un fatto che è in stretta relazione con i modi delle incontrollate trasformazioni territoriali avvenute lungo questo periodo e che dà la misura reale del problema. In particolare la « acquisizione recente per scopi edilizi, industriali, agricoli di aree naturalmente soggette ad inondazioni e che in passato erano lasciate libere alle espansioni delle piene, ha aumentato l'entità di danni dovuti agli eventi alluvionali » 3 8 . Come già abbiamo visto, sull'insieme delle aree di pianura corrispondente al 3 2 % della superfìcie comprensoriale, le limitazioni più rilevanti all'utilizzazione del suolo sono infatti poste dai fiumi; e tali limitazioni dovrebbero leggersi come variabili dipendenti dall'ampiezza delle aree esondabili. Se, riprendendo una analisi recente 22 , « si definisce letto maggiore tutta l'area potenzialmente esondabile del fiume, questo è ovviamente assai maggiore che non l'alveo apparente del fiume (cioè dell'elemento morfologico più facilmente e comunemente conosciuto delle forme fluviali). Quindi è evidente che l'area costituita dal letto maggiore comporti una serie di limitazioni nei confronti dei vari usi del suolo (in particolare per quanto riguarda la costruzione e le vie di comunicazione) oppure una serie di interventi (quali argini, opere di difesa e di prevenzione delle inondazioni) in modo da salvaguardare l'area stessa ». Ne deriva che « ove ragioni particolari di pericolo o di sfruttamento di potenzialità non rendano necessari detti interventi è preferibile lasciare che il corso dei fiumi si evolva naturalmente ». Già queste indicazioni di larga massima tracciano una prima proposta per il disegno dei corridoi di protezione fluviale ad ampiezza variabile lungo i corsi d'acqua, che rimane peraltro tutta da precisare. Resta da vedere, intanto, quale sia allo stato attuale l'occupazione reale di tali fasce alluvionali; precisandone la situazione di compromissione e / o di utilizzazione impropria (in tal senso sono da segnalare anche casi abnormi; come nel Biellese, ove sono stati ricostruiti edifici industriali nelle stesse zone dove aveva agito l'alluvione, e nonostante specifiche segnalazioni per vincolo d'uso in aree dichiaratamente pericolose). Ecco quindi un orientamento per la pianificazione del paesaggio fluviale particolarmente indicativo per l'insieme delle aree di pianura; in aree cioè dove spesso sono inesistenti altre caratterizzazioni morfologiche naturali ma dove l'accentuazione paesistica data dalla presenza fluviale, qualora salvaguardata come elemento paesistico e naturale, può essere considerato espressiva del processo di conservazione naturale. Le limitazioni circa le aree esondabili stabiliscono una indicazione preferenziale per una destinazione ad uso agricolo, secondo la proposta di PTC, di tali aree; che si dovrebbe risolvere sviluppando, attraverso il piano agricolo zonale, anche le articolazioni del progetto paesistico. La documentazione raccolta per il Piemonte, a cura del Laboratorio di ricerca per la protezione idrogeologica del Bacino Padano del CNR che nella sua attività ormai quasi decennale, ha documentato, analiticamente tutti gli elementi alluvionali recenti, individuando cause e conseguenze del dissesto, permetterebbe d'altronde di precisare le osservazioni precedenti nei termini delle loro reali e spesso gravi conseguenze; sviluppando — attraverso la ricerca di base — l'analisi dei fattori limitanti inerenti al sistema fluviale. L'indicazione sommaria, per quanto già esplicita, delle aree di esondazione relative al sistema idrografico piemontese, riportata in fig. 39, può essere integrata con i seguenti dati che riguardano le zone sommergibili, riferite ai Comuni di appartenenza, del Piemonte e Val d'Aosta 42. Sarebbe evidentemente utile verificare questi dati per il comprensorio di Torino, predisponendo un elenco disaggregato che specifichi l'incidenza di questa situazione per le aree di pianura e quelle montane, per le aree rurali e per quelle urbanizzate, in relazione ai diversi corsi d'acqua del sistema idrografico che interessa questo territorio. Per il tratto del corso del Po da Torino a Crescentino, la « carta delle trasformazioni idrografiche » riportata in figura 38 individua con precisione la rilevante ampiezza delle aree inondate nella piena straordinaria, e segnala inoltre che: « i punti più critici, perché ripetutamente colpiti da inondazioni sono: — la campagna a S e SW di Brandizzo e parte del medesimo abitato, che venne per metà allagato sia nell'ottobre 1839 che nel maggio 1949; — l'area compresa tra la confluenza in Po del Torrente Malone e quella del Torrente Orco, per la frequente tendenza da parte di questi due fiumi ad unire le loro acque di piena nella parte terminale, spesso a causa del rigurgito provocato dal Po; — la zona tra Orco e Chivasso, minacciata spesso da allagamenti e corrosioni sia da parte dello stesso fiume Orco che dal Po; — la sponda a monte della Dora Baltea e soprattutto a valle di questo corso d'acqua dove presso le cascine Galli si sono ripetutamente verificate pericolose corrosioni ed allagamenti » 33. Non è senza interesse rivedere, alla luce di questi dati, la serie di mappe storiche allegate che si riferiscono appunto allo stesso tratto del corso del Po. L'insieme delle precedenti osservazioni va confrontato con le indicazioni delle 73 Tabella 3. Regione Piemonte + Valle d'Aosta Sup. terr. (km2) 28.661 7.670 1.209 290 4.162.000 2.365.000 N. Comuni N. abitanti Comuni sommergibili nelle regioni limitazioni d'uso del suolo proposte per le aree delle alluvioni recenti e verificato con le indicazioni dei provvedimenti di sistemazione idraulica attuati o previsti lungo i corsi d'acqua del comprensorio che qui di seguito vedremo. D'altra parte la registrazione degli eventi alluvionali, e il possibile controllo cartografico delle relative aree di esondazioni, ancora metterebbero in evidenza la ripetitività delle situazioni alluvionali, che ripropongono ogni volta un grave e insoluto problema di tutela territoriale 43. Un problema che infatti ha trovato ancora una gravissima conferma con le recentissime alluvioni della primavera/ autunno 77, in diverse zone della Regione. Le cronache fotografiche apparse sulla stampa quotidiana in quei giorni ne indicavano alcune conseguenze territoriali sugli insediamenti, sulle aree agricole, sulle grandi infrastrutture, che trovano nelle cifre della tabella qui riportata la misura del danno economico corrispondente **. Nella Regione % 24,7 Zone sommergibili % risRett0 % rispetto comuni regione sommergibili 1.902 6,6 26,7 357.000 8,5 56,3 24 15,2 Opere di competenza dei comuni e della Regione (31 comuni su 83 danneggiati), 6 miliardi. — Vercelli: Danni a opere pubbliche, 3 miliardi. 38 — Novara: Danni nei soli servizi pubblici (escluse le ferrovie) 7 miliardi. È superfluo sottolineare come, ancora su questi termini di confronto, vada valutata l'importanza di una pianificazione territoriale che attui la conservazione del paesaggio fluviale come garanzia di equilibrio ecologico territoriale. nelle province di: — Alessandria: Danni al settore agricolo, senza i riflessi sulla vendemmia (mancano i dati di Vercelli e Novara), 3 miliardi. 74 A. CEDERNA, i n « Corriere della Sera » 10-10- 1977 che commenta: « Lo sfasciume d'Italia ha la sua causa vera nell'impermeabilità di politici, governanti e amministratori locali ai problemi della difesa del suolo e dell'ambiente, cosi come il suolo d'Italia, è stato reso impermeabile dal disboscamento dissennato, dall'indiscriminata cementificazione e asfaltatura di pianure, litorali, colline, e quindi non è più in grado di assorbire e smaltire le piogge ». -ti M. FAZIO, in « La S t a m p a » 10-10-77. 42 Riportati da F. Ognibene nella analisi sulle conseguenze ecologiche sul territorio indotte dal processo di industrializzazione e urbanizzazione nell'area torinese e piemontese, in « Convegno di studio sul piano Fiat, ACLI, Torino 10.1973 ». Du JARDIN G„ Le inondazioni del Po consi- derate sotto l'aspetto geologico e i mezzi per diminuire i danni, Du Jardin, Genova, 1872. Le piene del Po nel secolo X I X , in « Giornale Genio Civile », anno 1878, pag. 3 - 61 - 125 p.n.u. La valle del Po e le sue inondazioni, in « Giornale Genio Civile », anno 1883, pag. 83-133, p.n.u. Sulle piene del Po avvenute nei mesi di ottobre e novembre 1886, in « Giornale Genio Civile », anno 1887, pag. 375, p.n.u. VALENTINI, Sulle previsioni delle piene del Po, anno 1903, pag. 121, p.u. Opere di competenza del Magistrato del Po, 20 miliardi particolare 40 43 Opere di competenza delle Ferrovie, 5 miliardi Opere di competenza dell'Anas, 15 miliardi Impianti dell'Enel, 1 miliardo In Prima relazione sulla situazione ambientale del paese, a cura di Tecneco, Roma, 1972. Questa Commissione interministeriale venne istituita dopo la disastrosa alluvione del '66, e l'indagine, che f u sviluppata a livello nazionale per la durata di un treiennio, si concluse con una approfondita relazione sullo stato di fatto e sulle necessità modalità d'intervento valutandone la spesa relativa nell'ordine di diecimila miliardi per un trentennio. Questa indagine costituisce ancora oggi un obbligante termine di valutazione e di riferimento. 39 Piemonte: Opere di competenza delle Province, 20 miliardi (ad esclusione dei danni valutati in 1,8 miliardi per la Provincia di Torino). AA.VV., Atti del convegno internazionale sulle piene, Accademia nazionale dei Lincei, Quader no 169/1972. 37 Precedentemente, per il Po, « tra le portate di piene eccezionali che si sono verificate in quest'ultimo mezzo secolo con notevole frequenza, le più gravi sono state quelle del giugno 17, del settembre 1920, del maggio-giugno 1926, dell'agosto 1935, del settembre 1948, del gennaio-maggio 1949, del novembre 1951 ». Tale indicazione è riportata in: BONICELLI G., Il bacino idrografico piemontese in rapporto alle sue piene ed a quelle del Po, in « Cronache Economiche », anno 1952, n. 109. « Per il tratto del Po a valle di Torino la massima piena conosciuta sembra esser stata quella del 17 ottobre 1839: in quella occasione il Po totalizzò a S. Mauro una portata calcolata forse in difetto, in 2900 m 3 /sec, a Chivasso essa venne valutata di circa 3400 m 3 /sec. Le acque si elevarono sul piano di campagna in sponda sinistra tra Settimo e Brandizzo ad una altezza variabile da 1,5 a 2,5 m » 33. NOTE 36 Citando L. SUSMEL, La difesa del suolo, in « La difesa della natura », testi per Italia Nostra, Milano, 1976. 6 interessante notare che questi temi vengono finalmente trattati anche al livello divulgativo di una informazione più diffusa. Cfr. inoltre: COTECCHIA V., Le alluvioni e la difesa del Annuario Est., 1968, Milano. suolo, BOSINI A., Considerazioni economiche sui provvedimenti per evitare le inondazioni, in « Rivista atti e rassegna tecnica », anno 1951, ottobre, pag. 294. ANGIUS E . , La piena del Po del 4 maggio 1949 a monte di Torino, in « Giornale del Genio Civile », Anno 87° Fase. 12, dicembre 1949. ANSELMO V., L'evento alluvionale del 12 - 14/ 6/1957: i danni dei bacini del Piemonte e della Val d'Aosta. 44 Nota riportata in « L a S t a m p a » , 10-11-77. ASPORTAZIONE DI MATERIALI ALLUVIONALI DAGLI ALVEI Sotto questo titolo nel rapporto De Marchi sulla « difesa delle acque » per la Conferenza Nazionale delle Acque 4 5 sono stato individuate, nel loro grado di urgenza e di gravità, le dimensioni del problema relativo all'estrazione/asportazione di materiali dai corsi d'acqua; che, ad oltre dieci anni di distanza, permangono tali, non essendosi modificato il quadro delle regolamentazioni in materia. L'attività estrattiva dagli alvei ha tradizionalmente interessato i corsi d'acqua, in modo diretto, quale risorsa facilmente sfruttabile; si può dire, anche, che il rapporto tra paesaggio fluviale e paesaggio edificato passa attraverso questa utilizzazione diretta, nella misura in cui il primo diventa usuale fonte di approvvigionamento dei materiali primi necessari alla costruzione del secondo. A fabbisogni crescenti in tale settore ha corrisposto quindi un irreversibile deterioramento delle risorse fluviali, ma di questa « contabilità ambientale » non si è voluto sinora tener conto nella gestione del territorio. « Se si mettesse in conto il danno recato a tale patrimonio per la provvista dei materiali alluvionali impiegati, il costo reale di talune fra le opere costruite negli ultimi tempi verrebbe a superare 46, e talora in misura del tutto insospettata, ie spese effettivamente sostenute. E siccome gli alvei dei fiumi e dei torrenti, entro i limiti coperti dalle piene ordinarie, appartengono al demanio dello Stato, è proprio soprattutto sullo Stato che sono ricaduti e ricadono i maggiori danni diretti, ed è anzitutto allo Stato che spetta d'intervenire per la salvaguardia dei propri beni demaniali e per prevenire o almeno attenuare i danni indirettamente arrecati ad altri beni 4 5 . L'attività estrattiva, che avrebbe dovuto essere regolamentata in relazione al grado di compatibilità d'uso delle risorse sfruttate, si è trasformata, in difetto di coordinamento e di controllo, in agente distruttivo del paesaggio fluviale. Cosi è avvenuto sul Po, tra Torino e Carignano, intorno al ponte di Carmagnola 0 tra San Vito e La Loggia, come lungo la Stura dove « le progressive e continuate asportazioni di materiali ghiaiosi in alveo, mettono in causa l'equilibrio idraulico del corso d'acqua, che ha dimostrato di reagire negativamente a tali intensi lavori estrattivi, riattivando in più punti con energia i processi erosivi sia sul fondo dell'alveo che alla sponda » 3 3 . 1 danni arrecati, diretti o indiretti, riguardano l'alveo del fiume e, insieme, le condizioni del territorio circostante: « tra i primi, vanno comprese le erosioni di fondo come quelle delle quali già abbiamo parlato per il Po, che alterano in modo generalmente non favorevole il regime di magra dei corsi d'acqua e pongono in pericolo la stabilità delle opere sulle sponde. « Fra i danni indiretti sono da segnalare, anzitutto, la scomparsa, parziale o totale, di vasti materassi alluvionali e delle falde subalvee in esse contenute, che in passato costituirono preziose riserve idriche: ma forse anche più gravi sono le ripercussioni dell'abbassamento dei livelli di magra dei fiumi sulle falde acquifere dei territori latistanti, le quali, abbassandosi a loro volta, hanno recato, ad esempio in vaste zone dell'alta pianura veneta dannose conseguenze sulle attività agrarie » 45. La portata di tali interventi si è fatta crescente negli anni recenti con lo sviluppo dei fabbisogni e del livello di meccanizzazione; i vecchi impianti a noria sono reperti archeologici nel paesaggio torinese 4 7 , mentre si continua a incidere il paesaggio fluviale devastandone la struttura. Infatti, se le modificazioni indotte sul paesaggio fluviale da questa attività sono state sempre importanti nella regimazione dei corsi d'acqua, è attualmente che il problema — anche come risultante di un uso continuato — si presenta in tutta la sua gravità. Interventi recenti e in atto, al di fuori di una sufficiente regolamentazione, di fatto privatizzano una risorsa non rinnovabile, sconvolgono il territorio ecologicamente fragile delle zone di sponda, trasformano su larghe e profonde estensioni il paesaggio del fiume e restituiscono un paesaggio devastato e arido, che segna artificialmente il territorio come un paesaggio residuo; a cui corrisponde, infatti, uno stato di disequilibrio idraulico, ecologico e paesistico. La denuncia delle condizioni di dissesto non è certamente solo di oggi né è, certamente, infondata: a Carignano, l'alluvione della scorsa primavera è stata l'ultima occasione, gravemente dimostrativa, per verificare che nulla è stato fatto a distanza di anni per bloccare questo stato di dissesto del territorio. In modo che, a commento della fotografia pubblicata in fig. 40 che registra una condizione attuale, si può invece leggere questa denuncia della situazione indotta nella stessa zona, datata al 1970: « tra San Vito e La Loggia (8-9 km in linea d'aria) il Po di Carignano fa cinque anse, per circa 14 km. I terreni intorno sono stati tutti comprati dalle cave... Con l'estrazione in profondità, presto la cava diventa un lago dal quale draghe galleggianti continuano a cavare la sabbia finché ne trovano e poi si spostano da un'altra parte. Le falde d'acqua sono state recise, i terreni intorno si inaridiscono, visti in sezione, ai due lati del fiume, invece degli argini ci sono ora profondissimi laghetti conici separati da esili pareti che basta una buona spallata del Po ad abbattere. Tagliando fuori le cinque anse, i laghetti delle cave vengono a trovarsi disposti secondo una direttrice lineare che alla prima alluvione potrebbe accorciare di circa la metà il corso del Po raddoppiandone ovviamente la velocità delle acque. E in fondo a questa linea c'è Moncaìieri, che nell'alluvione del '49 (quando ancora l'equilibrio naturale non era stato cosi spavaldamente turbato) andò sotto tre metri d'acqua » 4 8 . II controllo sulla consistenza e sui modi dell'attività estrattiva che interessa i corsi d'acqua è quindi determinante per assicurare la garanzia della stabilità idrogeologica dell'alveo e per non compromettere l'equilibrio ecologico del sistema fluviale. Non a caso, forme di regolamentazione sono documentate con datazioni lontane, e in rapporto preciso con la questione della proprietà dell'alveo 49 . Allo stato attuale, la regolamentazione dell'attività estrattiva dovrà formare oggetto di una prossima legge regiona75 76 le, in quanto questa materia — con la legge n. 382 e il Decreto di attuazione n. 616 — è stata affidata alle Regioni dal 1-1-78; e tale provvedimento legislativo richiederà una parallela analisi della situazione in atto. Poiché un corso d'acqua presenta una dinamica di erosione/deposito assai variabile, questa condizione deve essere valutata caso per caso per rispondere a corretti obiettivi di vincolo, validi per la conservazione territoriale della risorsa fluviale: e solo « la precisazione della dinamica del corso d'acqua e della sua capacità d'erosione e di deposito con la quantificazione del deposito del corso d'acqua permetterà ad esempio di porre limiti precisi al prelievo di materiali dell'alveo, pena la sottoescavazione delle fondazioni dei ponti e il loro crollo successivo » 2 . Il problema che si pone è quindi quello dell'inventario della risorsa fluviale sotto questo profilo, come base conoscitiva per attuare una corretta regolamentazione entro un programma di pianificazione della utilizzazione di tale risorsa. Il rapporto precedentemente già citato, indicava a livello nazionale (coerentemente con l'attribuzione di competenze in materia, sino ad oggi riservato agli organi statali), la necessità di « arrivare alla formazione di una sorta di inventario o catasto dei giacimenti di materiali alluvionali che ancora sono suscettibili di innocuo sfruttamento negli alvei dei corsi d'acqua e di quelli che non sono ancora stati sfruttati, o lo sono solo parzialmente, all'infuori degli alvei medesimi ». E precisava che, alla redazione di tale inventario, « dovrebbero procedere in collaborazione ingegneri e geologi, con il concorso delle sue amministrazioni statali direttamente interessate, in quanto ad esse spetta di accordare le concessioni di estrazione: e cioè Ministro dei Lavori Pubblici (Genio Civile) per quanto concerne i corsi d'acqua, e Ministero dell'Industria, Commercio e Artigianato (Miniere) per ciò che riguarda apertura ad esercizio di cave. Poiché non risulta che un'indagine di tale natura e con tale finalità sia mai stata condotta nel nostro Paese, è ovvio che indirizzo e modalità esecutive dovrebbero formare oggetto di attento preliminare esame, col doppio intento di arrivare in breve tempo a risultati conclusivi e di contenere la spesa entro opportuni limiti ». Una tale indagine preliminare risponderebbe all'obiettiva esigenza di pianificare l'attività estrattiva nel territorio, provvedendo ad indicare le aree adatte per questo tipo di richiesta, da un lato, e dall'altro « subordinando le concessioni per l'estrazione del materiale dagli alvei dei corsi d'acqua all'accertamento della loro innocuità nei confronti del regime idraulico, e decisamente negandola quando tale inocuità non risulti dimostrata » 4 5 . Questo programma per un intervento di piano nel settore, per il recentissimo trasferimento di competenze, dovrà ora trovare attuazione a livello regionale, iniziando dalla elaborazione della necessaria base conoscitiva. Manca a tutt'oggi una adeguata cartografia dello stato di fatto a scala regionale e comprensoriale, anche se il problema, come si è detto e come si riconosce infatti nelle indicazioni del PTC, « proprio nel comprensorio torinese è di bruciante attualità ». Dovrà essere precisata quindi, insieme con l'individuazione delle localizzazioni degli impianti di lavorazione ed estrazione in atto che sfruttano il territorio fluviale, anche la localizzazione delle aree non più utilizzabili, e delle aree risultanti già abbandonate e restituite come un devastato sottoprodotto territoriale. Infatti il paesaggio trasformato dalle cave costituisce una area obbligata di intervento — che implica spesso anche una necessaria ricostruzione paesistica — per l'obiettivo di conservazione territoriale. Possiamo ricordare l'esempio francese, che include tra i provvedimenti legislativi di regolamentazione dell'attività estrattiva, la norma del contributo per gli interventi di restauro paesistico dei tratti di fiume utilizzato; e dove sono stati attuati, e sono allo studio, interventi di questo tipo. Si potrebbe ad esempio citare il tratto della Senna all'ingresso di Parigi, dove l'organizzazione paesistica di aree verdi e ricreative attorno a Melun, nella periferia est della capitale, si sviluppa a partire dalle potenzialità, esistenti e ricostituite, del fiume e del paesaggio fluviale, già completamente segnato dalle trasformazioni arrecate dalla attività estrattiva. Oggi, è alla scala territoriale che potrebbe essere riportata l'analogia con la proposta di « giardino di sabbia » — quale natura ricostituita artificialmente — che risale all'illuminismo francese; ma certamente il progetto di piano comprensoriale deve includere una reale ricostruzione paesistica di queste aree del paesaggio fluviale che, mentre blocchi il dissesto in atto, ne trasformi il segno preesistente in un nuovo paesaggio da vivere. NOTE 45 Conferenza nazionale delle acque (16 die. 196831 lug. 1971), / problemi delle acque in Italia, relazioni e documenti, tip. Senato della Repubblica, Roma, 1972. Come aggiornamento specifico sulla questione dibattuta cfr. inoltre: Cave e Ambienti in Italia, Contributi vari al Convegno di Italia Nostra, Bassano, 1976, raccolti a46 cura di Carnelutti G. L'osservazione è assai pertinente per commentare, nell'area torinese, il rapporto tra attività delle cave e costruzione del sistema autostradale. 47 « Un caso a sé costituisce l'impianto per l'estrazione di ghiaia di Giuseppe Raineri: un esempio limite di possibilità tecniche e costruttive », citato da R. Gabetti nella discussione su « Urbanistica e architettura dell'industria in Piemonte », in Architettura industria Piemonte negli ultimi cinquant'anni, Torino 1977, con il seguente riferimento bibliografico: GIUSEPPE RAINERI, Impianti sul fiume Stura, presso Torino; presentazione di Nello Renacco, in « L'architettura », n. 26, die. 1957. 48 Da « L'Espresso » del 8-11-70. Cfr. con fig. 41. 49 Cfr. i seguenti dati archivistici per Po e Dora: A.S.T. S.R. Are. sist. acque Po, mazzo 130. 1838. Fiume Po. Autorizzazione all'estrazione di ghiaia di manutenzione della strada reale di Piacenza. A.S.T. S.R. Arch. sist. acque Po, mazzo 133. 1844/45. Fiume Po. Estrazione di pietra calcarea. A.S.T. S.R. Arch. sist. Dora Riparia, mazzo 60. 1935/48. La città pretende al diritto esclusivo di scavare la sabbia dall'alveo del fiume Dora presso la città (Benne). A.S.T. S.R. Arch. sist. Dora Riparia, mazzo 86. 1836. Fiume Dora - Estrazione di pietre. A.S.T. S.R. 1936 Vers. G.C., Pacco 1, Fase. 1. 1838. Domanda per ventre autorizzato a raccogliere sabbia nel fiume Dora. 77 REGOLAMENTAZIONE E SISTEMAZIONE IDROGEOLOGICA DEI BACINI FLUVIALI Nelle note precedenti si sono individuate alcune variabili costitutive del paesaggio fluviale, e si è accennato al ruolo della regolamentazione legislativa nel controllo delle risorse fluviali, sia nell'ottica della difesa del territorio segnato dai fiumi, sia nell'ottica del necessario coordinamento delle diverse forme di utilizzazione degli stessi. La sistemazione idraulica di un corso d'acqua è infatti un problema di settore, che deve tuttavia essere impostato tenendo presente e articolando i rapporti di reciprocità e di compatibilità con tutte le altre variabili presenti e agenti all'interno dei processi dinamici relativi all'ecosistema fluviale. Si tratta quindi di un problema di piano, e, come vedremo, il concetto di piano di bacino è stato introdotto per dare risposta organica ai vari interventi nel settore della sistemazione idraulica e idraulico-forestale. Ci è sembrato quindi qui necessario un riferimento alla problematica della regolamentazione fluviale — piuttosto complessa e parzialmente in via di ridefinizione — come supporto dall'analisi delle condizioni paesistiche attuali dei bacini fluviali del comprensorio. Con la recente attribuzione legislativa alle competenze regionali, la programmazione della sistemazione idraulica del territorio regionale, trova ora un nuovo quadro istituzionale che dovrebbe consentire il superamento delle difficoltà sin qui segnalate, attraverso un reale coordinamento e la proposta di un piano operativo che abbia diretto riscontro con il progetto generale di tutela territoriale. La sistemazione idraulica e idraulicoforestale è stata sinora impostata a livello nazionale e con competenza di ministeri diversi; il Testo Unico 25-7-1904, n. 523 rappresenta la base dell'ordinamento legislativo attuale in materia di sistemazione idraulica e riprende precedenti ordinamenti; già con la legge 20 marzo 1865, n. 2248, per l'unificazione 78 Tabella 4. Comuni attraversati Sistemi idrografici Popolaz residente 31-12-72 Occupati ne|le industrie locali Chiusella Orco - Soana Malone Stura di Lanzo e Ceronda Dora Riparia 13.900 75.500 32.700 500.100 571.300 1.300 19.800 8.200 169.300 190.300 Sangone - Chisola - Lemina Pellice - Chisone 600.800 70.200 201.300 15.700 amministrativa per le opere pubbliche, infatti si disciplinavano « le acque e le opere idrauliche, a seconda dell'importanza del corso d'acqua interessato, in cinque categorie ». In Piemonte, peraltro, esistono soltanto corsi d'acqua classificati nella seconda e terza categoria (a prescindere dall'insieme di corsi d'acqua minori, ma non per questo non meno necessitanti di sistemazioni, definiti « non classificati » e già precedentemente di competenza regionale). Le opere idrauliche relative alle categorie che quindi interessano sono cosi descritte dal testo di legge citato: Art. 5 - Appartengono alla seconda categoria: a) le opere lungo i fiumi arginati e loro confluenti parimenti arginati dal punto in cui le acque cominciano a correre dentro argini o difese continue; e quando tali opere provvedono ad un grande interesse di una Provincia; b) le nuove inalveazioni, rettificazioni ed opere annesse, che si fanno al fine di regolare i medesimi fiumi. Esse si eseguiscono e si mantengono a cura dello Stato, salvo il riparto delle relative spese specificata norma dell'articolo seguente... Art. 7 - Appartengono alla terza categoria le opere da costruirsi relative ai corsi d'acqua non comprese fra quelle di prima e seconda categoria e che, in- Grado di dissesto Del bacino montano limitato limitato limitato limitato gravissimo in alcuni tratti limitato grave in alcuni tratti sul Pellice Dell'assetto idraulico limitato limitato sensibile sensibile sensibile limitato grave sieme alla sistemazione di detti corsi, abbiano uno dei seguenti scopi: a) difendere ferrovie, strade ed altre opere di grande interesse pubblico, nonché beni demaniali dello Stato, delle Provincie e dei Comuni; b) migliorare il regime di un corso d'acqua che abbia opere classificate in l a e 2 a categoria; c) impedire inondazioni, straripamenti, corrosioni, invasioni di ghiaie o di altro materiale di alluvione, che possano recare rilevante danno al territorio o all'abitato di uno o più Comuni, o producendo impaludimenti possono recar danno all'igiene o alla agricoltura. Come strumento attuativo in atto, per il complesso delle opere di difesa dei corsi d'acqua naturali, esiste il « piano orientativo ai fini di una sistemativa regolamentazione delle acque », istituito con legge 19-3-52 ^ per affrontare « i l problema della sistematica regolamentazione delle acque, sia ai fini di una più razionale utilizzazione, sia ai fini della lotta contro le erosioni del suolo e della difesa del territorio contro le esondazioni dei corsi d'acqua » 51, In applicazione a tale piano sono previste relazioni annue d'attuazione, con le quali vengono aggiornate le stime dei fabbisogni in opere di difesa idrogeologica. Nella successiva descrizione dei singoli corsi d'acqua, si può leggere l'entità degli interventi per i bacini fluviali Tabella 5. Fiume torrente Tratto km sponde Classificazione e comprensorio Consorzio Comuni interessati Po Villafranca Carignano km 70 3a categoria Ha 6.000 costituito Lombriaco - Carmagnola - Cargnano - Villafranca - Pancalieri - Villastellone Sede: Municipio di Carignano Po Carignano Moncalieri km 24 2a categoria in costituzione Carignano - Moncalieri - La Loggia Po Moncalieri Torino km 18 3a categoria Ha 520 non esiste Moncalieri - Torino Po Torino Chivasso km 52 3a categoria Ha 3.200 costituito Torino - Settimo - Gassino - San Mauro - Castiglione - Brandizzo Chivasso Sede: Municipio di Torino Po Chivasso Crescentino km 44 3a categoria Ha 4.600 costituito Verolengo - Lauriano - Crescentino Brusasco - Chivasso - Monteu da Po - San Sebastiano Po Sede: Municipio di Chivasso Chisola Cumiana La Loggia SS 20 km 58 3a categoria Ha 3.830 non esiste Volvera - Vinovo - Airasca - Piobesi - Nnone - Piossasco - Candiolo Cumiana - Volvera Sangone Ponte strada Stupinigi al Po km 10 3a categoria Ha 410 non esiste Nichelino - Torino - Giaveno - Trana - Bruino - Orbassano - Beinasco Susa Torino km 130 non classificato Ha 6.000 non esiste Susa - Almese - S. Ambrogio - Bruzolo - Mompantero - Avigliana S. Didero - Alpignano - Collegno Pianezza - Vaie - S. Giorgio - Caprie - Buttigliera - Condove - Chiusa San Michele - Caselette - Bussoleno Chianocco - Rosta - S. Antonio di Susa - Viilarfocchiardo - Borgone Rivoli - Torino. Casternone S. Gillio Ce ronda km 6 non classificato Ha 200 non esiste S. Gillio - Druent Ceronda Ponte Bizzaria 3 a categoria da estendersi a monte Ha 650 non esiste Druent - Venaria Stura di Lanzo Lanzo Torino km 60 3 a categoria Ha 4.120 costituito Torino - Venaria - Borgaro - Caselle - S. Maurizio - Ciriè - Noie - Villanova - Balangero - Mati - Robassomero - Cafasse - Fiano - Lanzo Banna o Bendola Balangero Volpiano km 60 non classificato Ha 1.500 non esiste Balangero - Mati - Grosso - Ciriè S. Carlo - S. Francesco al Campo S. Maurizio - Leinì - Volpiano Palone Rocca C.se Brandizzo km 60 3 a categoria Ha 2.970 costituito Rocca - Barbania - Front - Rivarossa - Lombardore - S. Benigno - Brandizzo - Rivara - Busano - Levone 0rco Pont Po km 76 3 a categoria Ha 5.540 costituito Pont - Cuorgnè - Castellamonte - Ciconio - Valperga - Salassa - Oglianico - Rivarolo - Ozegna - San Giorgio - Feletto Lusigliè - Bosconero - Foglizzo - S. Giusto - S. Benigno del comprensorio eseguiti e delle previsioni d'intervento. Per i corsi d'acqua compresi nella provincia di Torino, riandando al 1959 all'indomani dell'alluvione, esisteva il quadro, qui di seguito riportato quale termine di confronto, riguardo alla classificazione delle opere idrauliche e alla costituzione dei relativi consorzi. La costituzione del consorzio degli interessati, era resa obbligatoria, per legge, per i fiumi classificati nella terza categoria, e aveva il compito « di promuovere e segnalare i lavori necessari nei vari tronchi agli Uffici del Genio Civile, di esprimere il parere consuntivo quando si voglia procedere ad opere nuove, di provvedere al riparto dei contributi tra gli interessati, di provvedere alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere eseguite » 5 1 . Riportiamo le indicazioni, cosi datate, relative alla costituzione dei Consorzi per il Po e i suoi affluenti nei tratti inclusi nella delimitazione comprensoriale attuale, che si possono mettere a confronto con le indicazioni della tabella allegata n. 5. La proposta di lavorare per interventi globali identificabili come piani di bacino, è stata anticipata — nel 1952, e ad altra scala — dalla istituzione del Magistrato del Po, « organismo che dirige e coordina gli interventi di difesa idrogeologica di tutto il bacino padano, dando un'impostazione ai problemi di difesa della Val Padana, che assumono grandi proporzioni soprattutto lungo il tratto inferiore del fiume » 51. Anche per il Piemonte è stato affrontato il problema dell'unità idrografica da considerare per dare un'impostazione globale e quindi pianificare gli interventi di difesa idrogeologica, cosi superando le difficoltà inerenti sia alla suddivisione dei problemi idraulici e idraulico-forestali di aree a valle e di aree del bacino montano, sia all'ulteriore suddivisione del corso d'acqua in tronchi diversi, con competenze diverse. Secondo questa linea si è appunto sviluppata la recente proposta già citata per la ripartizione in venticinque sistemi idrografici dell'intero sistema fluviale regionale. La proposta tende infatti alla riorganizzazione degli interventi di sistemazione idraulica nel territorio pie79 montese, e sottolinea l'importanza del rapporto di dipendenza tra sistemazione montana e sistemazione idraulica, soprattutto per i bacini più piccoli; rapporto quindi particolarmente evidente in Piemonte per tutti quegli affluenti del Po « che hanno spesso bacini montani di proporzioni consistenti e un tratto pianeggiante relativamente breve ». Lo studio citato presenta un quadro d'analisi che, per gli affluenti del Po insistenti sull'area comprensoriale, è sintetizzato nella tabella 4. Nella ipotesi, il piano di bacino deve poter coordinare tutti gli interventi relativi all'assetto idraulico dell'intero corso d'acqua; « pendenza, sezione dell'alveo, velocità dei deflussi, confluenze di tributari ecc. sono tutti elementi che devono essere valutati nei loro possibili effetti nella progettazione delle opere di difesa, come anche nel concedere autorizzazioni all'estrazione di materiali dall'alveo, nella delimitazione delle aree golenali e nella programmazione di insediamenti di ogni genere lungo le sponde fluviali ». Il piano di bacino si configurerebbe quindi come: « un insieme di pre-progetti, indicando in primo luogo le opere di difesa necessarie, sicché l'ulteriore fase prima della loro realizzazione dovrebbe essere unicamente la progettazione esecutiva delle singole opere; stabilendo, inoltre, i necessari vincoli all'utilizzazione a qualsiasi fine (agricolo, industriale, abitativo) delle aree rivierasche e dell'alveo (estrazioni di materiali, vegetazione spontanea); individuando i rapporti con le diverse utilizzazioni idriche e le modificazioni del regime fluviale che ne possono conseguire ». La proposta per strutturare in piani di bacino i programmi di difesa idrogeologica richiede quindi di precisare i collegamenti tra queste indicazioni di piano di settore e le indicazioni inerenti alla pianificazione territoriale nel comprensorio; in particolare è una proposta che, in quanto tende a precisare alcuni tra gli elementi che configurano il paesaggio fluviale in modo più determinante, dovrebbe connettersi al progetto di pianificazione paesistica del bacino fluviale. È in questo senso che può interessare — come base conoscitiva — una descrizione più accurata dello stato di fatto dei bacini del Po, Sangone, Stura, Do- 80 ra, Malone e Orco, che qui di seguito riportiamo, per un confronto coi dati e con le osservazioni precedenti 5 2 . gistrato prevede una spesa di L. 670 milioni per le opere idrauliche di 2 a categoria e di 879 milioni per le opere idrauliche di 3 a categoria. Il Po nel tratto torinese Sangone, Chisola e Lemina 11 Po in provincia di Torino assume gradualmente le caratteristiche di un grosso fiume per i numerosi apporti di affluenti anche cospicui di origine alpina. Sul fiume operano sei Consorzi idraulici, che si ripartiscono 104 km di corso; essi sono di 3 a categoria, salvo uno (dal ponte di Carignano al ponte di Moncalieri) che è di 2 a . Il Genio Civile di Torino segnala corrosioni spondali e stato di disordine idraulico dell'alveo a monte di Torino (Villafranca, Lombriasco, Carmagnola e Carignano) e a valle di Chivasso (Verolengo, Laudano, S. Sebastiano e Verrua Savoia). In particolare tale ufficio sottolinea la gravità della corrosione esistente sulle sponde del Po a Villafranca, allo sbocco del Pellice. In proposito va rilevato che anche attraverso altre inda^ gini dell'IRES è stato messo in evidenza un certo disordine idraulico esistente nel tratto del Po, in cui a breve intervallo confluiscono il Pellice, il Varaita e il Maira '. Questi torrenti hanno effettuato con le grandi piene del passato, un notevolissimo acccumulo di materiali solidi che hanno resa mossa la planimetria del paesaggio circostante creando condizioni di disordine idraulico degli alvei, alle quali si è posto mano irrazionalmente attraverso estrazioni indiscriminate di ghiaia per l'edilizia. Il Magistrato per il Po ha ravvisato la criticità della situazione di quest'area e ha indicato le seguenti opere da eseguirsi con priorità: — per il Po, L. 230 milioni per lavori nei comuni di Faule e Casalgrasso (loc. Colombiera); — per il Maira, L. 150 milioni in comune di Casalgrasso; — per il Varaita, L. 140 milioni per lavori in comune di Casalgrasso, Polonghera e Moretta. Complessivamente per il tratto del Po compreso in provincia di Torino il Ma- I torrenti Sangone e Chisola drenano tutto il territorio compreso tra la bassa Valle di Susa e il basso Chisone, e confluiscono nel Po presso Moncalieri a poca distanza 1 'uno dall'altro. Il Sangone è lungo 43 km (soltanto gli ultimi 5 km sono classificati) e sottende un bacino imbrifero di 270 kmq (156 classificati in CBM); il Chisola misura 48 km (30 in corso di classifica, tra Cumiana e La Loggia) ed ha un bacino di 478 kmq, situato però in gran parte in pianura. Affluente maggiore del Chisola è il Lemina, di cui è classificato di terza categoria il tratto dall'origine al ponte Sanino di Pinerolo (14 kmq). I problemi dei due torrenti e dei loro affluenti sono per lo più di ordine idraulico, dato l'assetto abbastanza soddisfacente dei bacini; la pendenza dei versanti e la scarsa copertura arborea provocano peraltro una rapida corrivazione delle acque di piena, e tale torrenzialità nei tratti in pianura è difficilmente fronteggiabile dagli alvei, in fase di progressivo interrimento e inadeguati sovente a contenere le acque. Gli interventi effettuati dal Genio Civile in base ai piani orientativi assommano sinora a 111 milioni per opere idrauliche di 3 a categoria e a 25 per opere dei bacini montani, mentre gli interventi per opere idraulico-forestali (interamente per il Sangone) ammontano a 114 milioni. Al 1° novembre 1974 il Genio Civile indicava in 919 milioni le necessità di interventi per opere di sistemazione idraulica di 3 a categoria nei bacini del Sangone e del Chisola (vedere nota 50) e di 865 milioni per opere idrauliche nei bacini montani. Lungo il Chisola, i pericoli di esondazione maggiormente evidenti si verificano nel tratto terminale (Vinovo e Moncalieri), mentre destano preoccupazione anche vari settori di alveo (intasati da detriti alluvionali) tra Cumiana e La Loggia. A Vinovo bisogna porre riparo alle erosioni spondali in atto delle località Fornace, Tetti Grella e presso il capoluogo. A Moncalieri gli allagamenti assillano il tratto che precede la confluenza in Po. dalla presenza di una cava di ghiaia nel letto del fiume. In territorio di Caselette appaiono sufficientemente protettivi i lavori di difesa spondale e di disalveamento (cava) in corso. La Stura di Lanzo La Dora Riparia da Susa a Torino Dopo Susa, la Dora attenua notevolmente la sua pendenza, e scorre in un fondovalle cosparso di centri abitati. Al graduale impinguarsi della portata corrisponde un progressivo allargamento dell'alveo (salvo dove questo è ben inciso nel piano di campagna, come ad Alpignano e Pianezza e poi a Torino e altresì della fascia golenale (sino ad Avigliana, dove raggiunge la massima larghezza), la quale ultima tuttavia non è continua. La necessità di difese spondali permane notevole. I tratti più esposti ad esondazioni sono ubicati presso San Giuliano (Susa), a San Giorio, e poi da Bruzolo in giù. A San Giuliano sono vulnerabili entrambe le sponde ma specialmente quella sinistra. A San Giorio andrebbe protetta la sponda destra, dove una cava di ghiaia ha provocato lo spostamento del corso del fiume verso l'abitato; inoltre, ancora a destra, bisognerebbe evitare che la Dora eroda il punto su cui passa la bealera del Praiass. A Bruzolo si richiedono disalveamenti e protezioni spondali a scogliera, a San Didero e a San Valeriano di Borgone arginature a difesa di terreni coltivati, a Borgone difese delle opere di presa del canale del cotonificio. A Vaie la necessità di difese spondali interessa l'intero tratto di fiume che attraversa il territorio di questo comune (il corso della corrente tende a vagare eccessivamente). A S. Ambrogio viene sollecitata la manutenzione degli argini, problema che peraltro riguarda anche altri comuni, ed anche gli affluenti. In comune di Villardora vanno rafforzate le difese non sufficienti predisposte verso la vecchia diga, e demolita la diga stessa che, ormai inutile, provoca esondazioni sul lato sinistro. Ad Avigliana si lamentano i danni provocati agli argini e ai piloni dei ponti Dalla confluenza delle Sture, in cui nella parte montana si ramifica la Stura di Lanzo, in un unico corso, corrono ancora sino alla confluenza in Po a Torino 36 km, dei quali 30 sono classificati di terza categoria (dalla confluenza del Tesso, e cioè da Lanzo, sino a Torino). Il bacino del Ceronda si sviluppa in minima parte in territorio montano; l'asta del torrente è lunga circa 22 km, dei quali 10 classificati di terza categoria (dal ponte Bizzarria di Druent al ponte ferroviario della Torino-Ceres a Venaria). L'area interessata è caratterizzata da una buona situazione geologica, per cui sono di trascurabile entità i fenomeni franosi ed erosivi, presenti più che altro nel bacino del Ceronda (nel suo affluente Casternone). La piovosità è su buoni livelli (circa 1.300 mm annui) e talvolta i fenomeni alluvionali provocano piene che nel tratto di pianura della Stura e del Ceronda possono dare luogo a esondazioni. Il piano orientativo originario aveva previsto per l'intero bacino della Stura e Ceronda una spesa di 1.280 milioni, di cui 300 per la parte idraulico-forestale e 230 per opere idrauliche nei bacini montani. Al 31-10-1974 si erano spesi 809 milioni per opere idrauliche di 3 a categoria, da realizzare nei tratti di pianura, dove sovente si hanno accumuli di ghiaie e sabbie negli alvei, con conseguente innalzamento degli stessi ed esondazioni. Queste ultime avvengono anche per carenza di adeguate arginature, ma interessano soprattutto terreni agricoli. In particolare, si segnalano per la Stura erosioni spondali e accumuli pericolosi di detriti alluvionali a monte di Cafasse e presso Venaria; per il Ceronda i problemi maggiori si pongono, come si è detto, prima dello sbocco del torrente in pianura, e poi presso Venaria (Cromodora). Questo fiume comunque non provoca estesi allagamenti; le sue acque di piena sono contenute entro sponde quasi ovunque abbastanza elevate e pertanto i danni più gravi sono quelli prodotti ai manufatti in alveo (ponti, difese spondali) per l'elevata capacità erosiva e di trasporto solido. La Stura di Lanzo ha tré sorgenti, le quali sono nei confini della Morianna Ducato di Savoia. Esse si riuniscono a Lanzo, dove il fiume lascia le Montagne. I caratteri del fiume sono gl'istessi che quelli dell'Orco, eccettuatane la pesca dell'oro che quivi non si pratica. Corre in ghiaja sino al Pò. Vicino al luogo delle Cafasse a destra vi è una grande derivazione detta il Naviglio di Druento tendente a questo Paese; ed alla Veneria R. Da questa parte vi sono altri piccoli canali d'irrigazione, a sinistra ve ne sono varii più grandi per i territorii di Ballangero, un altro per Villanova e Mathi, un altro per Noie, e cosi continua sino al Pò. A destra del fiume si trova una piccola derivazione per il R. Parco. Il più rilevante di ìutti questi Canali si è la Bealera di Settimo diramata in faccia al luogo di Borgaro, la quale si perde fra Brandizzo e Settimo. Le acque di questo fiume oltre ai consueti usi servono ancora per manufattura di carta a Caselle ed al Parco, al giro di Filatoj da seta, fabbriche per imbianchimento di tele, specialmente a Caselle, a Borgaro e Territori• La distanza dalla prima sorgente allo sbocco in Pò è di miglia 26 circa: a tre miglie da Torino riceve nel Territorio di Altezzano altro fiume detto Seronda, che vicino alla Veneria riceve altro piccolo fiume chiamato Casternone, il quale nasce al Colle di S. Cioanni. Questi due fiumi hanno le acque cattive, e dannose al bestiame degli altri paesi, il quale bevendone vi muore in pochi mesi; l'erba dei prati nei contorni si è di cattiva qualità, ed il bestiame indigeno è piccolo, e magro, quantunque vi si propaghi assai. Ciò fa che le campagne sono mal coltivate. La sola Campagna chiamata la Praja, che trovasi incolta fra Pianezza e S. Gilio avrà due o tre miglia di larghezza. Le piene del Casternone e Seronda sono piccole. La pescaggione vi vale pochi soldi. 81 Il Malone Il torrente Malone è lungo circa 42 km e sottende un bacino relativamente ampio: 353 kmq. È classificato di 3 a categoria il tronco tra il ponte di Rocca Canavese e la confluenza in Po a Brandizzo (17,6 kmq). Il breve tratto montano non presenta problemi di sorta, mentre le necessità sistematorie si pongono a valle di Rocca sull'asta principale del torrente e sui tratti inferiori di qualche affluente, tra cui il Bendola, il Fandaglia e il Viana. Il piano orientativo originario prevedeva spese di 240 milioni per opere idrauliche di 3 a categoria e di 50 milioni per opere idraulico-forestali. La spesa effettuata sinora ammonta a 350 milioni per opere di 3 a cat., e rimarrebbero da eseguire opere consimili per 349 milioni e idraulico-forestali per 110 milioni. I maggiori problemi segnalati riguardano sul Malone intasamenti dell'alveo ed erosioni spondali che si producono in vari punti tra Rocca e Barbania, poi a monte di San Benigno ed ancora presso Volpiano, dove oltretutto vanno ripristinate le protezioni spondali di destra che sono asportate. Tra Volpiano e Brandizzo gli allagamenti sono piuttosto ricorrenti. Il letto del Fandaglia andrebbe disalveato in vari punti a valle del ponte della strada Grosso-Rocca. Il Fandaglia (specie tra Barbania e Front) e il Viana presentano molti tratti da ripulire, potendo un buon disalveamento periodico ovviare alla mancanza di arginature; il Viana presenta inoltre un certo disordine in regione Venaria di Busano, dove andrebbe anche rettificata l'asta del torrente eliminando una curva dove la corrente tende a far fuoriuscire le acque dall'alveo. Nel bacino del torrente Malone non esistono stazioni di misura idrometrica. Alla foce la superficie imbrifera è di 353 km 2 ; la portata massima calcolata risulta di circa 385 m 3 /s. II regime è caratterizzato da marcatissime magre invernali ed estive. Le piene sono improvvise e di rapido decorso, alimentate soprattutto dalle piogge primaverili ed autunnali. I danni sono causati dagli allagamenti con alluvionamento su una fascia larga 82 in media non meno di 500 m e soprattutto da frequenti fenomeni di erosione alle sponde e disalveamento. L ' O r c o sbocca nel Pò a Chivasso. Il suo corso in Montagna si è di miglia 20 circa, e di 13 in 14 in pianura: torbido quando le piene sono prodotte dalle pioggie, sottoposto a piene stravaganti e molto dannose. Le acque in generale sono chiare, perciò molto feconde, come pure il suo limo, o belletta; le sue acque servono principalmente ad irrigare i prati, ed i frutti di secondo raccolto tanto nel Canavese, che nella Provincia di Torino. È rapidissimo, perciò non navigabile. Il pesce vi è piuttosto abbondante e di ottima qualità. 11 Mallone è un piccolo fiume il quale nasce nelle montagne di Corio: le sue piene sono mediocri. Corre in ghiaja sino al Pò, dove sbocca assai vicino all'Orco, di modo che nelle piene le acque dell'uno e dell'altro si confondono per le campagne allagate. Serve per piccole irrigazioni di prati, e frutti di secondo raccolto. I suoi depositi sono piuttosto magri nella pianura, verso la montagna pingui, la pescaggione mediocre. La lunghezza del suo corso dall'origine è di miglia 17 in 18. N O T E 50 L'Orco I problemi dell'Orco sono concentrati nella pianura, dove la mancanza di disalveamenti e la carenza di arginature può provocare esondazioni, che interessano quasi sempre terreni coltivati; analoghe preoccupazioni sono suscitate dall'affluente Malesina. I danni (e le necessità di difesa) maggiori si rilevano nei comuni di Rivarolo (in destra, a monte della cascina Comagnino), di Feletto (a monte e a valle del ponte della strada provinciale, di Montanaro e di Chivasso (in frazione Pratoregio e altrove). Anche nel bacino dell'Orco le piene più pericolose si verificano nei mesi di maggio-giugno e settembre-ottobre, le une concomitanti ad abbondanti precipitazioni ed a scioglimento delle nevi, le altre determinate da periodi di piovosità intensa e prolungata. I danni sono provocati da esondazioni con parziali inghiaiamenti ed insabbiamenti delle campagne limitrofe su una larghezza media di 900 m circa; l'elevata capacità di trasporto del fiume provoca nell'alveo frequenti trasformazioni per accumulo di materiali da una parte ed erosione dall'altra, con disalveamenti e ramificazioni, mutevoli anche nel corso delle piene ordinarie. È stata notata (37) la forzata e ricorrente coincidenza tra eventi alluvionali e provvedimenti legislativi, all'interno di una prassi immodificata e ancor in atto; ad esempio la legge citata viene varata immediatamente dopo l'alluvione del 1951, e questo non è un esempio isolato nella bibliografia italiana sui dissesti del territorio, ma conferma invece una sistematica carenza di pianificazione negli interventi operativi di settore e nel loro coordinamento necessario ad una corretta politica del territorio. Cfr. inoltre: IRES, Prime indicazioni sui problemi della difesa idrogeologica nel Piemonte, Torino, 1969; TROPEANO D „ I dissesti del suolo nella provincia di Torino (1945-1970). Per altri riferimenti: BERRUTI S., Idrologia torinese del cavaliere S. Berruti, Fa vale, Torino, 1859; L'idrologia e l'idrometria del fiume Po all'esposizione nazionale di Milano 1881, in « G i o r n a l e Genio Civile», anno 1881, pag. 261, p.n.u.; UZIELLI G „ Le acque e la loro azione nella vallata del Po, in « Bollettino delle Soc. geografiche it. », nov. 1882; MINISTRO DEI LAVORI PUBBLICI, Livellazione del Po da Moncalieri al mare; in « Giornale Genio Civile », anno 1887, pag. 562, p.n.u.; PRINETTI, Portata del Po nella magra eccezionale del 23 aprile 1893; THOVEZ C., Sulle alterazioni dell'alveo del Po presso Torino, Camilla e Bertolero, Torino, 1893. 51 ROMITI G., La sistemazione del bacino idrografico del Po nella regione piemontese, Assessorato alla Montagna della Provincia di Torino, Torino, 1959. ASSESSORATO ALLA MONTAGNA, Aspetti del pro- blema delle sistemazioni idrauliche e idraulicoforestali in provincia di Torino, Torino, 9/1961. 52 Le citazioni seguenti sono riportate dal testo indicato in 1 e sono integrate per Stura, Malone e Orco, con le indicazioni stralciate dal lavoro 33 e con rimandi alle annotazioni di G . T . Michelotti. MODI DI UTILIZZAZIONE DELLE RISORSE IDRICHE L'utilizzazione delle risorse idriche, e quindi del sistema fluviale inteso nella sua globalità, per l'approvvigionamentó idrico ed energetico e per lo smaltimento delle acque alla fine del ciclo d'uso, ha dato luogo ad alcuni tra i problemi di conservazione delle risorse naturali che si pongono oggi in maniera più grave ed urgente. Il processo in atto di utilizzazione delle acque ha una risultante, di diretta evidenza, sulle condizioni ecologiche del sistema fluviale; ma le alterazioni del regime e della qualità delle acque, per la concatenazione dei fenomeni che intervengono, hanno anche una dinamica di ripercussioni importanti sulla condizione ecologica di un territorio molto più vasto di quello strettamente connesso ai corsi fluviali. Gli interventi per l'approvvigionamento idrico e per il risanamento delle acque interferiscono direttamente con le condizioni dell'intero sistema idrico della regione interessata. Quindi, nella ricognizione sulla consistenza e sulle condizioni delle risorse, e nella scelta dei modi di utilizzazioni di tali risorse, dovrebbe essere preso in considerazione il funzionamento e le modificazioni derivanti all'intero ecosistema acquatico del territorio in esame, oltre all'esame delle sue potenzialità come bacino di alimentazione e di depurazione. Un rapporto equilibrato e corretto, quindi conservativo sui tempi lunghi, tra entità e quantità delle risorse idriche e sistemi di approvvigionamento, dovrebbe essere il termine di confronto anche per gli obiettivi di settore. Tutto ciò pone l'esigenza di coordinare tra loro le finalità di utilizzo e di conservazione — e di conseguenza di coordinare competenze e proposte specifiche — per cercare in tal modo di procedere attraverso soluzioni tecniche congruenti con i condizionamenti e le potenzialità del sistema naturale. Quindi le politiche di settore vanno commisurate con gli obiettivi e i programmi della conservazione e salvaguardia della risorsa idrica e, insieme, del paesaggio fluviale inteso come risorsa globale; un problema che è, del resto, stato impostato a partire dal concetto di uso multiplo delle risorse idriche 5 3 . Con programmi di settore coordinati in tal senso, si presentano diversi livelli di interazione tra le utilizzazioni compatibili del corso d'acqua. Con queste referenze concettuali, il piano delle acque, dovrebbe essere impostato a livello regionale secondo gli obiettivi del piano di sviluppo, e in modo che le soluzioni e le normative adottate configurino un progetto coordinato e globale di conservazione/utilizzazione delle risorse idriche del territorio. Si ritorna quindi sulle indicazioni che potrebbero derivare da uno studio di pianificazione ecologica delle risorse naturali del territorio regionale e / o comprensoriale, per il quale oggi sono a disposizione solo alcuni dati scarsi e disaggregati, e che necessiterebbe, invece, di analisi approfondite, e comparate in un preciso quadro metodologico di questo tipo. La relazione tra queste proposte di piano settoriale e la loro traduzione territoriale è inoltre, in gran misura, ancora da sviluppare, soprattutto nelle sue articolazioni a scale di maggior dettaglio. La fase dell'inventario è quindi pregiudizievole e indispensabile per la impostazione di programmi di settore consapevoli anche delle interconnessioni e delle conseguenze indotte, necessariamente, sull'equilibrio del sistema naturale; una operazione che è annunciata dal Piano regionale di sviluppo come base per i prossimi programmi regionali per l'uso e la gestione delle risorse idriche. Questo quadro conoscitivo sul patrimonio naturale e idrico e sui problemi della regolamentazione dell'uso delle acque, dovrà rendere più esplicito il rapporto tra utilizzazione e conservazione per l'insieme delle risorse idriche regionali se, come indicato, vorrà costituire « quell'aumento di verifica degli obiettivi del piano socio-economico con le risorse naturali », di cui oggi è misurabile la carenza. Questa analisi dovrà articolarsi a livelli comprensoriali; per il comprensorio di Torino — dove esistono gravi problemi di compromissione — il rapporto tra utilizzazione/conservazione, riconosciuto determinante tra gli obiettivi di rie- quilibrio territoriale, va studiato e approfondito sino a verificare — attraverso la corrispondenza dei livelli di piano e di gestione — il coordinamento tra esigenze e programmi di settore in corrette, anche dal punto di vista della conservazione, ipotesi globali di sviluppo. Su una base conoscitiva cosi prefigurata il conseguente piano delle acque dovrebbe « essere composto da una serie di progetti operativi che riguardano tanto la costruzione di infrastrutture destinate all'approvvigionamento idrico quanto le modalità organizzative del servizio stesso » 5 4 . Un recente convegno 5 5 ha portato alla discussione le ipotesi per tale programma, anche facendo il punto sulle ricerche e sugli studi, precedentemente sviluppati attorno a questo problema, soprattutto per l'area torinese. La conservazione paesistica dell'intero sistema fluviale non è quindi una componente estranea ai programmi di approvvigionamento, per l'interdipendenza dei fenomeni e dei processi messi in gioco da questi interventi settoriali. Un esempio diretto di coordinamento operativo in atto può essere dato dalla recente legislazione inglese, che affida alle « autorità fluviali » sia compiti di sistemazione e salvaguardia idrogeologica, sia compiti di approvvigionamento idrico; ad esempio, in tal modo, la costruzione di bacini di raccolta deve essere studiata accuratamente, anche secondo le componenti relative alla conservazione ambientale, in quanto riguarda un intervento suscettibile di alterare il regime del corso d'acqua a valle dell'impianto, con conseguenze sulle condizioni ecologiche del fiume e in particolare sull'equilibrio nel sistema sponde/vegetazione eventuali falde acquifere. La valutazione ecologica dell'intervento e delle sue conseguenze territoriali è quindi comprensiva anche degli effetti paesistici derivanti in tempi più o meno avvicinati, e consente di mettere in conto — insieme con gli obiettivi di settore — anche le modificazioni territoriali che l'intervento può innescare. La stessa osservazione può valere per altri sistemi di approvvigionamento. Non possiamo, qui, seguire lo svolgimento storico delle iniziative che in tema di approvvigionamento idrico sono 83 state sviluppate nel corso di più di un secolo e per le quali la bibliografia allegata è assai indicativa; né sviluppare, su questa base, una verifica più precisa delle condizioni in atto del rapporto utilizzazione/conservazione delle risorse idriche. A livello introduttivo, è tuttavia possibile dedurre alcune osservazioni sul tema della conservazione delle falde freatiche, uno, tra i temi centrali che dovrà essere riproposto, operativamente, nella prospettiva indicata del piano delle acque. Certamente la presenza di falde freatiche superficiali, relativa alla struttura idrogeologica del territorio torinese, era un elemento costituente del paesaggio periurbano, di immediata utilizzazione: « le falde freatiche del pianalto torinese (erano) già in epoca romana messe a profitto, con l'escavazione di pozzi, che fino alla metà del secolo scorso, costituirono l'unica fonte di approvvigionamento idrico della città « intra moenia. Fuori di essa le falde freatiche si facevano sgorganti in polle e in fontanili ai piedi dei terrazzi lungo la Dora lungo la sponda sinistra del Po a Torino, si ritrovarono numerose sorgenti alle quali si potè attribuire provenienza dai ghiacciai alpini » M . « Fra le sorgenti della riva sinistra del Po, eravene una, superiormente al nuovo giardino del Valentino a monte del risvolto del fiume — che venne sepolta allorché si fece ivi una grande estrazione di ghiaia... Allorquando si gettarono le fondamenta pel prolungamento della spalla sinistra del ponte di pietra sul Po a Torino occorsero, grandi lavori di prosciugamento non tanto per ripararsi dalle acque del fiume state ritenute da apposito argine, quanto per estrarre la copiosissima acqua sorgente; la quale in una avvenuta piena del fiume, si vedeva scorrere sempre chiarissima come u n gran canale a fianco delle torbide acque del fiume » 5 7 . I problemi dell'abbassamento delle falde freatiche sono oggi particolarmente rilevanti 5S , anche perché il fenomeno è stato messo in relazione con la distorta utilizzazione del suolo che rende problematica sia l'utilizzazione delle falde sia la conservazione biologica del suolo. L'argomento è determinante nella valu84 tazione globale del paesaggio fluviale e implica un coordinamento effettivo tra progetto di utilizzazione di questa risorsa idrica, e progetto di utilizzazione globale del corridoio fluviale; attraverso il controllo dei modi d'uso del territorio che interferiscono con la conservazione — quantitativa e qualitativa — delle falde e che, con questa conservazione, devono risultare compatibili. All'interno di questo controllo trovano la loro corretta misura altri interventi vincolistici, ad esempio quelli riguardanti le aree di captazione localizzate lungo i vari corsi d'acqua del comprensorio, che già sono aree con vincolo di protezione speciale; l'entità di queste aree e il loro inserimento, rappresentano una variabile paesistica suscettibile di altre forme di soluzione qualora fossero avviati i progetti di ricostituzione dei paesaggi fluviali comprensoriali; infatti la protezione di tali aree potrebbe essere meglio ottenuta, oltre che col divieto e la recinzione, attraverso una attenta integrazione e organizzazione degli spazi lungo le sponde. BIMA C., L'acqua S. Chiaudano. a Torino, presentazione di Sviluppo dell'approvvigionamento idrico di Torino, in Rivista « Torino », anno 1966, n. 3. IRES, Acquedotti, analisi, progetto, piano regolatore acquedotti per il Piemonte, Torino, 1968. ZUCCARO D., Acquedotti, Torino e 23 comuni. SASSI D., La condotta dell'acqua potabile e il Municipio di Torino, Negro, Torino, 1866. CROCI C., Memoria riguardante la condotta d'acqua potabile per la città di Po dalle Valli di Stura presso Cafasse, Faverio, Milano, 1899. MEUCCI F., Per fornire acqua a Torino un lago artificiale a Viti e un terzo impianto sul Po, in rivista « Torino Municipalizzate », anno 1966, n. 24 novembre-dicembre. DEMARTINI A., I nuovi pozzi di La Loggia e Carignano e il raddoppio dell'impianto sul Po, in rivista « Torino Municipalizzate », anno 1964, n. 12 novembre-dicembre. Ing. FRANCOTTO, L'impianto dei pozzi dell'acquedotto municipale a sponda sinistra della Stura nella sua nuova struttura, Rivista « Torino rassegna », anno 1936, settembre. REBAUDI A., Alcune prove sperimentali per la determinazione del coefficiente di scabrezza sul canale dell'impianto idroelettrico di Moncalieri dell'A.E.M. di Torino, anno 1958, febbraio. BRUNETTI M., L'impianto idroelettrico Stura - San Mauro sul Po, in « Atti e rassegna tecnica », anno 1954, maggio. SELMO L., L'impianto idroelettrico di Cimena, in « Atti e rassegna tecnica », anno 1950, giugnoluglio. GENTILE G. BREZZI L., Impianto di Cimena: rilevamenti sperimentali relativi alle opere di scarico del bacino di carico, in « Atti e rassegna tecnica », anno 1957, giugno. BRUNETTI M„ Impianti idroelettrici in Valle Orco e sul Po. Linee di trasmissione ed impianti di trasformazione, in « Atti e rassegna tecnica », anno 1950, gennaio-marzo. 56 NOTE 53 F I E L D . , BARRON J . C . , Community perspectives, LONG B . F „ Water and Development. Social and economie Ann Arbor Science, Michingam, 1974. 54 REGIONE PIEMONTE, Piano regionale di sviluppo 1976/80, proposta della giunta, Torino, 1976. (Cfr. inóltre: Regione Piemonte, Piano di sviluppo regionale 1977/80, Torino, 1977). D. GRIBAUDI, Torino, L'ambiente geofisico, in « L'economia Torinese », op. cit. 57 G. CAVALLI, Note sul bacino del Po in Piemonte, Atti Accademia Scienze, Torino, voi. IX, 1875-76. 58 MEUCCI F., Le falde acquifere di Torino si impoveriscono rapidamente, in rivista « Torino Municipalizzate», anno 1964, n. 1, gennaio-febbraio. 55 Conferenza sui problemi dell'acqua, Torino e Piemonte, 1977: MERLO G., Unificazione e dimensione dei servizi operativi del ciclo dell'acqua. PEDUSSIA A., L'azienda consorziale nella prospettiva di nuove dimensioni ottimali del servizio acquedottistico. Tosi A., Pianificazione dello sfruttamento delle risorse idriche. Cfr. inoltre: PERETTI L., Il rifornimento idrico attuale e futuro dell'acquedotto municipale torinese, in « Cronache economiche», anno 1967, maggio-giugno. CHIAUDANO S., Cent'anni di acquedotto a Torino, in « Atti e rassegna tecnica », anno 1959, gennaio. note sulle risorse idriche come fonte energetica La consistenza e la utilizzazione di una risorsa energetica quale l'energia idraulica è stata determinante per l'innesco e il primo sviluppo dell'attività industriale in Piemonte; poco favorito quan- to alla presenza di altre risorse, infatti « potrebbe quasi sorprendere l'avvio del Piemonte a divenire regione industriale di interesse europeo se non fosse evidente l'influenza rilevante che ebbe l'abbondante disponibilità di energia idraulica » 5 9 . È d'altronde nota l'alterna vicenda delle fasi diverse nello sviluppo dell'utilizzazione, per scopi industriali, dell'energia idraulica, per la quale il Piemonte aveva una naturale posizione di privilegio, che potè riprendere e mantenere poi sul finire dell'800, con l'avvento della energia elettrica, ancora « per l'abbondanza di acque montane che offrivano possibilità di costruire impianti di ottime caratteristiche tecniche ed economiche » 5 9 . Riprenderemo qui oltre, perché direttamente condizionante — attraverso lo sviluppo industriale — la trasformazione urbana, i modi d'utilizzazione della energia idraulica, in Torino, durante tutta la prima metà dell'800. Sul finire del secolo è, invece, già avviata, nel settore industriale in formazione, una riconversione energetica legata allo sviluppo dell'energia elettrica, a sfavore dell'energia idraulica sino allora utilizzata e valorizzata, e si inizia un nuovo processo di produzione e di distribuzione della energia elettrica; la Società « Elettrica Alta Italia » per la distribuzione a terzi nell'area torinese è già costituita nel 1896, ed è, di fatto, una base alla successiva fondazione della SIP, confluita poi nell'ENEL 6 0 . In parallelo, e con il compito di agire quale calmieratrice a fianco delle società a capitale privato, il comune di Torino crea una propria azienda, AEM, che assume, e mantiene tutt'oggi, un ruolo primario nella alimentazione dei servizi pubblici e delle utenze private della città. Seguendo gli sviluppi nel settore energetico è, successivamente, la produzione di energia termoelettrica che prende crescente importanza ed esige grandi centrali la cui ubicazione è vincolata alla disponibilità di acqua per la refrigerazione, oltre alle esigenze di trasporto per il combustibile: negli ultimi decenni sono state costruite ed ampliate la centrale termoelettrica SIP + ENEL a Chi- vasso e la centrale AEM a Moncalieri: i fiumi, il Po in questo caso, tornano indirettamente ad essere utilizzati in questo processo di produzione di energia. Questi impianti derivano da scelte orientate secondo una politica energetica nazionale, che già prevedeva una produzione di base con le grandi centrali nucleari ed una produzione di punta per mezzo di impianti idroelettrici 59 . Il Piano di sviluppo regionale, nelle valutazioni dei fabbisogni energetici regionali, e, ancor più, nello stabilire gli indirizzi per una politica energetica regionale a medio termine, riflette le difficoltà e le obiezioni inerenti alla localizzazione di nuove centrali nucleari: si tratta, evidentemente, di scelte difficili e di grande portata, ormai importanti sul piano politico come sul piano tecnico, che non possono rimanere estranee al dibattito già in atto da anni in altri vicini paesi europei 6 1 . Scelte che hanno, comunque, conseguenze socio-territoriali determinanti sul piano locale, per le modificazioni ambientali indotte, che ancora coinvolgono, in modo diretto, anche l'area fluviale. Non è secondario, inoltre il rapporto tra il paesaggio fluviale e un'altra infrastruttura tecnica, quale la rete di distribuzione dell'energia elettrica; i tracciati delle linee aeree, con i corridoi di salvaguardia e le localizzazioni di centrali di trasformazione, di cabine e di piloni, hanno una forte incidenza nel paesaggio dei margini urbani dell'agglomerato torinese e, non a caso, soprattutto lungo le sponde dei fiumi (come verificheremo per Sangone, Dora, Stura), come in altri tratti del paesaggio comprensoriale. N O T E 59 G. BONICELLI, Energia, fonti e consumi di energia, in « Piemonte che cambia », op. cit. 60 Cfr. R. GABETTI, op. cit. Cfr. anche Min. LL.PP., Risorse idrauliche per forza motrice in Piemonte, Roma, 1932. 61 Ed ora vivace anche in Italia: vedi ad esempio, il convegno-incontro « In difesa del Po », giugno '78. note sull'inquinamento e il risanamento delle acque fluviali La qualità delle acque di un sistema fluviale — insieme con la quantità delle stesse — o di alcuni suoi tratti, sono due variabili attraverso le quali può essere analizzata e misurata la condizione di equilibrio ecologico nell'area del corridoio fluviale. Due variabili che quindi possono assumere il significato di « indicatori ambientali » della situazione in atto, ma che dovrebbero piuttosto rappresentare i termini del progetto di piano delle risorse idriche, perché l'utilizzo in atto di tale risorsa non precluda la sua conservazione. Insieme con gli aspetti relativi al regime idraulico, gli aspetti relativi alla qualità delle acque fluviali vengono ad interessare, nella loro alterazione, oltre il corso d'acqua stesso, anche il territorio, in quanto è verificato che l'inquinamento delle acque incide e altera tutte le forme di vita biologica presenti nell'ecosistema fluviale. Oltre una certa soglia, cessato il potere di autodepurazione proprio del corso d'acqua, l'incidenza delle diverse sostanze disperse nelle acque ne modificano la qualità in modo tale da rendere vana la definizione consueta delle caratteristiche organolettiche dell'acqua, inodoreinsapore-incolore : l'esperienza ormai consueta e inevitabile dell'inquinamento delle acque, a Torino, trasforma la percezione del paesaggio fluviale rendendolo l'area emblematica dove « si rappresenta » la contaminazione ambientale del territorio. Infatti non si può non avvicinare ai test biologici che misurano il grado d'inquinamento, anche la considerazione del peso che può aver avuto la deteriorata qualità dell'acqua sul recente fenomeno dell'allontanarsi e estraniarsi progressivo delia vita sociale dalle sponde dei fiumi dei loro tratti urbani 6 2 . L'inquinamento delle acque dei fiumi, come una realtà troppo sperimentata, è diventata allo stesso tempo un argomento che si percepisce come superato e / o inevitabile, per un possibile 86 effetto di saturazione psicologica, dovu- limento quindi piccole industrie e imto anche ad una informazione « ecolo- pianti artigianali ». gica » diffusa ma indifferenziata e generica. Appare quindi piuttosto sorpren- Il rilevamento, compiuto alla fine del 1975, diede luogo all'elaborazione condente che, invece, le analisi conoscitive sulle condizioni e sulle forme di inqui- clusa nel febbraio successivo e solo più namento, condotte su piano dell'oggetti- tardi resa nota, e offre una informaziovità scientifica anche se con livelli di ne esauriente anche al confronto con i obiettività molto differenti, non siano parametri adottati nella recente legisla65 state sviluppate che a partire dagli ul- zione in materia . timi anni. Il piano regionale di risanamento delle Sono infatti disponibili i dati relativi al- acque reflue individua le aree di interle analisi sul grado di inquinamento dei vento e si inserisce con priorità attuaticorsi d'acqua superficiali e degli affluen- ve tra « le provvidenze speciali per il ti di fognature che in essi recapitano, risanamento delle acque a favore dei condotta tra il '68 e '69, per la durata consorzi e degli altri enti locali », dettadi un anno, dall'Istituto di Igiene del- te dalla legge regionale » 2 3 / 7 5 , ammesl'Università 63. sa operante la « disciplina degli scarichi L'analisi più completa è stata condotta, delle attività produttive » n. 3 2 / 7 4 . negli anni successivi, a partire da una Successivamente la legge statale 319 del iniziativa assunta dall'Unione Industria10-5-76 veniva a confermare tali linee le di Torino e dal Dipartimento Ecolo- quale legge quadro per la tutela delle gia, poi Soc. Siteco, della Fiat, sul fini- acque, e stabiliva quale premessa al piare del '71 e sviluppata, e poi coordinata no regionale di risanamento il censimencon l'attività del Comune di Torino, al- to sulle caratteristiche e usi attuali dei l'interno del cosiddetto « Progetto Pilo- corpi idrici. ta Sangone », come una accurata indagi- Il progetto in corso di esecuzione per il ne conoscitiva « onde acclarare ubica- sistema di collettore e di depurazione, zione, qualità e quantità degli scarichi rappresenta quindi il primo intervento produttivi esistenti nell'area del Sango- organico per il risanamento dell'acqua ne che risulta essere il bacino imbrifero del sistema Po/affluenti nel tratto urmaggiormente inquinato del comprenso- bano di Torino e cintura (vedi fig. 42). rio attorno a Torino » 64 . Le finalità del Sino a che il nuovo impianto non sarà progetto (relativo all'area di raccolta in esercizio, la situazione distributiva delle acque di scarico del nuovo collet- della rete fognante nel territorio è la setore) riguardavano: guente: 1) « indagine conoscitiva sui problemi dell'approvvigionamento dell'acqua industriale, sui tipi e tossicità degli inquinanti usati nelle lavorazioni industriali, sulla presenza o meno di impianti di depurazione, e di un'indagine parallela sulle acque di scarico della rete fognaria di Torino. (Queste indagini hanno messo in evidenza la prevalenza dell'inquinamento dovuto a olii ed idrocarburi) »; 2) « elaborazione, sulla base dei dati rilevati relativi agli scarichi produttivi, di proposte per centri di trattamento, in vista della preeliminazione delle acque industriali, molto inquinate prima dello scarico nei collettori di fognatura consortili, ove non è possibile la depurazione con impianti all'uscita dello stabi- — per bianca, quattro Dora e quanto riguarda la fognatura le canalizzazioni defluiscono nei corsi d'acqua, soprattutto nella nel Po; — per quanto riguarda la fognatura nera esistono i seguenti collettori: I II III IV V VI VII Vili centro storico zona ovest zona nord-ovest Falcherà nord oltre Stura collinare Mirafiori sud Bertoulla Sui collettori Ì I , III, V, VII gravitano le superfici industriali più estese; ad Fig. 42. Schema collettore in progetto, (da C. E. n. 718). Fig. 43. Le zone urbane gravitanti sui collettori esistenti. (da Siteco. op. c i t . / . esclusione del collettore VII, che scarica nel Sangone, tutti gli altri collettori scaricano nel Po, in zona Regio Parco. La fig. 43 illustra le aree servite e la rete dei collettori esistenti e di futuro ampliamento. Attualmente esistono due poli di convergenza delle fognature nere: 1) a valle sulle sponde del Po, in corrispondenza di piazza Sofia; 2) a monte, sulle sponde del Sangone, in corrispondenza dell'area dell'ex aeroporto. « In entrambi i poli esistono le relative stazioni di depurazione. La prima costruita prima dell'ultima guerra (a scopo primario di recupero di metano, di fertilizzanti e di prodotti chimici) non assolve integralmente il compito di una organica depurazione delle acque. La seconda è ancora meno efficiente della prima e consta di un solo bacino di sedimentazione e di filtraggio: non è raro nei periodi di magra ed in occasione delle frequenti operazioni di manutenzione dell'impianto, vedere le policrome acque di rifiuto specie industriali, scaricare direttamente nel letto in secca del torrente » 65. In corrispondenza a queste due aree di scarico, era stato precedentemente elaborato un progetto di sistemazione della fognatura nera, che prevedeva appunto due impianti di depurazione dei liquami cittadini: quello principale era situato in regione Sassi, in sponda destra del Po, e il secondo, di minori dimensioni, lungo il Sangone. Con il nuovo progetto in corso d'attuazione verrà costruito invece un solo impianto di depurazione. L'inserzione di questo, in territorio di Settimo lungo le sponde del Po, è problematica, in quanto impone evidentemente, insieme con la trasformazione delle utilizzazioni del suolo, una zonizzazione di servizio, che per la sua stessa estensione, altera il rapporto territoriale con le aree circostanti. Tra i molti problemi implicati (esistono addirittura perplessità, anche alla luce delle analisi condotte, sulle reali possibilità di un corretto funzionamento dell'impianto), la scelta di inserimento di una nuova infrastruttura tecnologica 88 lungo il corso del fiume, potrà anche costituire una occasione per verificare i modi di un più corretto inserimento nel paesaggio che non siano quelli delle forzate giustapposizioni 67 . Il controllo delle discariche abusive lungo i corsi d'acqua (e qui vanno ricordati anche i rivi collinari) è un problema di « polizia fluviale » che impegnava già nell'800 l'amministrazione comunale di Torino, e oggi non è certamente superato da un diverso costume civico. Anche la raccolta organizzata dei rifiuti solidi interferisce con l'utilizzazione delle sponde dei fiumi. Un altro problema relativo allo smaltimento dei rifiuti — , le discariche pubbliche dei rifiuti solidi — è strettamente connesso al rischio di alterazione delle caratteristiche qualitative del paesaggio fluviale; infatti la localizzazione delle discariche sulle sponde dei fiumi interrompe la continuità e crea problemi di contaminazione delle acque per filtrazione dei terreni. Questi impianti sono quindi assimilabili ad aree di nocività ambientale; l'asse di smaltimento, che verrà a formarsi lungo la Stura, tra Torino e Venaria, con le localizzazioni esistenti e previste, non ha compatibilità né con un paesaggio fluviale attrezzato, né con le condizioni ambientali dell'area circostante. Come stanno a dimostrare le condizioni abitative nei quartieri adiacenti, che non hanno accessi, organizzati a verde, alla Stura, ma hanno la prerogativa di essere raggiunti da miasmi spesso intollerabili. La situazione di fatto porta quindi a riproporre il problema del risanamento delle acque e dell'insieme delle garanzie per un uso corretto e appropriato delle sponde, come una prima condizione necessaria per poter dare credibilità alle ipotesi di parco fluviale. NOTE 62 Per la dimensione sociologica di questo problema vedi la ricerca specificatamente condotta da F. BARBANO e E. BRUZZONE, Inquinamento e de qualificazione nell'area del Sangone: indagine sociologica su aspirazioni ed esigenze riguardo alla ridestinazione, Torino, 1973, non pubblicata, ma illustrata alla l a Conferenza europea di sociologia sulle trasformazioni d'ambiente, Torino, 1974. 63 Cfr. PEZZOLI G., Studio Generale per la sistemazione della rete di fognatura della città di Torino, Ufficio Tecnico dei LL.PP., Torino, 1970. Per la Regione è stato preparato u n Rapporto sulla diffusione degli inquinamenti in Piemonte, Torino, 1972 (su questionario). Un'altra informazione sulle condizioni d'inquinamento nella Regione è disponibile in Prima relazione sulla situazione ambientale del paese, op. cit.: confrontato su due parametri (BOD, COD peraltro discutibili) il quadro delle condizioni del Po presenta valori elevati sia alla stazione di S. Mauro, all'uscita della città di Torino, sia alla stazione di Chivasso, al limite del comprensorio torinese. 64 SITECO, Progetto pilota Sangone. Cfr. inoltre: SITECO, Attività della società Siteco nel settore ecologico. Fox F., Note ecologiche sul Piemonte, in « Cronache economiche », n. 197, 1976. VANINI G . C., PIROLINI V., DALL'ACQUA G . F., L'organizzazione di un sistema dì controllo e trattamento delle acque reflue cloacali ed industriali dell'area di Torino: indagine conoscitiva. AA.VV., Le acque reflue municipali della città di Torino, Incontri promossi dalla Sezione Ecologia dell'Istituto di Chimica Fisica dell'Università di Torino, maggio 1977. 65 GERELLI, La tutela dell'H20, Il Mulino, Bologna 1970. Cfr. inoltre, con i testi di legge: M. CICALA, La tutela dell'ambiente nel diritto amministrativo, penale e civile, Torino, 1976. 66 Citando la documentazione allegata alla proposta Deorsola (vedi seconda parte dello studio di prossima pubblicazione) per la sistemazione delle sponde del Po, 1970. Per un riferimento dotato, vedi, tra le statistiche: COMUNE DI TORINO, Torino e le sue acque, Estratto dal rendiconto dell'Ufficio d'Igiene per l'anno 1893, Eredi Botta, Torino, 1895. Cfr. anche i seguenti lavori sulla depurazione delle acque: MEUCCI F., Si purifica l'acqua del Po, in « Torino Municipalizzate », n. 1, 1963, gennaio-febbraio. L'acqua del Po depurata con il carbonio attivo, in « Torino Municipalizzate », n. 1, 1967. Impianto di potabilizzazione a carbone attivo granulare. È oggi la piti grande unità mondiale nel genere, in « T o r i n o » , n. 1, 1970. 87 II progetto per il Rheinauenpark, in corso di realizzazione lungo le sponde del Reno tra Bonn e Bad Godesberg, come parte di u n sistema di spazi verdi urbani, dà collocazione ad un impianto di depurazione all'interno del parco stesso: un esempio di sistemazione di queste infrastrutture resa compatibile con l'ambiente circostante. PER UN PO IN CINA Bruno Cerrato Diciotto giorni di scoperte. « Chi sta tre giorni a Pechino pensa di poter scrivere un articolo, chi vive in Cina per 15 giorni ritiene di riuscire a scrivere un libro, chi è da 1 o 2 anni tra i cinesi conclude che non deve scrivere nulla perché non ha capito niente ». Questo è il commento di una segretaria dell'ambasciata italiana incontrata nel corso del viaggio nella più grande repubblica popolare del mondo, organizzato dall'Istituto italo-cinese per gli scambi economici e culturali dal 26 aprile al 18 maggio 1978. È una riflessione colma di saggezza che spero influisca positivamente nell'esposizione, il più possibile cronacistica, di quanto ho avuto occasione di osservare assieme agli altri 17 partecipanti al tour. Se è bene, ogni qual volta si va in un paese straniero, meditare almeno tre volte prima di tirare conclusioni, per chi approda in Cina deve diventare regola assolutamente obbligatoria, tanto più quando il penetrarne la civiltà, e nel suo svilupparsi antico e nelle mutazioni de- gli ultimi 30 anni, avviene senza alcuna preparazione. Descrizione di immagini, fatti ed emozioni (personali e di gruppo) vuole essere questo breve reportage di un'esperienza che non poteva non rivelarsi interessante e che è destinata a restare un episodio indimenticabile, proprio perché ogni attimo vissuto continuerà a suscitare interrogativi e bisogni di chiarezza, quando non rimpianti o sensi di colpa per non aver saputo o osato afferrare di più e meglio. Unico alibi, l'impossibilità di comunicare liberamente per via della non conoscenza della lingua ed essere perciò costretto al limitante filtro delle guide interpreti, peraltro brave e disponibili a soddisfare al meglio le nostre curiosità di esploratori, consci di godere del privilegio gratificante di vedere, senza essere diplomatici di carriera, un paese fino a ieri quasi completamente vietato ad ogni sguardo esterno. pechino La stessa trasvolata di avvicinamento, ha contribuito con le sue 16 ore di durata e l'audacia della rotta (sorvolante 89 per migliaia di chilometri la bianca, immensa, amica e al tempo stesso paurosa catena del Karacorum), la più breve tra il Pakistan e Pechino, a darci una piacevole, eccitante carica di avventura. I primi contatti con il grande paese di Mao ci hanno subito fatto sentire su un altro pianeta, impossibile da valutare con i metri occidentali. Le prime impressioni: austera essenzialità nelle strutture aeroportuali, gentilezza non di maniera nel personale di servizio, cordialità amichevole dei tre interpreti-guida che ci accolgono e sotto u n diluvio d'acqua reso convulso da un ventaccio tempestoso ci accompagnano, su un autobus spartano, in albergo. Poi, tutti colpiti dallo spettacolo del viavai di uomini e donne resi simili dalle casacche grigie o blu, dal traffico sostenuto delle nere biciclette sciamanti nelle corsie di destra delle grandi arterie (compatte come in una scena di gruppo delle nostre corse ciclistiche, fermate bruscamente solo dalle rapide svolte a destra degli autoveicoli chiedenti senza pietà strada a furor di clacson), dagli enormi ammassi di ortaggi ammucchiati all'aperto lungo i marciapiedi. Nella capitale di questo paese di 900 milioni di abitanti rimaniamo 6 giorni e 6 notti. Città immensa di 7,2 milioni di persone e 2 milioni di biciclette, tagliata in due da ovest ad est dall'arteria principale, denominata della pace eterna e lunga 44 chilometri, almeno per tre quarti del suo territorio più che una metropoli sembra un continuum di centri rurali con piccole case basse e grigie recintate da muretti, interrotti qua e là, lungo le vie di grande scorrimento generalmente alberate, da imponenti costruzioni in cemento destinate ad uffici e varie istituzioni pubbliche. Perché questa dominante di colore grigio? Perché solamente l'imperatore poteva utilizzare i quattro colori fondamentali (giallo, rosso, verde e blu). Al popolo era concesso soltanto di verniciare di rosso le porte, per tenere lontano gli spiriti maligni. In un clima di primavera avanzata, con cielo terso al mattino e come nuvoloso al pomeriggio per via della sabbia sollevata da una brezza crescente in vento con il calar del sole (al tramonto suggestivamente simile ad una palla bianca), 90 Sulla piazza Tien Ari Meri e dentro la città proibita. il soggiorno a Pechino ha permesso una presa di coscienza della realtà economica e sociale della nazione che il prosieguo del viaggio è poi venuto a dettagliare o, in alcune circostanze, a confondere. È qui che abbiamo preso contatto con le strutture ricettive e siamo stati iniziati alla variatissima e gustosa cucina locale con tanto di apprendimento dell'uso delle « bacchettine » (nel corso dell'intera permanenza proveremo non meno di 100-120 piatti diversi), è qui che ci siamo accorti che le case non hanno tapparelle (per far buio ci sono tende) e che ogni camera d'albergo è dotata di un capace thermos di acqua calda per prepararsi il the (quello verde). È qui che siamo stati sorpresi di poter lasciare tranquillamente aperte le nostre camere; di poter circolare di giorno e di sera, in centro e in periferia, da soli o in gruppo, senza alcun timore, guardati solo con sorridente simpatia da decine o centinaia di persone; di notare che sotto la specie di divisa indossata da tutti, tutti, ma soprattutto le donne sono coloratissimi; che a tavola, di forma rotonda, i pasti non sono serviti se tutti i commensali non sono presenti; che muoversi con i malconci mezzi pubblici è pressoché impossibile perché superstipati; che i taxi non sono molti e si possono prendere solo presso gli alberghi; che i negozi e i grandi magazzini sono oltreché affollatissimi anche pieni di merci; che ci sono empori aperti anche di notte; che nelle città principali ci sono « stores » (con reparto alimentare) riservati agli stranieri con un'esposizione più curata, una varietà più ampia ed una qualità mediamente superiore; che in ogni locale pubblico, negli angoli, fanno bella mostra di sé pitali con un po' d'acqua per raccogliere il frutto di quello che è un vizio di buona parte della popolazione, lo sputare; che la promozione dell'ideologia del regime è attuata in ogni manifestazione; che nel paese c'è una grande ansia di modernizzazione e sviluppo; che i cinesi hanno un marcato spirito individualista. Turismo e « rapina » dell'organizzazione del lavoro industriale e agricolo si sono alternati in piacevole seguenza. Se la visita alla città proibita, la dimora dell'imperatore, ha fatto consumare a noi e alle Pechino. All'interno di una fabbrica. Scorcio della città. diverse migliaia di visitatori provenienti da tutta la Cina e dall'estero (giapponesi innanzitutto, perché sono a sole 4 ore di volo, poi parecchi africani dei paesi protetti) un'innumerevole quantità di rallini fotografici, per l'originalità delle costruzioni di legno laccato e colorato con i quattro colori tipici, il curvo tetto in maiolica sul giallo-senape, stupendamente decorate e arredate all'interno, il calcare la grande muraglia che si snoda a soli 85 chilometri dalla capitale è stato ancora più emozionante. Il ciclopico muro, che risale al IV secolo a.C. ed è lungo 6000 chilometri, è ora pressoché totalmente in rovina, ma rimane, come orgogliosamente ci hanno sottolineato le guide, l'unica realizzazione umana visibile dalla luna, secondo la testimonianza inequivocabile delle foto scattate dallo spazio. Recarsi alla piazza Tien An Men di Pechino — su cui si apre l'ingresso alla città imperiale (contenuta in un rettangolo di 1500 per 700 metri) e si erge il mausoleo di Mao — e alla grande muraglia sono il sogno di tutti i cinesi, tanto che ci sono canzoni che ne celebrano il fascino magico e chi ci va è poi felice di esporre sul mobile più bello la fotografia (in bianco e nero perché le pellicole a colori non sono prodotte) che lo ritrae davanti agli animali simbolici di bronzo o dorati della prima (leone = potere, elefante = prosperità, cicogna = felicità, tartaruga = longevità) o nel vento freddo e sibilante che sempre, ci dicono, smussa i merli del gigantesco serpente di pietre, alto in media dai sette ai dieci metri a largo fino a cinque, per consentire la corsa dei cavalli tra le torri d'avvistamento che ne segnano il saliscendi sinuosissimo ogni 200-300 metri. E uno spettacolo vedere come vi giungono le comitive dei cinesi: non certo a bordo di pullman, se non pochissimi, ma in piedi sui cassoni dei camion delle fabbriche o delle comuni che hanno organizzato il viaggio con pranzo al sacco, cosi come è stato preparato per noi, dotati ciascuno di una scatola contenente uova sode, pane integrale affettato, salame, dolcini e assieme al sale e al pepe, lo stuzzicadenti. Anche la visita alle tombe degli imperatori Ming (1368-1644), scoperte nel 91 1956 e solo una portata alla luce, è fonte di grande stupore, per la misteriosità del luogo, l'imponenza degli ambienti sotterranei, le leggende che si raccontano circa la tragica fine cui andavano incontro i progettisti e sovente la servitù, la maestosa sequenza degli enormi animali e altri simboli propiziatori in pietra costeggiami la strada d'ingresso della valle per almeno 300-400 metri. Ma ancor più avvincente la mezza giornata trascorsa nel parco del Palazzo d'estate il 1° maggio. In un mare di gente valutabile ad almeno 100 mila persone (diversamente dagli anni passati la festa del lavoro non si è più celebrata con parate, ma con l'apertura gratuita dei parchi pubblici per una sorta di picnic generale), in uno sventolio di centinaia di bandiere rosse, abbiamo ammirato le stupende architetture di cedro laccato e mirabilmente dipinto, la delizia dei percorsi tra le piante e i fiori attorno al grande lago seminaturale sulla cui sponda nord la vasta residenza si sviluppa, la dolcezza del paesaggio godibile dalle rive del lago (a ovest due sottili pagode buddiste, a sud una piccola isoletta). Slogans In alto: dentro la fabbrica. A lato: Al bar per una scodella di the. 92 Abbiamo osservato questo pullulare di uomini lenti nel muoversi, a tutto attenti, a nuclei familiari interi (dal vecchio nonno ai piccoli con i loro pantaloncini mostranti i culetti, per via di un'ampia spaccatura lasciata sulla parte posteriore), e abbiamo sentito che vivevano quel giorno come vero momento di festa, compunti però, senza alcun grido, senza che un bambino frigni, senza transistors e juke-box, capaci di stare a lungo sotto il sole bruciante a fare coda interminabile per salire sul battello per un giro di pochi minuti sul lago, pronti a salutarci con calore battendo le mani o agitando la mano destra dall'alto in basso (cioè non come facciamo noi che in genere muoviamo la mano a ventaglio) anche quando ci vedono salire su un battello a noi soli riservato e subito lesto a salpare. Di fronte a certi fatti è inevitabile sentirsi privilegiati e provare imbarazzo, spesso vergogna, come quando dopo aver telefonato in Italia la guida più anziana (uno spassoso quarantenne di Shangai pronunciante tutte le erre, elle) mi ha fatto osservare che in pochi secondi avevo speso l'intero stipendio mensile di un operaio specializzato (35 mila lire). È chiaro che i poteri d'acquisto della lira e dello juan sono diversi, ma l'osservazione non poteva non far meditare. Tra gli altri luoghi di interesse turistico della capitale, dopo una lunga camminata in salita di primo pomeriggio sotto un sole cocente assieme ad una fiumana di pechinesi, si visita uno dei maggiori templi di Budda della zona, denominato della « collina profumata » per via della somiglianza dell'erta ad un incensiere, e gustiamo, nell'aria frizzante di un primo mattino la purezza delle linee circolari del tempio del cielo, costruito nel 1420, tutto in legno colorato, alto ben 38 metri e largo 32, con la caratteristica ed elegante copertura in maiolica di un bellissimo bleu carico. In quest'ultimo tempio si recava periodicamente l'imperatore per celebrare riti propiziatori del buon raccolto e delle piogge o per implorare i la fine di calamità naturali. Anche qui è giorno di festa e la grande folla, che non ti opprime mai, diventa cosi parte del paesaggio che non si riesce ad immaginarne la non presenza. Nel parco che circonda l'area del tempio vediamo di' slocati punti di pronto soccorso. Non ci sono cestini per i rifiuti, eppure stradine e spazi verdi sono assolutamente puliti. Il primo impatto con il mondo della proì duzione si ha nella fabbrica di macchine utensili n. 1, dove 7400 operai, di cui un terzo donne, producono attualmente , 5000 fresatrici di 30 tipi. Otto sono i j livelli retributivi, da 34 juan al mese [ (ogni juan è pari a 510 lire italiane) a S 108, la media è sui 70. Impariamo che l'avanzamento in carriera dipende si dalI l'anzianità e dalle capacità professionali, i ma anche dalla valutazione politica che i il comitato rivoluzionario del partito delf la fabbrica dà dei singoli lavoratori. Gli j accompagnatori della visita (la quale, come tutte le successive, s'inizia in una sala di rappresentanza con l'illustrazione generale dell'azienda, sorseggiando il the e fumando le sigarette copiosamente offerte) tengono a sottolineare che tutti gli sforzi del governo sono orientati a recuperare l'efficientismo produttivistico, che il radicalismo della « banda dei quat- Su per la grande Muraglia. Di 1° maggio nella capitate. 93 tro » aveva bollato come sintomo di revisionismo borghese. In effetti, pur da inesperti, girando tra i vari reparti si scopre trasandatezza e una diffusa atmosfera di lassismo: i ritmi non paiono elevati, notevole il disordine e scarsa la manutenzione fatta agli impianti. Apprendiamo che si lavora per otto ore al giorno per 6 giorni la settimana, che la produzione non si ferma mai perché ci sono sfasamenti nelle giornate di riposo, che in genere vi sono due turni (con inizio alle 6 e 30 e alle 14 e 30), che l'assenteismo, passato l'influsso negativo della « banda dei quattro », non supera il 3 - 5 % , che i giorni di ferie sono in tutto sette all'anno (che si elevano a 15 per coloro che hanno genitori o parenti che abitano in altra provincia), che il periodo preferito per fare queste vacanze è all'inizio di febbraio (festa di primavera), che gli uomini vanno in pensione a 55 anni se operai, a 60 se impiegati (per le donne l'età si abbassa, nello stesso ordine, a 50 e 55), che per il matrimonio vengono concessi tre giorni di ferie supplementari, che in caso di malattia, fino a sei mesi viene corrisposto il 100% del salario, dopo soltanto il 60%. In omaggio alla direttiva di Mao « Contare sulle proprie forze e agire in modo autonomo », l'azienda gestisce la mensa, il nido d'infanzia e l'asilo, l'infermeria e corsi di formazione professionale. Ci fanno vedere tutto, procurandoci una dolcissima commozione di fronte all'esibizione canora e danzante dei piccoli della scuola materna, bravissimi, estroversi, tanto simpatici che verrebbe voglia di portarsene via, ognuno, una mezza dozzina. Ovviamente, come ci capiterà di constatare anche in altre città, le canzoncine che i piccoli artisti ci propongono sono dedicate a Mao, Ciu en lai, Hua o a qualche grande protagonista della « lunga marcia » o celebrano momenti importanti della rivoluzione. Letteralmente sbigottiti si resta invece di fronte agli sforzi fisici ed economici profusi, e non ancora finiti, per costruire, sotto ogni stabilimento della città, rifugi anti-atomici: la paura di un attacco nucleare da parte dell'Unione Sovietica è vivissima ad ogni livello della popolazione e la propaganda del regime bada 94 a II tempio del Cielo Pechino. in ogni circostanza a tenerla ben desta (si pensi che un balletto di successo è quello che inneggia alla vittoria di 100 piccole api laboriose che riescono a mettere in fuga un grande orso che vuole impossessarsi del loro miele). In campagna siamo condotti in una comune fondata nel 1958, di 160 chilometri quadrati, composta di 17.000 famiglie (85 mila abitanti), con 10.800 ha coltivati. La comune è articolata il 129 brigate e dispone di 150 trattori di diversi tipi, 400 motocoltivatori, 20 mietitrebbiatrici, 120 camion. Rendimento delle produzioni: 4500 kg per ettaro per il grano; 5-5300 kg per il riso. I 170 ettari di frutteto hanno dato, sempre nel 1977, 2 milioni di kg di frutta, mentre sono stati allevati 83 mila maiali e consegnati allo stato 270 mila anatre bianche. Altre cifre: 2300 i capi bovini, con una produzione di latte di 12 milioni di litri nell'anno; 200 gli ettari di stagno, con una resa annuale di pesce di 170 mila kg, soprattutto carpe. I prezzi di vendita dei prodotti sono fìssati dallo stato. Ci rendiamo conto che la comune è pressoché autosufficiente, in quanto provvede non solo a costruirsi le abitazioni e i locali per i servizi sociali e destinati ai ricovero delle bestie e degli attrezzi, ma gestisce diverse officine di manutenzione ed una per la costruzione di trebbiatrici. Nella stagione migliore i contadini lavorano anche dieci ore al giorno, d'inverno 6-7. In media guadagnano 450 juan all'anno, meno degli operai poiché vivono dei prodotti coltivati. Nella comune funzionano 12 scuole medie, 59 scuole elementari, 1 ospedale, 9 poli-ambulatori e un centro sanitario per ognuna delle brigate. Ci parlano dell'impegno che nel rispetto del "quadro di modernizzazione" del paese lanciato da Ciu en lai (in base al quale i settori da privilegiare sono l'industria, l'agricoltura, la difesa e la ricerca) stanno promuovendo per la meccanizzazione di tutte le fasi del raccolto e il miglioramento del sistema di irrigazione. Restiamo ammirati della straordinaria bellezza dei campi di grano e di ravizzone e dei lunghi filari di pioppi lungo le strade poderali (poche, non asfaltate e polverosissime), che avvicinano moltis96 Tutti a guardarci con attenzione e simpatia. Mercato ambulante a Shihkiachwang. simo il paesaggio a quello della pianura padana. Sarà certo una comune modello, o meglio una brigata modello, ma sta di fatto che notiamo una maggior cura in queste officine che non in città, dove c'è da supporre le fabbriche presentate siano altrettanto quelle d'avanguardia. Su 85 mila abitanti i giovani che entrano all'università non sono più di 50 all'anno, un rapporto piuttosto basso, proprio perché l'ammissione dopo la caduta della « nefasta banda dei 4 » si è fatta estremamente selettiva. È ciò che apprendiamo stando un pomeriggio al Politecnico di Pechino, proprio quello da dove parti il moto delle guardie rosse, che attualmente ospita 7000 studenti, per i quali sono a disposizione 3000 professori. Dopo 5 anni di elementari e 5 di scuola media si può fare la domanda per entrarvi, come pure se si hanno due anni di esperienza lavorativa. L'età massima per accedervi, qualora si superi il triplice esame delle doti morali e ideologiche, fisiche e culturali è limitata a 25 anni. Nell'anno in corso sono stati accettati anche alcuni giovanissimi (14 anni), particolarmente dotati. In ogni caso il numero è chiuso, non più di 1500 matricole ogni anno, mentre le domande sono state nel 1977 venti volte superiori. Gli ammessi godono di una borsa di studio per il vitto, essendo l'alloggio (per chi viene da fuori città) e l'assistenza a carico dello stato. A chi proviene dalla fabbrica o dalla campagna è garantito il salario. Al conseguimento della laurea si è avviati a lavorare sulla base dei programmi preparati dallo stato, anche se si cerca di venire incontro alle esigenze del giovane, specie se ha genitori o parenti anziani bisognosi di cure. Gli insegnanti sono retribuiti con un minimo di 56 e un massimo di 300 juan al mese, il triplo cioè del livello più alto degli operai, persino un po' di più degli ingegneri che arrivano solo alla punta di 280 juan. Sprofondati in confortevoli poltrone, la tazza di the resa sempre fumante da periodiche aggiunte di acqua calda da parte di gentili, silenziosissime ragazze, comprendiamo che è proprio nelle università e nella scuola in genere che si gioca il futuro del paese. È da qui infatti che devono venire i tecnici e i qua- ln libreria e a teatro. 97 dri intermedi capaci di apportare ai processi produttivi, agricoli e industriali, quelle migliorie indispensabili per aumentare la produttività e rendere, oltreché meno faticoso, anche più sicuro il lavoro degli addetti. Studio severo quindi e applicazione impegnata, restaurazione dei voti negli esami e nelle tesi di laboratorio, per recuperare il terreno perduto durante il decennio 1966-76 della rivoluzione culturale, quando venivano esaltati gli studenti che consegnavano in bianco i fogli proponenti i problemi e coloro che cercavano una preparazione solida venivano bollati di carrierismo. È un'impresa che a stare dal pieno totale dei posti della vecchia sala di lettura della biblioteca (quasi 2 milioni di volumi di cui molti in lingua inglese, francese e tedesca), dalle attenzioni che i giovani sembrano dare al lavoro nella fabbrica di sperimentazione e produzione di macchine utensili gestita dall'università, e dalla cura che i docenti dimostrano per il potenziamento delle attrezzature per esercitazioni, pare ben avviata. In un laboratorio di fisica ci spiegano i progressi compiuti nello studio e nell'utilizzazione dei raggi laser. A Pechino iniziamo a conoscere come i cinesi impegnano il tempo libero. Al cinema in primo luogo, per cui si sobbarcano code di parecchie ore per procurarsi i biglietti d'ingresso (il costo è di circa 100 lire), soprattutto per le proiezioni dei film in costume messi all'indice durante il potere della « famigerata banda dei 4 ». Tutte le pellicole, anche quelle che ripropongono vicende antiche non mancano mai di celebrare i valori o della patria, da difendere sino all'estremo sacrificio contro gli invasori, o dell'unità familiare, sentita e vissuta certamente più di quella collettiva. Gli spettacoli, unici, iniziano verso le 19,15-19,30. Al teatro delle minoranze nazionali assistiamo a numeri musicali e canori, con la partecipazione di solisti di pipa (la chitarra cinese) e di arpa orizzontale, gruppo d'archi e cantanti (soprano, tenore e basso). Già i titoli dei pezzi, molti di composizione popolare, contengono o fanno presagire messaggi di tipo ideologico. In occasione della festa del 1° maggio siamo invitati, in una sorta di palasport !?V O l ìSÉN rettangolare da 18.000 spettatori, a gustare canti, marce, mimiche, balletti classici cinesi e occidentali, intermezzi comici. Estremamente piacevole tutto, semplice e, contrariamente a quanto ci saremmo attesi, per niente retorico sul significato della giornata. Curiosità: mentre sono molti rumorosi prima e durante lo svolgimento dello spettacolo, i cinesi applaudono pochissimo, solo quando sono particolarmente colpiti. Tutto il mondo è davvero paese se anche qui, a 10.000 km di distanza dall'Italia, i maggiori scrosci di battiti di mano sono andati agli sketches dei comici (centrati sulla critica del periodo della « Banda dei quattro » e finalizzati a stimolare, più che un generico spirito rivoluzionario, un generale sforzo di produzione). Anche W u Tse-en, la guida trentacinquenne più dotta e con una conoscenza dell'italiano quasi perfetta sebbene abbia iniziato a studiarlo da solo tre anni, ride~di cuore alle ingenue trovate che è lietissimo di tradurmi. MEappp verso // fiume azzurro a Wuhan. il sud In treno si parte per Shihkiachwang, nella provincia dell'Hopei, importante nodo ferroviario nella pianura a 283 km a sud di Pechino, divenuta dopo la liberazione una città industriale (urbanisticamente un grande dormitorio fatto di blocchi di case tutte uguali, come le nostre popolari, tagliate da grandi strade alberate aprentesi in enormi piazze, dove fanno bella mostra di sé i palazzi pubblici simili a copie un po' rimpicciolite di quelli della capitale) specializzata nei settori chimico, tessile e meccanico. Il viaggio, in prima classe (a seconda dei convogli di classi ce ne sono anche quattro), dura quattro ore e diciotto minuti, esattamente quanto previsto nell'orario, La sistemazione è confortevole e anche la cena nel vagone ristorante non è male. Dal finestrino il meraviglioso scorrere di una campagna lavorata con amore, malgrado la grande, comune fatica degli uomini e degli animali aggiogati. All'arrivo, organizzazione perfetta con pullman in attesa per condurci in albergo, quasi uguale nella distribuzione, strut99 tura e arredamento delle camere a quello pechinese, soltanto pressoché deserto, perché la città è da poco più di un anno aperta agli stranieri. In questo centro che ha una storia di 70 anni, che nel 1947 aveva meno di 200.000 abitanti ed ora ne conta 850.000, che ha 499 stabilimenti contro i 27 di trent'anni prima, ci fermiamo tre giorni, indulgendo pochissimo al turismo. Si visita infatti solo il magnifico tempio chiamato del « Budda fiorente » (586 d.C.), aperto al culto fino al 1949, attualmente in corso di restauro, dove si trovano una statua di bronzo del profeta (con cento braccia) alta ben 20 metri e un'altra di legno monolitico di 7 metri. Isolato nel verde della campagna è straordinariamente interessante sia per l'armonia delle linee architettoniche sia per la bellezza delle decorazioni e la plasticità delle sculture (tra cui 1000 immagini diverse del Budda), che lo fanno apprezzare come uno dei monasteri più importanti di tutta la Cina. L'industria dei turismo ancora ai primordi fa sf che l'area sia piuttosto mal tenuta, anche se si rivela affascinante constatare che non avendo provveduto a dotare di vetri le aperture dei padiglioni i colombi hanno ampia possibilità di compiere al loro interno le più libere evoluzioni. È proprio nel viaggio di andata e ritorno dal tempio che ci siamo resi conto degli immani sforzi fisici che lo sviluppo del paese ancora comporta. Innumerevoli infatti i carri, anche con ruote di solo legno, trainati da cavalli, asini, cammelli e dromedari in lunga teoria marcianti lentamente, con uomini stanchi sopra come abbandonati, distrutti dal lavoro e dal sole, coperti di polvere e sudore. Noi comodi, anche se sobbalzanti per via delle precarie sospensioni del pullman continuamente sollecitante strada, pronti a filmare queste amare scene di civiltà pre-industriale, vivamente impressionati dal veder tirare da uomini e da parecchie donne non uno ma decine e decine di carretti stracarichi di balle di cotone, carbone e fieno. Per gli abitanti della città, dai bambini agli adulti, non ancora abituati a vedere occidentali (nel 1977 i visitatori stranieri provenienti da 30 paesi sono stati 100 soltanto 800), siamo come potrebbe essere per noi il panda, l'orso cinese. Destiamo curiosità, accerchiati o seguiti ovunque da decine e decine di fans silenziosi e attenti, generosamente propensi a rispondere ai nostri cenni di saluto con sorrisi e applausi o cordiali gesti della mano, il cui movimento può ricordare da vicino il lento, maestoso muoversi delle ali dei gabbiani. La visita all'ospedale militare, che riceve anche pazienti civili, ci consente di approfondire un po' l'argomento sanità. Articolato in 19 reparti, con 800 posti letto, tre sono le funzioni che svolge: terapia, insegnamento e ricerca scientifica. Le 800 persone che vi lavorano (di cui 200 medici) operano per 8 ore al giorno, con stipendi che vanno da un minimo di 53 yuan ad un massimo di 150. Tutto il personale (anche il primario) presta almeno 2 ore di lavoro alla settimana nelle attività manuali agricole, possibili perché l'ospedale cura direttamente coltivazioni di cereali, allevamenti zootecnici, frutteti e vivai di piante medicinali (nel 1977 sono stati prodotti 30 mila chili di cereali, 150 mila di ortaggi, 90 mila di frutta, nonché 70 mila litri di latte, il tutto utilizzato per i bisogni dell'ospedale o venduto allo stato). Mentre la medicina tradizionale è sempre più affiancata da quella di tipo occidentale, due o tre ore al giorno sono riservate all'approfondimento delle conoscenze e alla ricerca farmacologica. Ci aprono i reparti di agopuntura, fisiomassoterapia, analisi chimica, ortopedia e ginecologia. Anche qui nessuna concessione a qualcosa di più dell'essenziale. Gli ambienti, sobriamente arredati, sono puliti ma non pulitissimi. Non mancano però gli applausi dei degenti (le stanze ospitano da un minimo di quattro fino a dieci letti). Per i dipendenti statali tutto è gratis, gli altri pagano il vitto e le trasfusioni. Una squadra mobile gira per le campagne della provincia per curare i contadini, promuovere l'igiene e praticare la prevenzione contro particolari epidemie. La visita, durante la quale abbiamo appreso che dopo soli tre giorni dal parto le donne sono dimesse e che l'aborto è possibile purché l'unità produttiva in cui lavorano i coniugi o la ragazza ma- dre (sono però pochissime) rilasci una lettera di consenso (per gli sposati solo dopo il secondo figlio), termina nelle sale del museo dedicato a Norman Bethune, il medico canadese cui è dedicato l'ospedale, che qui lavorò dal 1937 al '39, morendovi di setticemia per aver continuato ad operare nonostante una ferita ad una mano procuratasi durante un intervento. Le foto, le citazioni dell'eroico chirurgo rivoluzionario, i cimeli, ogni cosa è sfruttata per sensibilizzare la popolazione sull'importanza della rivoluzione popolare universale. Una riflessione di Bethune su tutte: « C'è la tubercolosi del ricco e quella del povero. Il ricco viene ricoverato, il povero muore. Il medico deve andare dal popolo ». Una splendida mattinata la trascorriamo alla scuola d'arte, una delle 29 esistenti in tutta la Cina, dove i 300 studenti e i 150 insegnanti e addetti sono suddivisi in sei specializzazioni: a) opera di Pechino; b) opera locale; c) musica strumentale e vocale; d) danza; e) scenografia; /) acrobazia. Assistiamo prima ad un'esibizione di bravissimi giovani acrobati, poi alla gestualità ammaliante di quattro splendide ragazze della sezione « opera di Pechino » guidate da affiatati colleghi suonanti musica tradizionale, poi ancora ai passi leggeri di giovanissime ragazze del corpo di ballo, quindi alla bravura dei solisti strumentali e dell'orchestra d'archi accompagnante anche la voce possente di un baritono, che in nostro onore intona la canzone partigiana « O bella ciao ». La selezione è estremamente severa: basti pensare che per l'anno in corso c'erano state 31 mila domande. Oltre agli insegnamenti artistici specifici, il 2 5 % del tempo è dedicato all'istruzione politica, alle lettere, alla geografia ed alla storia. I corsi vanno da tre a cinque anni e gli allievi godono tutti di borse di studio dello stato (22 yuan al mese). Come al Politecnico di Pechino, aspra è la critica alla « Banda dei quattro », che aveva censurato ampiamente i programmi di insegnamento, influendo non poco sulla preparazione professionale dei giovani. Sentiamo che questi aspiranti artisti, i quali quando saranno diplomati verranno collocati secondo la pianificazione statale, ogni anno trascorrono un mese tra i contadini per prendere atto di quanto sia dura la vita dei campi, fare opera di animazione culturale e arricchirsi delle tradizioni popolari più genuine. Nel teatro della scuola, alla sera, saggio animato per noi e una comitiva di tedeschi, tutti calorosamente festeggiati e divorati con gli sguardi. Il mondo produttivo della città lo analizziamo in un cotonificio, dove attorno a 100 mila spolette e 34.000 fusi lavorano 6 mila persone, i più in ambienti dove la rumorosità supera ampiamente i decibels di guardia. Eppure è un'unità modello, che negli ultimi anni è riuscita ad aumentare la produzione in media del 10% senza incremento dell'occupazione. Chiediamo se il diritto di sciopero garantito dalla costituzione è normalmente esercitato. La risposta è « no », da almeno 10 anni, per due ragioni: « 1) per la maturità delle maestranze, consapevoli che tutte le risorse e i prodotti sono di loro proprietà; 2) per la capacità della direzione a migliorare l'organizzazione del lavoro ed assorbire i suggerimenti provenienti dalla base ». Per la prima volta sentiamo parlare, a proposito della stimolazione della produzione (di cui il 3 0 % è esportata), oltreché della leva dello spirito di emulazione socialista (premiato con la gratificazione di una bandierina rossa sul reparto o sulla singola macchina), anche di incentivi materiali, consistenti, per ora, non in denaro (peraltro già allo studio) ma in doni di prodotti, quali un asciugamano, una penna, una saponetta. Analogamente a Pechino, grandi lavagne all'interno dei reparti propongono frasi e poesie di operai autostimolantisi ad accrescere la produttività ed enormi tabelloni segnano per ognuno il livello raggiunto, con chiara indicazione dei più stakanovisti. Tutto il contrario cioè di quanto veniva celebrato durante la rivoluzione culturale e in particolare quando a governare il paese erano i « maligni quattro di Shanghai ». A gruppi di sei, accompagnati da due guide, siamo ospiti in abitazioni di dipendenti della fabbrica. Entro in casa di un medico: due camere da letto per i cinque componenti la famiglia, marito, moglie e tre figli; la cucina e i servizi in comune con un'altra unità familiare. 101 Tre yuan e sei mao (una mao uguale 10 centesimi di yuan) al mese per l'affitto, ossia neanche 2000 lire. Proviamo una viva impressione di fronte alla povertà dell'arredamento e allo squallore delle piccole camere, sprovviste di riscaldamento centrale. Lungo le scale e sui balconi, alla rinfusa, piastrelle di carbone e provviste di legna da ardere. Il quartiere, gestito dalla fabbrica, ha però servizi sportivi, una biblioteca e u n centro per riunioni dotato di televisione, che è il bene di consumo più ambito, quando, come ci ha detto la nostra ospite medico, si hanno già la bicicletta, la radio e gli orologi da polso. Una bicicletta costa all'incirca 35 mila lire, un televisore 75 mila. I bimbi della scuola materna della fabbrica ci danno un altro saggio della sensibilità musicale e artistica dei cinesi, ottenendo un enorme successo. Apprendiamo che per un costo mensile di 6 yuan per il vitto (le altre spese sono a carico dell'azienda o dello stato) i bambini imparano non solo a suonare, cantare e danzare stupendamente, ma a scrivere oltre ai principali slogans politici (come « viva il partito comunista cinese » e « viva l'unità dei popoli ») almeno 200 parole e a far di somma e sottrazione con numeri interi sino a 20. La riflessione che un po' tutti facciamo è che se è vero che hanno già camminato molto, è altrettanto vero che per dare a tutti i 900 milioni di abitanti qualcosa di più di quanto finora assicurato devono inevitabilmente aprirsi verso l'esterno. Considerato che con le sole mani e infiniti sacrifici hanno costruito una nazione che ha il coraggio di ammettere e di far vedere le proprie arretratezze, si ha la certezza che con l'aiuto delle macchine non potranno non diventare attori di primo piano dello sviluppo tecnologico già in atto nel mondo. Alcune interessanti ore le trascorriamo alla scuola quadri « 7 Maggio » della provincia, dove secondo la direttiva di Mao « Tutti i quadri devono andare in campagna per lavorare manualmente », oltre ad approfondire i concetti del marxismo-leninismo-maoismo, si mira a rafforzare la coscienza socialista attraverso 11 contatto con le masse. I corsi durano 5 mesi e se ne tengono due all'anno. Due 102 In alto: Gli obiettivi di produzione per H 1984. In basso: Realtà attuale. Campagna e abitazioni di Wuhan. In un calzaturificio. mesi e mezzo per otto ore al giorno per 10 studio politico (filosofia e teoria del partito), un mese di lavoro manuale all'interno della scuola (allevamento bovino e suino, coltivazione di ortaggi, pescicoltura, in officine di prodotti elettrici, stampa, produzione dello zucchero), un mese in campagna per confrontare la teoria con la realtà quotidiana, quindici giorni dispersi. La periodicità dell'aggiornamento di questi attivisti del partito non è fissa, in media attorno ai 5 anni. Alla fine del periodo di addestramento non ci sono esami, ma solo u n bilancio dell'attività svolta. Chiediamo se sono analizzate anche le altre ideologie. « Si », è la risposta, « in via critica, a cominciare dall'idealismo hegelliano ». Circa l'eurocomunismo ci sentiamo dire « non ci importa ciò che dicono, badiamo a come agiscono ». A commento, non richiesto, citano un pensiero di Mao: « Il potere nasce dalla canna del fucile. La rivoluzione è armata. Il proletariato deve avere la propria forza armata ». Ancora in treno, vagore cuccetta, partiamo per Wuhan, 970 km più a sud. 11 viaggio è abbastanza piacevole perché gli scompartimenti, a 4 posti, sono più graziosi e spaziosi dei nostri, con tanto di tavolino con centro ricamato, vaso di fiori, lampada, thermos di acqua calda per prepararsi il the, ventilatore in alto. La velocità mai elevata, attorno ai 65-70 km all'ora, e i doppi vetri ai finestrini rendono poco rumorosa la corsa 103 e più facile il riposo, rotto soltanto dal sibilo delle locomotive incrociantesi, diverso dai nostri tut-tut e più simile al roco, lacerante lamento delle caffettiere del vecchio west americano, ovviamente amplificato ed abusato còme i clacson delle auto e degli autobus. a metà v i a g g i o Capitale dell'Hupei, Wuhan ha con i sobborghi 3.600.000 abitanti. È costituita da un agglomerato di tre centri sorti sulle rive del fiume azzurro (Yang tze), in una zona collinare e ricca di laghi. È il luogo dove scoppiò la rivoluzione borghese del 1911, che determinò la caduta dell'ultima dinastia feudale, e dove Mao ha diretto nel 1926-27 l'Istituto del movimento contadino e, dopo la liberazione, ha attraversato più volte a nuoto il grande fiume per rafforzare lo spirito di lotta (in una di queste occasioni si sarebbe fatto trasportare dalla corrente per 12 km). Città industriale, conta 1 milione di operai, occupati principalmente nei settori della metallurgia e della meccanica. Ci sono anche fabbriche tessili, alimentari e dell'elettronica. Non solo è cambiato il paesaggio (dalle immense distese di grano a quelle non meno vaste di risaia a terrazze, superbamente curate), ma è mutato il clima e con questo il modo di comportarsi della gente. Cosi come succede da noi, la vita si svolge molto più che a Pechino sulla strada, di fronte all'uscio. Le abitazioni sono per la grande maggioranza poco più di semplici e fragili ricoveri. Le case a più piani, che risentono dei modelli architettonici occidentali (inglesi soprattutto, come l'albergo in cui siamo alloggiati, finalmente dotato di doccia) sono per lo più fatiscenti. Stupisce davvero constatare come a fronte del lindore che caratterizza l'ambiente agricolo faccia riscontro una notevole trascuratezza nelle abitazioni di città e all'interno delle fabbriche. Fa caldo, le uniformi unisex della capitale sono rare, i colori anche là presenti, ma sotto la giacchetta standard (lanciata 104 comunque non già da Mao, ma durante Ci spiegano che la brigata attua o cerca la rivoluzione del 1911), qui emergono di realizzare i piani colturali elaborati a in tutte le possibili varietà. I bambini, livello superiore (distretto, provincia e molti, oltre al culetto, mostrano il pan- stato) e sono lieti di farci entrare in una cino e camminano a piedi nudi. Lungo delle nuove case, costata 400 .yuan, grale strade, sempre trafficate di camions, zie al recupero del materiale da una vecbiciclette, carretti e ridicole motorette chia abitazione. Ancora lo stretto inditrasformate in taxi, banchetti improvvi- spensabile e basta nelle due camere da sati di venditori e venditrice di aranciate letto, nell'ingresso-pseudo salotto, nella e specie di nostri ghiaccioli. cucina, il tutto comunque molto più 11 tempo dedicato al turismo è poco e accogliente dell'appartamento visto in si limita alla visita del grande ponte a città. due piani (uno per la linea ferroviaria, Il reddito della famiglia (marito, moglie l'altro per il traffico automobilistico) sul e due piccoli in tenera età più il nonno) fiume azzurro. Emblema dell'operosità è stato nel 1977 di 1000 yuan, 600 dei della città, lungo 1670 metri, alto 80, quali ricavati dall'uomo che è operaio largo 22,5, è entrato in funzione nel e vive per tutta la settimana, e sovente 1957, dopo solo due anni di lavoro anche per periodi più lunghi, in città. (3700 operai al giorno nel cantiere con Alla signora chiediamo come si svolge l'aiuto tecnico dell'Unione Sovietica) la sua giornata di contadina: in inverno con un costo di 98 milioni di yuan del si alza alle sette, adesso alle cinque e 1957. Navi, chiatte, giunche, è il primo mezza; va al lavoro sul campo per una avvincente impatto con il mondo fluviale ora, torna a casa per la colazione, ricinese, reso celebre dai romanzi e dalle prende alle otto fino alle undici; dopo oleografie. Altri due momenti distensivi: il pranzo dalle 14 e trenta alle 18-18 e una passeggiata sulla riva di un leggia- trenta. Domandiamo se riescono a ridro laghetto naturale, circondato da sparmiare. « Sf », è la risposta, « se non chioschi e salici, affollato di famiglie e abbiamo malattie anche il 2 0 % all'ancomitive di giovani, sempre come amma- no, che- depositiamo in banca, dove il liati dalla nostra presenza, e la visita ad capitale rende il 2,7%0 al mese (conto un tempio di Budda risalente al XVI se- vincolato), qualcosa di più del 3 % alcolo, dove possiamo ammirare, soffocati l'anno. L'acquisto che la nostra ospite da una marea di gente amica, una galle- dice di voler effettuare per primo è quel ria di 500 vivissime immagini di diffe10 di una macchina da cucire, per conrenti Budda in legno, rappresentanti nel fezionare per sé e la famiglia qualche volto e nel fisico i possibili caratteri, vestitino (è vietato produrre per conto vizi e virtù umani. terzi — eccetto i parenti — perché la Sotto un cielo nuvoloso passiamo un'in- cosa significherebbe ripristino dell'initera giornata in una brigata agricola de- ziativa privata e autosfruttamento. nominata « Verso il sole ». Composta di Autosufficienza il più possibile è il prin13 squadre, conta 585 famiglie e 2760 cipio guida, come applicazione della diabitanti. Nella solita seduta di ricevi- rettiva « Contare sulle proprie forze e mento ufficiale e illustrazione della real- prendere esempio dalle brigate di Tachai tà locale, sotto lo sguardo vigile di Marx, e Taching », le unità progressiste per Engels, Lenin e Stalin e di Mao e Huà antonomasia da emulare nei settori agri(non c'è sala di riunione che sia sprov- colo e industriale. Oltre all'autofinanziavista delle immagini di questi 6 perso- mento dello sviluppo, la brigata può rinaggi), sentiamo come sempre parlare di correre a prestiti statali al tasso delgrandi sviluppi rispetto al 1949. Pren- l'I,8%„ al mese (anche qui il credito è diamo atto che il 3 0 % degli abitanti agevolato rispetto a quello per l'induvive in alloggi di proprietà, costruiti di stria, che è pari al 3,5% 0 ). Gli sforzi recente e sentiamo che la distribuzione maggiori sono finalizzati a rendere entro di quanto prodotto avviene come segue: 11 1980 le attività di raccolto il più pos6 0 % ai membri della brigata, 2 5 % co- sibile meccanizzate. Con orgoglio ci fanme fondo di produzione, dal 2 al 5 % no vedere una fabbrica di mietitrici, il come fondo di riserva, il 6 % allo stato. cui modello principale è da 3 cv. Nel Non è difficile usarle. 1977 ne hanno prodotte il 5 6 % in più dell'anno precedente, ad ennesima prova di quanto sia costata la rivoluzione dei radicali. Il prezzo della macchina è fissato dallo stato a 2470 yuan, decisamente alto anche in lire, ma — ci dicono — poco più di quanto costa. La produttività è altrettanto bassa nel setificio fondato nel 1958 e dotato di telai per noi già allora sicuramente superati. La manodopera è quasi tutta femminile e il rumore infernale. La produzione risulta aumentata nell'ultimo anno del 17% e nel 1978 dovrebbe essere elevata di un altro 2 5 % senza incrementare gli occupati, ma recuperando esclusivamente dal lato dell'impegno individuale e dell'organizzazione del lavoro. L'assenteismo, garantiscono, è esclusivamente imputabile alle malattie; sono allo studio premi di produzione. Diversamente da quanto succede da noi per i dipendenti non è possibile acquistare i prodotti della fabbrica a prezzi ridotti. È un momento di grande slancio efficientistico, difficile da quantificare per tutto il paese, tenuto conto che le fabbriche e le comuni che vediamo sono quelle ritenute modello. Ciò che conta è che il dinamismo è ritenuto l'unica via per migliorare la qualità della vita: le nuove generazioni che non muoiono più di fame, che hanno un tetto seppur modesto, che sono totalmente alfabetizzate, che possono contare su un servizio sanitario sia pur primitivo, hanno bisogno di realizzare nuovi obiettivi e non possono accettare come traguardo la povertà monastica accolta come benessere dai loro vecchi. La pioggia caduta per alcune ore sfiora in alcune parti della città le case e la gente è costretta a camminarci dentro. Il senso di desolazione che ci invade, lo leggiamo nelle stesse guide locali che ci accompagnano in ogni spostamento. Per soddisfare l'interesse di un imprenditore calzaturiero veneto che è nel gruppo visitiamo la fabbrica n. 1 di scarpe di Wuhan, dove 1200 operai divisi in sette reparti hanno prodotto lo scorso anno 1,5 milioni di scarpe di 50 tipi per tre linee: sicurezza industriale ( 2 0 % ) , per esportazione ( 2 0 % ) per il mercato interno ( 6 0 % ) . Le donne costituiscono circa il 5 0 % della manodopera e sono addette pressoché a tutte le fasi della produzione. Funziona — è la prima che vediamo — una rudimentale catena di montaggio, peraltro malissimo programmata, che si ha la sensazione venga subito disattivata alla nostra uscita. L'obiettivo dichiarato è di arrivare a raddoppiare nell'80 la produzione, ampliando sempre di più la lavorazione dei prodotti sintetici, in considerazione dei crescenti problemi di rifornimento del pellame naturale. Scopriamo che il prezzo delle calzature in vendita nei negozi supera il costo di produzione al massimo del 1 0 % . Peccato che non sia cosi' anche in Italia. Alle due del pomeriggio della domenica, sotto un sole stordente, siamo accolti dal direttore amministrativo di un importante stabilimento di macchine utensili, con 8000 occupati ( 2 8 % donne). La produzione si compone di fresatrici, piallatrici, alesatrici, il 2 0 % delle quali esportate (Corea, Vietnam, Romania, Pachistan e, udiamo bene facendocelo ripetere, Canada). Molti dei macchinari utilizzati sono russi e qualcun altro tedesco, che loro hanno copiato e iniziato a produrre in serie immutate, con il risultato (apertamente ammesso) che lo standard tecnico è sf e no quello degli Stati Uniti del decennio scorso. Facciamo una domanda di prova e la risposta è ancora quella che avevamo avuto a Pechino: gli impiegati amministrativi rappresentano il 18% del totale, i tecnici il 7 % . La fabbrica, oltre a gestire i soliti asilo nido e le scuole elementare e media, tiene dei corsi di 3-4 anni a livello universitario per gli operai, ottemperando all'indicazione del presidente Mao: « Bisogna formare tecnici e ingegneri, scegliendoli tra gli operai dell'azienda ». Gli allievi sono attualmente una novantina, ossia poco più dell'I % delle maestranze. in u n o s c e n a r i o incomparabile Dopo un viaggio di altre 18 ore, sempre in treno cuccetta, attraverso chilometri e chilometri di risaie ricamanti mirabilmente un morbido paesaggio collinare, intermezzato ogni tanto da rigogliosi ce105 spugli di the, con una nutrita presenza di contadini sotto il grande cappellone di paglia simile a un sombrero non risvoltato e la calda animazione di lenti bufali che trainano carri sovracarichi o partecipano alle operazioni di trattamento del terreno nell'acqua fino al ventre, giungiamo a Kweilin. Capiamo sempre più a fondo che è una vita grama, sofferta, degna di poesia altissima. Certo esistono dei privilegiati e basta guardare alle guide che ci accompagnano, nonostante si sappia che anche loro provano, a rotazione, per un periodo di sei mesi ogni 5-6 anni che cosa vuol dire faticare sulla terra. Kweilin si trova nel Kwang-si, regione autonoma situata nella Cina meridionale. L'agglomerato urbano (300 mila abitanti) si stende lungo il corso superiore del fiume Li-Shui. È una città in via di industrializzazione, celebre soprattutto per le sue bellezze naturali, tanto che esiste il detto « Chi non è passato a Kweilin non può dire di essere andato in Cina ». Fenomeni di erosione del terreno calcareo hanno creato intorno alla città molte colline di pietra dalle forme più disparate e bizzarre, la cui suggestività ha ispirato pittori e poeti sin dall'antichità e ancor oggi è soggetto tipico di riproduzione su ceramiche, lanterne, dipinti e paraventi. Stiamo in questo luogo fiabesco due giorni in un albergo grandissimo di 12 piani, molto mal tenuto anche se di recente costruzione. A differenza dei due centri visitati precedentemente, numerose sono le comitive di stranieri, giapponesi in testa, ma anche americani, tailandesi, francesi, attratti tutti dal fascino misterioso del luogo, specie quando piove (come è capitato a noi di osservare) e queste strane colline sembrano svilupparsi da una portentosa alchimia. Nella prima giornata del soggiorno ci addentriamo in una delle tante grotte naturali esistenti nella zona (bella ma non eccezionale), ammiriamo un giardino di originalissimi bonsai, e, soprattutto, giriamo a piedi per la città, favoriti finalmente dal fatto che l'albergo è a due passi dal centro. L'atmosfera non è convulsa, la gente ci osserva sempre con interesse, ma, essendo più abituata ai visitatori, con meno stupore. Ogni aspetto 106 Sul fiume e Kweilin. Lungo il Li-Shui. della vita pare più tranquillo, anche se continua ad aversi sentore della fatica e di un'estrema, ancorché dignitosa, povertà. Una lampadina nuda penzolante dal soffitto in una due stanze al massimo pluriuso, quattro manifesti di carta di soggetto rivoluzionario alle pareti a mò di quadro, pochissime suppellettili e prive di qualsiasi abbellimento superfluo, la coabitazione con le galline: una visione non isolata. L'aggettivo qualificativo più ricorrente non può che essere « spartano », anche quando si osservano i loro ristoranti o tavole calde o quando si vede vendere sulla strada della pasta cotta (o scotta) contenuta in cassette ammucchiate sui marciapiedi polverosi. È piacevole invece di sera, scorgere la gente chiacchierare davanti alle case, i giovani girovagare in bicicletta, senza luci scampanellando, molti passeggiare, le ragazze tenendosi per mano. Poche le coppie alla Pejnet, ma ci assicurano già più di un tempo (il matrimonio non avviene prima dei 25-28 anni per i maschi, 23-26 per le femmine). Altrettanto bello, all'alba, assistere alla ginnastica, individuale e collettiva nello stesso tempo, soprattutto di anziani, lungo la riva di un fresco laghetto. Il viaggio in battello discendente il Lishui dura cinque ore, con la fortuna di godere di un sole possente di stampo tipicamente tropicale. Si pranza sul ponte, sorpresi di meraviglia ad ogni ansa del fiume, commossi di assistere anche in quest'ambiente che pare cosi' lontano dal mondo ai saluti spontanei dei barcaioli, della gente al lavoro lungo i campi, dei bambini come a bella posta radunati all'ombra di qualche alto ciuffo di bambù. Ci spiegano che nessuna barca è di proprietà individuale, che i piccoli viaggiano con i genitori a bordo delle chiatte, dei sampang o delle giunche dalla rossastra sghemba vela, che quelli più grandi sono custoditi dalla comunità. Vediamo lavare nel fiume, nello stesso posto, una camicia, delle stoviglie, della verdura e un cesto di fotografie in bianco e nero in fase di stampa. Apprendiamo che un cinese può venire a gioire di questo rasserenante spettacolo naturale quando vuole, ossia che è data a tutti la facoltà di muoversi liberamente per il paese, nei limiti delle disponibilità fi- ln alto: Vegetazione tropicale. In basso: Un enorme manifesto di Mao a Canton. 107 nanziarie, dei giorni di ferie e della ricettività alberghiera. Solo gli stranieri hanno bisogno di essere autorizzati. È comunque da escludere la possibilità di girare per il paese con la propria automobile, per la mancanza di punti di rifornimento e autofficine e lo stato alquanto precario delle strade. Il silenzio assoluto, la distensione che procura il verde delle colline e l'immagine dolce dei pescatori solitari, delle capanne con il tetto di paglia, di una piccola città dal passato fiorente ben visibile sulle facciate dei palazzi a filo d'acqua, dei liberi animali al pascolo, ci danno più di un'impressione di essere dei veri esploratori. La sera prima di partire in aereo per Canton si va a teatro, dov'è rappresentata una storia antica di mandarini cattivi contro giovani innamorati, che finisce scontatamente bene. Lo spettacolo è straordinario per i costumi, le coreografie, la musica e la recitazione, ma u n po' annoiante per la lentezza dello sviluppo e la non immediata comprensione della trama. È proprio per questo tipo di opere che la popolazione è disposta a sopportare code lunghissime per garantirsi i biglietti d'ingresso. l'ultima tappa L'aereo della compagnia di bandiera Caac, un Trident, parte con mezz'ora di ritardo (è l'unica impuntualità che dobbiamo registrare durante tutta la permanenza). Assistiti da gentilissime hostess che ci offrono sigarette, caramelle e ventagli, dopo 45 minuti di volo atterriamo. Molto semplice quella di Kweilin, l'aerostazione di Canton è graziosa e lascia intendere che si è giunti ad uno dei principali porti commerciali della Cina, nonché alla più importante base industriale del meridione. Situata sul leggendario, grandissimo fiume delle perle, stracolmo di imbarcazioni di ogni tipo, la città, che esperimentò nel 1927 l'insurrezione della comune (presto soffocata), possiede scuole superiori, biblioteche, l'università Sun Yatsen, un famoso giardino botanico, la 108 In alto: // presidente Hua saluta i ciclisti. In basso: L'ingresso della fiera di Canton. CINEMA HALL OFARTS V i CRAFTS/ / i o \ POST &. TELEGRAPH CUSTOKS V SHIPPING / FLOWERS & BIRDS IO RETAIL SHOP /OMSSIHI » [n'v/m PUBICA] XJIDNS ! SHIPPING/ H ' ALL OF UGHI , INDUSTRIA!. , V PRODUCTS J HALL OF NATIVE PRODUCE & APIMAL, \8r-PRDDUCTS/ HALL OF TEXTILES HALL OF PQSTAGE STAMPS HALL OF IN INOUSTRY.LEARN FROM VTACHIHE J HALL OF CEREALS OllS.l , V FOOOSTUFFS / scuola per la formazione di quadri contadini (diretta da Mao dal 1924 al 1927), il museo della ceramica, l'antique shop e ospita dal 1957, ogni anno, in primavera e in autunno, le più importanti fiere commerciali del prodotto cinese. L'attrezzatura alberghiera è imponente e più vicina ai modelli occidentali. Oltre alla zanzariera alle finestre, come nei precedenti alberghi, qui che siamo al tropico c'è pure quella in stoffa bianca traforata da disporre attorno al letto. Per tutti e tre i giorni che vi restiamo la temperatura si mantiene accettabile, inferiore a quella della capitale, sui 24 gradi, soltanto con una maggiore percentuale di umidità. Il tempo per visitare la città è poco e si ha appena modo di capire che è estremamente caotica e decisamente più trafficata di automezzi Pianta della fiera. della stessa Pechino. Le strade sono edificate in maniera continua, prevale un colore chiaro e in centro ci sono anche colonnati di portici su cui si aprono innumerevoli piccole botteghe e oscuri laboratori artigianali. Agli incroci principali o nei punti di maggior passaggio si ergono, come in tutti gli altri centri, grandissimi tabelloni (anche di 15 metri per 5) con slogans in bianco su fondo rosso o gigantesche immagini di Mao o Hua tra la folla, in mezzo ai bambini, nei campi o in fabbrica. Il programma preparato per noi prevede passeggiate (in un piccolo giardino, per ammirare una mostra di bonsai e scoprire dei soldati che si allenano distesi a terra a prendere la mira su lontane sagome, e in un parco più grande, con tanto di laghetto percorso da piccole barche a nolo, dove si eleva il mausoleo dei martiri dell'insurrezione del 1927) e una rapida visita al museo della città. Le ultime occasioni per vedere al lavoro i cinesi le consumiamo in una fabbrica per la lavorazione dell'avorio, attività che vanta una tradizione di 1600 anni. Come le precedenti fabbriche visionate, gli ambienti, pur essendo stati costruiti nel 1955, sanno di vecchio e soprattutto di inadeguato all'impegno e alle doti artistiche dei 570 artigiani che gomito a gomito vi operano. Il salario medio è di 62 yuan, 40 il minimo, 172 il massimo. Non esistendo scuole specifiche per questo tipo di professione, l'apprendimento avviene direttamente nella fabbrica alla quale i giovani possono inoltrare domanda di assunzione. Restiamo letteralmente sbigottiti di fronte allo straordinario livello artistico e alla pazienza di cui sono capaci. È chiaro che considerato il costo di ogni pezzo prodotto, veramente unico anche quando ripetitivo di un antico modello, queste preziosità possono avere un mercato solamente all'estero. Basti pensare che certi oggetti richiedono sei-sette mesi di lavoro di un artigiano. Nella città satellite di Canton, Foshan, abbiamo una sostanziale conferma dell'abilità pressoché esclusiva dei cinesi a compiere lavori da certosini. L'opportunità ci è data, prima dalla visita ad una piccola azienda che produce dipinti, 109 Pazienza e abilità artistica: una 110 costante. creazioni originali su carta intagliata e fantasmagoriche lampade o costruzioni per feste di carta colorata a mano, poi dall'introduzione in una fabbrica di maioliche, dove 530 lavoratori, la stragrande maggioranza donne, modellano articoli di soggetto e stile tradizionali, destinati per il 7 0 % all'esportazione. La cosa che più colpisce è che questo milione e mezzo di pezzi di Budda, damine, animali, vecchietti, piccole e piccolissime giunche sfornati ogni anno, curati nei minimi particolari, è prodotto allo stesso modo di 600 anni fa, in ambienti austeri, su banchi di lavoro che sembrano improvvisati e con attrezzature non diverse da quelle medioevali. Di fronte a questi tipi e modi di lavorare si può sorridere, si può plaudire. In realtà qualsiasi giudizio rischia di cadere nell'equivoco o nella partigianeria. Ciò che fanno è grande, anche se potrebbero produrlo più rapidamente e a costi inferiori con qualche stampo in più e catene di verniciatura. Bisogna in ogni caso stare attenti a non considerare la pazienza di cui indubbiamente sono depositari, che però non è solo questo, trattandosi soprattutto di elevato senso artistico ed indiscutibile passione, come qualità tipica di gente sottosviluppata. Sempre a Foshan, in un intenso odore di corpi umani, in uno stupendo tempio buddista (scampato per poco alla distruzione decretata dai radicali) ricchissimo di dipinti e sculture, a me comunque mai ispiranti serenità né la grandezza della misericordia divina, vedo che una donna anziana, in atteggiamento di preghiera davanti a due figure di santi, è prontamente redarguita e allontanata. Eppure la costituzione garantisce la libertà, se non di propaganda, almeno di pratica religiosa, magari pagata, come lasciano trapelare le guide, con il non avanzamento in carriera e altre penalizzazioni per quanto riguarda l'assegnazione di abitazioni o altri benefici. A due giorni dalla chiusura visitiamo « The Chinese Export Commodities Fair ». Per dare un'idea di che cosa rappresenta e come si articola traduciamo da un depliant in inglese che ci viene distribuito e da cui riproduciamo la pianta delle diverse sezioni espositive. Seguendo le istruzioni di Mao per cui « il popolo cinese deve avere rapporti amichevoli con i popoli di tutti i paesi e cercare di espandere il commercio internazionale per sviluppare la produzione e promuovere la prosperità economica » la fiera è giunta ad esporre quest'anno 40 mila pezzi. Per trattare gli affari ci sono 8 sezioni specializzate: 1) cereali, oli e alimentari; 2) prodotti animali; 3) tessili; 4) prodotti dell'industria leggera; 5) metalli e minerali; 6) macchinari; 7) prodotti chimici; 8) prodotti artistici e dell'artigianato. All'ultima edizione d'autunno, che è da sempre la più importante, gli uomini di affari sono stati 25 mila, provenienti da oltre 100 paesi. Accompagnati dal console generale d'Italia a Hong Kong perlustriamo alcuni padiglioni, imparando che il quantum di acquisti e vendite è prestabilito dai responsabili del commercio estero di Pechino, che in genere preferiscono privilegiare i vecchi partners dimostratisi seri, che i prezzi di vendita dei loro prodotti sono uguali per tutti i compratori anche se l'orientamento più recente è quello di ampliare le quote di vendita a chi è disposto a fornire macchine o tecnologia, che sono aperti a produrre secondo i gusti dell'acquirente (almeno secondo quanto è emerso dal contratto stipulato dall'industriale calzaturiero facente parte del nostro gruppo). I prezzi praticati sono CIF, i tempi di consegna piuttosto lunghi, attorno i 6 mesi. Commento generale: si tratta di un mercato che se continuerà questa ventata di modernismo (e non c'è dubbio che si consoliderà) non potrà che diventare immenso, con enormi opportunità per quanti avranno saputo pianificarvi il proprio ingresso, con anticipati invii di documentazione sulle proprie produzioni, sulle condizioni economiche offerte e poi con il viaggio in occasione della fiera, programmato nei minimi particolari. Se si vuole consentire di operare con quel paese anche alle piccole e medie imprese prive di strutture capaci di attivare autonomamente correnti di scambio continue e redditizie sarebbe quanto mai proficuo dare vita a « trading companies » sul modello delle iniziative giapponesi. Non c'è infatti settore produtti- vo che non offra concrete possibilità per le nostre aziende, specie però per quelle della meccanica e delle macchine operatrici, anche se non bisogna mai scordarsi che la mentalità giusta di chi va in Cina non deve essere quella di chi vuole vendere, ma di chi sa farsi comprare. Con solo un po' più di preparazione e organizzazione lo 0 , 8 % che abbiamo rappresentato nel 1977 rispetto al totale dei loro acquisti all'estero potrebbe aumentare facilmente, garantendo di bilanciare almeno l'importo da noi pagato per le loro esportazioni, arrivate, sempre nel '77, ad un valore di 150 miliardi (contro solo 40 di importazioni). I dati dei rapporti con il Giappone (sempre nel 1977, 1426 milioni di dollari di esportazione e 1594 di importazione), dovrebbero stimolare a prendere iniziative adeguate alle potenzialità e alle sicure prospettive di incremento degli attuali valori totali del commercio internazionale cinese (5300 milioni di dollari per l'inport, 6100 per l'export). Ciò che occorrerà tenere in ogni caso ben presente è che la Cina, almeno per i prossimi 10 anni, tenderà a comperare globalmente in maniera non superiore alle vendite. Essenziale risulta poi, preparare un certo numero di specifici esperti di transazioni economiche, che oltre all'inglese conoscano, correttamente, la loro lingua. Anche all'interno della fiera la propaganda del regime è evidente e sembra dedicata, più che ad impressionare gli stranieri, ad incentivare i cinesi ad una maggiore produttività. Gli onori tributati alle brigate modello di Tachai (agricoltura) e Taching (industria), nell'atrio dell'esposizione, sono un chiaro esempio di come si stia massicciamente tentando di sostituire gli ideali della rivoluzione culturale con quelli effìcientistici del nuovo colossale « balzo in avanti », che nel 2000 dovrebbe permettere di eguagliare, e in qualche campo superare, lo sviluppo dei paesi capitalisti. In altri termini, anche a Kwangchow non abbiamo incontrato nessuno che ci sventolasse il famoso libretto rosso, ma ci siamo ripetutamente sentiti ripetere il principio, sintomatico del tipo di rivoluzione che i dirigenti del nuovo corso vogliono portare avanti, « Ad ognuno secondo il suo lavoro ». dopo diciotto giorni Con un'immagine di modernità lasciamo la città e la Cina, ancora in treno, questa volta air forced, a bordo del quale solerti funzionari ci cambiano i renmimbi (juan o moneta del popolo) nelle stesse valute versate per ottenerli. Due ore di viaggio, correndo tra campi ridenti e affollati, ed eccoci, prima (scena quasi da film) a passare a piedi il ponte ferroviario in ferro, che unisce la Cina ai territori in affitto ad Hong Kong, poi incontrare un'altra delegazione italiana in entrata, dalla quale riusciamo ad avere, dopo 18 giorni di attesa, copia di nostri giornali. È l'inizio del ritorno sul pianeta abituale, le cui caratteristiche più tipiche, fors'anche esasperate, riconosciamo ancor prima di arrivare al cuore della colonia inglese: grattacieli immensi, pubblicità per ogni cosa, traffico automobilistico aggressivo, alberghi grandissimi e superconfortati, rumore assordante, inviti a stare all'erta per non essere derubati o truffati, donne truccate e abbigliate anche per piacere, alternarsi di negozi di orologi, macchine fotografiche, registratori e calcolatrici, gioiellerie, decine di locali notturni, un pullulare di gente cosmopolita, la possibilità di avere tutto ciò che si vuole se si ha denaro o si osa. Mi accorgo che pure qui il rischio è di giudicare la realtà per ciò che appare e non per quella che è e di valorizzare non poco l'intuizione di Molière « Abbiate pur 100 belle qualità, la gente vi guarderà sempre dal lato più brutto ». m BORSA RIFIUTI INDUSTRIALI: Un'indagine tra le industrie torinesi Con questo articolo si presenta la terza ed ultima parte dello studio prodotto dalla Camera di commercio di Torino, con la collaborazione tecnica della Fiat-Engineering, finalizzata all'istituzione di una borsa rifiuti industriali. scopo e metodologia dell'indagine Prima di passare alla fase realizzativa vera e propria della borsa rifiuti si è ritenuto utile effettuare un'indagine in merito presso i diretti interessati all'iniziativa: le industrie. Gli obiettivi che si intendevano conseguire possono essere cosi riassunti: 1) far conoscere alle aziende le finalità della creazione di una borsa rifiuti e le modalità previste per il suo funzionamento; 2) sensibilizzare le industrie, in tale prospettiva, ad un riesame della loro politica in merito allo smaltimento dei residui finali di lavorazione; 3) analizzare il livello di gradimento dell'iniziativa, anche allo scopo di ricevere eventuali suggerimenti costruttivi relativamente alle forme ed alle modalità di gestione della borsa rifiuti; 4) esaminare e definire la tipologia dei rifiuti industriali prodotti e recuperabili nell'area di Torino e la potenziale richiesta dell'industria locale. A tal fine è stata predisposta un'apposita lettera illustrativa della finalità dell'iniziativa, — trasformare il problema dello smaltimento in un'opportunità di recupero — , e dei servizi messi gratuitamente a disposizione delle aziende da parte della Camera di commercio, consistenti in: — pubblicazione su apposito bollettino delle offerte e delle richieste di materiali pervenute; — invio del bollettino; — inoltro agli inserzionisti delle richieste di contatti. In allegato alla lettera sono stati pure inviati: un questionario utilizzabile per segnalare la disponibilità o la richiesta di prodotti residui, per i quali si ri- chiedevano informazioni relative a tipo di materiale offerto/richiesto (qualità, quantità, tipo di confezione, mezzo di spedizione); un elenco provvisorio di residui industriali possibile oggetto della borsa rifiuti. Infine, in questa fase preliminare dell'iniziativa, veniva offerta la possibilità, a titolo completamente gratuito per le aziende, di sottoporre ad analisi eventuali campioni di prodotti residui e di rivolgersi alla Camera di commercio in sei giorni prefissati per avere ogni consulenza tecnica ritenuta utile. aziende i n t e r p e l l a t e La scelta delle aziende alle quali inviare preliminarmente il questionario della borsa rifiuti è stata fatta con lo scopo di interpellare un campione significativo delle ditte operanti nell'area metropolitana torinese, utilizzando notizie desunte da precedenti indagini. In particolare gli studi svolti nell'ambito del « Progetto Pilota Sangone » e della « Progettazione di massima di una piattaforma-tipo di depurazione degli scarichi industriali », avevano messo in evidenza come le categorie industriali prevalenti nel comprensorio di Torino fossero costituite da quelle appartenenti ai settori: della costruzione mezzi di trasporto, meccanico, metallurgico, della gomma, tessile. In tali aziende, secondo i risultati di un'indagine statistica svolta dalla Confìndustria, la produzione media mensile di rifiuti per addetto è compresa tra le 6000 tonnellate del settore metallurgico e le 92 tonnellate di quello tessile, mentre la quota media percentuale di essi che al momento dell'indagine era venduta o recuperata variava dal 16% delle aziende tessili all'83% di quelle della costruzione dei mezzi di trasporto. Tenendo presente tutte queste considerazioni, sono stati individuati i nominativi di 356 ditte dell'area metropolitana torinese che sono state contattate mediante lettera nel mese di gennaio: nella tabella 1 ne viene riportata la suddivisione per categoria produttiva di appartenenza. Tabella 1. Numero totale e percentuale di lettere inviate e di risposte ottenute, ripartite secondo le categorie produttive delle aziende Numero invìi Numero risposte Categoria produttiva Totale % Totale % numero invii % risposte ANALISI DELLE RISPOSTE Alla fine del mese di marzo erano giunte alla Camera di commercio 35 risposte scritte, pari a circa il 10% delle ditte inizialmente interpellate, oltre a numerose richieste telefoniche per avere maggiori informazioni. Per quanto riguarda i settori di appartenenza delle aziende che si sono dimostrate più interessate all'iniziativa, nella tabella 1 viene riportato il numero totale e percentuale di lettere inviate e di risposte ottenute, ripartite secondo le categorie produttive delle ditte interpellate. È possibile notare come il maggior numero di risposte riguardino le industrie metallurgiche, meccaniche e chimiche, che, unitamente a quelle della costruzione dei mezzi di trasporto, costituiscono come già precedentemente accennato, la componente principale delle attività manifatturiere dell'area metropolitana torinese e sono quindi le più direttamente interessate a trovare delle valide soluzioni per lo smaltimento dei proprii residui di lavorazione. Giudizi ed osservazioni espressi in merito alla iniziativa « Riscontriamo la pregiata Vostra e prendiamo atto con vivo interesse della Vostra intenzione di istituire una borsa dei rifiuti industriali. Oltre alle considerazioni di carattere generale sull'opportunità di tale iniziativa nei confronti di un miglior sfruttamento delle risorse e di una maggiore salvaguardia dell'ambiente, riteniamo che molte attività industriali siano contemporaneamente interessate sia a offerte che a richieste di materiali residui ». « Desideriamo innanzitutto formulare la nostra piena approvazione per l'iniziativa intrapresa ed alla quale auguriamo Alimentari 20 5,6 2 10 6 Tessili . 23 6,5 4 18 11 Vestiario ed abbigliamento 13 3,6 — — — Calzature 2 0,6 — — — Pelli e cuoio 6 1,7 — — — 15 4,2 2 13 Legno 6 54 15,2 7 13 105 29,5 6 6 Costruzione mezzi di trasporto 27 7,6 Lavorazione minerali non metallici 11 3,1 2 18 6 Chimiche 23 6,5 6 26 17 Gomma 14 3,9 Cartotecniche e poligrafiche 19 5,3 2 11 6 Plastica 18 5,0 4 22 11 Metallurgiche Meccaniche Varie Totale 6 1,7 356 100,0 la migliore e più valida risonanza e partecipazione nell'interesse di tutta quanta la comunità ». Quelli sopra riportati sono due esempi dei giudizi espressi in merito alla creazione di una borsa rifiuti industriali da parte delle aziende che hanno inviato la loro adesione all'iniziativa. È interessante notare come siano pervenute risposte favorevoli anche da industrie che al momento non ritengono di poter partecipare attivamente alla borsa rifiuti, ma che desiderano egualmente essere tenute aggiornate sul suo funzionamento. Si è inoltre presentato il caso di una ditta che non ha attualmente il problema di offrire sul mercato dei proprii sottoprodotti ma che sta studiando la possibilità di utilizzare nei proprii cicli produttivi particolari sostanze di recupero e che pertanto ritiene di notevole — — — — — 35 — 10 ' 20 17 — — — 100 utilità al fine di orientare nel modo migliore i proprii studi di fattibilità in merito, avere, tramite il bollettino della borsa rifiuti, delle informazioni sulla disponibilità effettiva di tali sostanze residue. Per quanto riguarda osservazioni e proposte in merito alle forme ed alle modalità di gestione della borsa rifiuti, dalle aziende interpellate sono stati prospettati i due seguenti suggerimenti: 1) edizione di bollettini di differenti categorie merceologiche a diffusione nazionale; 2) costituzione di un centro di raccolta, eventualmente affidato ad una ditta specializzata, al fine di valorizzare alcuni rifiuti che hanno una modesta consistenza quantitativa, ma che sarebbe tuttavia utile recuperare o per l'alto contenuto inquinante o per il loro valore intrinseco. 113 Relativamente alla prima proposta, si ritiene che la diffusione a livello nazionale delle informazioni contenute nei bollettini della borsa rifiuti, sia senza dubbio un elemento positivo, come del resto già avviene nelle altre nazioni in cui sono già da tempo attive iniziative analoghe. In Germania, ad esempio, tutte le inserzioni pubblicate dalle borse rifiuti costituitesi presso le singole Camere di commercio, vengono successivamente raccolte in un bollettino a diffusione nazionale. Non sembra invece altrettanto utile procedere ad una pubblicazione delle offerte/richieste di materiali residui su bollettini separati secondo le diverse categorie merceologiche, in quanto ciò potrebbe limitare possibili e già in certi casi realizzati recuperi dei residui di lavorazione in settori industriali diversi da quelli che li hanno prodotti. Per quanto riguarda invece la costituzione di appositi centri di raccolta per la valorizzazione di piccoli quantitativi di residui, si ritiene che una tale iniziativa, se condotta in modo ecologicamente ed economicamente corretto, possa dar luogo senza dubbio a dei risultati positivi, ponendosi in posizione parallela a quella della borsa rifiuti il cui intendimento principale è quello di mettere in contatto diretto fra loro i produttori ed i potenziali utilizzatori di materiali residui. Materiali offerti e richiesti Delle 35 ditte che a fine marzo avevano aderito alla borsa rifiuti 32 hanno riinviato l'apposito modulo compilato con una o più offerte/richieste di sostanze residue: in totale sono giunte 43 offerte e 9 richieste classificabili, per il tipo'di materiale a cui si riferiscono, come risulta dalla tabella 2. È possibile notare come la maggior parte degli annunci abbia riguardato sostanze chimiche residue, quali soluzioni concentrate esauste di acido cloridrico e solforico, solfato di calcio, solventi ed olii esausti: è interessante mettere in evidenza come, mentre le offerte per questi ultimi prodotti sono giunte prevalentemente da industrie del settore meccanico, si sono avute parallelamente delle l i Tabella 2. N u m e r o di offerte/richieste ottenute classificate per tipo di materiali Classi di materiali Numero offerte Numero Totale richieste % 10 2 12 24 Materie plastiche 3 2 5 10 Carta e cartone 7 7 13 Legno 3 4 8 Gomma 1 1 2 Prodotti tessili 7 1 8 15 Metalli 5 2 7 13 Vari 7 1 8 15 43 9 52 100 Residui chimici Totale — 1 — richieste per gli stessi residui da parte di aziende appartenenti al settore chimico, a conferma della validità per una borsa rifiuti di essere strutturata in modo orizzontale, in grado cioè di mettere in contatto fra loro anche aziende operanti in categorie produttive differenti. Abbastanza numerose sono pure state le offerte/richieste di prodotti tessili e materiali vari, con particolare riferimento a stracci, sfridi di filato, sacchi di juta, mattoni refrattari, materiali organici in grado di bruciare. Più limitati sono invece risultati gli annunci relativi a residui in carta e cartone, materie plastiche e metalli, per i quali già esistono e sono da tempo praticate numerose forme di recupero; mentre non è infine pervenuta nessuna offerta per materiali in cuoio e vetro. Le principali motivazioni espresse dalle ditte che hanno aderito alla borsa rifiuti, oltre a quella precedentemente accennata di studiare il possibile reperimento o collocamento di particolari residui in funzione di nuovi impianti produttivi, possono essere riassunte nelle due seguenti: da un lato trovare, secondo quello che è lo spirito informatore delle borse rifiuti, una possibilità di recupero per materiali attualmente destinati alla eliminazione; d'altra parte, essere aggiornati sulla valutazione di sfridi di lavorazione già attualmente venduti, al fine di collocarli con una giusta remunerazione. A tale riguardo si ritiene utile precisare come non debba rientrare nei servizi offerti dalla Camera di commercio, analogamente a quanto avviene solitamente all'estero, quello di stabilire eventuali prezzi dei materiali offerti o richiesti, che saranno invece oggetto di trattative economiche dirette fra le aziende ad essi interessate. Osservazioni sulle offerte-richieste pervenute Oltre all'errore facilmente superabile commesso da aziende che hanno indicato sotto la voce « richiesta » dei sottoprodotti che invece intendevano offrire, in alcuni degli annunqi pervenuti non erano esattamente indicate tutte le notizie necessarie per una precisa individua- zione delle sostanze offerte o richieste, ed in particolare risultavano di volta in volta mancanti dati esatti relativi alle proprietà fisiche e chimiche, concentrazioni, quantitativi disponibili, periodicità di consegna o di ritiro. Sono inoltre state offerte delle sostanze residue il cui recupero, a motivo ad esempio della presenza contemporanea di numerose sostanze diverse mescolate fra loro, si presenta veramente problematico. A tale riguardo è importante che i vari residui non vengano fra loro mescolati all'interno delle aziende prima delle operazioni di smaltimento finale, specialmente quelli per i quali si intravvedono delle possibilità di recupero, adottandosi ad esempio depositi separati per i materiali solidi e quelli liquidi. Inoltre l'esperienza delle borse rifiuti estere dimostra come in tali casi sia utile da parte delle industrie ricorrere ad alcune modifiche dei processi produttivi per separare le impurità dannose ed ottenere una maggior purezza e concentrazione dei residui o persino dei nuovi sottoprodotti, in modo da rendere più facili le operazioni di recupero. Un'indagine condotta dalla borsa rifiuti delle industrie chimiche tedesche ha messo in evidenza come le principali cause che hanno impedito il buon fine delle trattative fra offerente e richiedente fossero proprio costituite dalla presenza di impurità eccessive o di concentrazioni troppo basse nelle sostanze residue. Al fine del successivo recupero risulterà senza dubbio molto utile seguire, per quanto possibile, l'esempio di alcune ditte che nel modulo relativo all'offerta di proprii prodotti residui hanno anche riportato, oltre alle caratteristiche chimico-fisiche delle varie sostanze, indicazioni precise sulle forme di recupero ritenute migliori in base al tipo dei prodotti stessi. in sintonia con le analoghe iniziative da tempo operanti in numerose altre nazioni europee, susciti notevole interesse e sia considerata in modo decisamente positivo anche da parte delle aziende che operano nel tessuto industriale torinese. Riteniamo che il primo risultato concreto sia costituito dalla pubblicazione, avvenuta a fine marzo, del primo bollettino della borsa rifiuti industriali nel quale sono riportati complessivamente 81 annunci suddivisi in 70 offerte ed 11 richieste di prodotti residui di varia natura, pervenute da parte di 56 ditte differenti, e per i quali iniziano a pervenire alla Camera di commercio richieste di contatti che vengono trasmesse direttamente agli interessati. A conclusione dello studio intrapreso è quasi inutile precisare che l'istituzione della borsa rifiuti non sarà logicamente in grado da sola di risolvere tutti i complessi problemi legati allo smaltimento finale dei sottoprodotti e dei rifiuti generatisi nelle diverse fasi dei processi produttivi, ma essa potrà senza dubbio contribuire fattivamente e concretamente ad una loro soluzione: 1) favorendo uno scambio di informazioni il più ampio possibile fra potenziali produttori ed utilizzatori dei residui industriali. L'esperienza tedesca ha ad esempio dimostrato che non tutti i produttori sono a conoscenza delle possibilità di recupero dei proprii residui; 2) stimolando un'approfondita analisi da parte delle singole aziende dei proprii cicli produttivi sia al fine di apportarvi eventuali modifiche in grado di trasformare degli scarti in prodotti recuperabili, sia per studiare il possibile utilizzo di materiali di recupero con conseguenti vantaggi economici facilmente prevedibili; CONCLUSIONI 3) promuovendo il nascere di iniziative, studi e ricerche volte alla definizione di nuove metodologie di recupero per materiali attualmente inviati a smaltimento. I risultati dell'indagine campione sembrano confermare come l'iniziativa volta a creare una borsa dei rifiuti industriali Per quanto riguarda difficoltà ed ostacoli che potranno frapporsi al buon funzionamento della borsa rifiuti, dopo un logico iniziale periodo di rodaggio, si ri- tiene che essi potranno consistere principalmente in: 1) mancanza di disponibilità, da parte delle aziende ad utilizzare dei sottoprodotti provenienti da altre lavorazioni non tanto per motivi di ordine tecnico ma per non giustificate ragioni di carattere estetico-ambientale. Si sono a tale riguardo già verificati dei casi in cui lo stesso materiale, inizialmente non accettato avendone esplicitamente dichiarata la provenienza, è stato successivamente utilizzato perché presentato in maniera diversa; 2) opposizione da parte di società che già operano o sono comunque interessate al settore del recupero, per timore di una diminuzione dei proprii introiti; 3) disinteresse naturale, dopo un'iniziale fase di entusiasmo, da parte delle industrie direttamente interessate all'iniziativa, a motivo magari di qualche primo insuccesso nelle trattative di scambio o di altre difficoltà di natura commerciale. Premesso che la borsa rifiuti non intende mettersi in concorrenza ma bensì operare parallelamente ad altre eventuali iniziative aventi lo stesso scopo di promuovere un sempre maggior riciclaggio dei residui industriali, si ritiene che tutte le precedenti difficoltà troveranno un loro naturale superamento se da parte di tutte le aziende interessate il problema del recupero dei residui industriali verrà affrontato in maniera onesta e responsabile, stimando nella giusta misura sia il valore dei singoli sottoprodotti sia le difficoltà che potranno sorgere per un loro riutilizzo, contribuendo così a trasformare il problema dello smaltimento in un effettivo momento di recupero di beni economici ed ecologici. 115 (trailibri) PRESENTATI DAGLI AUTORI R. MARCHIONATTI, il dibattito economico di oggi - Voi. di 12,5 X 19,5 cm, 304 pp. Loescher, Torino, 1978 - L. 3800. A questo punto dobbiamo fare alcune considerazioni sul significato di Produzione di merci a mezzo di merci (di Sraffa) nei confronti della teoria economica precedente. Tale libro rappresenta la rinunzia ad un'idea della teoria del valore che lo poneva come principio fondamentale dell'analisi economica e come base di visioni complessive del sistema economico. Riducendo il campo della teoria economica, il libro di Sraffa dimostra la risolubilità di alcuni problemi dell'economia classica, totalmente al di fuori però dell'impostazione classica. Come rigorosa soluzione del problema dei prezzi di produzione ci si trova di fronte con Sraffa ad uno schema logico che definisce alcune relazioni che esistono tra determinate categorie economiche. Questo fatto ha posto un duplice problema. Da un lato si è cercato di storicizzare il modello sraffiano: si sono attribuite le proposizioni sraffiane alla società capitalistica ed in particolare si è affrontato il problema della determinazione delle quote distributive, variamente fatto dipendere dal saggio di crescita del sistema, dalla politica monetaria (attraverso il saggio dell'interesse monetario a cui fa riferimento lo stesso Sraffa), dal rapporto di forza tra le classi della società. Dall'altro lato ci si è posti il problema di ricostituire sulla base di Sraffa una visione del processo capitalistico antineoclassica: la proposta emersa da parte dei cosiddetti « neoricardiani » è quella di assorbire in una sintesi il nucleo della teoria keynesiana, « depurato dalle contaminazioni marginaliste la teoria dei prezzi di produzione di Sraffa e l'analisi del feticismo delle merci di Marx. Prima di concludere accennando delle valutazioni su tale impostazione neoricardiana, è necessario far riferimento a quel filone della scienza economica contemporanea che ha ripreso il nucleo critico della teoria keynesiana: esso, pur avendo in alcuni suoi autori legami con il neoricardismo, ha sviluppato una critica autonoma, sebbene non omogenea tra i vari autori che soltanto per convenienza poniamo insieme, della • versione addomesticata * di Keynes. Come è noto, attraverso principalmente i lavori di Hicks, Modigliani, Klein ed Hansen, fin dagli anni immediatamente seguenti la pubblicazione della Teoria Generale, si attuò un tentativo di riportare il pensiero keynesiano entro la teoria neoclassica: si tentò di sostenere che l'equilibrio di sottoccupazione è un caso speciale dell'equilibrio di piena occupazione e si tese a dimostrare l'esistenza di una netta separazione tra un Keynes teorico ed un Keynes politico, il primo dei quali si potrebbe accantonare senza danno per il progresso della scienza economica. La critica ed il superamento di tale impostazione è avvenuto cercando di dimostrare che il venir meno di quei vincoli e rigidità che Keynes avrebbe mutuato dall'esame del mondo reale (il fatto che l'investimento è inelastico rispetto all'interesse monetario, la rigidità dei salari verso il basso) non portano alla definizione di un equilibrio di piena occupazione. Tale dimostrazione è avvenuta sostanzialmente in due modi. Da un lato si è recuperata la fondamentalità del ruolo dell'incertezza e delle ne aspettative nell'impedire l'equilibrio di piena occupazione, dall'altro si è mostrato che la visione del sistema economico che sta dietro la Teoria Generale è tipicamente classica « ricardiana »: con ciò si è voluto indicare in particolare la costruzione da parte di Keynes di un sistema di equazioni di tipo causale, che privilegia alcune variabili e le lega in relazioni unidirezionali, e non, come i « Keynesiani », di un sistema di equazioni simultanee. Con la loro • riduzione » delle equazioni keynesiane in un ambito da equilibrio economico generale, questi ultimi hanno infatti reso irrilevante il principio cardine della domanda effettiva (causa dell'equilibrio di sottoccupazione) recuperando cosi un contesto di società non capitalistica. Questa riformulazione del pensiero keynesiano alternativa a quella neoclassica è avvenuta da parte di vari autori, inglesi e americani, i cui lavori hanno permesso di porre in modo nuovo, sebbene problematico, il rapporto tra l'economia politica di Keynes e la teoria economica. Torniamo, in conclusione, al tentativo « neoricardiano » di ricostruzione della scienza economica sulla base di una sintesi tra i contributi di Sraffa, Keynes e Marx. Questa impostazione suscita soprattutto dubbi rispetto alla possibilità di affiancare una parte di teoria marxiana a Sraffa, per l'inconciliabilità che abbiamo visto esistere tra Sraffa e Marx; ma oltre a questo, pone un altro sostanziale problema: il fatto che Sraffa ci offra un saggio di pura teoria economica rinunciando a darci una visione del processo economico come sistema (rinunciando cioè a quello che i classici intendevano per economia politica), anzi sostenendone implicitamente l'impossibilità, non rende problematico il porlo a sua volta come base per una ricostruzione dell'economia politica? È questo un problema aperto della scienza economica contemporanea: anche dalla risposta che ad esso verrà data, dipenderà il tipo di uscita dalla attuale crisi teorica. AUTORI VARI, La crisi contemporanea - Voi. di 15,5 x 24 cm, 402 pp. - J a c a Book, Milano, 1978 - L. 15.000. È stato durante una conversazione riguardo a delle pubblicazioni di economia che nacque l'idea di fare un Register annuale. Un editore spagnolo accolse subito la proposta e un editore indiano si affiancò qualche mese dopo per fare l'edizione in lingua inglese. Si stanno studiando altre traduzioni in lingua francese, portoghese, araba, slava, ecc. Cosa intendiamo fare? Molto semplicemente abbiamo notato un grande riflusso nella produzione economica, un » chiudersi » rispetto alla fine degli anni '60 e non perché il dibattito apertosi internazionalmente abbia segnato un progresso acquisito, ma per dimenticanza inconscia o per oblio voluto. Desideriamo far conoscere cosa si dice in Giappone come in Bulgaria, in Senegal come in Messico, in Italia come in Inghilterra. Cosa si dice a partire da una cultura o da un'altra, da una lotta politica o da un'altra. Desideriamo che si veda come posizioni nemiche ieri coincidano oggi, come differenze che sembravano marginali sono divenute grandi, come l'inconciliabile è divenuto conciliabile e come la richiesta è divenuta obiezione violenta e proposta di novità. Il dibattito su scala mondiale esiste, questo Register vuole andarlo a cercare. Vogliamo, innanzitutto, rendere ragione della suddivisione adottata nel classificare i vari interventi. Questo è il primo motivo di questa « guida alla lettura ». In secondo luogo, pensiamo utile suggerire al lettore una descrizione sintetica dei contenuti e delle posizioni dei vari interventi, sia perché ci si possa muovere con agilità fra di essi, sia.perché il lettore possa rendersi conto delle divergenze, delle contrapposizioni, dei punti di vista diversi; oppure delle convergenze, delle complementarietà, fra quanto i vari autori hanno scritto sul tema » la crisi contemporanea ». Il punto di partenza scelto, contenuto nella prima sezione è La crisi e l'uomo. Esso è motivato dall'ampiezza della problematica che la crisi attuale solleva. Economia, realtà sociale, problematica culturale costituiscono i differenti vettori di una stessa dinamica che coinvolge e interroga l'uomo, i popoli, gli stati. È quindi innanzitutto un problema di » identità » che l'uomo e l'umanità oggi sono chiamati a chiarire. In una fase storica in cui le evidenze di un mutamento in atto — di una transizione •— appaiono sempre più prepotentemente alla ribalta, occorre porre, all'inizio di ogni analisi, la domanda su dove stiamo andando: non solo dove ci porta la « tendenza spontanea » del sistema economico e sociale mondiale, oggi esistente, ma anche, contemporaneamente, dove desideriamo andare, che cosa vogliamo. (...) La seconda sezione, La crisi attuale: sua natura e suoi aspetti, vuole rendere ragione della complessità, anche analitica, della crisi d'oggi. È in gioco una riformulazione dell'immagine del soggetto produttivo — l'azienda, l'impresa — come suggerisce l'intervento di Lorenzo Caselli, sia al suo interno sia, soprattutto, nei confronti della società. Come viene suggerito, il conto costibenefici fra azienda e società non tiene più. I costi sociali, fino ad ieri non tenuti in considerazione nella programmazione economica della singola azienda, divengono oggi sempre più rilevanti: • il grado di entropia (o di disordine) ha progressivamente raggiunto livelli tali da costituire una potenziale minaccia per la sopravvivenza dell'umanità e quindi dell'impresa stessa ». (...) La terza sezione, Crisi e rapporti economici internazionali, vuole rendere conto di un livello specifico della crisi: il livello dello spazio internazionale e dei rapporti economici che l'evoluzione capitalistica e in particolare il dopoguerra hanno in esso creato. L'intervento di Liuben Gheorghiev pone in risalto innanzitutto la progressiva integrazione che il dopoguerra ha visto fra le varie economie internazionali. Oggi, tale integrazione vive al proprio interno una contraddizione. Lo spazio nazionale rischia di essere non tanto » inserito » nell'insieme dei rapporti economici nazionali, quanto da questi soffocato e distorto. Si creano cosi nuove fratture fra paesi emergenti e paesi sviluppati (di cui il sorgere dell'OPEC è solo un sintomo). Analogamente, l'internazionalizzazione progressiva delle economie pone in più netto risalto la contrapposizione tra blocco occidentale e blocco socialista. L'uno ha oggi bisogno dell'altro, in termini di scambio commerciale e di evoluzione economica complessiva, ma allo stesso tempo proprio questa accresciuta interdipendenza acuisce la percezione della loro diversità. (...) L'intervento di Jaffe può essere letto anche come introduzione alla quarta sezione dell'annuario, quella su Crisi e sottosviluppo. Il primo dei tre interventi che la compongono, quello di Andre Gunder Frank, è la stesura rivista di una relazio- ne tenuta dall'autore all'Università Cattolica di Tilburg, in Olanda, nell'ottobre 1976. In essa Frank descrive innanzitutto i fenomeni politici che hanno accompagnato l'aggravarsi della crisi internazionale: fenomeni politici che, sia a livello dei paesi sottosviluppati sia dei paesi dominanti, possono riassumersi nella sintetica affermazione di un aumento dei totalitarismi e dei fenomeni di repressione e di perdita della democrazia. Questo è solo il primo passo, a cui si accompagna il tentativo — da parte del sistema capitalistico internazionale — di organizzare una vasta redistribuzione e una riorganizzazione complessiva delle produzioni, al fine di garantirsi un aumento dei livelli di profitto e nuove fonti di accumulazione su scala mondiale. L'intervento di Rizkallah Hilan pone in particolare l'accento sugli « effetti dimostrativi » che l'ideologia dello sviluppo opulento propria del dopoguerra ha portato nei paesi sottosviluppati (o, come l'autore suggerisce per evidenziare maggiormente i fattori esogeni del sottosviluppo, • a sviluppo ostacolato •): il consumismo, l'arrivismo che impedisce uno sviluppo nazionale equilibrato, che accentua gli squilibri e le contrapposizioni all'interno degli stessi paesi sottosviluppati, un atteggiamento materialistico che fa del denaro e del profitto i propri idoli. (...) La quinta sezione, La crisi e le problematiche nazionali, continua quella precisazione degli aspetti particolari della crisi che nelle sezioni precedenti ha portato ad analizzare più in particolare i problemi dell'economia internazionale nel suo insieme (livello complessivo) e poi dei paesi sottosviluppati in particolare. La stessa crisi a livello internazionale — pur diffondendo ovunque i propri effetti e facendo risaltare quasi dappertutto determinati aspetti (quello monetario, quello dell'occupazione, quello ecologico, ecc.) — si specifica tuttavia a livello nazionale in una diversità di modelli. (...) Nella sesta sezione, Crisi e ristrutturazione mondiale della produzione, abbiamo raccolto gli interventi che facevano centro su quello che appare essere il fenomeno più appariscente che emerge da questa crisi: una riformulazione della produzione su scala mondiale — con spostamenti anche importanti delle attività — e il controllo di tale movimento non da parte dei singoli stati (imperialismo o espansionismo di tipo classico), quanto da parte delle imprese multinazionali o transnazionali. Il primo intervento riportato nella sezione, quello di Theotonio Dos Santos analizza il fenomeno del forte e consistente aumento del debito estero dei paesi dipendenti, in particolare dei paesi dell'America Latina. I tentativi di diversificazione della produzione e delle esportazioni (import substitution, export promotion politics) non hanno di fatto condotto ad una soluzione del problema. In primo luogo, la dipendenza si è semplicemente spostata più a monte- invece di importare prodotti manufatti finiti si importano beni capitale, prodotti intermedi o, al limite, tecnologia e know-how; in secondo luogo la forte monopolizzazione dei commerci e dei trasporti da parte dei paesi più sviluppati rende sistematicamente deficitarie anche situazioni che, dal punto di vista puro e semplice dei beni materiali importati ed esportati, potrebbero rivelarsi sostenibili. Ma c'è di più. Come rileva il lungo saggio a cura di Ichiyo Muto (opera comune di un team di ricercatori), molto spesso quello che viene sbandierato come « aumento delle esportazioni » non è che un fenomeno puramente contabile. Lo strapotere delle multinazionali e il metodo delle • zone franche » permettono a società giganti transnazionali di impadronirsi delle risorse lavorative e localizzative dei paesi meno sviluppati per avviare produzioni che restano totalmente nelle loro mani, che non hanno quindi nulla a che vedere con lo sviluppo « nazionale » dei singoli paesi. Da qui l'illusorietà dei tanti • miracoli • economici e dei tanti « piani di sviluppo • che si sono succeduti in questi anni nei paesi asiatici. (...) Nella settima ed ultima sezione, Il nuovo ordine economico internazionale, l'intervento di Carlo Secchi parte dalla problematica accennata dalla sesta sezione e tenta di darle un titolo e un modello. Secchi riconosce che — a medio o a lungo termine — una crescente concorrenza di prodotti manufatti di tipo classico da parte dei paesi sottosviluppati diverrà ineluttabile. Occorre allora che i paesi europei — e l'Italia in particolare — sappiano riconoscere tale realtà ed adeguarvisi: escogitando altre forme di rapporto commerciale con i paesi emergenti industrialmente. In particolare Secchi sembra suggerire una specializzazione nei settori a più alto contenuto tecnologico (dall'impiantistica alla chimica e ai suoi rami, l'elettronica, la telefonia, l'informatica, l'aeronautica, ecc.). Il « nuovo ordine economico internazionale > sarebbe quindi un modello in cui i pesi e le vocazioni rispettive dei vari paesi, o meglio delle varie regioni del mondo, risultano mutati rispetto alla suddivisione economica e produttiva attuale. (...) F. STERI, Ristrutturazione e crisi nella grande industria - Voi. di 14 x 22 cm, 203 pp. Franco Angeli, Milano, 1978 - L. 5000. Il legame che intercorre tra tendenza verso nuove forme di organizzazione del lavoro e progetti di riconversione appare sempre più stretto soprattutto alla luce delle connessioni economiche, stabilite da sempre più severe ragioni di scambio e di competitività, fra i progetti di mutamento nella strategia industriale e la divisione internazionale del lavoro. Questa divisione dei compiti produttivi su scala mondiale tende, come abbiamo detto, sempre più a irrigidirsi in meccanismi che vanno ad imporre, e quindi a confermare, il tessuto industriale del nostro paese come principalmente manifatturiero a basso contenuto di tecnologie. Questo dato, assolutamente fondamentale in un ambito di ripensamento sulla divisione tecnica del lavoro si dimostra decisivo quando (per volontà politiche e ipotesi strategiche di subordinazione « programmata » a quella divisione internazionale) l'assenza di una riconversione atta a scontrarsi con le attuali tendenze, si innesta in un tessuto produttivo a bassi contenuti tecnologici o di tecnologia matura con altrettanto basso contenuto nella qualità del lavoro e nella conseguente professionalità e relativa classificazione. Appare dunque evidente il legame e la connessione che intreccia la divisione internazionale del lavoro, come causa a monte di un depauperamento ed ingabbiamento del tessuto industriale in contenuti tecnologici non avanzati, alla mancanza di riconversione verso settori qualitativamente più ricchi di capitale tecnologico e scientifico e infine una connotazione dell'organizzazione del lavoro tutta interna alle forme classiche di sfruttamento. Pertanto oggi la lotta per una nuova organizzazione del lavoro tende oggettivamente a coincidere con quella per una riconversione produttiva e una diversa strategia industriale. 117 Nuova organizzazione che altrimenti (cioè attraverso l'iniziativa isolata, arbitraria ma isolata, dell'impresa) non riuscirà a decollare verso una posizione diversa nella divisione internazionale del lavoro se non passando per un intervento collettivo di tipo statale e pertanto programmato. La conflittualità della fine degli anni '60, che rivendicava rigidità e controllo operaio sul « come » produrre, sente alla fine di questi anni '70 la necessità di intervenire in maniera più sistematica sul « cosa » produrre, e « dove » e con « quale » strategia. Intanto gli operai marginali pagheranno ancora e con maggior pesantezza il prezzo della loro marginalità e impotenza. Solo se i due tronconi di classe supereranno, attraverso il dato politico e organizzativo, il dato sociologico, si apriranno orizzonti di unificazione reale della classe operaia. In caso contrario, quello cioè della vittoria della prospettiva capitalistica, della divisione e del dispotismo, si potrebbe aprire una nuova fase che riporterebbe il movimento operaio indietro di molti anni. Ciò non riguarda solo il « sociologico »; le dinamiche di stratificazione incidono con forza sulle scelte politiche. Ma è da queste, dalla possibilità di esprimere autonomia reale dal capitale e dalla sua ideologia, che proverrà alla classe operaia e ai lavoratori tutti la possibilità o meno di superare, in maniera qualitativamente nuova, i rapporti capitalistici di produzione. (dalla Conclusione) AUTORI VARI, Interdipendenze industriali e programmazione regionale (a cura di P. COSTA) - Voi. di 14 x 22 cm, 427 pp. - Franco Angeli, Milano, 1978 - L. 12.000. L'analisi delle interdipendenze industriali (o analisi delle interdipendenze settoriali o analisi input-output) regionali si è mossa con un certo ritardo in Italia. Questo nonostante che l'analisi input-output « nazionale » abbia avuto nel nostro paese una evoluzione simile a quella della maggior parte dei paesi europei e che l'Italia, ripartita in Nord e Sud, sia stata, nei primi anni '50, oggetto di applicazione di un « prototipo » di modello multiregionale, da parte di H. B. Chenery, P. Clark e V. Cao Pinna, divenuto in seguito un « classico » dell'input-output regionale. Con poche importanti eccezioni (un lavoro sull'economia siciliana e uno sull'economia della provincia di Torino condotti alla fine degli anni '50 e nei primi anni '60), occorre arrivare ai primi anni '70 per registrare una serie di esperimenti di costruzione e di impiego di modelli input-output regionali; si tratta di tavole regionali delle interdipendenze industriali tutte costruite con metodi indiretti, e quindi dì strumenti generalmente utilizzabili solo per analisi di prima approssimazione. È solo in questi ultimi anni che si sono infittiti gli esperimenti di costruzione « indiretta » di tavole input-output uniregionali e si sono avviati progetti più ambiziosi di costruzione di un modello biregionale (o nazionale-regionale come è stato denominato dal suo autore), di tavole uniregionali « indirette », ma tra loro coerenti, di tavole uniregionali costruite, finalmente, sulla base di indagini dirette e di un modello di pianificazione regionale che utilizza un sub modello inputoutput. 118 Questo ritardo nell'avvio degli studi sulle interdipendenze industriali regionali in Italia non è stato certamente dovuto ad una scarsa considerazione del modello che, al contrario, si è riconosciuto strumento potente sia per l'analisi economica teorica che per la soluzione di problemi di politica economica; esso è dipeso molto più dalla scarsa disponibilità di dati di contabilità sociale a livello sub-nazionale e dalla mancanza di un « soggetto » interessato ad analizzare l'impatto su di una economia regionale di politiche impostate localmente o di politiche nazionali per le quali si possa prevedere un impatto differenziato sulle diverse regioni. La disaggregazione dei dati di contabilità nazionale a scala ripartizionale e regionale è stata avviata dall'Unioncamere solo a partire dal 1966 con dati riferiti al 1963, l'Istat si è mossa ancora più tardi con la pubblicazione nel 1972 di dati di contabilità regionale che si riferiscono al 1970. Nei primi anni '70 sono poi entrate in attività le Regioni a statuto ordinario ed è cosi comparso il • soggetto » ideale destinatario degli studi sulle economie delle regioni e, quindi, potenziale utilizzatore anche dei modelli input-output regionali. Il tentativo operato da molte Regioni di riavviare su basi nuove — a livello regionale — quell'attività di programmazione economica sperimentata (infelicemente) a livello nazionale durante gli anni '60 ha completato la creazione del « clima » favorevole al rilancio su larga scala degli studi sulle interdipendenze industriali regionali in Italia. I saggi raccolti in questo volume intendono documentare questa più recente attività di costruzione e di impiego di modelli input-output regionali nel nostro paese. La prima caratteristica che li accomuna è pertanto questo preciso riferimento temporale. La fase che l'analisi delle interdipendenze industriali regionali sta attraversando in Italia è tale — per quanto si è detto sopra — che: 1) i problemi di costruzione delle tavole appaiono, al momento, più studiati dei problemi di impiego dei modelli derivabili dalle stesse; 2) tra i problemi di costruzione, le costruzioni con - metodi indiretti » continuano a prevalere sulle costruzioni con • metodi diretti »; 3) i modelli costruiti sono tutti a base uniregionale; la possibilità di passare alla costruzione di modelli multiregionali sembra al presente piuttosto remota. Anche se lo squilibrio tra costruzione e impiego dei modelli input-output regionali è un difetto generale riscontrabile in tutta la letteratura internazionale in argomento, ed è quindi probabile che permanga anche in Italia nei prossimi anni, è facile prevedere che gli studi si sposteranno più decisamente sugli utilizzi del modello non appena si renderanno disponibili le prime tavole regionali « dirette » attualmente in costruzione. La disponibilità di almeno alcune tavole • dirette » indurrà poi anche sicuramente a valutare l'attendibilità delle tavole costruite con metodi « indiretti », per trovare — con specifico riferimento al quadro di informazioni statistiche disponibili in Italia — il punto di equilibrio tra costi delle indagini dirette e perdita di informazione nell'adozione dei metodi indiretti. Un'altra caratteristica che accomuna i saggi raccolti in questa antologia è il taglio operativo. I saggi sono stati scelti in modo che risultino affrontati i principali problemi di costruzione e di impiego di una tavola delle interdipendenze industriali di una regione. Il taglio operativo risulta dal fatto che, per quanto possibile, i saggi illustrano concrete applicazioni delle teorie e dei metodi proposti per la soluzione dei singoli problemi. Questo può rendere pesante la lettura di alcune parti di questo libro e può far vedere quanto approssimative ed ineleganti siano alcune delle soluzioni correntemente adottate, ma — osiamo sperare — dovrebbe, per contro, rendere l'antologia un'utile guida per chi voglia costruire, impiegare o anche solo interpretare una tavola input-output regionale. S. RICOSSA, I fuochisti della vaporiera. (Gli economisti del consenso) - Voi. di 12,5 X 19 cm, 141 pp. - Editoriale Nuova, Milano, 1978 - L. 3400. Gli storici dell'economia dividono la loro materia secondo le scuole: scuola classica, per esempio, o scuola neoclassica. La mia materia, che è il contributo dell'economia all'evoluzione del costume in Italia negli ultimi trent'anni, ammette una divisione più frivola, una divisione secondo le mode. Il succedersi delle mode scientifiche segue forme regolari, che William James studiò tempo fa. La • legge di James • sostiene che ogni nuova dottrina scientifica di una perta importanza attraversa tre fasi. Nella prima, subisce gli attacchi dei benpensanti, che la dichiarano assurda. Nella seconda, è riconosciuta vera, ma banale. Nella terza, trova tutti d'accordo sulla sua importanza, e ciascuno convinto di averla presagita e promossa. Spesso si manifesta una quarta fase. La dottrina passa di moda, è ripudiata, e si citano la prima e la seconda fase per dimostrare che fin dal principio si era capito tutto. Questo non riguarda solo gli scienziati. Il grosso pubblico avverte i contraccolpi, e li avverte di più se si tratta di una scienza sociale come l'economia. Non per niente, il nostro tempo è imbevuto di economicismo. Ma il collegamento tra le teorie economiche e gli umori popolari è ovviamente bizzarro. Il messaggio parte dall'inventore delle teorie, passa attraverso l'economista alla moda, il conferenziere, il professore di scuola, il giornalista, il politico, il sindacalista, il predicatore, l'amico col quale si chiacchiera al caffè, il collega d'ufficio, e giunge distorto, talvolta irriconoscibile, al consumatore finale. Di tutti gli intermediari, il più pericoloso è l'economista à la mode. L'economista à la mode è sempre esistito. Durante il fascismo il suo problema era relativamente semplice. Egli doveva essere corporativo. Il corporativismo minimo consisteva nel cambiare copertina ai proprii libri scritti in passato. Qualunque fosse il vecchio titolo, il nuovo titolo bisognava che diventasse: Economia corporativa. Tutto il resto poteva permanere come prima. Il regime non esigeva granché: vivendo di facciate, si contentava di copertine. Gli economisti dissidenti ebbero le peggiori persecuzioni sul tardi: ma furono persecuzioni razziali, che poco o nulla riguardarono l'economia. La forma del naso era considerata più importante della forma del pensiero. Raramente l'entusiasmo spingeva oltre il corporativismo minimo; mai pervenne a un'opera di economia corporativa degna di restare nella storia della scienza. Quasi mezzo secolo dopo, l'eredità è una sola: la degenerazione semantica dell'aggettivo • corporativo », col quale bollare d'infamia tutto quel che non piace ai nuovi economisti à la mode. » Sciopero corporativo », per esempio: cioè sciopero sospetto di fascismo, o di medievalismo, di fascismo medievale o di medieva- lismo fascista; quindi, sciopero promosso da sindacati autonomi irresponsabili, non da Cgil, Cisl e Uil. Le mode cambiano. Alla moda corporativa succedettero la moda liberale (un revival), la moda keynesiana (importata di seconda mano), la moda della programmazione o della riforma di struttura, la moda sindacale o della variabile indipendente. La moda di oggi è l'economia eurocomunista: può darsi che duri ancora quando queste pagine saranno finite. Le ultime tre, forse le ultime quattro mode sono » di sinistra », secondo i loro seguaci. In Italia, le mode « di destra » non esistono, da vive. Da morte, si: sono tutte quelle che » gli avversari cercano inutilmente di resuscitare ». Intendo dimostrare che le suddette quattro mode - di sinistra » sono popolari e antipopolari al tempo stesso. Più sono popolari e più sono antipopolari (non impopolari). Voglio dire che più piacciono al popolo, e più il popolo rischia di pagarle care, senza accorgersene. Ma prima di vederne gli effetti, cerchiamone le cause. Come è morta la moda liberale? Come e perché è avvenuto il passaggio dalle generazioni degli economisti liberali alle generazioni degli economisti eurocomunisti? Centri di ricerca pubblici - Guida per l'industria (a cura di CNOS - TECNOSERVIZI) Voi. di 17 X 24 cm, 280 pp. - Roma, 1978 L. 8000. L'indagine contenuta in questo volume si inserisce nel filone degli apporti alla fase conoscitiva e istruttoria della ricerca scientifica in Italia, nell'intento di contribuire alla razionalizzazione e programmazione delle attività di ricerca. L'impostazione di una politica della ricerca si basa necessariamente su un processo di continua rimeditazione delle attività, delle finalità, dei metodi di gestione. E la disseminazione delle informazioni in questo campo appare essenziale per vari ordini di ragioni. In primo luogo si tende alla maturazione sociale del ricercatore, superando la dimensione funzionale della singola ricerca ed inserendola in un contesto di relazioni interdisciplinari, nazionali, internazionali; si tende cioè a stimolare la verifica della validità scientifica unitamente alla verifica della utilità sul piano sociale. In secondo luogo, la disseminazione delle informazioni contribuisce a ridefinire la fisionomia generale delle attività di ricerca del Paese ed a ricomporre un quadro organico delle diverse iniziative. Non si può negare che, all'occhio del profano, la situazione italiana si presenti come un insieme di iniziative, progetti, programmi non sempre coordinati tra loro, troppo spesso paralleli, se non anche in concorrenza, raramente indirizzati verso obiettivi comuni. Insomma, non è sempre facile individuare nell'intricata mappa delle iniziative di sviluppo e ricerca il principio informatore. (...) Una diffusione consapevole dei programmi scientifici costituirebbe, cosi, l'indicazione dell'affermarsi di una coscienza nuova nell'elaborazione della politica scientifica nazionale; coscienza che si manifesta nella identificazione di obiettivi prioritari di ricerca, in cui il contenuto scientifico appaia, più chiaramente che in passato, collegato alle istanze di sviluppo della realtà sociale. Tale rapporto tra ricerca e sviluppo può essere analizzato secondo tre articolazioni generali: ricerca e sviluppo della cultura; ricerca e promozione dell'assetto esistenziale della società; ricerca e sviluppo del benessere economico. Tre articolazioni che identificano tre realtà distinte — quella culturale, quella sociale, quella tecnologica — che vivono tuttavia in stretta interdipendenza, Influenzandosi reciprocamente. Questo rapporto di integrazione impone una attenta valutazione da parte dell'operatore politico al momento di attribuire i « pesi » alle diverse componenti: una valutazione che privilegi in modo non armonico luna o l'altra porterebbe indubbiamente a conseguire modelli di sviluppo nettamente differenziati. L'informazione sui programmi di ricerca assume allora, alla luce di queste considerazioni, il valore di uno strumento di controllo sulla crescita e lo sviluppo di quel sistema di cui il cittadino, utente finale del sistema della ricerca, è parte costitutiva. Da un punto di vista più specificamente tecnologico-produttivo, la conoscenza diffusa e documentata dei progetti e dei risultati della ricerca comporta dei vantaggi ad immediato riscontro. L'informazione diviene, in altri termini, .uno dei canali attraverso cui si realizza quel trasferimento delle tecnologie da un settore produttivo all'altro, cosi necessario ad uno sviluppo organico. In ultima analisi, il presente lavoro manifesta l'esigenza che nella programmazione della ricerca e nel perseguimento degli obiettivi indicati, il riferimento al quadro effettivo della realtà sociale, economica e tecnologica sia costante, anche se articolato e differenziato nelle metodologie di analisi. L'utilità del presente lavoro appare evidente allora, tenendo conto di quanto finora detto, soprattutto in quanto strumento di lettura della situazione attuale e di conoscenza e previsione degli sviluppi futuri. (Dalla prefazione di ERNESTO QUAGLIARELLO, presidente del CNR) A. AMADUZZI, L'azienda nel suo sistema e nell'ordine delle sue rilevazioni - Voi. di 16,5 X 25 cm, XX-744 pp. - Utet, Torino, 1978 - L. 20.000. Classico dell'economia aziendale, adottato da tempo da varie università, è un'opera utilissima per chi si prepara agli esami di abilitazione alla professione di dottore commercialista e agli amministratori d'azienda. Questa terza edizione è aggiornata alle recenti leggi di riforma delle società. Dopo una vasta introduzione, la trattazione si articola in due libri, l'uno dedicato alla teoria dei fatti aziendali, l'altro alla teoria dei procedimenti di rilevazione aziendale. Il primo si suddivide in 3 parti, intitolate rispettivamente, « L'azienda di produzione nei caratteri e nelle quantità del suo sistema », « L'azienda di erogazione nei caratteri e nelle quantità del suo sistema » e « Problemi di organizzazione aziendale ». Il secondo libro è costituito da dodici capitoli, in cui sono esposti e analizzati i criteri e i procedimenti di contabilità, le forme di scrittura e i metodi di pianificazione, piani e preventivi. 119 A. AMADUZZI, I bilanci di esercizio delle imprese - Voi. di 16,5 X 25 cm, XII-244 pp. Utet, Torino, 1978 - L. 10.000. Accolto con estremo favore dagli studiosi, dagli operatori e dal mondo universitario, questo importante volume, esauritosi nel giro di breve tempo, esce ora in seconda edizione con l'aggiunta di un capitolo sui bilanci in periodo di inflazione. La delicata materia, che quotidianamente interessa il lavoro dei commercialisti e ragionieri, è qui trattata con grande competenza da uno dei più preparati docenti italiani. Nove i capitoli, di cui si riportano i titoli: Tipi e classi di bilanci; Aspetti da cui riguardare i bilanci delle imprese; Contenuto del bilancio delle imprese e delle relazioni degli amministratori; Adempimenti per la Consob; La normativa sulla certificazione dei bilanci e sul funzionamento della Consob; Alcuni temi di economia aziendale sulle valutazioni dei bilanci di esercizio delle imprese; Criteri di valutazione sui bilanci di esercizio; Le attività e le passività; Criteri di valutazione sui bilanci di esercizio; Componenti del conto profitti e perdite: capitale sociale, riserve, fondi, accantonamenti; Capacità segnaletica del bilancio consolidato; Criteri per eseguire la revisione aziendale; Bilanci di esercizio in temRi di inflazione. ARRIVATI NELLA BIBLIOTECA CAMERALE Economia - Politica economica - Programmazione - Andamento congiunturale. BAGNASCO ARNALDO - Tre Italie - La problematica territoriale dello sviluppo italiano - Ed. Il Mulino - Bologna, 1977 - pagg. 255 - L. 8000. CONVENEVOLE ROBERTO - Processo inflazionistico e redistribuzione del reddito - Ed. Einaudi Torino, 1977 - pagg. 276 - L. 4500. ISTITUTO CENTRALE DELLE BANCHE POPOLARI ITALIANE - Note sull'andamento economico italiano dell'anno 1977 - Milano, febbraio 1978 pagg. 423 - s.i.p. CCIAA - CUNEO - UFFICIO STUDI (a cura) Andamento economico della provincia di Cuneo 1977 - Cuneo, 1978 - pagg. 285 + IV - s.i.p. TARGETTI FERDINANDO - Valore e accumulazione - Etas Libri - Milano, 1978 - pagg. 272 L. 7500. CENTRO PER LA STATISTICA AZIENDALE - Serie storiche 1928-1977 - INDEX n. 4-5 - Firenze, aprilemaggio 1978 - pagg. 47-127 - s.i.p. UNIONE ITALIANA CCIAA - UNIONE REGIONALE CCIAA DELLA TOSCANA - Realtà e prospettive giuridico-economiche dei comprensori - Atti del Convegno nazionale - Firenze, 4-6-1976 - Roma, 1977 - pagg. 188 - L. 4000. CEE - IST. STATISTICO - Bilance dei pagamenti 1972-1976 - Bruxelles, 1977 - pagg. 179 - L. 18.500. 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Circa cinquemilaseicento miliardi di raccolta totale, oltre settecentosettantamila conti, sono gli attuali notevoli risultati. Siracusa Milano Palermo Verona Vittoria 90'Agenzie di città e 162 Agenzie di provincia All'estero: Filiale a NEW YORK Uffici di rappresentanza a: Abu Dhabi, Bruxelles, Budapest, Copenaghen, Francoforte sul Meno, Londra, Parigi, Zurigo Partecipazioni bancarie: A.I.C.I. Holding S.A., Lussemburgo - Italian International Bank Ltd., Londra - Luxembourg Italian Bank, Lussemburgo - Euramerica International Bank Ltd., Nassau - Centro Internazionale Handelsbank A.G., Vienna - Bank of Valletta, Malta - Banco Financiero Sudamericano, Montevideo - Investment Finance Bank Ltd., Malta. © banca nazionale dell'agricoltura Filiale di Torino via San Francesco da Paola 27 tel. 512912 Borsino tel. 519941 - Agenzie in via Pietro Micca strada San Mauro, Collegno, Carmagnola, Borgaro Torinese L'IMPRESA rivista italiana di fondata management da F e r r e r - P a c c e s e d i r e t t a da G i a n c a r l o S O M M A R I O (N. Ravazzi 4/1978) Qualunquismo assenteismo disaffezione e partecipazione dialettica. Schede estratto in italiano e inglese. Quale cultura dei dirigenti?. Romano Trabucchi. - Non assomiglia forse troppo al gioco di M o n ò p o l i ? , G C R . - L'economia del sabato. M a . Il valore corrente di sostituzione degli impianti industriali, Antonio Cravioglio. L'industria forzosa, Ezio Battistel. La gestione del cambiamento nell'ottica dell'alta direzione, Riccardo Varvelli e Maria Ludovica Lombardi Varvelli. Estensione del concetto di marketing alle organizzazioni non economiche, Philip Kotler. La democrazia industriale nei progetti delle sinistre, Marco Della Croce. Problematiche di immagine aziendale: Introduzione al marketing dell'immagine aziendale, Enrico Gatti. - L'immagine come coordinamento progettuale della comunicazione aziendale, Antonio Barrese. - Introduzione ai problemi di realizzazione dell'immagine ambientale della banca, Eugenio Gili. Imprese italiane orientate ai mercati esteri, Marisa Gerbi Sethi. Lo scenario energetico, minacce e opportunità: Possibilità e limiti d'impiego dell'energia solare nell'industria, Mario Gaia. Documenti ed esperienze: « Parlare » con l'elaboratore. Spunti di dibattito. I libri: Istruzioni per vivere nelle grandi « c a s e » . - Recensioni schede e segnalazioni. U n f a s c i c o l o s e p a r a t o o a r r e t r a t o L. 4.800 ( + L. 1.000 per spese di s p e d i z i o n e ) . A b b o n a m e n t i 1978: la rivista è b i m e s t r a l e e v i e n e d i s t r i b u i t a in a b b o n a m e n t o e nelle m a g g i o r i librerie specializzate. A b b o n a m e n t o a n n u o (6 f a s c i c o l i ) L. 24.000; e s t e r o $ 35. Inviare l ' i m p o r t o a m e z z o a s s e g n o o p p u r e u t i l i z z a n d o il c o n t o c o r r e n t e postale 2/44971 i n t e s t a t o a L'Impresa E d i z i o n i L I / E D srl, 10131 T o r i n o , C o r s o F i u m e 11 - tel. 658.936. SAGAT SOCIETÀ' A Z I O N A R I A GESTIONE A E R O P O R T O " C I T T A ' DI T O R I N O " AGENTE DI HANDLING AEROPORTUALE C E N T R A L I N O (selez.pass.) 57781 SERVIZIO TRAFFICO PRESIDENZA DIREZIONE SEGRETERIA SERVIZIO AMMIN. 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AZ002 AZ325 AZ240 DC9 DC9 D9S 09S D9S 234567 AZ042 IG701 LH282 AF640 AF640 BE516 A Z I 90 A Z I 96 D9S DC9 727 727 CRV B 11 G 1357 12345 D9S D9S 727 G AZ242 8M1365 LH282 AZ194 DC9 G G G G 136 247 1357 G 123457 G da Torino D9F AZ990 AZ970 09 F 3 4 12.40 • AZ962 AZ990 09 F D9F BE3734 5 7 17.45 * AZ963 MAN 09 F 13.05 + 13.05 • AZ971 09 F 01.45* AZ001 DC9 234567 Francoforte Roma Roma Londra Parigi 08.25 * * 08.20 09.00 10.45 • LH283 AZ191 AZ197 BE517 AZ324 AZ241 727 DC9 D9S 123456 D9S DC9 G 1357 12345 18.05 18.15 18.50 19.45 19.46 03.25 06.50 14.00 15.05 15.15 16.15 20.15 6 5 Fraq. Roma 21.15 4 Aereo 00.50 Roma Roma Alghero Cagliari Roma 11.15 * ° 11.25 15.30 o 18.10 19.15 19.05 Olbia 19.15 * Francoforte 20.10 Parigi 22.00 * ° Parigi Roma VOLI 01.05 + 04.05 * N.di volo 07.05 07.20 08.00 08.55 09.00 10.25 14.30 17.05 "TUTTOMERCI' 10.30 * Arrivi a: Roma Londra Roma Francoforte Roma Londra Roma 22.10 * " 22.15 AZ243 BM1364 AZ043 IG702 LH283 AF641 AF641 AZ195 811 DC9 D9S D9S D9S 727 727 CRV D9S G G 1246 G G G G 135 247 G "TUTTOMERCI' 04.25 + 08.40 • AZ991 15.00* 16.25 • AZ971 AZ962 16.15 + 18.25 * 21.15 * non opera dal 25/8 al 29/9 dall'1/10 al 31/10 in Francia 1h prima dal 28/5 al 30/9 in Italia 1h dopo non opera dall'1/9 al 27/9 dal 20/5 non opera dall'1 al 31/8 " opera dal 2/6 al 29/9 AZ970 AZ991 BE3735 AZ963 D9F D9F 09 F 09 F D9F MAN D9F sino al 19/5 3 4 4 5 7 6 5 dall'1/5 AEROPORTO CITTA9 DI TORINO U N ' I M P O R T A N T E I N F R A S T R U T T U R A AL S E R V I Z I O DELLE C O M U N I T À ' DEL PIEMONTE E VALLE D'AOSTA OPERANO VOLI REGOLARI DI LINEA PROSSIMA ISTITUZIONE DI COLLEGAMENTI CON F I R E N Z E E LIONE TAXI A E R E O : A L I T A L I A - ATI * ALISARDA * AIR FRANGE BRITISH AIRWAYS * LUFTHANSA AVIO LIGURE A E R A L - Telef. 011/4701032 CATELLA ® MARMI • PIETRE DECORATIVE • CAVE PROPRIE • SEGHERIE • LAVORAZIONE 10128 TORINO F^PORT AZIONE VIA MONTEVECCHIO 27 C 545.720/537.720 DITTA DOTT. 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MILANO AFFILIATA DELLA a. p . G i a n n i n i t u t t e IN TORINO l e Sede: Agenzia A : Agenzia B: Agenzia C: Agenzia D: i b m t k NATIONAL c i a m e r i c a d i b a n c a l'ÀXfiVB'S o p e r a z i o n i ASSOC1ATION VIA A R C I V E S C O V A D O n. 7 VIA GARIBALDI n. 44 ANG. CORSO VALDOCCO C O RS O V I T T O R I O EMANUELE n. 25 VIA D I N A N N I ANGOLO VIAVALDIERI n. 4 C . GIULIO CESARE ANG. C. TARANTO (P. DERNA) L'ISTITUTO NAZIONALE DELLE ASSICURAZIONI I.N.A. attuale gestore del F O N D O I N D E N N I T À IMPIEGATI, porta a conoscenza che per rispondere alle numerose richieste di chiarimenti che gli pervengono, relative al problema dell'accantonamento delle indennità di anzianità, ha istituito presso l'Agenzia Gener. di Torino, via Roma, 101, tel. 46.902-3-4-5 un'apposita Segreteria: " Informazioni Indennità Impiegati " disposizione delle Aziende interessate. che è a completa IMPERMEABILIZZA ^etti piani e coim tel 690.568 via marochetti 6 10126 - t o r i n o G A Y di Dott. Ing. V. BLASI Nello scrivere agli inserzionisti si prega di citare « C r o n a c h e economiche» • En écrivant aux annonceurs prière de citer « C r o n a c h e economiche» • When writing to advertisers please mention « Cronache economiche » • Wenn sie an die Annonceure sohreiben, beziehen sie sich bitte auf « Cronache economiche ». Tipografia VINCENZO BONA - TORINO Direzione - Redazione e Amministrazione: 10123 T O R I N O - P A L A Z Z O D E G L I A F F A R I - Via S . Francesco da Paola, 24 Telefono 57161. Aut. del Trib. di Torino in data 25-3-1949 - N. 430. Corrispondenza: 10100 Torino - Casella postale 413. Prezzo di vendita: un numero L. 750 • numero doppio L. 1500 • estero 5 0 % in più. Abbonamento: annuale L. 6000 • estero L. 9000. Vers. sul c. c. p. Torino n. 2/26170. Sped. in abbonamento (4° Gruppo). Inserzioni presso gli Uffici di amministrazione della rivista. O I ! ìv d f ^ . — X •V"< . ' r i •>• • ' ;. j o ' L ' ••• 1 .... . < • ; - » v. . E» T; " 'f: ' % L 11 Ci C' J ) |> v Jtlll W . V . , aw,:/: al Sanpaolo un conto corrente su misura Q. per permettere a ciascun cliente di trovare una valida e immediata risposta ad ogni suo specifico problema. Un conto corrente con qualcosa in più: il tuo conto corrente. ISTITUTO BANCARIO SANINOLO DI TORINO Martini &ro ciascuno C ' è chi lo preferisce con solo u n a scorza di limone. Cosi c o m ' è . Q u a l c u n o lo preferisce "long drink": con m o l t o ghiaccio. Ed ogni volta, ecco saltar fuori il sottile, u n i c o sapore di Martini Dry. Fresco...limpido...leggero. Ineguagliabile. A proposito: n o n ti s e m b r a il m o m e n t o di scoprire c o m e lo preferisci? E' il momento di Martini Dry. [ M #