Notes du mont Royal
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Beyerische
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FRANCISCO . VICTORIO
#
M A R C H I O N I
INTER. OPTIMATES. ROMANOS.ET. FLORENTINOS
SPLENDIDISSIMO
INCLVTI. ORDINIS. S. STEPHANI.PAPAE . E T . MARTYRlS
EQJVITI . C O M M E N D A T O R I
SACRI . PONTIFICVM . ROMANORVM . MVSEI
PRAEFECTO . ET . C VRATORI. PERPETVO
GENERIS . NOBILITATE . PRVDENTIA . DOCTRINA
MORVM . INTEGRITATE . MODESTIA
INEXHAVSTO . LEGENDI . STVDIO
E D I T I S . EDENDISO. O P E R I B V S
AD . MEMORIAM . POSTERITATIS
INSIGNI
QVOD . DISCIPLINARVM . OMNIVM
SACRAEO. POTISSIMVM . ANTiaVITATIS
AVGEAT . SPLENDOREM
ATQ^IN. DIES.MAGIS. MAGISQ^DOCTORVM ". LABORES
AVITA . LOCVPLETATA . BIBLIOTHECA
MVSEO . PROPRls . IN . AEDIBVS . CONDITO
DATO . QVOQ. NOMINE
PLVRIBVS . IN • ITALIA . ET . TRANS . ALPESS
CELEBRIORIBVS . ACADEMlS
FOVEAT . EXCITET . AMPLIFICET
ANG.
MAR.
B A N D I N I V S
PATRONO . OPTVMO . ET . BENEFICENTISSi
LEPIDISSIMVM . HOC . POEMATION
DAT . DlCAT . DEDICAT.
s
AL D I S C R E T O
LETTORE
A N G E L O MARIA B A N D I N I .
L
' Elegantijfimo Poemetto di Mufeo fopra
gVt Amori di Ero, e di Leandro, cbe il
dottifjimo Scaligero l non ifdegnb di preferire a' verfi Omerici > e che quivi, Amico Lettore» con varie emendazioni, ed illuftrazioni
ti prefentiamo ,fino adora in fimigliante guifa
arriccbito non era dalle ftampe Italiane comparfo alla pubblica luce.
Intorno alla patria , ed alla condizion di
Mufeo, nulla di certo pub ftabilirfi: fembra
perb viffuto fulla decadenza del Romano Impero; la qua/e opinione vie piu fi conferma
dal confronto del di lui Poemetto con quelli
di Qoluto, di Trifiodoro, di Q^Calabro, di
ftonno Panopolita, cbe al pubblico fi daranno
in apprejjo, Per la qualcofa alcunifapienti uomini foftengono, cbe Mufeo Jia pofteriore a'
tempi di Nonno , e deW Imperator Teodojio ;
pojciachifi ojjervam de' verfi interi, eftratti
da* Dionifiaci, e quivi inferiti. Ma daW offervarfi nelle fcambievoli lettere fotto il nome
A 3
&
(iJCap. II. della Poetica.
6
di Ero, e di Leandro fcritte da Ovidio pih
luogbi di qttejio Poemetto imitati, altri una
ptu remota anthhita ricercando, Jono di fetttimento, che abbia Mufeo ad Ovidio la materia fommintftrata, tra' quali mi giova di rammentare /'incomparabile Aldo Manuzio nella Epijiola premejja allafua edizionedi Mufeo ,fatta in Venezia intorno ali' anno MCCCCXCVI. '
V infigne letterato Anton Maria Salvini
fofpettava , cbe V atttore del Poemetto foffe
Marco Mujuro; alle di cuiPoesie, pttr anco efiftenti, trovava aflbmigliarfi lo ftile , e
che per errore de' copifti, i quali forfe trovarono il nome di Mujuro ahbreviato, Jia ftato
kito Mujeo, come il celebratiffimo Sig. Abate
Giovanni Lami ci ajficura di aver piu volte
intefo dalla fua bocca . Quefia opinione per
fi/tro merita una piu feria difamina, e d' uopo
farebbe 1'imomimiarla da Codtci manofcritti,
\a/cuni de1qnalt fembrdno anteriori a' tempi di
Mufuro , che ftori intorno alt anno MD. COfnunque perb )ta , quefto poetico componimento
Jpara per ogni dove le grazie dell' Atttca venufta; e percib da tre jecoii in qua fa riputato deguo, che molti valentuomini itnpie-
g*f;
(l) K«i (tiuMf-* »5 a.1 tlimt T«S ?r«jie T*T8 T» 0'St3if iouu'<rSi>ittt itujtmicn tS> oW; mti tiQvZe,, xesi oxui airoi i^/i/««ir«T» h ?«i$
H'f5?, x«i AsccrJpv jTflj khivMt, tmse^tuc,.
7
gaffero i /oro ta/entiper illuftrarh. Ma poicbe
la pitt ficura maniera di reftituire al/' antico
fplendore i claffici Autori, dipende dal confultare le anticbe membrane, e le migliori edizioni;
quindi $ cbe in pie di pagina abbiamo procurato di riportare tanto de/i' une, cbe dell' altre , le varieta.
Non pub effere del fecolo XI. il Codice
VaticanOt di cui pur fi danno ie varie iezioni, ficcome afferma i/ Sig. Mattia Rover ne//ajua bel/a edtzione di Mufeo , deila quale par~
leremo a fuo luogo. Impercioccbh ci afficura
il cekbre Sig. Ab. Pier Francejco Foggini ,
ttno de% Cuftodi di quei/a infigne Btb/ioteca,
che neila medefima tre diverji manofcritti fi
confervano, uno nella Vaticana yeccbia , ia
carta bambagina , fegnato N. 915. cbe fecondo il parere de'piu efperti Maeftri deii' antica Greca fcrittura , fembra effere de/ fecolo XIV a/ piu; e due ne/la Vatieana Pa/atina fimihnente in carta bambagina, Jotto i
numeri 43. e 179. del fecolo XV. Ne viene in
fecondo /uogo il Codice Veneto fcritto itt membrana in 4. e gia poffeduto dal Cardina/ Beffarione, cbe e pur del Jecolo JCV. • .
A 4
Si
(1) Vcdi il Catalogo MelU Veneta Biblioteca pubblicato eolle ftarape di Simone Occhi ia Veassia nel MDCCXL. in (o\, fotto il Nutn.
cccccxxn.
2
6i danno in terzo luogo le varianii hziom
ricavate dal Codice della Regia Biblioteca di
Parigi, fcritto intomo al fecolo XV. in biancbijfima membrana , ed omato di bellijjime
niiniattire ' . Nett' iftejfa Biblioteca , due altri
efemplari fi confervano * uno Jcritto da Mi*
cbele Scttliardo a nel fecolo XVI. I' altro dtl
fecolo XV.3 pojfeduto gia dal Sig. Colbert; ma
tanto deU' uno che delC altro Ji omettono di~
verfe altre lezioni, percioccbe fonoper lo fiit
umformi a quelle dei Codici fopra enut\ciati.
// Codice Pa/atino , ejjendo Jcorrettijfimo
fu efaminato da Gafpero Bartio , come egli
attefta, * folamente fino al verjo LXX. E per
dir verojt ojjervano dagli ignoranti Scrittori
Jiate introdotte nel tefto di Mujeo alcune glofJe , jpecialmentp nel Codice Veneto, e nel Vaticano , le qaali fono femp/ici Jpiegazioui di
qualche parola, come fi avverte a* refpetlivi
luoghi delia nojira riftampa .
I Codici d' Ingbi/terra della Biblioteca
Bodleiana jotto i numeri XLVI. L. LXIV. Jono
diftitjti t /' uuo dall' a/tro colle lettere A. B. C.
de{]) Vedi il Catdogo della Regia BiWjotcca, pubblicato in Parigi
jnel MDCCXL. fol. Tom. 11. p. y ; o .
fz) 1. c. p. 517.
(i) 1- c p. j-jp.
(4) Lib, VII. Adrafciior.C. XXL
9
denotanti il Codice primo, fecondo, e terzo.
A' Codici nefuccede il confronto deW edizioni. II cbiarifjimo Gio. Alberto Fabricio *
vuo/e , cbe /a prima edizione di Mufeo comparijfe ai pubblico ne/P anno MCCCCLXXXVI. In
fatti nel Catalogo de//a Bib/ioteca di Pietro
France, fitrova cost indicata: Homeri Batrachomyomachia Graece Venetiis MCCCCLXXXVI.
kem variorum excerptae fententiae & Mu.
faei Poemation Graece litteris quadratis.
Ma qui fa d' uopo avvertire, che /'atwofuddetto folamente la prima operetta riguarda ,
giaccbe i/ Florilegio , e il Poemetto di Mufeo,
cbe fi dice imprejfo in caratteri quadrati, e
cbe fara ftato legato affieme neWifleJfo Volume, ad altro tempo appartiene .
Due anticbe edizioni fi trovano di Mu~
feo, fenza /' indkazione deW anno, delle quali non 2 agevo/e cofa a decider/i qttal fia la
prima. V una $ftampatafenza annoin Gre*
co, ed in Latino, dal veccbio Aldo a Vetiezia in 4. V altra ne/laftejfaguifa comparve
in /ettere maiufcole fenza /' indicazione de/
luogo, e V nome dello ftampatore, cbe vi premeffe /e fentenze di un fo/ verfo compofte, ed
eftratte dag/i anticbi Poeti.Ma queftafeconda
(1) Biblioth. Cracc. Lib. I. Csp. XV;.
ia ejjer non puo, che una delle cinque ediziom con lettere maiujcole imprejje in Firenze
da Lorenzo di Francejco di Alopa Veneziano
fer opera del celebre Giano Lajcari, le quali
furono I. V Antologia del MCCCCXCIV. \\.V Apollonio Rodio col Greco Scoliajie del MCCCCXCVI.
111. Le Sentenze di un Jol verfo, difpojie per
alfabeto a , e Mufeo Jopra gli Amori di Ero,e
di Leandro. IV. Qttattro tragedie di Eurtpide. M.Gl' Jnni di Callimaco.
Avvegnacbe quefti tre ultimi Autori non
abbiano indicato ne l luogo , neyl nome dello
fiampatore; pure, e dalla qualita della carta , e dalla fomiglianza de' caratteri, ben fi
comprende , ejfer tutti ufciti daW ijiejja officina. Quod Aldas, foggiunge V eruditifjtmo Michel Mattaire 3 , pnmum emific fuorum in
lypographia laborum fpecimen » fuit Poenution Mufaei de Herone& Leandro Graece
& Latine tn 4. Huic quidem annus non adiicitur, fed dubitare, quin Anftoteli, cuius Volumen 1. anno MCCCCXCV. f excufum eft , praeive(1) ln fine dell' Efcmplare, che in carta pcrgameru fi conferva
nella Biblioteca Laurenzana >'l xxxi.Cod vn.fi legge EN OAaPEN.
TIA«ETEI XIAIOZTHI TETPAKOSIOSTQ* ENENHKOSTQ» EKTtti.
(2) II titolo £ qutfto TNHMAI MONOSTIXOI EK AIA<l»QPQ*f
nOIHTHN KATA STOIXEKW XTNTETArMENAI .
(}) AnnaL Typogr Tom. I. p. lof.
(4) K»l. Noyembris,
II
verit, non patitur Aldi Epiftola . Quefta
Epiftolafitrova ripetuta nella riftampa fatta
ttelle cafe deW iftejjo Aldo, e di Andrea Suocero nelP anno MDXVH. in 8., una particella
della quale, cbe fa al noftro propojtto b la
Jeguente:
AAAOS O PGMAIOZ TOIS SI70TAAIOIS
ETTIPATTEIN
Movo~a1ov rov vaXaioraTov voitjT^v vfykhnffct
Tpooiiuccfriv rmre A'p(SOTtket, K) TSIV roipSiv ro7s
hipoie aurUa oV EJZS cvTwr^o^ivoif, raxe elveu
UUTOV yjhqov etfia <c ^oyiurarov, K. T, A.
Dalle coje dette fin qut, e dalla lettera
di Giano Lajcari premejfa all' Autologia pubblicata nel mefe di Agofto /' anno MCCCCXCIV.
Jembra che il Poemetto di Mufeo in lettere
maiufcole , ujcijje in luce, dopo V edizione Al*
dina, cio$ intorno aW anno MCCCCXCVII. tanto
piit, che fi ojferva ricavato da un Codice afjai
piu correttodi queldel Manuzio :per la qual cofa
non e da crederfi, che egli tralajciato avejje di
conjultare quefla ottima , e magnifica edizione,
Je prima della Jua pubblicata /i fojfe . Gli
eredi di Filippo Giunta fi valjero dell' efemplare Aldino, per riflampar Mufeoin Fireqze nel MDXIX. Molto piit corretto fu pubb/icato da Gio. Soter in Colonia Vanno MDXXVI. //
qua-
quale molto fiallontanb dalla lezione d'Aldo,
e de' Giunti , poicbe fi vede , cbe ebbe ricor/o
alT ottima mentovata edizione Fiorentina in
Uttere maiujcok. Ond' ejfo in fronte del Greco
tefiovi pofe la rezza parafraji diGuglielmo de
Mara, la quale pare , cbe ignota fofse a
Gafpero Bartb ' . Comparve nuovamente in
luce nel MDXXXVIH. per opera di Criftiano Wecbelio, il quale vi aggiunje lafuddetta parafrafi
di Guglielmo de Mara, comentata da Gio. Va~
tellio , ma cbe nulla di buono in Je contiene.
Fu quefta Jeguitata nella feconda edizioue de*
Giunti, che unitamente ad Efiodo, Teognide,
Orfeo, e Focilide , comparve in Firenze
nel MDXL. 8. Ne rigettareji deve/a riftampa
deir Ervagio di Bajilea deiuDxuv. alla quafe vanno unite le Favole di Efopo, con altre
operette. Non mi $ ftato pofftbile di veder
quella fatta in Parigi nel MDXLIX. i«dicata dal diligente Fabricio *, e neppure l'
altra di Cantabrigia del MDCLXI. tra* Poeti
Minori del Winterton . Ma nel MDLXVJ. fi
trovb Mujeo injerito nella famofa raccolta de*
Poeti Eroici delfo Stefano,il qualefi prevalfe
della mentovata celebre edizioue Fiorentina;
mett'
fi) Lib. LII. Cap. VII. Adwfaripr.
(f.) Bibl. Grec. Lib. I. C. XVL
»3
mentre tutte le altre,per lo avanti pubblicate,
feguitato avevano /' Aldina. Fu la lezione dello Stefano adottata da Iacopo Lezio nella fua
gran Collezlone de Poeti Greci , cbe ufci m
Ginevera l' anno MDCVI. m due Tomi in fol.l
Fu veduto fimilmente Mufeo colle note di
Gafpero Bartio nel MDCVIII. anzi rieavafi dal
libro LIl. Cap. VII. de'fuoi Avverfari, cbe
determinato aveva di riftamparlo con una fua
ttuova traduzione. Ma poi efjo vide nuovamente
laluee in Framofort V anno MDCXXVH. con u»
proliffo Comento di Danielh Parer*,in Parigipoeo correttamente nel MDCXXVIII. inVtreebt
colle note di Paolo Voet, in Londra nel MDCLIX.
per opera deWegregio David Witford,cbe h
traduffe con molta eleganza in verfi lasini, e in
Parigi nel MDCLXXVIU., colle note di Iacofo Rondello; a cui dobbiamo il confronto del
Codice Regio, ma ebe fti in moite offervazioni dal Bartio , e dal Pareo prevenuto.
Dopo qtiel tempo non fappiamo effervi ftata
alcuna edizione degna di effer commemora*
ta,fino a/f anno MDCCXXI. mentre dal cbia-
riffu
( i ) Seguito in molti looghi la lezione dello Stefano Aodrea Papio, cbe nell' anno MDLXXV. pubblico Mufeo in Anverfa.
(t)Per quante diligenze noi abbiamo ufate, non ci eftato poiiibik
di rintracciare lc note fopia Mufeo pubblicate in Amberga nel
MDCXIII. da Gio, Weitzio , e ratnmentate dal Cromaiero neSa Di£
(fttgzione fopra Mufeo pag. 13.
14
rijjimo Giovanni Errigo Cromaiero colle mte
degli Vomini dotti fu pubblicato in Ala di
Magdeburgo. Si refe benemerito di Mujeo anco i editore de' Pceti Greci minori in Londra
tiel MDCCXXVIII. Ma la piu Jplendida » e corretta edizione di Mujeo, $ quella, di cui ci
fiamo Jerviti per tefto della noftra riftampa,
fattaa Leyda da Teodoro HaaknelMDCCXXXVII.
in 8. coW ajfiftenza delgiovanetto Mattia R'6ver, cbe ci diede per /a prima volta il Greco
Scoliafte eftratto da un Codice della Libreria
Bodleiana, e le varie lezioni de' Codici e/iftentiin varie Bibliotecbe dell'Europa, ed unitamente tre diverje traduzioni in verfi latini;
cio£ di Andrea Papio Gandenfe , di Q^ Set»
timio Florente Criftiano, e di David Wttford.
Poteva aggiungerci eziandio la bella traduzione
in verfi latini di Gafpero Bartio, il quale
un poema ancor pubblicb col titolo di Leandndos divifo in tre libri in Francofort /' A.
x
MDCXXIV. colle ftampe del Wecbelio in 8. Ci fa fede l' ifteffo Bartio a ejjervi di
Mujeo la traduzione in ver/t latini di Fabio
Pao~
( i ) Per rendere quefta noftra ediziorte viepiu intcreflante avevamo penTito di dare m fine tutte ie fuddette traduzioni >n verfi latini, ma poi fcuorati dalla lentezza delli ftampatori , e dall> troppo eccedente fpefi fuperiore alle noftredeboli forze, e chc feco por^
tano fimili fhrr>pe, ne abbiamo depofto il penfiero.
(*) Lib. II. Adverf, Cap. VII.
15
Vaolini cFVdwce come fi ricava dal Crsntaiero ' , anco di Go. Federigo Stapelio, ma
»<? P una, ne /' altra ci e capitata alle mani. Andb finalmente alle Jiampe in Firenze per opera
del P. Gio. Batifta Caracciolo Teatino, allora Profejsore nell'Vniverjitd di Pija, e poi Vefcovo
di Averfa nel Regno di Napo/i, nella btamperia Imperiale l' amto MDCCL. /» 4. con una
Jua poco felice traduzione in verfi tojcani a
fronte del tefto Greco. Vi a premejjo l'argomento di quejio avvenimento amorofo , ahbaftanza noto nell' antica mitologia . Quelte
cbe merita particolare conjiderazione Ji e il
punto topografico di Sejio, ed Abido, diluci*
dato ajjai dal P. Caracciolo, febbene Jia molto conjufo nelle carte, affermando molti eruditi viaggiatori, cbe non fteno piu in piedi,
«^ Abido, nh Sejio, ma cbe nett' Ellejponto, diJiante fta Abido una lega dal moderno Cajiello di Nato/ia, e da quello di Romania Sefto,
piu in la verfo il Nord. Pertanto dopo aver
egli Jiabilito , che gli anticbi veftigi di quejie
due terre fi veggono benst, ma non Ji devono
confondere coll' antico caftelh di Romania ,
e con quello di Natolia, n& to' moderni caJielli eretti da Maometto nel MDCLVIIL e cbe
por->
(1) Diflcit. p. 14,
portano l*ifleffo nome ,conchiude, cbe„ nel cap»
dello flretto fi anno a collocare i movi Caftelli di Natolia, e Romania, piit dentro gli
altri dne vecchi, e poi una lega piu in la i
luoghi del veccbio Sefto> ed Abido „ .
Dopo tanti valentuomini noi pure ofiamo
di dare una corretta edizione di quefto Poemetto di Mufeo, al quale fi premettono due
Epigrammi eftratti da' libri deW Antologta, e.
ney quali ft fa menzione di Ero, e di Lean»
dro , due altri di Marco Mujuro Cretenfe, efiftenti nel Codice della Biblioteca Bodleiana notato colla lettera C diverfi dalliftampati. NeW
ijiejjo Codicefilegge un Epigramma di un certo Demetrio Ducato fimilmente di Creta , cbe
ft>.r qni ft riporta,con a/tri di anonimo autore.
Avevamo altrest procurato di ottenere dalla Regia Btblioteca di Parigi li Scolj di Marco Mufttro fopra quefto Poemetto, mentovati, come
pare per isbaglio dal Fabricio ' , ma per quan*
te diltgenze abbianofatte quei dtligenti Cuflodi, per favorirci, non £ flato pofftbile di rintracciarli , e que* che vi fono ,.fi offervano
affatto fimili, a que' gid fotto nome anonimo
pubblkati per la prima volta dal mentovato
Mattia Rbver.
Fi( i ) Bibl.Graec. Lib. I. Cap. «fc
. f7
Finalmente ti dobbiatna avvertire, Amico
Lettore, che i legnetti rapprefentantiquefi amo*
rofo avvenimento, cbe qui Ji danno, fono ftati
ricavati da alcune gemme anticbe T , e corteJemente favoritici daW eruditifjimo Sig. Marchefe Commendatore Francefco Vettori, a eui
in fegno di ricondfcenza quefta nitida edizione di Mujeo, da noi umilmente fi ojfre, e conJacra . Vivi felice.
( t ) In unadi cfle fi vede li lueerna ripofta nel Mufeo di Amore, egregiamente defcritta nel leggiadriflimo Componimento Anacreontico dcllo Zippi ftampato nel Tomo I. delle Rime degii Arcadi, intitolato // Mitfeo & Amort, nel qual Mufeo tingendo eflere
introdotto Amore > gli defcrive fra l' altre il fatto di Ltandra con i
fcguenti vetfi.
Volgo lo {guardo, e appefa
Di verde bronzo antico
Veggo lucerna: io-dic»,
Oh, chi la vide accefa!
Allora il Nume infidp ,
Che il tutto prende a gioco:
La vide , tna per poco
II notator d'AbidoAhi fventurato notator d' Abido !
Difli , ah mifcra lei, chi la conforta,
Ch' eftinto il vide comparir ful ltdo.
Qu. m' interruppe Amore: A te che importa ?
Mira quelVarco 8cc.
»
SYL>
J.8
S Y L L A B V S
COEICVM MANV
EXARATORVM ,
ET EDITORVM ,
QVORVM VARIANTBS LECTIONES 1N HAC EDITIONB
HABENTVR .
V. Vatic
Vcn. Venet.
Reg.
Cod. Barth,
Cod. Angl.
s.
Ald. i. & 2,
Iunt. I. & 2.
So.
W.
n.
St.
P.
L,
Barth.
Vo.
Whit.
Rondel!.
Kromaj.
Lond.
Vaticanus.
Venetus,
Regius.
Codex Barthianus .
Codices Anglicani Biblio-r
thecae Bodleianae ; literae vero A. B. & C.
notant codicem priinuni , fecundum , &
tertium.
Secunda editio.
Aldina prima & fecunda.
Iuntina prima& fecunda,
Soteriana .
Wecheliana .
Hervagiana.
Stephani.
Papii,
Leftiif
Barthii.
Voetii
Whitfordi.
Rondelli.
Kromaijeri.
Londinenfis,
JEPI.
EPIGRAMMATA
QVAEDAM
IN
HERONEM
E
T
LEANDRVM
VEL IN QVIBVS EORVM MENTIO FIT.
ao
E P I G R A M M A T A .
A N T i n A T P O Y MAKEAONOt
LIB. I. ANTHOI.. CAP.
55.
A
l'ei $ijAuTf7{j«y C3uf XXK»V E'AAJJS-T8I»TOC ,
Setve , KtewiKHC ffevfleo Avffot^iSoe.
jTlAue yhf U Sijsbv /xera vi/^^tov' ev o*e peWvif
Qoprih rijv E">^IJC jieiifotv ' 4reT;i«jr«TO.
*H'p& JnA*f* » «"& f/ev ivepa, Atiifiety^oe Je
Ni5/*<pjjv , ev rau^o(« ' ulfoctre ^etSiqte.
A N T i n A T P O T .
LIB.
III.
CAP.
Ouree 5 Aete)v3foto hctT^ooe,
7.
vroe 0- iriprv
llofifCoe , b jattj n6vot TS <piAsovii
fictfvc.
'"x
TetSy H'e3« ri v&fotje* eTotOXtot, r$ro TO T(5py»
Aeityctvov h TfoSSrtie uS' eV!*e*ro Ay^voc.
Ko<vbc &' anQoiifue '63' 'e'^;e< T4$OC, e<Vlr< >§ vyv
Ke/vo> rw (pbovepip penpofthve «ve"/x«,
MAP(1) A'xtx>Mir«Tt. Io quodam Codice legttut «nr»c*«»-*T»,fcd fr«ftrt 5 fic lib. VII. p. 589. Epigr. 3. verf. 4 .
AVTIK MiA:r*p>inK j3*jK>j3a> &rtx)mr*r* •
£ l P g ^ ^ ' 9 * EP'gT- f« »• 4-
fipiQRAMMATA.
ANTlP Atftl
Ji
M ACEDONIS.
INTERPRETE ElLHARDO LVBlfcO.
Emper multeribus aqua tnalum Hellefpontus,
Hofpes: Cleonicam interroga Dyrrbachidem *
Navigabat enim Sefiutn ad fponfum . ln nigrd
veto
Onereria navi Helles fatum ejfinxit.
Hero infelix, tu quidem virutn, Oeitnatbus vefa
Sponfam, in paucis perdiditlis Sadiis.
S
A N T , I ? 'A T R I.«
EoDEM INTERPRETE.
Hic Leandri tranatus, hic ponti
Tranfitus, qltitt$n foli buic amatori gravis t
Haec Herus prius jbu&itatio. Hae tyrris
Reliquiae, prodifor hic iacet LyckwssCommunis utrumque kic babet tumuLus, nunc
etiam adbuc
lllutn inviduta accufantts ventum.
B 3t
; . T ; ..
^
MAKL-
- ;' •-.;• «•! .-
Haec loct indicavit CI. tfoWYi.Li v s .
( i ) H't«i. Iege H'»«t, ex optirrio Codice Viticariti ; ut «pu«! 'l
Theocrituw Uidyll. i c . yf. j . T»py7 ia optimis . hoc (juoque
docuit Vir laudatus.
• >';
(3) tfAfatri fiint. C{uid«m vitiofc irfrkr
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22
E f i G B A M M A T A .
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KVTfoyevel &revSovree etijriov . tt&rltf M%ov
OHAOS E"puefia<;a£t> Stoi^evrai S\< (lei&tpwe »
0 ' # * SevSiteeme, TtKftv S' i$v*ev fcrov
MttTfoe IT* cc$teifav, iTirTlfXpv S' eTebar§H
H"TUTI AetdvSfbto , n&ftie <Pfivue ectyot Te$rae,
A'n<p6Ttpoi $s Tifov avTt» Te<popq(nivoi rispu,
A'AAi/Awy awbvctvTo > yupuv Se rvvi^a
Avj£»oi>
AaSfidiuv JIJKUVTO ' nSqpeiov Se AeAoy^wc
Aipa,' ToMjriayKTye Tf&SwKe ToSevvrae ufo.uie,
Kai r<pe QxuefCev ufUfrev,upefreSetfy'1
piXot^ruv.
N
TOT
A T T O T EIS
M0T2AI0N.
Kai <ppivae aSpfatta $euv 'ixe. Sij yScf uoiSale
2T«UTO A«J£E7I» A"fqe ftttvoe UTOIVU TSVUV.
TOVTO KXVUV vefiitifr , J oV «7« Ireyijya&ev 'efyote
A'v/wc uSn», A"f*ve r' « %&8ev Vpftv E > « ,
MouEPIGRAMMA Dl MVSVR& CAbtDlOTTO
SOPRA MVSEO*
Prefe Adraftea te menti atico dei Dei;
Marte affermd. d' aver fortita ei fqlo ,
Ne'verfi la merce delle fatiche.
Cid
( » ) ria^iujrAayxTtf«, YtWAacynuc. MS,
E P I G R A M M A T A .
23
MARCl MVSVRl CRETENSIS*
T
Empluttt erat iti Se&o, porriciebani ubi Ubamenta
Veneri fefiinantes quotannisi at arcum
Vafer Amor geftabai, iacularique gefiiens
Acute circumfpeBabat y amaramque contorfii fagittam
Mtfris in Sacerdoteni, properanfque inbaefit
Hepati Leandri, quum puellac praecordia fiatini
transfodiffet.
Vtrique autem Cupidinis eodem perculfi furore
Sui potiti funt, nuptiarumque confciam lucernani
Clandefiinarum pafuerei ferreum autem illafortita
Satguinem ,multivagis prodidit amantes proccllis,
Etros luce privavit ,privavit etiam lufibusVenereis.
E I V S D E M I N M V S A E V M.
Ettm praecordia invidia Deorum tetigit: nant
carminibus
aBavitfe confecutuni Mars praemia laborum *
Id ludiens indignatus efi, quod fua obumbraverunt opera
lenebrae fatis, Martifque non tulii iniuriani
Amor t
B 4
MuCS odendo fdegnofli, pefch' i fuoi
Fcti ingombrava folta nebbia , Amolre,
E'infolenza noti foffri di Marte.
A Mu(3) r »'««. Eruditifi. Maitttirius legs&dutn coniiciebar •$' «*?
wl S n ( , TCI Sn £ .
24
E P I G R A M M A T A .
Movffula $' evheMev . 8 5' o»c/»jY£e Toievvruv
Oispov uirodffyat Ta.f$eviq« KX^VKUS.
Alvstfffa ie ' [iiKpqffiv sTtsiijxs ffeXifoffffiv,
0"< okiyuis Tai£vv xeffi* *°tyw E"f«w.
A Mufeo comando . Egli il furore
Cantd di que' che coglier defiaro
Della virginitade il chiufo fiore .
Lodifi chi ftilld in poche carte
Cid ch' Amor fe con lue picciole mani.
AHMH TPIOY
AOYKATOY
K P H T O S.
K
At piyct ftutfbv , <cfffUKpbvp.tyx » r6o*e , us ht
UfX^xt , U/XVOT6AO«« 4>a7/3o« i&u*e povois.
5
Tlufjevos H'pw A«»vo*^« re , /3perot s-e^ flvrec , .
E<V( o*e «Jivaro* re/>4/<vooic ssreov» .
E< 8i) Mwffai&s T»C £/x' U/AV»J3"«<TO Jxv6vr»,
AvSUst rrfvttinv , eipfd {3i»o Tl»^cD,
( I ) Mutfyn». pi*fnliri». MS.
(») H«;ft» ( H>*. H'f« M f}>H! MS.
E P- i- Q. B, A M M A' T A .
i$
Mufaeoque mandavit. llle vero canebat amanttum
Furorem decerpendi virginitatis florem.
Laudetur ergo , parvis panxife paginis,
Quae parvis ludens manibus patravit Cupido.
DEMETRI
DVCATI
C R E T E N s i s:
T magnum aliquid , quod tamen parvum eft,
& parvum , quod camen magnum, non ita,
ut decet
Facere, poetis Pboebus dedit folis.
Virgo Hero & Leander, mortales ambo exfifientes,
Sunt immortales animum oblc8antibus verfibus.
Si vero Mufaeus aliquis me caneret morientem ,
Statim morerer, */ vitam fortirer.
E
I N
3
M V S A E V M,
Clamabat tumidis audax Leander in undis,
Parcite dum propero , mergite dum redeo.
In
(j) 1 feguenti Epigrammi fi leggono nelF edizioac di Mufto f»t«
paYGiuaii ia Fiieoie UDXIX. 8.
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£
* i 6 R A M M A 1'• A *
E<« Mourafov E'nr£<p<oy«
Eujxfora1 <J>/Aov t/b* '*'#'
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MutraSof <pMfievov «•£<*' vab TWCV vupy •
Itt Mufaeum Epitaphium.
Uumolpi carttm filium tenei Pbalericant folant
Mufaeum corruptunt corpore fub boc tutnuh
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MOT-
M O Y S A I O Y
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K A 0 ' H P Q KAI A E A N A P O N .
E
Ywe , $ect, Kfvtpiuv evifiecfTvoci Au%vov efuruv,
Kai vuyjov ithurv^at ^cthavaovSfuv vpevaiuv, .
Ka"t yctfiov {f^htoevT», rov y« Uev «Cp&irae WutZ ,
Kai Ztjzav K) A"@V5OV, OXJJ yipae hvvXfit
tffit.
Ntttfitev&t r£ Aedvdfov 6f*S K) hv-fcvov anovu,
$
AU%VQV avayyiXhovrst
StctKTofitiv A'<Ppo3'tTt}t,
H'fS« vvKTiyajioio yctf&osoAov ciyyeXiUTvp'
Avypov t 'iforot uyctApct * rov upetev alfifiot Zd)t- E'vvu%iov tf.ery eieSXov eiyetv et bpqyvfiv ciqfuv,
Kcti fiiv hxiKhfatitWftpoqoXov ct^fov i^uruv ,
10
V
O TTI ve/.sv ffiiviftfoe efUfutviuv oSvvxwv.
A'yyetitjv T' e<p6hcti;ev XKOI^TUV Vfievctiuv,
Tlph :;•.
DI MVSEO LE COSE D* ERO , E DI LEAXDTLO.
N
Arra, Dea, la lacerna di furtivi
Amori teftimonia, e '1 navigante
Notturno d' Imenei il mar paflahti,
E il buio maritnggio, cui non vide
L'Alba immortale i e Sefto, e Abido» dove
D* Ero il notturno maritaggio fue .
Notante in un, Leaodro odo , e Luccrna,
Interpecre di Venere lucerna,
- *
Ambafciatrice, e paraninfa d' Ero
Notturna fpofa; immagine d^more^ ~
Lu-
\
>;
v-i
MVSAEI
GRAMMATICI
DE HERONE ET LEANDRO
CARMEN.
D
Ic, Dea, occultorum teflem lychnum omtrum „
Et noSurnum mtatorem, nuptiarum cauffa per mart xeBum,
Et coitum tenebrofum, quem mn vidit immortalis
Aurora,
Et SeBum & Abydum , ubi nuptiae mSurnae
Herus» ( erant)
Natantemque Leandrum fimul & lycbnum audio , $
Lycbnum adnuntiantem nuntium Veneris,
Hertis no3e nubentis nuptias ornantem nuntium;
Lycbnum , laetabile amoris fignum : quemdebuit
aetberius Juppiter
NoSurnumpoS officium addere aBrorum confortio,
Ac ipfum adpellare pronubam fiellam amoris,
10
Quoniam erat edminifier amatoriarum folicitudinum: ,
Nuntiumque fervavit infomnium nuptiarum,
AnLucerna; cui dovea 1'erereo Giove
Appreflb Ia notturna imprefa» addurre
Air aflemblea univerfal degli aftri;
£ lei chiamar d' amor pronuba ftella;
Perocche fu fervenre a' guai d' amore,
E fida meflaggiera di veggbianti
Noasze, finche crudel vento iaimfcq
:•
Co'
30
M O Y S A I O X .
Jlph gaAfTop Tvoffrtv a^fievat «%5/>o» afrvp.
A'&' &ye, (tot ftlATOVT* fiixv fyiv&tth «Aeurij*
A\>XJ>v tfievw\Lhou>, £ aXXufteVwo AeavSptt.
j£
2if?bc «V »$ A*&v3ot ivavriov • \yyV$t T&VTU
Teirovit eirt T6AJJ« * E"p«« 3' avk ro^a rtraivuv ,
AVporlpjje vo^ieo-<riv tvet {(/yfaxc v oisov ,
H'1$eov pxifytt K) voiftiw * thvfft* J* etiiT&f
*UT«
Tfiefiett re Ahvioot 'e»v, <c rafiint
H'p» •
20
H* /xl» £*?ov fcVaje», 5 Jfe TroA/e^por A'$vfav,
A*fi<porifuv ToXiuv TepmaMitt ksiptc &ft$v •
VKBXOI «&jjA0fo~i. 2u $', etTore Keftt Teffaeie ,
Ai^ei pot rtvit Tdpyov, %TK TOTS %»stat H'fu
Vsaro ?^(t%vov 'tXfivva , K) ^ytfiivtve Aeatdfa .
25
&i£eo ) ' apxaiqc «Aojj^la TopOftov A'@u&ov,
"S.itiri TOV KKmiovra fiopov K) 'epwra At&vdpa.
A'AA& TO^SV Atiavtpot, AfivSibt iufiara vaiuv,
fVfit tt xijov fc<$e, T69O> J' £vl»V* 4 aurtjv ;
HcptlJ\
CoTaoi fiati fptrafle. Or via mentr'io
Canto , tu canta ancora in compagnia,
Vna fol fine, di lucerna eftinta,
Di Leandro perito. Sefto fono,
Ed Abido a rimpetto; preflb al mare
Cittadi fon vicine. Amor. tendendo
L' arco, una fola ad ambe le citwdt
Saetta trafle, ardendone un gargone,
E una donzella, 11 nome lor, Leandro
Amabil era, e la donzella, Brone.
Qaefta Sefto abicava, Abido quegli,
D ' ambi i caftelli, ambo ve&tofe ftelle , "
Somiglianti tra lor. Ta fe aai qutvV
Paf-
M V S A E V 8.
31
Antequem molefiumfiatibusflaret inimicus ventus.
Sed eia, mibi canenti unum concine finem
Lycbni exBinfti, & pereuntis Leandri,
\$
SeHus erat & Abydus e regione; frofe mare
Vicinae /unt urbes: Cupido autem , areum tendens,
Ambabus urbibus unam immifit fagittam,
Juvenem urens & virginem: nomen vero eorum
Suavifque Leander erat, & virgo Hero .
20
Haec quidem Se&um babitabat,ille vero oppidum
Abydi,
Ambarum urbium perpulcrae Sellae ambo ;
Similes interfi. 7» vero >fi quando iltac tranfieris,
Quaere mibi quamdam turrim , ubi qmndam Sc~
Bias Hero
Stabat lycbnum tenens,fr dux erat Leandro:
25
Quaere & antiquae marifonum fretum Abydi,
Adbuc flens mortem & amorem Leandri.
Verum unde Leander, Abydi domos babitans,
Herus in amorem venit, amore vero devinxit &
ipfam?
HEPaflerai, cerca a me.una tal torre,
V gia la Seftia Eron ftava tenendo
La lucerna, e facea fcorta a Leandro.
Cerca d' Abido vecchia il marin ftretto
Strepitofo. che ancor piange la morte,
E P amor di Leandro-. M» i« qual guifa
ln Abido Leandro dimorante,
P'Ero venne in amore, e d'amor tc|
An-
Jl
M O Y X A J O 2.
H*pu> ft^» £«p?eo*o*« , 3toTpe<ph aifia Aa^Sra ,
30
KOrpiJoe $» i«f«i« , yapvv ^' u3i3uKTot i5<ra,
nfyyov iVo Tpoyixw»» T«/IO: ysirovi vatefiaAoWjj>
A"W^IJ Kuxp« etvao-ea • eaoQfoe6v*i 3e it) albol
Ouo^Tor' kyfoy.svqo~i fie§uiiibt)Te yvvai^iv ,
OwJfc JCopov yaftevT* u,STqhv$ev SJAococ »}/3IJC,
35
Mw/xoy atevoitivti £ijAijf*ov« 9ri}Atirfp4eei)y *
Ka< y i p er' ayAafy tyXfoovk elst yvvaHes'
A'AA' a*«l KuSifetav <AoJO"JC0{«£yi A^poJ/nj*
IIoAAaict it) rbv E"p«r# Ta^yofietKe
Suqkuls,
JAifT(>} o~uv vfaviy (phoyeftjv TfQfuieea (papfrftfv.
40
A'AA' do*' a>; otXeeivs TVfiTveiovrae oi^ut .
Aij y&p KvTp«J/ij Txv3^(iiot *i*$ev eoprij ,
Tqv avk "Ztt^ov ciyoveiv A'3uvi$t K) Kujefeiy •
Hxvrv&it} 3' 'eereudov et ieppv ijfiaf UiSrat
O"rrot vaieraea-Kov ithi^epiuv eQvpa vfawv,
45
o;
Ancor medefma prefe ? Ero leggiadra ,
Che regal fangue generofo avea
Sortito, era di Venere, facrata
Miniftra, ed era delle nozze ignara.
Vna torre abitava a lei venuta
Da' fuoi maggiori, lungo al mar vicino,
Altra Vener reina; ma pel fenno,
E per la verecondia , non mat
Vfava colle femmine afiembrate,
r^e d* egual gioventu giva a leggiadrd
Ballo, l'invidiofo delle donne
Livor fchifando; che fulla beltade
Invide ibn le femmine, e gelofe.
Ma ognor propiziaada Citerea,
Pla-
M V S A E V $ .
HERO gratiofa, generoftm fanguinem fortita,
Veneris erat facerdos: nuptiarum vero expers exfiftens,
Turrim a parentibus (femoca) ad vicinumbabitabat mare,
.4
Altera Venus regina;'cattitate & pudore
Numquam congregatarum commercio eft ufa mulierum,
Neque tripudittm gratiofum adivit iuvenilis getatis ,
Livorem evitans invidum mulierum:
Nam ob pulcritudinem invidae funt feminae:
Sed femper Cytbeream placans Venerem,
Saepe etiatn Cupidinem conciliabat Ubamentis,
Matre cum caeleHiflammeamyemens pbaretram.
Sed neque fic evitavit ignitas ( eius ) fagittas.
lamque Venereum populare venitfefium,
Quod Setfi celebrant Adonidi & Veneri:
Catervatimque feSinabant ad/acrum diemire
Quotquot babitabant mari circumdatarum esttre'
tna infularumx
Bi
Placava anco \x Amor coTacrifici,
Colla madre celefte in un temendo
Della fiammea faretra . Ma per qoefto
Non ifcampo gli ftrai fuoco.fpiranti.
Venne la popolar fefta a Ciprigna,
Che fan per Sefto a Adone, e a Citerea.
In trnppa fi ftudiavano al facrato
Giorno venir , quanti abitavan mai
DeU'ilbIe i veftigi, cui il mar bagna;
C
Qae-
33
30
35.
40
45
34.
M 0 V Z A 1 o x.
Oi /x^v « £ ' Aiftpvine , oi i' ttvaMne *TO K&Tfv,
QuSe yvvvj rte 'eatfivev cv) TToMefiri Kvfyfuv
Ou Aifieivov Quoevrot cv) TTefdyevvt y^ofevuv t
Ov3t TtfiKuivuv rie eteiTero Ttjfiot eofTtie,
Ov Qfvyiqt vairtie , ov yeirpvpt etsot A'^v3ov,
OuH rie yftiuv <piApTUf$eyof vi yetf ettehoi
Alev haafTfaavTee, P'TIJ <p<£n« fatv eofrvie,
Ov rio-ov aJctv&Twv ctyiaev p-Tevhvci fonXlte,
0'<ro-ov otyeifpaivuv iiet ttetXXea TUfdevitt&uv .
H' fe M* **« «"JO" iTU%eTO TttffitvOt H'f«,
JJlttfattfyytiy %afieyrpt ctTuqfetTTvaa TforuTU,
Olet re leytkoTecfflot iTavri^hovffa ftAtfvti.
A"*fu St %iev&v <poiviep~eTo JtuxA* Tapeidv,
fl'« fhSev c* KaXvituv dtSvaoKfooy ' >i r&y/t
<Puiyfi,
Tffie e* fiekiterfft fiSuv teiftuva Quvtivui.
ILfoiliv yctf uebiuv tfvSuivtro* vio-foaiviie Se
Ka)
Qaeftt d* Emonia, e que'dalla marina
•Cipro ; ne donna alcuna di Citera
Nelle citta ritnafe; non colui,
Che nelFale del Libano odorato,
Carole intreccia, o abitator di Frigia;
Non cittadin della vicina Abido;
Ne alcun garzone di fanciulle vago;
Che quefti fempre in quella parte andando»
Ov' e di fefta , antica fama, e grido ,
S'affrettano non tanto a celebrare
Degl' immortali i facrifici, quanto
Per !e belta delle adunatc vergini •
F«l tempio dclla Dea la vergin Ero
Se'n
50
$$
60
MvSAEVS.
J£
Hi quidem ab Haentonia » bi vera tnarina. e Cypro.
Neque mttlier ulia remanfit in oppidis Cytherorum,
Non Libani odoriferi infummitatibus faltans.
Neque actolarum quifquam deetat tuncfeifo,
Non Phrygiae incola , non vicinae civis Mydi, 50
Neque ullus iuvenum amator virginum: certe
enim illi
Semper fecuti,' ubifama e& feHi,
Non tantum immortalium (deorum ) adferre fe»
flindnt facrificia,
Quantum congregatarttm ob pulcritudinem vir-,
ginum.
Verum Deae per aedem inceffit virgo Hero » $$
Splendorem gratiofa emittens facie,
Qualis alba genas exoriens luna.
Summi vero nivearum rubebant circuli genarum,
Vt rofa ex thecis bkolor: cerfe diceres ,
Herus in membris rofarum pratum adparere.
60
Colore enim membrorum rubebat: euntis vero
Etiam
Se'n gia, dal vifo uno fplendor leggiadro
Sfolgorando, qual luna che con bianca
Guancia ne fpunti; e deile nivee gote
Gli eftremi giri roffeggiavan, quale
Di color doppio, fpicciolata rofa .
Certo averefti detto, nelle membra
D' Ero on giardino comparir di rofe;
Che il color delle tnembra era incarnato.
C x
E mentr'
36
M o r u i o t ,
X.ai poSst hevKo^iruvot usrb trQvgct X&fwrtTo Kt/pyt,
IToA/U) S* c* /xeAewv £«/<rec flov. Ot Se rethaiol
TpeTc X&ftras tyeteavTo Te^i/x^ttf • e/c <)! r<« H'p3e
Cp&aA/xbc yehouv eKctrov"XpfWea-atrefltfA**,
65
AVpexeW itpstav IT&%M evpxTo KUT£<C .
, ri"c i) fie», T«f< Totoby eLftsefoara ywsttn&v,
•KfiiTfiSos ifnretfBt, veq Siepativero KCvpit.
&UO~UTO 3' q&eW anrakat (ppivue • oi)3i rte ivSf&v
Hfev, U oii fieveaivev fyetv bpioSifiviov H'pu .
70
fi* 0*' jipx kahhijepie^hov 'irn xarat vtjbv «Agro,
EWofteyoir vlov elfce, <c o'/xfA«ra» , 1$ <4>fiv<xc ctvSf&v.
%etl Ttt Iv iii$eoi<riv e^aOfieto-e, x) ?>«ro ftufiov *
Ka) ^r&fTvfi eTf^tjv, AxKeSai(tovot 'tSpaxov «<?v,
iH^i /xo^ov i£ <Se^ov A«ouoftev ayhai&uv
7$
*£oinv S' oi/Vu O T « T « yfyv, ueoVjji' ^', «TdsAjjy re.
K«>
£ mentr'ella n'andava in bianca vefta,
Delia giovine fotto a i pie le rofe
Splendeano, e dalle membra ivan fcorrendo
iVIolte le grazie. Tre efler gli aotichi
Le Grazie mentiro. Vn folo d'Ero
Occhio ridente centoGrazie ayea.
Sacerdotefla in ver degna di lei
Trovd Ciprigna. Gosl quefta , aflai.
Superando le femmine in valore ,
Sacrificante di Ciprigna, nuova
Traluceva Ciprigna. Dei garzoni
Le tenerelle menti invefti a pieno ;
, Ne alcun degli uomin era, il qual non brama
D'aver tenefle per conforte Erone.
Or Ia 'ye per Io nobil vago tempio
P
.. ,
Va>
M T S A E V S.'
37
£//#» ro/iff candidam indutae tunicam fub ialis
fplendebant puellae,
Multae vero ex membris Gratiae fiuebant .Antiqui autem
Tres Gratias mentiti funt efie: alteruter vero
Herus
Oculus ridens centum Gratiis pullulabat*
6$
Vrofefto facerdotem dignam nofta erat Vehus.
Sic ea quidem, plurimum antecellens feminas,
Venerit facerdos , nova adparebat Venus.
Subiit autem iuvenum teneras mentes; neque ullus vir
Erat, qui non cuperet babere coniugem Hero .
7*
llla autem bene fundatam quacumque per ae*
dem vagabatur >
Sequentem mentem babebat, & oculos, & corda virorum.
Atque aliquis inter tuvenes admiratus eB ,
( e a m ) & dixit verbum:
Et Spartam acccjji, Locedaemonis vidi urbem,
Vbi laborem & certamen audimus pulcritudinum: 7$
Talem autem nondum vidi puellam, iam praeBanti corpore $ tamque ieneram >
for\
Vagando giva > avea la mente dietfo,
E degli uomini gli occhi, e gl' inteUetti $
E tra i garzoni alcun lodolla, e difle?
Pur ftetti a Sparta, e Lacedemon vidi,
Ove udias» di bellezze eflltr battagliaTal mai non fcorfi, « maefttffe, t «ener#v
C)
Epet
}$
M o r t i i o i .
x
K*i r»x KwVfwe '«X« Xaeirw» f«ia» irtarefWfo».
naTr«<»ui» eftSytja-», *Sfov 3' vft elfov «TWTije.
AUTIKCI Ttjvxiw. Aejgew» «T//3*JfM»o« H^St.
OUK &» syh KAT' O^Vftvov etyiftei fw §eht that,
80
H'pfripiiv T9.fk%-oiTiv '«^w» h\ J«[*i*<ri» H'p«.
E< 3i [tot ovx, tltioiKt Ttqv Ufsixv kpkfseiv,
Toinv jtoi, Kv^ifei» , viqv irctfouoirtv or&oratt.
To7a f*i» JjV^wi' ri« iQuvesv ii&ofov <&'AAo«
E"Axo« UTOJCAITTW» lT«f«jj»«To x«AAeV x6p»je.
85
AinoTa&c AeiavaV» wb 3', ut J'()« euxAia «£pi|»»
Ou« H3*cAf« xpy^wff^ KetrxTpu^tiv (pp^v* Kivrfoit,
A'AA« TUfttveusoist Sctfteit &36KYITOV oi^ott,
• »
Ou* '^£A£« ^wft» TfpotaAAeoc Sftfttfot H'pSt.
Vvv CleQccfuv 3' aKTttriv ki%ero vrvptros epvruv,
90
K«i KpctSiq xa.pha.^ev uviKYjti irvfot cpftij .
KaAAoe yi/)'T€fiTi;?ff» «f*w/*»jroio yvv»mot
0'tfE per ventura Venere la tiene
Per aaa delle fue Grazie minori.
Mirahdo, ftanco, ma non fazio venni.
Tofto io mora, falito il letto d' Ero.
Non oeiFOIimpo io bramo efTer poi Dio»
Noftra moglie tefteado in cafa Erone.
Che fe non lice a me la tua miniftra
Toccare; tale a me , o Citerea,
Giovane moglie danft»Tati- cofe '
Quinci un gar^On dicea; un altrO quindi
La ferita celando:, venia, folle
Fer la belta della /anciulla . Povero
Leandro, tofto che tu riaiirafti
La giovio, n»i v*lfftjcoa ocwlii
t: •
> .'-
Sti-
M V J I E V I ,
$9
Forte Venus habci Gratiarum unam iuvenum*
lnuendo iefeffUs fum, fatietatem aittem non in~
veni ai/picienii.
Illho mofiaf, cubile ubi confceriieritrt Herus.
No% ego in caelo cupio Deus ejft,
8d
Noftfam uxorem babeni iomi Hero.
Si autem mihi noti licet tuam facerdoicni contreciare,
Talem mibi, Cytberca i puellam uxorem pfaebeas.
Talia quiierti iuvenum quis locutus efl: aliunic*
( vero ) alius
Vulnus celatts infanivii pu/cfiiudine putllae.
8£
Gravia pajfe Leandef, tu autem, ut viiiSi
inclytam puellim,
Nolebas occu/tis confumere meniem ftimulisi
Sed arientibuS iomitus inopinaio fagitiis
Nokbas vivere perpu/crae expers HefuS.
Cum oculorum vefo rodiis cfefcebaifax amofum» $&
Et tof (ei)fervebat
invi&i ignis impetu.
Pu/tritudo enim celebfis emendatae formae mu/iefis
Acu~
Stunoli confuraare l' intellettd ;
Ma fuori d'ogni credere, dotnatd
Dalle faette, che rcfpiran fuoco ,
Vivere non volefti feriza avere
Parte in goder della bellifsim'Ero. •
Delle palpebre in uri co'rai crefceva
II fuoco degli nmori, e '1 cuor bolliva
Dell'invincibil fuoco per la vaga.
Che bellezza famofa d'una donna,
Che taccia in fen noa i , ella a f ntoml*
C4
P>e-
40
MoYTAlOZt
0'ZuTefov (tsfiTecei Titet Trefoevrot oiyS*
O'ffiu*pot a' iSot ew • CLT o0ct*tkoh PoluUV
E"A*oc oki&uivet , <c eTl tpfivat avSfbt bfcvet.
9>
Efoe Si piv r6r«: Sapfiot, aictiSelti, r^6f*o«, atSwg.
E*Tfffie ftcv KfttSiq , ulSut 3i /*<» e\%ev aluvut.
&u[if&ee 3 elSot cifiqov • 'tfut 3' itTevfoipirev tttSu.
QafGttkiut 3' {IT 'ifUTOt avaiSeiKv kyetTa^uv,
lVfijj.ii Toffffh Zfiaive, K) uvriof HqetTO xtffgc.
1°°
Ao$ct 3' sTiTTtvuv Sotefttt ehiht^ev «TUTUt,
Ueufiartv u<p$6yyourt TafctT*a£uv Qfhct Kttfnt.
AUTVI $', ut Zvviwe Tcftov SohoevTu AeavSfu,
'X.ctt^ev J T ' ayAuiifirtv • cv fouyjy 3"e K) stvrit
TIofaaKit iiiefaviTuv eiiv aTittfvtyev OTUTVJV,
loj
Nevpci<?t AuSfiSioiffiv vTuyyekiuffct Ae&vSfU ,
Kai T&KIV ttvriitAivev* O' 3' hSobi hfibv tctvfy,
0"rri TSSOV ^vvitttte, K) OUK aTeceiraro Kovf».
0"<pf *
Rrefta ed acuta e piu d' alato ftrale.
L' bcchio e la via, e dall' occhiate piaga
Sdrucciola, e al cuor dell'uomo ne viaggia;
Stupof e , ardire, tremito, roflbre
II prefe ailor: tremava il cuor*. roflbre
D' efTer co!to, e convinto ne '1 tenea;
Stupivafi dell'ottimo fembiante;
E 1'amore apportavane il roflore.
E francamente daIl'amor 1'ardire
,
Approvando , co' pie dolce ne gio ,
E fi fermo dinanzi alla donzella;
E a traverfo guardando rigirava
':,,/
Le dolofe pupille , in inuti cenni
La mente difviando alla fanciulla. ,
Ma efla, come intefe di Leandro
j
II
M V S A E V S .
41
Acutior bominibus eB veloci fagitta;
Oculus vero via efi; ab oculi tBibus
Vulnus delabitur, & in corda viri dejcendit.
95
Cepit autem ipfum tune Bupor , impudentia , trcmor, puder;
Tremuit quidem ( i p f i ) cor, pudor vero ipfum
tenebat captum efie.
ObBupuit vero pulcritudine optima i amor vera
adem.it ( ipfi ) pudorem.
Auda&er autem ob amorem impudentiam adfeffans
Tacite pedibus incedebat, & e regiont confi0tbat. t ° *
virginis,
Oblique vero intuens dolofos torquebat oeulos,
Nutibus mutis in errorem inducens mentem puellae.
Jpfa vero , utfenfit amorem dolofum Leandri,
Gavifa efi fuam ob pukritudinem ; tacite vero &
ipfa Saepe gratamfuam oeculuit faciem,
*05
Hutibus occultis Jigna amoris praenuntia dans
Leandro,
Et rurfus ex advetfo ipfi inntiit, ilfe vero intus
animo gaudebat,
Quod amorem fenferit, & non renuerit puella.
Dutn
II dolofo defio, delle bellezze
Gode; e fovente in pace auch'efla afftpfe
L'amorofa fua vifta cbn furtivi
Cenni fabavvifandolo a Leandro,
E di nnovo a rimpetto 1' inchiqava ;
E quegli ne godea deptro nell'anima,
Che la giovin l' amor comprefa avefle.
'
" *ft
'.
41
M o r t A I O t.
ti*<Pfct fih «v Aeiavipot lii^ero Xa^fio* Spijv,
Qiyyot iva^eiXaru *atv)iev it ivrtv Wht,
UO
E'« ref&rift y aviQaivt fyMritiot EWfpot «<?»fp <
Avrap 8 Qxp&aleos psreKiafev syytfi xoupqe ,
il't 'i3e KVXvorsrXov ir&furKovrav 6/xijgAijv,
tffijla fih JMfiwv pofottMa }&KTi)Xa JtofJpijf,
Hvrriftv i^ova^ev aSirparov • vi 91 rmrj,
115
0/4 te %m\Li*n, pblAjv i%irrare fatfft.
Cl'e $' if*rv)t eviitre %aXi$pova veufiara novpyjt,
GecpraXiut rak&M roXvaaiditXov 'iXits ftiruva,
^ryar» rtji^tfToe ttyttv er) ictfoea vv&.
0'KvaXioK Ss riSsrnv etpirrtTo ratfivot H'(u,
t*°
OJa ref a* ejeAwo*« , roiifv o' avtvetKaro <pv*v)v t
eqXvTifoit irierrtv ireiXtinr* AeMff •
Stlve , r/ fiapyaivti!; ri f»e, torpofe , retfit»»*
%h*stt \
A"ttij» asvfo KiXsvjov * eybv 3' oiriXstrs yjT&vet t
Mjjvn» sftvv iristre roXvnte&vuv ysvsrvjfuv .
i *S
Ne '1ributtafle.Ot mentre che Leandro
Cercava una furtiva ora, difcefe
La luce, ritirando a occafo U die,
Ed oltre V aftro d* ombra fonda forfe
Efpero; ed egli con ardir portofli
Alla donzella, allor che faltar vide
Sufo la notte coii ceruleo manto,
Dolce premendo le rofate dita
Della giovin, dal fondo fofpirav*
Senza mifura. Ella-in filenzio, conie
Crucciata, ritenea h roan rofata.
Quando fcorfe ci gl'innamorati cenmv'
:
Cfce
M V S A E V S .
4]
Dum igitur Leander quaerebat occu/tam boram •
Lucem contrabens defcendit ad oecafum fol,
E regione autem adparuit umbrofa Hefperus Sclla.
Sed ipfe audaBer adiiat prope puellam,
Vt vidit atratas infurgentes tenebras,
Tacite quidem firingens rofeos digitot puellae,
E.v imo fufpiraiat vebementer: illa verofilentia ,
Tamquam irafcens , rofeam retraxit manum.
Vt vero amatae fenfit remiffos nutus puellae,
Audaftcr manu arttficiofavt traxit vefiet/i,
Vltima veneravdi ducens ad penctralia templi.
Pigris autem pedtius fequebatur virgo Hcro,
Tamquam nolens, talemque emifit vocem,
Femineis verbis tttinans Lcandro :
Htfpes, quid infanis ? quid me, infeltx $ vitginem trahis?
Alia ito via, meamque dimitte veHem.
lram meorum evita (cime ) locupletum parentum •
Ve>
Che '1 fenno tolgon, della vaga giovine,
Arditamence xolla maoo trafle
La ricamata vefta , conducendola
Del tempio negli eftremi nafcondigli.
Feritofa co* pie feguia la vergtne
Ero, qual non voiente; e in quefti accenet
Proruppe, con femminee paroie
Riprendendo Leandro: Fofeftiera,
Cbe vaneggi ? perche me , fciagurato *
Fanciulla traggi? fegui altro cammino,
E la mia vefte lafcia: de* miei ricchi
Geoitori allo fdegna ta rinunau/
Della
110
11 $
I xo
115
44
M O Y Z A I O S .
KvTftSoe a trtt hiKe &ify iifetav atpktrsetv'
TlapJsviKfa er) XUrpov Uftyyavbv e$tv Uitfat,
To7« fiiv faeifairev , toiKora TapSeviK^triv .
©>jAf<)}« Jfe AiavtJpos evsi Kbvev oiqpov aTeiMit,
E"yvw retfofiivwv trK\f.vi'ia rapJevtKauv .
130
K«« y«p bV vitfiomv aTeiXeiwi yuyrfKK *
KVTptdiuv oapuv avrayyekoi etnv uTeiXai.
XIufJeviKfy i' evoSfiov e$%foov avyjva KUcras
Tolov ftv^ov 'ittre , TOJU j3ej3oAijfA£yoe olsftp'
KVTft Qihvi fieTa KvTftv, A'$n*aiti fier' A'$ijyi}y, 13$
Ow fap erixfiovii/fiv ?<ntv KaXiu <re yvvat$lv ,
A'"ftJi tre JuyaTipero-i Atoc Kpoviuvot HcrKv .
0*A|3<o; , 0« 0-' eQurevtre , K) oA/3/if, tj rine , ptfrifp.
r«?ijp, >j 0*' f A ^ « u « , (laKxpTaTYj. «AAtf A<r««y
H'ft£rifc#r i-r&Kue , T$H 3' olKTetpov uv&yK*p .
I40
KuTftfot ut iipeta, (urif%eo KvTpiios 'ipya .
Della Cipfigna Dea a te non lice
Toccar la facerdote; non v' a modo
Di verginella d' arrivare al letto.
Tai fea minacce, quai confanfi a vergint.
Della bravata femminiie or quando
Vdl il furor Leandro, i fegni fcorfe'
Di perfuafe giovani, cbe quando
I garzoni minaeciano le donne ,
Di pratiche Cipridie fon meflaggi
Spontanei le tninacce , e le bravate *
Iid il ben colorito, ed odorato
Collo baciando della giovinetta,
Ditfe colpito dal furor d' amore:
Venere cara appreflb Veaer, Palladc
Do-
M T S A I T S .
45
Veneris non te decet deae facerdotem fillicitare >
Virginis ad leftum difficile est perventre.
Talia minata efi, convenientia virginibus.
Feminearum autem Leander ubi audivit furorem
minarum,
Senjit perfuafarum figna virginum.
13°
Etenim quum iuvenibus minantur feminae ,
Venereorum confuetudinum nuntiae funt minae.
Virginis autem bene olentem bonique coloris cervicem ofculatus
Tale verbum ait, amoris i3us furore t
Venus cara poff Venerem, Minerva poft Mincr- 13$
vam,
Non enim terreffribus aequalem voco te mulieribus,
6'ed te filiabus lovis Saturnii adfimilo.
Beatus, qui te genuit, & beata, quae peperit ,
mater,
Venter, qui te enixus efi, beatiffimus. Sedpreces
No&ras exaudi, amorifque miferere necejfitatis. 140
Veneris m facerdos , exerce Veneris opera .
Huc
Dopo Pallade; ch' io te 000 eguale
Appello pitt alie femmine morcali,
Ma di Giove alle figlir io t' afstmigtio;
Beato quei, che ti piantd.* beata
La madre • che ti partorio: il ventre '
11 qual ti jconcepette, beatiifimo.
Ora le preci noftre efaudifci,
Compatifci la forza del defio.
Come facra di Venere miniftra,
Efercita di Ventre gU affari,
Vien
46*
M o v r A i o t .
Aewo* *8*, itvsirfaevt y«f«}Aia Jecpit &e*«v«c.
Uafhhov VK IvioiKtv {aroifforttv A^foJirjj ,
n*p&ev***7e « KUTJMC i*^er«i. H*v^ 5' fteXfait
145
e/«v,
So» V «*^>iv (*e *o>$e , *) ,fiv e^Ayc, T«»«»O«T»JV ,
T&v rot E*p«*c iiypew<rev htt fieXhctt Ktxfaat •
n'« }f*ruv H>KAij* Jooc XPw<r^PaT'« EVi»*i<
15°
eijreueiv l»o><£ev f «pJaviijv TO** viifi^ijv.
2ol ^ fte KwTfic irefATe, *) ow «ropoc jjy«yevE>iJc.
n*i8lv«c S a-e AdAu&e* «T* A>«J*V A'T«A«VT») .
H" Tpre Me«Aav(»voc tfar<r«\hivov (puyev euvfcv,
Haojevfoc aklyovra • xo**><r*f**vDC '' A'«?^/rijc,
155
Tov T*>OC ouft eT6ft«ffev, c#> Kf«hif &/JTO T*<T0.
I&tteo K. <rfc, «?<Au, {A^| KVTC.JI |*gv<v eye«'p0C
flac
Vien qul, e della Dea 1e maritali
Miftiche leggi, per fuo eulto, offerva.
Vergio non lice a Venere fervire;
Di verginelle Venere non gode.
Che fe vorrai lc legg» della Dea
Amorofe, e Ie fide cerirmmie
Iraparare , e i fegreti fuoi mifteri;
Ewj lo fppfalizio, ed ewi il letto •
Che fe ttt ami Citerea, la dolce
Ama d' amore" careeievol tegge,
Tiemmi per feivo , e fe tu vuot, per fpofo,
Cai predd a te Cuptdo co'fuoi ftrali.
Come Ercole 1'ardito, il vergadoro
Dio Mercurio mend ad efTer fervo
Air Iardtoia Ninfa ; cosl Ventre
Man-
M V S A E V S ,
47
Huc aies, initiare nuptialibus legibus Deae.
Virginem non decet miniSrare Veneri,
Virginibus Venus non gaudet. Si vero volueris
Infiituta Deae amabitia, & caerimonias fidas 145
( veras ) fcire,
Sunt nuptiae & lccTt. Tu autem, fi amas Venerem,
Mulcentium mentem amafuavem lcgcm amorum,
Tuumque fervum (tibi fuppliqem) mc accipc,
&, fi velis, coniugem,
Quem tibi Cupido venatus efi, fuifque fagittis
adfecutus;
Sicut audacem Herculem celer auream gcBant 15»
virgam Mercurius
Servitum duxit Iardaniam ad puellam»
Tibi vero me Venus mifit, & non fapiens addw
xit Mercurius.
Virgo non te latet ab Arcadia Atalanta;
Quae olim Milanionis amantis fugit le&um,
Virginitatem curans ; irata autem Venere,
155
Quem prius non amavit, ( eum ) in corde pofuit
toto.
Perfuadere& tu, cara, ne Veneri iram cxcites.
Sic
Mandommi a te , e oon Mercorio il favio.
Atalaota la vergine <T Arcadia
Non t' e afcofa, che gia fugginne il letto
' Dell' amante di lei Milanione,
Virginita guardando; ma fdegnata
Venere,quel che pria non -avea amato,
EUa nel cuore fuo tutto to poie.
Cedi ,cara, anco ta, ne (degnar Vcncre.
4&
M-0YZA1O2.
Sfe strhv, rafiretrtv ivcuvou,&vqt (pfiva x-vptjc,
Qvfiov hvTOTSKOttri ra^arh&y^at cv\ (ivSais.
UetfievtKti 9' &<p$oyyos Irl xfliv» r^ev OTWTIJV,
Atidii ifvMurav vwoKhirTovTet T«p£iij'v •
Ket) j(#ovbe 'e£eev «xpov UT' 'ij(ve7iv, aiSou,svti Se
UO>\XK(S &u>p' wjioKrtv tov %vviefy$ ftiTtSv» .
ne*JSc yctf r&Se r&vrx rfo&yyeh» . n«pJewxijc St
Uubofihtjt ror) AIKTOOV uT^fl-^eo-fc i<*t cr<»T>j.
H"<fy K) yhvKtiriKfov iSi^XTo xlvrpov ifuruv,
QiflteTo de KfaSiviv yKvKSfu rvft rafUvos H'fw,
Ka&e< o*' ifiepoevTof «v«TTo»»jro At&vSft/.
0'<Pf» (tev , HV rori ydiav ?^ev vevurav OTMTIJV ,
Tiopf» Se (c AefavJpoc Ifuu.xviee-trt rfotrurois
Oi x£jAev elo-ofiiav arxXo^foov au^eVa Ktfpnc.
0'vf/e <)i Au^vJoin yAuxepqv hveveiKxro ^wvijv,
A<Sl dicendo , piegfi della negante '
Fanciutla i'intelletco, difviando
L'alma con voci partorenti amore.
La Vergin muta nccd il vifo in terra,
Guancia afcondendp per roflor vermiglia:
E del fuolo radeva colle piante
L'eftrcmita, e vergognando, fpeflb
Rttirava fu gU omeri la vefte.
Che tutte quefte cofe fon meiTaggi
Della perfuallone s e della giovine
Ch* e petfuafa al letto, e il filenzio
PromeiTav e gia accogliea il dolce amaro
Stimolo deiramore, ed ifcaldavafi
Di dolce foco il cor la vergin Ero,
E ftupida cadea alla beicade
f
Del
\6O
\6$
170
M v s A E v s.
•
49
Sic fatus tperfuadendo fiexit recufantis montem
pucUae »
.
Animum ( e i u s ) amorem parientibus errare faciens verbis.
I
Virgoque tacita in terram defixit oculos,
\6o
Pudore rubefaSlam abfcondens genam;
Et terrae radebat fummum fubtet veftigia, pu1 dibunda autem
. .
Saepe circa bumeros fuam cantraxit veBcmt
.-.
Perfuafionis enim baec omnia praenuntia .Virginis enim ( certe )
Perfuafae ad leSum promijfio eft filentturn .
10*5,
lam&Juavamarumfufceperatftfmulumamorum»
Vrebatur autem cor dulci igne virgo Hgro ,
Pulcritudineque fuams fiupefcebat Leandri.
Qjuando tgitur ( illa) in terram babebat inclinatos oculos,
.Tum & Leanderamore furente vulttt
170
Non defatigabatur fpeftanfo teneram cervicem
virgints.
Tandem autem Leandro fuavtm ( hanc ) emifit
vocem, (Hejro)
Vcrei
.
.
.
.
Del piacevole amabile Leandro.
Finche dunque alla terra ella cenea
L' ofcurita chinata; in quel, Leandro
Con fmaniante ctall* amore afpetto ,
Non fi ftancaya contemplando il collo
Della giovin, di morbido colore .
Dolce motco alla fip difle a Leandro,
•„:•}
D
'
V»
5PM o U A i o t .
JitoSetoyfov'ifevfa bTotsattyra rporurv *
Stlve , reolt iTitrrt r&%' etv i$ Terfov pfivatt.
Titwe TototTAavitt* iriuv iaidulje iwAetfDtff,
175
Q'i fiot. rit r* inifttrrev i(ti)v it Turfiia yctlav;
TOJOT* 3e TU»TU pkrvp i<p$iy$uo . FISc yitf «Aijfyf
Stlvot iwv, )$ «TVfot, iyujl Qihbrnrt //«yeiijc;
A'p$uSov i Svv&pe&n yuftoit irioirt TeXurrat'
©u tu( ipole roxlerrtv iTt&uoev • cv ? ^e/tyVpc
\ 8p
fl'{ %t1voe TohvQotroi iftifv it Tarfii» (tiftvetv >
©u iivarui rnorSerrav v5rox<Mxr«.v A'<Ppodirnv.
T*\£rru yitf avJpuTvv (piAoxfy roftoc •'<#dt rtur%
^fyov, oTtp rthiet Tit,iv\ Tfthiotriv uxQet.
"Bire it, (Xr) *tp(i^ift, rtov Htvopa, K} rio T&Tpvtv •
185
pO y£» «f*6» re tSiXvfrev *tytoiJ'faopuxAurov H^W .
Iluoyof t)' upfytfio'yrot J/xif ^ 0 « ty#vof*rjx»jc,
fif
Vn liquido roflbr di verecpndia
} Dalla faccia ftilbndo: Foreftiero,
Colle tue voci forfe anco una pietra
liftoverefti; cni mai di varie voci
Infegnotti i rigiri» ed i fentieri?
Ohime ! cht ti portji nella mia patria ?
Or tutte quefte cofe ai dette indarno .
ferqcche, come mai tu vagabondo
Foreftiero, ed infido, neHa roia
Amifta mifchieraiti ? tn palefe
Vfar noi non poffiam le fante nozze;
Che non piace a' miei padri; e fe voleffi
Qual fbreftier che in motte parti vanne,
Starti nella mia patria. non puoi
Afconder la furtiva ofcurt Venere, ~
Cht
M V S A E V S .
51
Verecundiae madidum ruborem ftillans afatie;
Hofpes , tuis verbis farfan & cautem tnovcas.
Quis te falientium verborum docuit vias"i
175
tieu mibi! quis te duxi.t meam in patriam terram ?
Haec tamen omnia frufira locutus es; quomoda
enim, vagus
Hofpes quum fis, & ignotus, meot amori mifcea~
ris?
Valam non pojfumus nuptiis legitimis iungi;
Hon enim meis parentibus ( i d ) placuit. Si au- 189
tem voles
Vt bofpes vagabundus mea in patria manere,
Non potes tenebrofam celare Venerem,
langua enim bominum amans conviciorum: & i»
filentio ( c l a m )
Opus , quod perficit aliquis, in triviis audit.
Dic vero,ne celes, tuum nomen, & tuam pa- 185
triam.
Non enim meum te latet: mibi nomen inclytum
Hero.
Turris autem circumfona mea domus praealta,
ln
Che tnordace e degli aomioi Ia lingaa,
E vaga di dir mal: cid che in filenzio
Vno oprd, per le ftrade poi I' afcolra.
Di, non celare, il nome tuo, ia tua
Patria, che'l mio non t'e celato; il nome
Con cui mi chiamo, e Ero; la folenne
Torre e la mia naagion, che tocca il cielo;
D 2
Ove
r
$1
M G Y £ A I 0 S.
pl hi vousTcitttct cuv afipiT&Au rtn) n&vif
2if<ri«;Joc Tfo ro^tfot iiTff
fiabvKiiu-ovut
'oxfictt
Tfirevet TSVTOV 'i%w, svyspalt fivMfVt reKtfwv .
ipp
Ov3i fiot eyylit 'ictortv ifttjXtKSt, &3e ypftlai
lVftivv Tdfiaviv' etsi & , ecvet vxjiKret K) H'W ,
E*£ etXet wtv.S<pwvot iTtfifiu.it Jiucfiv fixtf.
Q?t Qctftivvi podiqv i>TQ <pif(i Kfurre Tttfstifv,
JL"lATa*tv eti&ofiivt), r<perifott 3' iTfftift<peTo fivQott , ip^
AeiavSpot 3e , ro8ou fitfioKviftivot b£i'i Kivrfw,
QfiuleTo , Tut Ktv B"fO)Tot cteQteotetev ctySivx .
Afvfycs yup aloXSfitfTit E"pwt fiehiewi Setftet^et,
X«i TeeAtv etvifot 'ikKot ccKi<r<reT«t • oltri 3' ctvettrsei
Auroc i Tav3aftetrwp , fivhqtySfot i$\, fiforolatv .
*og
Avroe K) TafoiovTi TOTS xpaio-pticrs Aeetv3fw.
Q'4/£ 3' xhaqfoat TolUft-iiXfivev hveirs ftvjov'
TlapSivs, crbv ©V 'ifwra *) ciypiov el3fta Tspfaw.
&
Ove con un'ancella dimorando
Sola, davanti alla citta di Sefto
Sopra le rive da profondi fiotti
Sattatevd il mar vicino, per volere
Odiofo de' padri; ne a me preflb
Son genti della ftefla eta, ne danze
Son di garzoni; e fempre notte, e giorno
Frerae agli orecchi fuon di mar ventofo.
Cosl dicendo, la rofata guancia
Sotto '1 vel nafcondeas rivergognandofi;
E fi doleva colle fne parole .
Ma Leandro ferito dall' acuto
Stimolo del defio, feco penfava
Come d'araor F imprcfa egli fornifle.
'
Che
M v s A E v s.
531
Jh qua babitans cum ancilla quadam fold
Sefiienfem ante urbem^fuper ( ad ) profuitdas
undas babentia litora
Vicinum pontum babeo, invifis eonfiliis parentUm. lpo
Neque me prope funt coaetaneae , neque choreae
luvcnum ad/unt; fcd femper , noffu & interdiu,
Ex mari ventofo infonat auribus fonitus *
Sic fata, rofeam fub vefie celabat genanti
Rurfus pudefaBo, fuaque increpabat diSa .
Ip5
Leander autem, amoris percufius acuto fiimulo,
Cogitabat, quomodo Atttoris certaret certamen.
Virum enim varius confiliis Amorfagittis domat,
Etiam rurfus viri vuhteri medetur; quibufqut
dominatur
Ipfe omniuni domitor,• iis etiam eonfulit, bomi- 200
nibus .
Ipfe etiam amanti tunc auxiliaius eS Leandro.
Tandemque ingemens foiers dixit verbumz
Virgo, tuum propter amorem etiam afperam un~
dam trinfibo •
Effi
Che l'uom, Cupido ch' a fcaltrito fenno^
Doma colle faette, e poi di nuovo .
Ei medica dell' uomo la ferita;
Ed ei medefmo, domator di tutti,
Configlier e a'mortali, a'quali impera.
Ei medefmo anco allor giovd a Leandra
Amante;e tapinandofi alla fine
Di fottil maeftria parola difle::
Fanciulla, per tuo amore , anco il cradela'
-Mar paficro, s*ancotVq)uu*e a iiioco,
>..'•'.
D *
EV
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M O Y t A 1 o t.
E< Tt/oi *ctQXi%otTo , K) uTtoov'iovtTKt
vikf .
Ou TCO/*&» /3*/>y £euf*«, reijy fterctve6fievot euviit,
20 j
Oi) (&f6[tot q-xyevTCt (ixfoyteroto
bxkxvrnt.
A'&' diei «arie yy«r* QoftOpsvot tiyfbt «ieo<r«j«
N^oftai E*AA»jo-To>ro» iyiffoov * « £ i(ica&*y y a »
A'vrix ctlo TOAIJOC 'ej^w TroAfe^poy A'|3y£ou .
M 5 w iftoi eVa Au^voy <XT' i}A*J3<£rot; o^o Tu«ya
210
E'« vtf&Tvfi thciQcuve Kxrk Ktipxt' oQfei votjorac
E*o-o-o/*ai 6AK*C E*»«Bro«, 'e^wy «-IStey wre*** A ^ r o y *
Kcti fiiv &TiTTe6wv VK tyoptu Suvra Bac&Tijy,
Ou dfdurui' tffimx, K) <2|9pojCoy 6A»ov A'ft£€tjc*
Xletr^iiot kvrithfoio Tort y AUKUV % » y Uoifitiv .
215
A'AA&, CpfAij, Tf<puA«|o finfvrveiovTCtt xyrxt,
Mif /vuy xToe$lscuti,
K) xurUx Jvftbv eAictnt,
A0x,vov, etiou fZiiroio Qxttrip&fov ^ytfMv^x,
Ei
E l'onda dura, e innavigabil fufle»
Della grofla corrente io non pavento,
Andandane a giacer nel letto tuo» .
N o n il fonoro fremito del mare;
Ma fempre per lo tetnpo della notte
Fortato noterd, bagnato fpofo
Fer l' Ellefponto , che igagliardo corre;
Che non lungi di tua cittade a frontc
II caftello io m'abito d'Abido »
Vna lucerna folo a me rincontfo,
Dalfeccelfa tua torre ne dimoftri
Per Io fcuro. affioch' io quella fcorgendo
D ' amor fia nave, per iftella iarendo
La tua luceroa; ed offervando quella,
TfSBwatar g i l non mkerd Bogt?,
Non
M T » A B f i . >. '
£5
£/y? *£»/ ferveat, & innavigabilis fiterit dfuo.
Von timeo gravem ttndam, tuum adiens cubile, *•>
Na» frtmitum fonantem gravifom maris;
Std fcmper per noSem veSus ( peraquaS) j»tfdidus tHaritus
Nttabo{ per ) Hcllefpontum valde fiuensem; non
longe enim
••.--.'
Cmtro tuam urbem babeo oppidumAbydi.
Tmummibi qutmdam lycbnum ab exiceJfa tua tlM
turri
B "egione ofttnde ptr tenebras; ut ( illtfrn ) in..
tutns
Sin navis Amoris, babetu tuam Sellam [flellae
loco } lycbnum.%
& ipfum aifpiciens nenfptBem accidenum Bo»* ..
ten,
fttn afperum Orionem, & ficcum traSum PlsdBri,
\
, ••
. ....- r.t .; - • . ..;•
httriae (cuae ) oppofitae ad dalcem portum ve* %i$
niam.
<'•
y
Std, cara, cave graviter ftntes 'vtnios, '
le ipfum exflinguant,&Batimdnimam'
ptrdam;
bfcbnum, tneae vitae lucifcrttm ductm...
i ,
. :.--J.
: . '.:• « »
',
• • T> •'"•- "•..;•' . • > : • •
Non 1'ardito Oriorie, e tfori il trattbV-' ~
Non bagnato del Carrof io detlafavttt
Pofta allo 'ncontfo artdrontte al dolctr fMtOV
Ma guarda, cara, i Wd>ppo fieri ven«ii;: ' '•
Che non fpengan , krtdfte perda Pilia*,
t a Iocerna.di mia lita^ftcifera; •
D 4
Gui-
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M o .y x
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1 o' t.«
%i ereo* o* IStAeit efJMi otivofia $ ov oVribw»
Ovvlfii pot Aeiavipoe, ev^epitv» rSfie iVpit.
&2&.
flfc oi fti)K' Kfvpiotfft yxftoie «vvfjevra aiy^vat, ; v
Ka2 w ^ l * P'AoTur*%, <c «yy*A/tj* vpevaiu»,
A(i%vti fixfTvfiyiriv, eri^uo-avro Qvhot^ev»,
H* fiev 05c; Tovvtiv , 6 3s Kvftara fiuttfet
reffaeu,'....::.',
nctvvvxiSxe i' avtivavrte UKoifMJrwv vfievaiuv,
2 2>
A^AAijAuv alKOvree cvocrpiforigav eu&y*.^,
H'ift*6v-f«v fl*or) T U ^ O I , o b' ifpvaittv.uva
VVKTX:,
Mij T» raparket^otro,
f3crAa>v avifiqix rvpyv,
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riAwg ^a^xpijVtio) ew? «vpeos o*ij>ev (A'/3u«l«»
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Flavvu^/wv J' dtipuv «i»w(pi«« «-o&fiovrec &&AKC
2 p
IloAA&uc ifptj<r«VTOfMAeJ» flaAo^tipriAov fytpvijv. ':.'•'•
H (J»i Kva,*6TeT^oe aveSpafie WKroe bfii-^M ,
A'v$pxtftv vmta &yovY*i if A~ro$iovTt AeavSpto* - ,'\ '.',
A'AA& ToAi/pAoiV|3oio T«p' ifiovecrfft 6aA«o*<nj«
'.. t...\: V; ',•
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; A>^
••* •• •• .
Gaida . Che fe to vuoi fnpere ancora
•
; Veracememe. it• nome mio, e il nome -;
-tt • t"
A me Leandro, fpofo d'Ero bella.
Cosl coftoro cen furtive nozre .
Concertavnn d'unirfi, e Ia norturna
Amiftanza , e l v avvifo d* irhenei.
Col teftimonkvdi Incerna , fede
'""
-L
S\ d i e r o i quetla di trar fuora ii lume,
Quefti di traghettare i Iunghi fiotti.
E compiende vigjlie d'imenei -> ••--•' ^
D a loro fi partifln malgrado a forzt,: '.
L' una a fo;t(Mjre, e l'altro ia fcura nQttC
•
'
Fer oon fmarrirUjc«|>,jfegno della («rrcrv ,
Notava airamgiQpppqlo d'Abido.
Deiia pratica lor di tutta none •• •
\
Le
M V S A E V S Y .- c
Si
Si verum autem vis meum nomen & tu fcire,
Nomen mibi Leander, formofae (eleganti redi- »*°
mitae eorona) coniux Uerus%
Sie bi quidem clundcBinisnuptiis conHituebant
mifceri,
Et noBurnum amorem > & nuntium nuptiarum,
Lychni teSimoniis, paSi funt Jervare;
llla quidem, iycbmtm extendere, bic autem, undas latas tranfire.
PernoSationes autem.exfecuti vigilum nuptiarum, »*$.
A fe inviti feparatifunt neceffitate,
Ea quidem fuam ad turrim, bic autem , obfcuram per noSem,
Ne quid erraret', iaciens fignaturris,..
Navigabat ( natabat ) profundi fundamenti ai
magnum fopulum Abydi.
NoBurnarumque confuetudinum clandeftina defi- 230derantes certamina,
Saepe optarunt, ut venirent cubiculum ornantes
tenebrae.
<
lam atrata cucurrit no&is catigo,
Virisfomnum adferens ,fednon amantiLeandro;
Sed ( is ) multifremi afud littora maris
NunLe furtive battaglie defiando,
Speflb adoravan che venifle il buio • •<
Del talamo miniftro. Omai forgea
Caligine di notte in .negra vefta,
' ,
Agli uomini recando, e agli antmali
Sonno, non gia a Leaiidro innamorato.
Ma laogo il lido delibnoro niare
•i
At«
r
S$
M o Vt A i o t
A'yyeAi*jt ivi\ti\tve (fmetvoftevuv bftevaiuv,
235
tA*frvf\xv Xuxyoia roXvxXafcfrto ioxtumv,
Evv%t re XfvQint ftfXeorxSrov iyytbturxv .
iTe }' Ue xvavixt Mropeyyiet vvxrhe ip%ix,W
Wpu, ftu%vov 'tQaivev iv»TTOftivoto ie At^vv
©1 ;xby E"f«« 'iQtofev ir£«y«f*fr»io At&v&pv •
- 140
•Au^vw xxioftivuwvexatitro. srip Jd dYA^ovy
M«/vof*^«j' foji»» roAt/i)^!» /3opj3ov «*6«*
E"rpSfte ftev rorfurov , 'ireiret 9e J&ptot ieifCtt,
Tofari'frfoff&texro Tctpqyopiuv ppivo. yMoit'
Aeivot E"put, K) irhvrotasfteitoxflt' ito* faX&o-fftt 445
E's)v iftuf , ro i':E"fwroteiL£QMytthM(toXpv rfy.
Ai^eo TVf, xfxiiti, fth SetS&t v^yjsrov iiSup .
Aeupo fioi elt Qtk&rqrtt* ri Si/ pofttuv iteyi&iti
iVyvusvete , tirt Kfarpit 'iwtrropfoMt fafJirtrtit,
Kai Xfotriei movroio, K) Kfieripuv iivv&uv i
~i$o'
Sft eiruv [teXiav ifstr£v ireivo-afo rirhov
Attendea 'l cenno di lacenti nozze,•
Mirando della funeral lucerna
11 teftimonio » e del furtivo letto
La meflaggiera, che da lungi e vlfta.
Come fcorgea della cerulea notte
L* ombra dal lume abbandonata, allora
Ero fcopriva la lacerna, e accefa
La lucerna, Cupido il cor bructava
Di Leandro, cui frettaftimolava.
Colla lucerna ardente, ardeva airch'egli y •
E delle furiofe onde del mare
Afcolcando ilrimbomboftrepitofo*
Tremava itf pria, e poi facentjo >«!*»**'»
fanl-
!
'^
Nuntium opperiebatur lucentium ttuptiarum t
*3J
Tefiimonium ( fignuru ) lycbni lugubris obfervans»
LeQique clandeBini procul fpeculantem nuntium.
Vt vero vidit nigrae obfiuram no&is caliginem
Hero lycbnum oBenditi accenfo vero lycbno
Animum Amor uffit fcBinantis Leandri t
»4°
Lycbno ardente ipfe etiam ardebat, ad mare
autem
Jnfanarum undarum multum fonantem frcmitum
audiens
Tremebat quidcm primo, poBca vero audaciam
attollens, .
Talibus adloquebatur confotans mentem verbis:
Gravis Amor, & mare implacabile : fed rnaris 145
EB aqua, verum Amoris meurit inteflinus ignis.
Adfume ignem, cor, ne time effufam aquam,
Ades mibi ad amorem \cur ftuhus curas ?
Jgnoras, quod Venus nata fit e mari,
Et dominatur ponto, & noBris dohrsbus?
%f&
Sic fatus membra amabilia exuit veflem
AmV anima confortava con tai detti:
Implacabile e il mar, crudel I' amore:
Del mare e 1' acqua, ma me bracia interno
Fuoco d'araore; il fnoce prendi, o cuore,
Ne temer Tacqua, che cosl ii fpantk.
Vanne all* amorj perche dell' onde curi ?
Non fat che prole e di quefTonda Vener* ?
Ch*ella domina il mate, e i noftriaffanD» ?
E cosl detto , dftUe VBgbe> membra
Coo ambedae le.mtn toglieva U velo,
Strin-
.
r
66
M o v t A i d t.
A^uporipyt TaXccui/ffiv, itp 3' %ffpty^e xetptivu,
Wiovot oV i%vpTo , iiuut i 'ippttye \u*&ffffy"
AauTouitv } ' 'erteviev kei KUrevuvriu AC%vn I
AiiTot ikv ipirtjt, #ur6<roAo«', avr6uuT0t VJJSV.
i$f
l
H pu d' qAi/3iro(0' paerp6pot v$6§t T&pyv,
AtvyuMift aUpyrtv fyev Tvevvetev «ijrjjc,
Qapei VoAAijw Xii^yov iriffKeTev , etff6*e S«J<T5
I7oAA& KUUUV Aeiuvipot ?j3tj TOT). VUV*OY,OV «uertfi/*
K«/ uiv iov TOT) Tvpyov kv^yeiyev • d* W Jup»»»' t$&
NvutylOV kffbuuivoVTU TtptTTV%ttffU fftuTvj,
A'PpoKO[tttt puj&fiiyyut 'in q&^ovTU Suk&fffHt ,
Wyaye VVUQOK6UOIO avYJui er) rctpjeveuvot,
Kai Y^pSa T&vra k&Jtjpe, tiiuat 9' 'e%ptev ehai»
z6$
Eh6iaa , poSiu , j£ «AiVveov 'ifffise-ev oeJ/Atjv .
Eiffirt-y krjaaivavru Ca^v^puroit c*i ASKTOOJO
Nvupiov k\f,piYp$e1ffu piXijvoput 'iaxji uMovt •
Nt/ft• Stfingevalo al fuo capo i e ne balsava
Dal lido, e M corpo dentro al mar fcagliava t
E fempre s' afFrettava a diritnpetto
Della lacerna. fiammeggiante, ei fteffb
II vogatore , il carico , la nave ,
Nave, che da fe ftefta il moto avea.
Lacifera Ero fovra l* aita torre,
Donde fpirava aure funefte il vento,
La Iucerna con vel fpeflb copria :
Finche di Sefto , travagliando molto,
Leandro giunfe alla naval riviera,
E lui alla fua torre ne raddaflfe; • ' . • • •
Ein fitenzio abbracciando fuor dtlPnfcfO •
L* anfante fpofo „ che grondant» anoora
Dell*
6t
M V 8 A B V 5.
Ambabus manibus, fuoque adfirinxit capiti\
Litoreque exfiluit, corpufque deiecit in mare,
Splendentemque fcBinabat femper adverfus lycbnum,
Jpfe remex, ipfe clajfis, ipfe fibi navis»
%$$
Hero autcm alta luctfera in turri,
Perniciofis auris undecumque fpiraret ventus,
VeBc faepe lucemam tegebat, donec Sefii
Multum fatigatus Leander ventt ad portuofum
litus;
Et ipfum fuam ad turrim deduxit; ad fores yero *<*9
Sponfum anbelantem complexa fiientio,
Spumeas ex capillis guttas adbuc Btllantem maris,
Duxit fponfam ornamis ad penetralia virginalis
cubiculi,
Et cutem totam abfierfit, corpufqut unxit oleo
Bene olenti, rofeo, & mare fpirantem exBinxit »<?5
odorem:
Adbuc autem anbelantem alte Bratis in ieSis .
Sponfum circumfufa blanda ( haec) emifit verba;
SponDetla fpuma del mare avea le cbtome ,
Menollo al gabinetto del quartiere
Suo virginal, appreftator di nozze.
E tatto il corpo rafciugonnc , ed unfc
Con olio odorifero rofato,
E l* odore del mar tutto n* eftinfe.
Ancora anfante in fpiumacciati letti,
Sullo fpofo gettatafi, »\ difle
Con. motti carezzcvoli dell' uomo ;
gpcr
r
<5r
M o V X A 1 o %.
HvftQle, raXXa ftSynrat, & ftif rlAe wu.Qioe JAAsc *
HvfiQie , roAAi ftSynrat ,&kit td roie&ftvfbv v"3up,
Q'i(ii} r'fyJvSerra ^afvyiitroto
faAacor««*
179
Aeflpo, refcc tifurat kftolt citiKarSeo xSXroit,
fl*c 4 jxe» rotfr'eZrev * o* J'«urfx* AVOWTO pflfW,
Kai Jtrft&v iriSnrav afifovSov Kufefeiw .
H\ y&ftot, «AA* «jrjogevroe • i V A^oe, «AA* &ref
C/A»»».
Ou $vyiip H"*»» T « Irevp^fMfrtv aotSSf
Ou forfota 'iffarrt reXat OaAapijrlAoir euwj»*
Ouls> roAw*ipflrt« r « eVeo-Jtfprija-e X»^eiif,
QuX, Vftivaiov aeire rarijp, K) rSrvta /xijrijp *
A'AAa Aegoe qtfirara rtktrnykftoiviv
cv lifcttt
Isyn raeb» 'ivtftv, cvvftpoKSftnrt 3' if»i^Aij •
Ka) y#/xoc ijV aravevjev atiioftevuv vftevaiuv *
Ku£ f*e» 'eijv xtlvoiri yaftoqSXot * «Ji ror' H'w«
NwftSpofo, che molte pene ai fopportate,
Quai Don fofFerfe mai un altro fpofo;
Spofo, che molte pene ai fopportate,
Baftati Ia falfa acqua, ed il pefciofo
Odor del mar, che torbido rimbomba;
Qua tuoi fudori nel roio feno poni.
Ella si dilTe; ei tofto fciolfe il cinto,
E dell' amica benvogliente Venece
Entraro nelle leggi. Erano nozze
Senza ballo; era letto , ma fenz' inni;
II facro maritaggio non alcuno
Benedifie poeta; non di faci
Splendore, qual haleno, procedeo
AI letto fpofalitio, illuminandolo;
Niuno
175
280
M v u i v s ,
6}
Sponfe, multa tuliBi, quoe non pofius eB fponfus alius;
Sponfe, multa tuliBi; fotis tihi eBfolfeeoquoe,
Odorifque pifcofi grovittr frementis maris:
270
Huc ades ,tuos fudores nteis depone intompkxihus.
Sic iUo haec locuta efi; ille vero Batimfolvit
zonam,
Et heges inierunt henevolae Veneris.
Erant nuptiat ,fed fine cboreis § erat lefius, fed
fine bymnis;
Non Zygiam (iugaletn) Junonem quifquom i#- 275
vocovit poeta;
tion taedarum iUuminahat fpitndor nuptialem
lcBum;
Neque peragili qnifquom fditovit cbetea, j.
Non bymenaeum contavit pater, & venerando
mater.
Sed leffumfiernensperficientibus nuptdot in borls
Siltntium tbalamum fixit , novam nuptam vtro 280
ornavit caligo;
Et nuptiat erant longe 0 canendis bymenoeis.
Nox quidem erat illis nuptiarum ornotrix, neque umquam aurora
,
SponNiuno faltji con agile carola;
L'Imeneo non cantonne padre, e raadre.
:
Ma tacittirnita facendo il letto
Nell'ore adempitrici delle nozjse
11 talamo piantd; l'ombra fu prortuba,
E'l maritaggio fu iungi da'cantt
Degl'imenci; la nowe f> le nozzc*
N*
64
M O Y X A 1 O Z. 7
Nuft^jo» $lit Aiuvifo» «piyVWTOJC, ev/AeWfoic .
Nnjftero &' atriTbpoto Tt\ht» TOT\ iHfio» A^uSov
E'»»ur/6av «Jci^»jroC''«Ti Tteia» Ufietctlwv.
,
H'fh }'lAiteriVerAoc, itte Atj&Serat rojdj*5 ,
Ylxfttvot ^fJMTiii, wx'1 yu*<i • ifi<Pir$fot de
I7oAA«*«« fyfatufTO .««reASi/xevie Jfat» Hw •
ft°« oi f*ev 0<Airijroc usrojeAerTovrec avgyjcifir
KfVTTudig ripTo»TO. pier" «AAiJA«v KuOfifef*} .
A'AA' oAiyo» ^ueaxo» fol fflfoo»' «**' eri JJJOO»
A^AAiJAwv XT6»UVTO roAuTAiyjcrwv ufAe»aiVv
A'AA' 8w r*y,»j;evrpc-eTifAu^e Y/fparoc. wft), .
<t>/i<ic«Aeae fovitssa, TohvsfoQatoyya.e «£AA*c ,
Bevfc* • »V o\^ft*T» j$,wy«« Jepe^A* JaAowijc
Xei(tiptoi Tveiovree ae\ <?u<pi\i£ov uqTcu ,
A**A«TI fta^^omc OAJJV #A*' TUTro/fcevije 0**
H'<$'»j
Ne lo fpofo Leandro fa. vedato
Palefementeraaj daU'alba ia letto.
AI popolo d' Abido" all* altra parte .
Notando ritornava, non mai fazio, "
Sentendo ancora di nottarne nozze.
Ero con langa vefte i genitori
Suoi ingannando, vergine di giorno, :
Di notte donna; ed ambeduo fovente
Pregavano, che '1 giorno tramqntatJa.
Cos\ quefti celandp Tamiftade,
'•..•.
Godean tra loro di fartiva Veoere.
Ma viflero per poco tempo, e ttoppo
Non gioiron traclqr delle giranti,, ,.
E rigiranti nozze innanzi, e indietfo,.
Ma quando lopuvyenne la fUgione
185
290
29$
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Dell*
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M Y S A U I .
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Sponfum vidit Leandrum valde ( ipfi) mtis in
leftis.
Natabat autem e regione pofiti rurfus ad populum Abydi
Nofturnos infatiabilis adbuc fpirans bymenaeos. 285
Aft Hero, longa induta veMe.fuos latens parew
/w,(clam parentibus)
Virgo diurna ( erat,) no&urna mulier: utrique
autem
j
Saepe optarunt defcendere ad occafum auroram.
( folem )
Sic bi qitidem amoris abfcondentes neceffitatem
Occulta delcftabantur inter fe Venere.
2po
Sed exiguo vixerunt tempore; nec diu
Jn vicem fruebantur multivagis nuptiis •
Sed quando pruinofae venit hiemis bora,
Horrendas commovens multarumvortiginum procellas,
Profunditatefque infirmas & madida fundameata 295
maris
Hiemales fpirantes femper verberabant venti,
Turbine percutientes totum mare: vapulantesw
tem ( e o )
Iam
DellMnverno brinato che tempefte
Rigide move con ventofi nodi,
E che le cavita non ferme, e i fluidi
Fondamenti del mare, la d' inyerno
Venti foffiando fan crollar . sferzando
Colla burrafca tatto quanto il raare;
r
66
M o y t A 1 o %.
H"fy *tf* ftifmnvav aietKhgtffe fayfi&h yjtpto)
Xeifiepiqv K) &TISOV xXvffK&^uv »hx >»urijc.
A'M' iv xeipipiw os pbfiot KctripuKe Sxb&rtntt p
'KapT£p6§Vfie AixvSpe' hxKTopin ie re T^oyv,
tV^xSci ff^ctivtiffn $xeffQopitjv vuevaiuv ,
Mxtvouhtit urpvvev apsiSvjffxvrx ^x^iffffvjt,
KijAf^c K) xrtsot. ope?M 8$ Svfffiopoe tfpu
X«7xaTo< isapevoio fiiveiv XTavevQe AsavSfUt
MvjKfo' avxTrofihif fiitvvpiov aqkpx MKTpUV .
A'AA& To$ot K) fioipxfitYtffXTo' bebyop&vvj 31
fAoipauv xviQxtve , K) OVKSTI SXXOV epurocv .
Nu§ 5" i svre ftuXLe;xfixpvTveiotretXV)TBLI,
%.it<ieptyt
TVOtVjfflV &KOVTlgoVTit &v]TCtl,
A'6poof ffiTivrtifftv IT\ phyfitvt bah&ffffv]t.
Ah rore AsixvSpSt Tsp, efyfiovot eATiSt vvft-P^t,
AvfKth.uSuv ireQoptiTo BxXxffffxiuv ITI VUTUV .
H"&i KCUXTI KCUU, KvMvfero , ctvvSeTo $' v8up '
•AiV
II qual bartuto effendo, ornai la nave
Rompe del porto nella doppia terra ,
Schivando ti mare tempeftofo , e infido
U -nocchiero. Te non di tcmpeftofo
Mace ritenne lo fpavento, aidito
Di cuor Leandio ; ma te della torre
II mellaggio i-a folita avvifante
Lucifer.a degl* imene , ti mofle
A 'l furicfo mar non nfpatmiare;
Spretaro cenno, e infido . Ben dovea
Nel temno dell'ihveino Ero infelice
Lontana dimorar dal fuo Lesndro,
Col non accender piii quella di cort»
Vita, .ftella del letto . Ma 1' amore,
EU
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}0$
|1Q
M V S A E V S .
6j
Jam navem nigram fregerat bifida ( in ) terrat
Hiemale & infidum vitans mare nauta.
Sed non hiberni te timor cofrcebat maris,
30»
Magnanime Leander; nuntius fed te turris,
Confuetam Jignificans lucem nuptiarum,
Furentis impulit fecurum maris,
Crudelis & perfidus: debebat autem infelix Hera
Hieme inftante manere fine Leandro,
305
iVe» amplius accendens brevis temporis Sellam le»
cJorum.
Sed amor & fatum cogebat ( eam.) alle&a ( cupida ) autem
Parcarum oHendebat, non ampliusfacem amorum.
Nox erat, quum maxime fpirantei venti,
Hiemalibus flatibus iaculantes venti,
31»
Collefti irruunt in litus maris.
Tunc Leander , confuetae fpe fponfae,
Valde fonanti ferebatur maris in dorfo .
lam ab unda und» volvebatur, accumulabatur
vero aquat
AetbeE U Parca forzolla; e Iufingata ,
Non piu face d' amor, ma delle Parche
Moftrava. Era la notte, allor che i venti
Maflimamente infuriano, ed uniti
Precipitan del mare in fulla fpiaggia.
Leandro allora dell' ufata fpofa
Oltre dalla fperanza era portato
De'marini imenei di trifto fuono.
Gia colPonda volgevafi 1' altr'onda ,
E colmavafi l' acqua, e fi mifchiava
E _
Col
r
68
M o y i A i o r ,
Atfifi \tieytTo Tovrof aveyfsro TCCVTO^SV v)%ti
315
JAafvUftivuv uve\tuv * Ze<p(ifoa S' ccvriTvsev EZfot,
K«) N6>o« it Bofitfv \tsyuhus u<p'ev\KSv otTStXas'
Ka"t KTXITOS vjv ahiaqos sfttr\tufuyoto ^ulatvvfi •
AivoTafyt Ss AiavSfot «KJJAJJTOW sv) Sivats
I7OAA«K< u b XITUVSVGS ^uhuo~suiv\v A'QfoSiTV}v,
3 20
ILAAax/ $' UVTOV UVUKTU YlotretSauva §uha<ro-qt •
A'rQiSot £ Bofiviv u\tvv]\tovu KUX^ITS vv\t§v\s .
A'AA& c< HTIS cifviyev, E"p»« S' £K vjfKetrs ftoifas.
XlavTofa 0' ayfoftivoio Sveavrii KV\XUTOS ifltvj
*IvTT6ttevos TepSfviTo' TOSWV $i o< uKhurev 6f\tv), 325
Ka) o~$evot v)v aS6vv\Tov UKoi\tvJTuv TaXu\tauv.
rioAA^i S' avTopttTot xvrit vSarot 'iffes t.utftu ,
JS.UI TOTOV UyjviiSQV UftaiflUKiTti Ttev uh\tv\t'
Kol Sv) XvjtfOV UTiqoV UTiffStffS TIKfbt av\TVfi ,
Kttt
Col cielo il mare, e fi fcotea la terra >
Defta da i venti tra di Ior pugnanti.
Soffiava contra Zeffiro Euro, e Noto
Crude lanciava a Borea minacce ;
£ vafto era del mar fiero rimbombo.
11 povero Leandro dentro a quelle
Correnti ineforabili, fovente
Facea preghiere alla marina Venere,
E fovente alto Iteflb Re del mare
Nettunno; ne laicio a Borea I' Attica
Spofa di rammencar. Ma lui niuno
Soccorfe: non ritenne Amor le Parche.
E dalla voga di cattivo incontro
Di qua di la, dell' adunato flutto,
Pe-
M V 3 A E V «.
$9
Aetberi mifcebatur pontus; concitabatur undique 315
fremitus
Pugnantium ventorum: Zepbyro autem contrafpirabat Eurus,
Et Notus in Boreammagnas immifit minas;
Atquefragor fuit vebemens valde frementis maris.
Gravia autem paffus Leander implacabilibus in
gurgitibus
Saepe quidem precabatur aequoream Venerem,
329
Saepe autem ipfum Regem Neptunum maris:
Attbidis non Boream immemorem reliquit nymphae.
Sed ipfi nullus auxiliatus e3; Amor autem non
cofrcuit fata.
Vndique autem accumulati male obvio fluQus
impetu
Jmpulfus ferebatur \pedum autem ei defecit vigor, 325
Et vis fuit immobilis inquietarum manuum.
Multa autem fpontanea cffufio aquae fiuebat in
guttur,
Et potum inutilem impetuofi potavit falfuginis
maris;
Et iam lycbnum infidum exBinxerat amarus ventus,
Et
Pefto venia portato; e de' pie il corfo
Allend, e la forza reftd ferma
Delle veglianti , ed agitate braccia.
Molti in gola fcorrean rovefci d' acqtja;
E '1 vafto fale con mal pro bevea.
L'infido lame fpenfe amaro vento*
E 3
E Ia
r
70
M O ¥ X A l»0
t.
Ka) vpy^y K) 'ifura TOADTAJJTOM AeavifH.
330
H' S' 'STI StjJuvovToe , ST' ayfuTvonrtv OTWTXU
VfUTQ KVftOlivHffU TCt.VnbaOsoWi [tSfiflVCtli .
H"Au3* d' tjfiyevent , K) «* i&s Wfitpiov tCfu ,
IJxvToh d' ofkiict TtTxtvev I T ' sitfex VUTU ^uX&ttw,
E<* TH etxSgqTeiev ahiu,evov %v TXfaKoiTviv
335
Au%voV [email protected]. TXfk KftjTtSce 3s wufyov
€>fVTT6/isvov vTtXctSso-fiv bV 'eSfatte veitfov aKoirtjv,
AxiSu^iov f^aca vtfi wjetro-i %iTtSva ,
V'ottySov TfOKXftjVO? «T >jA<j3*Ttf TSITS Tupyu .
K»SS' H*p&) TifjvttKSV eT OhXVfliVU TXfUKQtTy,
34°
A'MIJAWV i* ecirovctvTo K) h Ti»/x«ra) vep oAeJfu.
E la vita, e Pamor dell* infelice
Degno di mohe lagrime Leandro,
Che dirizzav'ancor. Con vigil occhio
Ella (i ftava in lagritnofe cure
Ondeggiando . L'aurora fe ne venne,
E non vedea Ero lo fpofo; I* occhio
Sporgea per tutco al dolTo ampio di mare ,
Se per forta fmarrito rimirafle
II fuo conforte, la lucerna fpenta.
Or qaando ai piede della torre fcorfe
Pefto da fcogli il morto fuo conforte,
Squarciando in petto la leggiadra vefte,
Ronzando colla tefta itvnanzi cadde
Dall'alta torre; ed Ero fi morio
Sull' eftinto conforte; e l* uno, e 1'altro
Si goderono ancor nel fato eftremo.
Finita la notte feguente al di 13. di Oennaio 1701.
L. D. da me Anten Maria Salvini a ore 0. e cominciata la medeftma notte.
M V 3 A E V <.
'
7<
Et animam & Amorem multum paffl Leandri,
J3«
llla autem , ntorante' adbuc, ( Lfcandro ) vigiltbus oculis
Siabat flu&uam lu&uofis curis.
Venii autem aufora t & non vidit fponfum Hero,
OrCumquaque oculos dirigebat in lata dorfa maSkubi videret erfantem fuum tnarituni
3 3 5f
Lycbno exffincio. Apud fundamentum vera turris
Lilaniatum fcopulis ut vidit mottuum maritum,
Vtriam difrumpens circa pe&tfa veHem,
Cumflrepitupraectps ab alta cecidit tufri.
Atque Berp mortua efl fuper niortuo maritOy , J4#
Sdique invicem potiti funt etiam in ultima pernicie *
&™^ONV$>A\%
^
r
7*
IN MVSAEl POEMATION
SELECTAE ADNOTATIONES.
Vhtvtiu TK yg*ib[b»TM5-7it xetS* H'f« »£ Atatfpor. In Cod. Ven. !c
A. legitur iino-xiu y»<*i*j/>«iTi«e< TCC **$* H'»» <? AttaSfc*. Artic«lus TW non adiicitur, quem cum Kromaiero recepisfic cnin
hanc infcriptionem in pluribus manufcriptis Codicibus fe vidif*
'•. teftatur Leo Allatius de Patria Homeri Cap, 4. Tamen dubito ai,
Jiic articulus quidem in ilJis haberetur, quia etiam nou adiicitur
1
in veteri Michaeris Sophiani libro, quem laudat Henr. Stephanus,
& hunc locum tnale quoque produxit Allatius, quum illud »5 iti'
adieccrit. Qaidquid fit, fi Codicis manutcripti au6toiitatc nOr>
confirmatur, nec ego reciperem, tamen r» ypa^u>aritc»u omnin»
retinendum . **&' H'p». A. & H- habent KCCT H'f« fine adfpirar'
- tione , ficut etlam Cod. Barth.
'' • •
4 Harum urbium paflim apud Poetas Graecos fit mentio. Homeu
Iliad./S. vf. 836. ubi vid. Euftath. qui de his quoque egit ad Dionyf. Perieg. vf- 516. Praeterea memorantur Uiad. A. vf. 500. P,
584. & apud Orpheum Argonaut. vf. 483. Nonnum Dionyf. L.
15. p. 378. linea 2. Ed. Lubini. ibid. ti'x>i. cxx. V. Ven. &
Reg.
j Nn^ojiftf»»» « *. T. A, Ad crepitantis facis fonitum & natantis ftrepitum hacc referenda putoj faces enim, dum cremantur, crepant. Quod obvium apud Au&ores. Si vero fecus cuiquam vi' deatur , non eft cur timeat, ne male T« UKOUU referatur ad id quod
proprie videtur. Nihil enim magis obvium , quam feofus denotantium vocabulonim permutatio. Vcfchy'* vn. contra Thebas vf.
104. XTOVO» ii^ofxi • Nicand. Ther. 164- A'AV OT<X», il 2Sir» *'e*
«*<ri», hi TJ»' ctie% A'3-piiirji. Ovid. ni. Trift. vm. 37. Ghiumqte
hcum morefque himinum, cultufque fonumque Cernimut. DORVILI.IVI. Adde Statium lib. 3. Thebaid. vf. 176.
_ _ qui confcius ctcTu •
Noctis , & infpexit gemitus.
Vide ibi plura apud Barthium, qui hunc quoque Mufaei loiura
producit: adde eumd- ad Thebaid. a- vf. .101. Pro o>S Barthius
citat ofbZc, in Adveifar. Iib. ao. C. a i . idcm indicat Codicem Palatinum pro kxiu habere axisa ad Statii a. Thebaid, vf. 101.
:
quod
ADNOTATIONES.
73
quod ad hunc locum notaruDt viri do&i Scoettgenius 8c Kronaaierus •
9 E'«. •>'. Sic Ven. Ald. i. & ». Iunt. I. & *• So.W.H. P. Vo.
Sc 8c L. in marg. utrsque le&io poteft admitti.
i i n«A« rvtif&t . fic in ommbus Mssl & Edit. praeter S. St
L. Whit. & Kromai. in quibus sriAi Ivrif&t* habetur .
ia T'. S" V. Ald. I . & i . lunt. i. 8c a. So. W. H. Barth.Sc Par.
' cum aliis melius retimii x*. B. autem hanc voculam omittit.
14 •EmitJi. Sic V. Cod. Anglic Ald. 1. & 1. Iunt. 1. & 2. So.
W. H. P. Barth. Var. Vo. & Rondell alii habent trmuA.
\6 Tlim . n i i t » . H.
18 A'fb<poTif^i •xtt.iKTTtt. ita fcripfi cura S. St. L. & Lond. In V>
Vea 8c Cod. Bart. legitur KfhQ*rif*it *Wio-o-ii- . Omnes alii babent A'i*^Tifyi( irra/iip-e-v.
a i Hetiw . retinui cum V. A. 8c C. S. St. L. Whit. Lond.
Sc K. reliqui fcribunt mtXtm.
13 VxiXat. IIWAOJ . Whit. 8c Lond. cum quibus potius faccrem,
nam prima fyllaba in r«* i*iAo. mclius corripitur.
34 Sirtk?. Xi«-<««. Barth. Par. Sc Ropdell.
27 EiV.Vi x¥. EiViVt »1. P. 8c Vo. quae le&io non male fortc
poflet adraitti , fic cnim etiam m Epigrammate Antipatri, quod
legirur in Anthologia lib. 3. c. 7.
Kewe« i' kftfptrrifVt, aS" t%H rciufci , tiViTI $ »u»
KIIM» T « <p$t»tfS [*/i(jk(pO[Aitis<i xtifbtf.
20 E*« *O$M . 11« ToSor. V. 8c fic quoque bunc locum in Com*
ment. citat I. Vatellus.ribid. uttiwrt. «WAri. V. Venet.ScCod.
Bart.
30 H'p* ju.ii> %*pii<r<rct. re&e hoc verbum per »• iii«J>i< ezplicant
.Scholia, fic Theoc. JdylL 4. vf. 38»
d' %*f{ttr<r KfiMfuMi , /u/o»«4 <rt$n itfi 9-*»eiV»e«
Aao-iti (*!«•&'.
AHo fenfu habcs apcd Homerum «loi*»» x*(iirtritt OdylT. Q vf.
I97- #/</. AiwpipU «i,«/c6 A«^-,S<r« . Sanguii enim pro Gentrt furnitur, de qua re vide Titium 8c Barthium ad Gratii Cyneg. vf.
\66. hoc autem apud utriufque linguae fcriptores obvium eft.
Mofc in Europ. vf.,41. Callimach. H. in Del. vf. 281. Nonn.
Dionyf. L. 1. p. 3*. I. 6. et L. 47» p. i»4». I. aa. apud VirgiLquoquc lib. i . Aeneid. v. 139. & plurimis ia locis. Cod,
Ven. habet iurfatpU.
JI Tifjuut. yi/jtjn. H.
3» lUfk. *i(l. V. Vcn. Reg. 8c Cod. Bart. rettnendum «•«•«•
fic
r
74
ADNOTATIONES.
ilc qttoque occurrit infra, vf. 554. «•«•" iiiitum i*>tumK . fc
3 3 6 . sr*j»s x.prjT-!* <5« ft-iipyv. Poft hunc verfum in Codice Re£io
minus refte infefitur verfus i88f.
flT 1» »*uT«slf'<r* <rv» ctiutyt-xiXif vul ffclrt»f.
33 Ai 6' . Codex B. habet TI ȣ. Totus hic verfus abeft a V . Vetf.
& Cod. Bart. verum pro eo' reperitur iliud , Oi «»i raurinr» *.
r. A. de quo modo locuti fumus, quamvis pro B» in V. legatur
H'»i Sc in Venet. Hf. rec^iflime autera editoret hunc verfum infra
fuo loco reiecerrmf.
34 Ouivcvt . Oi iittr . V. 8£ Ven. ibid. lcyfefbiriftrc i*t^i(ix>iW> • iypofbivfr» dfu/jul^vrt • fic iri omnibus praeter S. St. L. Whit. Lond. 8t K..
rctinui fosSai^iW». (ic etiam' apud Hornerum Iliad. A. vf. 169.
K
«
i
I
A
E
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T
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&
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M
A
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o
»
'
•
V. B. 8c Reg. habent <rw_WA>i<r«. in Ven. errore librarii legitui'
«rv»«i fAl / /i>!<r*',
i&i^. yv»*«|i» > Vv»*i{;i. S.
37 Huc pcrtinet illud Nonni L. 44. p. n j t f . 1. (5.
Ei*s y*<~o», • «i<j n_4>i»> £x>>if*or«$ »|V« yvtcUKic, .
querri locum etiam laudat Rittershufius ad Oppiatf. Cyneg'. _;•
vf. 169.
38 r^aerxa/jbin) • I*A*<r<r«/<»i«i. B4 0 MrjTpi <r«» »p*rA|, De Venete Caelefti & Vulgari vide quae notat do&ifs. Cuperus Obferv. L. ». c. x.ibid. <pAov«p>ir. «JAeyip*».Cod. Bartb.
41
KvipteVrj. Kuirpuroij i . Veri.
4 4 lieuirviiii. n*<r<rv»Y>i. Ven. W. H. P. Pari Vtf. RondeU. in A;
8c C Al. i.Sc i.Iunf. 1. & *• So. legitur llccrvKn .MJ E'« iipo» .
Ew <V« * V.
4 J N^ttTaiirieo». N*I«T«*<TXO» . S. St. L< Whit. & Lond. ibid. ccMs-stptW. utoTfiQitn. V. B. 8c Cod. Bart. reliqui Mss. & editi habent, cc/\trp<pi*'. re&itTime Cafauboni emendationem amplexus
eft Kromaierus, 8c hanc quoque probat I. Rondellus. Sic «>i«-«0»«
itcm itfifni apud Nonfl. lib. 13. p. 378. 1. 13. huc quoque racit
Ioannes Grammaficus Gazaeus vcrf. x6y.
K « i <r«/3<«; « p^tyeroio <p*n'»tT*t axtaieTe ,
O <j p'oo» ctuToiPiiKTot' uti ri<pcin)efot ixlircrm
AiiwToc Ttpi y_r_» _ y n (tvxAHjuxro» ii'<!wp.
47 E*»« srroAitirg-». mallem cum S. A'»* TT«>\ii&p«« propter illud
fequens «'»» <rT«pi<y«ir<r«. St. 8c L. in marg. hanc leftionem nobis
quoque exhibent. ibid. Kv--ri»«» . KvS-i/p*» Ven. 8c Cod. Barth.
Xoftiiut Batth. Sc Par.
4*
A D N O t A T l ONES.
jf
48 Atfltii*. Aaj3«r« . C. 8c So. ibid.XTtfiytrrt %«<»fii*r. *ri%ire*
tattn. Cod. Reg quud fine dubio e gloflemate ortum . illud autem
%eft6*t per verfari optime verti poteft , noa tamen opus eft, ut
heic ita accipiatur : nam tales locutioncs faepe apod pcetas occurrunt, & praecipue curfi Libanus a Sacerdbtibus Veneris habitaba*
tur, quae faltatiombus Saera peragere folebant, uti heic Virido&\ monuerunt .•
49 lltft*Tmuf. xtfiKTviittr. Ald. 1. & i. Itmt. I. S c t ^ a r w » K <
tinui. fic etiam fcribitur apud Homer. Odyff. /8. vf, 6f.
A AAtf$ T ttliirdart TiftxTiwce? ti&f*mn< .
ibid itkuxtr* T5K.CS i <yTrjs. Cudex Regius vitiofiilime faabet iXu«S* iofTtn Srtiin.. integer bic verfus deeft in So. & H.
j o Qftiy&m >«C>TD« . toftytrK tetstut. A. ot C. Rondellus quoque ha«
bet »*»T«i, 8c pro fequenti ynV»oc , yttranf, ficut etiam B.
J3 A'dtuitTt)t iyi/Atr. A'3itr«T<M<nr «ynr . Vatic. Veoet. & R«g.
Barthiu» ex fuo Codice hanc le&ionem quoque exhibet, quam famen non probat . in hae re Viro docliflimo non adfentior, nec
dubiio, quin vera Mufaei manus in his Codicibus lateat.
54 Ary»f«foirwr. UyitfifMM. V. Ven. B. & Cod» Barth.
j6 MxfitMfuyv . MxffAnttvyxf. V. Vett. B- Reg. 8c Cod. Barrh.
ibii. yjtfiattK,. fic S. St. L. Whit. Lomd. 8c Kromai. In omnibus
aliis habetur jjnf/wroer, & hoc quoque St. Sc L. in marg. fcribunt. Ven. & Cod. Barth. exhibent x«fi'«<r<ri*s . omnino- tamen
retinendum fiMffhxtvytsr xmt*°T*i • s ' c a?BC' Nooaum Dionyf.
L. 1. p 40. I. 8
' K«ci TOTI ftttt %ctf»ttTti 1« cttyvQx xvx*.u xftruxil.
JJ OUi TI Mvxtxxftm ixxtTtMnrx rt^im. fimile quid habes apud
Theoc. ldyll. 1. vf. 79. eleganter ctiam dixit Nonnus Dionyf
L. 4. p. 118.1. 31.
E» rctrt itnitn (ptHtTtpxix xiixX» iruitnf,
0'<p&xXfiuks tAifeg»', 'ify f-i/\Myi£i <riAvi>
Oiyyii'
fMXffJbxtftrrt,
pro ixxriiyMtr* Rondellus habet isnriAAittNo
58 Xiwi«r. x"""1* " Ven. 8c B. itfiii'. xxfttZi* CoS. Ven. habet
xxptfSt.
61 Xp»m». X(«iii. Ven. S. St. Sc L. i» marg. icW. ifvSxinrt. ipV. .
$f*!nrt. A. B. Cod. Barth. H. & RondeH.
64 Tfi^ X«(KT»<, «r. T. A. Hue facit elegans Epigraroma, quod exftat in in Anthotogia L. 1. Cap. 41. Epigr. ult.
Ai xjxfvttf, Tftii tirf ro <*>) pitt rxif rftri TMK'T«IJ
TmifrK t "»' «X"»"' »' X"f 'T,« X"tfr» •
NOB».
V
7*5
A DNOT A T I O N B5.
Nonn. L. 4 3 . p. 1106. 1. 6.
_____ orAeripi) Y«p
Tgurrawr X«pir«» B<{». /3A«wi rnttfm .
tf JT r.A.*F. r.Aei*». H.
<S6 Eufaro . Hoc omnino retinendum cura Ven. 6. S. So. St. L»
. Wh t. Lond- & K.. Reliqui male exhibenc MJK-O.
67 1-% « p-.F. Q<. p i /*.». Al. 1. pro <*» Cod. .C. habet »MI».
6 8 A'f>iTUf*. A'ftrr>ifcc • S•' 6 9 AI/V«T- . AtiVrers . A. 2c C .
' ' 7 0 HTi» , «5 B prtti&u» "vxfu . pro 3« Ven. habet0». hanc autem v o culam omittit Iunt. 2. ln Codice Regio legitur H''p«To -A»r> irifis»
fiiinv ii • Cod. Bart habet H'p« TI JJ' <IF< T-pi» |-.W . Subiungit
rero Barthius./fgrf ii./» t//e librarius ip« r *t%tn <r<<." («,_..».
71 K«;_*&-/u<£r;u» . K«AAi^<ju><ir£rA-r. A. & C Al. i. & 2. Iunt 1. &
*. So. W . H, Par. & Bart. ibii. placuit fcribaeCodicis Veneti pro
niir «Aisra fcriberc »011» ytiXart .
7 1 Iterura in Cod. Ven. pro »«0» <f^< male habetur ria u%$.
7 4 E"<*f>«j._»_ E'^peJf-0». B. & Rond.
7 6 Ov.r_» . BTOT' . Ven. i£i</. KiAii» 3* , O>T«;»'»TI . i'<*«»ii» 5-' iuctOit
TI . B. itijnfct xttrf iaraxir TI . S. quod etiam apud St- & L. in
margine reperies • hic verfus autem in Codice Barthiano fic legitur:
T«(ij» $' irxor' atrctv» »III'W« rv eY turuA&t r<.
77 K*i. Htf. B.
7 8 Kopo» y &x iSpo» ixtftfii. eadem fere dixit Nonnus L. f> p.
i f 8 . 1. 6*. ubielegantcr dicit _V/**« iu/AtTftt xifw, nempe «^S*AfAoTo-<. & L. 4 1 . pag- 1080. 1. 16.
Oi ii oi <<Vopo«»T< xofo; jrtAi» * iV«ju-«».» yitf
_-«pdir_» iVo-o» 'ortnrt, rtcet T^IOF ij^iAi AIUVII» .
In Codice Veneto habetur *'pii» ?' e* •!?« i-Ta>T>*«. Pro verbis
n«7r«i»0» Ipbtywrtt , Roodellus lcgit T«Tr«i»«» iutlywrct . «/j»a»i /ira» pugnantia, ait, -«w ver/it 171.0» Mqu>i» nVop.w». Sed mal e ; non tam axie loquuntur poetae, & praeterea eiegantius verfi
171. dixit Mufaeus » JU_JU>U ii<r»fim, ut eo vehementius amore_n
.txprimeret.
80 E'p»/*«if*. i^ixoiu,»». Ven.
141 Praetulerim
H'j«.8T.pei? T«p«j»tri» »%»» f»< eufMtnt Ti'ptt.
•Spe quidem /MUCT poteft dicere: vim tamen maiorem {ententi*
habitura videtur, fi Stt/iiturn epitheton hoc adiiciatur. DORVI_~
LIVS.
83 0.r*ro-«._. muft-tii.
Ven. & B.
A D N O T A
TlONES.
77
«4 E'<p*»»<». l<pimu. A. & C in Codice Veneto male habetur
«V«p»n»» . tum debuiffet faltem fic legi «V* TI« wdw» «mpoW .
»&</. «AAoih» *AAo« . in eod. Cod. legitur *AA»#f <»* *AAoS.
85 E'TI/*JI»*TO . BTIJ«.»»«TO . Ven.
86 AiiWfi. AiWf»- B. Sc Rondell.
88 nw»iT»«t(Voi(ri . xvfi&ifriurt . V. 8c Ven. recepta le_io magt»
plaret. fic srtif«sr>»io»T*<j «>*}« habuimus fupra vf 41.
89 A^jiiooos. Ven. male habet «//«»005. & H. ***•»«<•
90 Ili/f 0-05, srvoo-o» . B. & Rondell.
91 K/ieA». xp*eY>s. Ven. * m «»«HTI» . inwTor.Ald. i 8c Iunt. 1.
9 ] n<A» • Tf>o<. Ald. a. 8c Iunt. 1. & 1.
94 0>3*A»*O<J <!*. melius cum Par. 8c H. legi pofle puto ty$*Afuif $'.
95 E"AXO« . *_»<>«. Ven. 8c B. Omnino retinendum TO IAX* •
quod ex praecedentibus kx o^S*A/*oio 0oA**» fctii patet. fimile
dixit Ovidius Heroid. Epift. 16. vf. »76.
_ _ _ defeendit vulnus ad offa mtutn .
(^
Codex Regius habet x*Axo«; , ubi Rondellus ait qu*fi tuu tAx»«
tjftt kgendum.
97 KpaoVi,. *f.*Xy. Ald. i. 8c *. H. St. 8c L. in marg. P. Par.
Vo. Whlt- Rondell. 8c Lond.
98 S" ItxaLirQuru. voculam ? omittunt B. 8c RondelL So. fcribit
iumierfiita.
1 0 0 E"/S*»« . ftlTO . B.
101 Ao|« . Ao|*. Ald. 1. & ». Iunt 1. 8c a. Rondell. error ex
fimilitudine litterarum ortus. ibid. tAtA»!«». tA»Ai£».. A. C. Ald.
1. & ». kmt. 1. 8c 1. So. W. 8c Rond. «%$«». V. niStifyt.
Ven. Verum haec lefti» omnino reiicienda eft ; nam illud tAtAig»
proprie 8c eleganter dicitur • fic apud Nonnum Lib- 4. Dionyf
p. 118. 1. 30.
E* sroTf Sntvut Qfvmfxi* xtixAo» oxuvns ,
0'^*A/*il« tAtAtgi», 0A11 jr«A*yi£« <r<A«j»i
*<yy»i' /*«fft«i'ooM-i.
103 Etixvxt. e-utiva. B. t»o«o-f. Vcn.
j o ; A'jwfw)/i» . tTfxitr^f» • V- S. 8c 'Rond. ixiturty» • St. 8c L.
in marg.
»•6 TWyytAiW* . EWyyiAAwr* . V. UuyytAAiw* . Ven. B.
Barth. Par. 8c Rondell. isryfytAiWo-* . S. «'TiyytAoW*. St. 8c L.
io marg.
107 E",«V&«. E"WoSf». v . Codex Venetus pro WoS* S»/»o» » " « » :
;
Xehabct ttS ^ f i r .
r
7*
A DN O T A T 1 ON E $ .
•08 o V n i o'fi H. ibii. I-W»-JU. cvmxi. Lond.
• 09 OV" Cf*». So.
l l o H'««. H'*. S.
• 11 AVftpai» . twxQxm . B. i«<pv». Ven. in fecunda editione legitur i»»nAAi . dubitarem , «n glofla non eflet , verum in hae
edttione nulU r«peritur , adeoque hanc ie&ioncm non impro*
barem •
11} EVJS»*«•««•»-. ixnfeerxiKrca . Bart. Par. & Rondell.
1.4 Mi>. i\. V. Ven. B. Cod. Rcg & S.
11 f E'fttu&ljv. ita*z*rtr. Vcn. irti&xfrH. B- 0 «-•»i*£i£»». Rond.
116 \Mifitiit). x/ntpvv . lunt. 1. & x. St. & L- ibii. JfcirT-to-t.
j{ir-r*t£i. H.
1,17 X-sAnp-»»* iiupxTm . cum Gulielmo de Mara potius verti per
rtmijftt nutns. feofus huius vcrfus erit , «* fenfit nutut fign* rtmifftt mtotis fuellat.
118 &Xf<rxMtti . ©«*«r-jAijf. Ven.
i i a 0'xrptAi»i«. ox>*Ai»s. fic omnes praeter V. S. So. St. L. P.
& Vo. in margine tamen St. & L- qutjque repraefentant «'*»*Aw«. Codex Venetus errore tantum cakmi habct ««««Atw-.
1X1 A'imi«*T». aiuintT». V. Ven. Sc S.
118 n«#$t»«j|<ri». Michael Neander in libro, qucm de re Poetici
Graccorum confaipfit p. 731. citjt SnAuTipjftrj, quod certe «•«*«*-•
•mipcc ivmjiMuui viri do&i futt, nam forte in anirao habuit verfum 26.
M£j**» iAw-ffciwi Zj&ijjumx bnXinifctmj .
1x9 £Vuv xAw» . ft'- xJuiir . Cod. Vatic. B'«, txAvt». Ven. & B.
f-cuoda editio habet Or' i»>vf».retinendum isrti xAvt», quod etiam
apud Horoer. occurrit Iliad. O vf 170. tW !tii ixAvw ttiiiu, &
alibi* f^;'t/. (tsrtiAiK. male Cod. V. Ven. Sc Reg. habent »r«xii-.
,131 AxnAiiWi. «t-rii^tiW» B. & S. itf}*ifwiV. & Ven. faltem ,
nt ratio metrica conihret, fcribere debuiflcnt kxtxfniftsrt, ut in
Codice Regio.
131 K.v-r-JeV-» iifit.
o'«p»i , confabttlationes tolloqui* , fic interdum recle vertitur hoc verbum • eo fenfu osipit-. «*{i'£»i» dixit
Horaerida inccrtus in Hyrono xi. verum apud Noftrum hoc loco , ficut etiam vf. 130. cum interpretibus per Ventreas confuttuJints verti debet. Anna praeftantiiTima ad Callimachi Fragment.
16. vf 3. iifcu'u( ixfurptsi Gallice explicat Difcours it Mtriages;
quarnvis Pareus vertat fraecept* coniugdi* in Comment. ad
Tf. X74133 EiW<*«» • liioo-ffcw . Ven. ibii. xvV«-. twrriti. B.
»3+
ADSOTATIOHES.
70
• 3 4 JloS» j3i8»A)i/»iVe; «Vp», quod verti amoris ic~l*t furort vel
Kcitntus, aliud enim eft x«Vr»«» »p»TO{ , quod habes apud Noftrum
vf. 8 7 . 166. 8c 196- Nonnum lib. 4 1 . p. ioS5-l- " . aliud eft
efs-poj, quod Schoh.aftes Oppiani ad 1. Halieut. vf. j-oo. cxplicat
per [bstffia , nec aliter Hefychius ei?e~ei«, //vmiicii. Adde Lu;ianutn
i n Aiino p. 2 5 0 edition. Aldin. An. i j i a . «pem >£ «V»«/ f«p»7«t>, Sc hinc eiffut, quod ibid. pauHo ante habetur. ln Codice
Vaticano legitur srote /3«/3o^i)ji*i»»5 «i«-ps, & Veneto sr«Sa fitfitMifbi»05
tiffg.
1 3 6 EVi^wijrrn' fcu» — yu»»»|i». jiri^d-wi*» JW — yvtxuub. V .
V C n. & Reg.
J138 0''^/3nc , «5 <r' %• T. A. Alexander Pope, princeps poetarum
Britannorum in verfione OdyiT. Homericae L. 6 p. 70. compatat Homcri locum Odyff. IJJ - . cum Mutaei vf- 138. & caftitatem poetae antiqui dilaudat; fed quum heic T«wTo*«y«» putet, %»i
oA/3m ii Tt'x» fiirtif, yxfng ii «-' ixi^svirt [*,*.*» frirn,
non plane
adfentior : folemne enim optimis bcnptonbus per partes aliquid
vituperare , laudare, licct de re univerfa verba iaro fecerint: 8c efto
7<cuTeAoyo», non ideo erit vitiofum : puicherrimac apud Poetas &
Oratores lunt ra.vrtiMyixi. non magni momcnti porro quod fimilitudine foni offendatur isrixfrenijri» 10-«». nam quis poetarum
talia non multa habeat ? Quid ipfo Homero fiet Iiiad. N . yf.
4S4*
AWTOJ i3 tiir
i%etvTH 1'*» Xfc/jvei^oirn 1[/,I%SH.
Odyflf. A. vf. 7S4MrjJi yifotrx xecxev %txctxt>i*>ttti. « 1
QuiJ Mofcho Idyll. 1. vf- 104.
• »1« T« »Siij
np>iv<.
Sed millena talia in Graecis 8c Latinis oceurrunt. Pepius tame*
ibi iure fummo Homerum vindicat a 1- C. Scaligert inani crifi.
DORVILLIVS .
I 3 9 r*«-ii« ii. illud ii abeft a Ven.
141 No» heic cum .Pareo illud fhtTtfxtt in ftmif/it mutandum
cenfeo . eadem fere dixit Homerus p*fTjp£«e «py» y«p*ei». Quem
locum ipfe quoque indicat, & legttur lliad. E. vf. 4 1 9 ibid. Kwrpi^
*»y«t, fic «pye» »p»»T«5 apui Oppian. 4 . Halieut. vf. 161. «vr^ Jpy » , Halieut. 1. vf. J-JJ «py«» xt^ifi
apud Orpheum Proguoft.
vf. IJ". 8c ?pyet |**£>s vf. 38.
141 Hic verfus in editione Hervagiana non habetur.
1,43 Yirtffirrta
. Lxtfftirur. Cod. Anglic, Ald. 1. & 2. Iunt. I.
S
8o
ADNOTATIONES,
& a. So. H- P. & Vo. ibld. AV^ITJI . A'«p/>»«W. Ven. B.
& S
145- n>«-<e. xiJiw. Ven. Sc S. non male quidem, fed Ventris fiur*
per excellentiara srifr* dici poflunt, hinc fotder* amnntum .
146 Kt>9-»p«K« • A^sJirni. P. 8c Vo.
14U 1'XITW- «IXITK» . S. i^i^. i&ttyi cum omnibus faipfi. in K.
niinus re&e habetur i&Atis. idem mox habuimus paullo ante vf.
144. H» S' iDiAiiiriK. ibid. xttfcuuvrm . xafiuunu. Ven.
149 T<i» <roi' £''«•>«, iiypiuo-sr. illud uypiut heic eleganter dicitur.fic
in Epigrammate Macedonii VTMTH, quod kgitur in Anthologia
lib. 7- p. 798. Ed. Wech.
T» «-01601 roT« ;g«f-»iTi<r<ri xiotraJTecre; 0*' eei&icri /JeiAAii;,
0'iAjUaT* T>J JT«4>I'IJ , riv ^ipce Tjj xi&<*ft|.
"ZxvXtutn /Zte<p*(»r (p«;o? 'ijbpavu, **i itiiy,
n*f>Tod>w iypitim TAJIU»O>«< m'fl»K« .
ibi autem verfu primo potius cum Vinc. Obfopoeo pro J8*AAIIS
legerem 3«Mii$, quae le&io ex Mufaei vf 6$. defendi poteft ,
0'tp^tcXiMf yiJioe» txctTof ^esfiTlori TISIIAII.
Praeterea quam facile littera $ eorrupta fuerit in £'. cuius rei
exempla nobis fuppctunt ex do&ifsimo G. Canteri libello de ratione emendandi au&ores Graecos cap. I. ibid. To» 0-01. T«» JM.
Ven.
150 doo«. B' i . Ven. ttii legitur in Rondell. vitio procul dubio
librarii .
ifi £'KOJU>I^». »4pio-ii V. in Codic. Ven. hic verfus fic legitur
©ivrniu» ixojuiirr» l'op<Wt" TOTI «i/*<ft| .
in Vatic. & B. habetur 1'ojjanV.
I j l ^'•xtfum . fWijLi/d/f. S.
153 A'T*Ati»TD. Cod. V. Sc Veti. male fcribunt A'r<tAeWit.
IjiS Xlitvy. xiurey . B.
157 nii&io. AHASI. Ven.
l</8 n*pirrno-u> iuKiuru . B. 5C S. f<W</. tauMafJuin . iunuutfiiinv .
Ven. & B.
l j - 0 E'P«TOTOXOIO-I. ipivToxioieri. B*
l6p A''<p9oyyo<; 1V1 JUSOK» or«J» ixtmt». fimilis locutio occurnt
apud Theocrit. ldyll. 1. v. n » . Nonn. lib. 46. p. 1196. 1. <$.
Virgil. Aeneid. 1. 6. v. 469.1. 7. vf. i j o . ]. 8. vf. <r»o. Ovid.
Metam. L «j. vf. laf. ubi vid. notas. in Cod. Ven. perperam
legitur iote&iwxii» ? ewpSoyyo». in Vatic. quoque habetur *<p9-»y.
yo».
JtSl Z'(v$u*ireo . tfi&fivs-Ki . V. £c Ven. i^v&»i«*a"»{». S. fj^foiii*•«$» . Iunt. 2.
i6z
A ON OT A T I O N ES.
8|
i6*2 E"|H». f|i<rw. Veo. ibid. W . fic A. S. Vo. Lond. Cc K.omnci
alii habent »V.
le»j EvMityi trwttfyt V. rvnxfitirt. Ven.
164 In Cod. V. & Ven. pro * » « lcgitur iVi.
168 KxMii'. KMAAU. Rondel). KuMta. V. & Ven.
169 (ftppcc. /*w «>. illud 8» omittunt Codices A. 8c C. i^/V. "*%» .
*X>* > Ven. & S. ibid- hmentv , hibix,*» Ven. A. Ald. 1. & »• lunt.
1. & 2. W. So. H & Par. Conftant.nus Lafcaris re&e pro ipU%*& legit «TKnii, uti in Commentano Io. Vatclli videre eft . Et
Gulielmum quoque de Mara fenfum huius loci pcrcepifle ex eiui
interpretatione colligitur ;
fygo donec bumi radiantia lumina fixit.
Quos tamen male reprehendiiTc videtur lo, Vatellus, quod illud
hpl%**p non rctjnuerint.
171 A'nnl**T*. ImhtxttTo. V. iutQitont. Ven.
173 A'*°f ccfyvrit. tisr««-«£«/ira . Ven.
174 nirpw hftmti. xiTftu hcin^. V. 8c Ven.
176 E'iW|U/nrri». ix«ju>iirir . Ven.
177 E'p3-iyS«o . in So. habetur «<p&»y^*To, 8c fic quoquc edidit
Rondellus , fed in notis itp$iy\*o legendym mooet, quod in
omnibus aliis iam habetur.
178 Pro «»!«•»( fcripfi 'kitvsot, cum fecunda editione, quod etfam.
probat Andreas Papius. Henr. Stephanus & Lettius hanc leetionem in margine repraefcntant, 8c iic quoquc Gulielmuni de Mara legiffe ex eius interpretatiqne patct:
•
nam quttiter errabundus
Ignotufque , mee poteris (uccedere leclo l
fic etiam hunc locum citat Michael Neander de re Poetica
pag. 733. 8c pro ipy tptXtTnrt, fcripfit ifuoi ^IAJTHT» 8c certe T* «TVfo; optime heic convenit. explicatur per <entxat/re(
ab Hefychio 8c Etymolog.ci Magni Auftore , nec aliam explicationem dant fcholia minufcula ad Homeri OdyiT. A- vf 24*. 8c
alibi. Hanc autem le&ionem quoque confirroat Qariflimi DORVILLII nota, quae fic fefe habet: Certc in genere peregrini xvu,
«•« dicuntur • fides illis non facile babetur, fed durius illud tamen
heic . Videtur legendum «sr»f«« . Aeneas. erat \i»o% *>£?*, fed non
tticvfti : 8c jdeo facile fides ei habebatur - hic contra. Cette augebitur fic , ita mihi faltem videtur, periodi iiifytt».
t-jtj AvixfJutcrB». fic legitur inomnibus, praeter Vatican. A. B. H.8c
K. qui icribunt $vi*fL&<t.
180 W> 2" i$tti<np, v Ji diW<i«. S. in Cod. A. malc habetur y
r
8*
A D NO T A T l O N E S .
l € l no>.ti<poiTo«. sroPutyoiTos . Cod. Ven^
181 SxoToftrtrot». Toxitrrat. B. trxoTtf trtri. Rondell. forfan rcKttnr»
fcribcre volueruut, quod non malc heic legere polTumus; illud
quidem mox praeccflit vf. 1S0. fed talia paflim apud au&ores recentions scvi iovcnies: fic apud Noftrum fupra vi. 103.
Aiir» 1', «? ^tirfnxi sroSo» iehitna
Atittfcv >
XoTp» t V oiv^.etiijtri». c» i<r^(i( tJi >£ «MSTD .
ubi illud ««3T»I minus eieganter bis repetitur , & xotxotpWot» parit,
quam tamen heic non deprehendes, lket Toxfto-tn» legas Firmare
hanc letftioncm qucque vidctur illud Ovidii Epift.Leandri v f . i j .
A"o» pcteram celare meoi, velut ante, farentes .
Vulgata letbo tamcn fat>s plncet , fed <rxoT«f<r<r»:» A^potJiTis» c!egantius verte furtivam
Venerem , non teneirojam ; fic quoque
veriu 190. K.(V7tT*Kif — — Kti&fpt/i) potius vetterem Turtha.Venere
,184. EVJ TpiotWt» kxciu. adde illud Hoiatii lib. 2. Satyr. 6. vf. $0.
Vrigidus » rofiris mannt fir comfita rutncr.
Martian. Capeli. de Nuptiis Philolog. lib. 1. pag. a. Ed. H. Gro.
tii : idque diiitur» mundo Uquax triviatim dijfuitaret humanitas .
Vbi docSrjfsimus Grotius hunc Muiaei locum citat. pio TpiooWt»
Cod. Ven. habet TpioAtrtri».
| 8 6 Pro fjtt.01 in Cod. B. legitur »x*r
188 N«»fT«ti<roj • va»srat«r<r«. C
191 Er'*<n». i*<r<ri». Vcn-'W- Burth. & Rondell.
j p z n«{t«<ri». Tcufiartru Ven W. Barth. & Rondeil19 j H'ti[*,i<pate< retinui cum V. S St. L. & K. omnes alii habent
iiifbiuTef, & hoc in margine icribunt St. & L.
194 KpuzTTf. X>«'*TS . V £t Vo. fed priorem leftionem retinui.
Kromaierus quoque ediderat x>tWTt, fed in addcndis & corrig. re«5le illud xpti^Tf retinendum monuit. fupra quidem vf. 161. habuimus
Ai'<o»r Ipt/^iooxrtt» IXCKXIZTCVCK. jtuftim ,
& tJaoxAtarTfi» A"(?po«!iVii» vi '.81. Scd beic invitis libiis nihil iu>
inutarem . ibid. x»funi . Tocpuos». V. & Ven.
I9>- EVtf»fi*<pfTo. fTif<«ft*<p£To. Barth. £c Par.
196 Bf,3o>>!j«,t»c5./3f/3;.i)ji</f»o{. Ven. B. £c Rondell.
| 9 7 *p«£fTo refte explicat Scholiaftcs per ifixtoitTt, SMCHT» • de hic
voce v dc ad Orphei Prognoft. de terrae mot.b vf. 1. in colletSr.
carm. Gr. Do&ifs. Maittaini.
J98 AioAi/*,Ti«. otioAe^DTt» . Ven. S. St. & L. qui tamen in
jnargine nUxipimm v « a m ptocul dubio lettiqnem exhibent .•
' '
"•
- ' ••
fic
ADNOTATIONES.
83
fic Ataot dicitur mAv/uiirif ab Orpheo Argonaut. vC 4 1 1 .
UfiirSurxTit rt £ WJTCT»}.* T«Ati/*ifTi» tfVTCt,
ibid. Aautcet^u. A«fwe«-ir«5 St. L. Sc Kromai. in Cod. Vatic. Ie.
g.tur <Jaj*ao-fi,& Ven. Sufhcurvt. S. exhibet octfhdo-uc,. Omninota.
rnen ro StpuZii genuina certe ledfcio cum oninibus aliis retinenda
eft, 8c hanc quoque in margine agnofcunt St. Sc L.
2 0 4 Ei KV(1 xuphutyno. Sic xifiiXT* xotyXMfyrr» apud Hotner- Iliad.
N. vf. 798
206 XctfvySireto. istftxTiio-cetfbi. V. Ven. Cod. Reg. S. St. 8c L,
in • arg. an illud non retinendum fit, valde dubito. vide Homer.
Iliad. A. vf. 571.
Tt irTua-iriic,; T( i' oiemTtiitt, xej\ifbito yi^tffaf;
Quint Calab. hb. 11. vf 44.;.
Oi cft xtfiXTaxreiTii, hfttUfhottt, hrifoc, hXtup .
in Coil. A. legitur xtftxTae-oifhi.
208 A'y«ppW, hytffuor. V. hyiffoyjn. Ven.
2 0 9 2 « o . e-ou. B. gc C. Ald. i.8c 2. Iunt. 1. 8c 2. W. H. Barth.
Par & RondelL
2 1 0 Mxrsr. &utor. S.
211 £'x •xiya.Trz , ix, irte&T*. Ven. Ald. I. & 2. IurJt. I. Sc 2.
213 OVITTI»«» . i m u w . B quod faepe coafundi folet. Reg. legit
incmriuctr. m P. & Vo. legitar ejrtxTtue-ttc,. lllud autem oTarrivaw
verte objirvans j «jrisrTiwi» enim eft obfervare j de h»c voce egit
Clarifs. G. d'Arnaud in Animadv. Critic. pag. 71. Sic apud Hcfiodum E'py. v. 19.
Ntixi' «risrrsiiuT' , hyepns tjrnnxor ientt, .
ubi Proclus ScholUftes , N«ici' ixtTTtuotr*. ) THTJV» irpaf /&<>«< r*f
^iAeMixieSf fZtexoiTt, it) ixittoer ono. Tth *«T' etyttMf xtiffhitur (flr
totttiutit. Adde H'/*fp. v. 42.
E6 / 4 « '
B«*j« .
OTITTIlidFT» tUTfO^ltXlf
C* «Ailjj
ubi vide eumdem Schotiaften, qui r« txartion*
expllcat tuXuc,
ntfiji^t^/ifiutot hint etiam libentius apudCallimachum Hymn. in
Delum vf. 6x. pro ytiuu mtmrtuarti , vel ut Cod. MS. lnvxTtunT15, legerem y«r«» exixrtitrTti,
emeodationi eruditiflimi G. d*
Armud fubfcribeas, ibli oix tyefitm . in Cod Regio legitar oi
fitoty»: quod certe glofla eft ab imperitis in contextum recepta ,
& nihil heic invitis libris immutare aufus fui.- tamen illud «T|I
JUHT* . uti do&ifs. Canterus emendavit, omnino ample&or fic
evitabimus ne diphthongi «1 Sc 01 fequente confonante corripiantur,
lc nulius dubito, quia fit Mufaei manus.
r
84
ADNOTATIONES.
a i 6 *>i>* ,xttpi>M\» In edition. lunt i & %• legitut piXw» 4>'*«£«;
a i o Ei tTE» ^* s'^t>(i« retinui ium S. St. L. Whit. K- & Lond.
reliqui habeot Ei «T«O» Si 3«A«I< . Omnino legendum videtur E»
i' iriot i&itoti DOKV.LL.VS. Sic quoque apud Homerum invenie*
Ei' i' ITM». Iliid. M. vf. » 3 3 . & 2 . vf. J O J . "
» 2 I Zf»i'de»T« . t d»A0»T« . B.
313 M«fTffiviin». M«pT»fiW»». B. ;ii</. <pv>£\ta. Sic S. St. L. K.
2c Lond. in V. Ven & A. .egitur <^t/A«Trfi». omnes alii exhibeat
<pv>cctr<rat.
i t + H' fMt.Ol (MI. Ald. i. itW. <p*s. iic Par- & K. alii omnes
lcribunt <plut,. ibid. srtpijrtu • irtfttccf Ven.
llf
T}CCI»V%IA*C,
HI»J;I'&(
A. B. 8c Rondell.
* i 6 A'mo»Ti;. B3rth.us hjbct «x«o»Tt«. quod etiam apud Quintum
CaLibrum confunditur lib. 6 vf. fSf. ubi pro ixiWis reftituit
kUvttt,
L Rhodomannus. Vide eius eniendat. in hunc Au6t.orem .
»»8 MIJT». MiJt.B. ibid. BesA*»- >M$)»t. V . Ven. & Reg. quod
prope accedit ad Cl. Bergler emendationem, qui legit * « £ « » , &
hoc omn'no ampleftor . ibid. Ilvpyt». nutyu. S. St. & L. qui
tamen in morgine fcnbunt snipyK, & fic omnes alii habent.
s » 9 E V . «'«. V. & Ven.
a j o Il»mx,!u>. Sic A S. St. L. Whit. Lond. 8c K. In V. Ven.
B C. & reliquis editis habetur aw»»t>xiii», & fic quoque St. & L.
in m.irg.
131 H/tvrttro. ifatrunt. S.
s . | l H"% H"<& B.
3
3 5" A'»f/*i/*n. itpv>*\t. P. & Vo.
330 iloAi-vWi/rei» . TOAI/XWTOI» . A. & C. & in omnibus editis praeter s ^C L. Whit. Lond & K. ibid. illud e'»»;»»*» heic elegantet
ponitur, ac pn<p;ie dicirur dc venatione; nam venatores feras ocul.s
n o t w foient. fic Hotncrus loquitur de cane venatico , cum qu»
Htxrx-rem comparat lHad. ©• vf. 340»
/HrcTrpau tutrmiv^t, itotr» ra%ittrtrt mrtt&mc,,
\'<T%M tt y^iUT»? T» «Awro-ouis»» T« ctcxtva •
437 T«.. 5». B & Ba;th. yt. Ven.
3 4 0 EVsiyo/aiVojo . oWtiyojtCisVoio . A .
»41 ©«AeWij. rctinui eum S. St. L. Whit. Lond- 8c K. omoes
a]ii habent SaaoWsjs. fic quoque in marg. St & L.
344 rifoo-fAs-.To srpo/iasxro. Vaf.c. & Ven.
» 4 * A'A>we &«A*o-(rii.; sVi» vthip . Rondellus legit u»k (ei>utviK ixTtf
viu: , M jit cppofitio ( ait j lucultnt* inttr mart, qtiod extrtt Lernrdrum
ADNOTATIONEJ.
t$
drnm tfi, fj» ignttn , aui intr* Leandrum. Quae emendatio im.
cienda videtur, fi fpeftes illam Bergleri pro £«A»i»-«-ii« legentis S«iA*o-o-«t, cura quo omnino facercm: fenfuj enim tuncoptkne pco>
cedit.
«46 J* hanc voculam malc omittit Voetius.
348 Aiupo ^o» «'« fIAOTWK . fimilem locutionem habuimiH firpra ?£
19. H'pSs <{ iro^w »jA$«.
1 j-o K«i KftcTiu xinue • Venus navigantium etiam curam gerit <
uti notavit Vir doclus ad Anytae Poetriae Epigramma 2. in Ve.
nerem , quod cxftat in colle&ione oclo Poetriarum edita a CL
Wolfio.
Kjljrfia\ »ZT»C, 0 x<if»i, «rii (fiAo» is-Aw» T^ne ,
Ai'i» «W ixtlfH Aos/Kurfo» ifta iriXityci ,
O tpgtt (ptXcr naunfa-i TIAJI srAoo», i/Wpi JS xttrn
Aii/Acunf , Aaju>Tp«i JifM^iitra; ^ u m .
Adde quoque Noftrum infra vf 320.
naAA«i» jt»f» XiTcttuxrt detXturcrctiv A'9po\tw .
Praetffrea hoc clare patet ex Ovidio Heroid. Epift. i c . vf. 11 j .
Solve ratem. Vtnus orta tnari, mare praeftat anutnti .
Aura dabit curfum; tu modo /olve
ratem.
lpfe gubernabit refidens in puppe Cupido :
Ipfe dnbit tenera vtl», legettjue mam .
Adde Epift. 16. vf. 2 ; .
ttrfiet: &, ut pelagi, ftc ptSlorit adim/tt atftum:
Deferat in fertus & mta vota fuos.
& Epift. 19. vf. 15-9. ibid. pro iSmtun. inCod. Vatican. & V#>
net. legitur luiattu»,
J f I AVIOWKTS TfirAa». ccirtfur<rctro orixA»» . Ven.
a r i A'i»c?ni(vii retinui cum S Steph- L. Whit. Lond. & K. rdiqui
omnes babent iti&cpmftuc,.
» / 4 HenacmrU . in fecunda cditione fcribitur *m* ittaritt .
iff Aor«V«Aoc, • p<e»To«-*Ao< Barth. & Rondell.
ifj AtvytOii^i. AisrrcAijif • V. 8c Ven. ibid,-tiiltyru.
ttvfcttro. fic
ornnes prseter V. Ven. B. S. St. L. Whit Lond. & K.. Coder
Regius habet AryosAiits & pro ttfyyrn mendofe ctiam «5* titvnr.
ibid. «$i». 1'$«. V. & Ven.
»^8 EVinuTir. etTWxtxit. H.
itfl nipiiTb|«o-ej. srifarrvgacroroi. H» mfUftvfatrtt. S .
J^J SvuiQtxiuiti» . mvitpuiifhtt». V. & B. ibid. irctf&tnZtte,, fic S. 9t.
L. Whit. Lond. & Krom. m Codice Veneio legitur irtifStnSitn
crrore calami pro ««tp^mavsi. reliqui fcnbunt 7oe(diM«M$.
F 3
»«•
r
16
ADNOTATIOHES.
164 Ai/**« «** fxftn »W» Ev<»V», p^i». De unguentorum gentribus 8c eorum ufu plurima docuit Illuftr. Spanhemius ad Cailima»
ehi Hymn. in Lavac. Pallad. vf. 1 3.
16f A'AiT»«r. icti*teot Rondcllus. «AIVAOO» B. W. & Barth
167 \"*xt. Sic Veo. B. S. St. L Whit. Lond- 8c K- reliqui exhibent "nm. fic etiam in marg St. 8c L In Vaticano Cod. legitur
t<rXt ,ex quo fecile 'UXt exfrulpes. Andreas Papius quoqucquaravit imxt ediderit, tamen in notis TO !xXt non msle praefert.
»58 IloAA* ju,«y««-««,« in Codice Veneto legitur sr««i' i»-asS«f T«J,
quae lect o forfan quoque a manu gloifatoris provenit. idem tamen dixit Homerus OdyiK ©. vf. i j ^ .
O 5 jrpir juiir IMAIC sroAA* «r*$or, £ xoX*' ifieyW*
.
in Vahcano habetur *O>A' »*«$' <5i. «M- sr«i9». in fecund» editione 8c Soter. male legitur xiba.
269 XlcMii piytKMt . iroJi/ «'jUioyjfo-tf; . Ven. Eodcm modo locutus
eft Homerus loco mox laudato.
170 Pro T' in Codice Ven. 8c fecunda editione legitur 2' •
271 E W T & O . Ald. 1. 8c x. fcribunt i»i K*TS«». B. 8c S exhibent
wiftxurBte, 8c hoc quoque apud St. & L. in tnarg- invemes • in
Cetiice Vaticano 8c Veneto legitur ST«P«IKOJTT»O .
17» Tetur'. T« ii • V. 8c Ven- ibld- Ae'«-»sTe . Ji(<Ve-«T». Ven. ibii.
piTfv. /tiiTfiit. B. 8c Par. De zona virginitatis fi^no egregia notavit fummus Spanhemius ad Callimachi Hymnum in lov- vf 21.
8c Dian 14. adde quoque Io. Hoelzlinum ad Apollonium Rhodium
lib. 1. Argonaut. vf. 288.
174 H'I yi/Mj, £M* ctxiftvTtf. huc facit locus Theocriti Idyll. »7.
vf. ay.
Oiix. o<J»ri)», i*. aXyof "xu yoJffro;, ctAAos
XoftUi.
Homer. OdyfT. +. vf 144. 8c feqq.
175- H"»iir • omnes noftri Codices Mss. 8c editi habent 1'»»»» praeter
P. Vo 8c K. cum quibus omnrno Leopardi emendationem amplexus fum pro 1'toii» reponentis H"p*jr. quod etiam e Codice Neapolitano legendum monet G Falkeoburgius in Le&ionibus 8c
Conteft. ad Nonni Dionyf lib. 4. pag. 130. 1 19. vide quoquc
Rittershufium ad Oppian. Halieut lib. 4. vf ij-fi.adde Nonnum
Jib. 31. p. 794.I. 18.
Mirrif* xuo-iStiK £«yi«w $«>,*i*i»ToAor H fv •
Sic vetus Marmor infcribitur IVMONI IVGALI , quod notat Ronddlus. immo tibia, quam in nuptiis veteres adhibere folebant
etiam dicitur Zygia apud Apuleium Metamorph. lib. 4 p i / a .
«dition. B. Vukanii. ibid. UtiSii. MLSHI. V. Ven. B. Rcg. S. St.
fc L.
ADNOTATIONES.
87
& L. jn marg. utraque leftio recte .poteft admitti. Rondellus habet i ; & 5 .
» 7 6 Atttfar .SuSui .fic legitur in omnibus praeter T . S . St. L. Whit.
Lond. & K in So legitur tniim. ibiU- wfttxri. »iVpx^i. Vatic.
& Ven. quod forte rernendum .
» 7 7 E'sr«<rx<'pTIJO-«• {xtrxnfrnvt . B. imvQifMiirt. S. hanc le&ionem
etiam repraefenfant Stephanus & Lcclius jn margine. in Vatic. &
Ven. habetur iirtxrinrwf.
» 7 8 A W I .<W«. V. Ven. Reg. & B.
2 8 0 Iliud Siy» *««-•>•»•;{«, ut.Sc verfum praecedentem xnel.ut pa»
raphraftice vcrtit Andreas Fapius.
Et flratum taciturna torum gtnialibus horis
lffa quits ftatuit.
a.81 Michaei Njeander de re Fcetica p. 730. quem librum fupra
laudavi, hunc locun) fic citat h"> yu^ct, 'h ujiitu.Sn«. T. A. ied
eu-m heic quoque memorta lapfum fuifle credo.vcilu etum 280.
pro ttr^u citat tVj){i.
»82 Hic verfus & tres fequentes in Cod. Vatican. & Vcn. defiderantur.
2 8 3 A'p»yr«T0i« . itfiyriftn.
B.
185 Er» nnim hfi.oa.lot. eamdem locutionem reperies apud Nonnum Dionyi. lib. 15. p. 6 4 8 . 1. 10.
0(!x ttygfticu Tltfirw fi>ia» XTUIUITO. yvtaixa,
£ijtt«o-i nifbtpitituru iri srMivnt • ifirur.
rarior Jocutio occurrit apud eumdem lib. 4J". p. 1162. lin. 32.
H'[tiT&tfm ir» jmio»r« Ttx&rm •
mtlttr idem ac «£»» interduro fignificat.uti re&iflime docet doclifs.
Berglerus. fic apiid Oppianum Iib. 1. Cyneget. vf. 330.
~2.Tv\tt.fbirec,, vriimtt sr<tA«ur<»*M fbvftitt.
»87 Integer hic verfus deett in Cod. A.
388 H'pigtre»r«. ifucran». S. ibid. xartA&iAf» , i*i£i?ixi/*i». V . 8c
Vcn.
s p i OBe" iiri iiflr fic legitur in B. S. S t L. Whit. Lond. 8c K.
l n Ald. 1 & . . & lunt. ihabctur */» r« «Siif*». reliqui icribunt
iti TI /i)gei. fed ibi potius legendum eft W ITI Ji»p«». Praetult tamen if i*l t^lr cum optirois. hoc quoque dixit Homerus Uiad.
L T C
«4**
i l A»T» i«oi xAi'05 »o-£Ao», Jsri Jjpo» <J« p»gi «tia»
EVITXI .
tamenapud eumdemetiam invenies illud «T« JiipoiOdyiT.©. V. I $ » .
Joi f iSii ix «T» *\er UieirvtTKi, «/*« TM */i
N w ri Mftrtifvfiu.
»p»
r
86
ADNOTATIONES.
*yi Male in V. Ven. B. S. St. & L. pro tiH*>m legitur ky^xmt.
Amor quidem 8c amantes vigilare dicirotur: fic apud Ovidium
lib. i. Acnor. El. 9. vf. 7. & vp.»«.«. «ex«/*>iTi» apud Noftrum
fupra v£ xx.& 11 f. verum prior le&io e toto fenfu probabilior
videtur.
»93 XiiftMrt iift. Vide quae notavit Cafaubonus ad Athenaeum
lib. 3. c. 6.
*94 *f ««Ai«?. (p^ecxaXixi. B. i£i<{. Sniwa,. fotitsrx . V. & Ven.
*9f &ip&>.&. ^ijuiso-d-A». ita fcribunt Cod. Angl. Ald. 1. 8c 2.
Iunt. 1. & ». So. W- H- Barth Par. 8c Rondell. 8c fic quoque
Io. Vatellus in comment. hunc locum producit. ibid. pro «..' fuf*>u^« legitur i*tru<pi>>Z<» in omnibus praetei Ven. B. S. St
L.Whit,Lond.8cK.
»9<S Xnfbifni wntanii . mallem ^Hfuifta THiinnc,. DoRVlLLlVl .
397 Locus certc obfcurus. Quid fi tamen Jegarous
— — — Tvxrifiiini £1
H <Ji| rii* fbiXaaeu iri>xv<rt fi%$-&2i yjkfvit.
ixi*>irt fic «HAM/rt non multum diftant. knXxui 8c a»iWii> /»£•
V««r« navtfn. videatur Thucyd. c vm. 11. 8c Harpocration in
voce Nwpite. DORVILLIVS . pro kxixJmrt legitur kxi*>srt in
V. S. St. 8c L. in marg. In Ven. B. 8c Reg. legitur acixJon.
Uid. J»x9*JV . % & . . V. 8c Veri.
300 Xu/MptiK. XitfbtfU- B. Yfipifut,. Ven.
301 n»pys. ^ H B . V, Ven. S. St. L- 8c K. certe retinendum
videtur Tofvu, quod omnes alii repraefentant, 8c male in marginem banc le&ionem reiecerunt St. 8c L. au&oritatem fecundae
editionis, nimis ubique fecuti.
30» H'»«A». fAii*. V. 8c Ven. H" iii*. A. 8t C.
303 In Ald. 1. 8c a. Iunt. 1. 8c a. So. W- H. Par. 8c RondcIJ.
Segitur Maaofitina <r' in Barth. UoniofiAim ?.
304 &<f>t>*t, otpuM. Whit, 8c Lond.
305 A'»c(TT«jUUIf . kltU!TOp,'tw® . Iunt. 1.
309 Eirt. OTTI. Ven. OTTI. V. ib\i. HxfvxntoiTtq kvrui. iic omnino retinendum cum V. Ven. B. Reg S. St. L Whit. Lond 8c
Kromai. ia omnibus aliis legitur /3»spt«r»wW» kirxii. fed re£te hanc
leclionem in margine pofuerunt St. 8c L.
310 A W I ' ^ « « J kvtxi. kwiTittmxq kvtxt,. B. 8c Reg. m Codict
Veneto pro iiJT*. legitur kiMttf.
312 A« TOTI. In Codice Veneto male habetur fi> TOTI C. «&./, *$»«*«««. «VSiifMMs. Ald. 1. 8c *. 8c Par.
313 E»; » * T « . fic V. Venl B. S St. L» Whit. Lond. 8c K.reliqu.i
' realehabe* vfmxim, fic infra v. 324.
n»-.
A D N OT A T l O N t S ,
8j>
n«e»To9i t" iyfof/Amo ttrwnti xifjutcrn ifp-fji
Tvnrifbwn
jn^ifwr».
3 1 4 KJ<6«TI . xoputri. Ven. i«W. pro vu>xfrr* > quod in V. Verj.
S. St. L. Whit. Lond. & K. habetur , fcnpfi rurSrra cum omnibus aliis , quod xmrmtntf»,
8c multo ekrgant.us diftum eft ,
fi hoc verbum per adcumulabatur rcctc vertunt Interpretes. Sic
fluftus ftndtrt dicuntur apud Statium lib. f> Thcbaid. vf. 368.
—-^- nigris rtdit humida ttllus
Vortkibus , totumqut Notis portamibus *tquer
Vtndtt.
ubi ad verfum \66. vide Barthium , qui hunc Mufaei locum ibi fie
quoque laudat, 8c male haec lectio ab H . Stcphano 8c Le&io im
marginem reie&a eft .
315-. nirr&w. iritrr&t. W. ibid. ix*. i V* • V. A. C . Ald- I.8c
1. Iunt. 1. & 2. W. H. P. Barth. Par. V o . 8c Rondell.
317. A > « W V. S. St. L. P. Vo. Whit. Lond. 8c K. alii habent
318 KTVJT»?. XAI'T««. V. 8c Ven- ibid. IfWfsutfkyti».ifirfiMfit»»
A. 8c C. Ald. 1. & 1. luat. 1. So. 8c H. in lunt. 3. legitur «JIITl*i*fttySa» .
319 A*KtiA>jr»;. tcxi)%<Tst{. B. ibid. t»*n. ttutcti B
3 1 0 Mi». fbi». B. #/«»'• AiT*«y«. A«T<«»JM. V. Ven S. 8c Whit.
313 A'?i/\» o< artj. «AA*«T«$. Vitic- 8c B. *M' irrjt, y i . Veni W i [Aotftts. fi>»(f*ii. Ven.
334 n»Wo5-». n«rr«d(. S. P. Vo. St. 8c L. in marg-. in Veneto
legitur TlutToSfr. Quod non male retinere poiTumus , oam repetitio
TB <T ingrata heic eft. ibid.iff><y . oojuct. Ven.
3ij- TwrTOjKijri»;. fic B. S- St. L. Whit. Lond. 8c K. quod certe
retinendum efl, reliqui exhibept &fox-rifiiiiii fic etjam in trurg. St.
8c L. vetum error inde natus «ft, quod illud mox repetitqr vf. 337.
ibid. \l»ttn ti 01 m*,>MB-H ifjMt legerim xotm ti oi lix^utrn upf&ii.
praecetTit enim epju.ii. nam qubd>verfu 309. 8c 310. -repetatur «Sraj
elegantiam potius habet. videatifr Hefychius m if,«/i. Rhodomano.
ad Quintum Calabrum xi. 361. vide quoque Foefii Oecoq, Hippocratis, 8c Epift. ad Hebr. 4 . 11. »ffi>m, ubi alii ab «s»j»05, alii ab
*»/*»» deducunt, ut VOK videatur fatis boni comraatis. DORVILLIVS.
Conieceram «Ax», tid cum Cl. OQSVILLIO omnino facieadum. Certe videtcr hacc genuina l e f t i o , nam * in », facile corrupenint Jib r « i i , llc pro k(%* fcnbitur ifxy apud Athenaeum , quod docebit
G. Canterus de ration. emend. Auft. Gr. cap. i.fcic verfuc autcr»
aoo repcritur ia Cod, Vkticatv nec Venet.
G
316
r
$>o
A D N O T A T I O N E S .
316 2S«'»«« fic omoes praeter S, St. L. & K. qui fbribunt «••
»* . icW. kSiivrn.
utirrrot. V. 8c Ven, »&</• .«W«y*»r«M>, «WWT*»Ven. & A.
327 n>v» ^ w n i N t r x #*«-««• Rondeiiu* legit .<sJr*/Mtm>. »<«»/?,
sit, (-«/»> & fortuite . Sed minimc neceflaiia haec videtur emend«uo.
318. K*< »?««» i^fiiVw. male inutiltm , ait Rondellus, « « « •
rfOT, txtremum, ut dicimus i^piiiros *to.9(* , extrtma
ptrniciei.
A'#»>i;Vos recie videtur reddi inutilis: inprimis fi ita accjpiamus,
quomodo apud Ovidium 11. pont. vni. 5-9. ubi videatur Cl. Burmanous.Sc in add. DORVILLIVS. ibii. kfit#>fit*tnT* «•««» «A/Mf. i n C o .
dicc Veneto legitur «»/*«</*«>»fTo» **«» «ityw»» .
j » o . K«t< <J«i Aii;g»«» «sis;«. Lychnus fupra vf 301. dicijur Sut*Tt(U »nA««ii4 *a« i « c o 5 . eleganter. etiam xftiirrn vocatur jn Epit»rammate Antipatri in Anthol. lib. 3. c. 7. Io Codice Veneto pro
«Tif« legitur «rjStf», quod certe glofleroa eft, fed torruptum ,
pro <e<r/3««-a» ibi faltem legerem ueanm, quod Hefychius expjicat per
irt/iU. 8c uc TA «*«-•» optime a gloflatore potuit explicari,
330 rUAprAifTMa. hoc repraefentant Cod. Vatican Ven. B. S. St.
L. Whit Sc Lond. probat Sc hanc leftionem lo. Rondellus , cum
his omnino quoque feci. Aiii orooes habeot «r«Ai/«A«i)r<M , veium
iliud .mox tepetifur. Scio receotioiis acvi Poetaui non tam axie talia curafle, yeruin oimis abfurdum eft, unurn idemque epitheton
nunc AtmSfu, 8c niox r« «*t(i/u»«<« adiungere. Poft jbunc verfura
in CodicibusVaticano 8c Venefo hi duo interferuntur, fed fpurii
procuidubio.
N«/x«r« S' <eyfi«dv/x>«< izitrfit^in*
iirm
H'<JIJ yttf <p3<**«»««« fbifa ^iwnrwt McaSfX.
, T i tf A •«•Sr&«i*ni • fic S. St. L. Whit. Lond. K. 8c harjc
ic&ionera «romno veram vehementer probat And. Papius ; ornnes
ilii cxhibent ««'«•«« «J1' &intn»t. illud autem Sifiittn* latet quoque in
Codicibus VatieanQ 8c Veneto, jiltcr exhibet E.V«r> S' »&t»»«»ri>{,aiter
EiVtVi «ii Sunntt.
Cod. Ang). cum rdiquis editis nullo fenfu foa*
bent EIV«T< S.',&tnntf, ibid. «V «iy« uxrturir, «V kyzyxiirpiit . A. 8c
S. buc pcitiaejL locus Virgilii hb. 4 . Aeneid vf. fio- 8c feoq.
331. E i A n ^ r w i . fic Vatic. Ven. B, S. Sc. L. Whit, & Lorjfl.
omnes alii habent T«AvHA<tJT««ri.
333. Pro n">*jtt.3' in Cod. Venetq habetur JjAvSi».
334 l\xiT&i, xcpTtSi. S. St. 8c L. in mvrgibii.
ift>i*«, rnturu.
in Cod. B. Wgitur tfbfhttx» tlinat,. [
33J- o » ir«p«XWTD» . voculam «» omjttunt V . & B.•ctiamsas)
ha-
A D N O T A T l O N ES.
$|
habetur in fecunda editione, verura ibi pro «A#pt»r cxhibetur
ttXtiifittt. in Cod. Veneto'legitur tc\<pift,t<ei.
3 36 llxf)*. Papiui 8c Voetius fcribunt xupxl .
337. &(tmift*>». ^5 qmws iibri praeter C«dic$ni Venetum,
cum quo potius legerem Ajt«rT«/*i»o» ex Hpmeri OdjfC. E. «. 434.
il 4 TS
STf O { iTIT»l|<rl S - f a l T J K t * » « 7 »
fcUP*»
P'I»M ttrifpv<p$a, t»i ik fbhyx xS/tia x«Ai/J/w .
338 fru&cttia. in Cod. A. & C. fcnbitur A»KJ«A«M» . i^/V. *»f7.
«•«f*. V- & Ven. i^iV. ^iTttw. £IT»»«S. Ald. *• 8c lunt. 1.
3 39. r V i i ^ . Pu^it; Rondcll- iiiV. «T* iiAt^irv irtVi nvfya . jn
Ald. *.' lcgitur iuf SPtf/Sir*» **V« *»»•/•».
340 Ko*J'. in Sr. L- «t K. habemr «e»*' «*",fedcunt.aliisomnibus (cripfi, x«W, quod etiam apud Homerum Iliad; B. vf. 545), :
io Cod- B
iegitur xtii'.
ibU. TAWI» hf. TIIWI O-B». Ven. B.
Rcg. L. Whit. LomL K. St. & L- in marg. fed cum Cod. Angl.
8c reliquis editis priorem JeSionem praetuli» an ill* fwn mclius
heic cbnvenict? an non magis poetice diclum eft ? ut eodem quali
tutnak) componantur. fic. in Epigrammate Antipatri', quod mox
laudavi.
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fic' quoque apud Virgflium lib. 3. Georg. vf i f 8.8c feqq.
. jjjhiid iuvenis , mtgnttm tki vtrfat i» ojjihlis igrum
tiurui Amcrf ntmfeabruptis turbat» ftVfelliv
' Caeca noiit natat ftrus frtf* : ttuem fuptr ingtvs
tort* tonat c»eli,'& fcopulis illifa rtclamant
- .jf/ttjnor*: ntc mifcri'pojfunt revtctre partntts,
Ntc moritur» ftfper cradeli funert Virgo.., .
34'. £'* •xvfiju.tm. it icufjiiiTi. Vatican.
JU.fktm opufcutt, tk And. Papius , acctfftrat verficulus bic fa
exempUri, tjuid Gulielmas Canterus cum fu» eontultrat;ftiaijeiiitiui fint iubio .' ^ ' . "' '
Tu* V ifv/totritrs-n «I&A* •WiMir' iti^>ic~f,
"
•'- • ' :
Talh veftnos tuvtnum mantt exitus ignes.
Et certe in hoc verficulo nihil cum Mulis communc enV.
id eftj
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I
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OMNIVM
A
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X
VERBORVM.
" 268. ufooxov 214. apvoi}i 2 8 . &$vfov
4. ctf&vSot 16. afiuSu. 21. 26. 50. 209. 284.
Uyah^a 8. ayuTu£t 147. «yara^uv pp. «yippoov 208. «yyeA/ijv 12. 222. 235. ayftAittrnv 7.
237. £y« 14. ^yei» 9. kytifofiivuv 54. &ye)ttv
53. «yAai«*>v 75. «yA«'*V 1*1. uyheityffiv 104.
ayvuffffis 249. oLyuaa. 233. uywriv 4 3 . «y<"oy
203. aypofbtvyffi 34. ayfOfihoto 324. «yptfTvwcriv
33I. «yav 119. «ywv» 197. atiSuKrot 31. «££«
xtjrov 88, ccSSvijTov 3 1 6 . advvih 4 3 . uth^txifftiev.
197. ae(Uov 9. 75. «^Aa« 230. &J 192. 254.
296. aetSoftivuv lii.atifae
243. «W* 278. «Ixovvet zi6. «lAA«« 294. ui\eTo 90. ky\htv*i 13. «>JT«I 29(1. 309. 310. «ijra« 21(5. «tjrjjv 13. «tfT«« J57. 329. «J«V«TiWV 53. uMfffyuTOV 11$.
2i^v«(« !3jf. «^jjvtjv 135. «Styoov 311. «<r9|X«fvovT« 261. 266. a/<?o7 33. l 5 l . aiaofLtvq 162.
195. *<iJ8« 173. «1% 98. «*<&« 9 6 . 9 7 . *M 38.
207. «&v 52. «i&^( 315. «//*« 30. aifiovftft 46.
ahoTafis $6. ahorufyt 319. «/oAij/nijric 198. «xeV<T£T«I 199. «xijAjjroic 3 19. «X«/MJT«V 12. 225. 325.
«xo/rijv 337. UKotTVfi 207. aKovTiZfiVTtt 310. 0X0fMroc 285. «x/>« 58. attpov 162. «xwei 184. «xw/xev 75. «K«W $.CLKVUV 2 4 2 . 8 X 7 ^ 2 5 9 . attrlffivpo*
INDEX
VERBORVM.
93
&Ktt 297. 299. iXasfaut 202. «Aaro 71.«».' 14.
38. 4 1 . 207. 274. 291. 293. 300. «AA* 28. 88.
U7« »39- »I^« *34« M5« 179. 3^7- 3^3« «AA»j
33. OJAAJJAOH' %i6. 290. 292. 34I. i^v 124.4'AAo^fi» 84. ^AAoc 84. 268. «AAtfAoiov 23.
ileyitfte
348. uAtyvffK 155. ixitivt 4 1 . iXtvoftivin 36. «AijTIJC 177. «Aia^oc 318, «AOJJC&B 2<?. «Airvooir 265.
«A« 269. aXtseQiuv . 45. «AIAIJC 328. «Afti/eb» 269.
«Aoc 193. iXvffK&^uv 299. iXwftsvov 335» aXuvat
Oj. iiiaifiuKiry 32.8. «fta:§ij< 214. «fAefAj%ci< 145.
ifitJXavov 127. ufifiofot 89. iftvviftoxa 322. ifiuii^
TOIO oi.ifip'
i6$'if*Puo*vv 179.ifL<pt(&otiroe 187.44»0ir6Ao> 188. kfkpiyy^etffa 167. ifMporifye 1 8 . 2 5 2 .
iftphefot 278. iftporifuv 22. af*£w 22. 3>v 8 0 . 1 7 4 .
<*v* 17. 43. 55. 192 227. avayxy 226'. «n&yicij»
140. 289. ivaifoUi o6.avaiStitiv 9 9 . ivutnfthw 158.
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6 - Notes du mont Royal