CaC_04-2:Layout 1 26-08-2008 9:32 Pagina 1 CAVALLINO TREPORTI 16 08 agosto Direttore Responsabile: Alberto Cavazzini - Editore: Associazione Ideazione, piazza S.M. Elisabetta 10, Cavallino Treporti Registrazione presso il Tribunale di Venezia n. 16/06 del 09/05/2006 - Anno 3 - n°16 - agosto 2008 - Stampa: Grafiche Nardin, Ca’ Savio [email protected] PERIODICO DELL’ASSOCIAZIONE IDEAZIONE 2008 [email protected] Sarebbe questa la riqualificazione di Lio Piccolo? Uno strano intervento PONTILE DELLA PIETÀ I disagi dei pendolari [pagina 2] FIGLI DEL VENTO Per conoscere la comunità rom [pagina 6] ORIENTEERING A settembre il Gran premio dell’Adriatico [pagina 9] Un giro in bicicletta nelle zone di Lio Piccolo a fine luglio mi ha fatto notare un'anomalia piuttosto preoccupante: il fossato adiacente alla piazza è stato quasi del tutto tombato. A tal proposito ho scritto (il 28 luglio) una e-mail ai responsabili di alcuni uffici comunali chiedendo spiegazioni. La mia richiesta era tesa a conoscere in base a quale progetto e a quali autorizzazioni un intervento così atipico era stato realizzato, conoscendo i vincoli che gravano sull'area e conoscendo come, per piantare una semplice palina per un normale cittadino, sono spesso necessari mesi di attesa. Mi è stato risposto, il 31 luglio, che l'intervento in questione aveva carattere di provvisorietà e che era stato eseguito con il parere favorevole del Magistrato alle Acque, della Soprintendenza, della Commissione di Salvaguardia. Ho chiesto allora di avere copia della nota con la quale sono stati richiesti i pareri citati per capire le motivazioni della provvisorietà dell'intervento (cosa significa, che adesso i fossati saranno riaperti?); ho chiesto, inoltre, anche la copia dei pareri espressi dagli enti preposti alla salvaguardia. Ad oggi, 25 agosto, non ho ancora ricevuto la documentazione richiesta, mentre a Lio Piccolo la situazione è rimasta invariata. Da ricordare che tre anni fa sono state espiantate dalla piazza decine di piante secolari di giuggioli che dovevano (ma non lo sono ancora) essere reimpiantate. È così, snaturandone le caratteristiche, che l'Amministrazione Comunale intende proporre Lio Piccolo come Centro Internazionale di documentazione, ricerca e progettualità sulla laguna? Claudio Orazio CaC_04-2:Layout 1 26-08-2008 9:32 Pagina 2 DAL TERRITORIO Basta disagi Pubblichiamo la lettera che lo scorso 15 luglio Claudio Orazio ha inviato al Presidente e al Direttore di ACTV di Claudio Orazio Egregio Presidente, Egregio Direttore, con questa mia penso di interpretare il senso di frustrazione ed esasperazione di centinaia di utenti della linea di navigazione Punta SabbioniVenezia e più in generale delle linee della Laguna Nord. Noi utenti di queste linee, pendolari e non, siamo abituati da anni a viaggiare, specialmente d'estate e soprattutto al ritorno da Venezia, in condizioni che spesso travalicano il limite della decenza. È una costante, dovuta all'enorme flusso turistico, con cui dobbiamo convivere. Ma tali condizioni, nel corso degli ultimi anni, si sono vieppiù aggravate con l'utilizzo del pontile della Pietà la cui "agibilità" è un insulto al raziocinio e al decoro. Pareva che peggio di così non fosse possibile andare. E invece ci dobbiamo ricredere. Dall’1 luglio le cose vanno ancora peggio a causa della chiusura del pontile della Pietà per i tanto sospirati lavori di ristrutturazione (a proposito, quanto tempo dureranno i lavori? Ed era proprio questo il periodo più adatto per farli? E perché la Pietà è ancora usata per il servizio per Chioggia?). L'uso del pontile sostitutivo è ancora più problematico. Di pomeriggio le motonavi partono quasi sempre in ritardo, il pontile ha un solo varco di accesso, ci sono calche indescrivibili di persone che, più o meno volonta- riamente, si abbronzano o prendono acqua (a seconda del tempo) sulla riva in attesa di salire sulla motonave: una specie di assalto. Se non l'avete ancora fatto (e sono certo che non l'avete fatto altrimenti vi sareste resi conto di persona dell'insopportabilità della situazione) venite ad assistere all'imbarco dei passeggeri dalle 16.00 in poi, e poi diteci se persone che hanno lavorato una giornata (ma anche i turisti che hanno pagato 13,00 euro di biglietto) hanno un servizio "civile". ACTV negli ultimi anni ha migliorato la frequenza delle corse di mattina da Punta Sabbioni, quindi ha dato una risposta positiva alle esigenze dei pendolari. Capisco che questa è una situazione di emergenza dovuta ai lavori che in futuro miglioreranno la situazione (ma quanto durerà tra l'altro? All'imbarcadero di S. Zaccaria c'è un solo cartello con l'indicazione che si usa quel pontile dall'1 luglio: ma fino a quando, per sei mesi? Un anno? Di più?), ma continuare a chiedere pazienza e comprensione a chi da anni sopporta forti disagi mi pare francamente un po' troppo. Colgo tra i lavoratori che incontro ogni giorno in motonave che la pentola dell'esasperazione è in fortissima ebollizione: prima che il coperchio salti per aria e in attesa di tempi migliori con la realizzazione del nuovo pontile, vi preghiamo, fate qualcosa per ridurre i disagi, consentiteci di tornare a casa dal lavoro e usare i mezzi ACTV, non dico comodamente (come sarebbe giusto), ma perlomeno in condizioni umanamente accettabili. A questa lettera la dirigenza dell'ACTV non ha mai risposto. Rispondere sarebbe stato, da parte di ACTV, oltre che un atto di cortesia, un gesto di attenzione nei confronti non tanto del sottoscritto quanto dei cittadini che subiscono i disagi denunciati. Prendiamo atto di questo comportamento ma non ci rassegniamo. Le questioni che abbiamo sollevato sono tutte aperte, e particolarmente quella della realizzazione del nuovo pontile alla Pietà, di cui grazie alla disponibilità di PMV, pubblichiamo in anteprima delle immagini. Altre questioni sono da affrontare, come quella, assurda, dell'abbonamento che, in assenza del tagliando mensile, non viene considerato valido come Carta Venezia. E così, un cittadino di Cavallino Treporti, in possesso di abbonamento ACTV-ATVO che, ad esempio nel mese di luglio non si è fatto il tagliando mensile ma deve andare un giorno a Venezia, è costretto a pagare il biglietto 6,50 Euro anziché 1 Euro come un turista qualsiasi!!! Continueremo la nostra battaglia per migliorare i servizi di trasporto e porteremo queste questioni all'attenzione del consiglio comunale, affinché sia la stessa Amministrazione (che finora non ha dedicato grande attenzione a questi problemi) a farsene carico. (c.o.) 2 CaC_04-2:Layout 1 26-08-2008 9:32 Pagina 3 Aria inquinata dentro casa? di Martina Bacciolo* L'estate ci permette di stare molte ore all'aperto e di godere dell'aria pulita che entra dalle finestre che rimangono per molte ore del giorno aperte. Ma fra qualche mese dovremmo fare i conti con il cattivo tempo e l'abbassamento delle temperature, ecco che cominceremo a chiuderci in ambienti chiusi, con scarso ricambio d'aria. Avete mai pensato a quale grado di inquinamento ci possa essere nella vostra casa? Durante l'inverno si sente parlare di PM10 particelle di metalli pesanti nell'aria esterna, ma nell'aria interna che quantità di inquinanti vi si trova? L'aria che c'è all'interno delle nostre case è aria proveniente dall'esterno che filtra attraverso le fessure, ed entra ed esce durante il tempo che le finestre rimangono aperte, o richiamata da dispositivi meccanici come gli aspiratori o ancora filtrata attraverso le pareti. All'interno l'aria si miscela con le sostanze presenti all'interno dei materiali di costruzione del fabbricato, alle particelle create dalla presenza dell'uomo, alle muffe e ai batteri che prolificano con l'umidità negli ambienti caldi. A fronte di tutto ciò si può affermare che l'aria interna alle nostre abitazioni e luoghi di lavoro è molto più inquinata dell'aria esterna. Le sostanze nocive presenti nell'aria in casi estremi possono provocare malesseri generali, come nausea, mal di testa, problemi alle vie respiratorie alle quali spesso non riusciamo a dare una spiegazioni. Ma questo non significa che il grado di inquinamento raggiunto all'interno dei nostri ambienti sia necessariamente dannoso alla nostra salute, bensì conoscere come si formano e di che origine sono i possibili inquinanti può aiutarci a diminuirne le quantità e la pericolosità. La prima regola da seguire sempre in qualunque ambiente ci si trovi, che sia la propria casa, il posto di lavoro o la scuola, è arieggiare molto l'ambiente, più volte al giorno e per parecchi minuti, ove non possibile per motivi tecnici utilizzare sistemi meccanici di aerazione forzata. Altre buone norme sono: fare attenzione che non via siano perdite nelle fonti di combustioni (stufe, camini, caldaie) utilizzare prodotti per la pulizia della casa a basso contenuto di sostanze nocive volatili. Altra cosa fare attenzione ai materiali con i quali sono costruiti i mobili che si vanno ad acquistare, che siano certificati contro l'emissione di formaldeide, sostanza nociva che viene rilasciata anche da colle e le vernici dei parquet. Nei vecchi edifici, i materiali costruttivi degradati rilasciano polveri sottili che si volatilizzano (intonaci, vernici, carte da parati), che possono depositarsi nelle vie respiratorie. Nel caso si decida di isolare termicamente il fabbricato fare attenzione anche all'uso di isolanti sintetici che possono impedire la naturale traspirazione delle murature, andando a caldaia/ fornelli: Nox, CO prodotti per la casa VOC, Formaldeide, sostanze chimiche volatili vernici: VOC, metalli pesanti creare l'habitat ideale delle muffe. Importantissimo, se avete la fortuna di costruirvi una nuova casa, richiedere che almeno le finiture siano realizzate con materiali che non emettano sostanze nocive, che sia correttamente ventilata e soprattutto isolata dal terreno in modo che l'umidità non filtri all'interno delle murature. In conclusione cercare di fare un po' più attenzione alla nostra salute, che può essere influenzata da tutto ciò che ci circonda. *architetto pareti/soffitto: amianto , fibre minerali esterno: PM10, NOX, CO, ozono mobili/ moquette/ parquet: formaldeide, batteri, muffe terreno: umidità, gas radon Mercati agricoli: il disappunto di Confederazione Italiana Agricoltori L'abbiamo espresso in un incontro tutto il nostro disappunto per la scelta voluta dall'assessore Zanella di affidare a Coldiretti la gestione del mercato contadino, una delle opportunità per le aziende agricole di poter accorciare la filiera e di proporre direttamente i propri prodotti ai cittadini. Abbiamo scritto il nostro disappunto, oltre all'assessore in questione al Sindaco Vanin e ai Capigruppo presenti in Consiglio Comunale: ciò nonostante l'amministrazione ha continuato sulla strada da noi contestata. Cosa costava dare la possibilità alla Cia di essere presente con i propri soci, senza dover, come dice il regolamento approvato, chiedere l'autorizzazione alla Coldiretti, alla quale viene assegnato anche il compito di analizzare le singole domande e proporre all'Amministrazione Comunale chi ha i requisiti per poter partecipare a tali mercatini? Ciò non bastasse, se qualche azienda riuscisse a farsi concedere l'onore di poter essere presente dovrebbe utilizzare le strutture di Coldiretti con tanto di loghi e con quali costi? Capirei se la Cia non fosse presente nel territorio, ma vista la nostra pluridecennale presenza in loco e la partecipazione diretta a varie iniziative ed incontri, tali scelte ci fanno riflettere. È un po' come dire che si è liberisti, aperti e democratici, salvo poi agire in modo chiuso, di parte, discriminando. Non è un atteggiamento che ci aspettavamo, che respingiamo con forza e che ci dà motivo di rilanciare il nostro impegno ed il nostro lavoro a favore degli agricoltori. Siamo sicuri che essi stessi per primi non si aspettino un atteggiamento più unitario? L'agricoltura conta sempre meno e qualcuno si cimenta a dividerla anche quando può stare unita. Un esempio? Qualche giorno fa un articolo apparso sul Gazzettino registrava da parte di esponenti di Coldiretti le difficoltà ed i problemi legati alla raccolta dei rifiuti agricoli. Questioni condivisibili, dai costi insostenibili, dalla burocraticità delle procedure, ma allora perché agire in modo diverso, perché abbandonare la scelta unitaria e non fare fronte comune per ottenere semplificazioni e abbassare i costi. Noi come Cia, assieme a Confagricoltura e Copagri, a differenza di altri non abbiamo sottoscritto l'accordo con la Provincia motivando tale scelta con gli argomenti di cui sopra, convinti che assieme avremmo avuto la forza di arrivare a scelte più favorevoli agli agricoltori così come è avvenuto in altre province vicine. Credo che, pur nelle differenze proprie di ogni storia organizzativa e di rappresentanza, serva più unità del mondo agricolo, meno arroganza, più dialogo. lo scrivo non solo perché lo penso, ma perchè me lo chiedono i nostri associati e perché questo serve all'agricoltura. Mario Quaresimin Presidente CIA Venezia 3 CaC_04-2:Layout 1 26-08-2008 9:32 Pagina 4 LA NOSTRA STORIA La storia dei sette casoni I PRIMI CASONI Il primo documento ufficiale che parla dei casoni nel nostro territorio è il Catasto Napoleonico del 1807. Infatti sono state individuate sei abitazioni "casa masserizia in canne" situate e concentrate tutte in una zona ristretta e ben precisa lungo il canale Pordelio, tra l'attuale caserma di Ca' Vio (Mandracio) e la via della Fonte. Il primo casone partendo da est era di proprietà del nobile veneziano Marcantonio Venier e successivamente abitata dalla famiglia Scarpi con i fratelli Angelo, Girolamo, Pompeo e Vittore. Poi ritroviamo i figli Federico e Attilio. Ora è abitata dai nipoti Rosino e Vanna Scarpi. Il secondo era di proprietà di Valsandi e abitato verso la fine dell' 800 da Vittorio Marangon e dopo dai figli Gianni e Lina. Vicino al ponte c'era il casone abitato dai fratelli Vittorio, Giovanni, Virgilio, Abbondio e Arduino Marangon, detti "Crepaldi". Ora è abitato da un nipote Luciano Marangon. Un altro casone, sempre di proprietà di Valsandi, era abitato da Luigi Marangon, poi dal figlio Aldo ed ora dal nipote Ennio. Vicino c'era il casone abitato da Pietro Cicuto, Domenico e Giovanni. Si tramanda oralmente che i Cicuto provenivano da Annone Veneto e quando arrivarono, alla metà dell'800, si sistemarono appunto in un casone. Nel 1932 vi abitavano circa 20 persone. L'ultimo casone, situato vicino al precedente, è stato completamente demolito. Nel catasto austriaco del 1840 questi edifici risultano "fabbricati in parte in legno e in parte in muro, coperti di canna" ed erano tutti di proprietà di Giuseppe Cornet. Con il passare degli anni questi casoni vennero trasformati in abitazioni in muratura con tetto in tegole e coppi. Queste trasformazioni avvennero per alcuni, secondo la tradizione orale, verso il 1890. I CASONI Per avere maggiori informazioni su questi casoni mi sono avvalso delle testimonianze preziose e dettagliate di tre persone che hanno vissuto in queste tipiche abitazioni: Alessandro Angiolin, Giovanni Battista "Moro" Bastianello e Flora Bozzato vedova Valleri. I casoni venivano costruiti ai margini delle grandi proprietà in fase di bonifica come abitazioni per i braccianti. 4 Questo tipo di case erano a pianta rettangolare di circa 6mx4m, e avevano due piani. Al piano terra il pavimento era in terra battuta, ed era formato da un'unica stanza adibita a cucina, in un angolo c'era la cantina con la botte e la stanga per i salami. Le pareti erano in legno o mattoni, sostenuti da travi portanti. Questo materiale proveniva quasi sempre da case demolite a Venezia. Una scala a pioli in legno, posizionata solitamente sopra la porta centrale, più evoluti c'erano dei divisori in canna. Erano situazioni di estrema precarietà, di miseria e di povertà. I SETTE CASONI Nel 1883, secondo il Regio Catasto Italiano, sorsero altri casoni ma lungo l'argine sud del canale Vallone ed erano precisamente sette, quelli che diedero il nome alla località Settecasoni. Verso il ponte dei Crepaldi sorgeva il casone di Vincenzo Marangon, poi L’abitazione in muratura di Ennio Marangon che in origine era un casone dava l'accesso al primo piano. Le pareti del piano superiore erano formate da canne di palude ("grisioe") sostenute da travi portanti e il tetto coperto da paglia o strame, materiale facilmente reperibile perché la zona era in gran parte paludosa. Era un unico stanzone adibito a camera da letto con il pavimento in legno; il soffitto era molto basso lungo le pareti e ad altezza d'uomo nel colmo centrale. Un'unica finestra, di solito posizionata nella parete di fronte alla porta, arieggiava l'intera stanza. Nei casoni abitato dal figlio Giovanni, successivamente dai nipoti Enrico e Angelo. La casa, ora completamente in muratura, è abitata dal figlio di quest'ultimo, Argentino Marangon. Vicino sorgeva il casone abitato da Antonio Angiolin detto "Tonetto". Il figlio Attilio, nato nel 1889, si sposò nel 1919 proprio nel casone. Ebbe 12 figli tra cui Alessandro, che vi abitò. L'edificio, ridotto a magazzino, prese fuoco nel 1970. Ora al suo posto sorge l'abitazione moderna del signor Alessandro e dei figli. Non molto lon- tano sorgeva il casone di Giovanni Battista Bastianello detto "Moro". Anche lui, come ha testimoniato personalmente, si è sposato nel 1948 in questo casone, che divenne poi magazzino e che negli anni '70 è stato ristrutturato. Qualche centinaio di metri più avanti sorgeva il casone di Luigi Castelli: ebbe un figlio, Antonio "Ino", nel 1894, mentre nel 1925 nacque il nipote Virgilio. La casa, diventata in muratura, è abitata tuttora dai figli di quest'ultimo Aldo, Guerrino e Claudio Castelli. Il quinto casone era abitato da Carlo Pavanello che nel 1955/56 vendette tutto ad Alfredo Bozzato. L'abitazione ristrutturata in muratura, con l'alluvione del 1966 ebbe dei danni strutturali ingenti non avendo solide fondamenta. Di conseguenza venne completamente demolita. Vicino è stata costruita una nuova e moderna casa abitata dal figlio, Sergio Bozzato. Più avanti sorgeva il casone di Armando Cicutto detto "scrocco". L'attuale casa in muratura è abitata dalla vedova Giacinta e dalla famiglia del figlio Erminio. L'ultimo casone si trovava in una strada laterale di via della Fonte ed era abitato da Valleri Fioravanti detto "Rabaltasacchi" e dal fratello Domenico. Quest'ultimo ebbe un figlio Carlo Valleri che sposò la signora Flora Bozzato. La signora Flora, ora novantenne mi ha raccontato molti particolari di questo casone. Infatti si trovava ai bordi di una grande valle chiamata Vallone, successivamente bonificata. L'edificio venne demolito e non molto lontano venne costruita la nuova abitazione. Con il miglioramento della resa agricola, infatti, a partire dagli anni '30 del secolo scorso, fu possibile la trasformazione dei casoni in case rurali in mattoni, con facciate verso sud, con tipi di coperture più solide in coppi, alcune con portici ad archi e con grandi camini. Il tutto fu edificato, per i propri contadini, a spese dei proprietari di allora, cioè la Tenuta del Cavallino. Ora di questi casoni rimane soltanto il nome della via Settecasoni e, secondo le testimonianze, tanti ricordi ma nessuna nostalgia. Giuseppe Bozzato CaC_04-2:Layout 1 26-08-2008 9:32 Pagina 5 Ieri e oggi Punta Sabbioni nel 1930 La foto in bianco e nero di Punta Sabbioni è stata fatta nel 1930, anno in cui è stata ultimata via Fausta, strada rettilinea che da Cavallino arriva appunto fino alla Punta dei Sabbioni. In primo piano la diga foranea costruita negli anni 1888-1892. La strada prosegue verso Nord per terminare davanti alla caserma (diventata poi chiesetta) di fronte al pontile militare usato, per i primi anni, anche dalle motonavi che avevano Punta Sabbioni nel 2002 iniziato il servizio da Venezia a Punta Sabbioni. Gli unici edifici che si vedono sono esclusivamente militari. In secondo piano si nota a destra la torre telemetrica a due piani (incrocio di via Hermada). A sinistra si vedono vicino alla caserma la torre telemetrica (di Lio Grando) e le torri telemetriche del Forte Treporti o Forte Vecchio. L'ambiente circostante risulta incolto e paludoso. La foto a colori ritrae Punta Sabbioni nell'anno 2002. La striscia verde rettilinea è via Fausta con i pini domestici che la caratterizzano. In primo piano il piazzale attorniato dagli edifici costruiti negli anni ‘60, il nuovo pontile con le due motonavi per Venezia e Burano. Numerosi sono gli approdi privati. Alle spalle del piazzale si nota l'alberatura del parcheggio privato e la spianata del parcheggio ACI. In secondo piano alla sinistra si nota ancora la torre telemetrica, ma attorniata dalla nuova lottizzazione di Lio Grando iniziata negli anni '70. Si intravede ancora la chiesetta e di fronte l'ex pontile militare. In secondo piano una serie abbastanza disordinata di costruzioni private e sullo sfondo il centro di Ca' Savio. Giuseppe Bozzato L'ultimo saluto a Guido Santin Ci ha las c i a t i , qualche settimana fa Guido Santin, un treportino autentico come il suo compagno di voga Almiro Bergamo, gente che per amore delle proprie origini ha rifiutato probabilmente maggior fama e consistenti vantaggi economici, offerti nientemeno che dalla FIAT degli Agnelli. La scomparsa di Guido, ampiamente ricordata da tutti i quotidiani locali, ha suscitato emozione e cordoglio nella nostra comunità, per lo spessore del personaggio e per la straordinarietà della sua vicenda umana e sportiva, vissuta per molta parte durante i momenti più bui del tragico secolo che abbiamo da poco lasciato alle spalle. Nato l'1 gennaio del 1911, cresce e matura come uomo e come atleta tra le due guerre mondiali. Entra nella storia nel 1936 partecipando alle Olimpiadi tedesche inaugurate da Adolf Hitler e, con il compagno di sempre Almiro Bergamo porta a casa la medaglia d'argento nel "due con", timoniere Luciano Negrini. "Forse allora eravamo andati in super allenamento" disse qualche anno fa ricordando quei momenti. Al campionato europeo di Milano, nel 1938, la grande rivincita: oro a Bergamo-Santin-Negrini e argento ai tedeschi che li avevano battuti a Berlino due anni prima, a seguire una serie interminabile di successi. Nella primavera del 2004, il primo Sindaco del neonato Comune di CavallinoTreporti e la Giunta, incontrando Guido e la sua famiglia per consegnare una targa alla benemerenza, poterono essere testimoni della semplicità e della grandezza dell'uomo oltre che del campione. Ci piace ricordare quel momento con le parole di Egidio Bergamo, cronista storico delle nostre terre, presente a quell'incontro: "Nel ricevere la targa dalle mani dell'allora sindaco Claudio Orazio, Guido Santin, aveva avuto un momento di smarrimento, riprendendosi disse: 'Questo è il giorno più bello della mia vita. Non ho fatto nulla per meritare questo onore... sì, con Almiro abbiamo remato, remato tanto... grazie!' Altro, con l'emozione alla gola non poté aggiungere". La redazione di Cittadini al Centro esprime le più sentite condoglianze alla moglie Lina, ai figli e ai famigliari tutti, per la scomparsa dell'indimenticato Guido. Roberto Vian 5 CaC_04-2:Layout 1 26-08-2008 9:32 Pagina 6 SOCIETÀ E CULTURA Figli del vento Alcune considerazioni sulle principali comunità nomadi di Provincia di Venezia di Susanna Enzo Sono rom, sinti, maùs, kalé, romaniceles e caminati siciliani, ma li conosciamo con il termine generico di "zingari". Per loro, invece, noi siamo gagè. Un noi e un loro molto bene distinti e spesso causa di forti incomprensioni. Poco infatti si conosce di queste comunità. Vengono chiamati nomadi ma molti di loro vivono stabilmente in un luogo. Sono percepiti come stranieri, però una buona parte ha la cittadinanza italiana. In provincia di Venezia esistono gruppi famigliari che si sono stanziati qui da più di trent'anni. Quasi tutti, a dispetto di quel che si pensa, preferirebbero vivere in una casa. Il mondo gagè li osserva e li vede sporchi, puzzolenti, ignoranti e dediti all'illegalità. E sicuramente determinati comportamenti di queste minoranze hanno perpetuato tali punti di vista. Accostandosi con maggiore apertura si scopre che sono popoli con una cultura e delle tradizioni. A partire dalla lingua, il romanes, che sembra derivare da varianti popolari del sanscrito. Attribuiscono grande importanza agli anziani che detengono un posto di rispetto all'interno della comunità. Il nucleo portante è la famiglia, permangono i matrimoni fra gli adolescenti, anche se nei gruppi stanziali l'età per sposarsi si sta alzando. Un aspetto sicuramente poco conosciuto è la festosità di questi popoli che in occasione di nascite, matrimoni o ricorrenze religiose coinvolge tutta la comunità in celebrazioni di due o tre giorni. Anche per i lutti vi sono delle procedure molto diverse dalle nostre e in certi gruppi sinti persiste il rito di bruciare tutto ciò che appartiene al defunto. I rapporti con queste minoranze non sono facili. Gli operatori che si sono confrontati con loro, hanno avuto molto spesso l'impressione che non vogliano integrarsi appieno e che attribuiscano valore diverso dal nostro a lavoro e istruzione. In questa testimonianza raccolta nel libro E per patria una lingua segreta a cura della Provincia di Venezia e del Coses, casa editrice Nuovadimensione, un anziano rom dice: "Per essere amico dei nomadi, devi mangiare assieme a loro due quintali di sale". la frase ben sintetizza la diffidenza di un popolo diverso che è rimasto per noi estraneo e che è stato oggetto di persecuzioni troppo spesso dimenticate. Per citare l'esempio più tragico, durante la Seconda Guerra Mondiale oltre mezzo milione di "zingari" sono state vittime dell'olocausto. Si aggiunga il vuoto legislativo italiano che non riconosce rom e sinti come minoranze etniche a fonte della loro tutela prevista dal diritto europeo. A livello regionela, comunque, non sono mancate leggi e iniziative. Il testo citato si propne di essere uno strumento per avvicinarsi al moneod nomade. Un primo passo e un invito a non temere ciò che non conosciamo. È un modo per approcciarsi alle nuove geografie e alle società che si stanno delineando in questo secolo e che sono totalmente differenti dal passato. Architexture: il restyling urbano con fantasia di Letizia Minuti Antonella Ficotto è nata a Venezia ed è originaria del nostro litorale. Di recente ho avuto il piacere di incontrarla in occasione della sua ultima mostra fotografica Architexture, allestita all'interno della gelateria Lovat di Jesolo. Socia dal 2001 del circolo fotografico 200iso, si è specializzata in varie tecniche fotografiche tra le quali, ricordiamo, quella del "panning" utilizzata per riprendere i soggetti in movimento, finalizzata ad esercitare la dinamica dell'azione come per esempio nella foto "Folate di vento", che ritrae una garzetta in procinto di spiccare il volo (l'immagine è stata utilizzata anche come foto di copertina del numero di ottobre 2007 del nostro giornale), oppure per esemplificare il concetto di fotoritocco senza l'intervento del computer. Quella della fotografia è una passione che Antonella coltiva fin dalla più tenera età: l'immagine nasce dal suo gioco di bimba la 6 quale, prima di addormentarsi, guardava il soffitto della stanza, immaginando di cogliere facce, animali ed altre figure. Ha vinto numerosi concorsi fotografici, tra i quali ricordiamo quello della Torre Massimiliana nel 2007 (con la foto della garzetta) ad anche altre (la mucillagine di Lio Piccolo). L'artista è alla continua ricerca del nuovo e ciò si può cogliere dalla sua naturale predisposizione allo studio del particolare, in quanto è alla ricerca di scovare più immagini: il suo occhio, cioè, screma automaticamente il soggetto, riuscendo a ricavare delle forme dentro ad altre forme. nella sua ricerca la scelta del colore non è determinante, piuttosto è interessata all'effetto finale di ciò che si vede. Per Antonella è come aver partorito un bimbo: l'idea le si è sviluppata progressivamente in modo embrionale. Per riassumere il commento dell'architetto Michele Busarello si può dire che Antonella abbia fatto "un'operazione di restyling urbano con la fantasia" grazie alla quale viene estrapolato l'aspetto più originale nonostante la bruttura del soggetto, grazie alla propria interpretazione soggettiva. Nel suo studio ha iniziato ad analizzare gli elementi naturali, quali il mare e i sassi, cogliendone la forma e il dise- gno: ella ricerca volutamente le emozioni che scaturiscono dall'analisi attenta di un particolare elemento. La sua motivazione interiore è dettata dalla ricerca del particolare, grazie al quale la macchina fotografica diventa per lei uno strumento che le consente di tradurre in una sorta di pittura ciò che si vede: è partita con l'idea della trasfor- Antonella Ficotto mazione dove "il suo occhio vede solo ciò che vuole vedere". Le sue opere sono state realizzate sovrapponendo due foto senza però modificarle con l'ausilio del computer: qui ha isolato un dettaglio, ricombinandolo successivamente grazie all'accostamento delle linee, creando il cemento più leggero. È sufficiente notare ad esempio l'assemblaggio di palazzi costruiti nel corso degli anni '50, '60 e '70, proponendo una lettura tutta nuova dell'immagine, operando cioè una sintesi delle espressioni nel tempo. Per le sue opere Antonella ha utilizzato la tecnica di stampa a getto d'inchiostro su lastra, tecnica questa che consente di stampare l'immagine direttamente sul supporto per dare maggiore rilievo al significato dell'opera. Anche i criteri della sovrapposizione dei soggetti non sono casuali: è l'istinto dell'immagine stessa a fare da discriminante nel senso che è l'immagine a chiamare un'altra immagine e Antonella immagina già il suo prodotto finito, scegliendo tra le foto che le suscitano maggiori emozioni, ricercando ancora una volta la forma e non il paesaggio. CaC_04-2:Layout 1 26-08-2008 9:32 Pagina 7 Testi tosti Pensieri inVersi e diVersi di Cinzia Condotta Il vento dei fiordi Alberto Fiorin Ediciclo 2008, pp. 200 - euro 16,00 Per gli appassionati delle due ruote un racconto entusiasmante. Un viaggio in bicicletta verso una meta leggendaria, inseguendo rotte antiche di viaggiatori, mercanti veneziani e pescatori. Il sogno di tutti, risalire il mappamondo e raggiungere Capo Nord. E farlo con un mezzo quasi "umano", la bicicletta, cavallo d'acciaio che porta alla scoperta di nuovi territori e nuovi popoli senza barriere né confini. Sette ciclisti veneziani inseguono il profumo del baccalà, piatto tradizionale della cucina veneta, superando il Circolo Polare Artico, toccando le magiche isole Lofoten per approdare a Capo Nord. Vento, fiordi, mari, balene, isole, naufragi, arcobaleni, nevi, ghiacci, cascate, laghi, renne, alci, storia, tradizioni, salite e sudore: tutti elementi che si intrecciano indissolubilmente nel viaggio. L'autore srotola il filo di un'avventura di oltre 4000 chilometri che si trasforma in una sorta di viaggio sentimentale, alla ricerca dei ricordi di un nonno, mai conosciuto ciclista, e importatore di baccalà. Il libro è stato presentato in primavera a Ca’ Savio, in una bella serata organizzata da Verdelitorale. Alberto Fiorin, nato a Venezia nel 1960, è autore di altre spedizioni ciclistiche che ha raccontato in diversi libri tutti editi da Ediciclo. Altri suoi libri: Perdonato dalle lucertole (1997); Capitan Slaff (2000); Il mio nome è Herbert Fanucci (2005). Il maestro magro Gian Antonio Stella Rizzoli 2005, pp. 314, 8,50 euro Mettere insieme, un alunno dopo l'altro, una classe di adulti analfabeti: questo è l'obiettivo di Ariosto Aliquò, detto Osto, figlio di un tappezziere puparo che, dopo uno sgarbo involontario a un boss mafioso, si è visto incendiare il teatro. Osto emigra dalla Sicilia in una terra ancora più povera: il Polesine. Lì cerca di rastrellare gli scolari necessari a guadagnare, in base a una vecchia legge, il diritto a quello stipendio ridotto che spetta ai "maestri magri". E lì, conosce Ines, una giovane vedova di guerra. In quel mondo sospeso tra la terra e l'acqua nasce un amore forte, malinconico e allegro che i due "irregolari" portano a compimento andando ad immergersi nell'anonimato di un brulicante palazzone della cintura torinese in cui si concentra un irresistibile campionario di personaggi a cui ci si affeziona. Attraverso le storie di Osto, di Ines e degli altri personaggi, nelle quali si mischiano ironia e dolore, si riscopre l'Italia straordinaria del secondo dopoguerra. Vicende tratte dai cinegiornali dell'epoca e dalla cronaca di provincia, che a volte sembrano finzione, ma corrispondono alla realtà. Il libro è il primo romanzo del noto giornalista. Gian Antonio Stella - (nato ad Asolo/TV 1953). Inviato ed editorialista del Corriere della Sera. Ha vinto numerosi premi giornalistici. Ha scritto diversi saggi/inchieste. Famoso il suo libro scritto in collaborazione con Sergio Rizzo, pubblicato nel 2007 La casta, che ha venduto oltre 1.200.000 copie. "È lungo e impossibile a identificarsi, l'elenco di coloro che lavorano per l'umanità in infiniti modi, anche senza rendersene conto e che non aspirano ad alcun possibile premio, un esercito di anime pure, immacolate e questo è l'ostacolo (certo insufficiente) al diffondersi di quello spirito utilitario che, in varia gamma, si spinge fino alla corruzione e ad ogni forma di sopraffazione, violenza e intolleranza." (da È ancora possibile la poesia? ed. Italica 1975). Queste attualissime considerazioni, sulle quali sarebbe opportuno meditare, sono tratte dal discorso pronunciato dal poeta Eugenio Montale nel 1975 all'Accademia di Svezia, quando gli fu attribuito il premio Nobel per la letteratura. Eugenio Montale (Genova 1896-Milano 1981) è stato una figura di riferimento e uno dei protagonisti più significativi del Novecento letterario europeo. Senatore a vita dal 1967, poeta, giornalista, saggista, critico musicale, ha ricevuto premi e consacrazioni nazionali e internazionali. A lui appartiene la formulazione dell'espressione "male di vivere" ("spesso il male di vivere ho incontrato" da Ossi di seppia, 1925) come alienazione, noia e consapevolezza del nulla che è l'uomo nella sua dimensione esistenziale, prima che storica. La sua poetica esprime la difficoltà che l'individuo incontra sentendosi in balìa di un mondo di cui gli sfuggono premesse e conseguenze. Questa visione angosciosa spinge Montale verso la poesia come "varco" per penetrare in una possibile dimensione dell'autentico che la quotidianità insensata e degradata nasconde. Di testo in testo, si manifesta un senso di sospensione e attesa nel permanere di speranze dettate da quelle misteriose scie di luce che solo i poeti colgono nel creato e per le quali il pessimismo si tramuta miracolosamente in passione per la vita. Le sue poesie sono rese con un linguaggio comprensivo di suggestioni anche discordanti, con una forma a tratti asciutta e severa, a tratti permeata da una più diffusa discorsività incline, negli ultimi anni soprattutto, al sarcasmo e al disincanto. Qualche verso come suggerimento e invito alla lettura: Spesso il male di vivere ho incontrato Spesso il male di vivere ho incontrato era il rivo strozzato che gorgoglia, era l'incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato. Bene non seppi; fuori del prodigio che schiude la divina Indifferenza: era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato. Da Ex Voto Accade che le affinità d'anima non giungano ai gesti e alle parole ma rimangano effuse come un magnetismo: é raro ma accade. Può darsi che sia vera solo la lontananza, vero l'oblio, vera la foglia secca più del fresco germoglio. Tanto e altro può darsi o dirsi. Da Xenia II, N. 5 Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. Il mio dura tuttora, né più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Testi tratti da: Eugenio Montale, Poesie, A.Mondadori, Editore ed. 2004 Donatella Nardin Per chi ama gli animali L'associazione animalista Peluches organizza domenica 28 settembre (dalle 9.00 alle 20.00) presso il centro polivalente di Ca' Savio la prima edizione della festa Amici degli Animali. Saranno presenti le associazioni protezionistiche e culturali regionali e nazionali con le quali verranno organizzati stand e dibattiti informativi. Inoltre, verranno esposti i disegni fatti dai bambini dei Centri estivi che hanno partecipato al progetto promosso dagli educatori di dell'associazione "Il cerchio di...". Scrivici Se volete dare notizia di particolari iniziative nel nostro territorio o esprimere la vostra opinione su temi che riguardano il nostro Comune, potete scriverci al seguente indirizzo di posta elettronica: [email protected] o tramite posta all’indirizzo: Cittadini al Centro, piazza S. M. Elisabetta, 10/11 - Cavallino. Cittadini al Centro può essere letto anche on line su www.cavallinotreporti.net. 7 CaC_04-2:Layout 1 26-08-2008 9:32 Pagina 8 SPORT L’ASD Compagnia Arcieri... fa centro di Massimo Vianello È stato un vero piacere, per la redazione sportiva di Cittadini al Centro, incontrare ed ascoltare il presidente dell'Associazione Sportiva Dilettantistica Compagnia Arcieri Union: Villiam Zeri (nella foto). Non indossava il camice bianco, come di siamo soliti vederlo dietro al banco nel suo luogo di lavoro alla Farmacia Zorzetto di Ca’ Savio, ma durante l'intervista è emersa la sua personalità che lo ha sempre distinto: cortese, disponibile, rispettoso, premuroso, preciso, come quando a chi lo richiede illustra le indicazioni e la posologia di un farmaco prescritto dal medico o consiglia il farmaco giusto in caso di necessità. Da quanti anni l'associazione sportiva che tu rappresenti promuove il tiro con l'arco? Lo statuto porta la data: 8 novembre 1985 su iniziativa di cinque amici appassionati di questo sport. Li vogliamo ricordare? Fabio Amadi, Felice Ballarin, Giuseppe Marotta, Emanuele Battaiotto ed il sottoscritto. Fabio ha il merito di essere stato capace di aggregare i primi e pochi iscritti alla pratica di questo sport "minore" che all'inizio, nel nostro litorale, non era assolutamente conosciuto. Sono state notevoli le difficoltà per promuoverlo, poi la partecipazione di Fabio Amadi alle Paraolimpiadi di Seul e le sue medaglie Olimpiche che pochi ricordano ma che ancora oggi sono una meravigliosa realtà, hanno seminato entusiasmi ed interessi molto proficui. Inizialmente, i primi iscritti all'associazione sono stati famigliari e amici coinvolti alla nostra iniziativa e piano piano abbiamo iniziato a farci conoscere ed a divulgare questa disciplina sportiva nel nostro territorio. Quando vi siete resi conto di essere una realtà sportiva nel nostro Comune? Il miglioramento dell'Associazione è arrivato con i successi ottenuti da Sandra Truccolo nel 1996 alle Paraolimpiadi di Atlanta (medaglia d'oro a squadre) e nel 2000 a quelle di Sidney (medaglia d'argento a squadre). La sua bravura, il suo esempio, la sua simpatia, ed ovviamente l'entusiasmo di tutta l’Arcieri Union, hanno notevolmente contribuito ad allargare i consensi attorno a questo sport. 8 Quanti iscritti contate nella vostra associazione? Complessivamente abbiamo 43 tesserati: 9 minorenni e 34 maggiorenni, quest'ultimi suddivisi in 22 maschi e 12 femmine. Partecipano alle gare, regolarmente ogni domenica, 18/20 atleti. Gli altri iscritti praticano questo sport per passione e collaborano alle attività ed alle iniziative promosse dall'associazione. Ritengo doveroso ricordare le mamme e le mogli degli atleti che partecipano attivamente all'organizzazione di eventi sportivi da noi proposti, menzionando le loro strepitose doti culinarie e organizzative. 43 soci sembrano pochini, se si pensa a realtà più numerose di altri sport. Per valorizzare questi dati e di conseguenza la nostra azione, è importante far conoscere ed evidenziare che vi sono realtà sportive di tiro con l'arco presenti in metropoli italiane che hanno un numero di tesserati pari al nostro o superiore di qualche decina, ma dispongono di una densità di popolazione di molto superiore alla nostra. Quali sono le categorie di questo sport? Si inizia con la categoria Giovanissimi che avvia alla pratica di questo sport i bambini che hanno un'età inferiore ai 12 anni. Si prosegue con la categoria Ragazzi (dai 12 ai 14 anni), Allievi (dai 14 ai 16 anni), Juniores (dai 16 ai 18 anni), Senior (fino ai 50 anni) e Master o Veterano (dai 50 anni in su). Quali sono le specialità di tiro con l'arco? Vi è l'arco "nudo" che è quello praticato dalla maggior parte degli atleti Arcieri Union; l'arco "olimpico" è quello con cui si compete alle Olimpiadi ed è più complesso del primo: presenta un mirino con degli stabilizzatori attaccati all'arco ed ha la caratteristica d'essere molto preciso. Infine vi è l'arco "compound", non ancora ammesso alle Olimpiadi. È un arco molto potente e molto costoso. Vi è stato un periodo in cui molti tesserati alla Fitarco tiravano con l'arco compound, ma negli ultimi anni vi è stato un continuo e progressivo abbandono, pur rimanendo una disciplina apprezzata. Da ricordare anche l'arco long bow, quello di Robin Hood. Qual è la specialità più promettente o più proficua dell'ASD Compagnia Arcieri Union? È necessaria una premessa. I successi olimpici di Sandra Truccolo e di Fabio Amadi erano stati ottenuti con l'arco olimpico. Sull'onda di quei successi, tutti i tesserati dell'Associazione praticavano quella specialità. Gli atleti che disputavano le gare con l'arco "olimpico", dovevano confrontarsi, ai Campionati Regionali e Nazionali, con un consistente numero d'atleti di valore tecnico elevato. Pertanto, per essere competitivi, era necessario, oltre ad allenamenti molto impegnativi e importanti, frequentare i corsi tecnici organizzati e promossi dalla Fitarco, in città sparse nel territorio nazionale, durante la stagione estiva. Essenzialmente per impegni lavorativi, i nostri atleti non potevano soddisfare appieno a queste esigenze, essenziali per migliorare le loro capacità tecniche e gareggiare per una medaglia. Si è così scelto di competere con l'arco nudo, sia perché nei Campionati di questa specialità vi era un numero non eccessivo di atleti iscritti, sia per cimentarsi con un altro tipo d'arco. Adesso nella nostra associazione vi sono più atleti che tirano con l'arco "nudo" che con quello olimpico, con risultati eccellenti ed entusiasmanti. Da anni, ormai, occupiamo le prime posizioni nel Campionato Regionale e Nazionale a Squadre Master e Senior, sia maschile sia femminile, con ottimi piazzamenti individuali a livello nazionale. Dove si allenano i vostri tesserati? Ci alleniamo durante la stagione invernale presso la palestra della scuola elementare S.Pertini a Punta Sabbioni, tre volte la settimana, nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì, dalle 20.00 alle 22.00. Ogni domenica, siamo in gara. In estate gli allenamenti si tengono presso il campo di tiro del Camping Union Lido. Quali sono i prossimi obiettivi dell'associazione? Senz'altro continuare a migliorare e qualificare il nostro valore tecnico nelle due specialità di arco: nudo e olimpico senza, ostacolare le iniziative e le attitudini degli atleti promettenti nelle altre specialità compound, long bow e altre. Inoltre, riuscire a qualificarci per competere nel Campionato Regionale e Nazionale con una squadra di ciascuna categoria. Una squadra, in gara, è composta di tre elementi e, attualmente, le sole categorie Allievi e Juniores partecipano alle gare soltanto a livello individuale, perché, purtroppo, non abbiamo sufficienti tesserati di quelle categorie per formare una squadra. Per ultimo, riuscire a formare un innovato, giovane e capace gruppo dirigente, per continuare l'azione e il lavoro sin qui svolto e mettermi così da parte, sia perché l'impegno profuso nella società ha superato i vent'anni, sia perché dal 2000 copro la carica di Presidente con responsabilità di gestione gravose e le due cose assieme cominciano a farsi sentire. Le associazioni sportive incontrate e presentate da questa redazione sportiva hanno tutte evidenziato le difficoltà e gli sforzi per sostenere i costi di gestione delle attività sportive da loro promosse. Spese in molti casi risolte dalla sensibilità sportiva e sociale di sponsor locali. L'ASD Arcieri Union come riesce a far quadrare i conti? Esclusivamente con le quote dei soci. Modici importi li ricaviamo con i corsi estivi di avviamento alla pratica sportiva di tiro con l'arco. Corsi, organizzati in collaborazione con il Camping Union, rivolti ai residenti ed ai turisti presenti nel nostro litorale. Importante e fondamentale è la collaborazione con il Camping Union, avviata sin dalla nostra nascita. Da sempre ci ha concesso, gratuitamente, una superficie grande quanto un campo da calcio per svolgere le nostre attività e si fa carico della manutenzione della stessa. È per riconoscere e valorizzare questa stretta collaborazione che abbiamo inserito nella nostra denominazione sociale il termine Union. CaC_04-2:Layout 1 26-08-2008 9:32 Pagina 9 Orienteering - Il Gran Premio dell’Adriatico Dal 19 al 21 settembre a Jesolo e a Ca' Savio si svolgerà il Gran Premio dell'Adriatico di Orienteering-corsa d'orientamento. Proprio nel nostro Comune si svolgerà la tappa conclusiva e sarà l'occasione per vedere all'opera atleti provenienti da tutta Italia e dall'estero che, “armati” di carta e bussola, si daranno battaglia per le strade delle due località. È un'occasione non solo per vedere all'opera tanti campioni, ma anche per provare questa disciplina sportiva divertente ed educativa che ogni anno riesce a richiamare migliaia di persone alla gara internazionale che si svolge a Venezia nel mese di novembre. Venerdì pomeriggio, il 19 settembre, inoltre, si svolgerà un prologo presso il Villaggio San Paolo di Ca' Ballarin a cui tutti possono partecipare per prendere confidenza con questo sport che ha delle regole semplici e facili. Ma che cos'è l'orienteering? L'orienteering, o corsa d'orientamento, è uno sport relativamente recente. È infatti nato nei Paesi Scandinavi nel corso del secolo appena trascorso. Si pratica a costante contatto con la natura o nei centri urbani. Obiettivo di una competizione di orienteering è infatti quello di raggiungere, nel minor tempo possibile e secondo una successione prestabilita, una serie di “punti di controllo” posizionati nell'area della gara e segnati su di una carta topografica preventivamente consegnata all'atleta. Ogni partecipante può scegliere liberamente il tragitto da percorrere tra un punto e l'altro. All'atleta sono richieste dunque velocità, agilità e, soprattutto, grande abilità nel leggere ed interpretare la mappa del terreno di gara. Per praticare lo sport in una determinata zona è dunque sempre necessaria la mappa d'orienteering dell'area stessa. Si tratta di una carta topografica estremamente dettagliata, solitamente realizzata appositamente per le competizioni. Chi partecipa ad una prova di orientamento, utilizza una carta topografica realizzata appositamente per questo sport, con segni convenzionali unificati in tutto il mondo. Si gareggia individualmente, a coppie o in squadra, transitando dai diversi punti di controllo che vengono preventivamente posti sul territorio. Raggiunto il punto di controllo si dovrà registrare il passaggio sul proprio testimone di gara. Vince chi impiega il tempo minore. In questo sport non vince sempre il più veloce, ma colui che è in grado di orientarsi più rapidamente e di fare le scelte di percorso migliori. Si può praticare come sport agonistico oppure semplicemente a livello escursionistico amatoriale, da soli o in compagnia, al solo scopo di stare all'aria aperta e immergersi nella natura. Per questi motivi nelle gare sono previste numerose categorie suddivise per sesso, per età e per grado di difficoltà. Inoltre l'orienteering unisce intere famiglie, che alle manifestazioni partecipano nelle diverse categorie, ognuno con il proprio personale obiettivo. Inoltre la pratica dell'orienteering può essere intesa come un'ottima attività fisica da praticare tutti i giorni, di corsa o come una rilassante passeggiata nelle palestre a cielo aperto che la natura ci propone. Come e dove si pratica l'orienteering? L'orienteering è uno sport che si pratica all'aperto (outdoor). L'orientista munito di una bussola (non obbligatoria) e di una carta topografica appositamente disegnata (la mappa) mette alla prova la sua abilità scegliendo la via più breve e semplice per transitare ai punti di controllo indicati sul terreno con un segnale bianco-arancio (la lanterna) e segnati con un cerchietto sulla mappa. L'orienteering (nei parchi della città, in campagna, nei boschi) fa scoprire nuovi ambienti e paesaggi, su un modello di sviluppo durevole e sostenibile del territorio. È un modo piacevole per mantenersi in forma dove lo sforzo fisico si accompagna alla lettura della carta topografica mentre scegliete il vostro itinerario. È uno sport per tutti e per tutte le età, dai bambini sotto i 10 anni, ai veterani con più di 70 anni. Si può partecipare con gli amici e la famiglia trascorrendo in compagnia il fine settimana. Nel nostro Comune dal 2008 esiste una società sportiva, A.S.D. Orienteering Laguna Nord Venezia, che si dedica alla pratica e alla diffusione di questa disciplina e alla quale ci si può rivolgere per informazioni, partecipazioni a gare, iscrizioni e per tutte le relative altre informazioni (indirizzo e-mail: [email protected], tel. 041 968345-968269). Giuseppe Bozzato 9 CaC_04-2:Layout 1 26-08-2008 9:32 Pagina 10 VOCI DAL TERRITORIO Il nuovo servizio fisiatrico Grande opportunità per i cittadini di Cavallino Treporti. Partirà a settembre il nuovo sistema di riabilitazione della USL 12 che coinvolgerà anche i cittadini del nostro Comune. La UILDM, che nel nostro Comune è conosciuta per l'attività dello Sportello di Segretariato Sociale, nell'ambito della USL 12 ha stipulato una innovativa convenzione, che alleggerirà la situazione riabilitativa distrettuale. Vediamola: la convenzione si basa sulla riabilitazione da rivolgere a tutte le persone affette da qualsiasi tipo di disabilità, sia essa di tipo fisico, sensoriale, psichico. Per riabilitazione si intende terapia fisioterapica, logopedica, psicomotoria ed occupazionale, il tutto coadiuvato da personale medico (fisiatra, neurologo, pneumologo) e psicologico (psicopedagogico nel caso di minori). L'Assistente Sociale e la Segreteria sono parte integrante del team. La UILDM sarà il punto di riferimento ed il punto di partenza per tutti. Dal momento in cui la suddivisa: in ospedale per acuti, nei UILDM riceve una Distretti per sub acuti, nelle strutture segnalazione, la gira convenzionate (vedi San Camillo, (tramite apposita e- ecc.) per cronici, UILDM per la disamail) al Direttore - bilità. Per avere un ciclo di terapie Sanitario ULSS. non sarà più necessario recarsi dal Contemporaneamente lo staff UILDM medico di base per l'impegnativa e predispone un progetto che verrà a poi prendere appuntamento con il sua volta inviato e discusso in UVMD fisiatra. Sarà sufficiente una telefonata dalla quale riceverà il beneplacito. Da alla segreteria e fissare un appuntaquel momento il progetto (condiviso mento per la visita in sede (per chi si con i pazienti o genitori degli stessi) può muovere) oppure a domicilio sarà avviato. Il progetto personalizzato con la fisiatra della UILDM. ha validità annuale. A distanza di un Per l'area di Cavallino è possibile conanno verrà verificato, rivisto, ridiscus- tattare il segretariato sociale al so e quant'altro (fermo restando che 39.39.07.54.76. se in itinere qualcosa non dovesse Questo nuovo servizio darà modo a funzionare, lo si riprende anche prima quanti dovevano attendere mesi per della scadenza). I luoghi preposti alla dei cicli riabilitativi di poterli finalmenriabilitazione sono tre: presso il te fare, senza spendere soldi e Centro medico sociale della UILDM a soprattutto senza muoversi di casa. Marghera, presso il domicilio della Sintetizziamo: chi ha una invalidità persona e presso le strutture, siano riconosciuta e necessita di riabilitazioesse residenziali o diurne presenti nel ne motoria o psicomotoria è suffiterritorio ed afferenti all'ULSS 12. In ciente che si metta in nota per la visisostanza la riabilitazione viene così ta fisiatrica al 39.39.07.54.76 e poi Un'opportunità da sfruttare La UILDM nell'ambito della nuova convenzione stipulata con la ASL 12 nell'area disabilità, partirà a breve con la fisioterapia domiciliare. È un’opportunità da sfruttare indirizzata a tutti coloro a cui sia certificato lo stato di disabilità e necessitano di cure riabilitative. È necessario a questo punto che il disabile nell'area USL 12 (o un suo famigliare) 10 contatti direttamente la UILDM ai recapiti sotto indicati. Il fisiatra lo contatterà e insieme sarà stesa la valutazione per il progetto riabilitativo. Importante sottolineare che tutto ciò non costerà nulla così come non ci saranno spese nemmeno per le future cure fisioterapiche a domicilio. attendere la chiamata della segreteria che fisserà la data. Quindi a seguire, il terapista arriverà direttamente al domicilio del paziente per le terapie concordate. Gianfranco Bastianello UILDM Venezia Via Sette Casoni, 62 30013 Cavallino Treporti Ve Cell 328 1561023 Fax 041 968844 h24 / 39.39.07.54.76 CaC_04-2:Layout 1 26-08-2008 9:32 Pagina 11 Gruppo Anziani Autogestito: nessun sostegno dall’amministrazione Si è svolto lo scorso 17 giugno un importante incontro all'ex centro civico di Ca' Savio, tra gli addetti all'Ufficio politiche sociali dei tre Comuni interessati: cavallino Treporti, Marcon e Quarto d'Altino. A questo meeting veniva presentato un libro redatto da due esperti come il prof. Pietro Basso e Fabio Perocco dell'Università Ca' Foscari di Venezia dal titolo Per un invecchiamento pienamente attivo. La pubblicazione riguarda il progetto Dalle storie alla storia, i nonni raccontano. Hanno collaborato a questo studio le associazioni Gruppo Anziani Autogestito e Circolo Auser Oasi di Cavallino Treporti, l'associazione 3A di Marcon e l'associazione Anziani di Quarto d'Altino. Erano presenti l'assessore Zanella e l'assistente sociale Vitalba Genco per Cavallino Treporti, l'Assessore competente del Comune di Marcon, Gian Pietro Ballarin in rappresentanza del Gruppo Anziani Autogestito e due rappresentati del circolo Auser Oasi. Dopo la relazione dei due docenti ci siamo inoltrati nei problemi reali e cioè: cosa fa la pubblica amministrazione per aiutare l'anziano? Qui è subito emerso che la situazione cambia da Comune a Comune secondo le trasformazioni socio culturali avvenute sul territorio, delle condizioni socio economiche e il conseguente adattamento delle persone anziane a questi eventi. A una precisa domanda fatta dall'assessore Genco, con la quale si chiedeva quali tra i Comuni interessati alla ricerca avesse maggiormente contribuito alla soluzione dei problemi agli anziani, indicando e attuando scelte conseguenti, la risposta è stata che in tutti e tre i Comuni coinvolti vi sono cose positive individuate in base alle esigenze territoriali: però gli esperti per tutti gli enti interes- sati, consigliavano la ricerca di forme di aggregazione più forti tra i vari soggetti che vedessero l'anziano coinvolto e protagonista, così da evitare il rischio dell'isolamento. Un altro problema importante è sorto in questi ultimi anni, e cioè la perdita del potere d'acquisto delle pensioni, cui possono sopperire in parte le Amministrazioni Comunali, per esempio nel dotare l'anziano di una tessera per l'utilizzo gratuito dei trasporti pubblici, cosa già sperimentata in altri Comuni. Oppure dando degli aiuti economici alle associazioni che si occupano del problema, anche svolgendo attività diverse, pur in collaborazione e per degli obiettivi comuni. In generale queste forme associative di volontariato presenti sul nostro territorio sono una ricchezza per la Amministrazioni e, quindi, occorre incentivare e aiutare anche finanziariamente chi opera in tale settore. A tal proposito, ci preme sottolineare che il Comune di Cavallino Treporti ormai da tre anni non eroga un solo contributo al Gruppo Anziani Autogestito. A fronte delle numerose iniziative ludicoricreative e culturali, tutte mirate all'integrazione degli anziani e a evitare l'emarginazione degli stessi, realizzate nella ormai più che decennale storia del sodalizio e ovviamente anche negli ultimi tre anni, nessun sostegno dall'Amministrazione Comunale. Auspichiamo per il futuro maggiore coerenza rispetto alle conclusioni tratte dai lavori a cui facevamo riferimento in apertura di questa lettera, anche perché non si comprende a cosa servano queste iniziative nel momento in cui le risultanze vengono disattese. Vogliamo infine segnalare un episodio che lascia in noi una certa perplessità: ci riferiamo alla nascita del Gruppo anziani Cavallino, caldeggiata, se non imposta, da questa Amministrazione con la concessione di alcuni spazi all'interno dell'ex scuola Pascoli. Ma era proprio necessaria la nascita di una nuova associazione con tutto quello che ne consegue in termini di lavoro, costi vivi e burocrazia? Non era più logico creare una sezione al Cavallino del Gruppo Anziani Autogestito, nato ormai da anni e presente al Cavallino come a Ca' Ballarin e in tutto il territorio comunale, con numerosi soci iscritti? Si sarebbero risparmiati soldi, fatica, un po' di scartoffie ma soprattutto si sarebbe evitata un'occasione per sottolineare ancora una volta come distinte e indipendenti le due anime del nostro Comune. Quando si dice integrazione... Ovviamente nulla contro il Gruppo anziani di Cavallino, che salutiamo con simpatia, nel quale ci sono anche numerosi iscritti anche al nostro gruppo e che crediamo abbia un po' subito questa vicenda. Nella speranza che nel prossimo futuro l'atteggiamento rispetto a quanto evidenziato sia diverso e maggiormente attento alla realtà del territorio, ringraziamo Cittadini al Centro per l'ospitalità che vorrà concederci e cordialmente salutiamo. Gruppo Anziani Autogestito di Cavallino Treporti La Redazione di Cittadini al Centro e il gruppo Lista Orazio rivolge al presidente del Gruppo Anziani Autogestito Olivo Zanella le proprie condoglianze per la perdita della moglie Maria. All'attenzione del Sindaco Nell'unica occasione in cui mi sono presentato direttamente da Ella in ufficio per uno scambio di parole mi ha sottolineato che mi sono presentato senza appuntamento, allora come giusta organizzazione del lavoro, ho seguito il suo consiglio. Giunto oramai alla fine della quarta settimana, e avendo più volte sollecitato la collega dell'ufficio Segreteria a prendermi un appuntamento per poter avere un colloquio con Ella, ed essendo Ella molto impegnato da non aver trovato 10 minuti da spendere con un suo collaboratore, perché tale mi ritengo, fintanto che lavoriamo entrambi per lo stesso Comune di Cavallino Treporti, ho pensato di inviarle questa lettera in modo che tra un impegno e l'altro possa leggere questa mia. Come ben sa e come dimostrato avendo perso un passaggio orizzontale nel lontano inizio 2005, anno in cui Ella ha preso comando di questo Comune, vengo a conoscenza a giugno del 2007 che nell'anno 2006 vengono effettuate delle progressioni orizzontali per le categorie di livello B, ma non per tutti, solo per pochi intimi, tengo a precisare che non siamo una dozzina, forse poco più di un palmo di mano. La cosa è stata portata a conoscenza dal sottoscritto al Direttore Generale Dott. Giuseppe Bardino, che mi rispose che effettivamente ho perso un'altra occasione. Ora ci sono nuovi concorsi per livello superiore al mio, ma come al solito il sottoscritto non può prendere parte, per il semplice motivo che mancano i titoli per parteciparvi da esterno. Le faccio presente che il sottoscritto fa già lavoro di livello superiore, non riconosciuto, le ricordo che il sottoscritto, da quando è andato in pensione il collega Targhetta a fine mese di marzo, sta portando avanti l'ufficio anagrafe senza nessun tipo di formazione, sia a livello pratico, sia a livello legislativo, sia nei corsi di formazione specifici a cui non ha potuto partecipare per mancanza di autorizzazione, da parte di questa amministrazione, solo per il fatto di essere cocciuto non mi piego davanti alle difficoltà del sistema operativo in uso nel nostro Comune che riesco a concludere pratiche di non facile attuazione. Le ricordo che se l'ufficio porta avanti a fatica il lavoro nel suo complesso, senza nulla togliere al collega affiancatomi che si lascia dare disposizioni e suggerimenti da un livello inferiore, mi sento come l'infermiere che insegna al chirurgo ad operare ma con benefici naturalmente per ovvi motivi di livello differenti. Ma fino ad oggi è il sottoscritto che chiude le pratiche, di cambio di abitazione e di immigrazione ed emigrazione, evitandole code di persone che vengono ad assillarla per pratiche non concluse. Mi chiedo, non era possibile avere un po' di riconoscimento verso i lavoratori che portano avanti un ufficio da prima linea, quale è l'ufficio anagrafe, dove nessun collega si strappa le vesti per venirci a lavorare e dove vengono cittadini a chiedere qualsiasi tipo di informazione che non c'entrano nulla con il nostro ufficio anagrafe ma per la buona immagine del Comune vengono tutti informati per quanto possibile. Non era possibile in tale occasione, visto il presentarsi di concorsi di livello superiore al mio, inserire anche la possibilità di concorsi interni per titoli in modo da riconoscere merito a chi lavora per il buon funzionamento e la buona immagine del Comune. Penso che Le avrebbe fatto onore riconoscere le capacità dei suoi collaboratori, e sicuramente lavorerebbero con più enfasi, ed entusiasmo, evidentemente non è così. Naturalmente, continuerò a lavorare come ho sempre fatto, consapevole di erogare al meglio i servizi ai propri cittadini. Certamente questa lettera verrà cestinata, ma se trova il tempo di leggerla fino in fondo, almeno che sappia che i suoi collaboratori non sono tutti "allampanati". Cordialmente. Pietro Calì Il degrado di via Radaelli Dovendo per motivi di lavoro percorrere tutti i giorni via Radaelli e via delle Batterie, constato ogni giorno il degradarsi dei lati esterni in ghiaino di dette strade. Mercoledì 16 luglio la ditta addetta alle sistemazione delle strade, forse su segnalazione di qualcuno, ha provveduto a sistemare un tratto del lato est di via Radaelli, mentre il lato ovest ed il tratto di via delle Batterie è rimasto come prima. Ci sono si state tante piogge, ma per l'immagine del nostro Comune e la sicurezza dei turisti e delle persone che vi transitano per recarsi nei campeggi (Enzo, Vela Blu, Cavallino e Villaggio S.Paolo) ed in spiaggia, penso sia un calvario. La ditta inoltre ha dimenticato dei cartelli indicatori, ormai finiti nel fosso o sotto le ruote delle auto e dei caravan che vi transitano. Questo problema ormai si presenta da anni e credo che con i soldi spesi per le sistemazioni annuali si poteva allargare il manto d'asfalto di quel metro che forse sarebbe sufficiente. Forse anche istituendo per i mesi estivi un senso unico con entrata o uscita in via Pealto si risolverebbe il problema. Voglio inoltre ricordare che anche molte delle strade bianche non vengono da tempo risistemate. Grazie per l'attenzione. Sergio DeVecchio 11 CaC_04-2:Layout 1 26-08-2008 9:32 Pagina 12 LETTERE Una serata da dimenticare Cari amici, non ero molto convinto di fare la cosa giusta quando mi sono recato a Lio Piccolo per sentire il Concerto Gran Galà Di Katia Ricciarelli Eventi Nelle Vigne 2008 Borgo Di Lio Piccolo, tuttavia avevo un biglietto gratuito e così ho deciso di partecipare all'evento per gustarmi il bello e il buono prendendo le cose come capitavano. Mentre pedalavo, ricordavo che Katia Ricciarelli cantava abbastanza bene una trentina d'anni fa, diciamo dal '75 all'88, epoca in cui ha inciso i suoi dischi più venduti, quelli con Karajan e Abbado (oggi chi li compra lo fa per sentire Karajan e Abbado, non certo per sentire la Ricciarelli). Poi ha smesso di calcare le scene e s'è trasferita armi e bagagli negli studi televisivi ove ha compiuto una carriera parallela sulla quale non ho la competenza per pronunciarmi. Ma oggi come canta Katia Ricciarelli? mi domandavo, già conscio dei giudizi impietosi che m'arrivavano dal mondo degl'intenditori e da chi l'aveva sentita recentemente. Nel frattempo pervengo a Lio Piccolo, e sorvolando su altri dettagli poco edificanti mi siedo, aspetto i miei 40 minuti buoni lottando vigorosamente, energicamente, disperatamente contro le zanzare padrone e signore di quelle terre, finché alle 21 passate, quando la "piazza" profuma d'Autan che 12 pare una fumeria d'oppio, entra in scena il Gran Presentatore, il quale comincia la sua predica papale, che parla dei prodotti agricoli del nostro paese, delle bellezze di Lio Piccolo, insomma del significato storico-artisticoescatologico di questo evento-concerto. Intanto i minuti passano. Dopo la presentazione degli artisti, i saluti degli assessori comunali e la traduzione di tutto ciò in inglese e tedesco, finalmente è giunta l'ora del ConcertoEvento. Sotto un faretto che gli raduna intorno migliaia di zanzare, un martire di pianista (a lui onore e lode) cerca d'accompagnare il canto privo di ritmo di Katia Ricciarelli, il tutto debitamente (e sgraziatamente) amplificato da microfoni e casse, che a mio giudizio sono la rovina della lirica italiana. Ma è canto questo? Pare piuttosto una nenia araba: è una voce afona e del tutto priva d'intonazione, che fatica a passare da una nota all'altra strascinandole pietosamente, in più è terribilmente tremola nelle note acute; dico acute, ma in realtà in tutto il concerto non ho mai sentito una nota più alta del La (finale del Campiello di Wolf-Ferrari). Con lei canta il tenore, bella voce matura e possente: evidentemente lui mette la voce e fa il grosso del lavoro, poi lei (che mette il nome) arriva sul ritornello noto e canta la sua frase strappa-applausi. Ma che repertorio fanno? Dopo un paio di classici operistici (tra cui un pietoso "Di tanti palpiti") si vira decisamente verso Melodie napoletane & co.: Marechiare, 'O sole mio, Parlami d'amore Mariù... Decisamente il concerto è diventato un caffèconcerto, un piano-bar in cui due cantanti duettano in maniera alquanto improvvisata: era proprio necessaria la Katia Ricciarelli per questo genere di spettacolo? Non si poteva scritturare Gigi D'Alessio? Si noti che nessuno dei "duetti" eseguiti è in realtà un duetto, il che la dice lunga sull'incapacità della Ricciarelli di cantare da sola un intero brano: le manca il fiato. Improvvisamente dopo solo 60 minuti il caffèconcerto termina, e allora capisco perfettamente tutto il dilungarsi dei nostri politici per allungare un brodo ristrettissimo pagato a caro prezzo. Non è finita qui, ci sono i discorsi di commiato ai quali s'aggiungono il Sindaco e l'illustre consigliere regionale leghista Stival, membro della commissione Cultura; segue la consegna d'una ventina di targhe, mazzi di fiori e altri omaggi. Me ne vado (digiuno), coll'amaro in bocca per la truffa subita (perché un concerto di 60 minuti fatto così è una truffa) e per i soldi sottratti alle casse del Comune, che è talmente ricco da dover privatizzare la scuola materna di Cavallino. A mai più. Lettera firmata Anche noi pensiamo che molto spesso gli spettacoli promossi dall'Amministrazione siano di scarsa qualità. Il Comune di Cavallino Treporti, secondo quanto si legge nella delibera, ha messo a disposizione per questo "spettacolo" 7.500 euro, di questi, 5.000 euro risultano essere contributo dalla Regione (l'iniziativa rientra nel Progetto "Gli eventi nelle Vigne" AGRI-CULTURA). I 7.500 Euro sono stati stanziati per: service e pianoforte, locandine e manifesti, servizio bus navetta, bagni chimici e targhe di riconoscimento. Probabilmente poi ci sono altri sponsor e l'incasso derivante dalla vendita dei biglietti per pagare la prestazione della somma artista e forse qualche altra spesa. Sarebbe interessante sapere quale è stato il costo complessiva della serata soprattutto in relazione al ritorno di immagine avuto per il Comune. Soluzioni per la viabilità Riferendomi al periodico a Cittadini al Centro di Cavallino Treporti del 15 giugno 2008 a pagina 3, argomento "Problemi vecchi, soluzioni nuove" desidero esprimere quanto segue. Sono pensionato, spesso uso la bicicletta divertendomi a pedalare attraverso il territorio. Percorro l'argine lato valle Drago-Jesolo, cioè partendo dalla Porte situate vicino al ponte del Cavallino arrivo a Jesolo Paese. Ecco una probabile soluzione alla questione traffico nel territorio! Dalla rotatoria ipermercati Bennet, dopo il ponte, all'altezza della semirotatoria Cristo Re, si potrebbe inserire una deviazione lato dx del III ponte, collegandola con l'argine, arrivando così fino al ponte del Cavallino, riducendo notevolmente i tempi di percorrenza, evitando così la rotatoria Picchi e via Roma Dx. Ringrazio per la cortese attenzione. Aldo Frater