1.
2.
Differenze
di genere
La donna nella
pubblicità
Linguaggio
maschile/femminile
3.
Diritti
della donna
4.
DIFFERENZE DI GENERE
• Sesso: fa riferimento alle caratteristiche
biologiche e anatomiche degli individui.
• Genere: indica i tratti sociali e culturali che
qualificano il comportamento, il vissuto e i
ruoli di una persona in termini di mascolinità o
femminilità.
• Discriminazione sessuale: consiste nel
trattamento sfavorevole riservato ad un
individuo per il sesso al quale appartiene.
TAPPE DELL’ACQUISIZIONE
SESSUALE
L’acquisizione della consapevolezza di
genere è un processo lungo, che inizia
attorno ai due anni e si conclude con
l’adolescenza; in particolare attraversa
alcune fasi:
 IDENTIFICAZIONE DI GENERE
 STABILITA’ DI GENERE
 COSTANZA DI GENERE
IDENTIFICAZIONE DI GENERE
A 2-3 anni i bambini
sono in grado di
identificare le
differenze di genere e
sanno dire a quale
genere appartengono.
Tuttavia si basano
sull’aspetto esteriore e
non sanno che il genere
accompagna l’individuo
per tutta la vita.
STABILITA’ DI GENERE:
Attorno ai 4 anni i bambini sono consapevoli
del loro genere di appartenenza, sanno che
è una caratteristica
permanente
ma si lasciano
ingannare dai
cambiamenti
esteriori e dai
travestimenti.
COSTANZA DI GENERE
E’ la consapevolezza che il
genere si conserva a
prescindere dalle
circostanze e dalle
apparenze; si acquisisce
intorno ai 5-6 anni ed è
considerata una tappa
universale in quanto gli
antropologi l’hanno
riscontrata in tutte le
culture.
RUOLI DI GENERE
Per ruoli di genere s’intende l’insieme dei
comportamenti che ci si attende, nella visione
collettiva, sulla base del sesso dell’individuo.
STEREOTIPI DI GENERE
Per stereotipo di genere s’intende
un’immagine semplificata della realtà
culturalmente rielaborata.
STEREOTIPI DI…
UOMO
DONNA
FAMIGLIA
UOMO
Lo stereotipo maschile deriva da una posizione radicata dell’uomo,
di tipo dominante. Il "vero uomo" dev'essere coraggioso, audace,
freddo davanti al pericolo, forte e abile fisicamente, ma anche
onesto e cortese.
Non deve lamentarsi, non deve perdere il controllo delle proprie
emozioni.
Questo è lo stereotipo positivo
che si afferma a partire dalla fine
del Settecento, nell'Ottocento
diventa un luogo comune,
e sopravvive fino ai giorni
nostri senza vere trasformazioni.
DONNA
Lo stereotipo femminile
verte sulla posizione più
subordinata della donna
rispetto all’uomo. Il suo
ruolo è sempre stato
legato fin dagli albori al
compito di madre e
moglie, che si occupa
della casa e della
famiglia.
Nel testo Dalla parte delle bambine, l’autrice
Elena Gianini Belotti non usa mezzi termini per
descrivere le protagoniste femminili delle fiabe
Biancaneve e Cenerentola: “sono donne
passive,unicamente occupate della propria bellezza
(ai fini del maschio), decisamente inette e incapaci,
… (l’ una) una stolida ochetta che accetta la
prima mela che le viene offerta, (l’altra) il
prototipo delle virtù domestiche, dell’ umiltà, della
pazienza, del servilismo, del sottosviluppo della
coscienza”.
Le cose non sono cambiate, anche se le apparenze
sembrano andare nella direzione contraria. A 30 anni
di distanza, nel recentissimo Ancora dalla parte delle
bambine, Loredana Lipperini rileva che ancora oggi le
eroine dei fumetti invitano a essere belle, le riviste
propongono test sentimentali e consigli su come
truccarsi, nei libri scolastici le mamme continuano ad
accudire la casa per padri e fratelli, la pubblicità
mostra piccole cuoche, la moda propone minigonne e
tanga, le bambole sono sexy e rispecchiano (o
inducono) i sogni classici: diventare ballerine,
modelle, estetiste, madri. Questo è il mondo delle
nuove bambine.
FAMIGLIA
In seguito alla
“rivoluzione
femminista”, in Italia
cambia profondamente
la posizione della donna
e nel 1975 viene
approvata la riforma
del diritto di famiglia
che abolisce la figura
del capo famiglia e
rende più concreta l’uguaglianza tra marito e
moglie e la corresponsabilità nei confronti dei
figli.
Tuttavia permane uno stereotipo familiare
alimentato dal costante flusso di informazioni
proveniente dai mass-media: un’ incessante
imposizione di immagini che ripropongono
antichi valori come la coesione, la solidità e la
divisione dei ruoli.
Benvenuti nel mondo
della …
È abitata da un'infinità
di personaggi femminili.
Ha una forte componente emotiva.
Si rivolge alla donna in quanto
responsabile degli acquisti famigliari.
Nonostante oggi venga
presentata un’immagine di
donna in carriera, capace
e determinata, in molte
pubblicità permane il
vecchio stereotipo di
donna massaia e
seduttrice.
Solitamente, vengono rappresentati cinque tipi
di donna:

Domestica
 Seduttrice
Determinata
 Manager
 Vendicativa

Ruolo di DONNA, MADRE, MOGLIE
In passato era il modello
prevalente della pubblicità
Ora la ritroviamo in poche
occasioni:
Prodotti per
l’infanzia
Detersivi e
prodotti per la
pulizia
La vecchia massaia cede il passo alla donna in carriera,
che per la casa e la famiglia ha sempre meno tempo a disposizione
Uno dei modelli più frequenti nella pubblicità
Bevande e alcolici
Compare negli spot di:
Cosmetici
Biancheria
intima
Profumi
Abbigliamento
La seduzione rimane un'arte femminile, anche se rispetto al
passato la donna ne è sempre più soggetto e non oggetto.
Il corpo della donna è stato oggetto
dello sguardo degli uomini ….
In queste pubblicità, la donna riacquista la sua
soggettività, liberandosi del ruolo passivo.
Prodotti dietetici
Automobili
Abbigliamento
sportivo
Vengono presentati dei soggetti femminili
intraprendenti, alla ricerca di spazi una volta negati.
La donna appare sempre più spesso nella
veste professionale.
Non più confinata entro le mura domestiche
diventa protagonista della vita sociale e lavorativa.
Pubblicità aziendali
Riviste
Una donna più evoluta, che entra anche nel campo finanziario in veste
vincente, pronta a cogliere le occasioni con fiuto da investitrice.
Rappresenta la donna che si è stancata di essere
sottomessa all’uomo e si riscatta con comportamenti
clamorosi.
Alcolici
Profumi
Gioielli e
orologi
Una "vendetta"
sul maschio prepotente.
Questo modello viene utilizzato
molto anche nel cinema, che
rappresenta eroine coraggiose alla
ricerca di una “rivincita”.
Lessico
maschile / femminile
Il
gli
lo
la
le
i
La lingua non solo manifesta, ma anche condiziona il
nostro modo di pensare: incorpora una visione del
mondo e ce la impone.
Giornali, riviste, pagine web e il parlato quotidiano
assumono chiusure e stereotipi dei quali spesso non
siamo consapevoli.
Nella regolamentazione grammaticale è stabilito che il
maschile comprenda il femminile e ciò sembra principio
naturale e innocuo, nonché rispettoso di una certa economia
lessicale.
I mezzi di informazione sono rivelatori di
discriminazioni grammaticali e lessicalisemantiche, incertezze d'uso, oscillazioni tra
linguaggio tradizionale e innovativo,
espressioni retoriche e stereotipi di genere, a
dimostrazione che il linguaggio è qualcosa di
mobile.
Taluni incarichi professionali
sono stati tradizionalmente
affidati a uomini, per cui il
problema della desinenza al
femminile si è creato tardi.
Ruoli professionali,
cariche istituzionali e
politiche sono quindi
espresse col genere maschile
anche se ricoperte da donne.
Negli ultimi decenni si è avviata una riflessione sull’uso
sessista della lingua, ovvero il prevalere di uno dei due
generi, il maschile,
ma, mentre il lessico è più sensibile ai cambiamenti nella
percezione della realtà, le strutture morfosintattiche si
possono modificare solo in un arco temporale più lungo e
con maggiore difficoltà.
Anche se non è possibile modificare nell’ immediato le strutture e i
meccanismi di funzionamento di un sistema così complesso come la
lingua, l’ adozione di regole e strategie che segnalino le dissimetria
tra maschile e femminile aiuta a contrastare il fenomeno
dell’ inerzia linguistica di donne e uomini e abitua alla
consapevolezza che i soggetti del discorso sono due.
Nel 1987 la Commissione Nazionale per la
realizzazione delle Pari Opportunità Uomo – Donna
promuove una ricerca in cui si riflette sul rapporto
tra una lingua per tradizione “maschilista” e
l’ evoluzione della società.
Raccomandazioni per un uso non sessista
della lingua italiana
(Alma Sabatini,1987)
• Evitare l'uso del maschile come genere “non
marcato”
• Evitare l’articolo con i cognomi femminili
• Accordare aggettivi e participi con i nomi che sono in
maggioranza. Se sono in parità l'accordo va con
l'ultimo nome
• Usare i titoli professionali al femminile se il referente
è femminile
Tappe principali
dell’emancipazione
femminile
L’acquisizione
dei diritti della
donna
La conquista del diritto di
voto e di eleggibilità delle
donne europee
Donne e
rappresentanza
politica
Che cosa sono i diritti umani?
Vengono definiti diritti umani i diritti inalienabili
che spettano a tutti gli esseri umani. Non è corretto
usare l’espressione “diritti dell’uomo” per definire i
diritti universali: i diritti umani sono indivisibili e
interdipendenti.
I DIRITTI UMANI
sono:
indivisibili
interdipendenti
L'interdipendenza
dei diritti richiede
che tutti i diritti
vengano
presi in esame, senza dare
priorità ad alcuni rispetto
ad altri.
Alla fine del XVIII secolo, le
donne europee non godono dei
diritti politici, civili né giuridici.
Il messaggio di libertà ed
eguaglianza della Rivoluzione
Francese nell'Europa assolutista
non coinvolge le donne, che invece
avevano aderito con entusiasmo
alla rivolta.
Ma è proprio la Rivoluzione Francese ad introdurre la
questione dell'estensione del diritto di voto alle donne.
1791: In Francia, Olympiè de Gouges prepara la "Dichiarazione
dei diritti delle donne".
1835: Nasce in Inghilterra il movimento detto delle “suffragette” :
chiedono che il suffragio, cioè il diritto di voto, sia
veramente universale, esteso quindi anche alle donne.
1865-70: Due donne inglesi, dopo aver ottenuto di essere ammesse
a frequentare l'Università, conseguono la laurea in
medicina.
1900: Viene approvata in Francia una legge che permette alle
donne di esercitare la professione di avvocato.
1906: In Finlandia le donne ottengono il diritto di voto: sono le
prime in Europa.
1903: Maria Curie è premio Nobel per la fisica.
1946/47: Terminata la seconda guerra mondiale viene riconosciuto
il diritto di voto alle donne in Francia, Brasile, Romania,
Albania, Argentina, Bulgaria e Venezuela.
1966: Indira Gandhi diventa Primo ministro dell'India; il fatto
desta grande stupore: mai fino ad allora, una donna aveva
ricoperto questo ruolo.
1969: Golda Meir è primo ministro di Israele.
1979: La francese Simone Weil è eletta presidente del Parlamento
Europeo.
1982: Alva Myrdal (Svezia), ministro per il disarmo, riceve il
premio Nobel per la pace.
1991: Aung San Suu Kyi (Birmania), leader dell’opposizione non
violenta, riceve il premio Nobel per la pace.
1995: Si svolge a Pechino la quarta conferenza mondiale sulle donne
dell’ ONU.
2004: In Afghanistan le donne, che sulla carta già godevano del
diritto di voto, lo esercitano per la prima volta.
1896: Maria Montessori consegue la laurea in medicina.
1907: Entra in vigore la prima legge sulla tutela del lavoro
femminile e minorile.
1946: Anche in Italia viene riconosciuto alle donne il
diritto di voto.
1958: E' approvata dal Parlamento una legge che, con la
chiusura delle case d’appuntamento, ha lo scopo di
eliminare dal Paese la piaga della prostituzione.
1959: Nasce il Corpo di Polizia femminile.
1975 : Viene approvata la legge n.151 di riforma del diritto
di famiglia che stabilisce la parità dei coniugi.
1979: Nilde Iotti è eletta presidente della Camera dei deputati
1984: E’ istituita la Commissione nazionale per la realizzazione
della parità e delle pari opportunità fra uomo e donna.
1986: La scienziata italiana Rita Levi Montalcini ottiene il
Nobel per la medicina
1996: E’ approvata la legge contro la violenza sessuale.
•
Le tappe dell'emancipazione femminile in Italia, da questo
momento in poi, si susseguono una dietro l'altra con un
ritmo incalzante.
Il ruolo della donna, nonostante ci sia ancora tanta strada da
percorrere, è giunto ad avere un pieno riconoscimento in
tutte le società occidentali.
Attualmente le donne
europee godono di pieni
diritti civili, giuridici e
politici, tuttavia rimangono
ancora degli ostacoli da
rimuovere.
Le donne europee oggi si
trovano unite, nelle
istituzioni comunitarie, per
superare le barriere che si
frappongono
all'uguaglianza di genere e
per promuovere una
cultura della differenza
positiva in Europa e nel
mondo.
In molte parti del mondo
permane però la
discriminazione ai danni delle
donne.
Possiamo trovare testimonianza di
atrocità commesse in nome della
tradizione nei riti di passaggio
di molti Paesi africani e del Medio Oriente,
che prevedono la mutilazione degli organi
genitali esterni come passo necessario da
compiere nel rispetto di riti atavici,
per consacrare il passaggio dalla fanciullezza alla vita adulta.
Questi “interventi”, compiuti in
condizioni igieniche discutibili,
da persone investite del potere
del rito, ma non certo della
conoscenza medica necessaria,
sono l'esempio più eclatante
della violazione dei diritti più
elementari delle donne.
Ad un calcolo approssimativo il
numero delle adolescenti che ha
subito una mutilazione di
questo tipo risulta essere di circa
130 milioni.
Art. 1
Ai fini della presente Convenzione, l'espressione "discriminazione
nei confronti della donna" concerne ogni
distinzione esclusione o limitazione basata sul sesso, che abbia
come conseguenza, o come scopo, di
compromettere o distruggere il riconoscimento, il godimento o
l'esercizio da parte delle donne, quale che sia
il loro stato matrimoniale, dei diritti umani e delle libertà
fondamentali in campo politico, economico,
sociale, culturale e civile o in ogni altro campo, su base di parità tra
l'uomo e la donna.
(Convenzione ONU sull’eliminazione delle discriminazioni nei
confronti delle donne, 1979).
Istituto ‘A. Sanvitale’ – Parma
BENEDETTO ALLODI
VERONICA BERSANETTI
LORENZO BERTOLINI
GIULIA BOTTAZZI
IRENE BUIA
SARA COSTA
SABRINA DE FINIS
MELISSA DE LUCA
COSTANZA DELSOLDATO
ALESSIA FRANCHI
ARIANNA MANCINI
KEVIN MILAJ
SILVIA NAPPA
MICHELA PAPOTTI
CHIARA PETROLINI
GIULIA PEZZANI
IRENE PIAZZA
PAOLA PUGNETTI
MARWEN RAMI IDRISSI
LUCIA ROBUSCHI
LAURA SANELLA
STEFANIA SPOTTI
SAMANTA TAMBUZZO
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