Guardare al futuro da portatori di “speranza”. ASSEMBLEA REGIONALE GIOVANI-IMPRESA 18 Febbraio 2009 L’Italia - dicono rilevazioni e studi – è un Paese disorientato, stanco, che teme il futuro. Intervista a Giuseppe De Rita a cura di Luca Liverani in Avvenire del 6/12/2008 “Di crisi l’Italia ne ha viste parecchie. La differenza è che stavolta gli Italiani non hanno voglia di rimboccarsi le maniche” “Con una certa frustrazione dico che il corpo sociale non reagisce come ha fatto in passato. E’ la cosa che più mi angoscia, perché io ho sempre sostenuto che questo Paese, quando è in difficoltà, reagisce come un drago” “Probabilmente dalla crisi usciremo con un mutamento che è già in atto e si gioca su alcuni fattori: “Il primo è l’immigrazione: quattro milioni di persone che stanno cambiando la chimica della popolazione. Difendere l’identità sarebbe ritornare indietro” “Il secondo elemento è il crescente potere femminile nella famiglia, nelle imprese, nel sociale” “Da non sottovalutare il temperamento del consumo, diverso dallo stringere la cinghia dei nostri nonni”. Domanda a De Rita: “In conclusione, una lettura pessimista o ottimista?” Risposta: “Non ve lo so dire. Occorre capire se il Paese avrà l’orgoglio di recuperare progettualità. Non c’è l’energia del dopoguerra e di altri periodi difficili, ma forse c’è più cultura ed eleganza”. Tutti sono concordi nel dire che c’è un grande bisogno di fiducia. Quella che stiamo vivendo è la crisi di un sistema che non si fida più di se stesso. L’ esempio più clamoroso è quello delle Banche che non si prestano più denaro fra di loro. L’educazione cristiana che abbiamo ricevuto, ci ha insegnato a coltivare tre virtù: FEDE SPERANZA CARITA’ Oggi dobbiamo vivere e testimoniare con maggiore intensità la virtù della SPERANZA Isidoro di Siviglia diceva: “Spes viene da piede”, perché? “Perché la speranza è quella che fa camminare, che fa andare; essere disperati è come tagliare un piede e non potersi più muovere” Se si vuole essere sicuri si resta chiusi nella propria casa, e allora sperare non ha più senso. Sperare di essere sicuri è una contraddizione di termini. Solo “in viatoribus”, diceva San Tommaso, sta la speranza. Noi siamo nelle mani di Dio, e dobbiamo crede nella DIVINA PROVVIDENZA, mentre ci mettiamo decisamente in cammino Sappiamo che Dio fa la sua parte! Noi dobbiamo impegnarci a fare la nostra, mettendo a frutto i doni che Lui ci ha dato. Salmo 36,23 Il Signore fa sicuri i passi dell'uomo e segue con amore il suo cammino. Proverbi 16,9 La mente dell'uomo pensa molto alla sua via,ma il Signore dirige i suoi passi. Salmo 126,1 Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode. Giovanni 15,5 Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Marco 4,26-29 Diceva: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura». Luca 12, 22-31 «Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete. La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito. Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete! Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto? Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Se dunque Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede? Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia: di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta. Matteo 25, 14-15 Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Il Vangelo dei talenti vale anche per chi fa IMPRESA! Il ruolo dell’imprenditore e del dirigente d’azienda • L'iniziativa economica è espressione dell'umana intelligenza e dell'esigenza di rispondere ai bisogni dell'uomo in modo creativo e collaborativo. (Compendio n. 343) • La dottrina sociale riconosce la giusta funzione del profitto, come primo indicatore del buon andamento dell'azienda: « quando un'azienda produce profitto, ciò significa che i fattori produttivi sono stati adeguatamente impiegati ». (Compendio n. 340) • L'impresa deve caratterizzarsi per la capacità di servire il bene comune della società mediante la produzione di beni e servizi utili. Cercando di produrre beni e servizi in una logica di efficienza e di soddisfacimento degli interessi dei diversi soggetti implicati, essa crea ricchezza per tutta la società: non solo per i proprietari, ma anche per gli altri soggetti interessati alla sua attività. Oltre a tale funzione tipicamente economica, l'impresa svolge anche una funzione sociale, creando opportunità d'incontro, di collaborazione, di valorizzazione delle capacità delle persone coinvolte. Nell'impresa, pertanto, la dimensione economica è condizione per il raggiungimento di obiettivi non solo economici, ma anche sociali e morali, da perseguire congiuntamente. • L'obiettivo dell'impresa deve essere realizzato in termini e con criteri economici, ma non devono essere trascurati gli autentici valori che permettono lo sviluppo concreto della persona e della società. In questa visione personalista e comunitaria, « l'azienda non può essere considerata solo come una “società di capitali”; essa, al tempo stesso, è una “società di persone”, di cui entrano a far parte in modo diverso e con specifiche responsabilità sia coloro che forniscono il capitale necessario per la sua attività, sia coloro che vi collaborano col loro lavoro” (Compendio n. 338) Il fare impresa riguarda anche le nostre convinzioni in merito al grande tema degli STILI DI VITA che induce a rinunciare alla massima perfomance economica, a vantaggio di una equilibrata qualità della vita. • Per la dottrina sociale, l'economia « è solo un aspetto ed una dimensione della complessa attività umana. Se essa è assolutizzata, se la produzione ed il consumo delle merci finiscono con l'occupare il centro della vita sociale e diventano l'unico valore della società, non subordinato ad alcun altro, la causa va ricercata non solo e non tanto nel sistema economico stesso, quanto nel fatto che l'intero sistema socio-culturale, ignorando la dimensione etica e religiosa, si è indebolito e ormai si limita solo alla produzione dei beni e dei servizi ». • La vita dell'uomo, al pari di quella sociale della collettività, non può essere ridotta ad una dimensione materialistica, anche se i beni materiali sono estremamente necessari sia ai fini della pura sopravvivenza, sia per il miglioramento del tenore di vita: « alla base di ogni sviluppo completo della società umana sta la crescita del senso di Dio e della conoscenza di sé ». (Compendio n. 375) Siate nel territorio protagonisti di azione sociale e di cambiamento, a servizio del più vero ed autentico BENE COMUNE! Don Carlo Marcello Consigliere Ecclesiastico Regionale