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CAVALLINO TREPORTI
16 08
agosto
Direttore Responsabile: Alberto Cavazzini - Editore: Associazione Ideazione, piazza S.M. Elisabetta 10, Cavallino Treporti
Registrazione presso il Tribunale di Venezia n. 16/06 del 09/05/2006 - Anno 3 - n°16 - agosto 2008 - Stampa: Grafiche Nardin, Ca’ Savio
[email protected]
PERIODICO DELL’ASSOCIAZIONE IDEAZIONE
2008
[email protected]
Sarebbe questa
la riqualificazione di Lio Piccolo?
Uno strano intervento
PONTILE DELLA PIETÀ
I disagi dei pendolari [pagina 2]
FIGLI DEL VENTO
Per conoscere la comunità rom [pagina 6]
ORIENTEERING
A settembre il Gran premio dell’Adriatico [pagina 9]
Un giro in bicicletta nelle zone di Lio Piccolo a
fine luglio mi ha fatto notare un'anomalia piuttosto preoccupante: il fossato adiacente alla
piazza è stato quasi del tutto tombato. A tal
proposito ho scritto (il 28 luglio) una e-mail ai
responsabili di alcuni uffici comunali chiedendo spiegazioni. La mia richiesta era tesa a
conoscere in base a quale progetto e a quali
autorizzazioni un intervento così atipico era
stato realizzato, conoscendo i vincoli che gravano sull'area e conoscendo come, per piantare una semplice palina per un normale cittadino, sono spesso necessari mesi di attesa. Mi
è stato risposto, il 31 luglio, che l'intervento in
questione aveva carattere di provvisorietà e
che era stato eseguito con il parere favorevole del Magistrato alle Acque, della
Soprintendenza, della Commissione di
Salvaguardia. Ho chiesto allora di avere copia
della nota con la quale sono stati richiesti i
pareri citati per capire le motivazioni della
provvisorietà dell'intervento (cosa significa,
che adesso i fossati saranno riaperti?); ho
chiesto, inoltre, anche la copia dei pareri
espressi dagli enti preposti alla salvaguardia.
Ad oggi, 25 agosto, non ho ancora ricevuto la
documentazione richiesta, mentre a Lio
Piccolo la situazione è rimasta invariata.
Da ricordare che tre anni fa sono state espiantate dalla piazza decine di piante secolari di
giuggioli che dovevano (ma non lo sono
ancora) essere reimpiantate. È così, snaturandone le caratteristiche, che l'Amministrazione
Comunale intende proporre Lio Piccolo come
Centro Internazionale di documentazione,
ricerca e progettualità sulla laguna?
Claudio Orazio
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DAL TERRITORIO
Basta disagi
Pubblichiamo la lettera che lo scorso 15 luglio Claudio Orazio ha inviato al Presidente e al Direttore di ACTV
di Claudio Orazio
Egregio Presidente, Egregio Direttore,
con questa mia penso di interpretare
il senso di frustrazione ed esasperazione di centinaia di utenti della linea
di navigazione Punta SabbioniVenezia e più in generale delle linee
della Laguna Nord. Noi utenti di queste linee, pendolari e non, siamo abituati da anni a viaggiare, specialmente d'estate e soprattutto al ritorno da
Venezia, in condizioni che spesso travalicano il limite della decenza. È una
costante, dovuta all'enorme flusso
turistico, con cui dobbiamo convivere.
Ma tali condizioni, nel corso degli ultimi anni, si sono vieppiù aggravate
con l'utilizzo del pontile della Pietà la
cui "agibilità" è un insulto al raziocinio
e al decoro.
Pareva che peggio di così non fosse
possibile andare. E invece ci dobbiamo ricredere. Dall’1 luglio le cose
vanno ancora peggio a causa della
chiusura del pontile della Pietà per i
tanto sospirati lavori di ristrutturazione
(a proposito, quanto tempo dureranno i lavori? Ed era proprio questo il
periodo più adatto per farli? E perché
la Pietà è ancora usata per il servizio
per Chioggia?).
L'uso del pontile sostitutivo è ancora
più problematico. Di pomeriggio le
motonavi partono quasi sempre in
ritardo, il pontile ha un solo varco di
accesso, ci sono calche indescrivibili
di persone che, più o meno volonta-
riamente, si abbronzano o prendono
acqua (a seconda del tempo) sulla
riva in attesa di salire sulla motonave:
una specie di assalto.
Se non l'avete ancora fatto (e sono
certo che non l'avete fatto altrimenti
vi sareste resi conto di persona dell'insopportabilità della situazione)
venite ad assistere all'imbarco dei
passeggeri dalle 16.00 in poi, e poi
diteci se persone che hanno lavorato
una giornata (ma anche i turisti che
hanno pagato 13,00 euro di biglietto)
hanno un servizio "civile".
ACTV negli ultimi anni ha migliorato la
frequenza delle corse di mattina da
Punta Sabbioni, quindi ha dato una
risposta positiva alle esigenze dei
pendolari.
Capisco che questa è una situazione
di emergenza dovuta ai lavori che in
futuro miglioreranno la situazione
(ma quanto durerà tra l'altro?
All'imbarcadero di S. Zaccaria c'è un
solo cartello con l'indicazione che si
usa quel pontile dall'1 luglio: ma fino
a quando, per sei mesi? Un anno? Di
più?), ma continuare a chiedere
pazienza e comprensione a chi da
anni sopporta forti disagi mi pare
francamente un po' troppo.
Colgo tra i lavoratori che incontro
ogni giorno in motonave che la pentola dell'esasperazione è in fortissima
ebollizione: prima che il coperchio
salti per aria e in attesa di tempi
migliori con la realizzazione del
nuovo pontile, vi preghiamo, fate
qualcosa per ridurre i disagi, consentiteci di tornare a casa dal lavoro e
usare i mezzi ACTV, non dico comodamente (come sarebbe giusto), ma
perlomeno in condizioni umanamente accettabili.
A questa lettera la dirigenza dell'ACTV non ha mai risposto. Rispondere sarebbe stato, da parte di ACTV, oltre che un atto di cortesia, un gesto di attenzione nei confronti
non tanto del sottoscritto quanto dei cittadini che subiscono i disagi denunciati. Prendiamo atto di questo comportamento ma non ci rassegniamo. Le questioni che
abbiamo sollevato sono tutte aperte, e particolarmente quella della realizzazione del nuovo pontile alla Pietà, di cui grazie alla disponibilità di PMV, pubblichiamo in anteprima delle immagini. Altre questioni sono da affrontare, come quella, assurda, dell'abbonamento che, in assenza del tagliando mensile, non viene considerato valido
come Carta Venezia. E così, un cittadino di Cavallino Treporti, in possesso di abbonamento ACTV-ATVO che, ad esempio nel mese di luglio non si è fatto il tagliando mensile ma deve andare un giorno a Venezia, è costretto a pagare il biglietto 6,50 Euro anziché 1 Euro come un turista qualsiasi!!! Continueremo la nostra battaglia per migliorare i servizi di trasporto e porteremo queste questioni all'attenzione del consiglio comunale, affinché sia la stessa Amministrazione (che finora non ha dedicato grande
attenzione a questi problemi) a farsene carico. (c.o.)
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Aria inquinata dentro casa?
di Martina Bacciolo*
L'estate ci permette di stare molte
ore all'aperto e di godere dell'aria
pulita che entra dalle finestre che
rimangono per molte ore del giorno
aperte. Ma fra qualche mese dovremmo fare i conti con il cattivo tempo e
l'abbassamento delle temperature,
ecco che cominceremo a chiuderci in
ambienti chiusi, con scarso ricambio
d'aria. Avete mai pensato a quale
grado di inquinamento ci possa essere nella vostra casa? Durante l'inverno
si sente parlare di PM10 particelle di
metalli pesanti nell'aria esterna, ma
nell'aria interna che quantità di inquinanti vi si trova? L'aria che c'è all'interno delle nostre case è aria proveniente dall'esterno che filtra attraverso le
fessure, ed entra ed esce durante il
tempo che le finestre rimangono
aperte, o richiamata da dispositivi
meccanici come gli aspiratori o ancora filtrata attraverso le pareti.
All'interno l'aria si miscela con le
sostanze presenti all'interno dei
materiali di costruzione del fabbricato,
alle particelle create dalla presenza
dell'uomo, alle muffe e ai batteri che
prolificano con l'umidità negli
ambienti caldi. A fronte di tutto ciò si
può affermare che l'aria interna alle
nostre abitazioni e luoghi di lavoro è
molto più inquinata dell'aria esterna.
Le sostanze nocive presenti nell'aria
in casi estremi possono provocare
malesseri generali, come nausea, mal
di testa, problemi alle vie respiratorie
alle quali spesso non riusciamo a
dare una spiegazioni. Ma questo non
significa che il grado di inquinamento raggiunto all'interno dei nostri
ambienti sia necessariamente dannoso alla nostra salute, bensì conoscere
come si formano e di che origine
sono i possibili inquinanti può aiutarci a diminuirne le quantità e la pericolosità. La prima regola da seguire
sempre in qualunque ambiente ci si
trovi, che sia la propria casa, il posto
di lavoro o la scuola, è arieggiare
molto l'ambiente, più volte al giorno
e per parecchi minuti, ove non possibile per motivi tecnici utilizzare sistemi meccanici di aerazione forzata.
Altre buone norme sono: fare attenzione che non via siano perdite nelle
fonti di combustioni (stufe, camini,
caldaie) utilizzare prodotti per la pulizia della casa a basso contenuto di
sostanze nocive volatili.
Altra cosa fare attenzione ai materiali
con i quali sono costruiti i mobili che
si vanno ad acquistare, che siano certificati contro l'emissione di formaldeide, sostanza nociva che viene rilasciata anche da colle e le vernici dei
parquet.
Nei vecchi edifici, i materiali costruttivi degradati rilasciano polveri sottili
che si volatilizzano (intonaci, vernici,
carte da parati), che possono depositarsi nelle vie respiratorie.
Nel caso si decida di isolare termicamente il fabbricato fare attenzione
anche all'uso di isolanti sintetici che
possono impedire la naturale traspirazione delle murature, andando a
caldaia/ fornelli:
Nox, CO
prodotti per la casa
VOC, Formaldeide,
sostanze chimiche volatili
vernici:
VOC, metalli pesanti
creare l'habitat ideale delle muffe.
Importantissimo, se avete la fortuna
di costruirvi una nuova casa, richiedere che almeno le finiture siano realizzate con materiali che non emettano
sostanze nocive, che sia correttamente ventilata e soprattutto isolata dal
terreno in modo che l'umidità non filtri all'interno delle murature.
In conclusione cercare di fare un po'
più attenzione alla nostra salute, che
può essere influenzata da tutto ciò
che ci circonda.
*architetto
pareti/soffitto:
amianto , fibre minerali
esterno:
PM10, NOX, CO, ozono
mobili/ moquette/ parquet:
formaldeide, batteri, muffe
terreno:
umidità, gas radon
Mercati agricoli: il disappunto di Confederazione Italiana Agricoltori
L'abbiamo espresso in un incontro
tutto il nostro disappunto per la scelta voluta dall'assessore Zanella di affidare a Coldiretti la gestione del mercato contadino, una delle opportunità
per le aziende agricole di poter accorciare la filiera e di proporre direttamente i propri prodotti ai cittadini.
Abbiamo scritto il nostro disappunto,
oltre all'assessore in questione al
Sindaco Vanin e ai Capigruppo presenti in Consiglio Comunale: ciò
nonostante l'amministrazione ha continuato sulla strada da noi contestata.
Cosa costava dare la possibilità alla
Cia di essere presente con i propri
soci, senza dover, come dice il regolamento approvato, chiedere l'autorizzazione alla Coldiretti, alla quale
viene assegnato anche il compito di
analizzare le singole domande e proporre all'Amministrazione Comunale
chi ha i requisiti per poter partecipare
a tali mercatini? Ciò non bastasse, se
qualche azienda riuscisse a farsi concedere l'onore di poter essere presente dovrebbe utilizzare le strutture
di Coldiretti con tanto di loghi e con
quali costi? Capirei se la Cia non fosse
presente nel territorio, ma vista la
nostra pluridecennale presenza in
loco e la partecipazione diretta a varie
iniziative ed incontri, tali scelte ci
fanno riflettere. È un po' come dire
che si è liberisti, aperti e democratici,
salvo poi agire in modo chiuso, di
parte, discriminando. Non è un atteggiamento che ci aspettavamo, che
respingiamo con forza e che ci dà
motivo di rilanciare il nostro impegno
ed il nostro lavoro a favore degli agricoltori. Siamo sicuri che essi stessi
per primi non si aspettino un atteggiamento più unitario?
L'agricoltura conta sempre meno e
qualcuno si cimenta a dividerla anche
quando può stare unita.
Un esempio? Qualche giorno fa un
articolo apparso sul Gazzettino registrava da parte di esponenti di
Coldiretti le difficoltà ed i problemi
legati alla raccolta dei rifiuti agricoli.
Questioni condivisibili, dai costi insostenibili, dalla burocraticità delle procedure, ma allora perché agire in
modo diverso, perché abbandonare
la scelta unitaria e non fare fronte
comune per ottenere semplificazioni
e abbassare i costi. Noi come Cia,
assieme a Confagricoltura e Copagri,
a differenza di altri non abbiamo sottoscritto l'accordo con la Provincia
motivando tale scelta con gli argomenti di cui sopra, convinti che assieme avremmo avuto la forza di arrivare a scelte più favorevoli agli agricoltori così come è avvenuto in altre province vicine.
Credo che, pur nelle differenze proprie di ogni storia organizzativa e di
rappresentanza, serva più unità del
mondo agricolo, meno arroganza, più
dialogo. lo scrivo non solo perché lo
penso, ma perchè me lo chiedono i
nostri associati e perché questo serve
all'agricoltura.
Mario Quaresimin
Presidente CIA Venezia
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LA NOSTRA STORIA
La storia dei sette casoni
I PRIMI CASONI
Il primo documento ufficiale che parla
dei casoni nel nostro territorio è il
Catasto Napoleonico del 1807. Infatti
sono state individuate sei abitazioni
"casa masserizia in canne" situate e
concentrate tutte in una zona ristretta
e ben precisa lungo il canale Pordelio,
tra l'attuale caserma di Ca' Vio
(Mandracio) e la via della Fonte.
Il primo casone partendo da est era di
proprietà del nobile veneziano
Marcantonio Venier e successivamente abitata dalla famiglia Scarpi con i
fratelli Angelo, Girolamo, Pompeo e
Vittore. Poi ritroviamo i figli Federico e
Attilio. Ora è abitata dai nipoti Rosino
e Vanna Scarpi. Il secondo era di proprietà di Valsandi e abitato verso la
fine dell' 800 da Vittorio Marangon e
dopo dai figli Gianni e Lina. Vicino al
ponte c'era il casone abitato dai fratelli Vittorio, Giovanni, Virgilio, Abbondio
e Arduino Marangon, detti "Crepaldi".
Ora è abitato da un nipote Luciano
Marangon. Un altro casone, sempre
di proprietà di Valsandi, era abitato da
Luigi Marangon, poi dal figlio Aldo ed
ora dal nipote Ennio. Vicino c'era il
casone abitato da Pietro Cicuto,
Domenico e Giovanni. Si tramanda
oralmente che i Cicuto provenivano
da Annone Veneto e quando arrivarono, alla metà dell'800, si sistemarono
appunto in un casone. Nel 1932 vi
abitavano circa 20 persone. L'ultimo
casone, situato vicino al precedente,
è stato completamente demolito. Nel
catasto austriaco del 1840 questi edifici risultano "fabbricati in parte in
legno e in parte in muro, coperti di
canna" ed erano tutti di proprietà di
Giuseppe Cornet. Con il passare degli
anni questi casoni vennero trasformati in abitazioni in muratura con tetto in
tegole e coppi. Queste trasformazioni
avvennero per alcuni, secondo la tradizione orale, verso il 1890.
I CASONI
Per avere maggiori informazioni su
questi casoni mi sono avvalso delle
testimonianze preziose e dettagliate
di tre persone che hanno vissuto in
queste tipiche abitazioni: Alessandro
Angiolin, Giovanni Battista "Moro"
Bastianello e Flora Bozzato vedova
Valleri.
I casoni venivano costruiti ai margini
delle grandi proprietà in fase di bonifica come abitazioni per i braccianti.
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Questo tipo di case erano a pianta
rettangolare di circa 6mx4m, e avevano due piani. Al piano terra il pavimento era in terra battuta, ed era formato da un'unica stanza adibita a
cucina, in un angolo c'era la cantina
con la botte e la stanga per i salami.
Le pareti erano in legno o mattoni,
sostenuti da travi portanti.
Questo materiale proveniva quasi
sempre da case demolite a Venezia.
Una scala a pioli in legno, posizionata
solitamente sopra la porta centrale,
più evoluti c'erano dei divisori in
canna. Erano situazioni di estrema
precarietà, di miseria e di povertà.
I SETTE CASONI
Nel 1883, secondo il Regio Catasto
Italiano, sorsero altri casoni ma lungo
l'argine sud del canale Vallone ed
erano precisamente sette, quelli che
diedero il nome alla località
Settecasoni.
Verso il ponte dei Crepaldi sorgeva il
casone di Vincenzo Marangon, poi
L’abitazione in muratura di Ennio Marangon che in origine era un casone
dava l'accesso al primo piano. Le
pareti del piano superiore erano formate da canne di palude ("grisioe")
sostenute da travi portanti e il tetto
coperto da paglia o strame, materiale
facilmente reperibile perché la zona
era in gran parte paludosa. Era un
unico stanzone adibito a camera da
letto con il pavimento in legno; il soffitto era molto basso lungo le pareti e
ad altezza d'uomo nel colmo centrale. Un'unica finestra, di solito posizionata nella parete di fronte alla porta,
arieggiava l'intera stanza. Nei casoni
abitato dal figlio Giovanni, successivamente dai nipoti Enrico e Angelo. La
casa, ora completamente in muratura, è abitata dal figlio di quest'ultimo,
Argentino Marangon. Vicino sorgeva il
casone abitato da Antonio Angiolin
detto "Tonetto". Il figlio Attilio, nato
nel 1889, si sposò nel 1919 proprio
nel casone. Ebbe 12 figli tra cui
Alessandro, che vi abitò. L'edificio,
ridotto a magazzino, prese fuoco nel
1970. Ora al suo posto sorge
l'abitazione moderna del signor
Alessandro e dei figli. Non molto lon-
tano sorgeva il casone di Giovanni
Battista Bastianello detto "Moro".
Anche lui, come ha testimoniato personalmente, si è sposato nel 1948
in questo casone, che divenne poi
magazzino e che negli anni '70 è
stato ristrutturato. Qualche centinaio
di metri più avanti sorgeva il casone
di Luigi Castelli: ebbe un figlio,
Antonio "Ino", nel 1894, mentre nel
1925 nacque il nipote Virgilio. La
casa, diventata in muratura, è abitata
tuttora dai figli di quest'ultimo Aldo,
Guerrino e Claudio Castelli.
Il quinto casone era abitato da Carlo
Pavanello che nel 1955/56 vendette
tutto ad Alfredo Bozzato. L'abitazione
ristrutturata in muratura, con
l'alluvione del 1966 ebbe dei danni
strutturali ingenti non avendo solide
fondamenta. Di conseguenza venne
completamente demolita. Vicino è
stata costruita una nuova e moderna
casa abitata dal figlio, Sergio Bozzato.
Più avanti sorgeva il casone di
Armando Cicutto detto "scrocco".
L'attuale casa in muratura è abitata
dalla vedova Giacinta e dalla famiglia
del figlio Erminio.
L'ultimo casone si trovava in una strada laterale di via della Fonte ed era
abitato da Valleri Fioravanti detto
"Rabaltasacchi" e dal fratello
Domenico. Quest'ultimo ebbe un
figlio Carlo Valleri che sposò la signora Flora Bozzato. La signora Flora, ora
novantenne mi ha raccontato molti
particolari di questo casone. Infatti si
trovava ai bordi di una grande valle
chiamata Vallone, successivamente
bonificata. L'edificio venne demolito
e non molto lontano venne costruita
la nuova abitazione.
Con il miglioramento della resa agricola, infatti, a partire dagli anni '30 del
secolo scorso, fu possibile la trasformazione dei casoni in case rurali in
mattoni, con facciate verso sud, con
tipi di coperture più solide in coppi,
alcune con portici ad archi e con
grandi camini. Il tutto fu edificato, per
i propri contadini, a spese dei proprietari di allora, cioè la Tenuta del
Cavallino.
Ora di questi casoni rimane soltanto il
nome della via Settecasoni e, secondo le testimonianze, tanti ricordi ma
nessuna nostalgia.
Giuseppe Bozzato
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Ieri e oggi
Punta Sabbioni nel 1930
La foto in bianco e nero di Punta
Sabbioni è stata fatta nel 1930, anno
in cui è stata ultimata via Fausta, strada rettilinea che da Cavallino arriva
appunto fino alla Punta dei Sabbioni.
In primo piano la diga foranea costruita negli anni 1888-1892.
La strada prosegue verso Nord per
terminare davanti alla caserma
(diventata poi chiesetta) di fronte al
pontile militare usato, per i primi anni,
anche dalle motonavi che avevano
Punta Sabbioni nel 2002
iniziato il servizio da Venezia a Punta
Sabbioni.
Gli unici edifici che si vedono sono
esclusivamente militari. In secondo
piano si nota a destra la torre telemetrica a due piani (incrocio di via
Hermada). A sinistra si vedono vicino
alla caserma la torre telemetrica (di
Lio Grando) e le torri telemetriche del
Forte Treporti o Forte Vecchio.
L'ambiente circostante risulta incolto
e paludoso.
La foto a colori ritrae Punta Sabbioni
nell'anno 2002. La striscia verde rettilinea è via Fausta con i pini domestici
che la caratterizzano. In primo piano il
piazzale attorniato dagli edifici costruiti negli anni ‘60, il nuovo pontile con
le due motonavi per Venezia e
Burano. Numerosi sono gli approdi
privati. Alle spalle del piazzale si nota
l'alberatura del parcheggio privato e la
spianata del parcheggio ACI.
In secondo piano alla sinistra si nota
ancora la torre telemetrica, ma attorniata dalla nuova lottizzazione di Lio
Grando iniziata negli anni '70.
Si intravede ancora la chiesetta e di
fronte l'ex pontile militare. In secondo
piano una serie abbastanza disordinata di costruzioni private e sullo sfondo
il centro di Ca' Savio.
Giuseppe Bozzato
L'ultimo saluto a Guido Santin
Ci ha las c i a t i ,
qualche
settimana
fa Guido
Santin, un
treportino
autentico
come
il
suo compagno di
voga Almiro Bergamo, gente che per
amore delle proprie origini ha rifiutato
probabilmente maggior fama e consistenti vantaggi economici, offerti nientemeno che dalla FIAT degli Agnelli.
La scomparsa di Guido, ampiamente
ricordata da tutti i quotidiani locali, ha
suscitato emozione e cordoglio nella
nostra comunità, per lo spessore del
personaggio e per la straordinarietà
della sua vicenda umana e sportiva,
vissuta per molta parte durante i
momenti più bui del tragico secolo
che abbiamo da poco lasciato alle
spalle. Nato l'1 gennaio del 1911, cresce e matura come uomo e come
atleta tra le due guerre mondiali.
Entra nella storia nel 1936 partecipando alle Olimpiadi tedesche inaugurate da Adolf Hitler e, con il compagno di sempre Almiro Bergamo porta
a casa la medaglia d'argento nel "due
con", timoniere Luciano Negrini.
"Forse allora eravamo andati in super
allenamento" disse qualche anno fa
ricordando quei momenti.
Al campionato europeo di Milano, nel
1938, la grande rivincita: oro a
Bergamo-Santin-Negrini e argento ai
tedeschi che li avevano battuti a
Berlino due anni prima, a seguire una
serie interminabile di successi. Nella
primavera del 2004, il primo Sindaco
del neonato Comune di CavallinoTreporti e la Giunta, incontrando
Guido e la sua famiglia per consegnare una targa alla benemerenza, poterono essere testimoni della semplicità
e della grandezza dell'uomo oltre che
del campione.
Ci piace ricordare quel momento con
le parole di Egidio Bergamo, cronista
storico delle nostre terre, presente a
quell'incontro: "Nel ricevere la targa
dalle mani dell'allora sindaco Claudio
Orazio, Guido Santin, aveva avuto un
momento di smarrimento, riprendendosi disse: 'Questo è il giorno più
bello della mia vita. Non ho fatto nulla
per meritare questo onore... sì, con
Almiro abbiamo remato, remato
tanto... grazie!' Altro, con l'emozione
alla gola non poté aggiungere".
La redazione di Cittadini al Centro
esprime le più sentite condoglianze
alla moglie Lina, ai figli e ai famigliari
tutti, per la scomparsa dell'indimenticato Guido.
Roberto Vian
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SOCIETÀ E CULTURA
Figli del vento
Alcune considerazioni sulle principali comunità nomadi di Provincia di Venezia
di Susanna Enzo
Sono rom, sinti, maùs, kalé, romaniceles e caminati siciliani, ma li conosciamo con il termine generico di
"zingari". Per loro, invece, noi siamo
gagè. Un noi e un loro molto bene
distinti e spesso causa di forti incomprensioni. Poco infatti si conosce di
queste comunità. Vengono chiamati
nomadi ma molti di loro vivono stabilmente in un luogo. Sono percepiti
come stranieri, però una buona parte
ha la cittadinanza italiana. In provincia
di Venezia esistono gruppi famigliari
che si sono stanziati qui da più di
trent'anni. Quasi tutti, a dispetto di
quel che si pensa, preferirebbero
vivere in una casa. Il mondo gagè li
osserva e li vede sporchi, puzzolenti,
ignoranti e dediti all'illegalità. E sicuramente determinati comportamenti di
queste minoranze hanno perpetuato
tali punti di vista. Accostandosi con
maggiore apertura si scopre che sono
popoli con una cultura e delle tradizioni. A partire dalla lingua, il romanes, che sembra derivare da varianti
popolari del sanscrito. Attribuiscono
grande importanza agli anziani che
detengono un posto di rispetto all'interno della comunità. Il nucleo portante è la famiglia, permangono i
matrimoni fra gli adolescenti, anche
se nei gruppi stanziali l'età per sposarsi si sta alzando. Un aspetto sicuramente poco conosciuto è la festosità
di questi popoli che in occasione di
nascite, matrimoni o ricorrenze religiose coinvolge tutta la comunità in
celebrazioni di due o tre giorni. Anche
per i lutti vi sono delle procedure
molto diverse dalle nostre e in certi
gruppi sinti persiste il rito di bruciare
tutto ciò che appartiene al defunto. I
rapporti con queste minoranze non
sono facili. Gli operatori che si sono
confrontati con loro, hanno avuto
molto spesso l'impressione che non
vogliano integrarsi appieno e che
attribuiscano valore diverso dal nostro
a lavoro e istruzione. In questa testimonianza raccolta nel libro E per
patria una lingua segreta a cura della
Provincia di Venezia e del Coses, casa
editrice Nuovadimensione, un anziano rom dice: "Per essere amico dei
nomadi, devi mangiare assieme a
loro due quintali di sale". la frase ben
sintetizza la diffidenza di un popolo
diverso che è rimasto per noi estraneo e che è stato oggetto di persecuzioni troppo spesso dimenticate. Per
citare l'esempio più tragico, durante la
Seconda Guerra Mondiale oltre
mezzo milione di "zingari" sono state
vittime dell'olocausto. Si aggiunga il
vuoto legislativo italiano che non riconosce rom e sinti come minoranze
etniche a fonte della loro tutela prevista dal diritto europeo. A livello regionela, comunque, non sono mancate
leggi e iniziative. Il testo citato si propne di essere uno strumento per
avvicinarsi al moneod nomade. Un
primo passo e un invito a non temere ciò che non conosciamo. È un
modo per approcciarsi alle nuove
geografie e alle società che si stanno
delineando in questo secolo e che
sono totalmente differenti dal passato.
Architexture: il restyling urbano con fantasia
di Letizia Minuti
Antonella Ficotto è nata a Venezia ed è originaria del nostro litorale. Di recente ho avuto
il piacere di incontrarla in occasione della sua
ultima mostra fotografica Architexture, allestita all'interno della gelateria Lovat di Jesolo.
Socia dal 2001 del circolo fotografico 200iso, si
è specializzata in varie tecniche fotografiche
tra le quali, ricordiamo, quella del "panning"
utilizzata per riprendere i soggetti in movimento, finalizzata ad esercitare la dinamica
dell'azione come per esempio nella foto
"Folate di vento", che ritrae una garzetta in
procinto di spiccare il volo (l'immagine è stata
utilizzata anche come foto di copertina del
numero di ottobre 2007 del nostro giornale),
oppure per esemplificare il concetto di fotoritocco senza l'intervento del computer.
Quella della fotografia è una passione che
Antonella coltiva fin dalla più tenera età:
l'immagine nasce dal suo gioco di bimba la
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quale, prima di addormentarsi, guardava il soffitto della stanza, immaginando di cogliere
facce, animali ed altre figure. Ha vinto numerosi concorsi fotografici, tra i quali ricordiamo
quello della Torre Massimiliana nel 2007 (con
la foto della garzetta) ad anche altre (la mucillagine di Lio Piccolo). L'artista è alla continua ricerca del nuovo e ciò si può cogliere dalla sua naturale predisposizione allo
studio del particolare, in quanto è alla
ricerca di scovare più immagini: il suo
occhio, cioè, screma automaticamente il
soggetto, riuscendo a ricavare delle
forme dentro ad altre forme. nella sua
ricerca la scelta del colore non è determinante, piuttosto è interessata all'effetto finale di ciò che si vede. Per Antonella è
come aver partorito un bimbo: l'idea le si è sviluppata progressivamente in modo embrionale. Per riassumere il commento dell'architetto
Michele Busarello si può dire che Antonella
abbia fatto "un'operazione di restyling urbano
con la fantasia" grazie alla quale viene estrapolato l'aspetto più originale nonostante la bruttura del soggetto, grazie alla propria interpretazione soggettiva. Nel suo studio ha iniziato
ad analizzare gli elementi naturali, quali il
mare e i sassi, cogliendone la forma e il dise-
gno: ella ricerca volutamente le emozioni che
scaturiscono dall'analisi attenta di un particolare elemento. La sua
motivazione interiore è
dettata dalla ricerca del
particolare, grazie al
quale la macchina fotografica diventa per lei
uno strumento che le
consente di tradurre in
una sorta di pittura ciò
che si vede: è partita
con l'idea della trasfor- Antonella Ficotto
mazione dove "il suo
occhio vede solo ciò che vuole vedere". Le sue
opere sono state realizzate sovrapponendo
due foto senza però modificarle con l'ausilio
del computer: qui ha isolato un dettaglio,
ricombinandolo successivamente grazie all'accostamento delle linee, creando il cemento
più leggero. È sufficiente notare ad esempio
l'assemblaggio di palazzi costruiti nel corso
degli anni '50, '60 e '70, proponendo una lettura tutta nuova dell'immagine, operando cioè
una sintesi delle espressioni nel tempo. Per le
sue opere Antonella ha utilizzato la tecnica di
stampa a getto d'inchiostro su lastra, tecnica
questa che consente di stampare l'immagine
direttamente sul supporto per dare maggiore
rilievo al significato dell'opera. Anche i criteri
della sovrapposizione dei soggetti non sono
casuali: è l'istinto dell'immagine stessa a fare
da discriminante nel senso che è l'immagine a
chiamare un'altra immagine e Antonella
immagina già il suo prodotto finito, scegliendo tra le foto che le suscitano maggiori emozioni, ricercando ancora una volta la forma e
non il paesaggio.
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Testi tosti
Pensieri inVersi e diVersi
di Cinzia Condotta
Il vento dei fiordi
Alberto Fiorin
Ediciclo 2008, pp. 200 - euro 16,00
Per gli appassionati delle due ruote un racconto entusiasmante.
Un viaggio in bicicletta verso una meta leggendaria, inseguendo rotte antiche di viaggiatori, mercanti veneziani e
pescatori.
Il sogno di tutti, risalire il mappamondo e raggiungere
Capo Nord. E farlo con un mezzo quasi "umano", la bicicletta, cavallo d'acciaio che porta alla scoperta di nuovi territori e nuovi popoli senza barriere né confini. Sette ciclisti
veneziani inseguono il profumo del baccalà, piatto tradizionale della cucina veneta, superando il Circolo Polare Artico,
toccando le magiche isole Lofoten per approdare a Capo Nord.
Vento, fiordi, mari, balene, isole, naufragi, arcobaleni, nevi, ghiacci, cascate,
laghi, renne, alci, storia, tradizioni, salite e sudore: tutti elementi che si intrecciano indissolubilmente nel viaggio.
L'autore srotola il filo di un'avventura di oltre 4000 chilometri che si trasforma
in una sorta di viaggio sentimentale, alla ricerca dei ricordi di un nonno, mai
conosciuto ciclista, e importatore di baccalà.
Il libro è stato presentato in primavera a Ca’ Savio, in una bella serata organizzata da Verdelitorale. Alberto Fiorin, nato a Venezia nel 1960, è autore di altre
spedizioni ciclistiche che ha raccontato in diversi libri tutti editi da Ediciclo.
Altri suoi libri: Perdonato dalle lucertole (1997); Capitan Slaff (2000); Il mio
nome è Herbert Fanucci (2005).
Il maestro magro
Gian Antonio Stella
Rizzoli 2005, pp. 314, 8,50 euro
Mettere insieme, un alunno dopo l'altro, una classe di
adulti analfabeti: questo è l'obiettivo di Ariosto Aliquò,
detto Osto, figlio di un tappezziere puparo che, dopo uno
sgarbo involontario a un boss mafioso, si è visto incendiare il teatro.
Osto emigra dalla Sicilia in una terra ancora più povera: il
Polesine. Lì cerca di rastrellare gli scolari necessari a guadagnare, in base a una vecchia legge, il diritto a quello stipendio ridotto che spetta ai "maestri magri".
E lì, conosce Ines, una giovane vedova di guerra. In quel
mondo sospeso tra la terra e l'acqua nasce un amore forte,
malinconico e allegro che i due "irregolari" portano a compimento andando
ad immergersi nell'anonimato di un brulicante palazzone della cintura torinese in cui si concentra un irresistibile campionario di personaggi a cui ci si affeziona.
Attraverso le storie di Osto, di Ines e degli altri personaggi, nelle quali si
mischiano ironia e dolore, si riscopre l'Italia straordinaria del secondo dopoguerra.
Vicende tratte dai cinegiornali dell'epoca e dalla cronaca di provincia, che a
volte sembrano finzione, ma corrispondono alla realtà.
Il libro è il primo romanzo del noto giornalista.
Gian Antonio Stella - (nato ad Asolo/TV 1953).
Inviato ed editorialista del Corriere della Sera.
Ha vinto numerosi premi giornalistici. Ha scritto diversi saggi/inchieste.
Famoso il suo libro scritto in collaborazione con Sergio Rizzo, pubblicato nel
2007 La casta, che ha venduto oltre 1.200.000 copie.
"È lungo e impossibile a identificarsi,
l'elenco di coloro che lavorano per
l'umanità in infiniti modi, anche senza rendersene conto e che non aspirano ad alcun
possibile premio, un esercito di anime pure,
immacolate e questo è l'ostacolo (certo insufficiente) al diffondersi di quello spirito utilitario che, in varia gamma, si spinge fino
alla corruzione e ad ogni forma di sopraffazione, violenza e intolleranza." (da È ancora possibile la poesia? ed. Italica 1975).
Queste attualissime considerazioni, sulle quali
sarebbe opportuno meditare, sono tratte dal
discorso pronunciato dal poeta Eugenio
Montale nel 1975 all'Accademia di Svezia,
quando gli fu attribuito il premio Nobel per la
letteratura.
Eugenio Montale (Genova 1896-Milano 1981)
è stato una figura di riferimento e uno dei
protagonisti più significativi del Novecento
letterario europeo. Senatore a vita dal 1967,
poeta, giornalista, saggista, critico musicale,
ha ricevuto premi e consacrazioni nazionali e
internazionali.
A lui appartiene la formulazione dell'espressione "male di vivere" ("spesso il male di vivere ho incontrato" da Ossi di seppia, 1925)
come alienazione, noia e consapevolezza del
nulla che è l'uomo nella sua dimensione esistenziale, prima che storica.
La sua poetica esprime la difficoltà che
l'individuo incontra sentendosi in balìa di un
mondo di cui gli sfuggono premesse e conseguenze.
Questa visione angosciosa spinge Montale
verso la poesia come "varco" per penetrare in
una possibile dimensione dell'autentico che
la quotidianità insensata e degradata nasconde.
Di testo in testo, si manifesta un senso di
sospensione e attesa nel permanere di speranze dettate da quelle misteriose scie di luce
che solo i poeti colgono nel creato e per le
quali il pessimismo si tramuta miracolosamente in passione per la vita. Le sue poesie
sono rese con un linguaggio comprensivo di
suggestioni anche discordanti, con una forma
a tratti asciutta e severa, a tratti permeata da
una più diffusa discorsività incline, negli ultimi anni soprattutto, al sarcasmo e al disincanto.
Qualche verso come suggerimento e invito
alla lettura:
Spesso il male di vivere ho incontrato
Spesso il male di vivere ho incontrato
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi; fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
Da Ex Voto
Accade
che le affinità d'anima non giungano
ai gesti e alle parole ma rimangano
effuse come un magnetismo: é raro
ma accade.
Può darsi
che sia vera solo la lontananza,
vero l'oblio, vera la foglia secca
più del fresco germoglio. Tanto e altro
può darsi o dirsi.
Da Xenia II, N. 5
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Testi tratti da: Eugenio Montale, Poesie,
A.Mondadori, Editore ed. 2004
Donatella Nardin
Per chi ama gli animali
L'associazione animalista Peluches organizza domenica 28 settembre (dalle 9.00 alle 20.00)
presso il centro polivalente di Ca' Savio la prima edizione della festa Amici degli Animali.
Saranno presenti le associazioni protezionistiche e culturali regionali e nazionali con le
quali verranno organizzati stand e dibattiti informativi. Inoltre, verranno esposti i disegni
fatti dai bambini dei Centri estivi che hanno partecipato al progetto promosso dagli educatori di dell'associazione "Il cerchio di...".
Scrivici
Se volete dare notizia di particolari iniziative nel nostro territorio o esprimere la vostra opinione su temi che riguardano il nostro Comune, potete scriverci al seguente indirizzo di
posta elettronica: [email protected] o tramite posta all’indirizzo: Cittadini al
Centro, piazza S. M. Elisabetta, 10/11 - Cavallino.
Cittadini al Centro può essere letto anche on line su www.cavallinotreporti.net.
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SPORT
L’ASD Compagnia Arcieri... fa centro
di Massimo Vianello
È stato un vero piacere, per la redazione sportiva di Cittadini al Centro, incontrare ed ascoltare il presidente dell'Associazione Sportiva
Dilettantistica Compagnia Arcieri Union:
Villiam Zeri (nella foto). Non indossava il
camice bianco, come di siamo soliti vederlo
dietro al banco nel suo luogo di lavoro alla
Farmacia Zorzetto di Ca’ Savio, ma durante
l'intervista è emersa la sua personalità che lo
ha sempre distinto: cortese, disponibile,
rispettoso, premuroso, preciso, come quando
a chi lo richiede illustra le indicazioni e la
posologia di un farmaco prescritto dal medico
o consiglia il farmaco giusto in caso di necessità.
Da quanti anni l'associazione sportiva
che tu rappresenti promuove il tiro con
l'arco?
Lo statuto porta la data: 8 novembre 1985 su
iniziativa di cinque amici appassionati di questo sport.
Li vogliamo ricordare?
Fabio Amadi, Felice Ballarin, Giuseppe
Marotta, Emanuele Battaiotto ed il sottoscritto. Fabio ha il merito di essere stato capace di
aggregare i primi e pochi iscritti alla pratica di
questo sport "minore" che all'inizio, nel
nostro litorale, non era assolutamente conosciuto. Sono state notevoli le difficoltà per
promuoverlo, poi la partecipazione di Fabio
Amadi alle Paraolimpiadi di Seul e le sue
medaglie Olimpiche che pochi ricordano ma
che ancora oggi sono una meravigliosa realtà,
hanno seminato entusiasmi ed interessi molto
proficui. Inizialmente, i primi iscritti all'associazione sono stati famigliari e amici coinvolti
alla nostra iniziativa e piano piano abbiamo
iniziato a farci conoscere ed a divulgare questa
disciplina sportiva nel nostro territorio.
Quando vi siete resi conto di essere una
realtà sportiva nel nostro Comune?
Il miglioramento dell'Associazione è arrivato
con i successi ottenuti da Sandra Truccolo nel
1996 alle Paraolimpiadi di Atlanta (medaglia
d'oro a squadre) e nel 2000 a quelle di Sidney
(medaglia d'argento a squadre). La sua bravura, il suo esempio, la sua simpatia, ed ovviamente l'entusiasmo di tutta l’Arcieri Union,
hanno notevolmente contribuito ad allargare i
consensi attorno a questo sport.
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Quanti iscritti contate nella vostra associazione?
Complessivamente abbiamo 43 tesserati: 9
minorenni e 34 maggiorenni, quest'ultimi
suddivisi in 22 maschi e 12 femmine.
Partecipano alle gare, regolarmente ogni
domenica, 18/20 atleti. Gli altri iscritti praticano questo sport per passione e collaborano
alle attività ed alle iniziative promosse dall'associazione. Ritengo doveroso ricordare le
mamme e le mogli degli atleti che partecipano
attivamente all'organizzazione di eventi sportivi da noi proposti, menzionando le loro strepitose doti culinarie e organizzative. 43 soci
sembrano pochini, se si pensa a realtà più
numerose di altri sport. Per valorizzare questi
dati e di conseguenza la nostra azione, è
importante far conoscere ed evidenziare che
vi sono realtà sportive di tiro con l'arco presenti in metropoli italiane che hanno un
numero di tesserati pari al nostro o superiore
di qualche decina, ma dispongono di una densità di popolazione di molto superiore alla
nostra.
Quali sono le categorie di questo sport?
Si inizia con la categoria Giovanissimi che
avvia alla pratica di questo sport i bambini che
hanno un'età inferiore ai 12 anni. Si prosegue
con la categoria Ragazzi (dai 12 ai 14 anni),
Allievi (dai 14 ai 16 anni), Juniores (dai 16 ai 18
anni), Senior (fino ai 50 anni) e Master o
Veterano (dai 50 anni in su).
Quali sono le specialità di tiro con l'arco?
Vi è l'arco "nudo" che è quello praticato dalla
maggior parte degli atleti Arcieri Union; l'arco
"olimpico" è quello con cui si compete alle
Olimpiadi ed è più complesso del primo: presenta un mirino con degli stabilizzatori attaccati all'arco ed ha la caratteristica d'essere
molto preciso. Infine vi è l'arco "compound",
non ancora ammesso alle Olimpiadi. È un arco
molto potente e molto costoso. Vi è stato un
periodo in cui molti tesserati alla Fitarco tiravano con l'arco compound, ma negli ultimi
anni vi è stato un continuo e progressivo
abbandono, pur rimanendo una disciplina
apprezzata. Da ricordare anche l'arco long
bow, quello di Robin Hood.
Qual è la specialità più promettente o
più proficua dell'ASD Compagnia Arcieri
Union?
È necessaria una premessa. I successi olimpici
di Sandra Truccolo e di Fabio Amadi erano
stati ottenuti con l'arco olimpico. Sull'onda di
quei successi, tutti i tesserati dell'Associazione
praticavano quella specialità. Gli atleti che
disputavano le gare con l'arco "olimpico",
dovevano confrontarsi, ai Campionati
Regionali e Nazionali, con un consistente
numero d'atleti di valore tecnico elevato. Pertanto, per essere competitivi, era necessario,
oltre ad allenamenti molto
impegnativi e importanti, frequentare i corsi tecnici organizzati e promossi dalla
Fitarco, in città sparse nel territorio nazionale, durante la
stagione estiva.
Essenzialmente per impegni
lavorativi, i nostri atleti non
potevano soddisfare appieno a
queste esigenze, essenziali per
migliorare le loro capacità tecniche e gareggiare per una
medaglia. Si è così scelto di
competere con l'arco nudo,
sia perché nei Campionati di
questa specialità vi era un
numero non eccessivo di atleti iscritti, sia per cimentarsi
con un altro tipo d'arco.
Adesso nella nostra associazione vi sono più atleti che tirano
con l'arco "nudo" che con
quello olimpico, con risultati
eccellenti ed entusiasmanti.
Da anni, ormai, occupiamo le
prime posizioni nel Campionato Regionale e
Nazionale a Squadre Master e Senior, sia
maschile sia femminile, con ottimi piazzamenti individuali a livello nazionale.
Dove si allenano i vostri tesserati?
Ci alleniamo durante la stagione invernale
presso la palestra della scuola elementare
S.Pertini a Punta Sabbioni, tre volte la settimana, nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì,
dalle 20.00 alle 22.00. Ogni domenica, siamo
in gara. In estate gli allenamenti si tengono
presso il campo di tiro del Camping Union
Lido.
Quali sono i prossimi obiettivi dell'associazione?
Senz'altro continuare a migliorare e qualificare il nostro valore tecnico nelle due specialità
di arco: nudo e olimpico senza, ostacolare le
iniziative e le attitudini degli atleti promettenti nelle altre specialità compound, long bow e
altre. Inoltre, riuscire a qualificarci per competere nel Campionato Regionale e Nazionale
con una squadra di ciascuna categoria.
Una squadra, in gara, è composta di tre elementi e, attualmente, le sole categorie Allievi
e Juniores partecipano alle gare soltanto a
livello individuale, perché, purtroppo, non
abbiamo sufficienti tesserati di quelle categorie per formare una squadra. Per ultimo, riuscire a formare un innovato, giovane e capace
gruppo dirigente, per continuare l'azione e il
lavoro sin qui svolto e mettermi così da parte,
sia perché l'impegno profuso nella società ha
superato i vent'anni, sia perché dal 2000
copro la carica di Presidente con responsabilità di gestione gravose e le due cose assieme
cominciano a farsi sentire.
Le associazioni sportive incontrate e presentate da questa redazione sportiva
hanno tutte evidenziato le difficoltà e gli
sforzi per sostenere i costi di gestione
delle attività sportive da loro promosse.
Spese in molti casi risolte dalla sensibilità sportiva e sociale di sponsor locali.
L'ASD Arcieri Union come riesce a far
quadrare i conti?
Esclusivamente con le quote dei soci. Modici
importi li ricaviamo con i corsi estivi di avviamento alla pratica sportiva di tiro con l'arco.
Corsi, organizzati in collaborazione con il
Camping Union, rivolti ai residenti ed ai turisti
presenti nel nostro litorale. Importante e fondamentale è la collaborazione con il Camping
Union, avviata sin dalla nostra nascita. Da sempre ci ha concesso, gratuitamente, una superficie grande quanto un campo da calcio per
svolgere le nostre attività e si fa carico della
manutenzione della stessa. È per riconoscere
e valorizzare questa stretta collaborazione che
abbiamo inserito nella nostra denominazione
sociale il termine Union.
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Orienteering - Il Gran Premio dell’Adriatico
Dal 19 al 21 settembre a Jesolo e a
Ca' Savio si svolgerà il Gran Premio
dell'Adriatico di Orienteering-corsa
d'orientamento. Proprio nel nostro
Comune si svolgerà la tappa conclusiva e sarà l'occasione per vedere all'opera atleti provenienti da tutta Italia e
dall'estero che, “armati” di carta e
bussola, si daranno battaglia per le
strade delle due località.
È un'occasione non solo per vedere
all'opera tanti campioni, ma anche
per provare questa disciplina sportiva
divertente ed educativa che ogni
anno riesce a richiamare migliaia di
persone alla gara internazionale che
si svolge a Venezia nel mese di
novembre.
Venerdì pomeriggio, il 19 settembre,
inoltre, si svolgerà un prologo presso
il Villaggio San Paolo di Ca' Ballarin a
cui tutti possono partecipare per
prendere confidenza con questo
sport che ha delle regole semplici e
facili.
Ma che cos'è l'orienteering?
L'orienteering, o corsa d'orientamento, è uno sport relativamente
recente. È infatti nato nei Paesi
Scandinavi nel corso del secolo appena trascorso. Si pratica a costante
contatto con la natura o nei centri
urbani. Obiettivo di una competizione
di orienteering è infatti quello di raggiungere, nel minor tempo possibile
e secondo una successione prestabilita, una serie di “punti di controllo”
posizionati nell'area della gara e
segnati su di una carta topografica
preventivamente consegnata all'atleta. Ogni partecipante può scegliere
liberamente il tragitto da percorrere
tra un punto e l'altro.
All'atleta sono richieste dunque velocità, agilità e, soprattutto, grande abilità nel leggere ed interpretare la
mappa del terreno di gara.
Per praticare lo sport in una determinata zona è dunque sempre necessaria la mappa d'orienteering dell'area
stessa. Si tratta di una carta topografica estremamente dettagliata, solitamente realizzata appositamente per
le competizioni. Chi partecipa ad una
prova di orientamento, utilizza una
carta topografica realizzata appositamente per questo sport, con segni
convenzionali unificati in tutto il
mondo.
Si gareggia individualmente, a coppie
o in squadra, transitando dai diversi
punti di controllo che vengono preventivamente posti sul territorio.
Raggiunto il punto di controllo si
dovrà registrare il passaggio sul proprio testimone di gara.
Vince chi impiega il tempo minore. In
questo sport non vince sempre il più
veloce, ma colui che è in grado di
orientarsi più rapidamente e di fare le
scelte di percorso migliori.
Si può praticare come sport agonistico oppure semplicemente a livello
escursionistico amatoriale, da soli o in
compagnia, al solo scopo di stare
all'aria aperta e immergersi nella
natura.
Per questi motivi nelle gare sono previste numerose categorie suddivise
per sesso, per età e per grado di difficoltà.
Inoltre l'orienteering unisce intere
famiglie, che alle manifestazioni partecipano nelle diverse categorie,
ognuno con il proprio personale
obiettivo. Inoltre la pratica dell'orienteering può essere intesa come
un'ottima attività fisica da praticare
tutti i giorni, di corsa o come una
rilassante passeggiata nelle palestre a
cielo aperto che la natura ci propone.
Come e dove si pratica l'orienteering?
L'orienteering è uno sport che si pratica all'aperto (outdoor). L'orientista
munito di una bussola (non obbligatoria) e di una carta topografica appositamente disegnata (la mappa)
mette alla prova la sua abilità scegliendo la via più breve e semplice
per transitare ai punti di controllo indicati sul terreno con un segnale bianco-arancio (la lanterna) e segnati con
un cerchietto sulla mappa.
L'orienteering (nei parchi della città,
in campagna, nei boschi) fa scoprire
nuovi ambienti e paesaggi, su un
modello di sviluppo durevole e sostenibile del territorio. È un modo piacevole per mantenersi in forma dove lo
sforzo fisico si accompagna alla lettura della carta topografica mentre scegliete il vostro itinerario.
È uno sport per tutti e per tutte le età,
dai bambini sotto i 10 anni, ai veterani con più di 70 anni. Si può partecipare con gli amici e la famiglia trascorrendo in compagnia il fine settimana.
Nel nostro Comune dal 2008 esiste
una
società
sportiva,
A.S.D.
Orienteering Laguna Nord Venezia,
che si dedica alla pratica e alla diffusione di questa disciplina e alla quale
ci si può rivolgere per informazioni,
partecipazioni a gare, iscrizioni e per
tutte le relative altre informazioni
(indirizzo e-mail: [email protected], tel.
041 968345-968269).
Giuseppe Bozzato
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VOCI DAL TERRITORIO
Il nuovo servizio fisiatrico
Grande opportunità per i cittadini di
Cavallino Treporti.
Partirà a settembre il nuovo sistema
di riabilitazione della USL 12 che
coinvolgerà anche i cittadini del
nostro Comune. La UILDM, che nel
nostro Comune è conosciuta per
l'attività dello Sportello di Segretariato
Sociale, nell'ambito della USL 12 ha
stipulato una innovativa convenzione,
che alleggerirà la situazione riabilitativa distrettuale. Vediamola: la convenzione si basa sulla riabilitazione da
rivolgere a tutte le persone affette da
qualsiasi tipo di disabilità, sia essa di
tipo fisico, sensoriale, psichico. Per
riabilitazione si intende terapia fisioterapica, logopedica, psicomotoria ed
occupazionale, il tutto coadiuvato da
personale medico (fisiatra, neurologo,
pneumologo) e psicologico (psicopedagogico nel caso di minori).
L'Assistente Sociale e la Segreteria
sono parte integrante del team. La
UILDM sarà il punto di riferimento ed
il punto di partenza per tutti. Dal
momento in cui la suddivisa: in ospedale per acuti, nei
UILDM riceve una Distretti per sub acuti, nelle strutture
segnalazione, la gira convenzionate (vedi San Camillo,
(tramite apposita e- ecc.) per cronici, UILDM per la disamail) al Direttore - bilità. Per avere un ciclo di terapie
Sanitario
ULSS. non sarà più necessario recarsi dal
Contemporaneamente lo staff UILDM medico di base per l'impegnativa e
predispone un progetto che verrà a poi prendere appuntamento con il
sua volta inviato e discusso in UVMD fisiatra. Sarà sufficiente una telefonata
dalla quale riceverà il beneplacito. Da alla segreteria e fissare un appuntaquel momento il progetto (condiviso mento per la visita in sede (per chi si
con i pazienti o genitori degli stessi) può muovere) oppure a domicilio
sarà avviato. Il progetto personalizzato con la fisiatra della UILDM.
ha validità annuale. A distanza di un Per l'area di Cavallino è possibile conanno verrà verificato, rivisto, ridiscus- tattare il segretariato sociale al
so e quant'altro (fermo restando che 39.39.07.54.76.
se in itinere qualcosa non dovesse Questo nuovo servizio darà modo a
funzionare, lo si riprende anche prima quanti dovevano attendere mesi per
della scadenza). I luoghi preposti alla dei cicli riabilitativi di poterli finalmenriabilitazione sono tre: presso il te fare, senza spendere soldi e
Centro medico sociale della UILDM a soprattutto senza muoversi di casa.
Marghera, presso il domicilio della Sintetizziamo: chi ha una invalidità
persona e presso le strutture, siano riconosciuta e necessita di riabilitazioesse residenziali o diurne presenti nel ne motoria o psicomotoria è suffiterritorio ed afferenti all'ULSS 12. In ciente che si metta in nota per la visisostanza la riabilitazione viene così ta fisiatrica al 39.39.07.54.76 e poi
Un'opportunità da sfruttare
La UILDM nell'ambito della nuova convenzione stipulata con la ASL 12 nell'area disabilità, partirà a breve con la fisioterapia domiciliare. È un’opportunità da
sfruttare indirizzata a tutti coloro a cui
sia certificato lo stato di disabilità e
necessitano di cure riabilitative. È
necessario a questo punto che il disabile nell'area USL 12 (o un suo famigliare)
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contatti direttamente la UILDM ai recapiti sotto indicati. Il fisiatra lo contatterà
e insieme sarà stesa la valutazione per il
progetto riabilitativo. Importante sottolineare che tutto ciò non costerà nulla
così come non ci saranno spese nemmeno per le future cure fisioterapiche a
domicilio.
attendere la chiamata della segreteria
che fisserà la data. Quindi a seguire, il
terapista arriverà direttamente al
domicilio del paziente per le terapie
concordate.
Gianfranco Bastianello
UILDM Venezia
Via Sette Casoni, 62
30013 Cavallino Treporti Ve
Cell 328 1561023 Fax 041 968844
h24 / 39.39.07.54.76
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Gruppo Anziani Autogestito: nessun sostegno dall’amministrazione
Si è svolto lo scorso 17 giugno un importante
incontro all'ex centro civico di Ca' Savio, tra gli
addetti all'Ufficio politiche sociali dei tre
Comuni interessati: cavallino Treporti, Marcon
e Quarto d'Altino. A questo meeting veniva
presentato un libro redatto da due esperti
come il prof. Pietro Basso e Fabio Perocco
dell'Università Ca' Foscari di Venezia dal titolo
Per un invecchiamento pienamente attivo.
La pubblicazione riguarda il progetto Dalle
storie alla storia, i nonni raccontano. Hanno
collaborato a questo studio le associazioni
Gruppo Anziani Autogestito e Circolo Auser
Oasi di Cavallino Treporti, l'associazione 3A di
Marcon e l'associazione Anziani di Quarto
d'Altino.
Erano presenti l'assessore Zanella e
l'assistente sociale Vitalba Genco per Cavallino
Treporti, l'Assessore competente del Comune
di Marcon, Gian Pietro Ballarin in rappresentanza del Gruppo Anziani Autogestito e due
rappresentati del circolo Auser Oasi. Dopo la
relazione dei due docenti ci siamo inoltrati nei
problemi reali e cioè: cosa fa la pubblica
amministrazione per aiutare l'anziano?
Qui è subito emerso che la situazione cambia
da Comune a Comune secondo le trasformazioni socio culturali avvenute sul territorio,
delle condizioni socio economiche e il conseguente adattamento delle persone anziane a
questi eventi. A una precisa domanda fatta dall'assessore Genco, con la quale si chiedeva
quali tra i Comuni interessati alla ricerca avesse maggiormente contribuito alla soluzione
dei problemi agli anziani, indicando e attuando scelte conseguenti, la risposta è stata che
in tutti e tre i Comuni coinvolti vi sono cose
positive individuate in base alle esigenze territoriali: però gli esperti per tutti gli enti interes-
sati, consigliavano la ricerca di forme di aggregazione più forti tra i vari soggetti che vedessero l'anziano coinvolto e protagonista, così
da evitare il rischio dell'isolamento.
Un altro problema importante è sorto in questi ultimi anni, e cioè la perdita del potere
d'acquisto delle pensioni, cui possono sopperire in parte le Amministrazioni Comunali, per
esempio nel dotare l'anziano di una tessera
per l'utilizzo gratuito dei trasporti pubblici,
cosa già sperimentata in altri Comuni. Oppure
dando degli aiuti economici alle associazioni
che si occupano del problema, anche svolgendo attività diverse, pur in collaborazione e per
degli obiettivi comuni.
In generale queste forme associative di volontariato presenti sul nostro territorio sono una
ricchezza per la Amministrazioni e, quindi,
occorre incentivare e aiutare anche finanziariamente chi opera in tale settore. A tal proposito, ci preme sottolineare che il Comune di
Cavallino Treporti ormai da tre anni non eroga
un solo contributo al Gruppo Anziani
Autogestito.
A fronte delle numerose iniziative ludicoricreative e culturali, tutte mirate all'integrazione degli anziani e a evitare l'emarginazione
degli stessi, realizzate nella ormai più che
decennale storia del sodalizio e ovviamente
anche negli ultimi tre anni, nessun sostegno
dall'Amministrazione Comunale.
Auspichiamo per il futuro maggiore coerenza
rispetto alle conclusioni tratte dai lavori a cui
facevamo riferimento in apertura di questa lettera, anche perché non si comprende a cosa
servano queste iniziative nel momento in cui
le risultanze vengono disattese.
Vogliamo infine segnalare un episodio che
lascia in noi una certa perplessità: ci riferiamo
alla nascita del Gruppo anziani Cavallino, caldeggiata, se non imposta, da questa
Amministrazione con la concessione di alcuni
spazi all'interno dell'ex scuola Pascoli. Ma era
proprio necessaria la nascita di una nuova
associazione con tutto quello che ne consegue in termini di lavoro, costi vivi e burocrazia? Non era più logico creare una sezione al
Cavallino del Gruppo Anziani Autogestito,
nato ormai da anni e presente al Cavallino
come a Ca' Ballarin e in tutto il territorio
comunale, con numerosi soci iscritti? Si sarebbero risparmiati soldi, fatica, un po' di scartoffie ma soprattutto si sarebbe evitata
un'occasione per sottolineare ancora una
volta come distinte e indipendenti le due
anime del nostro Comune. Quando si dice
integrazione... Ovviamente nulla contro il
Gruppo anziani di Cavallino, che salutiamo
con simpatia, nel quale ci sono anche numerosi iscritti anche al nostro gruppo e che crediamo abbia un po' subito questa vicenda.
Nella speranza che nel prossimo futuro
l'atteggiamento rispetto a quanto evidenziato
sia diverso e maggiormente attento alla realtà
del territorio, ringraziamo Cittadini al Centro
per l'ospitalità che vorrà concederci e cordialmente salutiamo.
Gruppo Anziani Autogestito
di Cavallino Treporti
La Redazione di Cittadini al Centro e il
gruppo Lista Orazio rivolge al presidente
del Gruppo Anziani Autogestito Olivo
Zanella le proprie condoglianze per la
perdita della moglie Maria.
All'attenzione del Sindaco
Nell'unica occasione in cui mi sono
presentato direttamente da Ella in
ufficio per uno scambio di parole mi
ha sottolineato che mi sono presentato senza appuntamento, allora come
giusta organizzazione del lavoro, ho
seguito il suo consiglio.
Giunto oramai alla fine della quarta
settimana, e avendo più volte sollecitato la collega dell'ufficio Segreteria a
prendermi un appuntamento per
poter avere un colloquio con Ella, ed
essendo Ella molto impegnato da
non aver trovato 10 minuti da spendere con un suo collaboratore, perché tale mi ritengo, fintanto che lavoriamo entrambi per lo stesso
Comune di Cavallino Treporti, ho pensato di inviarle questa lettera in modo
che tra un impegno e l'altro possa
leggere questa mia.
Come ben sa e come dimostrato
avendo perso un passaggio orizzontale nel lontano inizio 2005, anno in cui
Ella ha preso comando di questo
Comune, vengo a conoscenza a giugno del 2007 che nell'anno 2006
vengono effettuate delle progressioni
orizzontali per le categorie di livello B,
ma non per tutti, solo per pochi intimi, tengo a precisare che non siamo
una dozzina, forse poco più di un
palmo di mano.
La cosa è stata portata a conoscenza
dal sottoscritto al Direttore Generale
Dott. Giuseppe Bardino, che mi rispose che effettivamente ho perso
un'altra occasione. Ora ci sono nuovi
concorsi per livello superiore al mio,
ma come al solito il sottoscritto non
può prendere parte, per il semplice
motivo che mancano i titoli per parteciparvi da esterno.
Le faccio presente che il sottoscritto
fa già lavoro di livello superiore, non
riconosciuto, le ricordo che il sottoscritto, da quando è andato in pensione il collega Targhetta a fine mese di
marzo, sta portando avanti l'ufficio
anagrafe senza nessun tipo di formazione, sia a livello pratico, sia a livello legislativo, sia nei corsi di formazione specifici a cui non ha potuto partecipare per mancanza di autorizzazione, da parte di questa amministrazione, solo per il fatto di essere cocciuto non mi piego davanti alle difficoltà del sistema operativo in uso nel
nostro Comune che riesco a concludere pratiche di non facile attuazione.
Le ricordo che se l'ufficio porta avanti
a fatica il lavoro nel suo complesso,
senza nulla togliere al collega affiancatomi che si lascia dare disposizioni
e suggerimenti da un livello inferiore,
mi sento come l'infermiere che insegna al chirurgo ad operare ma con
benefici naturalmente per ovvi motivi
di livello differenti.
Ma fino ad oggi è il sottoscritto che
chiude le pratiche, di cambio di abitazione e di immigrazione ed emigrazione, evitandole code di persone
che vengono ad assillarla per pratiche
non concluse.
Mi chiedo, non era possibile avere un
po' di riconoscimento verso i lavoratori che portano avanti un ufficio da
prima linea, quale è l'ufficio anagrafe,
dove nessun collega si strappa le
vesti per venirci a lavorare e dove
vengono cittadini a chiedere qualsiasi
tipo di informazione che non
c'entrano nulla con il nostro ufficio
anagrafe ma per la buona immagine
del Comune vengono tutti informati
per quanto possibile. Non era possibile in tale occasione, visto il presentarsi di concorsi di livello superiore al
mio, inserire anche la possibilità di
concorsi interni per titoli in modo da
riconoscere merito a chi lavora per il
buon funzionamento e la buona
immagine del Comune.
Penso che Le avrebbe fatto onore
riconoscere le capacità dei suoi collaboratori, e sicuramente lavorerebbero
con più enfasi, ed entusiasmo, evidentemente
non
è
così.
Naturalmente, continuerò a lavorare
come ho sempre fatto, consapevole
di erogare al meglio i servizi ai propri
cittadini.
Certamente questa lettera verrà
cestinata, ma se trova il tempo di leggerla fino in fondo, almeno che sappia che i suoi collaboratori non sono
tutti "allampanati".
Cordialmente.
Pietro Calì
Il degrado di via Radaelli
Dovendo per motivi di lavoro percorrere
tutti i giorni via Radaelli e via delle Batterie,
constato ogni giorno il degradarsi dei lati
esterni in ghiaino di dette strade.
Mercoledì 16 luglio la ditta addetta alle
sistemazione delle strade, forse su segnalazione di qualcuno, ha provveduto a sistemare un tratto del lato est di via Radaelli,
mentre il lato ovest ed il tratto di via delle
Batterie è rimasto come prima.
Ci sono si state tante piogge, ma per
l'immagine del nostro Comune e la sicurezza dei turisti e delle persone che vi transitano per recarsi nei campeggi (Enzo, Vela Blu,
Cavallino e Villaggio S.Paolo) ed in spiaggia, penso sia un calvario.
La ditta inoltre ha dimenticato dei cartelli
indicatori, ormai finiti nel fosso o sotto le
ruote delle auto e dei caravan che vi transitano.
Questo problema ormai si presenta da anni
e credo che con i soldi spesi per le sistemazioni annuali si poteva allargare il manto
d'asfalto di quel metro che forse sarebbe
sufficiente.
Forse anche istituendo per i mesi estivi un
senso unico con entrata o uscita in via
Pealto si risolverebbe il problema.
Voglio inoltre ricordare che anche molte
delle strade bianche non vengono da
tempo risistemate.
Grazie per l'attenzione.
Sergio DeVecchio
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26-08-2008
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LETTERE
Una serata da dimenticare
Cari amici, non ero molto convinto di fare la
cosa giusta quando mi sono recato a Lio
Piccolo per sentire il Concerto Gran Galà Di
Katia Ricciarelli Eventi Nelle Vigne 2008 Borgo
Di Lio Piccolo, tuttavia avevo un biglietto gratuito e così ho deciso di partecipare all'evento
per gustarmi il bello e il buono prendendo le
cose come capitavano. Mentre pedalavo, ricordavo che Katia Ricciarelli cantava abbastanza
bene una trentina d'anni fa, diciamo dal '75
all'88, epoca in cui ha inciso i suoi dischi più
venduti, quelli con Karajan e Abbado (oggi chi
li compra lo fa per sentire Karajan e Abbado,
non certo per sentire la Ricciarelli). Poi ha
smesso di calcare le scene e s'è trasferita armi
e bagagli negli studi televisivi ove ha compiuto una carriera parallela sulla quale non ho la
competenza per pronunciarmi. Ma oggi come
canta Katia Ricciarelli? mi domandavo, già conscio dei giudizi impietosi che m'arrivavano dal
mondo degl'intenditori e da chi l'aveva sentita
recentemente. Nel frattempo pervengo a Lio
Piccolo, e sorvolando su altri dettagli poco
edificanti mi siedo, aspetto i miei 40 minuti
buoni lottando vigorosamente, energicamente, disperatamente contro le zanzare padrone
e signore di quelle terre, finché alle 21 passate, quando la "piazza" profuma d'Autan che
12
pare una fumeria d'oppio, entra in scena il
Gran Presentatore, il quale comincia la sua
predica papale, che parla dei prodotti agricoli
del nostro paese, delle bellezze di Lio Piccolo,
insomma del significato storico-artisticoescatologico di questo evento-concerto.
Intanto i minuti passano. Dopo la presentazione degli artisti, i saluti degli assessori comunali e la traduzione di tutto ciò in inglese e tedesco, finalmente è giunta l'ora del ConcertoEvento. Sotto un faretto che gli raduna intorno migliaia di zanzare, un martire di pianista (a
lui onore e lode) cerca d'accompagnare il
canto privo di ritmo di Katia Ricciarelli, il tutto
debitamente (e sgraziatamente) amplificato
da microfoni e casse, che a mio giudizio sono
la rovina della lirica italiana. Ma è canto questo? Pare piuttosto una nenia araba: è una
voce afona e del tutto priva d'intonazione, che
fatica a passare da una nota all'altra strascinandole pietosamente, in più è terribilmente tremola nelle note acute; dico acute, ma in realtà
in tutto il concerto non ho mai sentito una
nota più alta del La (finale del Campiello di
Wolf-Ferrari). Con lei canta il tenore, bella
voce matura e possente: evidentemente lui
mette la voce e fa il grosso del lavoro, poi lei
(che mette il nome) arriva sul ritornello noto
e canta la sua frase strappa-applausi. Ma che
repertorio fanno? Dopo un paio di classici
operistici (tra cui un pietoso "Di tanti palpiti")
si vira decisamente verso Melodie napoletane
& co.: Marechiare, 'O sole mio, Parlami
d'amore Mariù...
Decisamente il concerto è diventato un caffèconcerto, un piano-bar in cui due cantanti
duettano in maniera alquanto improvvisata:
era proprio necessaria la Katia Ricciarelli per
questo genere di spettacolo? Non si poteva
scritturare Gigi D'Alessio? Si noti che nessuno
dei "duetti" eseguiti è in realtà un duetto, il
che la dice lunga sull'incapacità della
Ricciarelli di cantare da sola un intero brano:
le manca il fiato.
Improvvisamente dopo solo 60 minuti il caffèconcerto termina, e allora capisco perfettamente tutto il dilungarsi dei nostri politici per
allungare un brodo ristrettissimo pagato a
caro prezzo. Non è finita qui, ci sono i discorsi di commiato ai quali s'aggiungono il Sindaco
e l'illustre consigliere regionale leghista Stival,
membro della commissione Cultura; segue la
consegna d'una ventina di targhe, mazzi di
fiori e altri omaggi.
Me ne vado (digiuno), coll'amaro in bocca per
la truffa subita (perché un concerto di 60
minuti fatto così è una truffa) e per i soldi sottratti alle casse del Comune, che è talmente
ricco da dover privatizzare la scuola materna
di Cavallino.
A mai più.
Lettera firmata
Anche noi pensiamo che molto spesso gli spettacoli promossi dall'Amministrazione siano
di scarsa qualità. Il Comune di Cavallino
Treporti, secondo quanto si legge nella delibera, ha messo a disposizione per questo
"spettacolo" 7.500 euro, di questi, 5.000 euro
risultano essere contributo dalla Regione
(l'iniziativa rientra nel Progetto "Gli eventi
nelle Vigne" AGRI-CULTURA). I 7.500 Euro
sono stati stanziati per: service e pianoforte,
locandine e manifesti, servizio bus navetta,
bagni chimici e targhe di riconoscimento.
Probabilmente poi ci sono altri sponsor e
l'incasso derivante dalla vendita dei biglietti
per pagare la prestazione della somma artista e forse qualche altra spesa. Sarebbe interessante sapere quale è stato il costo complessiva della serata soprattutto in relazione al
ritorno di immagine avuto per il Comune.
Soluzioni per la viabilità
Riferendomi al periodico a Cittadini al Centro di Cavallino Treporti del 15 giugno 2008 a
pagina 3, argomento "Problemi vecchi, soluzioni nuove" desidero esprimere quanto
segue. Sono pensionato, spesso uso la bicicletta divertendomi a pedalare attraverso il territorio. Percorro l'argine lato valle Drago-Jesolo, cioè partendo dalla Porte situate vicino al
ponte del Cavallino arrivo a Jesolo Paese. Ecco una probabile soluzione alla questione traffico nel territorio! Dalla rotatoria ipermercati Bennet, dopo il ponte, all'altezza della semirotatoria Cristo Re, si potrebbe inserire una deviazione lato dx del III ponte, collegandola
con l'argine, arrivando così fino al ponte del Cavallino, riducendo notevolmente i tempi di
percorrenza, evitando così la rotatoria Picchi e via Roma Dx.
Ringrazio per la cortese attenzione.
Aldo Frater
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16 | Agosto 2008 - Idea Comune per Cavallino