Alluvione in Liguria Steve Jobs SF incontra l’Arte L’allarme della Protezione Civile non ostacola la violenza della pioggia. Scompare il genio della mela. Stay foolish, stay hungry è l’eredità che lascia ai giovani, oltre alle sue straordinarie creazioni. Alessandra Panza ha intervistato per SF la pittrice scozzese Clare Galloway, da poco trasferitasi a Guardia Sanframondi. A pagina 7 A pagina 3 A pagina 5 Anno V - N° 11 / dicembre 2011 giovaniepolitica hovistounre Il nuovo premier incontra i rappresentanti del Forum Nazionale dei Giovani Roma, 15 novembre 2011. Mario Monti, incaricato della formazione di un nuovo Consiglio dei ministri, durante le consultazioni ha deciso di incontrare una rappresentanza giovanile. E così, all'interno di Palazzo Giustiniani i giovani del Forum Nazionale hanno incontrato il neo-presidente del consiglio. Ricordiamo che il Forum dei Giovani è “riconosciuto con la Legge 30 dicembre 2004, n. 311 dal Parlamento Italiano, come unica piattaforma nazionale di organizzazioni giovanili italiane, con più di 80 organizzazioni al suo interno, per una rappresentanza di oltre 4 milioni di giovani”. "Ora possiamo vantarci di essere la prima organizzazione interpartitica e interreligiosa in Italia e in Europa ad essere stata consultata da un Presidente del Consiglio incaricato", sono state le parole di Antonio De Napoli, presidente del Forum dei Giovani. Ed è davvero di straordinaria importanza questa scelta del premier Monti, che ha portato per la prima volta i giovani ad essere protagonisti in un momento così delicato della storia del proprio Paese. Il presidente ha sostenuto la necessità di dare alle future generazioni la rilevanza che meritano. "Ho ritenuto di incontrare i rap- presentanti istituzionali dei giovani - ha dichiarato - Dobbiamo avere il coraggio di orientare le azioni di politica economica e sociale verso questa entità." Non si dice spesso che i giovani hanno voglia di fare e di trasmettere l'energia e la gioia che caratterizzano la loro età. Che non si nascondono, non scappano e assolutamente non vogliono che altri decidano per loro. Sono giovani che pensano e hanno voglia di farsi sentire, hanno tanto da dire e desiderano essere parte attiva ed 17 anni di niente. Quello che rimane. A pagina 2 il servizio di Melania Simone La Libia finalmente libera A pagina 4 il servizio di Guido Giovanni Plensich integrante della loro Nazione. Sono pronti a fare critica, purché sia sempre costruttiva. Non sanno solo blaterare, senza, in realtà, aver nulla da dire. Non sanno solo demolire. Vogliono costruire! Ed è raro in questo periodo trovare chi dà fiducia ai giovani. Perché lo si deve ammettere: noi siamo quelli della generazione telematica, quelli che della cultura non sanno che farsene, quelli dei reality, quelli per il successo facile, quelli del tutto e subito, quelli del niente sacrifici, quelli delle pole- inquestonumero Esce il 22 dicembre il DVD sui Riti settennali di Guardia Sanframondi prodotto dai ragazzi del Liceo di Guardia. Si tratta del terzo documentario firmato Senza Filtro, dopo i fortunati Futuro distratto (Primo premio “Video Sconosciuti” a Siena) e Stück 182727 (Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza di Torino). Con i contributi fotografici di Guido Coletta e Speranza De Nicola e le immagini rfornite da Giacomo Di Staso, promette emozioni e riflessioni. A pagina 9 il servizio miche tanto per il gusto di polemizzare, quelli della massa, quelli trascinati dalla corrente, dalla moda del momento. Insomma, non proprio i primi che verrebbe in mente di interpellare quando c'è da parlare di cose serie! Ma, stavolta no! Stavolta c'è stato spazio (e speriamo immensamente che ce ne sarà sempre di più) anche per noi. Io ho cominciato a sperare! Enza Iadarola “Un ottimo regista italiano [Nanni Moretti] ha raccontato una fiaba e mi ha dato un soprannome che mi mancava: signori, io sono il caimano”. Calate il sipario, il melodramma è terminato. In questo spettacolo tutto italiano l'eroe Silvio, pugnalato alle spalle dai traditori, ha compiuto il suo sacrificio in nome della patria, sostenendo la necessità divina del suo atto generoso. Animato da un anelito titanico, il fido scudiero Cicchitto ha tentato invano la difesa del suo padrone con uno scatto d'orgoglio: “Non arriviamo a questo punto come dei penitenti che vengono a chiedervi scusa, perché non abbiamo nessuna ragione di chiedervi scusa”. Scilipoti, immemore del suo passato, è intervenuto anch'egli in questa opera romantica, prendendo le parti dell'animo nobile che, sopraffatto dal fluire degli eventi, decide di guardare il mondo con spirito ironico: “Oggi si sta facendo un colpo di stato, come si suol dire in gergo politichese”. E mentre la gente, affascinata, era distratta dal palcoscenico della politica, un vero dramma è stato portato a termine. L'inefficienza della classe dirigente italiana e l'impossibilità di proporre leggi in Parlamento, per evitare pericolosi voti di fiducia che avrebbero fatto tremare le vene dei polsi alla maggioranza, hanno lasciato lo Stato italiano tra i dolci flutti dell'apatia sociale ed economica. Le forze politiche e l'opinione pubblica, ammaliati dalla melliflua melodia delle sirene, “i ristoranti e gli aerei sono pieni, la crisi non esiste, sognate”, hanno dimenticato le falle aperte e ora la nave affonda tra le onde dello spread misurate in percentuale. In questo burrascoso clima anche il nuovo esecutivo sembra avere dei germi di illiberalità. Il governo Berlusconi IV è stato licenziato non semplicemente da cause politiche, ma piuttosto dalla dittatura del mercato che vedeva in lui un nemico da abbattere. La dittatura della finanza ha dunque accelerato il processo di disfacimento del governo. Lo stesso Monti è stato indicato dal potere economico piuttosto che dal Presidente della Repubblica. Si è così colpito il senso di libertà nella scelta poli- tica degli italiani, già duramente messo alla prova dagli eventi storici. Che bisogno c'è del voto se la classe politica si gode i suoi privilegi, mentre chi prende le decisioni è designato da poteri forti e incontrovertibili? Chi sarà il portavoce del popolo in mancanza di una delegazione scelta dal popolo stesso? Per fortuna l'ex rettore della Bocconi ha interagito con tutte le forze sociali prima di formare il suo governo; l’assalto alla democrazia sembra rimandato. Ad allarmarci dovrebbe piuttosto essere il messaggio lasciato trasparire da questa classe politica inetta. La dittatura aristocratica o, nel peggiore dei casi, totalitaria è a un passo. Subito si diffonde l'idea dell'inutilità della partecipazione sociale, giustificata dall'incapacità di senatori e deputati. Si accetta con rassegnazione l'esistenza di poteri forti incontestabili, si assiste e si è partecipi alla morte dello Stato. È facile cadere nelle maglie che il potere tesse al fine di autolegittimarsi e placare il brusio della società. Come reagire? Un passo importante verso il cambiamento sarebbe la rivendicazione di un futuro dignitoso per tutti noi. Citando il Fichte de La missione del dotto, non bisogna dimenticare “che ogni ceto sociale è necessario, che ognuno merita la nostra stima”. Dunque, nel trasferire nella prassi la voglia di cambiamento, per fare un passo verso un gradino successivo nella scala della civiltà, c'è bisogno di svolgere al meglio le proprie mansioni lavorative, familiari e sociali. Scrive il filosofo tedesco: “Non è il ceto, ma è il dignitoso affermarsi in esso a nobilitare l'individuo; ognuno è degno di onore solo nella misura in cui realizza fino al massimo grado il completo adempimento del suo ruolo”. Reagiamo, dunque! Incarichiamoci dei nostri doveri di cittadini ed espletiamoli al meglio delle nostre possibilità, partecipiamo attivamente alla costruzione di uno Stato che non è mai stato tale. Diamo nuova linfa ad un'Italia ferita a sangue da un debito insostenibile. Ricostruiamo insieme il nostro futuro dalle macerie! Armando Di Leone DICEMBRE 2011 2 Melania Simone difficileitalia politichese «L'Italia è il paese che amo. Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un paese illiberale governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato economicamente e politicamente fallimentare…» (Silvio Berlusconi, 1994). Volto sereno, voce suadente, sorriso beffardo di chi ha bisogno di poche e rassicuranti parole per fare breccia nel cuore degli italiani. Diciassette anni dopo: «Subito dopo l'approvazione della legge di stabilità, come avevo annunciato, ho rassegnato le dimissioni da presidente del consiglio. L'ho fatto per senso di responsabilità, per senso dello Stato, l'ho fatto per evitare all'Italia un nuovo attacco dalla speculazione» (Silvio Berlusconi, 12 novembre 2011). Occhi vitrei, respiro affannoso di chi nel bene o nel male vuole apparire come il salvatore, nonostante mai come questa volta non ci sia teoria del complotto che possa reggere a sostegno di tutti i fantomatici buoni propositi ostentati dal governo uscente. Ebbene, Silvio Berlusconi esce di scena così come vi era apparso, con un videomessaggio. Sarà che, come sostiene Karl Marx, la storia è destinata a ripetersi, e la seconda volta come farsa. Eppure alle elezioni del 2008 il cavaliere era sembrato più forte, tanto che sbaragliò l'avversario godendo della più ampia maggioranza parlamentare mai conosciuta nella storia repubblicana. Ma qualcosa è andato storto. Questo capitale di fiducia avrebbe potuto trasformare radicalmente l'Italia, se solo fosse stato sfruttato in nome del rispetto per il popolo italiano. E la spiegazione c'è, se si pensa che sono stati tre anni fermi, immobilizzati dai bisogni impellenti del premier. Per tanti motivi, tutti ovviamente ingiustificabili, in venti anni non è successo niente. Non una delle innumerevoli riforme promesse, che avrebbero potuto scongiurare la crisi economica e finanziaria che sta dilaniando l'Italia, è stata attuata. La verità è che non sono bastate le crisi della maggioranza, sempre più evidenti in quest'ultimo anno di governo; non sono bastate le pressioni costanti di una commissione europea che esigeva provvedimenti per colmare un debito da capogiro, a causare le tanto agognate dimissioni. Ironia della sorte, è stato il mercato finanziario ad essere determinante. L'uomo che doveva incarnare il genio dell'imprenditoria è stato sopraffatto laddove si sentiva più potente. Ma qualcosa ci avrà pur lasciato; la lista è inverosimilmente lunga: le escort, il lodo Alfano, i condoni, la precarietà del lavoro, l'inchino a Gheddafi, l'eco delle risate provenienti un po' da tutto il mondo… Ma più di ogni altra cosa ci ha lasciato quella decadenza morale chiamata berlusconismo. Il suo mettersi da parte ha inizialmente riacceso il fuoco della speranza, palpabile nei cori festosi che sabato notte intonavano l'inno nazionale sotto le finestre del parlamento. Eppure tutto ciò sta sfumando in una situazione in bilico tra il trionfalismo e lo sconforto, in un sentimento generale che sfocia in una sorta di gioia diffidente. In effetti un'analisi oculata della situazione prescinde dalla cieca euforia, perché l'uscita di scena di Berlusconi non rappresenta certamente la soluzione al dramma che stiamo vivendo, ma è piuttosto da considerarsi come una premessa necessaria. La fiducia nella ricostruzione si è così materializzata in Mario Monti, nominato responsabile del risanamento da Giorgio Napolitano: il primo a prendere atto di quanto accade in assenza di una classe politica troppo impegnata in faccende ben più urgenti, come l'acquisto di 19 Maserati blindate per i dirigenti del ministero della difesa. Ebbene il professore dovrà davvero dimostrare di avere le qualità e l'esperienza che tutti gli attribui- scono per colmare il debito pubblico, per dare aria agli affanni di chi non arriva a fine mese, per porre fine agli sprechi di una giungla politica che riscuote senza operare. E insieme con lui opererà un governo composto di soli tecnici. Tra le personalità qualificate proposte dal nuovo premier, spicca il nome di Paola Severino, la prima donna nella storia della Repubblica a essere designata nel dicastero della Giustizia. Con lei, così come con gli altri ministri che compongono il nuovo governo, rinasce la speranza di una visione non di parte e al servizio di riforme effettive e necessarie. I buoni auspici ci sono, ma l'amarezza rimane. In fondo, l'ascesa di un governo tecnico, non è forse il prendere atto del fallimento di un'intera classe politica? Intanto loro continuano a fare i saltimbanchi nei salotti e noi siamo piegati economicamente, ma in modo molto più netto moralmente, nella speranza e nella fiducia che si può essere felici anche senza dover andare via. Melania Simone ne faccia uno di lato... faccia un passo indietro! economiaecrisi Lo spread va su, lo spread va giù. Da qualche mese una nuova parola si è aggiunta al nostro dizionario: spread. Coloro che non hanno seguito assiduamente i recenti avvenimenti politico-economici forse ignorano il significato di questo termine. Chi, invece, si è interessato agli attuali sviluppi che hanno causato profondi cambiamenti all'interno del nostro Paese non può non sapere a cosa faccia riferimento tale parola. Con spread, termine tecnico del gergo finanziario, nel caso specifico dell'Europa si indica il differenziale del valore dei titoli di Stato di un Paese dell'Unione Europea, nel caso nostro l'Italia, con la Germania, considerato lo Stato economicamente più solido fra tutti i membri dell'eurozona. Alcuni si potranno chiedere cosa siano i titoli di Stato. Bisogna partire dal presupposto che nessun paese è privo di debiti; di conseguenza lo Stato emette una serie di azioni, le quali vengono quotate in borsa affinché siano vendute. In tal modo una nazione riesce a rifinanziarsi, vendendo il proprio debito pubblico a delle società che guadagnano, alla scadenza del contratto, una percentuale in interessi sulla somma investita. In Italia i titoli di stato si chiamano BOT (Buono Ordinario del Tesoro) e in Germania sono detti Bund. Ora, più l'economia di una nazione non è a rischio recessione, più il margine di guadagno sui titoli di Stato è basso, poiché chi acquista queste azioni corre pochi rischi di perdere il denaro prestato a causa di un fallimento della nazione. Se la situazione finanziaria di un paese è in grave crisi, come purtroppo sta accadendo in Italia, la percentuale di guadagno sui titoli deve aumentare di conseguenza, poiché lo Stato è costretto ad offrire un compenso maggiore a chi decide di acquistare le sue azioni. Ricorrendo ad un esempio, forse la situazione risulta più chia- ra. Se l'Italia offre un compenso pari al 6% a chi investe nei suoi titoli di Stato, mentre la Germania paga “solo” l'1,5%, la differenza in punti percentuali è pari al 4,5%; lo spread, che per semplificazione si esprime in centinaia, per definizione, sarà dunque 450. Perché in così breve tempo i titoli italiani sono improvvisamente crollati, causando di fatto le dimissioni del governo Berlusconi? Le motivazioni possono essere numerose, talora anche sbagliate; la più plausibile è che l'Europa, soprattutto la Germania con la Merkel, ed il mondo intero hanno perso fiducia nell'economia del nostro Paese, costringendo il Presidente della Repubblica Napolitano a nominare un governo tecnico, a capo del quale è stato posto un eminente professore di economia, che gode della stima da parte di quasi tutte le potenze economiche mondiali. A testimonianza dell'efficienza del nuovo governo ci sono molti fatto- ri: non solo Monti ha ottenuto una schiacciante fiducia in Parlamento, non solo il nuovo premier è riuscito a rispondere elegantemente ad una battuta di Berlusconi, il quale è stato costretto a cambiare la sua versione dei fatti, ma è riuscito a portare una ventata di aria nuova, anche grazie alla sua super squadra di ministri, composta da personalità non appartenenti al mondo politico, bensì da persone competenti nel settore in cui andranno ad operare. Non solo queste sono le buone notizie che ci fanno sperare, poiché nel corso di una settimana i mercati italiani hanno ricevuto una boccata di ossigeno, determinando il crollo dello spread di 100 punti. È possibile che l'Italia abbia veramente imboccato la strada giusta per risolvere davvero i suoi problemi? Solo il tempo potrà dircelo. Guido Giovanni Plensich “Tutti noi ce la prendiamo con la storia ma io dico che la colpa è nostra. È evidente che la gente è poco seria quando parla di sinistra o destra. Ma cos'è la destra cos'è la sinistra…?” Era il lontano 1791 quando in Francia, per la prima volta, vennero utilizzati i termini destra e sinistra in campo politico: i nomi erano legati alla posizione che occupavano i membri del “parlamento”. In Italia, invece, si parla per la prima volta di destra e sinistra storica dopo la costituzione del Regno d'Italia. A quei tempi per destra storica si intendeva non una generica tendenza politica, ma uno schieramento accomunato da alcune caratteristiche, quali l'adesione all'idea monarchica e al liberalismo, un forte senso dello Stato e dell'individualismo, una politica di governo incentrata sulla convinzione che per rafforzare lo Stato nascente fossero necessari principalmente interventi nel campo economico. La sinistra storica, d'altro canto, era caratterizzata da un'ideologia di tendenze liberali progressiste e si rifaceva alle idee democratiche di garibaldini e mazziniani; la politica di governo era incentrata sulla convinzione che per rafforzare lo Stato nascente bisognasse erigere una fitta rete di regole attraverso una serie di riforme. Entrambi gli schieramenti non si basavano su una precisa ideologia e ciò rendeva lecito, in uno Stato nascente e con non ancora una solida struttura politica, il passaggio da uno schieramento all'altro. Con il passare degli anni la maturazione delle coscienze politiche dell'intera popolazione e la diffusione di nuove teorie socioeconomiche hanno portato alla delineazione di due schieramenti dalle ideologie ben precise. Ai giorni nostri le posizioni di destra sono quelle dei partiti più conservatori, caratterizzati dalla convinzione che sia la diseguaglianza a caratterizzare i rapporti tra gli uomini e per questo motivo essi si fanno promotori di proposte che tendono ad esaltare l'individualismo. Essi si fanno, anche, animatori dell'individualismo economico e tendono ad esaltare i valori tradizionali e la morale religiosa. Le posizioni di sinistra, invece, sono quelle di quei partiti che patrocinano l'egualitarismo anche in campo socio-economico, promuovendo politiche interventistiche in campo economico e parteggiando, in alcuni casi, anche per la ridistribuzione delle ricchezze. Essi, inoltre, sostengono il colletti- vismo e la relatività culturale. Questo è quanto, almeno in grandi linee, le due ideologie rappresentano, o forse è meglio dire “rappresentavano”, perché, a prescindere dal fatto che con il passare degli anni e con lo sviluppo della società (badate bene, sviluppo economico non PROGRESSO CIVILE) le differenze si siano assottigliate, sembra proprio che qui di ideologia non si possa più parlare. Si è ridotto tutto ad un unico e grande cliché. Diceva bene Giorgio Gaber quando cantava “ […] Le scarpette da ginnastica o da tennis hanno ancora un gusto un po' di destra, ma portarle tutte sporche e un po' slacciate è da scemi più che di sinistra. […] I blue-jeans che sono un segno di sinistra con la giacca vanno verso destra […] la pisciata in compagnia è di sinistra, il cesso è sempre in fondo a destra. […] Io direi che il culatello è di destra, la mortadella è di sinistra; se la cioccolata svizzera è di destra, la Nutella è ancora di sinistra. […] Il pensiero liberale è di destra, ora è buono anche per la sinistra; non si sa se la fortuna sia di destra, la sfiga è sempre di sinistra.[…] Il saluto vigoroso a pugno chiuso è un antico gesto di sinistra, quello un po' degli anni '20, un po' romano, è da stronzi oltre che di destra.” Perciò, miei prodi fanciulli, attenti! State bene accorti a cosa dite, ma soprattutto a che gesti fate, come vi comportate e mi raccomando a cosa mangiate! Mi raccomando, attenti a scegliere se abusare di nutella o di cioccolato e a quale salume scegliete per farcire lo spuntino; e state davvero attenti la mattina a controllarvi le scarpe quando uscite di casa! “L'ideologia, l'ideologia malgrado tutto credo ancora che ci sia: è il continuare ad affermare un pensiero e il suo perché con la scusa di un contrasto che non c'è, se c'è chissà dov'è, se c'é chissà dov'é.” C'è, in fondo... Molto ma molto in fondo c'è! O almeno, così voglio sperare… “Tutti noi ce la prendiamo con la storia ma io dico che la colpa è nostra; è evidente che la gente è poco seria quando parla di sinistra o destra.” Enza Iadarola DICEMBRE 2011 Alessandra Panza recuperoarcheologico puliamoilmondo puliamoilmondoi DA “CONVENTO” A VINOTERAPIA… Guardia Sanframondi Chi si trova nei pressi del Convento di San Francesco, soprattutto se guardiese, non può non essere preso da un profondo dispiacere. Oggi, infatti, è a dir poco catastrofica la situazione del prezioso Complesso, costruito nel 1612 per volontà degli stessi guardiesi che, da fedelissimi dei Frati Francescani, decisero di impegnarsi attivamente per ottenere un Convento anche nel proprio paese. Distrutta dal terremoto del 1980, la struttura è stata destinata ad un lento declino che sembra non interessare praticamente nessuno. Malgrado la sua grandezza e l'importanza che riveste per i guardiesi di un tempo, il Convento giace completamente dimenticato o, comunque, ricordato solo da quanti vi si recano per commettere furti! Fortunatamente, da qualche mese, si prospetta un futuro migliore per il Convento: l'amministrazione Comunale, insieme con il Vescovo e i Padri Filippini, detentori della struttura, si sono impegnati per restituire al complesso una condizione dignitosa. Si è finalmente giunti, almeno sulla carta, ad una conclusione: il Convento, insieme con l'adiacente Chiesa, che resterà ai Padri Filippini, sarà ricostruito dall'Impresa CIMA S.r.l., che con un contratto/protocollo del 14 settembre 2011 ha acquistato i ruderi del vecchio carcere e del chiostro di San Francesco. Inoltre, con la stipulazione del contratto, l'Impresa è anche impegnata nella realizzazione di una iniziativa turistico-ricettiva, legata alla vinoterapia presso i luoghi acquistati, di modo da fornire la possibilità di un eventuale impiego ai giovani guardiesi. Per il momento l'iniziativa sembra essere un progetto lodevole, apprezzato ed ammirato dai cittadini, che potranno finalmente veder rifiorire una struttura ormai nel dimenticatoio e caduta a pezzi nel vero senso della parola! Così io, da guardiese, pur avendo qualche rimorso per il fatto che è stata una società esterna al paese a prendere l'iniziativa, non posso che augurarmi che il restauro inizi presto e proceda fino in fondo. Speriamo che questo sia solo uno dei primi progetti verso una rinascita di Guardia, che ha molto da recuperare e da valorizzare! Giada Nedia San Lupo - 20 ottobre 2011 Dal ponte che collega il territorio di San Lupo a quello di San Lorenzo Maggiore troppe persone hanno contratto l'abitudine di gettare rifiuti: alcuni giovani del paese si sono recati nella località Coste Ianare per ripulire, o meglio cercare di ripulire, la zona. I ragazzi hanno aderito con entusiasmo al progetto nazionale di Legambiente Puliamo il mondo, la versione italiana del più grande evento di volontariato ambientale del mondo Clean Up the world. L'entusiasmo era dovuto sia alla novità della manifestazione, che si è svolta per la prima volta a San Lupo, sia al fatto che il luogo da ripulire è anche una zona di discreto interesse turistico. Così, i volontari hanno tentato di dare il loro contributo per salvaguardare il piccolo patrimonio naturale. A San Lupo l'evento è stato organizzato e promosso dal Forum dei Gio- vani e da Legambiente Valle Telesina, che ha munito tutti i partecipanti di un kit comprendente cappellino, pettorina e guanti in gomma. I ragazzi del Forum, che si sono recati sul luogo interessato muniti di rastrelli, sacchetti di plastica e tanta buona volontà, si sono trovati davanti uno spettacolo raccapricciante: televisori, lavatrici, pezzi di cucine, reti di letti, pneumatici usati, indumenti e bottiglie di vetro facevano da cornice al paesaggio. I volontari hanno portato via quanti più rifiuti possibile, nonostante la difficoltà di trasportarne alcuni, perché troppo ingombranti e pesanti. Sono anche state scattate numerose foto del posto, pubblicate poi sul sito nazionale di Legambiente a testimonianza dello scempio ecologico e paesaggistico. L'iniziativa di Legambiente ha un duplice scopo: il primo è quello di pulire piazze, ville, parchi e fiumi di molte città e paesi italiani grazie ai tantissimi volontari, che mettono a disposizione qualche ora del loro tempo per l'ambiente. Il secondo è quello di sensibilizzare ed educare la gente, e in particolare i giovani, sul tema dell'ecologia. La Terra è quasi al collasso a causa della contaminazione naturale da parte dell'uomo; si deve quindi lavorare affinché questo inquinamento venga arrestato, piuttosto che stimolato. Il Forum dei Giovani, dopo l'esperienza di Puliamo il Mondo, ha chiesto un incontro con l'amministrazione comunale di San Lupo per proporre l'installazione di alcune telecamere sul ponte delle Coste Ianare, così da controllare in maniera differente il problema dello scarico dei rifiuti in quella zona. Silvio Severino avanGuardia La giovane artista d'Oltremanica si è da poco trasferita in paese e già fa parlare di sé. È così semplice e spontanea la pittrice Clare Galloway, che, trasferitasi da due anni nel nostro piccolo borgo medievale, ha portato una ventata di allegria e di proposte interessanti per il nostro paese. Nata in una piccola isola della Scozia, ad appena sedici anni lascia casa e famiglia in cerca di nuove emozioni e ispirazioni che soddisfino il suo modo di essere. A causa di una relazione sentimentale nata via Internet e fallita, scopre Caserta e si avvicina a Guardia Sanframondi. Ora che proprio qui ha trovato la sua calma interiore, è decisa a non andar più via. Nel periodo estivo del 2010 c'è stata la sua prima mostra nella chiesa Ave Gratia Plena, e anche la scorsa estate ha proposto una interessante rassegna delle sue opere. Noi l'abbiamo intervistata. Senza filtro: In cosa consiste il tuo progetto Arthouse? Clare: La mia casa d'arte consiste in nove camere di una casa nel centro storico in Via Degli Orti, che forse apparteneva in passato ad una famiglia numerosa. Esse sono collegate da scale di pietra e da porte ad arco. Vorrei che diventasse una sorta di piccola galleria, un negozio e un luogo pieno di creatività, dove persone diverse possano incontrarsi e collaborare. Inoltre, voglio anche creare un bed and breakfast, anche se è abbastanza complicato, perché la casa è da ristrutturare e ci sono tante “piccole cose” da sistemare. Voglio mettere “radici” in questa comunità e spero che anche altra gente venga qui, magari attraverso un gemellaggio con la Scozia. S.F.: Perché hai scelto proprio Guardia per realizzare i tuoi sogni? C: il paese mi piace tantissimo, è molto “atmosferico”. Sento una cultura calda proprio come lo era nella mia isola e posso vivere in maniera semplice, umile, coltivando ortaggi che poi mangerò, avendo il minimo indispensabile e ciò mi fa sentire bene e poi… il clima è perfetto rispetto alla Scozia, dove fa freddo sia di inverno che d'estate. Inoltre, le persone sono buone e mi fanno sentire a mio agio come se stessi a casa. S.F.: Quali sono secondo te le qualità che un artista dovrebbe avere? C: Io credo che un bravo artista debba soprattutto avere una mente aperta, uno spirito e un'anima intensi. La strada della creatività non è affatto semplice né sicura come altri lavori. Un vero pittore deve dipingere soprattutto perché lo sente dentro e non solo per soldi, altrimenti non ci riuscirebbe nemmeno bene. Ad esempio, io amo molto Friedensreich Hundertwasser, che è stato, oltre che un pittore, anche un architetto ed ho apprezzato soprattutto il suo aspetto spirituale ed ecologico e le pittrici Frida Kahlo e Georgia O' Kefee, che hanno avuto una vita interessante, intensa e sono state molto vicine alle Rivoluzioni. S.F.: Tra le tue tante opere, qual è quella che senti più tua? C: l'opera a cui tengo di più è Alone di pensieri, che ho dipinto quando ero a Cipro. Ho impiegato quasi tre mesi per completarla e non la venderei mai per nessuna cosa al mondo. L'immagine rappresenta una donna con persone che le ruotano intorno alla testa che sono i pensieri. Il tutto è abbastanza equilibrato, perché la donna sta alzata e ha un sorriso rilassato e calmo, proprio a rappresentare l'energia che ogni individuo emana ed assorbe. S.F.: In molti dipinti sono raffigurate donne con viso grande e corpo piccolo. Come mai? C: Io credo che in ognuno di noi è presente una parte maschile e una femminile che si bilanciano a vicenda, trovando un equilibrio duraturo. Ciò si avvicina molto alla filosofia cinese e si discosta dalla nostra cultura, perché cerca di trovare una matrice spirituale alla realtà. Ed è per questo che ciò che rappresento è soprattutto un lavoro che svolgo interiormente. S.F.: Quali sono i problemi che riscontri, vivendo a Guardia? C: All'inizio è stato difficile ambientarmi, un po' per l'italiano non perfetto ed anche per il dialetto che non capivo e ancora non capisco. Inoltre, alcune persone mi guardavano incuriosite e, anche se cercavo di essere gentile, i loro modi risultavano sempre aggressivi. Ho, però, superato anche queste prime difficoltà, grazie ad un'altra parte di popolazione che mi ha supportato. S.F.: Non hai paura di vivere da sola nel Centro storico? C: No, anche perché, quando ero piccola, nella mia isola, la maggior parte delle case presenti erano destinate alla villeggiatura e solo poche famiglie vi risiedevano tutto l'anno. Inoltre amo la solitudine, il silenzio, sentire gli uccelli cantare, l'acqua, la pace e la tranquillità. S.F.: Quali sono i tuoi propositi per il futuro? C: Innanzitutto, vorrei far rinascere il centro storico in modo creativo, inoltre vorrei completare un libro che ho cominciato a scrivere tre anni fa che è autobiografico e parla delle difficoltà che ho superato. Si tratta di una sorta di paragone tra la vita presente, in cui sto realizzando i miei sogni, e la passata in cui tutto mi sembrava triste e senza senso. Voglio che lo comprendano tutti ed è per questo che lo sto scrivendo in un linguaggio semplice. Il mio intento è di far capire che la vita può cambiare in meglio nell'amicizia, nell'amore e nel lavoro. È difficile immaginare che una persona possa cambiare la sua vita in questo modo scegliendo, tra i tanti i posti del mondo che ha visitato, proprio Guardia Sanframondi, un paesino che apparentemente non offre nulla, ma che in realtà sta facendo sognare una brava pittrice come Clare Galloway. Sapere che il suo sorriso e lo splendore presente nei suoi occhi sono dovuti proprio al nostro paese non può che renderci felici. Alessandra Panza DICEMBRE 2011 Guido Plensich ilgrandedittatore G20 L'uragano economico che ha investito l'Europa ha causato conseguenze distruttive soprattutto in Grecia, portandola alla bancarotta. In un clima di disperazione, che ha fatto scendere in piazza milioni di persone, il premier greco Papandreou ha cercato di indire un referendum salva-euro. La mossa del premier doveva servire non solo a uscire dalla crisi, ma anche a salvare il suo posto al governo, che in caso di dimissioni sarebbe stato occupato da Lucas Papademos. E questo è avvenuto lo scorso 9 novembre, quando Papandreu ha ufficialmente rassegnato le sue dimissioni. Nelle stesse ore a Cannes si sono riuniti nel G20 i più alti vertici politici del mondo, tra cui Sarkozy, Merkel, Obama, Berlusconi e il presidente cinese Hu Jintao, per trovare una via d'uscita alla crisi della Grecia, ma anche di altri Paesi come l'Italia. Al nostro governo, ritenuto poco credibile nell'attuazione del piano di recupero economico, l'Unione Europea e il Fondo monetario internazionale hanno chiesto un monitoraggio del debito. Una soluzione per garantire ai Paesi coinvolti di uscire dalla crisi potrebbe essere l'introduzione di una linea di credito di circa 1.000 miliardi di dollari. Il provvedimento garantirebbe liquidità a breve termine che aiuterebbe a far rialzare anche i mercati internazionali, sempre più colpiti dalla crisi. Al termine del G20 i capi di Stato di tutto il mondo hanno formulato un “Piano d'Azione” che servirebbe a restaurare la situazione economica e finanziaria del mondo. Il piano si propone anche di stabilizzare i prezzi e di consolidare l'attività finanziaria di tutti i Paesi colpiti dal dissesto economico. Il G20 si conclude con le diverse ricette proposte dai Grandi del mondo. Gli Stati Uniti si impegneranno per accelerare la ripresa economica, mentre il Giappone provvederà a far rinascere la nazione dopo il catastrofico terremoto. La soluzione italiana prevede di pareggiare il bilancio entro il 2013, una data messa in discussione in questi giorni dalla recente caduta del governo Berlusconi. Ucciso il leader libico nella città in cui era nato. Spiraglio di libertà per i cittadini del Paese arabo, costretti a subire per oltre quaranta anni gli abusi del dittatore. Ma chi era Gheddafi e perché i Paesi occidentali lo hanno lasciato in balia dei rivoltosi, anziché intervenire, arrestarlo e sottoporlo ad un regolare processo? Si mostra intraprendente sin da giovane Muhammar Gheddafi, che già capo dei rivoltosi contro il re Idris a 27 anni, diviene colonnello dell'esercito libico, instaurando così la sua lunga dittatura. Nel corso degli anni si rende protago- nista di numerose azioni che in più occasioni minacciano i Paesi occidentali. Lo Stato con cui si mostra essere più ostile è senza dubbio l'America, che ha sempre ambito alle risorse petrolifere della Libia, ma il dittatore non ha mai gradito l'ingombrante presenza statunitense sul suolo africano. Forti tensioni internazionali sono destate già nel 1986, quando l'America di Reagan bombarda Tri- poli, e nel dicembre 1988, quando un aereo passeggeri statunitense, su cui è stata montata una bomba al plastico dal capo dell'intelligence libica Basset Ali al-Megrahi, scoppia sulla cittadina scozzese di Lockerbie, causando la morte di 259 persone. I rapporti tra i due paesi rimangono freddi, nonostante non si riesca a dimostrare l'effettivo coinvolgimento del raìs. Solo oggi, con la caduta del regime libi- Martina Di Staso co, l'allora ministro della Giustizia Abd al-Jalil dichiara esplicitamente le responsabilità del colonnello. Quanto all'Italia, Gheddafi ha sempre fatto pesare che il nostro Paese sia stato in passato colonizzatore e sfruttatore della Libia. Per risarcire il popolo il popolo libico, il colonnello nel 2003 riesce a strappare un accordo, in cui è previsto lo stanziamento, da parte dell'Italia, di 5 miliardi di dollari da versare in vent'anni. Tuttavia, il despota trova una particolare intesa con l'ex premier Berlusconi, anche se i motivi della loro amicizia non sono ancora ben chiari… La famiglia del raìs si è arricchita a spese dei cittadini libici, tanto che i Gheddafi possiedono depositi in varie banche del mondo, con un patrimonio di svariati miliardi. Si auspica che alla fine tutti questi soldi possano essere restituiti al popolo ed essere impiegati nella ricostruzione dello Stato. Per quanto riguarda le circostanze sulla sua morte, la questione si fa spinosa. Gheddafi era a conoscenza di molti segreti circa la politica di tutti i Paesi occidentali e se fosse stato processato ci sarebbe stato il rischio che avrebbe potuto rivelare verità troppo scomode. Infatti sono stati proprio gli Stati membri della NATO, Francia e Inghilterra in particolare, a favorire i bombardamenti che hanno causato lo scoppio del convoglio che trasportava il raìs. Questi ha trascorso le sue ultime ore in fuga, nascondendosi all'interno di una fogna e, una volta catturato dai ribelli, è stato giustiziato nel modo in cui tutti abbiamo potuto vedere. Cosa è successo in seguito? Subito si è formato un governo provvisorio che si sta impegnando per portare il Paese alle elezioni, svolte in modo democratico. Una nota sull'immigrazione va fatta: da quando Gheddafi è morto, non sono più giunti in Italia barconi carichi di clandestini libici. Forse è un segno che qualcosa in Libia sta veramente cambiando. Guido Giovanni Plensich terremotointurchia zapateroultimoatto Smacco ai socialisti con un risultato per il Partito Popolare al di sopra di ogni aspettativa. La notizia della sorprendente vittoria del Partido Popular di Mariano Rajoy è diffusa dal Ministero degli interni spagnolo prima ancora di aver ultimato lo spoglio delle schede elettorali. È questo uno degli scenari più agghiaccianti di quando la natura si ribella. Ne abbiamo visto le conseguenze in Italia, con il terremoto in Abruzzo e con il terremoto nell'Irpinia nel 1980, e soprattutto in Giappone recentemente. Sta di fatto che la natura non ha risparmiato la Turchia, un paese che ne aveva pagato le spese già lo scorso 23 ottobre, quando si era abbattuta una violenta scossa di 7,1 gradi della scala Richter, che provocò oltre 600 morti. Da allora molti residenti hanno vissuto fino ad oggi nelle tende per paura di ritornare in edifici ormai inagibili. Non avevano tutti i torti, poiché è notizia di questi giorni che un altro violento terremoto ha colpito la zona di Van, nella Turchia orientale, che ha provocato il crollo di venticinque edifici e di un hotel in cui alloggiavano giornalisti e volontari della Croce Rossa giunti per prestare soccorso per il primo terremoto. Quella paura, forse, ha salvato loro la vita. Tuttora numerosi sono i volontari e gli uomini impiegati nel soccorso ai terremotati, sperando di estrarre vive dalle macerie altre persone. Sugli edifici crollati, come se non bastasse, si è aggiunta anche la neve. Ciononostante i soccorritori sono all'opera anche di notte, quando la temperatura scende abbondantemente sotto lo zero. Drammatiche sono anche le immagini trasmesse per televisione e sul web: persone che corrono in preda al panico, altre incastrate sotto le macerie, altre ancora irriconoscibili a causa delle profonde ferite. Le sofferenze della Turchia sembrano proprio non avere fine in questo periodo. Sebbene si sappia che la nazione è altamente a rischio sismico, non bisogna tralasciare il fatto che la natura, pur essendo delle volte “cattiva” nei nostri confronti, non è la sola responsabile di questa tragedia. La colpa del disastro si deve imputare anche all'uomo. Si è infatti costruito dove non si sarebbe dovuto edificare, o meglio dove non era possibile. Non è stato rispettato il limite di sicurezza tra un edificio e l'altro, i materiali impiegati non erano adatti. In sostanza si è attuata una selvaggia speculazione edilizia, non molto dissimile da quella in atto in Italia, specialmente in Campania, zona altamente sismica. Per questo si esige anche dalle parti nostre di applicare maggiori controlli, onde evitare quanto accaduto in Turchia. Salvatore Sellaroli Cerca di contenere la crisi socioeconomica e politica la Spagna di Zapatero, ma, vista l'impossibilità del governo di portare a termine la legislatura, non colpisce la decisione del Premier di indire elezioni anticipate. In seguito alle consultazioni elettorali del 19 novembre, il popolo ha deciso di affidarsi al centrodestra nella figura di Mariano Rajoy. Il leader del Centrodestra ha ottenuto la maggioranza dei seggi, tramutata in maggioranza parlamentare assoluta, con 186 seggi su 350, andando a fregiarsi di un elevato potere politico-legislativo, che si è visto solo con il franchismo. Il popolo ha deciso, di fronte alla recessione economica, ai 5 milioni di disoccupati, alla speculazione, alla deriva religiosa (basti pensare all'apertura alle coppie omosessuali), di affidarsi al piano di austerity del nuovo governo e ai valori tipici del centrodestra. Il nuovo piano governativo dovrà evitare di fare della Spagna un Paese che ha bisogno del contributo dell'Europa per risalire la china e, nel contempo, avrà la necessità di rilanciare l'economia locale, incentivando gli investitori, per ripristinare la fiducia dei mercati nell'economia del paese. La Spagna è il quinto paese dell'eurozona a subire un cambio in corsa del governo parlamentare, dopo i vari Berlusconi in Italia, Socrates in Portogallo, Cowen in Irlanda e Papandreu in Grecia. La politica del nuovo leader sarà volta alle “lacrime e sangue” per cercare di evitare il default economico e sociale, in una nazione minata nella propria stabilità economica e nelle proprie certezze etiche e religiose, e più volte sul punto di una guerra civile. Andrea Ferrigno DICEMBRE 2011 Cindy Adamo comeinunfilm comeinunfilm alluvioneinliguria alluvioneinliguria Cala il sipario, la notte si popola di immagini e parole, i sogni riempiono la mente e il ricordo dell'attore, dopo il suo spettacolo, condizionandone profondamente l'umore. Quell'attore è l'uomo che, stanco della monotonia della quotidianità, cerca rifugio nei suoi sogni, sperando che la voce dell'inconscio possa esprimersi nella realtà… Ebbene, credete che i sogni possano avverarsi? Giudicate voi! Lo scorso 27 ottobre 2011 un giovane 27enne, Sushil Kumar, residente nello stato del Bihar, uno dei più poveri dell'India, ha vinto un milione di dollari dopo aver partecipato alla versione locale del famoso quiz televisivo Chi vuol esser milionario?” (che per i curiosi in India prende il nome di Kaun Banega Crorepati). Siete ancora tanto convinti che i sogni non possano avverarsi? Questa notizia dimostra che si può nascere in una bidonville e guadagnare l'equivalente di 110 euro al mese, svolgendo la professione di tecnico informatico come il nostro Sushil, per poi svegliarsi una mat- tina e scoprirsi milionario, dicendo addio alla povertà, ai sacrifici e agli stenti di una vita. Kaun Banega Crorepati, condotto dalla star di Bollywood Amitabh Bachchan, è uno degli show più seguiti della tv indiana. Il giovane Kumar, già sposato da 5 mesi, decide di parteciparvi in quanto fedele spettatore attratto dai meccanismi del gioco, ma «mai avrei pensato di vincere» ha dichiarato. Sushil Kumar, non avendo in casa la televisione, si recava ogni sera da un vicino per guardare la trasmissione, accrescendo così la sua cultura attinta finora dai pochi libri a sua disposizione, ma soprattutto dai servizi della Bbc in hindi, ampliata, poi, grazie alla sua volontà e alla grinta propria di chi fa della necessità una virtù. Ricordate The Millionaire, il film di Danny Boyle vincitore di otto Oscar? Questa notizia sembra ricalcare il copione dell'attore Dev Patel, nel ruolo di Jamal Malik, ma con una piccola differenza: la storia di Kamar non ha nulla di inventato, è semplicemente la sua vita! Proprio come il protagonista del film, Sushil è un indiano povero, e proprio come Jamal riesce a riscattare la sua posizione sociale vincendo “l'incredibile” somma di 720 mila euro. Se Jamal vuole liberare la giovane Latika dallo stato di schiavitù cui è costretta, Sushil ha già sposato “la sua Latika”, alla quale può assicurare una vita dignitosa: una casa, una famiglia, una straordinaria normalità in quella lontana India ricca di contraddizioni, spirituale e materiale, antica e moderna, in cui risulta inscindibile il legame tra passato e presente e dove tutto sembra essere avvolto da un'aura di sacralità. Dunque, nell'era dei figli della tecnologia, in cui la televisione è considerata responsabile della diffusione di falsi ideali, dell'eccessivo edonismo, della corsa alla facile celebrità, quella stessa televisione che talvolta “indossa la toga” per sostituirsi alle aule di tribunale, che fa audience sfruttando situazioni private e delicate, rappresenta ancora una speranza per molti, un'opportunità di riscatto dalla miseria e dalla crisi dei nostri giorni. Ma non vi sembra assurdo che la televisione debba farsi carico dei problemi che ci affliggono e, depositaria delle nostre speranze, si sostituisce a chi, di fatto, è tenuto a garantirci un'esistenza dignitosa? Se per il giovane indiano la realtà ha eguagliato il sogno, pochi sono i Sushil nel mondo che riescono a cambiare effettivamente la loro vita grazie ad un quiz televisivo. Luisiana Gambuti In poche ore cadono oltre 350 millimetri di acqua, una quantità paragonabile a quella dell'alluvione del 1970. Come reagisce la cittadina ligure alla calamità? Diverse vittime e numerosi danni alle abitazioni, alle strade e al paesaggio. Ma il dolore e l'amarezza aumentano nel momento in cui i genovesi si sentono dire che l'alluvione si sarebbe potuta evitare. Genova, 4 novembre 2011. Come? Semplicemente completando la costruzione del canale del Rio Fereggiano, che avrebbe dovuto convogliare una parte delle acque del torrente che attraversa Genova lungo un altro percorso, diminuendone così la portata. Ma il progetto non è stato completato, a causa di un'inchiesta su presunte tangenti nella gestione degli appalti. Come in ogni disastro, tuttavia, si cercano i nomi e i cognomi dei possibili responsabili. Il dito viene puntato verso il sindaco, Marta Vincenzi, perché ha sottovalutato la situazione, perché non ha spiegato ai cittadini cosa significasse davvero “allerta 2”, perché non ha chiuso le scuole. Il sindaco si difende, ribatte dicendo che nessuno aveva previsto la reale portata dell'evento (nonostante i bollettini meteo e l'allerta della protezione civile), che la violenza della pioggia è stata esagerata e al di là di ogni previsione. Le cause del fenomeno, comunque, affondano le loro radici in un passato meno recente: innanzitutto, la costruzione degli edifici sulle sponde dei fiumi genovesi negli anni del boom edilizio e la cattiva manu- tenzione dei corsi d'acqua. Il desiderio inarrestabile dell'uomo di cementificare ovunque, anche su terreni fragili e spesso con appalti fasulli, è, dunque, la causa principale della morte di persone innocenti. Per evitare altre catastrofi del genere e, di conseguenza, altri morti bisogna innanzitutto cominciare a rispettare le leggi, ad attuare piani per le infrastrutture non contaminati dalla corruzione, a investire nella manutenzione del suolo e dei fiumi. La prevenzione, infatti, ha un costo sicuramente inferiore al danno provocato dall'alluvione (circa 400 milioni di euro). Ma Genova, come accadde nel 1970, si è rimboccata le maniche ed è tornata subito alla normalità. Prezioso è stato l'intervento dei numerosi giovani volontari, che hanno contribuito a ridare quel volto tanto caro a Montale a una Liguria su cui "nelle chiare mattine si fondevano dorsi di colli e cielo; sulla rena dei lidi era un risucchio ampio, un eguale fremer di vite...". Maria Di Paola televisione Vi siete mai chiesti quale sia il motivo per il quale ogni giorno tutti noi ci poniamo dinanzi al teleschermo, nonostante la piena consapevolezza che gli attuali palinsesti ci propongono programmi televisivi totalmente privi di spessore? “Domanda da un milione di euro”, direbbe qualcuno ironicamente… Eppure, malgrado l'apparente banalità, risulta davvero difficoltoso riuscire a darsi una risposta. Tutti guardiamo la televisione, tutti ne siamo attratti, nonostante ciò tutti la critichiamo e, pur sembrando assurdo, questo è un semplice, semplicissimo dato di fatto. Sicuramente non è corretto assumere un atteggiamento catastrofico dinanzi il problema della TV-spazzatura, come si è soliti definirla, anche perché sono ben altri i problemi della vita, e credo che tutti siano d'accordo su questo. In ogni caso, non bisogna sottovalutare né minimizzare quella positività, del tutto apparente, che quotidianamente la nostra piccola scatola parlante (oggi sempre più una sottiletta…) ci trasmette. La cosa preoccupante è che, malgrado tutte le critiche, la TV di oggi rende molto in termini di ascolto e, proprio per avere audience, è disposta a trasmettere programmi assolutamente privi di qualità. È diventata oramai una moda quella dei “reality show”, non c'è rete televisiva che non ne abbia uno e tutti, in un modo o nell'altro, riescono ad avere successo. Ma qual è l'utilità di tali trasmissioni? Che insegnamento si può trarre da esse e, soprattutto, quali sono i valori che vorrebbero trasmettere? L'unica certezza è che di valori proprio non si può parlare! Tutto quello che traspare dal piccolo schermo è un continuo martellamento mediatico di informazioni che invitano costantemente al consumismo, che esaltano un'idea distorta di benessere e di bellezza, che impongono, sotto forma di valori, ideali che valori non sono! Tutto ciò entra ogni giorno nelle case di ognuno e, cosa ancor più sconcertante, lo fa senza che noi ce ne accorgiamo, quasi col nostro stesso consenso: in fondo siamo noi ad accendere la televisione e, per quanto la si voglia colpevolizzare, non possiamo assolverci da ogni responsabilità. Basterebbe premere un pulsante per staccarsi dal quel mondo irreale, fittizio, perverso che sembra non trasmettere nulla di educativo o di sensato. Sconcertante è, inoltre, l'uso di informazioni e notizie da parte delle trasmissioni televisive in vista di quell'audience di cui poc'anzi si parlava. Tutti sappiamo dell'assassinio di Gheddafi, eppure la sensibilità che ci caratterizza e che ci rende rispettosi della vita e timorosi della morte, non può che gridare sdegno e vergogna dinanzi allo scempio del cadavere di un uomo, pur trattandosi in questo caso di un odioso tiranno che ha india È proprio vero che a partire dal 2012 tutti gli studenti indiani avranno a disposizione un tablet pc a soli 20 euro. Questa splendida creazione, anche se non ai livelli dell'iPad della Apple, ha affascinato miliardi di ragazzi e studenti. Il pc ha a disposizione un software ancora da sviluppare al meglio, ma possiede già la rete wi-fi e uno schermo touch abbastanza efficiente. Il creatore del rivoluzionario pc anti Apple, Azim Premji, fondatore di Wipro, ha rilanciato l'India, la quale aveva puntato moltissimo sul finanziamento delle nuove tecnologie. Infine dopo la diffusione del pc e del notebook sono sicuro che il tablet a 20 euro sarà il sogno di tutti, non solo degli indiani. Alessandro Sebastianelli costretto il suo paese ad una prigionia di violenze e che ha imposto, ad almeno due generazioni, spietate e rivoltanti umiliazioni. Quel che offende non è tanto l'uccisione dell'odiato dittatore (l'esecuzione del tiranno in fondo è avvenuta più volte nel corso della storia), quanto piuttosto l'esultanza mediatica e il compiacimento di fronte ad un corpo esanime, sanguinolento e mondo televisivo è il caso di Marco Simoncelli. La morte dello sfortunato pilota, scomparso a soli 24 anni, è divenuto un evento mediatico. Le telecamere di tutto il mondo si sono dirette nel paese del ragazzo, per scoprire, per avere le notizie più fresche, per curiosare anche nel dolore di una famiglia straziata per una così grave perdita, senza mostrare alcun ritegno! martoriato, preso a calci con gusto sadico, offeso in tutti i sensi e poi racchiuso in una cella frigorifera. Si tratta di manifestazioni feroci, che necessitano di qualche spiegazione. La corsa affannosa per inviare sul web, nel mondo virtuale, le immagini più dure e raccapriccianti del tiranno preso, ferito e poi ammazzato senza ritegno, provoca brividi di terrore che percorrono chiunque le guardi. Quelle immagini, trasmesse su tutti i canali con ripetitività ossessiva e in qualunque fascia oraria, mettono sicuramente in evidenza la corsa agli ascolti da parte di tutte le reti televisive, che sembrano quasi essere in guerra le une con le altre, dimenticando che magari, anzi sicuramente, dall'altra parte del piccolo schermo sono presenti anche bambini che potrebbero rimanere davvero scioccati e suggestionati da immagini così crude. Altro esempio calzante di questo fenomeno oramai diffusissimo nel Ma il caso di Simoncelli è soltanto uno dei numerosissimi esempi di cattiva TV, di cui le pagine di cronaca, con storie come quelle di Sarah, Yara ecc., sono l'emblema più eloquente. Cosa bisogna dunque fare di fronte ad un mondo così sconcertante e assolutamente fittizio, privo di qualunque forma di razionalità e di buon senso, ma pur sempre costantemente presente nelle vite di noi tutti? I nostri professori direbbero: “Guardate meno TV e leggete più libri!”. Ma se neanche la lettura vi affascina poi così tanto, io vi consiglierei di spegnere comunque la TV: il nostro mondo, quello vero, è fatto di colori, di musica, di arte, di cultura, di desideri; essi ci rendono più saggi, più vivi, pieni di aspettative. Lasciamo allora la TV a chi non vuole più sognare e sperare in una realtà migliore. Io voglio continuare a farlo, io voglio crederci, e voi? Cindy Adamo grandemela grandemela I nuovi angeli sono atterrati a New York. Il 9 novembre 2011 i celebri angeli di Victoria's Secret, uno dei più famosi marchi di lingerie femminile a livello globale, sono scesi in passerella per una sfilata evento mai vista prima. New York ha visto sfilare le top model più belle e desiderate del mondo, accompagnate dalle performance live di alcuni cantanti di spicco tra cui Kanye West, Jay Z e i Maroon Five. Un trionfo di nastri, piume, ali, cristalli e gemme preziose, bustier, scollature mozzafiato, corpetti stringati, gambe vertiginose e tacchi chilometrici ha innalzato la temperatura della innevata New York durante il consueto show prenatalizio del famoso marchio americano. Ecco le stupende Miranda Kerr, Adriana Lima, Lily Aldridge, Doutzen Kroes, Candice Swanepoel, Alessandra Ambrosio e molte altre, esibire il loro caratteristico “catwalk”, indossando ben 31 paia di ali e 69 diversi outfit per una serata modaiola senza eguali. Alla supermodella brasiliana Alessandra Ambrosio è toccato indossare la Passion Play Fan Wings, un paio d'ali fatte di rame e d'oro impreziosite da 105 mila cristalli Swarovski e pesanti 10 chili. In versione Dark Lady, invece, con reggicalze nero e corpetto di pizzo viola scuro, Adriana Lima ha dato filo da torcere anche alla protagonista dell'evento, Miranda Kerr. Tutto merito della ferrea dieta e delle giornaliere sessioni in palestra seguite negli ultimi mesi: «è il risultato più importante che io abbia raggiunto nella mia vita, essere un angelo è un sogno diventato realtà ed è l'obiettivo di ogni modella» ha dichiarato. Ma la vera e propria standig ovation della serata è stata provocata dallo scintillante Fantasy Treasure Bra, reg- giseno da 2,5 milioni di dollari indossato per l'occasione da Miranda Kerr, applaudita in prima fila dal marito Orlando Bloom e ritornata sulle passerelle per la prima volta dopo la nascita del figlio. Non un semplice reggiseno, dunque, ma un vero e proprio gioiello color verde acqua ispirato ai fondali marini, creato in parte dai famosi gioiellieri della London Jewellers e realizzato con quasi 3400 pietre preziose, tra cui diamanti bianchi e gialli, perle e acquamarina, il tutto incastonato in oro. Il costo dello show che ha tenuto letteralmente incollati alla tv più di otto milioni di americani? Circa 12 milioni di dollari… ma ne è valsa la pena! Rosa Marcuccio DICEMBRE 2011 Raffaele Pelosi tredonneperlapace immaginieparole immaginieparole Rivincita femminile: dalle lotte per l'emancipazione a quelle per la pace! Ellen Johnson Sirleaf, Leymah Roberta Gbowee e Tawakkol Karman. Sono stati questi tre nomi ad aggiudicarsi il Nobel per la pace di quest'anno. Johnson Sirleaf, la “signora di ferro”, è già nota per aver rivestito l'incarico di prima donna come presidente africano. Leymah Gbowee è “la guerriera della pace”, colei che ha riproposto lo sciopero del sesso per contestare Charles Taylor. Tawakkol Karman, infine, è la fondatrice di Giornaliste senza catene. Tre donne, appoggiate e candidate dal CIPSI e da Chi Ama l'Africa, si sono fatte spazio e distinte tra ben duecentoquarantuno candidati. Questo Nobel testimonia sicuramente l'importanza che le donne hanno ed il ruolo che continuano ad acquisire nella vita quotidiana dell'Africa. Non si può certo negare, infatti, che il genere femminile rappresenti una risorsa fondamentale ed efficace per la ripresa economica non solo dell'Africa, ma di tutto il mondo. Le donne occupano cariche sempre più importanti e appaiono in scenari di ogni genere: dall'agri-coltura al commercio, dalla formazione alla creazione di piccole imprese. È quindi giusto riconoscere gli sforzi di tutte coloro che ogni giorno si alzano pronte a lottare, che credono in un futuro migliore, che credono in loro stesse e che nell'incertezza del domani lavorano e faticano, portando sulle spalle il peso di un'intera nazione. Una nazione che da troppo tempo fronteggia la fame e la malasanità. Una nazione che da troppo tempo chiede aiuto tentando di procurarsi i mezzi per una vita migliore. Parliamo di donne che nel loro piccolo contribuiscono per un bene comune, che lottano contro l'HIV o la malaria, contro l'infibulazione, che si occupano con sempre maggiore disinvoltura di finanze e microcredito. Questo premio, oltre che rappresentare un passo avanti per questi paesi, è un evidente segno di progresso per tutto il mondo, perché non si può parlare di pace o di uguaglianza finché in qualsiasi parte della terra una donna non avrà gli stessi diritti di un uomo, finché una donna non sarà libera di occupare una carica pubblica importante o di lottare per affermare le proprie, idee, senza essere guardata con stupore. Le donne hanno voglia di partecipare, di far valere le proprie idee, di proclamare l'uguaglianza. Viviamo in un mondo evoluto pieno di macchine “intelligenti” e di nuove tecnologie ed è inconcepibile che ci siano persone, o addirittura interi Stati, che ancora non riconoscono la parità dei sessi, o che restano semplicemente indifferenti di fronte alle ingiustizie. Speriamo, dunque, che questo Nobel aiuti ognuno a comprendere quanti sforzi e quanti sacrifici vengono compiuti ogni giorno. Speriamo, ancora, che non siano compiuti inutilmente. Ognuno di noi deve rallegrarsi per queste tre vincitrici e io non posso fare altro che sentirmi speranzosa, sebbene questo sia solo un piccolo passo per un futuro migliore e sicuramente più equo. Agnese Lombardi cinemadasogno Il processo che ha portato i primi ominidi alla formulazione di parole che avessero un significato universalmente riconosciuto all'interno del gruppo di appartenenza è stato lungo e tortuoso ed ha segnato un punto di svolta quando le parole sono state espresse anche tramite segni grafici. La scoperta della parola e della scrittura hanno messo fine a quel periodo denominato preistoria, dando inizio alla storia vera e propria, e differenziando l'uomo dagli altri animali. Prima dell'avvento della parola si utilizzavano per lo più le immagini per comunicare, si pensi ai tanti esempi di pitture rupestri con immagini volte a propiziare la caccia o a descrivere un momento della vita quotidiana. Ma senza andare troppo indietro nel tempo, ammirando i numerosissimi affreschi presenti nelle catacombe o nei primi templi cristiani, possiamo immediatamente intuire l'uso fortemente didattico di quelle immagini, volte a diffondere il messaggio cristiano ai ceti più umili e meno colti della società. Con il passare del tempo e il diffondersi dell'alfabetizzazione, le immagini hanno svolto sempre di più un ruolo in gran parte ricreativo e non didattico. Ultimamente, però, di pari passo con il progresso tecnologico che sta rivoluzionando il nostro modo di agire, di pensare, di vedere il mondo, si sta avendo un regresso comunicativo. Infatti a discapito della scrittura, sempre più bistrattata, si sta tornando alle sole immagini come unico mezzo per comunicare, per trasmettere notizie. Esempi lampanti in questo senso sono i telegiornali, dove le parole introducono la notizia, che spesso ci viene raccontata tramite immagini anche troppo cruente, o che non aggiungono niente rispetto a quanto ci è già stato detto a parole. Ed ecco che ad ogni nuova tragedia, alluvioni, stragi del sabato sera, omicidi, ci vengono proposte immagini a volte fin troppo dure, che però vengono comunque mandate in onda asserendo che solo quelle possono farci capire cosa sia successo, o che si è costretti a far vedere quei filmati per dovere di cronaca. Tutto ciò, in barba alle leggi che impediscono la messa in onda di alcune scene, specie in determinate fasce orarie, e soprattutto contravvenendo alle regole della comune decenza. Cosa ci aspetta? Un mondo completamente virtuale nel quale le penne, così come le spade all'avvento delle armi da fuoco, diventeranno solo vecchi ricordi, oggetti da museo? Ai posteri l'ardua sentenza. Pellegrino Gillo libri La settima arte Ciò che sfiora la perfezione a questo mondo è il mondo stesso e, nei millenni, in tantissimi hanno cercato, in diversi modi, di rappresentare le bellezze della vita che ci circonda attraverso l'uso di svariate arti. Dalla musica alla scultura, dalla poesia all'architettura, ognuno ha cercato di raccontare una storia, di esprimere ciò che sentiva con il proprio stile personale. Tra tutte le arti la più “giovane” è il cinema. Il celebre regista Akira Kurosawa diceva: «Il cinema racchiude in sé molte altre arti; così come ha caratteristiche proprie della letteratura, ugualmente ha connotati propri del teatro, un aspetto filosofico e attributi improntati alla pittura, alla scultura, alla musica». Insomma il cinema inteso come “la settima arte”, come contenitore di tutte le altre. Stupisce come questa giovane forma d'arte possa addirittura racchiudere in sé arti millenarie che di certo hanno un passato più glorioso del cinema. Tutto sta nel dualismo realtà-illusione, due termini con definizioni contrastanti ma che si uniscono grazie alle opere dei registi. Il cinema, come ogni altra forma di comunicazione, ha come obiettivo quello di mandare un messaggio, esprimere un'idea, e nel cinema si cerca di rappresentare la realtà attraverso la realtà stessa. Il cinema, quindi, non è altro che il ritratto più autentico di tutto ciò che ci circonda. Ma nel cinema moderno si è orientati verso la vendita (o svendita) di un prodotto, più che sulla sua qualità, dimenticando spesso la missione primaria del cinema: raccontare, raccontare e raccontare. Se poi prendiamo in esame l'aspetto onirico, non si può non citare Federico Fellini, il regista che attraverso la sua arte soleva trasmettere sensazioni, ricorrendo spesso a immagini che evocano il sogno; il suo infatti era il cinema del “sentire” basato proprio sul dualismo realtà-illusione. Nel '54 il regista portò nelle sale cinematografiche il dramma La strada, vincitore dell'Oscar come miglior film straniero e del Leone d'argento al Festival di Venezia. A causa di questa opera Fellini fu vittima di molte polemiche da parte dei critici italiani (più vicini ai canoni neorealisti predominanti in quel periodo), i quali non apprez- zarono lo stile fiabesco e ricco di elementi simbolici che caratterizzavano il lavoro. Ancora oggi non si è trovato un compromesso fra coloro che si chiedono se il cinema sia realtà o finzione, e credo che il dibattito andrà avanti ancora per molto. Io continuo ad apprezzare il cinema per quello che è, e cioè la semplice realtà filtrata dall'immaginazione. Nella testa di Steve Jobs è uno dei tre libri che Leander Kahney ha dedicato ai prodotti dell'azienda informatica Apple ed alla società stessa. Kahney ripercorre la vita di Steve Jobs, il “papà” della Apple, soffermandosi in particolare sulla sua forte personalità e sulla sua geniale strategia di marketing. Presentato come un genio della tecnologia, una personalità dalle mille sfaccettature, un uomo di grande successo, rivela nella sua vita momenti difficili e situazioni controverse, a cominciare da un'infanzia dura, per continuare con l'adozione, le difficoltà a scuola. Di lui Kahney racconta la precoce scoperta della passione per l'elettronica, che divenne un vero e proprio business quando conobbe l'amico Steve Wozniak, un genio dell' informatica con il quale fondò la Apple. Kahney descrive accuratamente sia i momenti oscuri della sua carriera, sia momenti di grande suc- cesso in cui è messo in evidenza il suo spirito di innovazione e la sua grande sensibilità artistica. Dalla temporanea estromissione dall'azienda, alla quale fece ritorno successivamente grazie al suo software che divenne la base della tecnologia Apple, fino alla creazione di Mac, iPod e iPhone, Jobs è riuscito a condizionare la società odierna, che ha fatto delle sue tecnologie un vero e proprio stile di vita. Il libro è scritto in modo molto lineare ed offre una lettura piacevole. Ogni capitolo è curato nel minimo dettaglio per offrire al lettore una precisa realtà dei fatti. Adatto ai più curiosi, analizza ogni particolare della personalità di quest'uomo, che ha dimostrato come una forte personalità abbia sviluppato una filosofia di business fiorente, lasciando un segno nell' universo. A bordo di una Chevrolet rossa decappottabile, con un bagagliaio stracolmo di droghe di ogni tipo e con soli 300 dollari in tasca: è così che il giornalista Raoul Duke e il suo stravagante avvocato Dr. Gonzo partono per Las Vegas, per assistere ad una corsa di moto e Dune-Buggy e partecipare ad un convegno formativo sulle droghe indetto dalle forze dell'ordine. Paura e Disgusto a Las Vegas non è altro che il reportage di un viaggio compiuto dall'autore, Hunter S. Thompson, e il suo avvocato, Oscar Z. Acosta, alla ricerca del “Sogno Americano”, un viaggio che inizia a bordo di un'auto e termina allo stesso modo, dando così l'idea che la sua fine non sia altro che l'inizio di nuove avventure. Nel romanzo, inizialmente pubblicato come un racconto in due puntate sulla rivista Rolling Stones, il giornalista si diverte a descrivere la realtà esilarante di Las Vegas, attraverso gli allucinanti effetti della droga, creando così uno sce- nario psichedelico e fuori dal comune… uno scenario perfetto per un film! Infatti, non a caso, alcuni anni dopo la sua pubblicazione, il genio di Terry Gilliam ne ricava un film straordinario che vede Johnny Depp nei panni del folle giornalista. Una storia divertentissima, che descrive appieno la quotidianità caotica e imprevedibile dell'America degli anni '70. Accompagnata da una “Piccola Enciclopedia psichedelica” finale e da alcune rappresentazioni del vignettista e caricaturista britannico Ralph Steadman, viene considerata una “Divina Commedia alla mescalina”. Insomma, un vero e proprio esempio di “giornalismo gonzo”! Assolutamente da non perdere, da leggere o da vedere… Un unico avvertimento per chi avesse già visto il film: il libro potrebbe risultare un pochino deludente! Nicole Falato Marenza Lombardi passatoprossimo Sono ben note le tecniche ortopediche di oggi per sistemare una frattura: dall'utilizzo del gesso, che però non è simbolo di piena garanzia in quanto l'osso potrebbe uscire deformato dalla sua ricalcificazione, all'applicazione sull'osso fratturato di una placca in titanio che tiene saldo l'osso e ne facilita la calcificazione. Questo metodo, ritenuto all'avanguardia, potrebbe dirsi un'invenzione dell'uomo contemporaneo, ma in realtà tecniche simili esistevano già all'incirca 600 anni fa presso gli Aztechi. Questa popolazione, originaria della penisola dello Yucatan, aveva medici che praticavano l'ortopedia in una maniera molto simile alla nostra. Riscontrata la frattura, prima di tutto i medici facevano stendere il paziente e successivamente, data l'inesistenza dell'anestesia, somministravano analgesici ed antidolorifici, che il paziente masticava durante l'intervento. L'operazione si componeva di quattro parti: la pseudo anestesia, di cui abbiamo già parlato, l'intervento sulla frattura, la cucitura della ferita e l'immobilizzazione dell'arto. Per quanto riguarda il secondo momento, localizzata la frattura, il punto di interesse veniva aperto fino a rendere l'osso visibile, dopo di che veniva unita la frattura e applicato su di essa un particolare legname, presente solo nelle zone del Messico, molto flessibile e ricco di resina, che veniva accuratamente legato all'osso, per conformarvisi e aderire al meglio. Sulla ferita venivano cosparse delle polveri ricavate da due radici, chiamate Acocotli e Tuna, per evitare emorragie. La ferita veniva chiusa con la cucitura: venivano presi capelli di donna, sterilizzati e utilizzati per unire la ferita; successivamente per evi- tare che il capello cadesse via, si prendevano delle formiche, tipiche del posto, che avevano un morso a “graffetta”, le quali venivano poste sul capello e, nel momento in cui mordevano facendo presa, venivano decapitate. In questo modo la cucitura rimaneva ben salda per circa 10 giorni; sarebbe poi caduta via da sola grazie al processo di putrefazione delle formiche morte, che avrebbe fatto allentare loro la presa del capello fino a perderla completamente. Infine l'arto veniva immobilizzato in un panno e tenuto fermo con delle stecche o delle bacchette di legno: questo complesso finale costituiva il “tutore” dell'epoca. Raffaele Pelosi Pasqualina Ciarleglio DICEMBRE 2011 Gianluca Morone inventori addiosteve È morto a 92 anni a Buffalo, la propria città natale, lo scorso 27 settembre Wilson Greatbatch, il Carneade inventore del pace-maker. Venendo a mancare a pochi giorni di distanza dalla scomparsa del più celebre Steve Jobs, il suo nome è rimasto purtroppo oscuro ai più. Nato nel 1919 e divenuto uno dei più produttivi ingegneri negli USA, si distinse innanzitutto per il gran numero di invenzioni, di cui ben oltre 150 brevettate. Tra tutte, però, quella indiscutibilmente più rilevante è il pace-maker. Il pace-maker non è altro che uno stimolatore e regolatore di battiti cardiaci che viene impiantato, con un intervento ormai molto poco invasivo, in quei pazienti vittime di aritmie. La sua struttura è relativamente semplice: lo strumento è costituito da un generatore di impulsi e da un elettrocatetere. Il generatore di impulsi è una “scatoletta”, generalmente in titanio, anche se ci sono versioni fatte con materiali più recenti e ancor più adeguati, contenente i circuiti elettronici che ne regolano l'attività, oltre che le batterie. Queste possono avere un'autonomia che va dai 7-8 anni in poi, a seconda di svariati fattori, tra cui le condizioni del paziente. L'elettrocatetere è, invece, il ponte che fa da collegamento tra il generatore, da cui parte l'impulso, ed il cuore. Esistono differenti varianti di pacemaker, che vanno dal più semplice monocamerale, cioè impiantato su solo uno dei due atri o uno dei due ventricoli, al complesso bicamerale, impiantato sui due atri o due ventricoli o un atrio ed un ventricolo. Tuttavia l'invenzione che ha rivoluzionato per sempre la cardiologia è stata creata per un caso totalmente fortuito. Lavorando alla creazione di apparecchi in grado di mostrare eventuali accelerazioni dei battiti, Greatbatch si accorse di aver costruito per sbaglio una macchina che riproduceva gli impulsi cardiaci. Sulla base di quel prototipo realizzò nel 1960 il primo pace-maker capace di regolare le pulsazioni del cuore, che venne impiantato nello stesso anno in un 77enne. Da allora le migliorie apportate furono costanti, soprattutto per quanto concerne le dimensioni e l'invasività. Si constatò inoltre un aumento di decine di anni del tasso di vita dei cardiopatici sottoposti all'intervento. Al momento si stima che, dopo aver allungato e migliorato la vita di migliaia di persone, circa un milione sono portatori di pacemaker. Ma nonostante gli innumerevoli riconoscimenti ricevuti dalla comunità scientifica e non, è un vero peccato dover riferire che la morte di Wilson Greatbatch sia stata mestamente offuscata dai media con notizie sicuramente degne di nota, ma commercialmente ben più accattivanti. Steve Jobs, un nome che anche per chi non si intende di tecnologia ha un preciso significato. L'icona dell'innovazione e delle sfide è nato a San Francisco il 24 febbraio 1955 da madre americana e padre siriano, entrambi studenti, ma è adottato da una coppia di modesti impiegati, Paul Jobs e Clara, che lo chiamano Steven Paul Jobs. Ragazzo bislacco, lascia presto il college di Portland per intraprendere un viaggio per l'India. Quando ritorna decide di frequentare solo le lezioni di calligrafia (chissà se all'epoca genitori italiani avrebbero permesso ai propri figli un simile comportamento…?). Ma non importa, perché è anche per questo che Jobs è poi diventato un mito della tecnologia. Infatti nel 1974 Jobs insieme al suo migliore amico Steve Wozniak arriva all'Atari di Nolan Bushnell, un altro grande nome nella storia dei microchip, con cui chiude il rapporto poco dopo, per fondare con il suo amico nel 1976 la Apple Computer, a soli 21 anni, partendo da un garage della California dove crea e progetta computer. Il primo prodotto, l'Apple II, ha un grande successo, ma il boom arriva con l'immissione sul mercato del Macintosh. Da questo momento in poi tutti cercano di competere con lui, proponendo sistemi con mouse e icone come Atari, Acom, Commodore, e la Microsoft con la prima versione Windows. Il suc- cesso però ha un suo prezzo: Wozniak lascia la Apple e John Sculley caccia Jobs dal suo impero. I manager non lo sopportano, ma senza Steve la Apple non può esistere e lo implorano di ritornare. Ma prima di tornare nella Mela, Jobs si dedica a tutt'altro. Nel 1986 compra dalla Lucasfilms la Pixar, un'azienda specializzata in animazione digitale. Jobs introduce il cartoon elettronico e sbanca ai botteghini con i disneyani film Toy Story, Alla ricerca di Nemo, Ratatouille ed altri successi. Nel frattempo gli affari alla Apple vanno a rotoli, ma grazie al rientro di Steve in azienda ed alla creazione di IMac prima e della Tablet poi gli affari riprendono. La tavoletta Gianluca Morone magica è un successo immediato, si vende a milioni e porta in dote migliaia di applicazioni a pagamento, che portano i numeri dell'App Store a cifre stellari. Il 17 gennaio del 2011 però, Steve annuncia la necessità di assentarsi per problemi di salute, cosa avvenuta precedentemente in un'altra sola occasione. Era malato di un tumore al pancreas che per anni lo ha tormentato e consumato. La malattia però non gli ha impedito di continuare e la sua capacità lo ha portato a reinventare le industrie dei computer con il Mac, della musica con l'iPod e della telefonia con l'iPhone, rivoluzionando la vita di milioni di persone. Il 2 marzo 2011 Steve presenta il nuovo iPod2, sorprendendo tutti e presentandosi personalmente con la nuova versione tablet tra le mani. Il 24 agosto abbandona l'incarico di presidente di Apple con una lettera, lasciando l'incarico a Tim Cook. Muore il 6 ottobre a soli 56 anni, pianto da tutti. Il mondo ha saputo la notizia della sua scomparsa sui computer inventati i da lui stesso. Sarà difficile incontrare nella vita un genio come lui. Obama lo ricorda come un visionario innovatore, la cui opera di creazione ha contribuito a formare e far evolvere pensieri e linguaggi arricchendo la dignità umana di possibilità future digitali. Giuseppina Di Paola neutrini ecologia Abitualmente quando si parla di inquinamento ambientale, ognuno di noi tende a fare “orecchie da mercante” senza pensare che ci sono metodi, talvolta divertenti, per iniziare una campagna antiinquinamento. L'ambiente deve essere rispettato partendo dalle nostre case. Ciò che abitualmente usiamo nelle nostre abitazioni sono i detersivi. Ecco che le grandi compagnie che vendono detersivi per la pulizia della casa ci influenzano con martellanti messaggi pubblicitari. Purtroppo le dosi indicate per il lavaggio di capi, di stoviglie e di altro sono quadruple rispetto a quelle che realmente sono necessarie. Ci sono, poi, i cosiddetti sbiancanti ottici o azzurranti che ci danno solo l'effetto ottico del pulito, ma che in realtà non fanno altro che nascondere le macchie. Questi possono provocare il cancro e in più hanno un pesante impatto ambientale, non essendo biodegradabili. Numerose ricerche condotte a livello europeo ed extraeuropeo dimostrano che l'ambiente domestico è più inquinato di quello esterno. Ostinandoci ad eliminare ogni batterio della nostra casa, ci ritroviamo immersi in fumi di solventi chimici volatili. A tutto questo c'è una soluzione. Non serve avere venti tipi di prodotti per la casa. Sono infatti necessari solo cinque elementi: bicarbonato, aceto, acqua calda, oli essenziali e luffa. Il bicarbonato, che comunemente viene usato per disinfettare frutta e verdura, è anche un ottimo “pulitutto”: è igienizzante, sgrassante, assorbe gli odori, pulisce l'argento e può essere utilizzato per pulire i sanitari. Basta diluire in uno spruzzino da mezzo litro circa 50 gr. di bicarbonato di sodio in 500 ml. di acqua calda sotto i 60 gradi. Messo in un sacchetto, può neutralizzare e prevenire la formazione di cattivi odori negli armadietti, nei cassetti, nelle scarpiere e nei frigoriferi. Anche l'aceto è un buon detergente, un ottimo anticalcare, ed è anche utilizzato come igienizzante. Ma non può essere utilizzato per tutte le superfici. L'acqua calda è già di per sé un ottimo detergente, ma a contatto con qualsiasi detersivo potenzia la propria azione. Per pulire i pavimenti è preferibile aggiungere a cinque litri di acqua calda un cucchiaio di soda da bucato. Gli oli profumati hanno un'ottima azione profumante, ma hanno anche molte proprietà antisettiche e disinfettanti. Per concretizzare quest'ultime basta utilizzare oli di agrumi, lavanda, timo, salvia, origano, cannella, garofano, ginepro. Un po' più complicata è l'autoproduzione di detersivi per lavare i panni. La maggior parte dei detersivi commerciali contiene tensioattivi e additivi che permettono sì una pulizia più profonda, più rapida e a temperature inferiori, ma in realtà non sono sempre necessari. Questi in genere sono ottenuti chimicamente e quindi non decomponibili attraverso il ciclo naturale di trasformazione delle sostanze organiche e di conseguenza sono molto inquinanti. Inoltre i comuni detersivi in polvere, a differenza di quelli ecologici, sono costituiti per il 50% da materiale inutile che fa solo volume. Possiamo preparare in casa un gel ecologico aggiungendo a un litro d'acqua 100 grammi di sapone ecologico, come il sapone di Marsi- 23 Settembre 2011: la comunità scientifica in fermento contagia il pubblico di scienziati e non, annunciando che la teoria della relatività di Einstein, in base alla quale nulla nell'universo è più veloce della luce, è inesatta. Poiché la fisica si basa su questo fondamento, abbiamo visto crollare all'improvviso tutto ciò che vi era costruito sopra. I nuovi esperimenti si basano sul neutrino, una particella neutra come il più famoso neutrone, ma più piccola. Raramente i neutrini interagiscono con i corpi, infatti possono attraversare indisturbati anche spessori di materia doppi migliaia e migliaia di km. In media solo un neutrino all'anno interagisce con il corpo di una persona, nonostante in ogni secondo ogni oggetto sulla Terra sia attraversato da miliardi di neutrini. Gran parte di essi ha origine naturale, e vengono prodotti in vari modi: all'interno della Terra, nell'atmosfera terrestre, nel Sole, con le esplosioni delle supernovae; ma i neutrini possono anche essere prodotti artificialmente dall'uomo tramite acceleratori di particelle o reattori nucleari. Generalmente gli esperimenti vengono condotti in logico, come il sapone di Marsiglia grattugiato, e poi metterlo nella pallina per il detersivo liquido, direttamente in lavatrice. Anche gli sbiancanti e gli ammorbidenti chimici, che possono provocare allergie alla pelle, si possono sostituire con prodotti naturali. Per sbiancare si può aggiungere al gel sopracitato un cucchiaio di percarbonato. Per togliere le macchie dagli indumenti si può applicare direttamente su di esse il sapone di Marsiglia o il “nostro” gel. Al posto dell'ammorbidente possiamo mettere nell'apposita vaschetta 100ml di aceto, il cui odore scomparirà attraverso l'asciugatura del bucato. Giuseppina Grillo. particolari laboratori per non avere disturbi e influenze da altre particelle. Ecco il perché dell'esperimento nel tunnel del Gran Sasso: le rocce risultano praticamente trasparenti ai neutrini, ma non sono attraversabili da altre particelle. In base alla teoria di Einstein (E=mc2, dove c è la velocità della luce al quadrato) nell'universo esiste una velocità limite che non si può superare. Man mano che un corpo si avvicina a questa velocità limite il suo tempo relativo, ossia il tempo misurato da un orologio connesso al suo corpo in movimento, rallenta, le dimensioni del corpo diminuiscono, la massa aumenta. Se si potesse raggiungere suddetta velocità il corpo avrebbe volume pari a 0, la sua massa risulterebbe infinita e il suo tempo fermo. Secondo la teoria einsteniana tale velocità limite, per definizione irraggiungibile, è quella della luce nel vuoto. Per dimostrare che la velocità della luce è superata dai neutrini, il mondo scientifico effettuava esperimenti già da 5 anni. In particolar modo sono stati fondamentali gli esperimenti condotti dagli scienziati degli LNGS (Laboratori Nazionali del Gran Sasso). In pratica, in questo esperimento i neu- trini vengono creati nei laboratori del Cern di Ginevra e sparati ai rivelatori degli LNGS (strumenti utilizzati per catturare le tracce dei raggi cosmici e registrare i dati raccolti). I neutrini hanno attraversato 732 km di roccia in 2,4 millisecondi e, di conseguenza, questi rivelatori ultrasensibili hanno misurato che i neutrini hanno impiegato 60 nanosecondi (60 miliardesimi di secondo) in meno rispetto a quanto avrebbero impiegato i fotoni per percorrere la medesima distanza. Il professore e scienziato Antonino Zichichi, il quale è a capo del progetto di trasmissione dei neutrini dal Cern di Ginevra al Gran Sasso, in un'intervista rilasciata a il Giornale sostiene che se fosse incontrovertibile il risultato dei nuovi esperimenti, ad essere sconvolta sarebbe anche la struttura, da noi conosciuta, dello spazio-tempo composta quindi da 43 e non più da 4 dimensioni. Addirittura c'è chi si avventura oltre e azzarda prospettive ancora più fantascientifiche: viaggiare indietro nel passato, o avanti nel futuro, grazie a nuovi macchinari come un'eventuale macchina del tempo. Invece c'è chi, come Ronald van Elburg dell'università di Groningen, afferma che “Opera” (la parte dell'esperimento che si occupa di rivelare i neutrini) non ha tenuto conto del punto di vista degli orologi a bordo dei satelliti GPS, i quali sono stati utilizzati per effettuare le misurazioni. Egli afferma: “le posizioni della sorgente e del rivelatore dei neutrini cambiano. Il rivelatore si sta muovendo verso la fonte e di conseguenza la distanza percorsa dalle particelle è più breve”. Lo scienziato ha calcolato che i neutrini sono arrivati 32 nanosecondi prima: questo tempo deve essere raddoppiato poiché lo stesso errore avviene ad ogni capo dell'esperimento. Ecco svelati, secondo van Elburg, i 64 nanosecondi che annullerebbero il vantaggio della velocità dei neutrini su quella della luce. Insomma, le nuove scoperte su queste particelle, delle quali non conosciamo ancora tutto, anzi quasi nulla, porteranno al totale sconvolgimento della fisica o solo ad una rettifica delle leggi formulate da Einstein? Giuseppe Petrillo GIUGNO 2011 Maria Di Paola pedagogiageniale sogniebisogni Gli italiani frequentano la scuola per più di dieci anni, con l'auspicio di ricevere una educazione che si integri con quella dei genitori, e naturalmente insegnamenti e nuove conoscenze. Comunicare, Rappresentare, Collaborare e Partecipare, Agire in modo autonomo e responsabile, Imparare ad imparare, Progettare, Individuare collegamenti e relazioni, Risolvere problemi, Acquisire ed interpretare l'informazione. Queste sono le key words che sintetizzano in modo molto chiaro “la scuola delle competenze”. In particolare sono tre le categorie di competenze di base richieste agli studenti: l'uso interattivo di strumenti, l'interazione all'interno di gruppi eterogenei e l'agire in modo autonomo. La domanda sorge spontanea: chi è l'artefice di tale rivoluzione? L'Europa naturalmente! O meglio, gli invisibili, gli imprendibili, e gli irraggiungibili signori esperti delle strategie pedagogiche che ci governano. Sono loro che hanno creato la scuola delle competenze di cui tutt'oggi si parla ancora poco, molto probabilmente perché si conosce poco. La questione, in realtà, è abbastanza semplice: in un passato non molto lontano esisteva la scuola delle conoscenze, dove gli insegnanti erano tenuti obbligatoriamente a spiegare argomenti specifici, che poi gli studenti avrebbero dovuto assimilare, come, ad esempio, la filosofia di Kant, i sonetti di Foscolo, le guerre di indipendenza, le funzioni, la meccanica, ecc… Nella scuola delle “competenze” gli studenti devono saper fare, saper risolvere i problemi, saper agire in situazioni particolari, saper digitare e navigare, sapersi inserire in modo attivo nella vita sociale, saper confrontare dati e contenuti, saper trasferire le conoscenze apprese su ipotesi di lavoro concrete, saper selezionare le fonti più opportune rispetto agli scopi prefissati... In altre parole, saper apprendere all'infinito, IMPARARE AD IMPARARE. E soprattutto utilizzare il sapere in vista di un fine pratico. Ma come possono, ad esempio, il quinto Canto dell'Inferno o la Gerusalemme liberata trovare un'utile applicazione nell'ambito della vita pratica? Come può la cultura, che da sempre è stata fine a se stessa, utile a priori, non verificabile e non commerciabile, diventare proficua e spendibile in un ipotetico futuro lavorativo? Sempre in quel famoso passato non molto lontano, i ragionieri e i geometri leggevano Dante, ignorando la sua utilità, la sua applicabilità in un eventuale impiego lavorativo. Risulta evidente che la strategia delle competenze non è applicabile nell'ambito culturale, come già aveva spiegato lo psicologo americano Benjamin Bloom nel suo libro del 1956 Taxonomy of Educational Objectives. Ancora una volta, dunque, la scuola italiana regredisce di più di quarant'anni, ispirandosi alla disastrosa scuola americana pubblica, basata quasi esclusivamente su attività pratiche. Vogliamo davvero far precipitare in un abisso profondo la scuola pubblica italiana? Vogliamo davvero assistere alla nascita di scuole private brillanti ed efficienti che arriveranno a soppiantare la scuola pubblica? Vogliamo davvero abbandonare definitivamente il sapere e la conoscenza e puntare tutto sulla competenza? Vogliamo davvero che gli insegnanti diventino una sorta di delegati obbligati a far raggiungere la fama, il successo, la notorietà e la ricchezza agli studenti? Vogliamo davvero che sempre gli stessi insegnanti la smettano di parlare di cose astratte e inutili per ore ed ore, pretendendo che gli studenti compiano sforzi enormi per apprendere i suddetti argomenti, e che si occupino, invece, delle problematiche sociali e psicologiche dei ragazzi? Per rispondere a questi quesiti occorre una lunga e profonda riflessione sulla situazione dell'odierna scuola italiana. A questo proposito lascio molto bianco... tantissimo bianco... Maria Di Paola Gli studenti delle banlieue adorano il latino e il greco! Con Omero nella “banlieue”. Mi sono chiesta cosa mai avesse a che fare il poeta greco con le “banlieues”, zone periferiche delle città metropolitane francesi in cui le scuole sono per la maggior parte frequentate da studenti extraeuropei, soprattutto originari dell'Africa subsahariana. Ebbene, leggendo Anno V - Numero 11 - dicembre 2011 COMITATO DI REDAZIONE DIRETTORE: Armando Di Leone VICE-DIRETTORE: Pellegrino Gillo SF Politica interna - Melania Simone SF Cronaca locale - Alessandra Panza SF Nel mondo - Guido Plensich SF Società - Cindy Adamo SF Scienze - Gianluca Morone SF Cultura - Raffaele Pelosi SF Scuola - Maria Di Paola - Raffaella Foschini SF Spettacolo - Marco Mancini SF Musica - Adolfo Di Crosta SF Sport - Antonio De Nicola Coordinatore: prof. Gaetano Panella Istituto di Istruzione Superiore Telesi@ Redazione presso Liceo Scientifico Via Municipio - Guardia Sanframondi per contatti: [email protected] l'articolo, con mia grande meraviglia ho appreso che proprio in uno dei più trasandati licei della periferia parigina le lezioni di latino e greco sono le più seguite! Come è possibile che due materie così poco simpatiche (credo un po' a tutti) riescano a suscitare un così grande interesse in studenti come noi? La spiegazione sembra risiedere nel fatto questi ragazzi non hanno origini francesi! Questi studenti vedono il francese come la lingua del potere, l'idioma di un Paese a cui non sentono di appartenere e che tende, se non nell'apparenza nei fatti, a ghettizzarli e ad emarginarli dalla società. Al contrario, il latino e il greco classico, che non sono più le lingue di nessuno ma l'origine di tutte, che sono state le lingue delle grandi civiltà della storia europea, li aiutano a sentirsi liberi dai legami con l'autorità, liberi di poter considerare le espressioni di uso quotidiano sotto una diversa luce, liberi di poter leggere con i propri occhi la storia e fuggire dai luoghi comuni. Liberi di crescere con il proprio pensare! Questo desiderio di infrangere i limiti che la società ha imposto, questa voglia di non farsi mettere i piedi in testa li porta ad avvicinarsi al latino, alla conoscenza, allo studio, con la prospettiva di emanciparsi, sperando in un posto migliore nella società. conosco una scorciatoia: dobbiamo prendere un tunnel sotterraneo tanto bianco... sorprese didattiche sorpresedidattiche Mi trovavo a sfogliare uno dei tanti settimanali, alla ricerca di ispirazione per questo mio primo articolo in Senza Filtro, cercando qualcosa di particolare per essere all'altezza di quanti mi hanno preceduto in questa pagina e in questo giornale. Tra le pagine e gli articoli mi cade l'attenzione su un titolo: quand arrivons-nous? Mentre scrivo, a malincuore mi rendo conto che un qualunque studente della mia società forse non ha più questa splendida giusta visione del sapere. Siamo fortunati, viviamo in un Paese che è il nostro, nel quale il desiderio di autonomia non è soffocato da norme classiste o razziste, nel quale la speranza di migliorare le nostre condizioni di vita non è frenata da provvedimenti restrittivi (almeno sulla carta è così…). Ma questa sicurezza ci fa male, perché ci fa fossilizzare negli stereotipi di individuo della moderna società. Viviamo in un mondo in cui quotidianamente il sapere ci viene mostrato come inutile: oggi avere una laurea non porta guadagni o stima. Se hai studiato non vali più di un nullafacente. Questo è un mondo in cui ci mostrano spudoratamente perfetti esemplari forgiati da ignoranza e imbecillità, fatti passare come modelli da seguire ed espressione delle generazioni future. E mi arrabbio quando leggo che ci si mettono anche i professori ad invitare i ragazzi a non studiare, perché la cultura non assicurerà di essere qualcuno in futuro. Spiegatemi allora a cosa servono 10 anni di istruzione dell'obbligo se poi è proprio chi ci rappresenta ad evidenziarne la loro inutilità? È chiaro che se ci facessimo condi- Il percorso formativo inizia a 5-6 anni con la Scuola primaria, che prevede 5 anni, al termine dei quali non sono previsti esami finali, per passare alla Scuola secondaria di I grado. Comunemente chiamata “Scuola media”, questa dura 3 anni. Tutti i bambini italiani hanno l'obbligo di frequentarla e questo primo ciclo si conclude con un Esame di Stato. Questo itinerario didattico dovrà aiutare lo studente a maturare una scelta orientativa in funzione del secondo ciclo. In ciò l'Italia si differenzia dalla Germania, in cui, già dopo la Grundshule (scuola elementare), è possibile scegliere tra diversi tipi di istruzione secondaria inferiore: la Humptshule, una scuola poco selettiva che prepara l'alunno alla formazione professionale, la Realshule, più specializzata della precedente, e il Gymnasium (con una durata di 9 anni), la scuola elitaria destinata a chi dovrà accedere all'Università. Già in questi anni al giovane è aperta la possibilità di alternare la scuola al lavoro, ma ad abbracciarla sono per la maggior parte studenti di scuole specializzate. Negli ultimi anni, però, a Berlino si sta assistendo ad un rifiuto da parte delle aziende di formare i giovani: si lamenta la scarsa preparazione degli apprendisti, che non sono in possesso dell'Abitur (esame che conclude il Gymnasium). Tale sistema duale di scuola/lavoro in Italia è offerto agli studenti solo a partire dall'età di 15 anni, ma, piuttosto che concorrere a formare i giovani, insegnando loro un lavoro specifico, è spesso causa di dispersione scolastica. Il secondo ciclo della Scuola secondaria di I grado italiana si divide in due: il sistema dei licei e i percorsi di istruzione-formazione professionale. Questi ultimi sono di competenza regionale ed hanno una durata variabile a partire dai 3 anni. Spesso ai ragazzi è permesso di apprendere in ambiente lavorativo, oltre alle conoscenze di base, competenze spendibili nel mercato del lavoro. Anche al termine di questo ciclo gli italiani sostengono un Esame di Stato, che permette loro di accedere agli studi universitari. Qui l'offerta è incredibilmente vasta, al punto da spiazzare i giovani, che di fronte ad un ventaglio forse eccessivo di allettanti percorsi universitari, non riescono talvolta a compiere la scelta più opportuna. Un fenomeno analogo accade anche in Francia. Una giovane studentessa francese, Solene Chaffraix, intervistata da Senza Filtro dichiara: «Il y a énormément d'universités en France. Parfois même dans une même ville. À Paris, par exemple, il y a 13 universités publiques qui possèdent chacune au moins 5 campus différents. Mais en plus de ces universités publiques, il y a aussi de nombreuses écoles privées.» Inoltre, accanto alle facoltà universita- rie esistono degli stabilimenti statali, Grandes Écoles, dove l'insegnamento di alti livelli permette agli alunni di ricoprire i posti di responsabilità più elevata nelle istituzioni pubbliche e private. Ma per esservi ammessi bisogna superare un concorso molto selettivo. Infatti, continua Solene: «ce ne sont que les meilleurs qui peuvent y entrer». E l'America come affronta questo sistema? Per rispondere a tale domanda basta fare un paragone tra le scuole del grande continente e “un gigante dai piedi d'argilla”: potente in alto (corrispondente al livello delle università), ma fragile alla base. È vero che Platone sosteneva l'importanza di educare con il gioco i ragazzi per riuscire a scoprire la loro inclinazione naturale, ma forse gli americani hanno interpretato troppo alla lettera questa espressione. Infatti, la scuola americana è stata per troppo tempo più informativa che formativa, troppo interessata all'attività pratica (prevede corsi di teatro, coro, ballo, sport…) e, quindi, incapace di dare ai giovani un metodo di studio. Per tale motivo i visitatori stranieri solitamente hanno difficoltà anche soltanto a confrontare le strutture scolastiche americane con quelle del loro Paese. In secondo luogo, un'altra profonda lacuna dell'istruzione americana è legata al costo eccessivo degli studi, che crea inevitabili discriminazioni sociali e razziali. The Ideal School è, dunque, ancora lontana dalla realizzazione, poiché in un modo o nell'altro ogni struttura presenta dei nei: una troppo selettiva, l'altra troppo permissiva; una troppo espansiva, l'altra troppo coinvolta negli affari di Stato; una troppo teorica, l'altra troppo pratica. E ritengo utile concludere riportando un passo di un articolo pubblicato l'11 settembre 2010 su L'Avvenire da Bernardelli: «Le istituzioni da un lato proteggono e rassicurano, dall'altro ci rubano a noi stessi, ci espropriano dell'esperienza che facciamo di persona: la ignorano, la dichiarano inutile, non sanno che farsene. […] Perciò il vero e buon insegnante dovrebbe essere metà dentro e metà fuori la scuola. Dovrebbe insegnare che la scuola ha il dovere di entrare in rapporto con tutto ciò che avviene altrove, fuori. La scuola è un luogo in cui ci si esercita. Ma esercitarsi a scoprire, immaginare, usare la volontà e la memoria, essere responsabili, non si può farlo per la scuola. Si deve farlo per qualcosa che va al di là della scuola. L'insegnante dovrebbe far capire agli studenti che la prima cosa da imparare è diventare autodidatti». Ed è questo che si auspica accadrà un giorno nella nostra scuola italiana. zionare da tali dati di fatto finiremmo per avvalorarli. E invece no! Essi devono rappresentare lo sprone a dimostrare che noi non vogliamo essere plagiati da quei modelli che ci impongono, che sono l'incarnazione dell'inesistenza. Anche noi vogliamo infrangere i limiti nei quali la società ci vuole porre e dimostrare che la cultura serve, che essa è, come diceva anche Petrarca, la patria, la libertà, il godimento! Ma forse il problema è proprio questo. E allora, a mo' di San Francesco: “Beati quelli che sapranno dar valore alla cultura, perché è grazie ad essi che il mondo andrà avanti!” Raffaella Foschini Carmen Pigna DICEMBRE 2011 Raffaella Foschini produzioniscolastiche produzioniscolastiche iniziative scuola? Sarà solo la scuola del Sud ad avere il problema della penuria di materiale didattico, o questa è una faccenda che riguarda il sistema scolastico dell'intera Penisola? ... e quand'anche ci fossero aule a sufficienza, lavagne e gesso a profusione, computer, LIM ed ogni ben di Dio, come sopperire alla mancanza di insegnanti, visto che i tagli alle spese per l'istruzione impediscono persino di nominare in tempo i supplenti…? Dunque da una parte docenti che restano senza incarico, dall'altra classi scoperte talvolta ingovernabili, che fanno sfociare in problemi di altra natura, come le “fughe” per fumare una sigaretta… Come ignorare, infatti, che durante ore non coperte dalla presenza di un docente i ragazzi si sentono liberi di uscire per andare a fumare…? E perché lamentarsi se poi la Preside reagisce non concedendo la ricreazione fino a che non sia scomparsa dai bagni la puzza di fumo? Sarebbe opportuno un onesto “mea culpa” da parte di noi ragazzi, anche per non rendere inutile l'ottimo lavoro di pulizia svolto dai collaboratori scolastici. Per non insistere, poi, sul fatto che i pochi che vanno in bagno a fumare provocano un danno alla salute di tutti. Ma, al di là di quelli che sono i disservizi ai quali contribuiamo proprio noi alunni, ci sarebbe da lamentare la mancanza di computer di nuova generazione: noi, ad esempio, abbiamo una bella aula informatica, con computer in rete, ma ormai obsoleti e tutti da sostituire, ad un costo certo più contenuto che se si adeguassero con interventi negli hardware. Mi chiedo come la scuola possa garantirci competenze di cittadinanza come l'uso delle nuove tecnologie, come possa farci superare il banale uso del “pacchetto Office”, se prima non provvede a munirsi di strumentazioni adeguate. E non guasterebbe neppure la presenza di un numero maggiore di banchi singoli, che servirebbero per disegnare meglio, così ognuno avrebbe il giusto spazio. Insomma: abbiamo una sede comoda, iniziative extrascolastiche di tutto rispetto, piani per garantire il successo scolastico, PON, POR, fondi strutturali e quanto serve per far credere che quella italiana sia una scuola all'avanguardia, ma ci mancano le condizioni per vivere nell'agio la nostra quotidianità. E questo non perché siamo trascurati dai dirigenti, ma perché rientriamo in quei settori che sembra vadano avanti più per forze proprie, che non perché siano sostenuti da un sistema che li tutela. So bene che mi si potrebbe rispondere “c'è chi non ha neppure questo”, ma che giustificazione è? Insomma, dal momento che non possiamo aspettarci che lo Stato ci metta in condizioni di studiare meglio, in ambienti più idonei e con strumentazioni adeguate, facciamo almeno in modo che noi ragazzi mostriamo una volta per tutte il rispetto che alla scuola si deve. Mario Garofano giovaniescioperi giovaniescioperi Lo sciopero è una manifestazione di protesta nata per porre in rilievo qualcosa che non funziona correttamente all'interno di una società e che la popolazione avverte il desiderio di cambiare. Ma forse non tutti sanno che lo sciopero è vincolato da alcune clausole della Costituzione italiana: “Il diritto di sciopero si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano” (art. 40 della Costituzione Italiana). Come si evince dal suddetto articolo, bisogna rispettare leggi che regolano il diritto allo sciopero, bisogna manifestare il dissenso in modo civile e senza l'utilizzo della violenza. Insomma, basta parlare e chiedere ciò che si vuole ottenere scioperando, senza ricorrere ad atti esplicitamente violenti (anche se a volte non è così e basta sintonizzarsi su un qualunque telegiornale di qualsiasi emittente italiana per accorgersene). Tra gli studenti, e non solo, è diffusa l'opinione secondo cui scioperare consista soltanto in una perdita di tempo, ma a ben vedere non è proprio così. Per conquistare il diritto allo sciopero si è dovuto lottare tantissimo, basti pensare ai movimenti del Sessantotto, in cui si è cercato di difendere i diritti degli operai e di noi studenti. Non dovrebbe, pertanto, esserci il bisogno di spiegare agli studenti che lo sciopero non è un pretesto per saltare un giorno di scuola, ma una giornata in cui bisogna partecipare ad una manifestazione di protesta, per far sentire alle autorità che noi siamo presenti, che a noi non piacciono alcuni aspetti di qualcosa. Invece troppi studenti pensano ancora che valga la pena approfittare di uno sciopero per non andare a scuola e restare a casa a dormire… Bisognerebbe sensibilizzare in maniera opportuna i giovani a ricorrere allo sciopero, a partecipare alle manifestazioni quando c'è da rivendicare un diritto minacciato, facendo capire in maniera chiara che striscioni e messaggi diretti ad un'istituzione che non funziona non sono folklore, ma l'espressione di ragazzi che sanno pensare. A volte è proprio necessario ricorrere allo sciopero, perché ci sono cose che non vanno come dovrebbero. Si sente il bisogno di scendere in piazza, perché è il modo più efficace per segnalare i disservizi. Scioperare significa creare disagio nel settore nel quale si presta servizio, significa mostrare alla società cosa succederebbe se quella categoria non esistesse: per questo è indispensabile che lo sciopero non sia boicottato da quanti si adoperano per sopperire alla mancanza di quanti vi hanno aderito. Invece, nel caso di sciopero di studenti, l'adesione comporta la condivisione delle richieste o delle rivendicazioni manifestate: chi non condivide deve assolutamente andare a scuola! Giuseppe De Vincentis I Riti Settennali filmati ragazzi del Liceo Scientifico di Guardia Sanframondi nel DVD Le ombre del tempo. Prevista la presentazione il 22 dicembre in collaborazione con le associazioni culturali guardiesi Doxa e Tre Torri. “Bisogna esporsi, questo insegna il povero Cristo inchiodato? La chiarezza del cuore è degna di ogni scherno, di ogni peccato, di ogni più nuda passione... Questo vuol dire il crocifisso? Sacrificare ogni giorno il dono [...] sporgersi ingenui sull’abisso...! È con i versi di Pier Paolo Pasolini che si apre il nuovo lavoro filmico girato dai ragazzi del Liceo Scientifico di Guardia Sanframondi Le ombre del tempo, un mediometraggio che promette di essere un successo (o almeno si spera)... Il tema? I tanto discussi, e per molti incomprensibili, Riti Settennali in onore della Vergine Assunta di Guardia Sanframondi. Realtà o finzione? Fede o mera spettacolarità? Fanatismo, vanità, masochismo, o semplice folklore? Questi i più ricorrenti quesiti legati alla manifestazione penitenziale, intorno ai quali ruota anche lo stesso film. Ma sicuramente i protagonisti della processione, i più attesi, e nel contempo i più criticati, sono i battenti. Sono loro il lato più eclatante e scioccante di tutto l’avvenimento: il viso coperto, l’uniformità del camice bianco, l’obbligatoria confluenza nell’unico gruppo che ignora le divisioni rionali, la corale invocazione mariana che scolora le singole voci, per accomunarle negli accenti devoti di supplica, l’accurata rimozione di ogni segno che possa lasciar trapelare i connotati del volontario penitente, sono argomentazione valida per negare in maniera categorica alla manifestazione la qualifica di fanatismo. Forse solo muovendoci con molta umiltà su questo versante è possibile trovare una spiegazione convincente al gesto del battente, ancora visceralmente avversato dalla mentalità secolarizzata del nostro tempo. È questo ciò che hanno cercato di trasmettere le voci non solo dei ragazzi intervistati nel documentario, ma anche dei qualificati professori che hanno preso parte alla realizzazione del film. Si crede di poter capire il perché dei Riti e poi... resta l’ignoto... L’incomprensibile permane, sussiste l’enigma e ci si continua a chiedere: “Perché ancora oggi? È realmente vero tutto questo...?” Al di là delle riflessioni inesauribili relative ai battenti, la complessa manifestazione vede principalmente l’allestimento di un centinaio di Misteri, quadri plastici in movimento, mimati e vissuti con assoluto senso di professionalità da partecipanti accuratamente selezionati tra gli abitanti del paese, della più varia estrazione sociale. Le immagini che ripercorrono il video offrono un esempio chiaro dell’intensa partecipazione da parte di un popolo, quello guardiese, fortemente legato ad una manifestazione che gli appartiene, che sente propria. Sono questi i temi centrali de Le ombre de tempo, che sarà presentato Giovedì 22 dicembre nella chiesa dell’Ave Gratia Plena di Guardia Sanframondi dai ragazzi di Senza Filtro insieme alle associazioni culturali Doxa e Tre Torri. Stampato in DVD a tiratura limitata e in una veste grafica curata ed elegante, il documentario comprende una serie di interviste agli studenti del Liceo che hanno preso parte alla processione, ed a personaggi di notevole rilevanza culturale, come il professore don Orazio Franco Piazza, dell'Università degli Studi del Sannio, e l'antropologa culturale Gianfranca Ranisio, dell'Università Federico II di Napoli. Tra le voci degli intervistati si alternano quelle dei due speaker, che accompagnano le splendide immagini catturate durante la settimana penitenziale, alcune delle quali messe a disposizione da Giacomo Di Staso. Con spirito partecipe, ma senza intenti enfatici, si cerca di illustrare la processione, senza la pretesa di averne colto a pieno il significato, ma con l’auspicio di offrire allo spettatore spunti di riflessione non banali. E così, passando attraverso una breve storia della manifestazione, si affrontano tematiche complesse come l’etimologia del termine sacrificio, la tecnica di confezionamento delle spugnette, la provenienza della statua della Madonna e le sue reali fattezze, la funzione della penitenza nella comunità. È importante anche sottolineare che i creatori del film hanno voluto evidenziare non soltanto il punto di vista della Chiesa, ma della cultura laica che da tempo nutre ammirazione per la manifestazione guardiese. Se la Chiesa sembra rimarcare quella fede immensa e così irrazionale che anima tutti coloro che partecipano attivamente ai Riti, primi fra tutti i Battenti, le considerazioni della Ranisio, invece, sembrano giustificare la presenza, tra i figuranti, di persone non credenti spinte a partecipare per molteplici motivazioni, che non possono essere intera- mente di carattere fideistico. Risulta pertanto erroneo, o quanto meno parziale, analizzare l'evento solo da un punto di vista: è necessaria, piuttosto, una sintesi tra le due posizioni ed è in questa ottica che devono essere interpretati i Battenti. È questo che hanno cercato di trasmettere le voci non solo dei ragazzi, ma anche degli studiosi intervistati nel film. Manca ne Le ombre del tempo quel compiacimento nei confronti delle immagini più crude dei Battenti insanguinati, presente in molti altri lavori dedicati alla manifestazione guardiese. Non si vuole tanto insistere né sul sangue versato, né sul carattere cruento del rito, quanto piuttosto sulle sensazioni provate da coloro che vi hanno preso parte, spinti da qualcosa che risulta impossibile da spiegare con le semplici parole. L’espressione più frequente è che si tratta di un rito che si deve vivere! Nei titoli di coda, poi, si legge che per la realizzazione del progetto video non sono stati chiesti fondi né alla scuola né ad alcun ente finanziatore e che la concretizzazione del lavoro non ha sottratto ore curricolari né al docente che ha curato il lavoro né ai ragazzi che spontaneamente vi hanno preso parte, manifestando fin dall’inizio grande entusiasmo e spirito collaborativo. Un lavoro, insomma, che si spera ottenga i meritati apprezzamenti. È, tuttavia, impossibile pensare che non mancheranno critiche, ma i ragazzi sono pronti anche a questo: attraverso le loro interviste essi non hanno di certo mostrato la presunzione di aver trovato la chiave di volta per l’accesso alla spiegazione razionale dei Battenti, né hanno avuto la sciocca ambizione di spiegare il persistere di una fede tanto grande e così disperatamente lucida. Gli allievi del Liceo hanno piuttosto tentato di trasmettere nella maniera più semplice possibile quelle emozioni, quei sentimenti il cui senso rifugge dalle parole e trova, forse, la sua più completa spiegazione soltanto nella diretta e profondamente sentita partecipazione alla manifestazione. Perché spesso la fede può essere spiegata servendosi delle parole, ma può essere compresa solo attraverso il cuore. La redazione Laboratori didattici al Telesi@ Non solo fisica ai Christmas Open Days Senza Filtro ringrazia sentitamente i ristoranti pizzeria Romantica, Malibu e La Vecchia Quercia di Cerreto Sannita, i cittadini di Guardia Sanframondi e Cerreto Sannita e chiunque abbia contribuito al supporto e alla realizzazione del filmato Le ombre del tempo. La redazione Saranno le due classi quarte del Liceo Scientifico di Guardia Sanframondi a realizzare il Mulinello di James P. Joule durante i Christmas Open Days indetti dall'IIS Telesi@. La “macchina” non è altro che un thermos, in cui si trovano delle palette che, opportunamente azionate, girano e riscaldano il liquido che si trova al suo interno. Nonostante la relativa semplicità dello strumento adoperato, l'esperimento di Joule ebbe una notevole importanza in campo scientifico, perché dimostrò che con un lavoro meccanico si poteva produrre calore. Il progetto è nato da un comune accordo tra i ragazzi delle due classi che, stanchi di partecipare ai Christmas Open Days come semplici osservatori di lavori altrui, hanno deciso di mettersi all'opera per realizzare una propria idea. Gli studenti si sono divisi in quattro gruppi, ognuno con un compito specifico: il primo si occuperà della costruzione materiale della macchina, il secondo lavorerà al computer per realizzare un video, il terzo si occuperà della contestualizzazione storico-culturale e il quarto organizzerà la presentazione che verrà fatta al pubblico. Il progetto è curato dal professore di fisica, Alberto D'Onofrio. Molti gli altri laboratori: le classi 1°, con i docenti Liucci, Perillo, Ferrara e Zarro, si occuperanno del decennale dell’11 settembre, con l’allestimento di una mostra, una presentazione di slide ed un video; le classi 2°, coordinate dai docenti Perillo e Tommasino, affronteranno l’istruzione nella Roma Antica con ipertesti ed una rappresentazione teatrale. Per le classi 3° il tema è L’Inferno... oltre noi, tra noi, in noi, con la direzione dei docenti Giamei e Tribisonna, mentre la 5°, sempre con la prof.ssa Tribisonna, gestirà il laboratorio Liceolab... Per non dimenticar(ci), una presentazione di esperienze di operatività riguardanti la chimica e di immagini del percorso liceale che sta per concludersi. Interessante è anche il progetto del prof. Garofano, esteso a tutte le classi di Guardia e Telese, alla scoperta di rilevanti ed ignorati siti archeologici sanniti. Nelle classi della prof.ssa Rossi sarà realizzato un corto sulla condizione della donna in Afghanistan. Si spera nella riuscita del progetto e si confida nella partecipazione numerosa degli alunni delle altre sedi dell'Istituto. Silvio Severino DICEMBRE 2011 Marco Mancini fiorellosurai1 spaziosantoro Finalmente in TV torna uno spettacolo che tiene “incollata” al piccolo schermo l'intera famiglia italiana “Bisogna fare la rivoluzione. Questa è la nostra piccola rivoluzione” Michele Santoro dopo la immotivata sospensione della sua trasmissione su Rai 2 Anno Zero ha rivoluzionato il modo di fare informazione pubblica e soprattutto libera con il suo nuovo programma Servizio Pubblico. Chi è Santoro? È il giornalista e conduttore che negli anni, con i suoi duri servizi, ha collezionato svariate accuse da diversi politici e uomini di rilievo, diventando il tallone di Achille della censura, anche ad opera di Berlusconi che, vuoi per le sue mani in pasta all'editoria, vuoi per essere stato primo ministro per un ventennio circa, ha tentato di manipolare la stragrande maggioranza dei programmi televisivi. Il suo scontro con l'uomo più potente d'Italia è iniziato con una puntata di una sua vecchia trasmissione Il Raggio Verde, dove accusava Berlusconi e la sua famiglia di avere stretto rapporti con Cosa Nostra. Il programma ricevette numerose accuse dalla destra, ma senza alcuna conseguenza penale. Con l'ascesa al potere di Berlusconi il programma fu sospeso, la Rai multata (coincidenza?) e Santoro fu licenziato. Solo dopo una lunga causa, il giornalista riuscì a riottenere un programma in prima serata, Anno Zero, che avrebbe cominciato ad andare in onda solo dopo l'insediamento del governo Prodi. Servizio Pubblico rappresenta un modo tutto nuovo di fare televisione. È un programma finanziato dagli stessi telespettatori (fin dall' inizio sono già stati donati circa 1 milione di euro) ed è mandato in onda oltre che dalla piattaforma Sky sui canali 100, 500 e 504, anche da numerose emittenti locali, nel nostro caso Telecapri, Canale 76. Si tratta di una trasmissione moderna che flirta con i moderni social network e i più recenti mezzi di comunicazione; è possibile, infatti, seguire il programma in diretta streaming, interagire nel corso della trasmissione sulla pagina Facebook o su Twitter e trovare tutti gli episodi sul sito ufficiale (www.serviziopubblico.it) o su YouTube. La prima puntata, mandata in onda il 3 novembre, è stata un vero e proprio successo con oltre 3 milioni di telespettatori. Michele Santoro torna a fare notizia con il suo fedelissimo Marco Travaglio e il vignettista Vauro Senesi. Totalmente insolita è anche la scenografia dello studio: due grandi gru che simboleggiano la protesta degli operai e degli studenti e semplici sedie di legno. In un paese dove la politica controlla l'informazione pubblica, Santoro sta scrivendo una nuova pagina del giornalismo televisivo italiano, per la prima volta libero e senza censure. Questo è stato il discorso di apertura della trasmissione tenuto dal conduttore: «Io non sono un guru né un martire, ma voglio solo fare il mio lavoro senza padroni. Noi qua facciamo la nostra rivoluzione civile, democratica, pacifica.» Marco Mancini rivoluzione Stanchi di vedere le solite trasmissioni tv offerte da Rai, Mediaset e LA7? Avete voglia di novità? Esplorate allora la web tv. In rete non ci sono soltanto serie di dilettanti, ma anche programmi esclusivi, trasmessi in prima visione assoluta, che possono essere commentati scambiando le proprie idee con il resto della Community. Ogni settimana i format si rinnovano per rendere la tv on line vivace e dinamica e mai ripetitiva. È l'inizio di una vera e propria rivoluzione del modo di vedere la televisione. Già nei primi mesi del 2011 si è registrata una crescita del 52% rispetto al 2010. Il primo osservatorio e network delle micro web tv italiane, Altratv.tv, conta circa 533 micro web tv che si diffondono soprattutto in quei luoghi dove è presente un vuoto informativo. In Abruzzo, ad esempio, in seguito al devastante terremoto del 6 Aprile 2009, queste si sono moltiplicate. Non occorre un decoder o l'adesione ad un contratto, ma bisogna solo scegliere i canali che più ci appassionano. Numerosi sono i network che li raggruppano. I più cliccati sono YouTube, PrimoItalia (www.primoitalia.tv) e PopcornTv (www.popcorntv.it), che offrono numerose trasmissioni per tutti i gusti, come programmi d' informazione pubblica e cartoni animati. Per gli amanti della musica, la televisione di Fastweb con Chili Tv (http://chili-tv.it/) ad esempio, offre l'originalissimo talent show Pop Me Up. Gli appassionati del gossip, invece, possono visitare il sito it.video.yahoo.com/explore, nel quale sono presenti le confessioni esclusive delle celebrità. Catapulta TV elenca a coloro che sono in cerca di un impiego le offerte di lavoro, descrivendo le mansioni da svolgere. Un nuovo canale televisivo on line è Reportime, che si occupa del giornalismo d'inchiesta, offrendo anticipazioni del programma di Rai3 Report e contenuti originali come vecchie interviste mai andate in onda. Le pubblicazioni, però, non avranno una cadenza fissa, poiché saranno on line in dipendenza dal flusso delle notizie. Un'altra novità ci sarà a Natale, con l'introduzione della tv all'interno dell'Xbox con Kinect. Alla migliore web tv italiana anche quest'anno, come in quelli passati, viene assegnato un Oscar, il “Teletopo” (topo sta per mouse), ideato da AltraTv.tv. La web tv sta acquistando sempre maggior importanza, tanto da far pensare che in un futuro non molto lontano le tradizionali tv potranno addirittura scomparire per dare spazio alle nuove tecnologie. Marica Melotta Lucia Guarino Fiorello ricalca la scena televisiva con Il più grande spettacolo dopo il week-end, prendendo in prestito il titolo della canzone di Jovanotti Il più grande spettacolo dopo il Big Bang. In onda ogni lunedì in prima serata su RAI 1, più che di grande spettacolo “dopo il week-end” lo show lascia parlare di grande spettacolo rispetto a tutto ciò che la TV italiana ultimamente ci propone! Incentrato prevalentemente sulle capacità di intrattenitore istrionico del conduttore, il programma vede anche la partecipazione di grandi ospiti, che non si limitano a presentare, come le leggi di mercato impongono, il loro nuovo disco, il film in uscita nelle sale, ma si prestano ad improbabili quanto divertenti duetti con Fiorello. Come resi- stere a Giorgia che canta “Ci son due coccodrilli ed un orangotanto”, o al tennista Nole Djokovic, che gioca a tennis-padelle, come si chiama nei Villaggi Valtur, da cui Fiorello proviene. Sembra che l'ex animatore abbia portato in televisione la chitarrata, l'intrattenimento che era solito fare quando per divertire gli ospiti del villaggio li coinvolgeva in gag esilaranti. È quanto accade con Chris Martin dei Coldplay, con cui Fiorello scherza sulla bellezza di una giacca, o con Michael Bublé, in una versione di Save the last dance mixata con Vagabondo di Nicola di Bari. E come resistere alla parodia di Twilight con Laura Chiatti, o a quella di X Factor con Caparezza? In tutte le occasioni è sempre stato perfetto, riuscendo a strappare risate anche a persone che sorridono con difficoltà. Il suo share è altissimo, il suo “grande spettacolo” sembra convertire anche il pubblico di Grande Fratello, in pieno calo di ascolti forse anche a causa dello show RAI. Sarà la volta buona del ritorno della televisione di qualità? Lo show-man si lascia apprezzare per tanti aspetti: canta come un professionista, è del tutto spontaneo, nonostante i suoi monologhi siano scritti dai suoi fedeli autori, riesce a far ridere senza mai risultare volgare, anche quando scherza sul culetto della Merkel o sulle abitudini della Bruni. Parla di vita quotidiana e delle caratteristiche del mondo moderno senza mai annoiare. E il pubblico sembrava non aspettare altro. Insomma, Fiorello ha colpito in pieno, la sua eccellenza sta nello sdrammatizzare, nel fare la battuta su qualcosa o qualcuno senza mai eccedere, nel condurre un “grande spettacolo”, che è proprio grande. Marenza Lombardi videogames «Dieci anni fa Halo cambiò il modo in cui noi giocavamo ai videogames; dieci anni fa Halo introdusse milioni di fans in un nuovo incredibile universo e creò milioni di ore d'intrattenimento, ma quello era dieci anni fa… Questo è ora!». Con queste parole esordisce il trailer di Halo Combat Evolved Anniversary. A dieci anni dall'uscita del primo Halo, che incassò milioni di dollari e migliaia di recensioni entusiaste da parte del mondo dei videogames, la saga si rinnova e ci riporta nel fantastico mondo degli Spartan, delle guerre contro i Covenant e contro i Flood, quando i guerrieri Elite erano ancora gli acerrimi nemici dell'umanità. I Bungie studios passano il testimone alla 343 Industries, che per festeggiare il primo decennio di vita del videogame più famoso di sempre ha deciso di “rivitalizzare” il primo episodio della saga, donandogli una grafica in alta definizione, nuove armi che seguiranno la meccanica dei movimenti e di funzionamento del primo capitolo, un miglioramento della fisica di gioco e soprattutto del multiplayer, prendendo in prestito alcune mappe e il motore grafico da Halo Reach. Il nucleo di questa nuova esclusiva per Xbox360 sarà la campagna in singleplayer, nella quale avremo la possibilità di ricombattere contro i Covenant e i Flood rimanendo affascinati dagli effetti audio e video che il gioco garantisce. Se poi ci verrà nostalgia dei “vecchi tempi”, grazie ad un apposito comando potremo riportare la grafica al 2001. La 343 industries non si è limitata ad un restyling, ma ha anche aggiunto dei dossier sbloccabili nella modalità campagna, molto utili anche in vista di Halo 4, per accrescere le nostre conoscenze dell'universo del videogame. In essi troveremo racconti e video delle avventure di Master Chief, dei precursori e degli Halo. Per quanto riguarda le innovazioni nella modalità multiplayer, la cam- pagna, a differenza degli altri episodi della saga, per la prima volta sarà giocabile su Xboxlive da 4 giocatori contemporaneamente. Nelle più tradizionali modalità del multiplayer, invece, non si notano cambiamenti rispetto ad Halo Reach. In Halo Anniversary sarà possibile usare anche il sensore audio e di movimento, il “kinect”, che però nella campagna sarà limitato solo ad alcuni semplici comandi vocali come “ricarica” o “granata” e solo in alcune parti del menù sarà possibile sfruttarne a pieno le capacità. Con quest'ultimo capitolo Halo cambia casa produttrice ma resta ancora legato al grande lavoro svolto dai Bungie Studios, che nel 2001 lanciarono quello che sarebbe diventato il più grande fps conosciuto fino ad oggi. Elvio Falato DICEMBRE 2011 Adolfo Di Crosta fuoridaglischemi campovolo 2.0 Inossidabile, poliedrico, energico e vitale, Liga pubblica il suo primo film in 3D. Atteso a dicembre, Campovolo 2.0 farà cantare in coro i numerosissimi fan del rocker italiano. Varcata la soglia dei 15 anni di carriera, il 10 settembre 2005 il cantante emiliano Luciano Ligabue si esibisce in concerto all'aeroporto di Reggio Emilia. Uno spettacolo insolito: 180 mila spettatori circondati dal suono della sua musica grazie a quattro palchi, ognuno con una propria caratteristica. Sul palco principale c'è un'orchestra ad accompagnarlo. Negli altri tre palchi il cantautore reinterpreta i primi brani della sua carriera, esibendosi con al collo una chitarra e accompagnato da un tappeto sonoro acustico eseguito dalla sua vecchia band. I biglietti, messi in vendita il 6 maggio, vengono esauriti dopo poco. Aperti i cancelli alle nove del mattino, il cantante inizia il grande concerto alle nove di sera. Dallo spettacolo è stato tratto anche un DVD, Campovolo, che è stato nella parte alta delle classifiche di vendita per un lungo periodo. La scaletta del concerto prevedeva 25 brani senza tempo, trasmessi ancora oggi dalle radio. Il 16 luglio 2011 l'evento si ripete. Questa volta, però, senza la tecnica dei quattro palchi, ma con un unico palco di 1100 metri quadrati. Volendo offrire al pubblico una maggiore ospitalità, sono allestite addirittura aree camper e un villaggio per i fan formato da cinque superfici in cui gli appassionati del rocker emiliano possono seguire le molteplici attività e comprare gadgets del cantante. C'è anche una zona dedicata all'ecologia e alle diverse forme di energia alternativa. Questo evento è racchiuso in un film in 3D, la cui uscita nelle sale italiane è prevista per dicembre 2011. In scaletta 31 brani, di cui due inediti. Campovolo 2.0, rappresenta per i fan di Liga la speranza di una lunga serie. Vengono cantate, oltre ai due inediti, canzoni degli ultimi album, Un colpo all'anima, e tracce dei primi album, come Figlio d'un cane o Anime in plexiglass, del suo primo omonimo album del 1989. Pur detenendo il record europeo per la vendita di biglietti di un solo artista, sappiamo che Il meglio deve ancora venire! Emanuela De Nicola Gli Angels And Airwaves: una band extraterrestre C'è un gruppo statunitense che molto probabilmente non andrà a scrivere la storia del rock, non andrà neppure ad interessare i più esperti del settore musicale, né soddisferà chi è alla ricerca di complicati artifici e virtuosismi da eseguire con gli strumenti. Ci sono tuttavia sparse nel mondo delle persone che riescono ugualmente ad apprezzare le semplici melodie di questo gruppo, e non sono nemmeno poche, dato che attualmente gli Angels and Airwaves hanno venduto più di 2 milioni di album in tutto il mondo. Questo gruppo viene creato da Tom DeLonge, membro dei più famosi Blink 182. Maturata nei primi mesi del 2005 una gran voglia di creare qualcosa di diverso da ciò che aveva prodotto con i Blink, DeLonge determina il temporaneo scioglimento della band, con la quale, tra l'altro, era arrivato ad un gran successo. DeLonge dichiara successivamente che ha abbandonato il gruppo perché vuole esprimere senza nessuna limitazione i sentimenti che prova durante quel triste periodo, caratterizzato da eventi drammatici riguardanti la sua famiglia. Per tutto il 2005, l'ex-Blink si dedica da solo alla realizzazione di un nuovo album. Ma esce finalmente allo scoperto, rivelando che sarebbe stato chitarrista e voce nonché leader “assoluto” degli Angels and Airwaves e che sarebbe stato affiancato dal chitarrista David Kennedy, dal bassista Ryan Sinn e dal batterista Atom Willard. Gli Angels and Airwaves, conosciuti anche come AVA (acronimo della band e nome della figlia di Tom), esordiscono nel maggio del 2006 con l'album We don't need to whisper. Sin dal primo brano dell'album, intitolato Valkyrie Mis- sile, si può notare il profondo cambiamento di Tom nel modo di cantare. Dopo aver ascoltato l'album nella sua interezza i fan dei Blink 182 notano quanto Tom si distacchi volutamente dal pop-punk della sua prima band, per sfociare in un alternative rock abbastanza innovativo e caratterizzato dalla presenza di sintetizzatori e tastiere. Una parte dei fan dei Blink 182 rimane delusa da queste nuove sonorità e dal "nuovo" Tom DeLonge, mentre altri riescono ad apprezzare canzoni come la stessa Valkyrie Missile, The War e soprattutto i singoli The Adventure e Do it for me now. Nel 2007 esce il secondo album degli AVA intolato I-Empire; il singolo di maggior successo è Everything's Magic, ma interessanti sono anche i brani Secret Crowds, Sirens, Lifeline e Rite of Spring. Nel 2009 i Blink 182 si riuniscono e gli AVA sembrano venir trascurati dallo stesso Tom, che, però, annuncia più tardi pinkfloyd la sua presenza in entrambi i gruppi. L'artista non delude il proprio pubblico e così il 14 febbraio 2010 esce l'album LOVE. In quello che è il loro terzo album, gli AVA sembrano peccare di originalità; alcune canzoni, infatti, ricordano fin troppo quelle presenti nei primi due album. Nonostante ciò, questo lavoro presenta dei pezzi orecchiabili come i brani Hallucinations, Soul survivor e The flight of Apollo. Subito dopo l'uscita di LOVE la band annuncia anche l'uscita di un omonimo film: LOVE. L'opera cinematografica esce nel 2011 ed è un film di fantascienza che ha come colonna sonora l'intero terzo album degli AVA e anche un nuovo singolo lanciato per l'occasione: Anxiety. Il 4 Ottobre 2011 il batterista Atom Willard lascia la band e viene sostituito da Ilan Rubin. Sarà lo stesso Atom a registrare le parti di batteria di LOVE: Part two. Questo è il titolo dell'ultimo album degli Angels and Airwaves uscito l'11 novembre 2011. Questo lavoro, forse migliore del precedente, ma non dei primi due della band, presenta alcuni pezzi interessanti, quali il già citato Anxiety, o i singoli Surrender, My heroine e Behold a pale horse. I brani di questa band non presentano un alto tasso di difficoltà d'esecuzione, anche perché buona parte delle lunghe suite che introducono il vero brano sono rese attraverso l'utilizzo di suoni digitali ed effetti computerizzati che ricreano atmosfere eteree e rarefatte, tanto care allo space rock. È probabilmente proprio questo il punto forte della band: la creazione di un'atmosfera unica nel suo genere, capace di rilassare l'ascoltatore e, al tempo stesso, di portarlo in un mondo di suoni differenti, in perfetta armonia tra loro. Adolfo Di Crosta kasabian Torna in una edizione rimasterizzata la band britannica che ha inventato la musica da vedere. I Kasabian tornano a solcare i palchi con il loro furente brit-pop 1966, l'Inghilterra assiste alla nascita della band che cambierà la storia della musica e che sarà destinata a chiudere l'epoca più gloriosa per il rock. Quattro studenti, Roger Waters, Syd Barrett, Rick Wright e Nick Mason, formano i Pink Floyd, acronimo formato dall'unione dei nomi di due grandi bluesman Pink Anderson e Floyd Council. Iniziano a suonare nei bassifondi londinesi la musica underground molto in voga in quel periodo. Durante il 1967 è pubblicato il primo singolo Arnold Layne, seguito da See Emily play, composti entrambi da Syd Barrett. I due brani sono ancora molti rozzi e lontani da quel sound proprio dei futuri Pink Floyd, tanto che con difficoltà ad un primo ascolto li si attribuisce a loro. Dopo la composizione del primo album The piper at the gates of dawn Syd Barrett inizia a mostrare segni di instabilità mentale, causata dall'abuso della droga. Ai quattro si aggiunge un quinto elemento, un altro chitarrista, David Gilmour. La sventura di Barret segna in realtà la fortuna dei Pink Floyd, perché l'aggiunta di Gilmour ha dato uno stimolo in più ai Pink Floyd, permettendo di maturare un sound personalissimo e duraturo. I successivi album, A saucerful of secrets del 1968 e Ummagumma del 1969, risentono ancora dell’influenza di Syd Barret, il cui spirito compositivo si avverte anche in Atom Heart Mother, del 1970, e in Meddle, dell'anno successivo. Un anno dopo la pubblicazione di Obscured by Clouds, del 1972, viene pubblicato uno dei capolavori dei Pink Floyd, The dark side of the moon: Barret è ormai lontano dal suo gruppo, che ha come compositore Roger Waters, sempre più vicino al sound che li renderà famosi. L'allontanamento di Barrett dai Pink Floyd è definitivo; a lui la band dedeica l'album Wish you were here e anche il singolo Shine on you crazy diamond, in cui compare il riff di chitarra forse più suonato nel rock. Nel 1977 esce ancora un concept album, Ani- mals, che critica le condizioni politiche e sociali del Regno Unito, ponendo l'attenzione su argomenti di attualità e dando esempio di forte personalità, una qualità fondamentale per un gruppo rock, che dimostra di non essere estraneo al mondo in cui vive. Nel 1979 i Pink Floyd pubblicano The Wall, un Lp doppio da ascoltare ancora oggi rigorosamente in vinile. Waters fa allestire per il live set una scenografia colossale, con un muro gigantesto che viene costruito durante lo show, fino a separare del tutto il pubblico dalla band durante il brano conclusivo Goodbye. In un'intervista fatta a Waters, il bassista dichiara che questa scenografia serviva per dimostrare la sua indignazione verso il tono troppo commerciale che i Pink Floyd stavano assumendo, ma così facendo ottiene l'effetto opposto alle sue aspettative. Nel 1983 con la pubblicazione dell'album The final cut Waters intende annunciare lo scioglimento del gruppo i Pink Floyd, anche alla luce della rottura con il tastierista Rick Wright. Dopo l'abbandono di Waters, e i tentativi di Gilmour e Mason di continuare con album che non hanno lasciato il segno (A momentary lapse of reason, The division bell, e i live Delicate sound of thunder e Pulse), il gruppo, con Gilmour leader, è ormai all'apice del successo commerciale, ma il pubblico è in delirio solo quando sono suonati i brani storici. Dopo un periodo di silenzio, nel 2005 c'è l'ultimo live set dei Pink Floyd in occasione del Live8: si tratta di una reunion, con Waters che ritorna al suo posto. E da allora proprio Waters coltiva l'idea di riproporre il set di The wall: da un anno in tour, il concerto è sold out dappertutto; per le date italiane la prevendita è durata appena due giorni! Da un paio di mesi sono stati ripubblicati gli album in studio, previa meticolosa operazione di remastering digitale: questo è un motivo in più per ascoltare i Pink Floyd, ma anche per paragonare il suono digitale con quello sporco e gracchiante del vinile. Non c'è dubbio: alcuni brani suonano meglio in vinile, mentre per altri ci si sorprende per l'operazione di mixing digitale, che rivela suoni fino ad ora poco valorizzati e sottoesposti, per usare il linguaggio fotografico. Insomma, la musica dei Pink Floyd non va descritta, trattandosi essa stessa di musica descrittiva: bisogna accendere l'impianto stereo, alzare il volume, chiudere gli occhi e… Antonio Ciarlo Il quarto e ultimo album della band britannica britpop Kasabian (che in armeno significa macellaio), pubblicato il 20 settembre, sorprende, ancora una volta. Già la grafica della copertina merita un indugio: sfondo nero con quattro visi urlanti, ricoperti probabilmente da piume, che rievocano la Preistoria. Ecco spiegato il significato del titolo Velociraptors!, una specie estinta di dinosauri con un folto piumaggio ed una lunga coda. Il cantante, Tom Meighan, dichiarò, prima della nascita della band, che se mai avesse creato un gruppo l'avrebbe chiamato Velociraptors. È arrivato, finalmente, il momento giusto per utilizzare questo nome, che per il cantante è sinonimo di velocità, ritmo ed aggressività. I membri della band sono Tom Meighan (voce), Sergio Pizzorno, di origini genovesi (chitarra, voce), Chris Edwards (basso), Ian Matthews (batteria) e l'ultimo arrivato Jay Mehler (chitarra). Le somiglianze con gli album precedenti sono molteplici e non manca l'influenza della musica anni Sessanta e Settanta. Le sonorità di molte canzoni, infatti, ricordano quelle dei Led Zeppelin (un esempio potrebbe essere Shoot the runner' dell'album Empire). In effetti sono loro stessi a riconoscerlo: «Non c'è niente da fare, rimaniamo degli hippie fuori di testa e non sarà facile cambiare. Non è difficile capire quanto il periodo che va dalla metà degli anni Sessanta a quella del decennio successivo sia quello che ci affascina maggiormente. D'altra parte, cosa dovremmo fare? Gli Ottanta hanno portato solo merda e i Novanta il Brit Pop…» L'album è stato anticipato dal singolo Switchblade Smiles, la traccia numero dieci, trasmessa in heavy rotation dalle radio, e che detiene l'apice dell'album insieme al brano Days are forgotten, dal ritornello martellante, ma gradevole. Acid turkish bath e Neon Noon presentano suoni elettronici distorti e tortuosi, tipici della musica kasabiana. Con i singoli La Fée Verte, Velociraptor! e I Hear Voices riconosciamo i Kasabian veri e propri, quelli che ci hanno stupito tempo fa e che, grazie al loro stile, sono divenuti tra le più interessanti band emergenti. Dopo essere stati eletti come miglior band ai Brit Awards 2010, gli eredi, se così si possono definire, degli Oasis si preparano a girare il mondo. L'unica tappa italiana si è tenuta a Milano il 20 novembre 2011; lo strepitoso concerto ha ottenuto il sold-out e i biglietti sono stati venduti con mesi di anticipo. Cristina de Nicola DICEMBRE 2011 Antonio De Nicola serieA Sono Juventus, Lazio e Udinese a riportare i risultati migliori. Sorprese per l’Atalanta di Colantuono, che, superato l’handicap per il caso Doni, si impone all’attenzione dell’intero campionato. Appena sufficiente il Milan, mentre è crisi per l’Inter! Quest'anno la Serie A ha riservato non poche sorprese agli amanti del calcio; le 'grandi' squadre fanno fatica ad affermare la loro superiorità, mentre le 'mediopiccole', grazie ad ottimi colpi di mercato, hanno allestito rose che permettono loro di competere al meglio nella massima serie. Quando siamo ormai giunti alla pausa natalizia è dunque possibile, considerando il lavoro sin qui svolto, tracciare i profili delle migliori e delle peggiori squadre italiane: Milan: voto 6 Complici i tanti infortuni, la squadra di Allegri sin da subito ha dovuto rincorrere le dirette avversarie per poi ritrovare grinta e forma solo nella seconda parte di campionato; un po' poco per la squadra campione d'Italia, che si è prefissata l'obiettivo di affermarsi anche in ambito europeo. Inter: voto 4 ½ Nonostante l'arrivo di Zarate e Forlàn, la squadra di Milanello non è riuscita a colmare il vuoto per la partenza di Samuel Eto'o. Nemmeno i due nuovi tecnici chiamati a sostituire Leonardo, Gasperini prima e Ranieri poi, sono riusciti a ridare gioco ad una squadra ormai troppo 'vecchia' e 'stanca', costretta suo malgrado ad occupare una posizione nella parte bassa della classifica. Urge un intervento riparatorio nel mercato di gennaio. Juventus, Lazio, Udinese: voto 8 Sono loro ad occupare i primi posti nella classifica. A Torino l'ottimo lavoro svolto dal tecnico Antonio Conte ha permesso alla squadra di ritrovare certi automatismi in campo persi ormai da tempo. La Lazio, grazie ad importanti colpi di mercato, vedi Klose e Cissè, è riuscita a costruire una rosa in corsa per un posto Champions. L'Udinese, nonostante la partenza dei pezzi pregiati, primo su tutti Sanchez, è comunque la squadra che esprime il miglior calcio della Serie A; l'ottima gestione del mercato e la capacità del tecnico Guidolin di valorizzare i giovani sono i punti di forza di questa squadra. Napoli, Roma: voto 6 ½ A Napoli il tecnico Mazzarri ben sa che sarà difficile ripercorrere il cammino dello scorso campionato. La squadra partenopea, purtroppo, non ha una rosa che le permette di sopperire agli impegni di campionato e Champions. Sarà dunque compito del direttore generale operare sul mercato per raggiungere almeno un posto Champions in vista della prossima stagione. A Trigoria il tecnico Luis Enrique, superato il presunto 'caso Totti', sta pian piano creando una squadra capace di competere a grandi livelli. Ottimo il lavoro svolto sul mercato con l'acquisto di giovani quali Lamela, Bojan e Pjanic. Atalanta: voto 7 Grandi onori infine vanno fatti lanazionale alla squadra di Stefano Colantuono. Partita con una penalizzazione di 6 punti per il caso Doni, ha dimostrato di poter dire la sua in questa Serie A. Eccellente il lavoro sin qui svolto per una for- mazione che fino all'anno scorso militava nella serie cadetta. Staremo a vedere fin dove può arrivare. Silvio Di Blasio formula1 Pronostici confermati per la scuderia austriaca, che straccia le concorrenti, dominando il mondiale. «Ma che nazionale è Beppe??» questa è la domanda che avrebbe posto Fabio Caressa al suo compagno di telecronaca Bergomi, dopo aver analizzato il cammino della Nazionale Italiana nella fase di qualificazione per gli Europei di Polonia-Ucraina del 2012. Una domanda che mostra l'estremo stupore da parte di un telecronista testimone in Sudafrica della disfatta azzurra nel mondiale del 2010. Quel mondiale ha segnato la fine di un ciclo che ha portato l'Italia ad essere campione del mondo nel 2006, ma terminato poi con la disastrosa spedizione del 2010 nel paese africano. Forse Beppe Bergomi avrebbe risposto «Fabio ci voleva gente nuova, fresca, motivata…» E cosi è stato grazie all'arrivo del tecnico Prandelli, che non può essere paragonato all'uscente ct Lippi per i successi ottenuti, ma che ha saputo dimostrarsi all'altezza dell'impegno preso, dando una nuova identità ad una Nazionale diventata irriconoscibile. E a parlare sono i numeri: 26 punti ottenuti in 10 gare, 0 scon- fitte e 2 soli goal subiti hanno reso la difesa italiana la migliore, se confrontata a tutte le altre nazionali europee. Meglio della Spagna, campione in carica d'Europa e del mondo! Ma oltre ai numeri, il lavoro svolto dal tecnico di Orzinuovi si è notato durante tutto l'arco della qualificazione al torneo continentale, dove l'Italia ha espresso un calcio spumeggiante, caratterizzato dal possesso palla, da tanta qualità in mezzo al campo garantita da un certo Andrea Pirlo, rinato da quando è alla Juve, e da tanta fantasia assicurata da Cassano e Rossi. Tutto questo ci fa sperare in un grande europeo e in una rinascita azzurra. Prima che questo avvenga, l'ultimo compito per mister Prandelli sarà di trovare due degni sostituti di Cassano e Rossi, entrambi infortunati e probabilmente non disponibili (da valutare sono soprattutto le condizioni del primo), per il grande appuntamento della prossima estate. Angelo Mancini addioSIC Lutto nel mondo della MotoGP C'era una volta Marco, talentuoso ed eccentrico motociclista professionista, che rischiava la vita ogni volta, correndo sempre con la voglia di rendere le gare più spettacolari ed emozionanti. Marco, o Supersic se preferite, il 23 ottobre 2011, in seguito ad un bruttissimo incidente sulla pista di Sepang, ha perso la vita. Aveva solo 24 anni ed era uno di quei personaggi dello sport che non passano inosservati: capelli ricci, sorriso stampato sul viso e un'incredibile spon- taneità, soprattutto nelle interviste, la quale, a volte, lo portava a usare termini persino volgari, ma che detti col suo tono innocente facevano solo sorridere. Un tipo sopra le righe, che addirittura è stato minacciato di morte da alcuni sostenitori di Pedrosa, dopo un incidente tra i due. Ma Marco non si è lasciato intimorire ed ha continuato a correre, più forte di prima, forse troppo… La mattina del 23 ottobre il tempo è trascorso più lentamente del soli- to. Tutti gli italiani incollati allo schermo per seguire la MotoGP hanno atteso con ansia notizie sul destino di Marco, dopo aver assistito al tragico incidente. Tutti attendevano che i commentatori annunciassero un leggero trauma per Sic, che si sarebbe rimesso in sesto e che sarebbe stato in pista nell'ultimo Gran Premio. Magari si attendeva anche un'intervista, in cui il talento di Cattolica avesse detto «Diobò, che botta! Ma sto bene, tranquilli!». Tutto ciò, inve- ce, è stato solo possibile immaginarlo. Marco Simoncelli ha smesso di vivere e, soprattutto, di correre, perché era questo lo scopo della sua esistenza. Di lui resta, oltre all'incancellabile ricordo che ne hanno i fan e tutti coloro che hanno vissuto un momento nella sua vita, il circuito di Misano, oggi intitolato alla sua memoria. Ciao Sic! Libero Antonio De Nicola Termina così un'altra stagione di Formula 1, dove, se parliamo di scuderie, la protagonista è stata senza dubbio la Red Bull, che con le sue monoposto ha dominato largamente per tutto il mondiale sbaragliando i rivali con una semplicità inaudita. Per tutto il corso del campionato la Red Bull non è apparsa mai in difficoltà, il che è dovuto sicuramente al merito dei suoi tecnici e ingegneri che hanno creato due monoposto semplicemente straordinarie per quanto riguarda l'aerodinamicità, la velocità e l'affidabilità. I meccanici sono stati infallibili per quanto riguarda il lavoro nei box, effettuando dei cambi gomme velocissimi, secondi solo a quelli della Ferrari (che almeno in questo è rimasta in vetta). Possiamo dire che quest'anno la Red Bull ha ottenuto il massimo risultato con il minimo sforzo, perché non ci sono state scuderie in grado di competere, combattere, limitare o quanto meno insidiare lo strapotere della scuderia austriaca. Quanti ai piloti, quelli della Red Bull sono stati impeccabili, hanno sfruttato tutto il potenziale che le loro autovetture avevano, limitando al massimo gli errori che in un campionato così lungo come quello della Formula 1 alla fine fanno la differenza. Sebastian Vettel si è riconfermato campione del mondo nel mondiale piloti e adesso è a quota 2 mondiali vinti alla età di 24 anni. Ha condotto un mondiale perennemente in vetta alla classifica, seminando gli avversari fin dall'inizio e poi gestendo il largo vantaggio fino alla vittoria conclusiva. Webber è stato a tratti fenomenale e i suoi punti hanno contribuito alla vittoria del mondiale costruttori. Pasquale Gillo