Le Acque
Acque dolci
Acque salate
Il termine acqua dolce indica genericamente ogni tipo di corso d'acqua interno, derivato più o meno
direttamente dallo scioglimento dei ghiacciai e/o dall'acqua piovana. La definizione esclude quindi tutte
le acque marine e lagunari, definite salate e salmastre, e comprende
quindi laghi, stagni, fiumi, torrenti e ruscelli, tutti corsi d'acqua caratterizzati, come vuole il nome, da
una salinità relativamente bassa. La fonte pressoché unica di tutte le acque dolci sono le precipitazioni
atmosferiche, nelle varie forme di pioggia, neve, grandine,nebbia e così via. Queste possono concorrere
a formare i sistemi di acque interne direttamente, oppure permanere in forma solida, laddove le
condizioni climatiche lo permettano, formando nevi e ghiacciai che si sciolgono per effetto delle
variazioni di temperatura stagionali. Questo fenomeno permette, in molte zone del Pianeta, un
rifornimento continuo di acque dolci anche nei periodi di siccità, un fattore fondamentale nell'ecologia
di tali aree, che andrebbero altrimenti incontro a desertificazione più o meno parziale nei periodi estivi.
Enormi quantità di acqua dolce permangono in forma di ghiaccio nelle calotte polari, localizzate
al Polo Nord e Sud. Va rilevato però che, nel caso della calotta polare artica, l'acqua dolce che la
costituisce non deriva in massima parte dalle precipitazioni, bensì sia acqua di origine marina andata
incontro ad un processo di desalinizzazione a seguito del congelamento.
Composizione chimica
Per definizione, le acque dolci contengono meno di 500 parti per milione (ppm) di sali disciolti.
All'interno di questo ambito, comunque, i livelli di salinità e la composizione chimica relativi ad
acque in zone diverse del globo può variare molto, così come tale composizione può variare nel
tempo in una stessa zona. Le precipitazioni, da cui le acque dolci originano, portano al suolo
diversi materiali presenti nell'atmosfera, così come elementi provenienti dalle masse di acqua
marina da cui le nubi si sono formate, o dalle regioni che queste hanno attraversato. Un fenomeno
limite è quello delle piogge acide, dovuto alla presenza nelle nubi che originano le precipitazioni
di solfuri e composti azotati, derivati dalle attività industriali. Nelle zone costiere, le
precipitazioni possono contenere elevati livelli di salinità, qualora le condizioni atmosferiche, ad
esempio il vento, abbiano portato nell'atmosfera delle gocce di acqua marina nebulizzata, che poi
ricadono a terra come pioggia.
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Precipitazioni di questo tipo possono contenere livelli elevati di sodio, magnesio, solfati e cloruri
oltre che tracce di numerosi altri elementi. Nei terreni desertici, o comunque con suoli secchi e
polverosi, il vento può portare in quota sabbia e polvere che, concorrendo a formare le nubi,
vengono trasportate lontano insieme ad esse per poi ricadere sotto forma di precipitazioni,
originando il fenomeno noto come "piogge di sabbia". A causa dei potenti venti in quota, queste
possono avvenire in regioni molto lontane dalle zona d'origine, esempi tipici sono le "piogge di
sabbia" che avvengono in Europa o Sud America a causa di nuvole provenienti dal Sahara, e
possono portare le acque dolci di tali regioni ad avere livelli elevati di elementi quali ferro ed altri
minerali.
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L'acqua marina è salata: essa è in effetti una complessa soluzione in acqua pura di numerosi sali dissociati, cioè scomposti
negli elementi chimici
che li costituiscono. L'acqua di mare è mediamente composta per il 96,5 per cento da acqua e per il 3,5 per cento da sali; gli
specialisti preferiscono tuttavia esprimere la "salinità" in parti per mille (es. 35‰).
La salinità media delle acque oceaniche è attorno a 35‰ ma esistono mari ad elevata salinità, come il Mediterraneo (3839‰) e il Mar Rosso (40‰), caratterizzati da scarsa comunicazione con gli oceani adiacenti ed da un elevato tasso di
evaporazione. Tra gli oceani il più salato è l'Oceano Atlantico (37.9‰ ) e, al suo interno, il Mar dei Sargassi, un'area di circa
2 milioni di miglia quadrate, localizzata 2.000 miglia a ovest delle Isole Canarie. La sua maggiore salinità è dovuta alla più
elevata temperatura dell'acqua, e quindi ad un più alto tasso di evaporazione, e al basso apporto di acque dolci data la
distanza di questo mare dalla terraferma.
Basse salinità caratterizzano invece gli oceani polari dove l'acqua è diluita dalle continue precipitazioni e dalla scarsa
evaporazione. La presenza di sali abbassa la temperatura di massima densità e, quindi, la temperatura di congelamento
dell'acqua. In particolare, l'acqua del mare, con il suo contenuto medio in sali di 35 g/litro, gela a circa -2 ºC. Anche mari
chiusi ma caratterizzati da un elevato apporto d'acque dolci dalla terraferma, possono avere bassi valori di salinità. Il Mar
Baltico ad esempio ha una salinità che varia tra 5 e 15‰ e ugualmente il Mar Nero non oltrepassa in genere i 20‰.
Le salinità maggiori si osservano tra 20º e 30º nord e sud di latitudine, in concomitanza con le aree di massima evaporazione
e di ridotte precipitazioni. Intorno all'equatore la salinità diminuisce attorno a 35‰ dell'aumento delle precipitazioni che
diluiscono le acque. Un gradiente di salinità si osserva inoltre, a parità di latitudine, da costa verso il largo. Le acque costiere
vengono, infatti, maggiormente diluite dagli apporti fluviali e dalle precipitazioni rispetto alle acque del largo. Ma come mai
l'acqua del mare è salata? La risposta sta nel processo di accumulo di sali nel mare e nell'evaporazione. I sali disciolti negli
oceani provengono dai processi di erosione della crosta terrestre ad opera degli agenti atmosferici, dalle rocce e dai sedimenti
che costituiscono i fondi oceanici, dal materiale solido e gassoso che fuoriesce dalla crosta terrestre attraverso i vulcani
sottomarini e i cosiddetti thermal vents.
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