Trasposizione delle acque del Storia del “Vecchio Chico”* Il Fiume São Francisco, affettuosamente chiamato Vecchio Chico, é il terzo maggior bacino idrografico del Brasile, il primo completamente brasiliano. Nasce nello Stato di Minas Gerais, localizzato nella regione Sudorientale del paese, e prosegue verso il Nord-est, attraversando gli Stati di Bahia, Pernambuco, Alagoas e Sergipe. E’ conosciuto come Fiume dell’Integrazione Nazionale, per le grandi estensioni che percorre e per la sua funzione di unire il Nord-est al Sud-est del paese. Buona parte del suo corso attraversa regioni dal clima semi-arido, caratterizzate da un livello di umidità e da un volume pluviometrico molto bassi. Da secoli, la popolazione che vive queste aree soffre per la scarsità d’acqua. Per porre soluzione a questa realtà, sono apparsi diversi mirabolanti progetti di lotta alla siccità, uno dei quali é la Trasposizione delle Acque del Fiume São Francisco, progetto che ha cominciato a prender forza durante i governi neo-liberali di Itamar e Lula a partire dagli anni ’90 e conseguentemente avviato nel gennaio 2007. Su un piano teorico, esso pretende rifornire di acqua 12 milioni di persone, in 268 municipi, e irrigare 300 mila ettari di terra, grazie alla costruzione di due grandi canali con piú di 600 km di estensione, che devieranno le acque del fiume verso gli Stati di Pernambuco, Ceará, Paraíba e Rio Grande do Norte. L’opera comprende la costruzione di due dighe idroelettriche (UHE Pedra Branca e UHE Riacho Seco), 9 stazioni di pompaggio, 27 acquedotti, 8 tunnel e 35 bacini di riserva dell’acqua. Si tratta di un’opera di ingegneria molto complessa su un fiume che si trova già in uno stato di forte degrado, a causa della presenza di 7 dighe idroelettriche, costruite a partire dagli anni ’50 e dell’espansione dell’agrobusiness lungo gli argini del fiume negli anni ’70. *Tratto dall’articolo di Ingrid Campos, giornalista del progetto di articolazione popolare per la rivitalizzazione del fiume São Francisco. DATI RELATIVI ALLA DEVIAZIONE DEL RIO SÃO FRANCISCO • Per la diminuzione della portata del fiume, in conseguenza delle dighe, l’acqua del mare entra già di 50 km dentro la foce. • Il 95% delle foreste che proteggevano gli argini è già stato disboscato. • La costruzione delle dighe ha causato la rimozione forzata di 150.000 persone. • Il progetto di trasposizione delle acque del fiume São Francisco prevede la costruzione di: due canali (Nord e Est) di più di 600 km di lunghezza, altre 2 dighe idroelettriche, 9 stazioni di pompaggio, 27 acquedotti, 8 tunnel e 35 dighe di contenimento e riserva dell’acqua. I due canali avranno una larghezza di 25 metri e una profondità di 5 metri. • L’investimento previsto attualmente è di 6,6 miliardi di Reais • Secondo lo stesso progetto del governo, il 4% delle acque trasposte sarà destinato alla popolazione rurale, il 26% sarà destinato ad un uso urbano e industriale e il 70% a progetti di irrigazione di grandi estensioni di monocoltura, la cui produzione sarà destinata principalmente all’esportazione. • Il punto di arrivo finale del canale Nord sarà il Complesso Industriale e Portuario di Pecém - CIPP, nello Stato del Cearà, costruito nel 1996 senza la dovuta licenza ambientale del Istituto Brasiliano dell’Ambiente – IBAMA, in terra indigena Anacè. Il CIPP si trova attualmente in fase di ampliamento e prevede la costruzione di: una impresa siderurgica, tre centrali termoelettriche a carbone minerale, una raffineria e numerose imprese di base ed opere di infrastruttura. • Il progetto di trasposizione ha un forte impatto socio-ambientale su 32 popoli indigeni che vivono all’interno del suo bacino idrografico, numero che sale a 33, considerando il popolo Anacè nello Stato del Cearà. Circa 8.000 indigeni subiranno un impatto diretto, subendo la rimozione forzata, l’allagamento di parti del loro territorio, la distruzione di luoghi sacri. Il 19 dicembre del 2007, il Supremo Tribunale Federale brasiliano ha dichiarato che il progetto non ha impatti negativi in terre indigene e si è rifiutato di considerare legittime le azioni giuridiche contro la trasposizione presentate dalle organizzazioni indigene e della socità civile. • I lavori di costruzione sono in corso dal giugno 2007 ed è già stato realizzato il 15% dell’opera. AGGRESSIONE DEI DIRITTI TERRITORIALI I popoli che vivono nel bacino idrografico del São Francisco non sono minacciati solamente dal pericolo ecologico. La privazione della terra e il mancato rispetto dei loro diritti territoriali, rappresenta una minaccia ancora più diretta ed eclatante. Recentemente la APOINME (Articolazione dei Popoli Indigeni del Nord-est, Minas Gerais e Espírito Santo) ha pubblicato una relazione che denuncia varie aggressioni territoriali che i popoli indigeni stanno soffrendo da anni in queste aree, dalla costruzione di centrali idroelettriche e dighe, fino all’espulsione forzata. Aggressioni che continuano ancora oggi, drammatiche conseguenze del progetto di Trasposizione. Nonostante le numerose manifestazioni e mobilitazioni, la trasposizione avanza ininterrottamente. Il progetto di Trasposizione delle Acque del Fiume São Francisco si avvale di un apparato di propaganda molto articolato, su tutti i mezzi di comunicazione di massa, che utilizza il discorso populista di togliere la sete ai poveri del Nordest, ma lo stesso testo di presentazione del progetto, elaborato dal Ministero dell’Integrazione Nazionale, ne rivela i veri obbiettivi: il 70% delle acque sarà utilizzato in progetti di irrigazione estensiva, il 26 % per uso urbano e industriale e solo il 4 % sarà destinato alla popolazione rurale, che soffre la siccità. “Al contrario di quanto afferma la propaganda ufficiale, la trasposizione non significherà una soluzione per i poveri, anzi, creerà loro più difficoltà di accesso all’acqua. Se convogliare l’acqua verso uno sfruttamento economico intensivo risolvesse il problema della povertà, questo sarebbe già avvenuto in quelle aree che costeggiano il corso del fiume, i cui indici di sviluppo umano sono uguali o più bassi di quelli del Nord-est settentrionale”, afferma il sociologo Ruben Siqueira, coordinatore del Progetto di Articolazione Popolare per la rivitalizzazione del São Francisco, che riunisce differenti gruppi sociali, popoli e organizzazioni che lottano per difendere il Fiume São Francisco. CAMPAGNA OPARÁ P Pooppoollii IInnddiiggeennii iinn ddiiffeessaa ddeell R Riioo S Sããoo FFrraanncciissccoo La mobilitazione più recente in difesa del Rio São Francisco è la Campagna Oparà, nata per denunciare le numerose violazioni dei diritti indigeni da parte del progetto di Trasposizione. Attraverso differenti azioni, che includono la relazione della APOINME, manifestazioni e una petizione popolare, si sta tentando di far pressione sul Supremo Tribunale Federale, perché prenda in esame le azioni giudiziarie pendenti contro il Progetto di Trasposizione delle Acque del Rio São Francisco, in particolare per quanto riguarda l’impatto sulle terre indigene. Il progetto di Trasposizione viola il diritto all'autoaffermazione etnica, in quanto rappresentanti dei poteri pubblici hanno ripetutamente negato la presenza di popoli indigeni all'interno dell'area di influenza del progetto. Viola il diritto alla consultazione previa e informata, poiché il governo non ha realizzato alcun procedimento di consultazione dei popoli indigeni pregiudicati dal progetto di trasposizione. Viola i diritti territoriali indigeni, poiché la Costituzione Federale stabilisce che le terre tradizionalmente occupate dagli indigeni fanno parte del patrimonio dell’Unione, garantendone il possesso permanente agli indigeni che le occupano; vieta inoltre qualsiasi processo di rimozione forzata della popolazione. Viola infine il diritto di accesso alla giustizia, poiché il 19 dicembre 2007 la Suprema Corte Federale si è rifiutata di prendere in considerazione le obiezioni giuridiche al progetto presentate dalle organizzazioni della società civile, reputandole illegittime. Attraverso il viaggio di una delegazione indigena in Europa, alla fine di gennaio del 2010, si diffonderà la denuncia presso gli organismi internazionali di difesa dei diritti umani, i governi e la società civile europei. L'obiettivo è quello di esercitare pressione sul Supremo Tribunale Federale brasiliano, affinché blocchi immediatamente i lavori ed esamini le azioni giuridiche pendenti, che denunciano le numerose irregolarità del progetto. Per informazioni Solidarietà e Cooperazione – CIPSI tel. 06 5414894 – 06 5415730, fax 06 59600533, [email protected] SAL - Solidarietà con l'America Latina tel. 347 8236976, [email protected]