Notes du mont Royal www.notesdumontroyal.com 쐰 Ceci est une œuvre tombée dans le domaine public, et hébergée sur « Notes du mont Royal » dans le cadre d’un exposé gratuit sur la littérature. SOURCE DES IMAGES Google Livres icirf* f.l^ft! JA • ••N.sr.a Beyerische ) FRANCISCO . VICTORIO # M A R C H I O N I INTER. OPTIMATES. ROMANOS.ET. FLORENTINOS SPLENDIDISSIMO INCLVTI. ORDINIS. S. STEPHANI.PAPAE . E T . MARTYRlS EQJVITI . C O M M E N D A T O R I SACRI . PONTIFICVM . ROMANORVM . MVSEI PRAEFECTO . ET . C VRATORI. PERPETVO GENERIS . NOBILITATE . PRVDENTIA . DOCTRINA MORVM . INTEGRITATE . MODESTIA INEXHAVSTO . LEGENDI . STVDIO E D I T I S . EDENDISO. O P E R I B V S AD . MEMORIAM . POSTERITATIS INSIGNI QVOD . DISCIPLINARVM . OMNIVM SACRAEO. POTISSIMVM . ANTiaVITATIS AVGEAT . SPLENDOREM ATQ^IN. DIES.MAGIS. MAGISQ^DOCTORVM ". LABORES AVITA . LOCVPLETATA . BIBLIOTHECA MVSEO . PROPRls . IN . AEDIBVS . CONDITO DATO . QVOQ. NOMINE PLVRIBVS . IN • ITALIA . ET . TRANS . ALPESS CELEBRIORIBVS . ACADEMlS FOVEAT . EXCITET . AMPLIFICET ANG. MAR. B A N D I N I V S PATRONO . OPTVMO . ET . BENEFICENTISSi LEPIDISSIMVM . HOC . POEMATION DAT . DlCAT . DEDICAT. s AL D I S C R E T O LETTORE A N G E L O MARIA B A N D I N I . L ' Elegantijfimo Poemetto di Mufeo fopra gVt Amori di Ero, e di Leandro, cbe il dottifjimo Scaligero l non ifdegnb di preferire a' verfi Omerici > e che quivi, Amico Lettore» con varie emendazioni, ed illuftrazioni ti prefentiamo ,fino adora in fimigliante guifa arriccbito non era dalle ftampe Italiane comparfo alla pubblica luce. Intorno alla patria , ed alla condizion di Mufeo, nulla di certo pub ftabilirfi: fembra perb viffuto fulla decadenza del Romano Impero; la qua/e opinione vie piu fi conferma dal confronto del di lui Poemetto con quelli di Qoluto, di Trifiodoro, di Q^Calabro, di ftonno Panopolita, cbe al pubblico fi daranno in apprejjo, Per la qualcofa alcunifapienti uomini foftengono, cbe Mufeo Jia pofteriore a' tempi di Nonno , e deW Imperator Teodojio ; pojciachifi ojjervam de' verfi interi, eftratti da* Dionifiaci, e quivi inferiti. Ma daW offervarfi nelle fcambievoli lettere fotto il nome A 3 & (iJCap. II. della Poetica. 6 di Ero, e di Leandro fcritte da Ovidio pih luogbi di qttejio Poemetto imitati, altri una ptu remota anthhita ricercando, Jono di fetttimento, che abbia Mufeo ad Ovidio la materia fommintftrata, tra' quali mi giova di rammentare /'incomparabile Aldo Manuzio nella Epijiola premejja allafua edizionedi Mufeo ,fatta in Venezia intorno ali' anno MCCCCXCVI. ' V infigne letterato Anton Maria Salvini fofpettava , cbe V atttore del Poemetto foffe Marco Mujuro; alle di cuiPoesie, pttr anco efiftenti, trovava aflbmigliarfi lo ftile , e che per errore de' copifti, i quali forfe trovarono il nome di Mujuro ahbreviato, Jia ftato kito Mujeo, come il celebratiffimo Sig. Abate Giovanni Lami ci ajficura di aver piu volte intefo dalla fua bocca . Quefia opinione per fi/tro merita una piu feria difamina, e d' uopo farebbe 1'imomimiarla da Codtci manofcritti, \a/cuni de1qnalt fembrdno anteriori a' tempi di Mufuro , che ftori intorno alt anno MD. COfnunque perb )ta , quefto poetico componimento Jpara per ogni dove le grazie dell' Atttca venufta; e percib da tre jecoii in qua fa riputato deguo, che molti valentuomini itnpie- g*f; (l) K«i (tiuMf-* »5 a.1 tlimt T«S ?r«jie T*T8 T» 0'St3if iouu'<rSi>ittt itujtmicn tS> oW; mti tiQvZe,, xesi oxui airoi i^/i/««ir«T» h ?«i$ H'f5?, x«i AsccrJpv jTflj khivMt, tmse^tuc,. 7 gaffero i /oro ta/entiper illuftrarh. Ma poicbe la pitt ficura maniera di reftituire al/' antico fplendore i claffici Autori, dipende dal confultare le anticbe membrane, e le migliori edizioni; quindi $ cbe in pie di pagina abbiamo procurato di riportare tanto de/i' une, cbe dell' altre , le varieta. Non pub effere del fecolo XI. il Codice VaticanOt di cui pur fi danno ie varie iezioni, ficcome afferma i/ Sig. Mattia Rover ne//ajua bel/a edtzione di Mufeo , deila quale par~ leremo a fuo luogo. Impercioccbh ci afficura il cekbre Sig. Ab. Pier Francejco Foggini , ttno de% Cuftodi di quei/a infigne Btb/ioteca, che neila medefima tre diverji manofcritti fi confervano, uno nella Vaticana yeccbia , ia carta bambagina , fegnato N. 915. cbe fecondo il parere de'piu efperti Maeftri deii' antica Greca fcrittura , fembra effere de/ fecolo XIV a/ piu; e due ne/la Vatieana Pa/atina fimihnente in carta bambagina, Jotto i numeri 43. e 179. del fecolo XV. Ne viene in fecondo /uogo il Codice Veneto fcritto itt membrana in 4. e gia poffeduto dal Cardina/ Beffarione, cbe e pur del Jecolo JCV. • . A 4 Si (1) Vcdi il Catalogo MelU Veneta Biblioteca pubblicato eolle ftarape di Simone Occhi ia Veassia nel MDCCXL. in (o\, fotto il Nutn. cccccxxn. 2 6i danno in terzo luogo le varianii hziom ricavate dal Codice della Regia Biblioteca di Parigi, fcritto intomo al fecolo XV. in biancbijfima membrana , ed omato di bellijjime niiniattire ' . Nett' iftejfa Biblioteca , due altri efemplari fi confervano * uno Jcritto da Mi* cbele Scttliardo a nel fecolo XVI. I' altro dtl fecolo XV.3 pojfeduto gia dal Sig. Colbert; ma tanto deU' uno che delC altro Ji omettono di~ verfe altre lezioni, percioccbe fonoper lo fiit umformi a quelle dei Codici fopra enut\ciati. // Codice Pa/atino , ejjendo Jcorrettijfimo fu efaminato da Gafpero Bartio , come egli attefta, * folamente fino al verjo LXX. E per dir verojt ojjervano dagli ignoranti Scrittori Jiate introdotte nel tefto di Mujeo alcune glofJe , jpecialmentp nel Codice Veneto, e nel Vaticano , le qaali fono femp/ici Jpiegazioui di qualche parola, come fi avverte a* refpetlivi luoghi delia nojira riftampa . I Codici d' Ingbi/terra della Biblioteca Bodleiana jotto i numeri XLVI. L. LXIV. Jono diftitjti t /' uuo dall' a/tro colle lettere A. B. C. de{]) Vedi il Catdogo della Regia BiWjotcca, pubblicato in Parigi jnel MDCCXL. fol. Tom. 11. p. y ; o . fz) 1. c. p. 517. (i) 1- c p. j-jp. (4) Lib, VII. Adrafciior.C. XXL 9 denotanti il Codice primo, fecondo, e terzo. A' Codici nefuccede il confronto deW edizioni. II cbiarifjimo Gio. Alberto Fabricio * vuo/e , cbe /a prima edizione di Mufeo comparijfe ai pubblico ne/P anno MCCCCLXXXVI. In fatti nel Catalogo de//a Bib/ioteca di Pietro France, fitrova cost indicata: Homeri Batrachomyomachia Graece Venetiis MCCCCLXXXVI. kem variorum excerptae fententiae & Mu. faei Poemation Graece litteris quadratis. Ma qui fa d' uopo avvertire, che /'atwofuddetto folamente la prima operetta riguarda , giaccbe i/ Florilegio , e il Poemetto di Mufeo, cbe fi dice imprejfo in caratteri quadrati, e cbe fara ftato legato affieme neWifleJfo Volume, ad altro tempo appartiene . Due anticbe edizioni fi trovano di Mu~ feo, fenza /' indkazione deW anno, delle quali non 2 agevo/e cofa a decider/i qttal fia la prima. V una $ftampatafenza annoin Gre* co, ed in Latino, dal veccbio Aldo a Vetiezia in 4. V altra ne/laftejfaguifa comparve in /ettere maiufcole fenza /' indicazione de/ luogo, e V nome dello ftampatore, cbe vi premeffe /e fentenze di un fo/ verfo compofte, ed eftratte dag/i anticbi Poeti.Ma queftafeconda (1) Biblioth. Cracc. Lib. I. Csp. XV;. ia ejjer non puo, che una delle cinque ediziom con lettere maiujcole imprejje in Firenze da Lorenzo di Francejco di Alopa Veneziano fer opera del celebre Giano Lajcari, le quali furono I. V Antologia del MCCCCXCIV. \\.V Apollonio Rodio col Greco Scoliajie del MCCCCXCVI. 111. Le Sentenze di un Jol verfo, difpojie per alfabeto a , e Mufeo Jopra gli Amori di Ero,e di Leandro. IV. Qttattro tragedie di Eurtpide. M.Gl' Jnni di Callimaco. Avvegnacbe quefti tre ultimi Autori non abbiano indicato ne l luogo , neyl nome dello fiampatore; pure, e dalla qualita della carta , e dalla fomiglianza de' caratteri, ben fi comprende , ejfer tutti ufciti daW ijiejja officina. Quod Aldas, foggiunge V eruditifjtmo Michel Mattaire 3 , pnmum emific fuorum in lypographia laborum fpecimen » fuit Poenution Mufaei de Herone& Leandro Graece & Latine tn 4. Huic quidem annus non adiicitur, fed dubitare, quin Anftoteli, cuius Volumen 1. anno MCCCCXCV. f excufum eft , praeive(1) ln fine dell' Efcmplare, che in carta pcrgameru fi conferva nella Biblioteca Laurenzana >'l xxxi.Cod vn.fi legge EN OAaPEN. TIA«ETEI XIAIOZTHI TETPAKOSIOSTQ* ENENHKOSTQ» EKTtti. (2) II titolo £ qutfto TNHMAI MONOSTIXOI EK AIA<l»QPQ*f nOIHTHN KATA STOIXEKW XTNTETArMENAI . (}) AnnaL Typogr Tom. I. p. lof. (4) K»l. Noyembris, II verit, non patitur Aldi Epiftola . Quefta Epiftolafitrova ripetuta nella riftampa fatta ttelle cafe deW iftejjo Aldo, e di Andrea Suocero nelP anno MDXVH. in 8., una particella della quale, cbe fa al noftro propojtto b la Jeguente: AAAOS O PGMAIOZ TOIS SI70TAAIOIS ETTIPATTEIN Movo~a1ov rov vaXaioraTov voitjT^v vfykhnffct Tpooiiuccfriv rmre A'p(SOTtket, K) TSIV roipSiv ro7s hipoie aurUa oV EJZS cvTwr^o^ivoif, raxe elveu UUTOV yjhqov etfia <c ^oyiurarov, K. T, A. Dalle coje dette fin qut, e dalla lettera di Giano Lajcari premejfa all' Autologia pubblicata nel mefe di Agofto /' anno MCCCCXCIV. Jembra che il Poemetto di Mufeo in lettere maiufcole , ujcijje in luce, dopo V edizione Al* dina, cio$ intorno aW anno MCCCCXCVII. tanto piit, che fi ojferva ricavato da un Codice afjai piu correttodi queldel Manuzio :per la qual cofa non e da crederfi, che egli tralajciato avejje di conjultare quefla ottima , e magnifica edizione, Je prima della Jua pubblicata /i fojfe . Gli eredi di Filippo Giunta fi valjero dell' efemplare Aldino, per riflampar Mufeoin Fireqze nel MDXIX. Molto piit corretto fu pubb/icato da Gio. Soter in Colonia Vanno MDXXVI. // qua- quale molto fiallontanb dalla lezione d'Aldo, e de' Giunti , poicbe fi vede , cbe ebbe ricor/o alT ottima mentovata edizione Fiorentina in Uttere maiujcok. Ond' ejfo in fronte del Greco tefiovi pofe la rezza parafraji diGuglielmo de Mara, la quale pare , cbe ignota fofse a Gafpero Bartb ' . Comparve nuovamente in luce nel MDXXXVIH. per opera di Criftiano Wecbelio, il quale vi aggiunje lafuddetta parafrafi di Guglielmo de Mara, comentata da Gio. Va~ tellio , ma cbe nulla di buono in Je contiene. Fu quefta Jeguitata nella feconda edizioue de* Giunti, che unitamente ad Efiodo, Teognide, Orfeo, e Focilide , comparve in Firenze nel MDXL. 8. Ne rigettareji deve/a riftampa deir Ervagio di Bajilea deiuDxuv. alla quafe vanno unite le Favole di Efopo, con altre operette. Non mi $ ftato pofftbile di veder quella fatta in Parigi nel MDXLIX. i«dicata dal diligente Fabricio *, e neppure l' altra di Cantabrigia del MDCLXI. tra* Poeti Minori del Winterton . Ma nel MDLXVJ. fi trovb Mujeo injerito nella famofa raccolta de* Poeti Eroici delfo Stefano,il qualefi prevalfe della mentovata celebre edizioue Fiorentina; mett' fi) Lib. LII. Cap. VII. Adwfaripr. (f.) Bibl. Grec. Lib. I. C. XVL »3 mentre tutte le altre,per lo avanti pubblicate, feguitato avevano /' Aldina. Fu la lezione dello Stefano adottata da Iacopo Lezio nella fua gran Collezlone de Poeti Greci , cbe ufci m Ginevera l' anno MDCVI. m due Tomi in fol.l Fu veduto fimilmente Mufeo colle note di Gafpero Bartio nel MDCVIII. anzi rieavafi dal libro LIl. Cap. VII. de'fuoi Avverfari, cbe determinato aveva di riftamparlo con una fua ttuova traduzione. Ma poi efjo vide nuovamente laluee in Framofort V anno MDCXXVH. con u» proliffo Comento di Danielh Parer*,in Parigipoeo correttamente nel MDCXXVIII. inVtreebt colle note di Paolo Voet, in Londra nel MDCLIX. per opera deWegregio David Witford,cbe h traduffe con molta eleganza in verfi lasini, e in Parigi nel MDCLXXVIU., colle note di Iacofo Rondello; a cui dobbiamo il confronto del Codice Regio, ma ebe fti in moite offervazioni dal Bartio , e dal Pareo prevenuto. Dopo qtiel tempo non fappiamo effervi ftata alcuna edizione degna di effer commemora* ta,fino a/f anno MDCCXXI. mentre dal cbia- riffu ( i ) Seguito in molti looghi la lezione dello Stefano Aodrea Papio, cbe nell' anno MDLXXV. pubblico Mufeo in Anverfa. (t)Per quante diligenze noi abbiamo ufate, non ci eftato poiiibik di rintracciare lc note fopia Mufeo pubblicate in Amberga nel MDCXIII. da Gio, Weitzio , e ratnmentate dal Cromaiero neSa Di£ (fttgzione fopra Mufeo pag. 13. 14 rijjimo Giovanni Errigo Cromaiero colle mte degli Vomini dotti fu pubblicato in Ala di Magdeburgo. Si refe benemerito di Mujeo anco i editore de' Pceti Greci minori in Londra tiel MDCCXXVIII. Ma la piu Jplendida » e corretta edizione di Mujeo, $ quella, di cui ci fiamo Jerviti per tefto della noftra riftampa, fattaa Leyda da Teodoro HaaknelMDCCXXXVII. in 8. coW ajfiftenza delgiovanetto Mattia R'6ver, cbe ci diede per /a prima volta il Greco Scoliafte eftratto da un Codice della Libreria Bodleiana, e le varie lezioni de' Codici e/iftentiin varie Bibliotecbe dell'Europa, ed unitamente tre diverje traduzioni in verfi latini; cio£ di Andrea Papio Gandenfe , di Q^ Set» timio Florente Criftiano, e di David Wttford. Poteva aggiungerci eziandio la bella traduzione in verfi latini di Gafpero Bartio, il quale un poema ancor pubblicb col titolo di Leandndos divifo in tre libri in Francofort /' A. x MDCXXIV. colle ftampe del Wecbelio in 8. Ci fa fede l' ifteffo Bartio a ejjervi di Mujeo la traduzione in ver/t latini di Fabio Pao~ ( i ) Per rendere quefta noftra ediziorte viepiu intcreflante avevamo penTito di dare m fine tutte ie fuddette traduzioni >n verfi latini, ma poi fcuorati dalla lentezza delli ftampatori , e dall> troppo eccedente fpefi fuperiore alle noftredeboli forze, e chc feco por^ tano fimili fhrr>pe, ne abbiamo depofto il penfiero. (*) Lib. II. Adverf, Cap. VII. 15 Vaolini cFVdwce come fi ricava dal Crsntaiero ' , anco di Go. Federigo Stapelio, ma »<? P una, ne /' altra ci e capitata alle mani. Andb finalmente alle Jiampe in Firenze per opera del P. Gio. Batifta Caracciolo Teatino, allora Profejsore nell'Vniverjitd di Pija, e poi Vefcovo di Averfa nel Regno di Napo/i, nella btamperia Imperiale l' amto MDCCL. /» 4. con una Jua poco felice traduzione in verfi tojcani a fronte del tefto Greco. Vi a premejjo l'argomento di quejio avvenimento amorofo , ahbaftanza noto nell' antica mitologia . Quelte cbe merita particolare conjiderazione Ji e il punto topografico di Sejio, ed Abido, diluci* dato ajjai dal P. Caracciolo, febbene Jia molto conjufo nelle carte, affermando molti eruditi viaggiatori, cbe non fteno piu in piedi, «^ Abido, nh Sejio, ma cbe nett' Ellejponto, diJiante fta Abido una lega dal moderno Cajiello di Nato/ia, e da quello di Romania Sefto, piu in la verfo il Nord. Pertanto dopo aver egli Jiabilito , che gli anticbi veftigi di quejie due terre fi veggono benst, ma non Ji devono confondere coll' antico caftelh di Romania , e con quello di Natolia, n& to' moderni caJielli eretti da Maometto nel MDCLVIIL e cbe por-> (1) Diflcit. p. 14, portano l*ifleffo nome ,conchiude, cbe„ nel cap» dello flretto fi anno a collocare i movi Caftelli di Natolia, e Romania, piit dentro gli altri dne vecchi, e poi una lega piu in la i luoghi del veccbio Sefto> ed Abido „ . Dopo tanti valentuomini noi pure ofiamo di dare una corretta edizione di quefto Poemetto di Mufeo, al quale fi premettono due Epigrammi eftratti da' libri deW Antologta, e. ney quali ft fa menzione di Ero, e di Lean» dro , due altri di Marco Mujuro Cretenfe, efiftenti nel Codice della Biblioteca Bodleiana notato colla lettera C diverfi dalliftampati. NeW ijiejjo Codicefilegge un Epigramma di un certo Demetrio Ducato fimilmente di Creta , cbe ft>.r qni ft riporta,con a/tri di anonimo autore. Avevamo altrest procurato di ottenere dalla Regia Btblioteca di Parigi li Scolj di Marco Mufttro fopra quefto Poemetto, mentovati, come pare per isbaglio dal Fabricio ' , ma per quan* te diltgenze abbianofatte quei dtligenti Cuflodi, per favorirci, non £ flato pofftbile di rintracciarli , e que* che vi fono ,.fi offervano affatto fimili, a que' gid fotto nome anonimo pubblkati per la prima volta dal mentovato Mattia Rbver. Fi( i ) Bibl.Graec. Lib. I. Cap. «fc . f7 Finalmente ti dobbiatna avvertire, Amico Lettore, che i legnetti rapprefentantiquefi amo* rofo avvenimento, cbe qui Ji danno, fono ftati ricavati da alcune gemme anticbe T , e corteJemente favoritici daW eruditifjimo Sig. Marchefe Commendatore Francefco Vettori, a eui in fegno di ricondfcenza quefta nitida edizione di Mujeo, da noi umilmente fi ojfre, e conJacra . Vivi felice. ( t ) In unadi cfle fi vede li lueerna ripofta nel Mufeo di Amore, egregiamente defcritta nel leggiadriflimo Componimento Anacreontico dcllo Zippi ftampato nel Tomo I. delle Rime degii Arcadi, intitolato // Mitfeo & Amort, nel qual Mufeo tingendo eflere introdotto Amore > gli defcrive fra l' altre il fatto di Ltandra con i fcguenti vetfi. Volgo lo {guardo, e appefa Di verde bronzo antico Veggo lucerna: io-dic», Oh, chi la vide accefa! Allora il Nume infidp , Che il tutto prende a gioco: La vide , tna per poco II notator d'AbidoAhi fventurato notator d' Abido ! Difli , ah mifcra lei, chi la conforta, Ch' eftinto il vide comparir ful ltdo. Qu. m' interruppe Amore: A te che importa ? Mira quelVarco 8cc. » SYL> J.8 S Y L L A B V S COEICVM MANV EXARATORVM , ET EDITORVM , QVORVM VARIANTBS LECTIONES 1N HAC EDITIONB HABENTVR . V. Vatic Vcn. Venet. Reg. Cod. Barth, Cod. Angl. s. Ald. i. & 2, Iunt. I. & 2. So. W. n. St. P. L, Barth. Vo. Whit. Rondel!. Kromaj. Lond. Vaticanus. Venetus, Regius. Codex Barthianus . Codices Anglicani Biblio-r thecae Bodleianae ; literae vero A. B. & C. notant codicem priinuni , fecundum , & tertium. Secunda editio. Aldina prima & fecunda. Iuntina prima& fecunda, Soteriana . Wecheliana . Hervagiana. Stephani. Papii, Leftiif Barthii. Voetii Whitfordi. Rondelli. Kromaijeri. Londinenfis, JEPI. EPIGRAMMATA QVAEDAM IN HERONEM E T LEANDRVM VEL IN QVIBVS EORVM MENTIO FIT. ao E P I G R A M M A T A . A N T i n A T P O Y MAKEAONOt LIB. I. ANTHOI.. CAP. 55. A l'ei $ijAuTf7{j«y C3uf XXK»V E'AAJJS-T8I»TOC , Setve , KtewiKHC ffevfleo Avffot^iSoe. jTlAue yhf U Sijsbv /xera vi/^^tov' ev o*e peWvif Qoprih rijv E">^IJC jieiifotv ' 4reT;i«jr«TO. *H'p& JnA*f* » «"& f/ev ivepa, Atiifiety^oe Je Ni5/*<pjjv , ev rau^o(« ' ulfoctre ^etSiqte. A N T i n A T P O T . LIB. III. CAP. Ouree 5 Aete)v3foto hctT^ooe, 7. vroe 0- iriprv llofifCoe , b jattj n6vot TS <piAsovii fictfvc. '"x TetSy H'e3« ri v&fotje* eTotOXtot, r$ro TO T(5py» Aeityctvov h TfoSSrtie uS' eV!*e*ro Ay^voc. Ko<vbc &' anQoiifue '63' 'e'^;e< T4$OC, e<Vlr< >§ vyv Ke/vo> rw (pbovepip penpofthve «ve"/x«, MAP(1) A'xtx>Mir«Tt. Io quodam Codice legttut «nr»c*«»-*T»,fcd fr«ftrt 5 fic lib. VII. p. 589. Epigr. 3. verf. 4 . AVTIK MiA:r*p>inK j3*jK>j3a> &rtx)mr*r* • £ l P g ^ ^ ' 9 * EP'gT- f« »• 4- fipiQRAMMATA. ANTlP Atftl Ji M ACEDONIS. INTERPRETE ElLHARDO LVBlfcO. Emper multeribus aqua tnalum Hellefpontus, Hofpes: Cleonicam interroga Dyrrbachidem * Navigabat enim Sefiutn ad fponfum . ln nigrd veto Onereria navi Helles fatum ejfinxit. Hero infelix, tu quidem virutn, Oeitnatbus vefa Sponfam, in paucis perdiditlis Sadiis. S A N T , I ? 'A T R I.« EoDEM INTERPRETE. Hic Leandri tranatus, hic ponti Tranfitus, qltitt$n foli buic amatori gravis t Haec Herus prius jbu&itatio. Hae tyrris Reliquiae, prodifor hic iacet LyckwssCommunis utrumque kic babet tumuLus, nunc etiam adbuc lllutn inviduta accufantts ventum. B 3t ; . T ; .. ^ MAKL- - ;' •-.;• «•! .- Haec loct indicavit CI. tfoWYi.Li v s . ( i ) H't«i. Iege H'»«t, ex optirrio Codice Viticariti ; ut «pu«! 'l Theocrituw Uidyll. i c . yf. j . T»py7 ia optimis . hoc (juoque docuit Vir laudatus. • >'; (3) tfAfatri fiint. C{uid«m vitiofc irfrkr bnifo' 22 E f i G B A M M A T A . MAPKOY T O T MOYSOYPOY K P H T 0 2. tibe tf»jv «yas £IJ?OV, uyiveov %%i fotjbfa KVTfoyevel &revSovree etijriov . tt&rltf M%ov OHAOS E"puefia<;a£t> Stoi^evrai S\< (lei&tpwe » 0 ' # * SevSiteeme, TtKftv S' i$v*ev fcrov MttTfoe IT* cc$teifav, iTirTlfXpv S' eTebar§H H"TUTI AetdvSfbto , n&ftie <Pfivue ectyot Te$rae, A'n<p6Ttpoi $s Tifov avTt» Te<popq(nivoi rispu, A'AAi/Awy awbvctvTo > yupuv Se rvvi^a Avj£»oi> AaSfidiuv JIJKUVTO ' nSqpeiov Se AeAoy^wc Aipa,' ToMjriayKTye Tf&SwKe ToSevvrae ufo.uie, Kai r<pe QxuefCev ufUfrev,upefreSetfy'1 piXot^ruv. N TOT A T T O T EIS M0T2AI0N. Kai <ppivae aSpfatta $euv 'ixe. Sij yScf uoiSale 2T«UTO A«J£E7I» A"fqe ftttvoe UTOIVU TSVUV. TOVTO KXVUV vefiitifr , J oV «7« Ireyijya&ev 'efyote A'v/wc uSn», A"f*ve r' « %&8ev Vpftv E > « , MouEPIGRAMMA Dl MVSVR& CAbtDlOTTO SOPRA MVSEO* Prefe Adraftea te menti atico dei Dei; Marte affermd. d' aver fortita ei fqlo , Ne'verfi la merce delle fatiche. Cid ( » ) ria^iujrAayxTtf«, YtWAacynuc. MS, E P I G R A M M A T A . 23 MARCl MVSVRl CRETENSIS* T Empluttt erat iti Se&o, porriciebani ubi Ubamenta Veneri fefiinantes quotannisi at arcum Vafer Amor geftabai, iacularique gefiiens Acute circumfpeBabat y amaramque contorfii fagittam Mtfris in Sacerdoteni, properanfque inbaefit Hepati Leandri, quum puellac praecordia fiatini transfodiffet. Vtrique autem Cupidinis eodem perculfi furore Sui potiti funt, nuptiarumque confciam lucernani Clandefiinarum pafuerei ferreum autem illafortita Satguinem ,multivagis prodidit amantes proccllis, Etros luce privavit ,privavit etiam lufibusVenereis. E I V S D E M I N M V S A E V M. Ettm praecordia invidia Deorum tetigit: nant carminibus aBavitfe confecutuni Mars praemia laborum * Id ludiens indignatus efi, quod fua obumbraverunt opera lenebrae fatis, Martifque non tulii iniuriani Amor t B 4 MuCS odendo fdegnofli, pefch' i fuoi Fcti ingombrava folta nebbia , Amolre, E'infolenza noti foffri di Marte. A Mu(3) r »'««. Eruditifi. Maitttirius legs&dutn coniiciebar •$' «*? wl S n ( , TCI Sn £ . 24 E P I G R A M M A T A . Movffula $' evheMev . 8 5' o»c/»jY£e Toievvruv Oispov uirodffyat Ta.f$eviq« KX^VKUS. Alvstfffa ie ' [iiKpqffiv sTtsiijxs ffeXifoffffiv, 0"< okiyuis Tai£vv xeffi* *°tyw E"f«w. A Mufeo comando . Egli il furore Cantd di que' che coglier defiaro Della virginitade il chiufo fiore . Lodifi chi ftilld in poche carte Cid ch' Amor fe con lue picciole mani. AHMH TPIOY AOYKATOY K P H T O S. K At piyct ftutfbv , <cfffUKpbvp.tyx » r6o*e , us ht UfX^xt , U/XVOT6AO«« 4>a7/3o« i&u*e povois. 5 Tlufjevos H'pw A«»vo*^« re , /3perot s-e^ flvrec , . E<V( o*e «Jivaro* re/>4/<vooic ssreov» . E< 8i) Mwffai&s T»C £/x' U/AV»J3"«<TO Jxv6vr», AvSUst rrfvttinv , eipfd {3i»o Tl»^cD, ( I ) Mutfyn». pi*fnliri». MS. (») H«;ft» ( H>*. H'f« M f}>H! MS. E P- i- Q. B, A M M A' T A . i$ Mufaeoque mandavit. llle vero canebat amanttum Furorem decerpendi virginitatis florem. Laudetur ergo , parvis panxife paginis, Quae parvis ludens manibus patravit Cupido. DEMETRI DVCATI C R E T E N s i s: T magnum aliquid , quod tamen parvum eft, & parvum , quod camen magnum, non ita, ut decet Facere, poetis Pboebus dedit folis. Virgo Hero & Leander, mortales ambo exfifientes, Sunt immortales animum oblc8antibus verfibus. Si vero Mufaeus aliquis me caneret morientem , Statim morerer, */ vitam fortirer. E I N 3 M V S A E V M, Clamabat tumidis audax Leander in undis, Parcite dum propero , mergite dum redeo. In (j) 1 feguenti Epigrammi fi leggono nelF edizioac di Mufto f»t« paYGiuaii ia Fiieoie UDXIX. 8. ,a<? £ * i 6 R A M M A 1'• A * E<« Mourafov E'nr£<p<oy« Eujxfora1 <J>/Aov t/b* '*'#' T0 4>**W>"* «^««^ MutraSof <pMfievov «•£<*' vab TWCV vupy • Itt Mufaeum Epitaphium. Uumolpi carttm filium tenei Pbalericant folant Mufaeum corruptunt corpore fub boc tutnuh -^ - •>^"-:SVJ :; 5J^..>-_";,.->-" MOT- M O Y S A I O Y T 0 T rPAMMATIKOY T A K A & tf H P a A t A E A N A P O N. M V. S A E I G R A M M A T I C I 0 E H E R O N E E T L E A N D R O C A R M E N, *8 '.. MOT2AIOT TOT T fPAMMATIKOT A K A 0 ' H P Q KAI A E A N A P O N . E Ywe , $ect, Kfvtpiuv evifiecfTvoci Au%vov efuruv, Kai vuyjov ithurv^at ^cthavaovSfuv vpevaiuv, . Ka"t yctfiov {f^htoevT», rov y« Uev «Cp&irae WutZ , Kai Ztjzav K) A"@V5OV, OXJJ yipae hvvXfit tffit. Ntttfitev&t r£ Aedvdfov 6f*S K) hv-fcvov anovu, $ AU%VQV avayyiXhovrst StctKTofitiv A'<Ppo3'tTt}t, H'fS« vvKTiyajioio yctf&osoAov ciyyeXiUTvp' Avypov t 'iforot uyctApct * rov upetev alfifiot Zd)t- E'vvu%iov tf.ery eieSXov eiyetv et bpqyvfiv ciqfuv, Kcti fiiv hxiKhfatitWftpoqoXov ct^fov i^uruv , 10 V O TTI ve/.sv ffiiviftfoe efUfutviuv oSvvxwv. A'yyetitjv T' e<p6hcti;ev XKOI^TUV Vfievctiuv, Tlph :;•. DI MVSEO LE COSE D* ERO , E DI LEAXDTLO. N Arra, Dea, la lacerna di furtivi Amori teftimonia, e '1 navigante Notturno d' Imenei il mar paflahti, E il buio maritnggio, cui non vide L'Alba immortale i e Sefto, e Abido» dove D* Ero il notturno maritaggio fue . Notante in un, Leaodro odo , e Luccrna, Interpecre di Venere lucerna, - * Ambafciatrice, e paraninfa d' Ero Notturna fpofa; immagine d^more^ ~ Lu- \ >; v-i MVSAEI GRAMMATICI DE HERONE ET LEANDRO CARMEN. D Ic, Dea, occultorum teflem lychnum omtrum „ Et noSurnum mtatorem, nuptiarum cauffa per mart xeBum, Et coitum tenebrofum, quem mn vidit immortalis Aurora, Et SeBum & Abydum , ubi nuptiae mSurnae Herus» ( erant) Natantemque Leandrum fimul & lycbnum audio , $ Lycbnum adnuntiantem nuntium Veneris, Hertis no3e nubentis nuptias ornantem nuntium; Lycbnum , laetabile amoris fignum : quemdebuit aetberius Juppiter NoSurnumpoS officium addere aBrorum confortio, Ac ipfum adpellare pronubam fiellam amoris, 10 Quoniam erat edminifier amatoriarum folicitudinum: , Nuntiumque fervavit infomnium nuptiarum, AnLucerna; cui dovea 1'erereo Giove Appreflb Ia notturna imprefa» addurre Air aflemblea univerfal degli aftri; £ lei chiamar d' amor pronuba ftella; Perocche fu fervenre a' guai d' amore, E fida meflaggiera di veggbianti Noasze, finche crudel vento iaimfcq :• Co' 30 M O Y S A I O X . Jlph gaAfTop Tvoffrtv a^fievat «%5/>o» afrvp. A'&' &ye, (tot ftlATOVT* fiixv fyiv&tth «Aeurij* A\>XJ>v tfievw\Lhou>, £ aXXufteVwo AeavSptt. j£ 2if?bc «V »$ A*&v3ot ivavriov • \yyV$t T&VTU Teirovit eirt T6AJJ« * E"p«« 3' avk ro^a rtraivuv , AVporlpjje vo^ieo-<riv tvet {(/yfaxc v oisov , H'1$eov pxifytt K) voiftiw * thvfft* J* etiiT&f *UT« Tfiefiett re Ahvioot 'e»v, <c rafiint H'p» • 20 H* /xl» £*?ov fcVaje», 5 Jfe TroA/e^por A'$vfav, A*fi<porifuv ToXiuv TepmaMitt ksiptc &ft$v • VKBXOI «&jjA0fo~i. 2u $', etTore Keftt Teffaeie , Ai^ei pot rtvit Tdpyov, %TK TOTS %»stat H'fu Vsaro ?^(t%vov 'tXfivva , K) ^ytfiivtve Aeatdfa . 25 &i£eo ) ' apxaiqc «Aojj^la TopOftov A'@u&ov, "S.itiri TOV KKmiovra fiopov K) 'epwra At&vdpa. A'AA& TO^SV Atiavtpot, AfivSibt iufiara vaiuv, fVfit tt xijov fc<$e, T69O> J' £vl»V* 4 aurtjv ; HcptlJ\ CoTaoi fiati fptrafle. Or via mentr'io Canto , tu canta ancora in compagnia, Vna fol fine, di lucerna eftinta, Di Leandro perito. Sefto fono, Ed Abido a rimpetto; preflb al mare Cittadi fon vicine. Amor. tendendo L' arco, una fola ad ambe le citwdt Saetta trafle, ardendone un gargone, E una donzella, 11 nome lor, Leandro Amabil era, e la donzella, Brone. Qaefta Sefto abicava, Abido quegli, D ' ambi i caftelli, ambo ve&tofe ftelle , " Somiglianti tra lor. Ta fe aai qutvV Paf- M V S A E V 8. 31 Antequem molefiumfiatibusflaret inimicus ventus. Sed eia, mibi canenti unum concine finem Lycbni exBinfti, & pereuntis Leandri, \$ SeHus erat & Abydus e regione; frofe mare Vicinae /unt urbes: Cupido autem , areum tendens, Ambabus urbibus unam immifit fagittam, Juvenem urens & virginem: nomen vero eorum Suavifque Leander erat, & virgo Hero . 20 Haec quidem Se&um babitabat,ille vero oppidum Abydi, Ambarum urbium perpulcrae Sellae ambo ; Similes interfi. 7» vero >fi quando iltac tranfieris, Quaere mibi quamdam turrim , ubi qmndam Sc~ Bias Hero Stabat lycbnum tenens,fr dux erat Leandro: 25 Quaere & antiquae marifonum fretum Abydi, Adbuc flens mortem & amorem Leandri. Verum unde Leander, Abydi domos babitans, Herus in amorem venit, amore vero devinxit & ipfam? HEPaflerai, cerca a me.una tal torre, V gia la Seftia Eron ftava tenendo La lucerna, e facea fcorta a Leandro. Cerca d' Abido vecchia il marin ftretto Strepitofo. che ancor piange la morte, E P amor di Leandro-. M» i« qual guifa ln Abido Leandro dimorante, P'Ero venne in amore, e d'amor tc| An- Jl M O Y X A J O 2. H*pu> ft^» £«p?eo*o*« , 3toTpe<ph aifia Aa^Sra , 30 KOrpiJoe $» i«f«i« , yapvv ^' u3i3uKTot i5<ra, nfyyov iVo Tpoyixw»» T«/IO: ysirovi vatefiaAoWjj> A"W^IJ Kuxp« etvao-ea • eaoQfoe6v*i 3e it) albol Ouo^Tor' kyfoy.svqo~i fie§uiiibt)Te yvvai^iv , OwJfc JCopov yaftevT* u,STqhv$ev SJAococ »}/3IJC, 35 Mw/xoy atevoitivti £ijAijf*ov« 9ri}Atirfp4eei)y * Ka< y i p er' ayAafy tyXfoovk elst yvvaHes' A'AA' a*«l KuSifetav <AoJO"JC0{«£yi A^poJ/nj* IIoAAaict it) rbv E"p«r# Ta^yofietKe Suqkuls, JAifT(>} o~uv vfaviy (phoyeftjv TfQfuieea (papfrftfv. 40 A'AA' do*' a>; otXeeivs TVfiTveiovrae oi^ut . Aij y&p KvTp«J/ij Txv3^(iiot *i*$ev eoprij , Tqv avk "Ztt^ov ciyoveiv A'3uvi$t K) Kujefeiy • Hxvrv&it} 3' 'eereudov et ieppv ijfiaf UiSrat O"rrot vaieraea-Kov ithi^epiuv eQvpa vfawv, 45 o; Ancor medefma prefe ? Ero leggiadra , Che regal fangue generofo avea Sortito, era di Venere, facrata Miniftra, ed era delle nozze ignara. Vna torre abitava a lei venuta Da' fuoi maggiori, lungo al mar vicino, Altra Vener reina; ma pel fenno, E per la verecondia , non mat Vfava colle femmine afiembrate, r^e d* egual gioventu giva a leggiadrd Ballo, l'invidiofo delle donne Livor fchifando; che fulla beltade Invide ibn le femmine, e gelofe. Ma ognor propiziaada Citerea, Pla- M V S A E V $ . HERO gratiofa, generoftm fanguinem fortita, Veneris erat facerdos: nuptiarum vero expers exfiftens, Turrim a parentibus (femoca) ad vicinumbabitabat mare, .4 Altera Venus regina;'cattitate & pudore Numquam congregatarum commercio eft ufa mulierum, Neque tripudittm gratiofum adivit iuvenilis getatis , Livorem evitans invidum mulierum: Nam ob pulcritudinem invidae funt feminae: Sed femper Cytbeream placans Venerem, Saepe etiatn Cupidinem conciliabat Ubamentis, Matre cum caeleHiflammeamyemens pbaretram. Sed neque fic evitavit ignitas ( eius ) fagittas. lamque Venereum populare venitfefium, Quod Setfi celebrant Adonidi & Veneri: Catervatimque feSinabant ad/acrum diemire Quotquot babitabant mari circumdatarum esttre' tna infularumx Bi Placava anco \x Amor coTacrifici, Colla madre celefte in un temendo Della fiammea faretra . Ma per qoefto Non ifcampo gli ftrai fuoco.fpiranti. Venne la popolar fefta a Ciprigna, Che fan per Sefto a Adone, e a Citerea. In trnppa fi ftudiavano al facrato Giorno venir , quanti abitavan mai DeU'ilbIe i veftigi, cui il mar bagna; C Qae- 33 30 35. 40 45 34. M 0 V Z A 1 o x. Oi /x^v « £ ' Aiftpvine , oi i' ttvaMne *TO K&Tfv, QuSe yvvvj rte 'eatfivev cv) TToMefiri Kvfyfuv Ou Aifieivov Quoevrot cv) TTefdyevvt y^ofevuv t Ov3t TtfiKuivuv rie eteiTero Ttjfiot eofTtie, Ov Qfvyiqt vairtie , ov yeirpvpt etsot A'^v3ov, OuH rie yftiuv <piApTUf$eyof vi yetf ettehoi Alev haafTfaavTee, P'TIJ <p<£n« fatv eofrvie, Ov rio-ov aJctv&Twv ctyiaev p-Tevhvci fonXlte, 0'<ro-ov otyeifpaivuv iiet ttetXXea TUfdevitt&uv . H' fe M* **« «"JO" iTU%eTO TttffitvOt H'f«, JJlttfattfyytiy %afieyrpt ctTuqfetTTvaa TforuTU, Olet re leytkoTecfflot iTavri^hovffa ftAtfvti. A"*fu St %iev&v <poiviep~eTo JtuxA* Tapeidv, fl'« fhSev c* KaXvituv dtSvaoKfooy ' >i r&y/t <Puiyfi, Tffie e* fiekiterfft fiSuv teiftuva Quvtivui. ILfoiliv yctf uebiuv tfvSuivtro* vio-foaiviie Se Ka) Qaeftt d* Emonia, e que'dalla marina •Cipro ; ne donna alcuna di Citera Nelle citta ritnafe; non colui, Che nelFale del Libano odorato, Carole intreccia, o abitator di Frigia; Non cittadin della vicina Abido; Ne alcun garzone di fanciulle vago; Che quefti fempre in quella parte andando» Ov' e di fefta , antica fama, e grido , S'affrettano non tanto a celebrare Degl' immortali i facrifici, quanto Per !e belta delle adunatc vergini • F«l tempio dclla Dea la vergin Ero Se'n 50 $$ 60 MvSAEVS. J£ Hi quidem ab Haentonia » bi vera tnarina. e Cypro. Neque mttlier ulia remanfit in oppidis Cytherorum, Non Libani odoriferi infummitatibus faltans. Neque actolarum quifquam deetat tuncfeifo, Non Phrygiae incola , non vicinae civis Mydi, 50 Neque ullus iuvenum amator virginum: certe enim illi Semper fecuti,' ubifama e& feHi, Non tantum immortalium (deorum ) adferre fe» flindnt facrificia, Quantum congregatarttm ob pulcritudinem vir-, ginum. Verum Deae per aedem inceffit virgo Hero » $$ Splendorem gratiofa emittens facie, Qualis alba genas exoriens luna. Summi vero nivearum rubebant circuli genarum, Vt rofa ex thecis bkolor: cerfe diceres , Herus in membris rofarum pratum adparere. 60 Colore enim membrorum rubebat: euntis vero Etiam Se'n gia, dal vifo uno fplendor leggiadro Sfolgorando, qual luna che con bianca Guancia ne fpunti; e deile nivee gote Gli eftremi giri roffeggiavan, quale Di color doppio, fpicciolata rofa . Certo averefti detto, nelle membra D' Ero on giardino comparir di rofe; Che il color delle tnembra era incarnato. C x E mentr' 36 M o r u i o t , X.ai poSst hevKo^iruvot usrb trQvgct X&fwrtTo Kt/pyt, IToA/U) S* c* /xeAewv £«/<rec flov. Ot Se rethaiol TpeTc X&ftras tyeteavTo Te^i/x^ttf • e/c <)! r<« H'p3e Cp&aA/xbc yehouv eKctrov"XpfWea-atrefltfA**, 65 AVpexeW itpstav IT&%M evpxTo KUT£<C . , ri"c i) fie», T«f< Totoby eLftsefoara ywsttn&v, •KfiiTfiSos ifnretfBt, veq Siepativero KCvpit. &UO~UTO 3' q&eW anrakat (ppivue • oi)3i rte ivSf&v Hfev, U oii fieveaivev fyetv bpioSifiviov H'pu . 70 fi* 0*' jipx kahhijepie^hov 'irn xarat vtjbv «Agro, EWofteyoir vlov elfce, <c o'/xfA«ra» , 1$ <4>fiv<xc ctvSf&v. %etl Ttt Iv iii$eoi<riv e^aOfieto-e, x) ?>«ro ftufiov * Ka) ^r&fTvfi eTf^tjv, AxKeSai(tovot 'tSpaxov «<?v, iH^i /xo^ov i£ <Se^ov A«ouoftev ayhai&uv 7$ *£oinv S' oi/Vu O T « T « yfyv, ueoVjji' ^', «TdsAjjy re. K«> £ mentr'ella n'andava in bianca vefta, Delia giovine fotto a i pie le rofe Splendeano, e dalle membra ivan fcorrendo iVIolte le grazie. Tre efler gli aotichi Le Grazie mentiro. Vn folo d'Ero Occhio ridente centoGrazie ayea. Sacerdotefla in ver degna di lei Trovd Ciprigna. Gosl quefta , aflai. Superando le femmine in valore , Sacrificante di Ciprigna, nuova Traluceva Ciprigna. Dei garzoni Le tenerelle menti invefti a pieno ; , Ne alcun degli uomin era, il qual non brama D'aver tenefle per conforte Erone. Or Ia 'ye per Io nobil vago tempio P .. , Va> M T S A E V S.' 37 £//#» ro/iff candidam indutae tunicam fub ialis fplendebant puellae, Multae vero ex membris Gratiae fiuebant .Antiqui autem Tres Gratias mentiti funt efie: alteruter vero Herus Oculus ridens centum Gratiis pullulabat* 6$ Vrofefto facerdotem dignam nofta erat Vehus. Sic ea quidem, plurimum antecellens feminas, Venerit facerdos , nova adparebat Venus. Subiit autem iuvenum teneras mentes; neque ullus vir Erat, qui non cuperet babere coniugem Hero . 7* llla autem bene fundatam quacumque per ae* dem vagabatur > Sequentem mentem babebat, & oculos, & corda virorum. Atque aliquis inter tuvenes admiratus eB , ( e a m ) & dixit verbum: Et Spartam acccjji, Locedaemonis vidi urbem, Vbi laborem & certamen audimus pulcritudinum: 7$ Talem autem nondum vidi puellam, iam praeBanti corpore $ tamque ieneram > for\ Vagando giva > avea la mente dietfo, E degli uomini gli occhi, e gl' inteUetti $ E tra i garzoni alcun lodolla, e difle? Pur ftetti a Sparta, e Lacedemon vidi, Ove udias» di bellezze eflltr battagliaTal mai non fcorfi, « maefttffe, t «ener#v C) Epet }$ M o r t i i o i . x K*i r»x KwVfwe '«X« Xaeirw» f«ia» irtarefWfo». naTr«<»ui» eftSytja-», *Sfov 3' vft elfov «TWTije. AUTIKCI Ttjvxiw. Aejgew» «T//3*JfM»o« H^St. OUK &» syh KAT' O^Vftvov etyiftei fw §eht that, 80 H'pfripiiv T9.fk%-oiTiv '«^w» h\ J«[*i*<ri» H'p«. E< 3i [tot ovx, tltioiKt Ttqv Ufsixv kpkfseiv, Toinv jtoi, Kv^ifei» , viqv irctfouoirtv or&oratt. To7a f*i» JjV^wi' ri« iQuvesv ii&ofov <&'AAo« E"Axo« UTOJCAITTW» lT«f«jj»«To x«AAeV x6p»je. 85 AinoTa&c AeiavaV» wb 3', ut J'()« euxAia «£pi|»» Ou« H3*cAf« xpy^wff^ KetrxTpu^tiv (pp^v* Kivrfoit, A'AA« TUfttveusoist Sctfteit &36KYITOV oi^ott, • » Ou* '^£A£« ^wft» TfpotaAAeoc Sftfttfot H'pSt. Vvv CleQccfuv 3' aKTttriv ki%ero vrvptros epvruv, 90 K«i KpctSiq xa.pha.^ev uviKYjti irvfot cpftij . KaAAoe yi/)'T€fiTi;?ff» «f*w/*»jroio yvv»mot 0'tfE per ventura Venere la tiene Per aaa delle fue Grazie minori. Mirahdo, ftanco, ma non fazio venni. Tofto io mora, falito il letto d' Ero. Non oeiFOIimpo io bramo efTer poi Dio» Noftra moglie tefteado in cafa Erone. Che fe non lice a me la tua miniftra Toccare; tale a me , o Citerea, Giovane moglie danft»Tati- cofe ' Quinci un gar^On dicea; un altrO quindi La ferita celando:, venia, folle Fer la belta della /anciulla . Povero Leandro, tofto che tu riaiirafti La giovio, n»i v*lfftjcoa ocwlii t: • > .'- Sti- M V J I E V I , $9 Forte Venus habci Gratiarum unam iuvenum* lnuendo iefeffUs fum, fatietatem aittem non in~ veni ai/picienii. Illho mofiaf, cubile ubi confceriieritrt Herus. No% ego in caelo cupio Deus ejft, 8d Noftfam uxorem babeni iomi Hero. Si autem mihi noti licet tuam facerdoicni contreciare, Talem mibi, Cytberca i puellam uxorem pfaebeas. Talia quiierti iuvenum quis locutus efl: aliunic* ( vero ) alius Vulnus celatts infanivii pu/cfiiudine putllae. 8£ Gravia pajfe Leandef, tu autem, ut viiiSi inclytam puellim, Nolebas occu/tis confumere meniem ftimulisi Sed arientibuS iomitus inopinaio fagitiis Nokbas vivere perpu/crae expers HefuS. Cum oculorum vefo rodiis cfefcebaifax amofum» $& Et tof (ei)fervebat invi&i ignis impetu. Pu/tritudo enim celebfis emendatae formae mu/iefis Acu~ Stunoli confuraare l' intellettd ; Ma fuori d'ogni credere, dotnatd Dalle faette, che rcfpiran fuoco , Vivere non volefti feriza avere Parte in goder della bellifsim'Ero. • Delle palpebre in uri co'rai crefceva II fuoco degli nmori, e '1 cuor bolliva Dell'invincibil fuoco per la vaga. Che bellezza famofa d'una donna, Che taccia in fen noa i , ella a f ntoml* C4 P>e- 40 MoYTAlOZt 0'ZuTefov (tsfiTecei Titet Trefoevrot oiyS* O'ffiu*pot a' iSot ew • CLT o0ct*tkoh PoluUV E"A*oc oki&uivet , <c eTl tpfivat avSfbt bfcvet. 9> Efoe Si piv r6r«: Sapfiot, aictiSelti, r^6f*o«, atSwg. E*Tfffie ftcv KfttSiq , ulSut 3i /*<» e\%ev aluvut. &u[if&ee 3 elSot cifiqov • 'tfut 3' itTevfoipirev tttSu. QafGttkiut 3' {IT 'ifUTOt avaiSeiKv kyetTa^uv, lVfijj.ii Toffffh Zfiaive, K) uvriof HqetTO xtffgc. 1°° Ao$ct 3' sTiTTtvuv Sotefttt ehiht^ev «TUTUt, Ueufiartv u<p$6yyourt TafctT*a£uv Qfhct Kttfnt. AUTVI $', ut Zvviwe Tcftov SohoevTu AeavSfu, 'X.ctt^ev J T ' ayAuiifirtv • cv fouyjy 3"e K) stvrit TIofaaKit iiiefaviTuv eiiv aTittfvtyev OTUTVJV, loj Nevpci<?t AuSfiSioiffiv vTuyyekiuffct Ae&vSfU , Kai T&KIV ttvriitAivev* O' 3' hSobi hfibv tctvfy, 0"rri TSSOV ^vvitttte, K) OUK aTeceiraro Kovf». 0"<pf * Rrefta ed acuta e piu d' alato ftrale. L' bcchio e la via, e dall' occhiate piaga Sdrucciola, e al cuor dell'uomo ne viaggia; Stupof e , ardire, tremito, roflbre II prefe ailor: tremava il cuor*. roflbre D' efTer co!to, e convinto ne '1 tenea; Stupivafi dell'ottimo fembiante; E 1'amore apportavane il roflore. E francamente daIl'amor 1'ardire , Approvando , co' pie dolce ne gio , E fi fermo dinanzi alla donzella; E a traverfo guardando rigirava ':,,/ Le dolofe pupille , in inuti cenni La mente difviando alla fanciulla. , Ma efla, come intefe di Leandro j II M V S A E V S . 41 Acutior bominibus eB veloci fagitta; Oculus vero via efi; ab oculi tBibus Vulnus delabitur, & in corda viri dejcendit. 95 Cepit autem ipfum tune Bupor , impudentia , trcmor, puder; Tremuit quidem ( i p f i ) cor, pudor vero ipfum tenebat captum efie. ObBupuit vero pulcritudine optima i amor vera adem.it ( ipfi ) pudorem. Auda&er autem ob amorem impudentiam adfeffans Tacite pedibus incedebat, & e regiont confi0tbat. t ° * virginis, Oblique vero intuens dolofos torquebat oeulos, Nutibus mutis in errorem inducens mentem puellae. Jpfa vero , utfenfit amorem dolofum Leandri, Gavifa efi fuam ob pukritudinem ; tacite vero & ipfa Saepe gratamfuam oeculuit faciem, *05 Hutibus occultis Jigna amoris praenuntia dans Leandro, Et rurfus ex advetfo ipfi inntiit, ilfe vero intus animo gaudebat, Quod amorem fenferit, & non renuerit puella. Dutn II dolofo defio, delle bellezze Gode; e fovente in pace auch'efla afftpfe L'amorofa fua vifta cbn furtivi Cenni fabavvifandolo a Leandro, E di nnovo a rimpetto 1' inchiqava ; E quegli ne godea deptro nell'anima, Che la giovin l' amor comprefa avefle. ' " *ft '. 41 M o r t A I O t. ti*<Pfct fih «v Aeiavipot lii^ero Xa^fio* Spijv, Qiyyot iva^eiXaru *atv)iev it ivrtv Wht, UO E'« ref&rift y aviQaivt fyMritiot EWfpot «<?»fp < Avrap 8 Qxp&aleos psreKiafev syytfi xoupqe , il't 'i3e KVXvorsrXov ir&furKovrav 6/xijgAijv, tffijla fih JMfiwv pofottMa }&KTi)Xa JtofJpijf, Hvrriftv i^ova^ev aSirparov • vi 91 rmrj, 115 0/4 te %m\Li*n, pblAjv i%irrare fatfft. Cl'e $' if*rv)t eviitre %aXi$pova veufiara novpyjt, GecpraXiut rak&M roXvaaiditXov 'iXits ftiruva, ^ryar» rtji^tfToe ttyttv er) ictfoea vv&. 0'KvaXioK Ss riSsrnv etpirrtTo ratfivot H'(u, t*° OJa ref a* ejeAwo*« , roiifv o' avtvetKaro <pv*v)v t eqXvTifoit irierrtv ireiXtinr* AeMff • Stlve , r/ fiapyaivti!; ri f»e, torpofe , retfit»»* %h*stt \ A"ttij» asvfo KiXsvjov * eybv 3' oiriXstrs yjT&vet t Mjjvn» sftvv iristre roXvnte&vuv ysvsrvjfuv . i *S Ne '1ributtafle.Ot mentre che Leandro Cercava una furtiva ora, difcefe La luce, ritirando a occafo U die, Ed oltre V aftro d* ombra fonda forfe Efpero; ed egli con ardir portofli Alla donzella, allor che faltar vide Sufo la notte coii ceruleo manto, Dolce premendo le rofate dita Della giovin, dal fondo fofpirav* Senza mifura. Ella-in filenzio, conie Crucciata, ritenea h roan rofata. Quando fcorfe ci gl'innamorati cenmv' : Cfce M V S A E V S . 4] Dum igitur Leander quaerebat occu/tam boram • Lucem contrabens defcendit ad oecafum fol, E regione autem adparuit umbrofa Hefperus Sclla. Sed ipfe audaBer adiiat prope puellam, Vt vidit atratas infurgentes tenebras, Tacite quidem firingens rofeos digitot puellae, E.v imo fufpiraiat vebementer: illa verofilentia , Tamquam irafcens , rofeam retraxit manum. Vt vero amatae fenfit remiffos nutus puellae, Audaftcr manu arttficiofavt traxit vefiet/i, Vltima veneravdi ducens ad penctralia templi. Pigris autem pedtius fequebatur virgo Hcro, Tamquam nolens, talemque emifit vocem, Femineis verbis tttinans Lcandro : Htfpes, quid infanis ? quid me, infeltx $ vitginem trahis? Alia ito via, meamque dimitte veHem. lram meorum evita (cime ) locupletum parentum • Ve> Che '1 fenno tolgon, della vaga giovine, Arditamence xolla maoo trafle La ricamata vefta , conducendola Del tempio negli eftremi nafcondigli. Feritofa co* pie feguia la vergtne Ero, qual non voiente; e in quefti accenet Proruppe, con femminee paroie Riprendendo Leandro: Fofeftiera, Cbe vaneggi ? perche me , fciagurato * Fanciulla traggi? fegui altro cammino, E la mia vefte lafcia: de* miei ricchi Geoitori allo fdegna ta rinunau/ Della 110 11 $ I xo 115 44 M O Y Z A I O S . KvTftSoe a trtt hiKe &ify iifetav atpktrsetv' TlapJsviKfa er) XUrpov Uftyyavbv e$tv Uitfat, To7« fiiv faeifairev , toiKora TapSeviK^triv . ©>jAf<)}« Jfe AiavtJpos evsi Kbvev oiqpov aTeiMit, E"yvw retfofiivwv trK\f.vi'ia rapJevtKauv . 130 K«« y«p bV vitfiomv aTeiXeiwi yuyrfKK * KVTptdiuv oapuv avrayyekoi etnv uTeiXai. XIufJeviKfy i' evoSfiov e$%foov avyjva KUcras Tolov ftv^ov 'ittre , TOJU j3ej3oAijfA£yoe olsftp' KVTft Qihvi fieTa KvTftv, A'$n*aiti fier' A'$ijyi}y, 13$ Ow fap erixfiovii/fiv ?<ntv KaXiu <re yvvat$lv , A'"ftJi tre JuyaTipero-i Atoc Kpoviuvot HcrKv . 0*A|3<o; , 0« 0-' eQurevtre , K) oA/3/if, tj rine , ptfrifp. r«?ijp, >j 0*' f A ^ « u « , (laKxpTaTYj. «AAtf A<r««y H'ft£rifc#r i-r&Kue , T$H 3' olKTetpov uv&yK*p . I40 KuTftfot ut iipeta, (urif%eo KvTpiios 'ipya . Della Cipfigna Dea a te non lice Toccar la facerdote; non v' a modo Di verginella d' arrivare al letto. Tai fea minacce, quai confanfi a vergint. Della bravata femminiie or quando Vdl il furor Leandro, i fegni fcorfe' Di perfuafe giovani, cbe quando I garzoni minaeciano le donne , Di pratiche Cipridie fon meflaggi Spontanei le tninacce , e le bravate * Iid il ben colorito, ed odorato Collo baciando della giovinetta, Ditfe colpito dal furor d' amore: Venere cara appreflb Veaer, Palladc Do- M T S A I T S . 45 Veneris non te decet deae facerdotem fillicitare > Virginis ad leftum difficile est perventre. Talia minata efi, convenientia virginibus. Feminearum autem Leander ubi audivit furorem minarum, Senjit perfuafarum figna virginum. 13° Etenim quum iuvenibus minantur feminae , Venereorum confuetudinum nuntiae funt minae. Virginis autem bene olentem bonique coloris cervicem ofculatus Tale verbum ait, amoris i3us furore t Venus cara poff Venerem, Minerva poft Mincr- 13$ vam, Non enim terreffribus aequalem voco te mulieribus, 6'ed te filiabus lovis Saturnii adfimilo. Beatus, qui te genuit, & beata, quae peperit , mater, Venter, qui te enixus efi, beatiffimus. Sedpreces No&ras exaudi, amorifque miferere necejfitatis. 140 Veneris m facerdos , exerce Veneris opera . Huc Dopo Pallade; ch' io te 000 eguale Appello pitt alie femmine morcali, Ma di Giove alle figlir io t' afstmigtio; Beato quei, che ti piantd.* beata La madre • che ti partorio: il ventre ' 11 qual ti jconcepette, beatiifimo. Ora le preci noftre efaudifci, Compatifci la forza del defio. Come facra di Venere miniftra, Efercita di Ventre gU affari, Vien 46* M o v r A i o t . Aewo* *8*, itvsirfaevt y«f«}Aia Jecpit &e*«v«c. Uafhhov VK IvioiKtv {aroifforttv A^foJirjj , n*p&ev***7e « KUTJMC i*^er«i. H*v^ 5' fteXfait 145 e/«v, So» V «*^>iv (*e *o>$e , *) ,fiv e^Ayc, T«»«»O«T»JV , T&v rot E*p«*c iiypew<rev htt fieXhctt Ktxfaat • n'« }f*ruv H>KAij* Jooc XPw<r^PaT'« EVi»*i< 15° eijreueiv l»o><£ev f «pJaviijv TO** viifi^ijv. 2ol ^ fte KwTfic irefATe, *) ow «ropoc jjy«yevE>iJc. n*i8lv«c S a-e AdAu&e* «T* A>«J*V A'T«A«VT») . H" Tpre Me«Aav(»voc tfar<r«\hivov (puyev euvfcv, Haojevfoc aklyovra • xo**><r*f**vDC '' A'«?^/rijc, 155 Tov T*>OC ouft eT6ft«ffev, c#> Kf«hif &/JTO T*<T0. I&tteo K. <rfc, «?<Au, {A^| KVTC.JI |*gv<v eye«'p0C flac Vien qul, e della Dea 1e maritali Miftiche leggi, per fuo eulto, offerva. Vergio non lice a Venere fervire; Di verginelle Venere non gode. Che fe vorrai lc legg» della Dea Amorofe, e Ie fide cerirmmie Iraparare , e i fegreti fuoi mifteri; Ewj lo fppfalizio, ed ewi il letto • Che fe ttt ami Citerea, la dolce Ama d' amore" careeievol tegge, Tiemmi per feivo , e fe tu vuot, per fpofo, Cai predd a te Cuptdo co'fuoi ftrali. Come Ercole 1'ardito, il vergadoro Dio Mercurio mend ad efTer fervo Air Iardtoia Ninfa ; cosl Ventre Man- M V S A E V S , 47 Huc aies, initiare nuptialibus legibus Deae. Virginem non decet miniSrare Veneri, Virginibus Venus non gaudet. Si vero volueris Infiituta Deae amabitia, & caerimonias fidas 145 ( veras ) fcire, Sunt nuptiae & lccTt. Tu autem, fi amas Venerem, Mulcentium mentem amafuavem lcgcm amorum, Tuumque fervum (tibi fuppliqem) mc accipc, &, fi velis, coniugem, Quem tibi Cupido venatus efi, fuifque fagittis adfecutus; Sicut audacem Herculem celer auream gcBant 15» virgam Mercurius Servitum duxit Iardaniam ad puellam» Tibi vero me Venus mifit, & non fapiens addw xit Mercurius. Virgo non te latet ab Arcadia Atalanta; Quae olim Milanionis amantis fugit le&um, Virginitatem curans ; irata autem Venere, 155 Quem prius non amavit, ( eum ) in corde pofuit toto. Perfuadere& tu, cara, ne Veneri iram cxcites. Sic Mandommi a te , e oon Mercorio il favio. Atalaota la vergine <T Arcadia Non t' e afcofa, che gia fugginne il letto ' Dell' amante di lei Milanione, Virginita guardando; ma fdegnata Venere,quel che pria non -avea amato, EUa nel cuore fuo tutto to poie. Cedi ,cara, anco ta, ne (degnar Vcncre. 4& M-0YZA1O2. Sfe strhv, rafiretrtv ivcuvou,&vqt (pfiva x-vptjc, Qvfiov hvTOTSKOttri ra^arh&y^at cv\ (ivSais. UetfievtKti 9' &<p$oyyos Irl xfliv» r^ev OTWTIJV, Atidii ifvMurav vwoKhirTovTet T«p£iij'v • Ket) j(#ovbe 'e£eev «xpov UT' 'ij(ve7iv, aiSou,svti Se UO>\XK(S &u>p' wjioKrtv tov %vviefy$ ftiTtSv» . ne*JSc yctf r&Se r&vrx rfo&yyeh» . n«pJewxijc St Uubofihtjt ror) AIKTOOV uT^fl-^eo-fc i<*t cr<»T>j. H"<fy K) yhvKtiriKfov iSi^XTo xlvrpov ifuruv, QiflteTo de KfaSiviv yKvKSfu rvft rafUvos H'fw, Ka&e< o*' ifiepoevTof «v«TTo»»jro At&vSft/. 0'<Pf» (tev , HV rori ydiav ?^ev vevurav OTMTIJV , Tiopf» Se (c AefavJpoc Ifuu.xviee-trt rfotrurois Oi x£jAev elo-ofiiav arxXo^foov au^eVa Ktfpnc. 0'vf/e <)i Au^vJoin yAuxepqv hveveiKxro ^wvijv, A<Sl dicendo , piegfi della negante ' Fanciutla i'intelletco, difviando L'alma con voci partorenti amore. La Vergin muta nccd il vifo in terra, Guancia afcondendp per roflor vermiglia: E del fuolo radeva colle piante L'eftrcmita, e vergognando, fpeflb Rttirava fu gU omeri la vefte. Che tutte quefte cofe fon meiTaggi Della perfuallone s e della giovine Ch* e petfuafa al letto, e il filenzio PromeiTav e gia accogliea il dolce amaro Stimolo deiramore, ed ifcaldavafi Di dolce foco il cor la vergin Ero, E ftupida cadea alla beicade f Del \6O \6$ 170 M v s A E v s. • 49 Sic fatus tperfuadendo fiexit recufantis montem pucUae » . Animum ( e i u s ) amorem parientibus errare faciens verbis. I Virgoque tacita in terram defixit oculos, \6o Pudore rubefaSlam abfcondens genam; Et terrae radebat fummum fubtet veftigia, pu1 dibunda autem . . Saepe circa bumeros fuam cantraxit veBcmt .-. Perfuafionis enim baec omnia praenuntia .Virginis enim ( certe ) Perfuafae ad leSum promijfio eft filentturn . 10*5, lam&Juavamarumfufceperatftfmulumamorum» Vrebatur autem cor dulci igne virgo Hgro , Pulcritudineque fuams fiupefcebat Leandri. Qjuando tgitur ( illa) in terram babebat inclinatos oculos, .Tum & Leanderamore furente vulttt 170 Non defatigabatur fpeftanfo teneram cervicem virgints. Tandem autem Leandro fuavtm ( hanc ) emifit vocem, (Hejro) Vcrei . . . . Del piacevole amabile Leandro. Finche dunque alla terra ella cenea L' ofcurita chinata; in quel, Leandro Con fmaniante ctall* amore afpetto , Non fi ftancaya contemplando il collo Della giovin, di morbido colore . Dolce motco alla fip difle a Leandro, •„:•} D ' V» 5PM o U A i o t . JitoSetoyfov'ifevfa bTotsattyra rporurv * Stlve , reolt iTitrrt r&%' etv i$ Terfov pfivatt. Titwe TototTAavitt* iriuv iaidulje iwAetfDtff, 175 Q'i fiot. rit r* inifttrrev i(ti)v it Turfiia yctlav; TOJOT* 3e TU»TU pkrvp i<p$iy$uo . FISc yitf «Aijfyf Stlvot iwv, )$ «TVfot, iyujl Qihbrnrt //«yeiijc; A'p$uSov i Svv&pe&n yuftoit irioirt TeXurrat' ©u tu( ipole roxlerrtv iTt&uoev • cv ? ^e/tyVpc \ 8p fl'{ %t1voe TohvQotroi iftifv it Tarfii» (tiftvetv > ©u iivarui rnorSerrav v5rox<Mxr«.v A'<Ppodirnv. T*\£rru yitf avJpuTvv (piAoxfy roftoc •'<#dt rtur% ^fyov, oTtp rthiet Tit,iv\ Tfthiotriv uxQet. "Bire it, (Xr) *tp(i^ift, rtov Htvopa, K} rio T&Tpvtv • 185 pO y£» «f*6» re tSiXvfrev *tytoiJ'faopuxAurov H^W . Iluoyof t)' upfytfio'yrot J/xif ^ 0 « ty#vof*rjx»jc, fif Vn liquido roflbr di verecpndia } Dalla faccia ftilbndo: Foreftiero, Colle tue voci forfe anco una pietra liftoverefti; cni mai di varie voci Infegnotti i rigiri» ed i fentieri? Ohime ! cht ti portji nella mia patria ? Or tutte quefte cofe ai dette indarno . ferqcche, come mai tu vagabondo Foreftiero, ed infido, neHa roia Amifta mifchieraiti ? tn palefe Vfar noi non poffiam le fante nozze; Che non piace a' miei padri; e fe voleffi Qual fbreftier che in motte parti vanne, Starti nella mia patria. non puoi Afconder la furtiva ofcurt Venere, ~ Cht M V S A E V S . 51 Verecundiae madidum ruborem ftillans afatie; Hofpes , tuis verbis farfan & cautem tnovcas. Quis te falientium verborum docuit vias"i 175 tieu mibi! quis te duxi.t meam in patriam terram ? Haec tamen omnia frufira locutus es; quomoda enim, vagus Hofpes quum fis, & ignotus, meot amori mifcea~ ris? Valam non pojfumus nuptiis legitimis iungi; Hon enim meis parentibus ( i d ) placuit. Si au- 189 tem voles Vt bofpes vagabundus mea in patria manere, Non potes tenebrofam celare Venerem, langua enim bominum amans conviciorum: & i» filentio ( c l a m ) Opus , quod perficit aliquis, in triviis audit. Dic vero,ne celes, tuum nomen, & tuam pa- 185 triam. Non enim meum te latet: mibi nomen inclytum Hero. Turris autem circumfona mea domus praealta, ln Che tnordace e degli aomioi Ia lingaa, E vaga di dir mal: cid che in filenzio Vno oprd, per le ftrade poi I' afcolra. Di, non celare, il nome tuo, ia tua Patria, che'l mio non t'e celato; il nome Con cui mi chiamo, e Ero; la folenne Torre e la mia naagion, che tocca il cielo; D 2 Ove r $1 M G Y £ A I 0 S. pl hi vousTcitttct cuv afipiT&Au rtn) n&vif 2if<ri«;Joc Tfo ro^tfot iiTff fiabvKiiu-ovut 'oxfictt Tfirevet TSVTOV 'i%w, svyspalt fivMfVt reKtfwv . ipp Ov3i fiot eyylit 'ictortv ifttjXtKSt, &3e ypftlai lVftivv Tdfiaviv' etsi & , ecvet vxjiKret K) H'W , E*£ etXet wtv.S<pwvot iTtfifiu.it Jiucfiv fixtf. Q?t Qctftivvi podiqv i>TQ <pif(i Kfurre Tttfstifv, JL"lATa*tv eti&ofiivt), r<perifott 3' iTfftift<peTo fivQott , ip^ AeiavSpot 3e , ro8ou fitfioKviftivot b£i'i Kivrfw, QfiuleTo , Tut Ktv B"fO)Tot cteQteotetev ctySivx . Afvfycs yup aloXSfitfTit E"pwt fiehiewi Setftet^et, X«i TeeAtv etvifot 'ikKot ccKi<r<reT«t • oltri 3' ctvettrsei Auroc i Tav3aftetrwp , fivhqtySfot i$\, fiforolatv . *og Avroe K) TafoiovTi TOTS xpaio-pticrs Aeetv3fw. Q'4/£ 3' xhaqfoat TolUft-iiXfivev hveirs ftvjov' TlapSivs, crbv ©V 'ifwra *) ciypiov el3fta Tspfaw. & Ove con un'ancella dimorando Sola, davanti alla citta di Sefto Sopra le rive da profondi fiotti Sattatevd il mar vicino, per volere Odiofo de' padri; ne a me preflb Son genti della ftefla eta, ne danze Son di garzoni; e fempre notte, e giorno Frerae agli orecchi fuon di mar ventofo. Cosl dicendo, la rofata guancia Sotto '1 vel nafcondeas rivergognandofi; E fi doleva colle fne parole . Ma Leandro ferito dall' acuto Stimolo del defio, feco penfava Come d'araor F imprcfa egli fornifle. ' Che M v s A E v s. 531 Jh qua babitans cum ancilla quadam fold Sefiienfem ante urbem^fuper ( ad ) profuitdas undas babentia litora Vicinum pontum babeo, invifis eonfiliis parentUm. lpo Neque me prope funt coaetaneae , neque choreae luvcnum ad/unt; fcd femper , noffu & interdiu, Ex mari ventofo infonat auribus fonitus * Sic fata, rofeam fub vefie celabat genanti Rurfus pudefaBo, fuaque increpabat diSa . Ip5 Leander autem, amoris percufius acuto fiimulo, Cogitabat, quomodo Atttoris certaret certamen. Virum enim varius confiliis Amorfagittis domat, Etiam rurfus viri vuhteri medetur; quibufqut dominatur Ipfe omniuni domitor,• iis etiam eonfulit, bomi- 200 nibus . Ipfe etiam amanti tunc auxiliaius eS Leandro. Tandemque ingemens foiers dixit verbumz Virgo, tuum propter amorem etiam afperam un~ dam trinfibo • Effi Che l'uom, Cupido ch' a fcaltrito fenno^ Doma colle faette, e poi di nuovo . Ei medica dell' uomo la ferita; Ed ei medefmo, domator di tutti, Configlier e a'mortali, a'quali impera. Ei medefmo anco allor giovd a Leandra Amante;e tapinandofi alla fine Di fottil maeftria parola difle:: Fanciulla, per tuo amore , anco il cradela' -Mar paficro, s*ancotVq)uu*e a iiioco, >..'•'. D * EV ;«T4 M O Y t A 1 o t. E< Tt/oi *ctQXi%otTo , K) uTtoov'iovtTKt vikf . Ou TCO/*&» /3*/>y £euf*«, reijy fterctve6fievot euviit, 20 j Oi) (&f6[tot q-xyevTCt (ixfoyteroto bxkxvrnt. A'&' diei «arie yy«r* QoftOpsvot tiyfbt «ieo<r«j« N^oftai E*AA»jo-To>ro» iyiffoov * « £ i(ica&*y y a » A'vrix ctlo TOAIJOC 'ej^w TroAfe^poy A'|3y£ou . M 5 w iftoi eVa Au^voy <XT' i}A*J3<£rot; o^o Tu«ya 210 E'« vtf&Tvfi thciQcuve Kxrk Ktipxt' oQfei votjorac E*o-o-o/*ai 6AK*C E*»«Bro«, 'e^wy «-IStey wre*** A ^ r o y * Kcti fiiv &TiTTe6wv VK tyoptu Suvra Bac&Tijy, Ou dfdurui' tffimx, K) <2|9pojCoy 6A»ov A'ft£€tjc* Xletr^iiot kvrithfoio Tort y AUKUV % » y Uoifitiv . 215 A'AA&, CpfAij, Tf<puA«|o finfvrveiovTCtt xyrxt, Mif /vuy xToe$lscuti, K) xurUx Jvftbv eAictnt, A0x,vov, etiou fZiiroio Qxttrip&fov ^ytfMv^x, Ei E l'onda dura, e innavigabil fufle» Della grofla corrente io non pavento, Andandane a giacer nel letto tuo» . N o n il fonoro fremito del mare; Ma fempre per lo tetnpo della notte Fortato noterd, bagnato fpofo Fer l' Ellefponto , che igagliardo corre; Che non lungi di tua cittade a frontc II caftello io m'abito d'Abido » Vna lucerna folo a me rincontfo, Dalfeccelfa tua torre ne dimoftri Per Io fcuro. affioch' io quella fcorgendo D ' amor fia nave, per iftella iarendo La tua luceroa; ed offervando quella, TfSBwatar g i l non mkerd Bogt?, Non M T » A B f i . >. ' £5 £/y? *£»/ ferveat, & innavigabilis fiterit dfuo. Von timeo gravem ttndam, tuum adiens cubile, *•> Na» frtmitum fonantem gravifom maris; Std fcmper per noSem veSus ( peraquaS) j»tfdidus tHaritus Nttabo{ per ) Hcllefpontum valde fiuensem; non longe enim ••.--.' Cmtro tuam urbem babeo oppidumAbydi. Tmummibi qutmdam lycbnum ab exiceJfa tua tlM turri B "egione ofttnde ptr tenebras; ut ( illtfrn ) in.. tutns Sin navis Amoris, babetu tuam Sellam [flellae loco } lycbnum.% & ipfum aifpiciens nenfptBem accidenum Bo»* .. ten, fttn afperum Orionem, & ficcum traSum PlsdBri, \ , •• . ....- r.t .; - • . ..;• httriae (cuae ) oppofitae ad dalcem portum ve* %i$ niam. <'• y Std, cara, cave graviter ftntes 'vtnios, ' le ipfum exflinguant,&Batimdnimam' ptrdam; bfcbnum, tneae vitae lucifcrttm ductm... i , . :.--J. : . '.:• « » ', • • T> •'"•- "•..;•' . • > : • • Non 1'ardito Oriorie, e tfori il trattbV-' ~ Non bagnato del Carrof io detlafavttt Pofta allo 'ncontfo artdrontte al dolctr fMtOV Ma guarda, cara, i Wd>ppo fieri ven«ii;: ' '• Che non fpengan , krtdfte perda Pilia*, t a Iocerna.di mia lita^ftcifera; • D 4 Gui- '• ' « ^ j(J M o .y x A 1 o' t.« %i ereo* o* IStAeit efJMi otivofia $ ov oVribw» Ovvlfii pot Aeiavipoe, ev^epitv» rSfie iVpit. &2&. flfc oi fti)K' Kfvpiotfft yxftoie «vvfjevra aiy^vat, ; v Ka2 w ^ l * P'AoTur*%, <c «yy*A/tj* vpevaiu», A(i%vti fixfTvfiyiriv, eri^uo-avro Qvhot^ev», H* fiev 05c; Tovvtiv , 6 3s Kvftara fiuttfet reffaeu,'....::.', nctvvvxiSxe i' avtivavrte UKoifMJrwv vfievaiuv, 2 2> A^AAijAuv alKOvree cvocrpiforigav eu&y*.^, H'ift*6v-f«v fl*or) T U ^ O I , o b' ifpvaittv.uva VVKTX:, Mij T» raparket^otro, f3crAa>v avifiqix rvpyv, • *. riAwg ^a^xpijVtio) ew? «vpeos o*ij>ev (A'/3u«l«» •;•- £ Flavvu^/wv J' dtipuv «i»w(pi«« «-o&fiovrec &&AKC 2 p IloAA&uc ifptj<r«VTOfMAeJ» flaAo^tipriAov fytpvijv. ':.'•'• H (J»i Kva,*6TeT^oe aveSpafie WKroe bfii-^M , A'v$pxtftv vmta &yovY*i if A~ro$iovTt AeavSpto* - ,'\ '.', A'AA& ToAi/pAoiV|3oio T«p' ifiovecrfft 6aA«o*<nj« '.. t...\: V; ',• : , ?:. • ; A>^ ••* •• •• . Gaida . Che fe to vuoi fnpere ancora • ; Veracememe. it• nome mio, e il nome -; -tt • t" A me Leandro, fpofo d'Ero bella. Cosl coftoro cen furtive nozre . Concertavnn d'unirfi, e Ia norturna Amiftanza , e l v avvifo d* irhenei. Col teftimonkvdi Incerna , fede '"" -L S\ d i e r o i quetla di trar fuora ii lume, Quefti di traghettare i Iunghi fiotti. E compiende vigjlie d'imenei -> ••--•' ^ D a loro fi partifln malgrado a forzt,: '. L' una a fo;t(Mjre, e l'altro ia fcura nQttC • ' Fer oon fmarrirUjc«|>,jfegno della («rrcrv , Notava airamgiQpppqlo d'Abido. Deiia pratica lor di tutta none •• • \ Le M V S A E V S Y .- c Si Si verum autem vis meum nomen & tu fcire, Nomen mibi Leander, formofae (eleganti redi- »*° mitae eorona) coniux Uerus% Sie bi quidem clundcBinisnuptiis conHituebant mifceri, Et noBurnum amorem > & nuntium nuptiarum, Lychni teSimoniis, paSi funt Jervare; llla quidem, iycbmtm extendere, bic autem, undas latas tranfire. PernoSationes autem.exfecuti vigilum nuptiarum, »*$. A fe inviti feparatifunt neceffitate, Ea quidem fuam ad turrim, bic autem , obfcuram per noSem, Ne quid erraret', iaciens fignaturris,.. Navigabat ( natabat ) profundi fundamenti ai magnum fopulum Abydi. NoBurnarumque confuetudinum clandeftina defi- 230derantes certamina, Saepe optarunt, ut venirent cubiculum ornantes tenebrae. < lam atrata cucurrit no&is catigo, Virisfomnum adferens ,fednon amantiLeandro; Sed ( is ) multifremi afud littora maris NunLe furtive battaglie defiando, Speflb adoravan che venifle il buio • •< Del talamo miniftro. Omai forgea Caligine di notte in .negra vefta, ' , Agli uomini recando, e agli antmali Sonno, non gia a Leaiidro innamorato. Ma laogo il lido delibnoro niare •i At« r S$ M o Vt A i o t A'yyeAi*jt ivi\ti\tve (fmetvoftevuv bftevaiuv, 235 tA*frvf\xv Xuxyoia roXvxXafcfrto ioxtumv, Evv%t re XfvQint ftfXeorxSrov iyytbturxv . iTe }' Ue xvavixt Mropeyyiet vvxrhe ip%ix,W Wpu, ftu%vov 'tQaivev iv»TTOftivoto ie At^vv ©1 ;xby E"f«« 'iQtofev ir£«y«f*fr»io At&v&pv • - 140 •Au^vw xxioftivuwvexatitro. srip Jd dYA^ovy M«/vof*^«j' foji»» roAt/i)^!» /3opj3ov «*6«* E"rpSfte ftev rorfurov , 'ireiret 9e J&ptot ieifCtt, Tofari'frfoff&texro Tctpqyopiuv ppivo. yMoit' Aeivot E"put, K) irhvrotasfteitoxflt' ito* faX&o-fftt 445 E's)v iftuf , ro i':E"fwroteiL£QMytthM(toXpv rfy. Ai^eo TVf, xfxiiti, fth SetS&t v^yjsrov iiSup . Aeupo fioi elt Qtk&rqrtt* ri Si/ pofttuv iteyi&iti iVyvusvete , tirt Kfarpit 'iwtrropfoMt fafJirtrtit, Kai Xfotriei movroio, K) Kfieripuv iivv&uv i ~i$o' Sft eiruv [teXiav ifstr£v ireivo-afo rirhov Attendea 'l cenno di lacenti nozze,• Mirando della funeral lucerna 11 teftimonio » e del furtivo letto La meflaggiera, che da lungi e vlfta. Come fcorgea della cerulea notte L* ombra dal lume abbandonata, allora Ero fcopriva la lacerna, e accefa La lucerna, Cupido il cor bructava Di Leandro, cui frettaftimolava. Colla lucerna ardente, ardeva airch'egli y • E delle furiofe onde del mare Afcolcando ilrimbomboftrepitofo* Tremava itf pria, e poi facentjo >«!*»**'» fanl- ! '^ Nuntium opperiebatur lucentium ttuptiarum t *3J Tefiimonium ( fignuru ) lycbni lugubris obfervans» LeQique clandeBini procul fpeculantem nuntium. Vt vero vidit nigrae obfiuram no&is caliginem Hero lycbnum oBenditi accenfo vero lycbno Animum Amor uffit fcBinantis Leandri t »4° Lycbno ardente ipfe etiam ardebat, ad mare autem Jnfanarum undarum multum fonantem frcmitum audiens Tremebat quidcm primo, poBca vero audaciam attollens, . Talibus adloquebatur confotans mentem verbis: Gravis Amor, & mare implacabile : fed rnaris 145 EB aqua, verum Amoris meurit inteflinus ignis. Adfume ignem, cor, ne time effufam aquam, Ades mibi ad amorem \cur ftuhus curas ? Jgnoras, quod Venus nata fit e mari, Et dominatur ponto, & noBris dohrsbus? %f& Sic fatus membra amabilia exuit veflem AmV anima confortava con tai detti: Implacabile e il mar, crudel I' amore: Del mare e 1' acqua, ma me bracia interno Fuoco d'araore; il fnoce prendi, o cuore, Ne temer Tacqua, che cosl ii fpantk. Vanne all* amorj perche dell' onde curi ? Non fat che prole e di quefTonda Vener* ? Ch*ella domina il mate, e i noftriaffanD» ? E cosl detto , dftUe VBgbe> membra Coo ambedae le.mtn toglieva U velo, Strin- . r 66 M o v t A i d t. A^uporipyt TaXccui/ffiv, itp 3' %ffpty^e xetptivu, Wiovot oV i%vpTo , iiuut i 'ippttye \u*&ffffy" AauTouitv } ' 'erteviev kei KUrevuvriu AC%vn I AiiTot ikv ipirtjt, #ur6<roAo«', avr6uuT0t VJJSV. i$f l H pu d' qAi/3iro(0' paerp6pot v$6§t T&pyv, AtvyuMift aUpyrtv fyev Tvevvetev «ijrjjc, Qapei VoAAijw Xii^yov iriffKeTev , etff6*e S«J<T5 I7oAA& KUUUV Aeiuvipot ?j3tj TOT). VUV*OY,OV «uertfi/* K«/ uiv iov TOT) Tvpyov kv^yeiyev • d* W Jup»»»' t$& NvutylOV kffbuuivoVTU TtptTTV%ttffU fftuTvj, A'PpoKO[tttt puj&fiiyyut 'in q&^ovTU Suk&fffHt , Wyaye VVUQOK6UOIO avYJui er) rctpjeveuvot, Kai Y^pSa T&vra k&Jtjpe, tiiuat 9' 'e%ptev ehai» z6$ Eh6iaa , poSiu , j£ «AiVveov 'ifffise-ev oeJ/Atjv . Eiffirt-y krjaaivavru Ca^v^puroit c*i ASKTOOJO Nvupiov k\f,piYp$e1ffu piXijvoput 'iaxji uMovt • Nt/ft• Stfingevalo al fuo capo i e ne balsava Dal lido, e M corpo dentro al mar fcagliava t E fempre s' afFrettava a diritnpetto Della lacerna. fiammeggiante, ei fteffb II vogatore , il carico , la nave , Nave, che da fe ftefta il moto avea. Lacifera Ero fovra l* aita torre, Donde fpirava aure funefte il vento, La Iucerna con vel fpeflb copria : Finche di Sefto , travagliando molto, Leandro giunfe alla naval riviera, E lui alla fua torre ne raddaflfe; • ' . • • • Ein fitenzio abbracciando fuor dtlPnfcfO • L* anfante fpofo „ che grondant» anoora Dell* 6t M V 8 A B V 5. Ambabus manibus, fuoque adfirinxit capiti\ Litoreque exfiluit, corpufque deiecit in mare, Splendentemque fcBinabat femper adverfus lycbnum, Jpfe remex, ipfe clajfis, ipfe fibi navis» %$$ Hero autcm alta luctfera in turri, Perniciofis auris undecumque fpiraret ventus, VeBc faepe lucemam tegebat, donec Sefii Multum fatigatus Leander ventt ad portuofum litus; Et ipfum fuam ad turrim deduxit; ad fores yero *<*9 Sponfum anbelantem complexa fiientio, Spumeas ex capillis guttas adbuc Btllantem maris, Duxit fponfam ornamis ad penetralia virginalis cubiculi, Et cutem totam abfierfit, corpufqut unxit oleo Bene olenti, rofeo, & mare fpirantem exBinxit »<?5 odorem: Adbuc autem anbelantem alte Bratis in ieSis . Sponfum circumfufa blanda ( haec) emifit verba; SponDetla fpuma del mare avea le cbtome , Menollo al gabinetto del quartiere Suo virginal, appreftator di nozze. E tatto il corpo rafciugonnc , ed unfc Con olio odorifero rofato, E l* odore del mar tutto n* eftinfe. Ancora anfante in fpiumacciati letti, Sullo fpofo gettatafi, »\ difle Con. motti carezzcvoli dell' uomo ; gpcr r <5r M o V X A 1 o %. HvftQle, raXXa ftSynrat, & ftif rlAe wu.Qioe JAAsc * HvfiQie , roAAi ftSynrat ,&kit td roie&ftvfbv v"3up, Q'i(ii} r'fyJvSerra ^afvyiitroto faAacor««* 179 Aeflpo, refcc tifurat kftolt citiKarSeo xSXroit, fl*c 4 jxe» rotfr'eZrev * o* J'«urfx* AVOWTO pflfW, Kai Jtrft&v iriSnrav afifovSov Kufefeiw . H\ y&ftot, «AA* «jrjogevroe • i V A^oe, «AA* &ref C/A»»». Ou $vyiip H"*»» T « Irevp^fMfrtv aotSSf Ou forfota 'iffarrt reXat OaAapijrlAoir euwj»* Ouls> roAw*ipflrt« r « eVeo-Jtfprija-e X»^eiif, QuX, Vftivaiov aeire rarijp, K) rSrvta /xijrijp * A'AAa Aegoe qtfirara rtktrnykftoiviv cv lifcttt Isyn raeb» 'ivtftv, cvvftpoKSftnrt 3' if»i^Aij • Ka) y#/xoc ijV aravevjev atiioftevuv vftevaiuv * Ku£ f*e» 'eijv xtlvoiri yaftoqSXot * «Ji ror' H'w« NwftSpofo, che molte pene ai fopportate, Quai Don fofFerfe mai un altro fpofo; Spofo, che molte pene ai fopportate, Baftati Ia falfa acqua, ed il pefciofo Odor del mar, che torbido rimbomba; Qua tuoi fudori nel roio feno poni. Ella si dilTe; ei tofto fciolfe il cinto, E dell' amica benvogliente Venece Entraro nelle leggi. Erano nozze Senza ballo; era letto , ma fenz' inni; II facro maritaggio non alcuno Benedifie poeta; non di faci Splendore, qual haleno, procedeo AI letto fpofalitio, illuminandolo; Niuno 175 280 M v u i v s , 6} Sponfe, multa tuliBi, quoe non pofius eB fponfus alius; Sponfe, multa tuliBi; fotis tihi eBfolfeeoquoe, Odorifque pifcofi grovittr frementis maris: 270 Huc ades ,tuos fudores nteis depone intompkxihus. Sic iUo haec locuta efi; ille vero Batimfolvit zonam, Et heges inierunt henevolae Veneris. Erant nuptiat ,fed fine cboreis § erat lefius, fed fine bymnis; Non Zygiam (iugaletn) Junonem quifquom i#- 275 vocovit poeta; tion taedarum iUuminahat fpitndor nuptialem lcBum; Neque peragili qnifquom fditovit cbetea, j. Non bymenaeum contavit pater, & venerando mater. Sed leffumfiernensperficientibus nuptdot in borls Siltntium tbalamum fixit , novam nuptam vtro 280 ornavit caligo; Et nuptiat erant longe 0 canendis bymenoeis. Nox quidem erat illis nuptiarum ornotrix, neque umquam aurora , SponNiuno faltji con agile carola; L'Imeneo non cantonne padre, e raadre. : Ma tacittirnita facendo il letto Nell'ore adempitrici delle nozjse 11 talamo piantd; l'ombra fu prortuba, E'l maritaggio fu iungi da'cantt Degl'imenci; la nowe f> le nozzc* N* 64 M O Y X A 1 O Z. 7 Nuft^jo» $lit Aiuvifo» «piyVWTOJC, ev/AeWfoic . Nnjftero &' atriTbpoto Tt\ht» TOT\ iHfio» A^uSov E'»»ur/6av «Jci^»jroC''«Ti Tteia» Ufietctlwv. , H'fh }'lAiteriVerAoc, itte Atj&Serat rojdj*5 , Ylxfttvot ^fJMTiii, wx'1 yu*<i • ifi<Pir$fot de I7oAA«*«« fyfatufTO .««reASi/xevie Jfat» Hw • ft°« oi f*ev 0<Airijroc usrojeAerTovrec avgyjcifir KfVTTudig ripTo»TO. pier" «AAiJA«v KuOfifef*} . A'AA' oAiyo» ^ueaxo» fol fflfoo»' «**' eri JJJOO» A^AAiJAwv XT6»UVTO roAuTAiyjcrwv ufAe»aiVv A'AA' 8w r*y,»j;evrpc-eTifAu^e Y/fparoc. wft), . <t>/i<ic«Aeae fovitssa, TohvsfoQatoyya.e «£AA*c , Bevfc* • »V o\^ft*T» j$,wy«« Jepe^A* JaAowijc Xei(tiptoi Tveiovree ae\ <?u<pi\i£ov uqTcu , A**A«TI fta^^omc OAJJV #A*' TUTro/fcevije 0** H'<$'»j Ne lo fpofo Leandro fa. vedato Palefementeraaj daU'alba ia letto. AI popolo d' Abido" all* altra parte . Notando ritornava, non mai fazio, " Sentendo ancora di nottarne nozze. Ero con langa vefte i genitori Suoi ingannando, vergine di giorno, : Di notte donna; ed ambeduo fovente Pregavano, che '1 giorno tramqntatJa. Cos\ quefti celandp Tamiftade, '•..•. Godean tra loro di fartiva Veoere. Ma viflero per poco tempo, e ttoppo Non gioiron traclqr delle giranti,, ,. E rigiranti nozze innanzi, e indietfo,. Ma quando lopuvyenne la fUgione 185 290 29$ ' "* '•''".• t -..•:' _.... > Dell* : : r : M Y S A U I . -. % <?5 Sponfum vidit Leandrum valde ( ipfi) mtis in leftis. Natabat autem e regione pofiti rurfus ad populum Abydi Nofturnos infatiabilis adbuc fpirans bymenaeos. 285 Aft Hero, longa induta veMe.fuos latens parew /w,(clam parentibus) Virgo diurna ( erat,) no&urna mulier: utrique autem j Saepe optarunt defcendere ad occafum auroram. ( folem ) Sic bi qitidem amoris abfcondentes neceffitatem Occulta delcftabantur inter fe Venere. 2po Sed exiguo vixerunt tempore; nec diu Jn vicem fruebantur multivagis nuptiis • Sed quando pruinofae venit hiemis bora, Horrendas commovens multarumvortiginum procellas, Profunditatefque infirmas & madida fundameata 295 maris Hiemales fpirantes femper verberabant venti, Turbine percutientes totum mare: vapulantesw tem ( e o ) Iam DellMnverno brinato che tempefte Rigide move con ventofi nodi, E che le cavita non ferme, e i fluidi Fondamenti del mare, la d' inyerno Venti foffiando fan crollar . sferzando Colla burrafca tatto quanto il raare; r 66 M o y t A 1 o %. H"fy *tf* ftifmnvav aietKhgtffe fayfi&h yjtpto) Xeifiepiqv K) &TISOV xXvffK&^uv »hx >»urijc. A'M' iv xeipipiw os pbfiot KctripuKe Sxb&rtntt p 'KapT£p6§Vfie AixvSpe' hxKTopin ie re T^oyv, tV^xSci ff^ctivtiffn $xeffQopitjv vuevaiuv , Mxtvouhtit urpvvev apsiSvjffxvrx ^x^iffffvjt, KijAf^c K) xrtsot. ope?M 8$ Svfffiopoe tfpu X«7xaTo< isapevoio fiiveiv XTavevQe AsavSfUt MvjKfo' avxTrofihif fiitvvpiov aqkpx MKTpUV . A'AA& To$ot K) fioipxfitYtffXTo' bebyop&vvj 31 fAoipauv xviQxtve , K) OVKSTI SXXOV epurocv . Nu§ 5" i svre ftuXLe;xfixpvTveiotretXV)TBLI, %.it<ieptyt TVOtVjfflV &KOVTlgoVTit &v]TCtl, A'6poof ffiTivrtifftv IT\ phyfitvt bah&ffffv]t. Ah rore AsixvSpSt Tsp, efyfiovot eATiSt vvft-P^t, AvfKth.uSuv ireQoptiTo BxXxffffxiuv ITI VUTUV . H"&i KCUXTI KCUU, KvMvfero , ctvvSeTo $' v8up ' •AiV II qual bartuto effendo, ornai la nave Rompe del porto nella doppia terra , Schivando ti mare tempeftofo , e infido U -nocchiero. Te non di tcmpeftofo Mace ritenne lo fpavento, aidito Di cuor Leandio ; ma te della torre II mellaggio i-a folita avvifante Lucifer.a degl* imene , ti mofle A 'l furicfo mar non nfpatmiare; Spretaro cenno, e infido . Ben dovea Nel temno dell'ihveino Ero infelice Lontana dimorar dal fuo Lesndro, Col non accender piii quella di cort» Vita, .ftella del letto . Ma 1' amore, EU $Q9 }0$ |1Q M V S A E V S . 6j Jam navem nigram fregerat bifida ( in ) terrat Hiemale & infidum vitans mare nauta. Sed non hiberni te timor cofrcebat maris, 30» Magnanime Leander; nuntius fed te turris, Confuetam Jignificans lucem nuptiarum, Furentis impulit fecurum maris, Crudelis & perfidus: debebat autem infelix Hera Hieme inftante manere fine Leandro, 305 iVe» amplius accendens brevis temporis Sellam le» cJorum. Sed amor & fatum cogebat ( eam.) alle&a ( cupida ) autem Parcarum oHendebat, non ampliusfacem amorum. Nox erat, quum maxime fpirantei venti, Hiemalibus flatibus iaculantes venti, 31» Collefti irruunt in litus maris. Tunc Leander , confuetae fpe fponfae, Valde fonanti ferebatur maris in dorfo . lam ab unda und» volvebatur, accumulabatur vero aquat AetbeE U Parca forzolla; e Iufingata , Non piu face d' amor, ma delle Parche Moftrava. Era la notte, allor che i venti Maflimamente infuriano, ed uniti Precipitan del mare in fulla fpiaggia. Leandro allora dell' ufata fpofa Oltre dalla fperanza era portato De'marini imenei di trifto fuono. Gia colPonda volgevafi 1' altr'onda , E colmavafi l' acqua, e fi mifchiava E _ Col r 68 M o y i A i o r , Atfifi \tieytTo Tovrof aveyfsro TCCVTO^SV v)%ti 315 JAafvUftivuv uve\tuv * Ze<p(ifoa S' ccvriTvsev EZfot, K«) N6>o« it Bofitfv \tsyuhus u<p'ev\KSv otTStXas' Ka"t KTXITOS vjv ahiaqos sfttr\tufuyoto ^ulatvvfi • AivoTafyt Ss AiavSfot «KJJAJJTOW sv) Sivats I7OAA«K< u b XITUVSVGS ^uhuo~suiv\v A'QfoSiTV}v, 3 20 ILAAax/ $' UVTOV UVUKTU YlotretSauva §uha<ro-qt • A'rQiSot £ Bofiviv u\tvv]\tovu KUX^ITS vv\t§v\s . A'AA& c< HTIS cifviyev, E"p»« S' £K vjfKetrs ftoifas. XlavTofa 0' ayfoftivoio Sveavrii KV\XUTOS ifltvj *IvTT6ttevos TepSfviTo' TOSWV $i o< uKhurev 6f\tv), 325 Ka) o~$evot v)v aS6vv\Tov UKoi\tvJTuv TaXu\tauv. rioAA^i S' avTopttTot xvrit vSarot 'iffes t.utftu , JS.UI TOTOV UyjviiSQV UftaiflUKiTti Ttev uh\tv\t' Kol Sv) XvjtfOV UTiqoV UTiffStffS TIKfbt av\TVfi , Kttt Col cielo il mare, e fi fcotea la terra > Defta da i venti tra di Ior pugnanti. Soffiava contra Zeffiro Euro, e Noto Crude lanciava a Borea minacce ; £ vafto era del mar fiero rimbombo. 11 povero Leandro dentro a quelle Correnti ineforabili, fovente Facea preghiere alla marina Venere, E fovente alto Iteflb Re del mare Nettunno; ne laicio a Borea I' Attica Spofa di rammencar. Ma lui niuno Soccorfe: non ritenne Amor le Parche. E dalla voga di cattivo incontro Di qua di la, dell' adunato flutto, Pe- M V 3 A E V «. $9 Aetberi mifcebatur pontus; concitabatur undique 315 fremitus Pugnantium ventorum: Zepbyro autem contrafpirabat Eurus, Et Notus in Boreammagnas immifit minas; Atquefragor fuit vebemens valde frementis maris. Gravia autem paffus Leander implacabilibus in gurgitibus Saepe quidem precabatur aequoream Venerem, 329 Saepe autem ipfum Regem Neptunum maris: Attbidis non Boream immemorem reliquit nymphae. Sed ipfi nullus auxiliatus e3; Amor autem non cofrcuit fata. Vndique autem accumulati male obvio fluQus impetu Jmpulfus ferebatur \pedum autem ei defecit vigor, 325 Et vis fuit immobilis inquietarum manuum. Multa autem fpontanea cffufio aquae fiuebat in guttur, Et potum inutilem impetuofi potavit falfuginis maris; Et iam lycbnum infidum exBinxerat amarus ventus, Et Pefto venia portato; e de' pie il corfo Allend, e la forza reftd ferma Delle veglianti , ed agitate braccia. Molti in gola fcorrean rovefci d' acqtja; E '1 vafto fale con mal pro bevea. L'infido lame fpenfe amaro vento* E 3 E Ia r 70 M O ¥ X A l»0 t. Ka) vpy^y K) 'ifura TOADTAJJTOM AeavifH. 330 H' S' 'STI StjJuvovToe , ST' ayfuTvonrtv OTWTXU VfUTQ KVftOlivHffU TCt.VnbaOsoWi [tSfiflVCtli . H"Au3* d' tjfiyevent , K) «* i&s Wfitpiov tCfu , IJxvToh d' ofkiict TtTxtvev I T ' sitfex VUTU ^uX&ttw, E<* TH etxSgqTeiev ahiu,evov %v TXfaKoiTviv 335 Au%voV [email protected]. TXfk KftjTtSce 3s wufyov €>fVTT6/isvov vTtXctSso-fiv bV 'eSfatte veitfov aKoirtjv, AxiSu^iov f^aca vtfi wjetro-i %iTtSva , V'ottySov TfOKXftjVO? «T >jA<j3*Ttf TSITS Tupyu . K»SS' H*p&) TifjvttKSV eT OhXVfliVU TXfUKQtTy, 34° A'MIJAWV i* ecirovctvTo K) h Ti»/x«ra) vep oAeJfu. E la vita, e Pamor dell* infelice Degno di mohe lagrime Leandro, Che dirizzav'ancor. Con vigil occhio Ella (i ftava in lagritnofe cure Ondeggiando . L'aurora fe ne venne, E non vedea Ero lo fpofo; I* occhio Sporgea per tutco al dolTo ampio di mare , Se per forta fmarrito rimirafle II fuo conforte, la lucerna fpenta. Or qaando ai piede della torre fcorfe Pefto da fcogli il morto fuo conforte, Squarciando in petto la leggiadra vefte, Ronzando colla tefta itvnanzi cadde Dall'alta torre; ed Ero fi morio Sull' eftinto conforte; e l* uno, e 1'altro Si goderono ancor nel fato eftremo. Finita la notte feguente al di 13. di Oennaio 1701. L. D. da me Anten Maria Salvini a ore 0. e cominciata la medeftma notte. M V 3 A E V <. ' 7< Et animam & Amorem multum paffl Leandri, J3« llla autem , ntorante' adbuc, ( Lfcandro ) vigiltbus oculis Siabat flu&uam lu&uofis curis. Venii autem aufora t & non vidit fponfum Hero, OrCumquaque oculos dirigebat in lata dorfa maSkubi videret erfantem fuum tnarituni 3 3 5f Lycbno exffincio. Apud fundamentum vera turris Lilaniatum fcopulis ut vidit mottuum maritum, Vtriam difrumpens circa pe&tfa veHem, Cumflrepitupraectps ab alta cecidit tufri. Atque Berp mortua efl fuper niortuo maritOy , J4# Sdique invicem potiti funt etiam in ultima pernicie * &™^ONV$>A\% ^ r 7* IN MVSAEl POEMATION SELECTAE ADNOTATIONES. Vhtvtiu TK yg*ib[b»TM5-7it xetS* H'f« »£ Atatfpor. In Cod. Ven. !c A. legitur iino-xiu y»<*i*j/>«iTi«e< TCC **$* H'»» <? AttaSfc*. Artic«lus TW non adiicitur, quem cum Kromaiero recepisfic cnin hanc infcriptionem in pluribus manufcriptis Codicibus fe vidif* '•. teftatur Leo Allatius de Patria Homeri Cap, 4. Tamen dubito ai, Jiic articulus quidem in ilJis haberetur, quia etiam nou adiicitur 1 in veteri Michaeris Sophiani libro, quem laudat Henr. Stephanus, & hunc locum tnale quoque produxit Allatius, quum illud »5 iti' adieccrit. Qaidquid fit, fi Codicis manutcripti au6toiitatc nOr> confirmatur, nec ego reciperem, tamen r» ypa^u>aritc»u omnin» retinendum . **&' H'p». A. & H- habent KCCT H'f« fine adfpirar' - tione , ficut etlam Cod. Barth. '' • • 4 Harum urbium paflim apud Poetas Graecos fit mentio. Homeu Iliad./S. vf. 836. ubi vid. Euftath. qui de his quoque egit ad Dionyf. Perieg. vf- 516. Praeterea memorantur Uiad. A. vf. 500. P, 584. & apud Orpheum Argonaut. vf. 483. Nonnum Dionyf. L. 15. p. 378. linea 2. Ed. Lubini. ibid. ti'x>i. cxx. V. Ven. & Reg. j Nn^ojiftf»»» « *. T. A, Ad crepitantis facis fonitum & natantis ftrepitum hacc referenda putoj faces enim, dum cremantur, crepant. Quod obvium apud Au&ores. Si vero fecus cuiquam vi' deatur , non eft cur timeat, ne male T« UKOUU referatur ad id quod proprie videtur. Nihil enim magis obvium , quam feofus denotantium vocabulonim permutatio. Vcfchy'* vn. contra Thebas vf. 104. XTOVO» ii^ofxi • Nicand. Ther. 164- A'AV OT<X», il 2Sir» *'e* «*<ri», hi TJ»' ctie% A'3-piiirji. Ovid. ni. Trift. vm. 37. Ghiumqte hcum morefque himinum, cultufque fonumque Cernimut. DORVILI.IVI. Adde Statium lib. 3. Thebaid. vf. 176. _ _ qui confcius ctcTu • Noctis , & infpexit gemitus. Vide ibi plura apud Barthium, qui hunc quoque Mufaei loiura producit: adde eumd- ad Thebaid. a- vf. .101. Pro o>S Barthius citat ofbZc, in Adveifar. Iib. ao. C. a i . idcm indicat Codicem Palatinum pro kxiu habere axisa ad Statii a. Thebaid, vf. 101. : quod ADNOTATIONES. 73 quod ad hunc locum notaruDt viri do&i Scoettgenius 8c Kronaaierus • 9 E'«. •>'. Sic Ven. Ald. i. & ». Iunt. I. & *• So.W.H. P. Vo. Sc 8c L. in marg. utrsque le&io poteft admitti. i i n«A« rvtif&t . fic in ommbus Mssl & Edit. praeter S. St L. Whit. & Kromai. in quibus sriAi Ivrif&t* habetur . ia T'. S" V. Ald. I . & i . lunt. i. 8c a. So. W. H. Barth.Sc Par. ' cum aliis melius retimii x*. B. autem hanc voculam omittit. 14 •EmitJi. Sic V. Cod. Anglic Ald. 1. & 1. Iunt. 1. & 2. So. W. H. P. Barth. Var. Vo. & Rondell alii habent trmuA. \6 Tlim . n i i t » . H. 18 A'fb<poTif^i •xtt.iKTTtt. ita fcripfi cura S. St. L. & Lond. In V> Vea 8c Cod. Bart. legitur KfhQ*rif*it *Wio-o-ii- . Omnes alii babent A'i*^Tifyi( irra/iip-e-v. a i Hetiw . retinui cum V. A. 8c C. S. St. L. Whit. Lond. Sc K. reliqui fcribunt mtXtm. 13 VxiXat. IIWAOJ . Whit. 8c Lond. cum quibus potius faccrem, nam prima fyllaba in r«* i*iAo. mclius corripitur. 34 Sirtk?. Xi«-<««. Barth. Par. Sc Ropdell. 27 EiV.Vi x¥. EiViVt »1. P. 8c Vo. quae le&io non male fortc poflet adraitti , fic cnim etiam m Epigrammate Antipatri, quod legirur in Anthologia lib. 3. c. 7. Kewe« i' kftfptrrifVt, aS" t%H rciufci , tiViTI $ »u» KIIM» T « <p$t»tfS [*/i(jk(pO[Aitis<i xtifbtf. 20 E*« *O$M . 11« ToSor. V. 8c fic quoque bunc locum in Com* ment. citat I. Vatellus.ribid. uttiwrt. «WAri. V. Venet.ScCod. Bart. 30 H'p* ju.ii> %*pii<r<rct. re&e hoc verbum per »• iii«J>i< ezplicant .Scholia, fic Theoc. JdylL 4. vf. 38» d' %*f{ttr<r KfiMfuMi , /u/o»«4 <rt$n itfi 9-*»eiV»e« Aao-iti (*!«•&'. AHo fenfu habcs apcd Homerum «loi*»» x*(iirtritt OdylT. Q vf. I97- #/</. AiwpipU «i,«/c6 A«^-,S<r« . Sanguii enim pro Gentrt furnitur, de qua re vide Titium 8c Barthium ad Gratii Cyneg. vf. \66. hoc autem apud utriufque linguae fcriptores obvium eft. Mofc in Europ. vf.,41. Callimach. H. in Del. vf. 281. Nonn. Dionyf. L. 1. p. 3*. I. 6. et L. 47» p. i»4». I. aa. apud VirgiLquoquc lib. i . Aeneid. v. 139. & plurimis ia locis. Cod, Ven. habet iurfatpU. JI Tifjuut. yi/jtjn. H. 3» lUfk. *i(l. V. Vcn. Reg. 8c Cod. Bart. rettnendum «•«•«• fic r 74 ADNOTATIONES. ilc qttoque occurrit infra, vf. 554. «•«•" iiiitum i*>tumK . fc 3 3 6 . sr*j»s x.prjT-!* <5« ft-iipyv. Poft hunc verfum in Codice Re£io minus refte infefitur verfus i88f. flT 1» »*uT«slf'<r* <rv» ctiutyt-xiXif vul ffclrt»f. 33 Ai 6' . Codex B. habet TI »£. Totus hic verfus abeft a V . Vetf. & Cod. Bart. verum pro eo' reperitur iliud , Oi «»i raurinr» *. r. A. de quo modo locuti fumus, quamvis pro B» in V. legatur H'»i Sc in Venet. Hf. rec^iflime autera editoret hunc verfum infra fuo loco reiecerrmf. 34 Ouivcvt . Oi iittr . V. 8£ Ven. ibid. lcyfefbiriftrc i*t^i(ix>iW> • iypofbivfr» dfu/jul^vrt • fic iri omnibus praeter S. St. L. Whit. Lond. 8t K.. rctinui fosSai^iW». (ic etiam' apud Hornerum Iliad. A. vf. 169. K « i I A E » T « < r i i > « y i r / v M & o p M A t o » ' • V. B. 8c Reg. habent <rw_WA>i<r«. in Ven. errore librarii legitui' «rv»«i fAl / /i>!<r*', i&i^. yv»*«|i» > Vv»*i{;i. S. 37 Huc pcrtinet illud Nonni L. 44. p. n j t f . 1. (5. Ei*s y*<~o», • «i<j n_4>i»> £x>>if*or«$ »|V« yvtcUKic, . querri locum etiam laudat Rittershufius ad Oppiatf. Cyneg'. _;• vf. 169. 38 r^aerxa/jbin) • I*A*<r<r«/<»i«i. B4 0 MrjTpi <r«» »p*rA|, De Venete Caelefti & Vulgari vide quae notat do&ifs. Cuperus Obferv. L. ». c. x.ibid. <pAov«p>ir. «JAeyip*».Cod. Bartb. 41 KvipteVrj. Kuirpuroij i . Veri. 4 4 lieuirviiii. n*<r<rv»Y>i. Ven. W. H. P. Pari Vtf. RondeU. in A; 8c C Al. i.Sc i.Iunf. 1. & *• So. legitur llccrvKn .MJ E'« iipo» . Ew <V« * V. 4 J N^ttTaiirieo». N*I«T«*<TXO» . S. St. L< Whit. & Lond. ibid. ccMs-stptW. utoTfiQitn. V. B. 8c Cod. Bart. reliqui Mss. & editi habent, cc/\trp<pi*'. re&itTime Cafauboni emendationem amplexus eft Kromaierus, 8c hanc quoque probat I. Rondellus. Sic «>i«-«0»« itcm itfifni apud Nonfl. lib. 13. p. 378. 1. 13. huc quoque racit Ioannes Grammaficus Gazaeus vcrf. x6y. K « i <r«/3<«; « p^tyeroio <p*n'»tT*t axtaieTe , O <j p'oo» ctuToiPiiKTot' uti ri<pcin)efot ixlircrm AiiwToc Ttpi y_r_» _ y n (tvxAHjuxro» ii'<!wp. 47 E*»« srroAitirg-». mallem cum S. A'»* TT«>\ii&p«« propter illud fequens «'»» <rT«pi<y«ir<r«. St. 8c L. in marg. hanc leftionem nobis quoque exhibent. ibid. Kv--ri»«» . KvS-i/p*» Ven. 8c Cod. Barth. Xoftiiut Batth. Sc Par. 4* A D N O t A T l ONES. jf 48 Atfltii*. Aaj3«r« . C. 8c So. ibid.XTtfiytrrt %«<»fii*r. *ri%ire* tattn. Cod. Reg quud fine dubio e gloflemate ortum . illud autem %eft6*t per verfari optime verti poteft , noa tamen opus eft, ut heic ita accipiatur : nam tales locutioncs faepe apod pcetas occurrunt, & praecipue curfi Libanus a Sacerdbtibus Veneris habitaba* tur, quae faltatiombus Saera peragere folebant, uti heic Virido&\ monuerunt .• 49 lltft*Tmuf. xtfiKTviittr. Ald. 1. & i. Itmt. I. S c t ^ a r w » K < tinui. fic etiam fcribitur apud Homer. Odyff. /8. vf, 6f. A AAtf$ T ttliirdart TiftxTiwce? ti&f*mn< . ibid itkuxtr* T5K.CS i <yTrjs. Cudex Regius vitiofiilime faabet iXu«S* iofTtn Srtiin.. integer bic verfus deeft in So. & H. j o Qftiy&m >«C>TD« . toftytrK tetstut. A. ot C. Rondellus quoque ha« bet »*»T«i, 8c pro fequenti ynV»oc , yttranf, ficut etiam B. J3 A'dtuitTt)t iyi/Atr. A'3itr«T<M<nr «ynr . Vatic. Veoet. & R«g. Barthiu» ex fuo Codice hanc le&ionem quoque exhibet, quam famen non probat . in hae re Viro docliflimo non adfentior, nec dubiio, quin vera Mufaei manus in his Codicibus lateat. 54 Ary»f«foirwr. UyitfifMM. V. Ven. B. & Cod» Barth. j6 MxfitMfuyv . MxffAnttvyxf. V. Vett. B- Reg. 8c Cod. Barrh. ibii. yjtfiattK,. fic S. St. L. Whit. Lomd. 8c Kromai. In omnibus aliis habetur jjnf/wroer, & hoc quoque St. Sc L. in marg. fcribunt. Ven. & Cod. Barth. exhibent x«fi'«<r<ri*s . omnino- tamen retinendum fiMffhxtvytsr xmt*°T*i • s ' c a?BC' Nooaum Dionyf. L. 1. p 40. I. 8 ' K«ci TOTI ftttt %ctf»ttTti 1« cttyvQx xvx*.u xftruxil. JJ OUi TI Mvxtxxftm ixxtTtMnrx rt^im. fimile quid habes apud Theoc. ldyll. 1. vf. 79. eleganter ctiam dixit Nonnus Dionyf L. 4. p. 118.1. 31. E» rctrt itnitn (ptHtTtpxix xiixX» iruitnf, 0'<p&xXfiuks tAifeg»', 'ify f-i/\Myi£i <riAvi> Oiyyii' fMXffJbxtftrrt, pro ixxriiyMtr* Rondellus habet isnriAAittNo 58 Xiwi«r. x"""1* " Ven. 8c B. itfiii'. xxfttZi* CoS. Ven. habet xxptfSt. 61 Xp»m». X(«iii. Ven. S. St. Sc L. i» marg. icW. ifvSxinrt. ipV. . $f*!nrt. A. B. Cod. Barth. H. & RondeH. 64 Tfi^ X«(KT»<, «r. T. A. Hue facit elegans Epigraroma, quod exftat in in Anthotogia L. 1. Cap. 41. Epigr. ult. Ai xjxfvttf, Tftii tirf ro <*>) pitt rxif rftri TMK'T«IJ TmifrK t "»' «X"»"' »' X"f 'T,« X"tfr» • NOB». V 7*5 A DNOT A T I O N B5. Nonn. L. 4 3 . p. 1106. 1. 6. _____ orAeripi) Y«p Tgurrawr X«pir«» B<{». /3A«wi rnttfm . tf JT r.A.*F. r.Aei*». H. <S6 Eufaro . Hoc omnino retinendum cura Ven. 6. S. So. St. L» . Wh t. Lond- & K.. Reliqui male exhibenc MJK-O. 67 1-% « p-.F. Q<. p i /*.». Al. 1. pro <*» Cod. .C. habet »MI». 6 8 A'f>iTUf*. A'ftrr>ifcc • S•' 6 9 AI/V«T- . AtiVrers . A. 2c C . ' ' 7 0 HTi» , «5 B prtti&u» "vxfu . pro 3« Ven. habet0». hanc autem v o culam omittit Iunt. 2. ln Codice Regio legitur H''p«To -A»r> irifis» fiiinv ii • Cod. Bart habet H'p« TI JJ' <IF< T-pi» |-.W . Subiungit rero Barthius./fgrf ii./» t//e librarius ip« r *t%tn <r<<." («,_..». 71 K«;_*&-/u<£r;u» . K«AAi^<ju><ir£rA-r. A. & C Al. i. & 2. Iunt 1. & *. So. W . H, Par. & Bart. ibii. placuit fcribaeCodicis Veneti pro niir «Aisra fcriberc »011» ytiXart . 7 1 Iterura in Cod. Ven. pro »«0» <f^< male habetur ria u%$. 7 4 E"<*f>«j._»_ E'^peJf-0». B. & Rond. 7 6 Ov.r_» . BTOT' . Ven. i£i</. KiAii» 3* , O>T«;»'»TI . i'<*«»ii» 5-' iuctOit TI . B. itijnfct xttrf iaraxir TI . S. quod etiam apud St- & L. in margine reperies • hic verfus autem in Codice Barthiano fic legitur: T«(ij» $' irxor' atrctv» »III'W« rv eY turuA&t r<. 77 K*i. Htf. B. 7 8 Kopo» y &x iSpo» ixtftfii. eadem fere dixit Nonnus L. f> p. i f 8 . 1. 6*. ubielegantcr dicit _V/**« iu/AtTftt xifw, nempe «^S*AfAoTo-<. & L. 4 1 . pag- 1080. 1. 16. Oi ii oi <<Vopo«»T< xofo; jrtAi» * iV«ju-«».» yitf _-«pdir_» iVo-o» 'ortnrt, rtcet T^IOF ij^iAi AIUVII» . In Codice Veneto habetur *'pii» ?' e* •!?« i-Ta>T>*«. Pro verbis n«7r«i»0» Ipbtywrtt , Roodellus lcgit T«Tr«i»«» iutlywrct . «/j»a»i /ira» pugnantia, ait, -«w ver/it 171.0» Mqu>i» nVop.w». Sed mal e ; non tam axie loquuntur poetae, & praeterea eiegantius verfi 171. dixit Mufaeus » JU_JU>U ii<r»fim, ut eo vehementius amore_n .txprimeret. 80 E'p»/*«if*. i^ixoiu,»». Ven. 141 Praetulerim H'j«.8T.pei? T«p«j»tri» »%»» f»< eufMtnt Ti'ptt. •Spe quidem /MUCT poteft dicere: vim tamen maiorem {ententi* habitura videtur, fi Stt/iiturn epitheton hoc adiiciatur. DORVI_~ LIVS. 83 0.r*ro-«._. muft-tii. Ven. & B. A D N O T A TlONES. 77 «4 E'<p*»»<». l<pimu. A. & C in Codice Veneto male habetur «V«p»n»» . tum debuiffet faltem fic legi «V* TI« wdw» «mpoW . »&</. «AAoih» *AAo« . in eod. Cod. legitur *AA»#f <»* *AAoS. 85 E'TI/*JI»*TO . BTIJ«.»»«TO . Ven. 86 AiiWfi. AiWf»- B. Sc Rondell. 88 nw»iT»«t(Voi(ri . xvfi&ifriurt . V. 8c Ven. recepta le_io magt» plaret. fic srtif«sr>»io»T*<j «>*}« habuimus fupra vf 41. 89 A^jiiooos. Ven. male habet «//«»005. & H. ***•»«<• 90 Ili/f 0-05, srvoo-o» . B. & Rondell. 91 K/ieA». xp*eY>s. Ven. * m «»«HTI» . inwTor.Ald. i 8c Iunt. 1. 9 ] n<A» • Tf>o<. Ald. a. 8c Iunt. 1. & 1. 94 0>3*A»*O<J <!*. melius cum Par. 8c H. legi pofle puto ty$*Afuif $'. 95 E"AXO« . *_»<>«. Ven. 8c B. Omnino retinendum TO IAX* • quod ex praecedentibus kx o^S*A/*oio 0oA**» fctii patet. fimile dixit Ovidius Heroid. Epift. 16. vf. »76. _ _ _ defeendit vulnus ad offa mtutn . (^ Codex Regius habet x*Axo«; , ubi Rondellus ait qu*fi tuu tAx»« tjftt kgendum. 97 KpaoVi,. *f.*Xy. Ald. i. 8c *. H. St. 8c L. in marg. P. Par. Vo. Whlt- Rondell. 8c Lond. 98 S" ItxaLirQuru. voculam ? omittunt B. 8c RondelL So. fcribit iumierfiita. 1 0 0 E"/S*»« . ftlTO . B. 101 Ao|« . Ao|*. Ald. 1. & ». Iunt 1. 8c a. Rondell. error ex fimilitudine litterarum ortus. ibid. tAtA»!«». tA»Ai£».. A. C. Ald. 1. & ». kmt. 1. 8c 1. So. W. 8c Rond. «%$«». V. niStifyt. Ven. Verum haec lefti» omnino reiicienda eft ; nam illud tAtAig» proprie 8c eleganter dicitur • fic apud Nonnum Lib- 4. Dionyf p. 118. 1. 30. E* sroTf Sntvut Qfvmfxi* xtixAo» oxuvns , 0'^*A/*il« tAtAtgi», 0A11 jr«A*yi£« <r<A«j»i *<yy»i' /*«fft«i'ooM-i. 103 Etixvxt. e-utiva. B. t»o«o-f. Vcn. j o ; A'jwfw)/i» . tTfxitr^f» • V- S. 8c 'Rond. ixiturty» • St. 8c L. in marg. »•6 TWyytAiW* . EWyyiAAwr* . V. UuyytAAiw* . Ven. B. Barth. Par. 8c Rondell. isryfytAiWo-* . S. «'TiyytAoW*. St. 8c L. io marg. 107 E",«V&«. E"WoSf». v . Codex Venetus pro WoS* S»/»o» » " « » : ; Xehabct ttS ^ f i r . r 7* A DN O T A T 1 ON E $ . •08 o V n i o'fi H. ibii. I-W»-JU. cvmxi. Lond. • 09 OV" Cf*». So. l l o H'««. H'*. S. • 11 AVftpai» . twxQxm . B. i«<pv». Ven. in fecunda editione legitur i»»nAAi . dubitarem , «n glofla non eflet , verum in hae edttione nulU r«peritur , adeoque hanc ie&ioncm non impro* barem • 11} EVJS»*«•««•»-. ixnfeerxiKrca . Bart. Par. & Rondell. 1.4 Mi>. i\. V. Ven. B. Cod. Rcg & S. 11 f E'fttu&ljv. ita*z*rtr. Vcn. irti&xfrH. B- 0 «-•»i*£i£»». Rond. 116 \Mifitiit). x/ntpvv . lunt. 1. & x. St. & L- ibii. JfcirT-to-t. j{ir-r*t£i. H. 1,17 X-sAnp-»»* iiupxTm . cum Gulielmo de Mara potius verti per rtmijftt nutns. feofus huius vcrfus erit , «* fenfit nutut fign* rtmifftt mtotis fuellat. 118 &Xf<rxMtti . ©«*«r-jAijf. Ven. i i a 0'xrptAi»i«. ox>*Ai»s. fic omnes praeter V. S. So. St. L. P. & Vo. in margine tamen St. & L- qutjque repraefentant «'*»*Aw«. Codex Venetus errore tantum cakmi habct ««««Atw-. 1X1 A'imi«*T». aiuintT». V. Ven. Sc S. 118 n«#$t»«j|<ri». Michael Neander in libro, qucm de re Poetici Graccorum confaipfit p. 731. citjt SnAuTipjftrj, quod certe «•«*«*-• •mipcc ivmjiMuui viri do&i futt, nam forte in anirao habuit verfum 26. M£j**» iAw-ffciwi Zj&ijjumx bnXinifctmj . 1x9 £Vuv xAw» . ft'- xJuiir . Cod. Vatic. B'«, txAvt». Ven. & B. f-cuoda editio habet Or' i»>vf».retinendum isrti xAvt», quod etiam apud Horoer. occurrit Iliad. O vf 170. tW !tii ixAvw ttiiiu, & alibi* f^;'t/. (tsrtiAiK. male Cod. V. Ven. Sc Reg. habent »r«xii-. ,131 AxnAiiWi. «t-rii^tiW» B. & S. itf}*ifwiV. & Ven. faltem , nt ratio metrica conihret, fcribere debuiflcnt kxtxfniftsrt, ut in Codice Regio. 131 K.v-r-JeV-» iifit. o'«p»i , confabttlationes tolloqui* , fic interdum recle vertitur hoc verbum • eo fenfu osipit-. «*{i'£»i» dixit Horaerida inccrtus in Hyrono xi. verum apud Noftrum hoc loco , ficut etiam vf. 130. cum interpretibus per Ventreas confuttuJints verti debet. Anna praeftantiiTima ad Callimachi Fragment. 16. vf 3. iifcu'u( ixfurptsi Gallice explicat Difcours it Mtriages; quarnvis Pareus vertat fraecept* coniugdi* in Comment. ad Tf. X74133 EiW<*«» • liioo-ffcw . Ven. ibii. xvV«-. twrriti. B. »3+ ADSOTATIOHES. 70 • 3 4 JloS» j3i8»A)i/»iVe; «Vp», quod verti amoris ic~l*t furort vel Kcitntus, aliud enim eft x«Vr»«» »p»TO{ , quod habes apud Noftrum vf. 8 7 . 166. 8c 196- Nonnum lib. 4 1 . p. ioS5-l- " . aliud eft efs-poj, quod Schoh.aftes Oppiani ad 1. Halieut. vf. j-oo. cxplicat per [bstffia , nec aliter Hefychius ei?e~ei«, //vmiicii. Adde Lu;ianutn i n Aiino p. 2 5 0 edition. Aldin. An. i j i a . «pem >£ «V»«/ f«p»7«t>, Sc hinc eiffut, quod ibid. pauHo ante habetur. ln Codice Vaticano legitur srote /3«/3o^i)ji*i»»5 «i«-ps, & Veneto sr«Sa fitfitMifbi»05 tiffg. 1 3 6 EVi^wijrrn' fcu» — yu»»»|i». jiri^d-wi*» JW — yvtxuub. V . V C n. & Reg. J138 0''^/3nc , «5 <r' %• T. A. Alexander Pope, princeps poetarum Britannorum in verfione OdyiT. Homericae L. 6 p. 70. compatat Homcri locum Odyff. IJJ - . cum Mutaei vf- 138. & caftitatem poetae antiqui dilaudat; fed quum heic T«wTo*«y«» putet, %»i oA/3m ii Tt'x» fiirtif, yxfng ii «-' ixi^svirt [*,*.*» frirn, non plane adfentior : folemne enim optimis bcnptonbus per partes aliquid vituperare , laudare, licct de re univerfa verba iaro fecerint: 8c efto 7<cuTeAoyo», non ideo erit vitiofum : puicherrimac apud Poetas & Oratores lunt ra.vrtiMyixi. non magni momcnti porro quod fimilitudine foni offendatur isrixfrenijri» 10-«». nam quis poetarum talia non multa habeat ? Quid ipfo Homero fiet Iiiad. N . yf. 4S4* AWTOJ i3 tiir i%etvTH 1'*» Xfc/jvei^oirn 1[/,I%SH. Odyflf. A. vf. 7S4MrjJi yifotrx xecxev %txctxt>i*>ttti. « 1 QuiJ Mofcho Idyll. 1. vf- 104. • »1« T« »Siij np>iv<. Sed millena talia in Graecis 8c Latinis oceurrunt. Pepius tame* ibi iure fummo Homerum vindicat a 1- C. Scaligert inani crifi. DORVILLIVS . I 3 9 r*«-ii« ii. illud ii abeft a Ven. 141 No» heic cum .Pareo illud fhtTtfxtt in ftmif/it mutandum cenfeo . eadem fere dixit Homerus p*fTjp£«e «py» y«p*ei». Quem locum ipfe quoque indicat, & legttur lliad. E. vf. 4 1 9 ibid. Kwrpi^ *»y«t, fic «pye» »p»»T«5 apui Oppian. 4 . Halieut. vf. 161. «vr^ Jpy » , Halieut. 1. vf. J-JJ «py«» xt^ifi apud Orpheum Proguoft. vf. IJ". 8c ?pyet |**£>s vf. 38. 141 Hic verfus in editione Hervagiana non habetur. 1,43 Yirtffirrta . Lxtfftirur. Cod. Anglic, Ald. 1. & 2. Iunt. I. S 8o ADNOTATIONES, & a. So. H- P. & Vo. ibld. AV^ITJI . A'«p/>»«W. Ven. B. & S 145- n>«-<e. xiJiw. Ven. Sc S. non male quidem, fed Ventris fiur* per excellentiara srifr* dici poflunt, hinc fotder* amnntum . 146 Kt>9-»p«K« • A^sJirni. P. 8c Vo. 14U 1'XITW- «IXITK» . S. i^i^. i&ttyi cum omnibus faipfi. in K. niinus re&e habetur i&Atis. idem mox habuimus paullo ante vf. 144. H» S' iDiAiiiriK. ibid. xttfcuuvrm . xafiuunu. Ven. 149 T<i» <roi' £''«•>«, iiypiuo-sr. illud uypiut heic eleganter dicitur.fic in Epigrammate Macedonii VTMTH, quod kgitur in Anthologia lib. 7- p. 798. Ed. Wech. T» «-01601 roT« ;g«f-»iTi<r<ri xiotraJTecre; 0*' eei&icri /JeiAAii;, 0'iAjUaT* T>J JT«4>I'IJ , riv ^ipce Tjj xi&<*ft|. "ZxvXtutn /Zte<p*(»r (p«;o? 'ijbpavu, **i itiiy, n*f>Tod>w iypitim TAJIU»O>«< m'fl»K« . ibi autem verfu primo potius cum Vinc. Obfopoeo pro J8*AAIIS legerem 3«Mii$, quae le&io ex Mufaei vf 6$. defendi poteft , 0'tp^tcXiMf yiJioe» txctTof ^esfiTlori TISIIAII. Praeterea quam facile littera $ eorrupta fuerit in £'. cuius rei exempla nobis fuppctunt ex do&ifsimo G. Canteri libello de ratione emendandi au&ores Graecos cap. I. ibid. To» 0-01. T«» JM. Ven. 150 doo«. B' i . Ven. ttii legitur in Rondell. vitio procul dubio librarii . ifi £'KOJU>I^». »4pio-ii V. in Codic. Ven. hic verfus fic legitur ©ivrniu» ixojuiirr» l'op<Wt" TOTI «i/*<ft| . in Vatic. & B. habetur 1'ojjanV. I j l ^'•xtfum . fWijLi/d/f. S. 153 A'T*Ati»TD. Cod. V. Sc Veti. male fcribunt A'r<tAeWit. IjiS Xlitvy. xiurey . B. 157 nii&io. AHASI. Ven. l</8 n*pirrno-u> iuKiuru . B. 5C S. f<W</. tauMafJuin . iunuutfiiinv . Ven. & B. l j - 0 E'P«TOTOXOIO-I. ipivToxioieri. B* l6p A''<p9oyyo<; 1V1 JUSOK» or«J» ixtmt». fimilis locutio occurnt apud Theocrit. ldyll. 1. v. n » . Nonn. lib. 46. p. 1196. 1. <$. Virgil. Aeneid. 1. 6. v. 469.1. 7. vf. i j o . ]. 8. vf. <r»o. Ovid. Metam. L «j. vf. laf. ubi vid. notas. in Cod. Ven. perperam legitur iote&iwxii» ? ewpSoyyo». in Vatic. quoque habetur *<p9-»y. yo». JtSl Z'(v$u*ireo . tfi&fivs-Ki . V. £c Ven. i^v&»i«*a"»{». S. fj^foiii*•«$» . Iunt. 2. i6z A ON OT A T I O N ES. 8| i6*2 E"|H». f|i<rw. Veo. ibid. W . fic A. S. Vo. Lond. Cc K.omnci alii habent »V. le»j EvMityi trwttfyt V. rvnxfitirt. Ven. 164 In Cod. V. & Ven. pro * » « lcgitur iVi. 168 KxMii'. KMAAU. Rondel). KuMta. V. & Ven. 169 (ftppcc. /*w «>. illud 8» omittunt Codices A. 8c C. i^/V. "*%» . *X>* > Ven. & S. ibid- hmentv , hibix,*» Ven. A. Ald. 1. & »• lunt. 1. & 2. W. So. H & Par. Conftant.nus Lafcaris re&e pro ipU%*& legit «TKnii, uti in Commentano Io. Vatclli videre eft . Et Gulielmum quoque de Mara fenfum huius loci pcrcepifle ex eiui interpretatione colligitur ; fygo donec bumi radiantia lumina fixit. Quos tamen male reprehendiiTc videtur lo, Vatellus, quod illud hpl%**p non rctjnuerint. 171 A'nnl**T*. ImhtxttTo. V. iutQitont. Ven. 173 A'*°f ccfyvrit. tisr««-«£«/ira . Ven. 174 nirpw hftmti. xiTftu hcin^. V. 8c Ven. 176 E'iW|U/nrri». ix«ju>iirir . Ven. 177 E'p3-iyS«o . in So. habetur «<p&»y^*To, 8c fic quoquc edidit Rondellus , fed in notis itp$iy\*o legendym mooet, quod in omnibus aliis iam habetur. 178 Pro «»!«•»( fcripfi 'kitvsot, cum fecunda editione, quod etfam. probat Andreas Papius. Henr. Stephanus & Lettius hanc leetionem in margine repraefcntant, 8c iic quoquc Gulielmuni de Mara legiffe ex eius interpretatiqne patct: • nam quttiter errabundus Ignotufque , mee poteris (uccedere leclo l fic etiam hunc locum citat Michael Neander de re Poetica pag. 733. 8c pro ipy tptXtTnrt, fcripfit ifuoi ^IAJTHT» 8c certe T* «TVfo; optime heic convenit. explicatur per <entxat/re( ab Hefychio 8c Etymolog.ci Magni Auftore , nec aliam explicationem dant fcholia minufcula ad Homeri OdyiT. A- vf 24*. 8c alibi. Hanc autem le&ionem quoque confirroat Qariflimi DORVILLII nota, quae fic fefe habet: Certc in genere peregrini xvu, «•« dicuntur • fides illis non facile babetur, fed durius illud tamen heic . Videtur legendum «sr»f«« . Aeneas. erat \i»o% *>£?*, fed non tticvfti : 8c jdeo facile fides ei habebatur - hic contra. Cette augebitur fic , ita mihi faltem videtur, periodi iiifytt». t-jtj AvixfJutcrB». fic legitur inomnibus, praeter Vatican. A. B. H.8c K. qui icribunt $vi*fL&<t. 180 W> 2" i$tti<np, v Ji diW<i«. S. in Cod. A. malc habetur y r 8* A D NO T A T l O N E S . l € l no>.ti<poiTo«. sroPutyoiTos . Cod. Ven^ 181 SxoToftrtrot». Toxitrrat. B. trxoTtf trtri. Rondell. forfan rcKttnr» fcribcre volueruut, quod non malc heic legere polTumus; illud quidem mox praeccflit vf. 1S0. fed talia paflim apud au&ores recentions scvi iovcnies: fic apud Noftrum fupra vi. 103. Aiir» 1', «? ^tirfnxi sroSo» iehitna Atittfcv > XoTp» t V oiv^.etiijtri». c» i<r^(i( tJi >£ «MSTD . ubi illud ««3T»I minus eieganter bis repetitur , & xotxotpWot» parit, quam tamen heic non deprehendes, lket Toxfto-tn» legas Firmare hanc letftioncm qucque vidctur illud Ovidii Epift.Leandri v f . i j . A"o» pcteram celare meoi, velut ante, farentes . Vulgata letbo tamcn fat>s plncet , fed <rxoT«f<r<r»:» A^potJiTis» c!egantius verte furtivam Venerem , non teneirojam ; fic quoque veriu 190. K.(V7tT*Kif — — Kti&fpt/i) potius vetterem Turtha.Venere ,184. EVJ TpiotWt» kxciu. adde illud Hoiatii lib. 2. Satyr. 6. vf. $0. Vrigidus » rofiris mannt fir comfita rutncr. Martian. Capeli. de Nuptiis Philolog. lib. 1. pag. a. Ed. H. Gro. tii : idque diiitur» mundo Uquax triviatim dijfuitaret humanitas . Vbi docSrjfsimus Grotius hunc Muiaei locum citat. pio TpiooWt» Cod. Ven. habet TpioAtrtri». | 8 6 Pro fjtt.01 in Cod. B. legitur »x*r 188 N«»fT«ti<roj • va»srat«r<r«. C 191 Er'*<n». i*<r<ri». Vcn-'W- Burth. & Rondell. j p z n«{t«<ri». Tcufiartru Ven W. Barth. & Rondeil19 j H'ti[*,i<pate< retinui cum V. S St. L. & K. omnes alii habent iiifbiuTef, & hoc in margine icribunt St. & L. 194 KpuzTTf. X>«'*TS . V £t Vo. fed priorem leftionem retinui. Kromaierus quoque ediderat x>tWTt, fed in addcndis & corrig. re«5le illud xpti^Tf retinendum monuit. fupra quidem vf. 161. habuimus Ai'<o»r Ipt/^iooxrtt» IXCKXIZTCVCK. jtuftim , & tJaoxAtarTfi» A"(?po«!iVii» vi '.81. Scd beic invitis libiis nihil iu> inutarem . ibid. x»funi . Tocpuos». V. & Ven. I9>- EVtf»fi*<pfTo. fTif<«ft*<p£To. Barth. £c Par. 196 Bf,3o>>!j«,t»c5./3f/3;.i)ji</f»o{. Ven. B. £c Rondell. | 9 7 *p«£fTo refte explicat Scholiaftcs per ifixtoitTt, SMCHT» • de hic voce v dc ad Orphei Prognoft. de terrae mot.b vf. 1. in colletSr. carm. Gr. Do&ifs. Maittaini. J98 AioAi/*,Ti«. otioAe^DTt» . Ven. S. St. & L. qui tamen in jnargine nUxipimm v « a m ptocul dubio lettiqnem exhibent .• ' ' "• - ' •• fic ADNOTATIONES. 83 fic Ataot dicitur mAv/uiirif ab Orpheo Argonaut. vC 4 1 1 . UfiirSurxTit rt £ WJTCT»}.* T«Ati/*ifTi» tfVTCt, ibid. Aautcet^u. A«fwe«-ir«5 St. L. Sc Kromai. in Cod. Vatic. Ie. g.tur <Jaj*ao-fi,& Ven. Sufhcurvt. S. exhibet octfhdo-uc,. Omninota. rnen ro StpuZii genuina certe ledfcio cum oninibus aliis retinenda eft, 8c hanc quoque in margine agnofcunt St. Sc L. 2 0 4 Ei KV(1 xuphutyno. Sic xifiiXT* xotyXMfyrr» apud Hotner- Iliad. N. vf. 798 206 XctfvySireto. istftxTiio-cetfbi. V. Ven. Cod. Reg. S. St. 8c L, in • arg. an illud non retinendum fit, valde dubito. vide Homer. Iliad. A. vf. 571. Tt irTua-iriic,; T( i' oiemTtiitt, xej\ifbito yi^tffaf; Quint Calab. hb. 11. vf 44.;. Oi cft xtfiXTaxreiTii, hfttUfhottt, hrifoc, hXtup . in Coil. A. legitur xtftxTae-oifhi. 208 A'y«ppW, hytffuor. V. hyiffoyjn. Ven. 2 0 9 2 « o . e-ou. B. gc C. Ald. i.8c 2. Iunt. 1. 8c 2. W. H. Barth. Par & RondelL 2 1 0 Mxrsr. &utor. S. 211 £'x •xiya.Trz , ix, irte&T*. Ven. Ald. I. & 2. IurJt. I. Sc 2. 213 OVITTI»«» . i m u w . B quod faepe coafundi folet. Reg. legit incmriuctr. m P. & Vo. legitar ejrtxTtue-ttc,. lllud autem oTarrivaw verte objirvans j «jrisrTiwi» enim eft obfervare j de h»c voce egit Clarifs. G. d'Arnaud in Animadv. Critic. pag. 71. Sic apud Hcfiodum E'py. v. 19. Ntixi' «risrrsiiuT' , hyepns tjrnnxor ientt, . ubi Proclus ScholUftes , N«ici' ixtTTtuotr*. ) THTJV» irpaf /&<>«< r*f ^iAeMixieSf fZtexoiTt, it) ixittoer ono. Tth *«T' etyttMf xtiffhitur (flr totttiutit. Adde H'/*fp. v. 42. E6 / 4 « ' B«*j« . OTITTIlidFT» tUTfO^ltXlf C* «Ailjj ubi vide eumdem Schotiaften, qui r« txartion* expllcat tuXuc, ntfiji^t^/ifiutot hint etiam libentius apudCallimachum Hymn. in Delum vf. 6x. pro ytiuu mtmrtuarti , vel ut Cod. MS. lnvxTtunT15, legerem y«r«» exixrtitrTti, emeodationi eruditiflimi G. d* Armud fubfcribeas, ibli oix tyefitm . in Cod Regio legitar oi fitoty»: quod certe glofla eft ab imperitis in contextum recepta , & nihil heic invitis libris immutare aufus fui.- tamen illud «T|I JUHT* . uti do&ifs. Canterus emendavit, omnino ample&or fic evitabimus ne diphthongi «1 Sc 01 fequente confonante corripiantur, lc nulius dubito, quia fit Mufaei manus. r 84 ADNOTATIONES. a i 6 *>i>* ,xttpi>M\» In edition. lunt i & %• legitut piXw» 4>'*«£«; a i o Ei tTE» ^* s'^t>(i« retinui ium S. St. L. Whit. K- & Lond. reliqui habeot Ei «T«O» Si 3«A«I< . Omnino legendum videtur E» i' iriot i&itoti DOKV.LL.VS. Sic quoque apud Homerum invenie* Ei' i' ITM». Iliid. M. vf. » 3 3 . & 2 . vf. J O J . " » 2 I Zf»i'de»T« . t d»A0»T« . B. 313 M«fTffiviin». M«pT»fiW»». B. ;ii</. <pv>£\ta. Sic S. St. L. K. 2c Lond. in V. Ven & A. .egitur <^t/A«Trfi». omnes alii exhibeat <pv>cctr<rat. i t + H' fMt.Ol (MI. Ald. i. itW. <p*s. iic Par- & K. alii omnes lcribunt <plut,. ibid. srtpijrtu • irtfttccf Ven. llf T}CCI»V%IA*C, HI»J;I'&( A. B. 8c Rondell. * i 6 A'mo»Ti;. B3rth.us hjbct «x«o»Tt«. quod etiam apud Quintum CaLibrum confunditur lib. 6 vf. fSf. ubi pro ixiWis reftituit kUvttt, L Rhodomannus. Vide eius eniendat. in hunc Au6t.orem . »»8 MIJT». MiJt.B. ibid. BesA*»- >M$)»t. V . Ven. & Reg. quod prope accedit ad Cl. Bergler emendationem, qui legit * « £ « » , & hoc omn'no ampleftor . ibid. Ilvpyt». nutyu. S. St. & L. qui tamen in morgine fcnbunt snipyK, & fic omnes alii habent. s » 9 E V . «'«. V. & Ven. a j o Il»mx,!u>. Sic A S. St. L. Whit. Lond. 8c K. In V. Ven. B C. & reliquis editis habetur aw»»t>xiii», & fic quoque St. & L. in m.irg. 131 H/tvrttro. ifatrunt. S. s . | l H"% H"<& B. 3 3 5" A'»f/*i/*n. itpv>*\t. P. & Vo. 330 iloAi-vWi/rei» . TOAI/XWTOI» . A. & C. & in omnibus editis praeter s ^C L. Whit. Lond & K. ibid. illud e'»»;»»*» heic elegantet ponitur, ac pn<p;ie dicirur dc venatione; nam venatores feras ocul.s n o t w foient. fic Hotncrus loquitur de cane venatico , cum qu» Htxrx-rem comparat lHad. ©• vf. 340» /HrcTrpau tutrmiv^t, itotr» ra%ittrtrt mrtt&mc,, \'<T%M tt y^iUT»? T» «Awro-ouis»» T« ctcxtva • 437 T«.. 5». B & Ba;th. yt. Ven. 3 4 0 EVsiyo/aiVojo . oWtiyojtCisVoio . A . »41 ©«AeWij. rctinui eum S. St. L. Whit. Lond- 8c K. omoes a]ii habent SaaoWsjs. fic quoque in marg. St & L. 344 rifoo-fAs-.To srpo/iasxro. Vaf.c. & Ven. » 4 * A'A>we &«A*o-(rii.; sVi» vthip . Rondellus legit u»k (ei>utviK ixTtf viu: , M jit cppofitio ( ait j lucultnt* inttr mart, qtiod extrtt Lernrdrum ADNOTATIONEJ. t$ drnm tfi, fj» ignttn , aui intr* Leandrum. Quae emendatio im. cienda videtur, fi fpeftes illam Bergleri pro £«A»i»-«-ii« legentis S«iA*o-o-«t, cura quo omnino facercm: fenfuj enim tuncoptkne pco> cedit. «46 J* hanc voculam malc omittit Voetius. 348 Aiupo ^o» «'« fIAOTWK . fimilem locutionem habuimiH firpra ?£ 19. H'pSs <{ iro^w »jA$«. 1 j-o K«i KftcTiu xinue • Venus navigantium etiam curam gerit < uti notavit Vir doclus ad Anytae Poetriae Epigramma 2. in Ve. nerem , quod cxftat in colle&ione oclo Poetriarum edita a CL Wolfio. Kjljrfia\ »ZT»C, 0 x<if»i, «rii (fiAo» is-Aw» T^ne , Ai'i» «W ixtlfH Aos/Kurfo» ifta iriXityci , O tpgtt (ptXcr naunfa-i TIAJI srAoo», i/Wpi JS xttrn Aii/Acunf , Aaju>Tp«i JifM^iitra; ^ u m . Adde quoque Noftrum infra vf 320. naAA«i» jt»f» XiTcttuxrt detXturcrctiv A'9po\tw . Praetffrea hoc clare patet ex Ovidio Heroid. Epift. i c . vf. 11 j . Solve ratem. Vtnus orta tnari, mare praeftat anutnti . Aura dabit curfum; tu modo /olve ratem. lpfe gubernabit refidens in puppe Cupido : Ipfe dnbit tenera vtl», legettjue mam . Adde Epift. 16. vf. 2 ; . ttrfiet: &, ut pelagi, ftc ptSlorit adim/tt atftum: Deferat in fertus & mta vota fuos. & Epift. 19. vf. 15-9. ibid. pro iSmtun. inCod. Vatican. & V#> net. legitur luiattu», J f I AVIOWKTS TfirAa». ccirtfur<rctro orixA»» . Ven. a r i A'i»c?ni(vii retinui cum S Steph- L. Whit. Lond. & K. rdiqui omnes babent iti&cpmftuc,. » / 4 HenacmrU . in fecunda cditione fcribitur *m* ittaritt . iff Aor«V«Aoc, • p<e»To«-*Ao< Barth. & Rondell. ifj AtvytOii^i. AisrrcAijif • V. 8c Ven. ibid,-tiiltyru. ttvfcttro. fic ornnes prseter V. Ven. B. S. St. L. Whit Lond. & K.. Coder Regius habet AryosAiits & pro ttfyyrn mendofe ctiam «5* titvnr. ibid. «$i». 1'$«. V. & Ven. »^8 EVinuTir. etTWxtxit. H. itfl nipiiTb|«o-ej. srifarrvgacroroi. H» mfUftvfatrtt. S . J^J SvuiQtxiuiti» . mvitpuiifhtt». V. & B. ibid. irctf&tnZtte,, fic S. 9t. L. Whit. Lond. & Krom. m Codice Veneio legitur irtifStnSitn crrore calami pro ««tp^mavsi. reliqui fcnbunt 7oe(diM«M$. F 3 »«• r 16 ADNOTATIOHES. 164 Ai/**« «** fxftn »W» Ev<»V», p^i». De unguentorum gentribus 8c eorum ufu plurima docuit Illuftr. Spanhemius ad Cailima» ehi Hymn. in Lavac. Pallad. vf. 1 3. 16f A'AiT»«r. icti*teot Rondcllus. «AIVAOO» B. W. & Barth 167 \"*xt. Sic Veo. B. S. St. L Whit. Lond- 8c K- reliqui exhibent "nm. fic etiam in marg St. 8c L In Vaticano Cod. legitur t<rXt ,ex quo fecile 'UXt exfrulpes. Andreas Papius quoqucquaravit imxt ediderit, tamen in notis TO !xXt non msle praefert. »58 IloAA* ju,«y««-««,« in Codice Veneto legitur sr««i' i»-asS«f T«J, quae lect o forfan quoque a manu gloifatoris provenit. idem tamen dixit Homerus OdyiK ©. vf. i j ^ . O 5 jrpir juiir IMAIC sroAA* «r*$or, £ xoX*' ifieyW* . in Vahcano habetur *O>A' »*«$' <5i. «M- sr«i9». in fecund» editione 8c Soter. male legitur xiba. 269 XlcMii piytKMt . iroJi/ «'jUioyjfo-tf; . Ven. Eodcm modo locutus eft Homerus loco mox laudato. 170 Pro T' in Codice Ven. 8c fecunda editione legitur 2' • 271 E W T & O . Ald. 1. 8c x. fcribunt i»i K*TS«». B. 8c S exhibent wiftxurBte, 8c hoc quoque apud St. & L. in tnarg- invemes • in Cetiice Vaticano 8c Veneto legitur ST«P«IKOJTT»O . 17» Tetur'. T« ii • V. 8c Ven- ibld- Ae'«-»sTe . Ji(<Ve-«T». Ven. ibii. piTfv. /tiiTfiit. B. 8c Par. De zona virginitatis fi^no egregia notavit fummus Spanhemius ad Callimachi Hymnum in lov- vf 21. 8c Dian 14. adde quoque Io. Hoelzlinum ad Apollonium Rhodium lib. 1. Argonaut. vf. 288. 174 H'I yi/Mj, £M* ctxiftvTtf. huc facit locus Theocriti Idyll. »7. vf. ay. Oiix. o<J»ri)», i*. aXyof "xu yoJffro;, ctAAos XoftUi. Homer. OdyfT. +. vf 144. 8c feqq. 175- H"»iir • omnes noftri Codices Mss. 8c editi habent 1'»»»» praeter P. Vo 8c K. cum quibus omnrno Leopardi emendationem amplexus fum pro 1'toii» reponentis H"p*jr. quod etiam e Codice Neapolitano legendum monet G Falkeoburgius in Le&ionibus 8c Conteft. ad Nonni Dionyf lib. 4. pag. 130. 1 19. vide quoquc Rittershufium ad Oppian. Halieut lib. 4. vf ij-fi.adde Nonnum Jib. 31. p. 794.I. 18. Mirrif* xuo-iStiK £«yi«w $«>,*i*i»ToAor H fv • Sic vetus Marmor infcribitur IVMONI IVGALI , quod notat Ronddlus. immo tibia, quam in nuptiis veteres adhibere folebant etiam dicitur Zygia apud Apuleium Metamorph. lib. 4 p i / a . «dition. B. Vukanii. ibid. UtiSii. MLSHI. V. Ven. B. Rcg. S. St. fc L. ADNOTATIONES. 87 & L. jn marg. utraque leftio recte .poteft admitti. Rondellus habet i ; & 5 . » 7 6 Atttfar .SuSui .fic legitur in omnibus praeter T . S . St. L. Whit. Lond. & K in So legitur tniim. ibiU- wfttxri. »iVpx^i. Vatic. & Ven. quod forte rernendum . » 7 7 E'sr«<rx<'pTIJO-«• {xtrxnfrnvt . B. imvQifMiirt. S. hanc le&ionem etiam repraefenfant Stephanus & Lcclius jn margine. in Vatic. & Ven. habetur iirtxrinrwf. » 7 8 A W I .<W«. V. Ven. Reg. & B. 2 8 0 Iliud Siy» *««-•>•»•;{«, ut.Sc verfum praecedentem xnel.ut pa» raphraftice vcrtit Andreas Fapius. Et flratum taciturna torum gtnialibus horis lffa quits ftatuit. a.81 Michaei Njeander de re Fcetica p. 730. quem librum fupra laudavi, hunc locun) fic citat h"> yu^ct, 'h ujiitu.Sn«. T. A. ied eu-m heic quoque memorta lapfum fuifle credo.vcilu etum 280. pro ttr^u citat tVj){i. »82 Hic verfus & tres fequentes in Cod. Vatican. & Vcn. defiderantur. 2 8 3 A'p»yr«T0i« . itfiyriftn. B. 185 Er» nnim hfi.oa.lot. eamdem locutionem reperies apud Nonnum Dionyi. lib. 15. p. 6 4 8 . 1. 10. 0(!x ttygfticu Tltfirw fi>ia» XTUIUITO. yvtaixa, £ijtt«o-i nifbtpitituru iri srMivnt • ifirur. rarior Jocutio occurrit apud eumdem lib. 4J". p. 1162. lin. 32. H'[tiT&tfm ir» jmio»r« Ttx&rm • mtlttr idem ac «£»» interduro fignificat.uti re&iflime docet doclifs. Berglerus. fic apiid Oppianum Iib. 1. Cyneget. vf. 330. ~2.Tv\tt.fbirec,, vriimtt sr<tA«ur<»*M fbvftitt. »87 Integer hic verfus deett in Cod. A. 388 H'pigtre»r«. ifucran». S. ibid. xartA&iAf» , i*i£i?ixi/*i». V . 8c Vcn. s p i OBe" iiri iiflr fic legitur in B. S. S t L. Whit. Lond. 8c K. l n Ald. 1 & . . & lunt. ihabctur */» r« «Siif*». reliqui icribunt iti TI /i)gei. fed ibi potius legendum eft W ITI Ji»p«». Praetult tamen if i*l t^lr cum optirois. hoc quoque dixit Homerus Uiad. L T C «4** i l A»T» i«oi xAi'05 »o-£Ao», Jsri Jjpo» <J« p»gi «tia» EVITXI . tamenapud eumdemetiam invenies illud «T« JiipoiOdyiT.©. V. I $ » . Joi f iSii ix «T» *\er UieirvtTKi, «/*« TM */i N w ri Mftrtifvfiu. »p» r 86 ADNOTATIONES. *yi Male in V. Ven. B. S. St. & L. pro tiH*>m legitur ky^xmt. Amor quidem 8c amantes vigilare dicirotur: fic apud Ovidium lib. i. Acnor. El. 9. vf. 7. & vp.»«.«. «ex«/*>iTi» apud Noftrum fupra v£ xx.& 11 f. verum prior le&io e toto fenfu probabilior videtur. »93 XiiftMrt iift. Vide quae notavit Cafaubonus ad Athenaeum lib. 3. c. 6. *94 *f ««Ai«?. (p^ecxaXixi. B. i£i<{. Sniwa,. fotitsrx . V. & Ven. *9f &ip&>.&. ^ijuiso-d-A». ita fcribunt Cod. Angl. Ald. 1. 8c 2. Iunt. 1. & ». So. W- H- Barth Par. 8c Rondell. 8c fic quoque Io. Vatellus in comment. hunc locum producit. ibid. pro «..' fuf*>u^« legitur i*tru<pi>>Z<» in omnibus praetei Ven. B. S. St L.Whit,Lond.8cK. »9<S Xnfbifni wntanii . mallem ^Hfuifta THiinnc,. DoRVlLLlVl . 397 Locus certc obfcurus. Quid fi tamen Jegarous — — — Tvxrifiiini £1 H <Ji| rii* fbiXaaeu iri>xv<rt fi%$-&2i yjkfvit. ixi*>irt fic «HAM/rt non multum diftant. knXxui 8c a»iWii> /»£• V««r« navtfn. videatur Thucyd. c vm. 11. 8c Harpocration in voce Nwpite. DORVILLIVS . pro kxixJmrt legitur kxi*>srt in V. S. St. 8c L. in marg. In Ven. B. 8c Reg. legitur acixJon. Uid. J»x9*JV . % & . . V. 8c Veri. 300 Xu/MptiK. XitfbtfU- B. Yfipifut,. Ven. 301 n»pys. ^ H B . V, Ven. S. St. L- 8c K. certe retinendum videtur Tofvu, quod omnes alii repraefentant, 8c male in marginem banc le&ionem reiecerunt St. 8c L. au&oritatem fecundae editionis, nimis ubique fecuti. 30» H'»«A». fAii*. V. 8c Ven. H" iii*. A. 8t C. 303 In Ald. 1. 8c a. Iunt. 1. 8c a. So. W- H. Par. 8c RondcIJ. Segitur Maaofitina <r' in Barth. UoniofiAim ?. 304 &<f>t>*t, otpuM. Whit, 8c Lond. 305 A'»c(TT«jUUIf . kltU!TOp,'tw® . Iunt. 1. 309 Eirt. OTTI. Ven. OTTI. V. ib\i. HxfvxntoiTtq kvrui. iic omnino retinendum cum V. Ven. B. Reg S. St. L Whit. Lond 8c Kromai. ia omnibus aliis legitur /3»spt«r»wW» kirxii. fed re£te hanc leclionem in margine pofuerunt St. 8c L. 310 A W I ' ^ « « J kvtxi. kwiTittmxq kvtxt,. B. 8c Reg. m Codict Veneto pro iiJT*. legitur kiMttf. 312 A« TOTI. In Codice Veneto male habetur fi> TOTI C. «&./, *$»«*«««. «VSiifMMs. Ald. 1. 8c *. 8c Par. 313 E»; » * T « . fic V. Venl B. S St. L» Whit. Lond. 8c K.reliqu.i ' realehabe* vfmxim, fic infra v. 324. n»-. A D N OT A T l O N t S , 8j> n«e»To9i t" iyfof/Amo ttrwnti xifjutcrn ifp-fji Tvnrifbwn jn^ifwr». 3 1 4 KJ<6«TI . xoputri. Ven. i«W. pro vu>xfrr* > quod in V. Verj. S. St. L. Whit. Lond. & K. habetur , fcnpfi rurSrra cum omnibus aliis , quod xmrmtntf», 8c multo ekrgant.us diftum eft , fi hoc verbum per adcumulabatur rcctc vertunt Interpretes. Sic fluftus ftndtrt dicuntur apud Statium lib. f> Thcbaid. vf. 368. —-^- nigris rtdit humida ttllus Vortkibus , totumqut Notis portamibus *tquer Vtndtt. ubi ad verfum \66. vide Barthium , qui hunc Mufaei locum ibi fie quoque laudat, 8c male haec lectio ab H . Stcphano 8c Le&io im marginem reie&a eft . 315-. nirr&w. iritrr&t. W. ibid. ix*. i V* • V. A. C . Ald- I.8c 1. Iunt. 1. & 2. W. H. P. Barth. Par. V o . 8c Rondell. 317. A > « W V. S. St. L. P. Vo. Whit. Lond. 8c K. alii habent 318 KTVJT»?. XAI'T««. V. 8c Ven- ibid. IfWfsutfkyti».ifirfiMfit»» A. 8c C. Ald. 1. & 1. luat. 1. So. 8c H. in lunt. 3. legitur «JIITl*i*fttySa» . 319 A*KtiA>jr»;. tcxi)%<Tst{. B. ibid. t»*n. ttutcti B 3 1 0 Mi». fbi». B. #/«»'• AiT*«y«. A«T<«»JM. V. Ven S. 8c Whit. 313 A'?i/\» o< artj. «AA*«T«$. Vitic- 8c B. *M' irrjt, y i . Veni W i [Aotftts. fi>»(f*ii. Ven. 334 n»Wo5-». n«rr«d(. S. P. Vo. St. 8c L. in marg-. in Veneto legitur TlutToSfr. Quod non male retinere poiTumus , oam repetitio TB <T ingrata heic eft. ibid.iff><y . oojuct. Ven. 3ij- TwrTOjKijri»;. fic B. S- St. L. Whit. Lond. 8c K. quod certe retinendum efl, reliqui exhibept &fox-rifiiiiii fic etjam in trurg. St. 8c L. vetum error inde natus «ft, quod illud mox repetitqr vf. 337. ibid. \l»ttn ti 01 m*,>MB-H ifjMt legerim xotm ti oi lix^utrn upf&ii. praecetTit enim epju.ii. nam qubd>verfu 309. 8c 310. -repetatur «Sraj elegantiam potius habet. videatifr Hefychius m if,«/i. Rhodomano. ad Quintum Calabrum xi. 361. vide quoque Foefii Oecoq, Hippocratis, 8c Epift. ad Hebr. 4 . 11. »ffi>m, ubi alii ab «s»j»05, alii ab *»/*»» deducunt, ut VOK videatur fatis boni comraatis. DORVILLIVS. Conieceram «Ax», tid cum Cl. OQSVILLIO omnino facieadum. Certe videtcr hacc genuina l e f t i o , nam * in », facile corrupenint Jib r « i i , llc pro k(%* fcnbitur ifxy apud Athenaeum , quod docebit G. Canterus de ration. emend. Auft. Gr. cap. i.fcic verfuc autcr» aoo repcritur ia Cod, Vkticatv nec Venet. G 316 r $>o A D N O T A T I O N E S . 316 2S«'»«« fic omoes praeter S, St. L. & K. qui fbribunt «•• »* . icW. kSiivrn. utirrrot. V. 8c Ven, »&</• .«W«y*»r«M>, «WWT*»Ven. & A. 327 n>v» ^ w n i N t r x #*«-««• Rondeiiu* legit .<sJr*/Mtm>. »<«»/?, sit, (-«/»> & fortuite . Sed minimc neceflaiia haec videtur emend«uo. 318. K*< »?««» i^fiiVw. male inutiltm , ait Rondellus, « « « • rfOT, txtremum, ut dicimus i^piiiros *to.9(* , extrtma ptrniciei. A'#»>i;Vos recie videtur reddi inutilis: inprimis fi ita accjpiamus, quomodo apud Ovidium 11. pont. vni. 5-9. ubi videatur Cl. Burmanous.Sc in add. DORVILLIVS. ibii. kfit#>fit*tnT* «•««» «A/Mf. i n C o . dicc Veneto legitur «»/*«</*«>»fTo» **«» «ityw»» . j » o . K«t< <J«i Aii;g»«» «sis;«. Lychnus fupra vf 301. dicijur Sut*Tt(U »nA««ii4 *a« i « c o 5 . eleganter. etiam xftiirrn vocatur jn Epit»rammate Antipatri in Anthol. lib. 3. c. 7. Io Codice Veneto pro «Tif« legitur «rjStf», quod certe glofleroa eft, fed torruptum , pro <e<r/3««-a» ibi faltem legerem ueanm, quod Hefychius expjicat per irt/iU. 8c uc TA «*«-•» optime a gloflatore potuit explicari, 330 rUAprAifTMa. hoc repraefentant Cod. Vatican Ven. B. S. St. L. Whit Sc Lond. probat Sc hanc leftionem lo. Rondellus , cum his omnino quoque feci. Aiii orooes habeot «r«Ai/«A«i)r<M , veium iliud .mox tepetifur. Scio receotioiis acvi Poetaui non tam axie talia curafle, yeruin oimis abfurdum eft, unurn idemque epitheton nunc AtmSfu, 8c niox r« «*t(i/u»«<« adiungere. Poft jbunc verfura in CodicibusVaticano 8c Venefo hi duo interferuntur, fed fpurii procuidubio. N«/x«r« S' <eyfi«dv/x>«< izitrfit^in* iirm H'<JIJ yttf <p3<**«»««« fbifa ^iwnrwt McaSfX. , T i tf A •«•Sr&«i*ni • fic S. St. L. Whit. Lond. K. 8c harjc ic&ionera «romno veram vehementer probat And. Papius ; ornnes ilii cxhibent ««'«•«« «J1' &intn»t. illud autem Sifiittn* latet quoque in Codicibus VatieanQ 8c Veneto, jiltcr exhibet E.V«r> S' »&t»»«»ri>{,aiter EiVtVi «ii Sunntt. Cod. Ang). cum rdiquis editis nullo fenfu foa* bent EIV«T< S.',&tnntf, ibid. «V «iy« uxrturir, «V kyzyxiirpiit . A. 8c S. buc pcitiaejL locus Virgilii hb. 4 . Aeneid vf. fio- 8c feoq. 331. E i A n ^ r w i . fic Vatic. Ven. B, S. Sc. L. Whit, & Lorjfl. omnes alii habent T«AvHA<tJT««ri. 333. Pro n">*jtt.3' in Cod. Venetq habetur JjAvSi». 334 l\xiT&i, xcpTtSi. S. St. 8c L. in mvrgibii. ift>i*«, rnturu. in Cod. B. Wgitur tfbfhttx» tlinat,. [ 33J- o » ir«p«XWTD» . voculam «» omjttunt V . & B.•ctiamsas) ha- A D N O T A T l O N ES. $| habetur in fecunda editione, verura ibi pro «A#pt»r cxhibetur ttXtiifittt. in Cod. Veneto'legitur tc\<pift,t<ei. 3 36 llxf)*. Papiui 8c Voetius fcribunt xupxl . 337. &(tmift*>». ^5 qmws iibri praeter C«dic$ni Venetum, cum quo potius legerem Ajt«rT«/*i»o» ex Hpmeri OdjfC. E. «. 434. il 4 TS STf O { iTIT»l|<rl S - f a l T J K t * » « 7 » fcUP*» P'I»M ttrifpv<p$a, t»i ik fbhyx xS/tia x«Ai/J/w . 338 fru&cttia. in Cod. A. & C. fcnbitur A»KJ«A«M» . i^/V. *»f7. «•«f*. V- & Ven. i^iV. ^iTttw. £IT»»«S. Ald. *• 8c lunt. 1. 3 39. r V i i ^ . Pu^it; Rondcll- iiiV. «T* iiAt^irv irtVi nvfya . jn Ald. *.' lcgitur iuf SPtf/Sir*» **V« *»»•/•». 340 Ko*J'. in Sr. L- «t K. habemr «e»*' «*",fedcunt.aliisomnibus (cripfi, x«W, quod etiam apud Homerum Iliad; B. vf. 545), : io Cod- B iegitur xtii'. ibU. TAWI» hf. TIIWI O-B». Ven. B. Rcg. L. Whit. LomL K. St. & L- in marg. fed cum Cod. Angl. 8c reliquis editis priorem JeSionem praetuli» an ill* fwn mclius heic cbnvenict? an non magis poetice diclum eft ? ut eodem quali tutnak) componantur. fic. in Epigrammate Antipatri', quod mox laudavi. ' V"' K»»)>t i ' i/JU^mifm » P »JJI» • T « p « s , • , ; ( " fic' quoque apud Virgflium lib. 3. Georg. vf i f 8.8c feqq. . jjjhiid iuvenis , mtgnttm tki vtrfat i» ojjihlis igrum tiurui Amcrf ntmfeabruptis turbat» ftVfelliv ' Caeca noiit natat ftrus frtf* : ttuem fuptr ingtvs tort* tonat c»eli,'& fcopulis illifa rtclamant - .jf/ttjnor*: ntc mifcri'pojfunt revtctre partntts, Ntc moritur» ftfper cradeli funert Virgo.., . 34'. £'* •xvfiju.tm. it icufjiiiTi. Vatican. JU.fktm opufcutt, tk And. Papius , acctfftrat verficulus bic fa exempUri, tjuid Gulielmas Canterus cum fu» eontultrat;ftiaijeiiitiui fint iubio .' ^ ' . "' ' Tu* V ifv/totritrs-n «I&A* •WiMir' iti^>ic~f, " •'- • ' : Talh veftnos tuvtnum mantt exitus ignes. Et certe in hoc verficulo nihil cum Mulis communc enV. id eftj O s JN: r 5» I N OMNIVM A D E X VERBORVM. " 268. ufooxov 214. apvoi}i 2 8 . &$vfov 4. ctf&vSot 16. afiuSu. 21. 26. 50. 209. 284. Uyah^a 8. ayuTu£t 147. «yara^uv pp. «yippoov 208. «yyeA/ijv 12. 222. 235. ayftAittrnv 7. 237. £y« 14. ^yei» 9. kytifofiivuv 54. &ye)ttv 53. «yAai«*>v 75. «yA«'*V 1*1. uyheityffiv 104. ayvuffffis 249. oLyuaa. 233. uywriv 4 3 . «y<"oy 203. aypofbtvyffi 34. ayfOfihoto 324. «yptfTvwcriv 33I. «yav 119. «ywv» 197. atiSuKrot 31. «££« xtjrov 88, ccSSvijTov 3 1 6 . advvih 4 3 . uth^txifftiev. 197. ae(Uov 9. 75. «^Aa« 230. &J 192. 254. 296. aetSoftivuv lii.atifae 243. «W* 278. «Ixovvet zi6. «lAA«« 294. ui\eTo 90. ky\htv*i 13. «>JT«I 29(1. 309. 310. «ijra« 21(5. «tjrjjv 13. «tfT«« J57. 329. «J«V«TiWV 53. uMfffyuTOV 11$. 2i^v«(« !3jf. «^jjvtjv 135. «Styoov 311. «<r9|X«fvovT« 261. 266. a/<?o7 33. l 5 l . aiaofLtvq 162. 195. *<iJ8« 173. «1% 98. «*<&« 9 6 . 9 7 . *M 38. 207. «&v 52. «i&^( 315. «//*« 30. aifiovftft 46. ahoTafis $6. ahorufyt 319. «/oAij/nijric 198. «xeV<T£T«I 199. «xijAjjroic 3 19. «X«/MJT«V 12. 225. 325. «xo/rijv 337. 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