Sono così le storie del calcio: risate e
pianti, pene ed esaltazioni
(Osvaldo Soriano)
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SOMMARIO
4. Introduzione
5. Gruppo A
6. Bolivia
13. Cile
19. Ecuador
28. Messico
38. Gruppo B
39. Argentina
47. Giamaica
54. Paraguay
60. Uruguay
69. Gruppo C
70. Brasile
78. Colombia
85. Perù
93. Venezuela
99. Calendario fase eliminazione diretta
100. Albo d’oro
Ci piace pensare che il Sudamerica sia ancora terra di emozioni
incontaminate, passione per il calcio pura e antica. Internet ha
regalato la possibilità di avvicinarci a questo calcio in un modo che
fino a due decenni fa era fantascientifico. Nonostante ciò, nell’era del
bombardamento mediatico con partite in tv a qualsiasi ora e passate
in replica all’infinito, il Sudamerica è il vero “calcio estero”. L’Europa
è casa nostra, da anni ormai anche i più giovani guardano più la
Premier League che la Serie A. Così le immagini che arrivano oggi da
quelle latitudini non sono altro che le foto ammirate da piccoli sul
Guerin Sportivo e che ritraevano i nostri idoli del campionato inglese.
Poche le possibilità di vederli in diretta sul piccolo schermo, il fascino
delle coppe era probabilmente anche questo. Oggi l’esotico è
soprattutto Sudamerica, continente la cui passione romanzata per il
“Fútbol” è riassunta divinamente nella emozionante figura di
Osvaldo Soriano. Immaginiamo la prossima edizione della Copa
América piena di “goles y gambetas”; noi di Tuttocalcioestero.it,
come accaduto con la guida a Brasile 2014, cerchiamo di presentare
la manifestazione per nazionali più antica al mondo con la solita
passione e dedizione, quello che offriamo in mancanza della
perfezione. Buona Copa América a tutti.
Alfonso Alfano
GRUPPO A
BOLIVIA – CILE – ECUADOR – MESSICO
CALENDARIO (tra parentesi ora locale e italiana)
11-06 a Santiago del Cile, CILE-ECUADOR (20.30, 01.30 del 12-06)
12-06 a Viña del Mar, MESSICO-BOLIVIA (20.30, 01.30 del 13-06)
15-06 a Valparaíso, ECUADOR-BOLIVIA (16.00, 21.00)
15-06 a Santiago del Cile, CILE-MESSICO (20.30, 01.30 del 16-06)
19-06 a Rancagua, MESSICO-ECUADOR (18.00, 23.00)
19-06 a Santiago del Cile, CILE-BOLIVIA (20.30, 01.30 del 20-06)
5
BOLIVIA (di Nicholas Gineprini)
6
Copa América del 1963, l’unico successo nella storia della
nazionale boliviana di calcio. Solo un anno prima che il paese
precipitasse nuovamente nel caos con il colpo di stato che portò al
potere il filo americano Renè Barrientos. La Bolivia nel 1952 era
uscita dal sistema feudale grazie al Movimento Nazionale
Rivoluzionario che destituì il governo pro-USA. Gli anni 50’ furono i
migliori per il paese, nel quale furono nazionalizzate tutte le
risorse del territorio, manifesto della crescita fu proprio la Copa
America del 63’ con l’edificazione di stadi moderni ad altitudini
vertiginose. La squadra, guidata da Danilo, riuscì ad imporsi nel
match decisivo contro il Brasile con un rocambolesco 5-4 con gol
all’86’ di Alocer, La Verde alzò così la coppa al cielo per la prima e
unica volta nella sua storia. L’ultimo atto della favola, infatti gli
Stati Uniti, vista la minaccia comunista nel periodo della guerra
fredda, poco a poco sottomisero il continente sudamericano, nel
64’ toccò alla Bolivia, soppressa da una lunga ed estenuante
dittatura di destra combattuta dai guerriglieri di Che Guevara. Solo
nel 1982 dopo estenuanti scontri, una sorta di democrazia tornò a
regnare nel paese sudamericano.
Nel 1995 la Bolivia organizzò per la seconda volta nella sua storia
la manifestazione continentale e come nel ’63 la finale si disputò
contro il Brasile fresco campione del mondo. Questa volta però il
re-match non favorì La Verde che fu travolta per 3-1 con i gol di
Edmundo e Ronaldo.
La Bolivia dopo l’edizione del 2011, chiusa all’ultimo posto nel
girone con un pareggio alla prima giornata contro l’Argentina e
due sconfitte, sembra destinata a recitare ancora una volta il ruolo
di squadra materasso. La nazionale boliviana non ha ancora
disputato partite quest’anno, il 2014 si è chiuso con una sola
vittoria, a novembre, per 3-2 contro il Venezuela dopo una
disastrosa serie di ben 15 partite senza mai vincere fra amichevoli
e qualificazioni allo scorso mondiale.
La Verde, guidata da Mauricio Soria è un gruppo formato
prevalentemente da giocatori esperti provenienti dal campionato
nazionale, con l’inserimento di qualche giovane prospetto. L’età
media della squadra è di 27,5 anni, la più alta del torneo. Inserita
nel gruppo A con Cile, Ecuador e Messico, nonostante l’assenza
delle big, il girone da pronostico è fuori dalla portata della Bolivia,
anche per un eventuale ripescaggio come migliore terza.
L’allenatore debutterà sulla panchina nell’amichevole contro
l’Argentina, una sola partita a disposizione per testare la propria
squadra in vista del debutto nella competizione. Soria è un
allenatore esperto, nel proprio palmares può vantare cinque
campionati boliviani alla guida del Wistermann e del Real Potosi.
8
ANALISI TECNICO-TATTICA
La Bolivia è solita giocare un calcio attento, basato prettamente sul
contropiede. Un 4-4-2 abbastanza elementare, anche se, con
l’ingresso di Soria alla guida tecnica della nazionale, nulla è così
scontato come sembra. La coppia di centrali difensivi sarà
composta dall’esperto Hurtado e Zenteno, entrambi non
eccessivamente alti, per questo la squadra boliviana può essere
vulnerabile sui calci piazzati e sui cross. I terzini Raldes e Morales,
avranno il compito di fermare le incursioni dei difensori sulla
fascia, limitandosi a un compito prettamente difensivo.
La linea di centrocampo sarà guidata Alejandro Mèlan, regista con
una discreta tecnica che avrà il compito di allargare il gioco sulle
fasce e servire il movimento in profondità degli attaccanti. Gli
esterni, Lizio e Smedbreg, non essendo dotati di grandi abilità al
tiro o nelle percussioni centrali, cercheranno di prendere il fondo
al fine di piazzare cross per Marcelo Martins, colosso alto 1.87
potrebbe essere l’uomo decisivo di questa Bolivia per scardinare le
difese avversarie assieme Ricardo Pedriel, altro attaccante di peso
che milita fra i turchi del Mersin.
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LA STELLA
L’uomo fondamentale per la Bolivia sarà Marcelo Martins,
attaccante ventisettenne da 12 gol in nazionale in 45 partite
disputate. Ha un ottimo bagaglio di esperienza internazionale,
formatosi calcisticamente nel Cruzeiro, ha giocato in Europa nello
Shakhtar, nel Werder Brema e nel Wigan Athletic, senza mai
affermarsi ad alti livelli. Nell’ultima sessione di calcio mercato è
stato acquistato dai cinesi del Changchun Yatay per i quali ha già
segnato 4 gol in dieci partite. Non è un attaccante estremamente
prolifico, la sua stazza fisica però gli permetterà di attrarre su di
sé le maglie della difesa avversaria per creare spazi per gli
inserimenti dei centrocampisti e della seconda punta. La sua abilità
nel tener palla sarà anche molto importante per permettere alla
squadra di alzare il proprio baricentro e ripartire poi veloce in
contropiede.
LA SORPRESA
Fra i convocati di Mauricio Sora è stato inserito a sorpresa il
giovane Gamarra Ruiz, classe 1997, leader del centrocampo nella
primavera del Milan allenata da Brocchi. Scoperto nel Brescia,
10
inizia a giocare con la casacca rossonera nei Giovanissimi
Nazionali. Dotato di un ottima tecnica di base e di una grandissima
intelligenza tattica, in prospettiva può diventare un ottimo regista,
la sua duttilità lo ha portato anche a esprimersi a buoni livelli nel
ruolo di difensore centrale. Quest’anno ha collezionato 21
presenze in nel campionato Primavera, senza però mai esordire in
prima squadra, inoltre non ha mai militato nell’U20 boliviana.
Potrebbe essere proprio il giovane talento la mossa sorprendente
di Mauricio Soria per dare vitalità e intraprendenza al
centrocampo.
PROSPETTIVE
Per la Bolivia raggiungere i quarti di finale sarebbe già un
traguardo considerevole, è quasi impossibile immaginarsi La
Verde fra le prime due del girone. Molto più plausibile un
ripescaggio come migliore terza; l’avversario più accreditato per
conquistare i tre punti della speranza sarà il Messico, ampiamente
rimaneggiato per questa competizione.
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I CONVOCATI
Pos. Giocatore
P
Romel Quinonez
P
Hugo Suarez
P
Jose Penarrieta
D
Miguel Hurtado
D
Marvin Bejarano
D
Leonel Morales
D
Edemir Rodriguez
D
Ronald Eguino
D
Edward Zenteno
D
Cristian Coimbra
D
Ronald Raldes
C
Danny Bejarano
C
Walter Veizaga
C
Damir Miranda
C
Sebastiàn Gamarra
C
Pablo Escobar
C
Martin Smedbreg
C
Alejandro Cumachero
C
Alcides Pena
A
Damian Lizo
A
Jhasmani Campos
A
Marcelo Moreno
A
Ricardo Pedriel
A
Juan Carlos Arce
Data Nascita
25 giugno 1992
7 febbraio 1982
18 novembre 1988
4 luglio 1985
6 marzo 1988
9 febbraio 1988
21 ottobre 1984
20 febbraio 1988
5 dicembre 1984
31 dicembre 1988
20 aprile 1981
3 gennaio 1994
24 luglio 1988
6 ottobre 1985
15 gennaio 1997
23 febbraio 1979
10 maggio 1984
22 aprile 1991
14 gennaio 1989
30 giugno 1989
10 maggio 1988
18 giugno 1987
19 gennaio 1987
10 aprile 1985
12
Squadra
Bolivar
Blooming
Petrolero
Blooming
Oriente Petrolero
Blooming
Bolivar
Bolivar
Wistermann
Blooming
Petrolero
Oriente Petrolero
The Strongest
Bolivar
Milan
The Strongest
Goteborg
The Strongest
Oriente Petrolero
O’Higgins
Bolivar
Changchun Yatai
Mersin
Bolivar
CILE (di Nicola Chessa)
Sono passati ben novantanove anni dalla partita d’esordio
della Copa América disputatasi il 2 luglio 1916 all’Estadio
Gimnasia y Esgrima di Buenos Aires. Le due nazionali che si
affrontavano erano l’Uruguay e il Cile che in quell’occasione
perse ben quattro a zero sotto i colpi di Gradìn e Piendibene,
colui che viene ricordato come il giocatore più corretto della
storia del calcio tanto da non esultare ai gol per non dar
fastidio agli avversari. La storia della Roja in questa
competizione va da lì in poi sempre crescendo fino a farla
diventare una delle squadre più ostiche e temibili ma mai sino
ad arrivare ai livelli di Uruguay, Argentina e Brasile.
I risultati parlano chiaro: quattro secondi posti, nel 1955, nel
1956, nel 1979 e nel 1987 con quest’ultima che rimane a oggi la
sconfitta più dolorosa di tutte, con il Cile che crolla al 56′ contro
l’Uruguay per un gol di Bengoechea dopo una papera clamorosa
di Rojas. Quest’anno la Selección cilena potrà contare in suo
favore il fattore casalingo col pubblico che in queste occasioni
sa essere molto caldo. Santiago aspetta con trepidazione la
partita inaugurale contro l’Ecuador in programma il 12 giugno.
Le altre squadre del girone sono Messico e Bolivia.
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ANALISI TECNICO-TATTICA
Non ci sono sorprese tra i convocati di Jorge Sampaoli ma
semmai dei graditi ritorni. Parliamo dei due centrocampisti
della Fiorentina David Pizarro e Matias Fernandez, con
quest’ultimo che esattamente un anno fa saltò la rassegna
mondiale in terra carioca per problemi al ginocchio al quale
preferì sottoporsi a un intervento chirurgico in modo da
arrivare al massimo per la Coppa America in casa. Il tecnico
argentino, ormai entrato nei cuori dei tifosi cileni, dovrà
sciogliere qualche dubbio sulla formazione da far scendere in
campo e il modulo da schierare. Nelle amichevoli di marzo la
Selección ha variato molte volte il suo assetto in campo ma
sicuramente si ritornerà al solito 3-4-2-1 con Bravo in porta, in
difesa Medel assieme a Albornoz e Jara.
A centrocampo sorgono i dubbi maggiori. Mentre sulle fasce
hanno il posto assicurato Isla e Mena, vi è molta bagarre a
centrocampo con Mati Fernandez e Aranguiz favorito come duo
di centrocampo. Dietro l’unica punta, che sarà sicuramente Edu
Vargas, spuntano i due pezzi da novanta Sanchez e Vidal, anche
se non è escluso un abbassamento di quest’ultimo sulla linea
dei centrocampisti. In panchina scalpitano per un posto i
sempreverdi Beausejour e Valdivia, oltre agli “italiani”
15
Carmona, Pizarro e Pinilla, con quest’ultimo rimasto fermo a
quella traversa contro il Brasile nei minuti finali dei
supplementari di uno storico match degli scorsi Mondiali.
LA STELLA
La stella rimane sempre lui, Alexis Sanchez. Stagione fantastica
la sua con l’Arsenal di Arséne Wenger. El Niño Maravilla
quest’anno si è migliorato raggiungendo quota venticinque gol
stagionali. Un bottino da urlo coronato con la vittoria della Fa
Cup proprio pochi giorni fa ai danni dell’Aston Villa. Un paese
intero si affida a lui. Come Neymar in Brasile è l’uomo che può
regalare un sogno e portare la Roja nella storia regalandole la
prima Copa America.
16
LA SORPRESA
Tenete d’occhio questo nome, Angelo Henriquez. Classe 1994,
ruolo attaccante, di proprietà del Manchester Unted. I Red
Devils in questi anni lo hanno girato in prestito prima al Wigan,
poi al Saragozza e infine alla Dinamo Zagabria ed è proprio in
terra croata che si è guadagnato le attenzioni di Sampaoli. Con
la maglia della Dinamo quest’anno ha siglato trenta reti, che
fanno di lui il cannoniere più prolifico fra i ventitré convocati.
PROSPETTIVE
Inevitabile dire che da questo Cile ci si aspetti il massimo. Il
pubblico di casa vorrebbe vederlo trionfare ma la Roja avrà di
fronte avversari più blasonati come Brasile e Argentina che
vengono dati come sempre come favoriti. Il gap che però li
divideva da queste due nazionali è oramai diminuito ed è
arrivato il momento di dimostrare al mondo il proprio valore.
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I CONVOCATI
Pos.
P
P
P
D
Giocatore
Claudio Bravo
Paulo Garcés
Johnny Herrera
Eugenio Mena
Data Nascita
13 aprile 1983
2 agosto 1984
9 maggio 1981
18 luglio 1988
D
Miiko Albornoz
30 novembre 1990
D
D
D
D
C
C
C
C
C
C
C
Mauricio Isla
José Rojas
Gary Medel
Gonzalo Jara
David Pizarro
Carlos Carmona
Arturo Vidal
Jorge Valdivia
Matías Fernández
Jean Beausejour
Felipe Gutiérrez
12 giugno 1988
3 giugno 1983
3 agosto 1987
29 agosto 1985
11 settembre 1979
21 febbraio 1987
22 maggio 1987
19 ottobre 1983
19 maggio 1986
3 giugno 1984
8 ottobre 1990
C
Charles Aránguiz
17 aprile 1989
C
A
A
A
A
Marcelo Díaz
Alexis Sánchez
Mauricio Pinilla
Eduardo Vargas
Edson Puch
30 dicembre 1986
19 dicembre 1988
4 febbraio 1984
20 novembre 1988
9 aprile 1986
A
Ángelo Henríquez
13 aprile 1994
18
Squadra
Barcellona (Spagna)
Colo Colo
Universidad de Chile
Cruzeiro (Brasile)
Hannover
(Germania)
Juventus (Italia)
Universidad de Chile
Inter (Italia)
Mainz (Germania)
Fiorentina (Italia)
Atalanta (Italia)
Juventus (Italia)
Palmeiras (Brasile)
Fiorentina (Italia)
Colo Colo
Twente (Olanda)
Internacional
(Brasile)
Amburgo (Germania)
Arsenal (Inghilterra)
Atalanta (Italia)
Napoli (Italia)
Huracán (Argentina)
Dinamo Zagabria
(Croazia)
ECUADOR (del Renzaccio)
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Quindici partite disputate, quattro miseri punti accumulati e cinque
eliminazioni consecutive al primo turno. Questo il magro bottino
con cui l’Ecuador si appresta ad affrontare per la venticinquesima
volta la Copa America, manifestazione poco foriera di
soddisfazioni per la Tri, che non ha superato lo scoglio del primo
turno per ben ventidue volte. Un’habitué, verrebbe da dire,
dell’eliminazione precoce, una nazionale diventata nota,
calcisticamente parlando, solo negli ultimi quindici anni, ovvero
dopo aver centrato, nel 2002, la prima storica qualificazione alla
fase finale di un Mondiale di calcio. Stupisce, quindi, che nel
momento di maggior splendore a livello internazionale, l’Ecuador
abbia collezionato figure barbine in territorio continentale, capace
di regalare gioie solo nelle due edizioni disputate fra le mura
amiche (’59,’93), concluse con un onorevole quarto posto, miglior
piazzamento di sempre.
La rappresentazione massima del calcio ecuadoregno, ben
superiore a quella mostrata durante Germania ’06 (storica
qualificazione agli ottavi di finale, dove perse onorevolmente
contro lo squadrone inglese di Sven Goran Eriksson), andò in scena
nel 1997, nella famosa Copa America dell’altura, fattore che aiutò
– oltre che i padroni di casa boliviani (sorprendentemente secondi)
– la squadra all’epoca allenata da Maturana, considerato tutt’oggi
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un guru nella piccola nazione sudamericana. Vinto il girone davanti
ai mostri sacri argentini, la Tri, che impressionò per il gioco
esibito, non oltrepassò i quarti di finale dopo aver perso ai calci di
rigore contro il Mexico, affrontato per la prima volta coi favori del
pronostico. E come a chiudere un cerchio magico con
quell’indimenticabile 1997, l’Ecuador – in questa edizione –
affronterà la Bolivia (allora padrona di casa), il Cile (organizzatore
dell’evento quest’anno) e proprio quel Mexico che interruppe il
sogno della Tri diciotto anni fa.
21
ANALISI TECNICO-TATTICA
Dopo l’ottimo lavoro di Rueda, che ha proseguito la tradizione
favorevole dei tecnici colombiani sulla panchina della Tri, iniziata
con Maturana e proseguita con Gomez (Giappone & Corea 2002) e
Suarez (Germania 2006), la federazione ecuadoregna si è affidata
al boliviano Quinteros, capace in patria di fare incetta di trofei con
l’Emelec. Una scelta giunta un po’ a sorpresa dopo l’interregno di
Vizuete, che non s’era fatto disprezzare nelle quattro partite alla
guida della selezione del suo paese e attualmente sulla panchina
del sorprendente Mushuc Runa nella Serie A ecuadoregna. Ma
tant’è. I dissapori fra la Federazione e lo stesso Vizuete hanno
portato al divorzio. E così si è giunti a Quinteros, che, a differenza
del predecessore, pare intenzionato a proseguire sul solco
tracciato dai predecessori colombiani, che negli scorsi anni
innestarono il DNA del 4-4-2 nelle vene del calcio ecuadoregno.
In porta pochi dubbi: sarà ancora Dominguez ad indossare i
guantoni da titolare. Una novità, e qualche dubbio, per quanto
riguarda la linea a quattro difensiva: a destra, salvo improbabili
stravolgimenti, giocherà Paredes, esterno destro del Watford,
reduce da dodici mesi assai positivi fra Mondiale e promozione in
Premier League – da protagonista – con gli Hornets; a sinistra il
ballottaggio fra gli esperti Ayovi (monumento della Tri e capitano
22
in pectore) e Bagüí dovrebbe essere vinto dal primo, mentre in
mezzo, a causa dell’addio – dopo tredici anni di onorata militanza
– di Guagua, Quinteros deve sciogliere ancora le riserve su chi
sarà – fra l’esperto Achilier (favorito anche per essere stato alle
dipendenze del tecnico boliviano all’Emelec) e il più verde Mina – il
compagno di reparto dell’inamovibile Erazo. A centrocampo
peserà, e non poco, l’assenza a destra di Antonio Valencia, il
calciatore ecuadoregno di maggior spessore internazionale, in
grado di dare una preziosissima mano sia in fase offensiva che
difensiva, quest’ultima migliorata ulteriormente nell’ultimo anno
grazie alla sapiente guida tattica di Louis Van Gaal.
Due le opzioni a disposizione di Quinteros per sostituirlo: Renato
Ibarra del Vitesse, favorito, e il giovanissimo Jonathan Gonzales,
anche se non sono da scartare altre soluzioni, come lo
spostamento di fascia di Montero o Fidel Martinez, giocatori in
ballottaggio fra loro – col primo nettamente favorito – per la
corsia di sinistra. In mezzo al campo, invece, pochi dubbi: la coppia
centrale sarà costituita dai piedi buoni di Noboa e dalla grinta di
Lastra, vera e propria novità della Tri targata Quinteros. In
attacco, complice il discusso forfait di Caicedo, spazio
all’accoppiata Bolaños-Valencia: il primo, trequartista/seconda
punta di grande efficacia, si sta mettendo in mostra con la maglia
23
dell’Emelec, trascinata a suon di goal (ben sei in nove partite) fino
ad un inatteso quarto di finale in Copa Libertadores, mentre il
secondo, reduce dalla prima stagione europea con la maglia del
West Ham, potrebbe finalmente esplodere nel ruolo a lui più
congeniale di prima punta.
LA STELLA
Assenti Antonio Valencia e Caicedo, il ruolo di stella spetta, senza
alcun dubbio, a Enner Valencia. Nonostante un’annata in
chiaroscuro al West Ham, complice anche un Allardyce che non ha
saputo esaltarne appieno le caratteristiche, l’ex attaccante del
Pachuca torna a vestire la maglia della Tri, con la quale
difficilmente fallisce. E gli undici gol realizzati (tre al Mondiale
brasiliano) in appena diciannove incontri, ne sono la più fulgida
testimonianza.
L’assenza di Felipe Caicedo, oltretutto, potrebbe addirittura
agevolarlo nonostante lo renda orfano delle preziose sponde
dell’attaccante dell’Espanyol: giocare prima punta, avvalendosi
della preziosa collaborazione di Bolaños, dovrebbe renderlo
ulteriormente letale in fase realizzativa. Oltre all’aspetto
24
squisitamente tattico, Valencia sarà mosso da grande spirito di
rivalsa e vorrà mostrare al mondo intero che vale i quindici milioni
spesi lo scorso anno dagli Hammers, pronti (forse) a cederlo alla
Sampdoria in cambio di Obiang.
LA SORPRESA
Difficile definirlo potenziale sorpresa, visto lo straordinario
rendimento offerto in Libertadores, ma Miller Bolaños può
rappresentare davvero la chiave di volta della Tri. Calciatore in
grado di fare la seconda punta o il trequartista con un’efficacia
sotto porta da puntero, Bolaños, a venticinque anni suonati, è
chiamato alla definitiva consacrazione in una manifestazione di
grande respiro internazionale, straordinaria vetrina per poter
sbarcare nel calcio europeo, dove diversi club lo stanno seguendo
da tempo. I dubbi, vista la pessima esperienza nella MLS con i
Chivas, restano e, secondo alcuni, sono anche di natura psicologica.
In Cile, sotto la sapiente guida di chi, all’Emelec, l’ha reso grande,
ha un’enorme chance per smentire gli scettici. Ora o mai più:
ultima chiamata per il ragazzo di Duran.
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PROSPETTIVE
Nonostante le pesanti assenze di Felipe Caicedo e Antonio
Valencia, l’Ecuador ha tutte le carte in regola per centrare la
qualificazione ai quarti di finale. Inserito nel gruppo A con Cile,
Mexico e Bolivia, la Tri potrebbe sfruttare il tono dimesso con cui i
messicani affronteranno la manifestazione, imbottiti di seconde
linee in vista della partecipazione – nel mese di luglio – alla Gold
Cup, e centrare un secondo posto a cui la Bolivia, in tutta
franchezza, pare non poter ambire. Il sorteggio, al di là dello
scontro diretto contro i padroni di casa (gara inaugurale della Copa
America 2015), ha arriso agli uomini di Quinteros, che possono
spezzare l’incantesimo e, diciotto anni dopo, strappare il pass per i
quarti di finale. Ma attenzione al Messico, già capace, in passato,
di far piangere l’Ecuador contro i favori del pronostico: sarà così
anche stavolta.
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I CONVOCATI
Pos.
P
P
P
D
D
D
D
D
D
D
D
C
C
C
C
Giocatore
Esteban Dreer
Alexander Domínguez
Daniel Librado Azcona
Juan Carlos Paredes
Fricson Erazo
Gabriel Achilier
John Narváez
Oscar Bagüí
Walter Ayoví
Mario Pineda
Arturo Mina
Cristhian Noboa
Renato Ibarra
Pedro Quiñónez
Osvaldo Lastra
Data Nascita
11 novembre 1981
5 giugno 1987
18 gennaio 1984
8 luglio 1987
5 maggio 1988
24 marzo 1985
12 giugno 1991
10 dicembre 1982
11 agosto 1979
6 luglio 1992
8 ottobre 1990
9 aprile 1985
20 gennaio 1991
4 marzo 1986
12 giugno 1985
C
Fidel Martínez
15 febbraio 1990
C
Jonathan Gonzáles
3 luglio 1995
C
C
A
A
A
A
Pedro Larrea
Juan Cazares
Jefferson Montero
Jaime Ayoví
Miller Bolaños
Enner Valencia
21 maggio 1986
3 aprile 1992
1 settembre 1989
21 febbraio 1989
1 giugno 1990
4 novembre 1989
27
Squadra
Emelec (Ecuador)
LDU Quito (Ecuador)
Ind. del Valle (Ecuador)
Watford (Inghilterra)
Gremio (Brasile)
Emelec (Ecuador)
Emelec (Ecuador)
Emelec (Ecuador)
Pachuca (Messico)
Ind. del Valle (Ecuador)
Ind. del Valle (Ecuador)
Paok Salonicco (Grecia)
Vitesse (Olanda)
Emelec (Ecuador)
Emelec (Ecuador)
U.Guadalajara
(Messico)
U.Guadalajara
(Messico)
LDU Loja (Ecuador)
Banfield (Argentina)
Swansea (Inghilterra)
Godoy Cruz (Argentina)
Emelec (Ecuador)
West Ham (Inghilterra)
MESSICO (di Mihai Vidroiu)
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Il Messico prende parte ininterrottamente alla Copa América
dal ’93 ma, come in molti sanno, è la Copa de Oro, meglio
conosciuta in Europa come Gold Cup, la competizione su cui il
Messico punterà forte. Il torneo della Concacaf inizierà proprio
al termine della Copa América, si tratta del trofeo principe
delle nazionali centro-nordamericane e regala anch’esso un
posto per la prossima Confederations Cup in Russia, ma con un
livello di competitività ben minore della gemella
sudamericana. Inoltre bisogna rimarcare come spesso la
Confederazione centroamericana faccia pressioni sul Messico (e
su eventuali nazionali affiliate invitate alla Copa América)
affinché si prediliga il torneo locale, relegando al Sudamerica
le seconde linee.
Il Tri risparmierà dunque molti dei suoi migliori giocatori per la
Gold Cup, ma a differenza di quanto accaduto nel 2011 non
rinuncerà a priori al torneo sudamericano. Spiccano molte
assenze di lusso come Javier “Chicharito” Hernández, Carlos
Vela o i fratelli Jonathan e Giovani dos Santos, ma negli ultimi
vent’anni sono state molte le volte in cui si dava il Messico per
morto, e alla fine lo si è visto macinare gioco e risultati fino
agli atti conclusivi della rassegna. Quel che veramente
spaventa il popolo azteca non sono le figuracce, ma la
concretezza nelle “partite che contano”, le numerose semifinali
29
e finali perse per il rotto della cuffia, che hanno alimentato la
leggenda della desepción mexicana, la delusione messicana.
Ma el Piojo Herrera non ha usato mezzi termini: per lui
l’obiettivo è alzare il trofeo.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Miguel Herrera, lo stesso tecnico che ha condotto il Messico ai
Mondiali 2014 eliminando la Croazia e sfiorando il colpaccio
agli ottavi contro i Paesi Bassi, domati ma non sconfitti,
continuerà con il progetto tattico che ha sempre avuto in testa.
È un suddito della corrente tattico-culturale della “Escuela
lavolpista”, messa in moto dal tecnico argentino Ricardo La
Volpe sulle ceneri del Menottismo di fine anni ’70, consistente
perlopiù nella ricerca di un calcio offensivo basato sul 3-5-2, o
5-3-2 in fase difensiva che dir si voglia. Lo stesso modulo con
cui el Piojo Herrera ha ottenuto gli ottimi successi agli scorsi
campionati mondiali, caratterizzato da grande solidità e ricerca
del possesso grazie a una retroguardia che trascorre più tempo
a impostare che a serrare le fila. Uno stile di gioco chiaro e
facilmente identificabile che, soprattutto, ha reso molto contro
squadre di caratura internazionale come appunto la nazionale
oranje di van Gaal.
30
Tra i pali dovrebbe esserci Jesús Corona, noto in patria per il
suo carattere vulcanico (che, tra l’altro, lo escluse dai Mondiali
di Sudafrica nel 2010, ma comunque nel suo curriculum vitae
compaiono aggressioni di vario genere, tra cui la testata al
preparatore fisico del Monarcas Morelia nel maggio 2011),
ritornato titolare in un’amichevole a marzo da cui ne è uscito
con la palma di migliore in campo e un rigore parato. Qualcuno
potrebbe ricordarlo come capitano della selezione messicana
che si aggiudicò i giochi olimpici di Londra 2012, battendo in
finale un certo Brasile che schierava i vari Neymar, Oscar e
Hulk.
Escluso dalla lista il titolare dei Mondiali in Brasile, Guillermo
Ochoa. Anche nel resto del reparto difensivo molti punti fermi
della Tri sono stati risparmiati per la Copa de Oro, Héctor
Moreno su tutti, centrale dell’Espanyol. Chi invece non manca
mai è Rafa Márquez, veterano di quattro campionati mondiali e
di altre quattro Copa América, che alla veneranda età di 36
anni è ancora in pista a ballare. Il difensore dell’Hellas Verona
sarà il pilastro della selezione azteca, grazie alla sua
esperienza internazionale e alle sue doti tecniche dirigerà la
retroguardia e sarà il punto zero di ogni azione della squadra.
Al suo fianco l’unico certo del posto dovrebbe essere Hugo
Ayala del Tigres.
31
Il centrocampo sarà il cuore nevralgico del gioco messicano. In
particolar modo le due mezzali, vero cuore pulsante del piano
strategico preparato dal Piojo Herrera. Nella sua concezione di
calcio gli interni di centrocampo giocano un ruolo
fondamentale: il loro movimento a scappare crea spazi e linee
di passaggio in fase di costruzione, diventano il punto di
raccordo tra gli instancabili terzini e le due punte e con gli
inserimenti in profondità sono la vera arma nascosta (ma
neanche troppo) di questa squadra.
Ma non ci saranno né Héctor Herrera, né Andrés Guardado, né
Jonathan dos Santos, né tanto meno el Gallito Vázquez,
probabilmente queste due pedine delicate verranno ricoperte
da Javier Güemez e el Negrito Medina, due volantes che nel
campionato messicano sono alfieri di indubbio valore. Discorso
molto simile per i carrileros, i terzini fluidificanti si cui si regge
la funzionalità di tutto l’impianto: fuori dalle convocazioni
Aguilar e Layún, dovremmo vedere in campo Adrián Aldrete,
uno dei terribili ragazzini che nel 2005 fu etichettato nella
“generazione dorata” messicana dopo la vittoria della Coppa
del Mondo under-17, ma che può essere meglio inquadrato
come il terzino che ha annullato Robben in quell’ottavo di finale
in Brasile. Sull’altra fascia più probabilmente ci sarà un esterno
32
più offensivo come Javier Aquino, ala dinamica del Villarreal
che quest’anno ha giocato in prestito al Rayo Vallecano.
Anche in attacco le assenze spiccano, mancano all’appello
Javier “Chicharito” Hernández, Giovani dos Santos, Carlos Vela
e Oribe Peralta. A contendersi i due posti ci saranno tre
giocatori: Raúl Jiménez, il bomber acquistato la scorsa estate
dall’Atlético Madrid, Jesús Manuel Corona, ala ficcante del
Twente, e Edoardo Herrera, attaccante del Pumas e
probabilmente il meno conosciuto al di qua dell’Atlantico, ma
non per questo meno considerato dal ct. “Lalo” Herrera ha
debuttato in nazionale solo lo scorso 28 marzo, giocando gli
ultimi due secondi nell’amichevole contro l’Ecuador. Ma due
giorni dopo Miguel Herrera lo manda in campo da titolare
contro il Paraguay.
Risultato: dopo due minuti e undici secondi la sua zampata
graffiante trasforma un traversone nel gol-partita. Di fatto gli
sono bastati 133 secondi per buttarla in rete e regalare con
quel gol una vittoria di prestigio al Tri. In realtà dopo altri due
minuti Lalo avrebbe segnato anche un’altra rete non
convalidata. A oggi queste due gare restano le sue uniche
presenze in maglia verde.
33
LA STELLA
Con le molte assenze di lusso è sicuramente Rafa Márquez il
punto di riferimento di questa nazionale. Uno dei giocatori più
forti e vincenti della storia messicana – spiccano un
campionato francese col Monaco, quattro campionati spagnoli e
due Champions League col Barcellona, una Confederations Cup
e due Gold Cup col Messico – che si è contraddistinto nell’arco
della sua longeva carriera per la sua duttilità tattica. Non solo
un roccioso centrale di difesa, i suoi anni migliori li ha forse
vissuti da volante davanti alla retroguardia, ruolo che ha
interpretato magistralmente grazie alla sua intelligenza sopra
la media e ai suoi piedi morbidi, a cui ha saputo integrare un
eccelso gioco aereo.
Non a caso ha guidato il Tri da capitano in quattro Coppe del
Mondo, in cui è stato in grado di segnare in ben tre edizioni,
unico difensore a riuscirci. E non è l’unico record ad aver
infranto, uno a cui sono particolarmente legati i suoi
compatrioti è quello che lo ha visto alzare la Champions
League, primo messicano nella storia a farlo. Oggi, a 36 anni,
la sua esperienza messa a disposizione del gruppo è un valore
aggiunto inequivocabile, in fase difensiva e in fase costruttiva,
oltre che sulle palle inattive. Un leader che ha saputo imporsi
34
dappertutto, che si è confrontato con i più grandi e che, sul
cammino dei quaranta, ha ancora la voglia di mettersi in gioco
tanto a Verona quanto con la sua nazionale.
LA SORPRESA
Raúl Jiménez è sbarcato nel calcio europeo un anno fa quando
l’Atlético Madrid ha sborsato dieci milioni e mezzo per averlo:
non era mai accaduto prima che un club messicano vendesse un
calciatore messicano all’estero a una cifra così alta. Dieci mesi
più tardi il suo approdo sulle penisola iberica sembra un
fallimento, una desepción mexicana in piena regola, ma in
nazionale si è tolto qualche piccola soddisfazione. Nel 2012 ha
trionfato al Torneo di Tolone e alle Olimpiadi di Londra, mica
male se ti chiami Messico, e nelle qualificazione a Brasile 2014
c’è soprattutto il suo zampino.
L’11 ottobre 2013, nella sfida decisiva contro il Panama,
penultima giornata del girone di qualificazione, il Messico è
costretto a vincere: senza i tre punti rimarrebbe a braccetto
con i canaleros ma in svantaggio negli scontri diretti e
nell’ultima giornata il Panama deve affrontare gli Stati Uniti,
già aritmeticamente primi. All’81’ Luis Tejada regala l’1-1 che
rimette in carreggiata i panamensi, così sale in cattedra Raúl
Jiménez. A cinque dal termine trasforma un assist di Arce in un
35
gol di rovesciata: è il 2-1 perentorio che permette al Messico di
mettere la freccia e, novanta minuti più tardi, di staccare
l’ultimo biglietto valido per Brasile 2014. Se è l’uomo della
provvidenza è arrivato il momento di dimostrarlo.
PROSPETTIVE
Pur avendo risparmiato i giocatori migliori per l’ambita Gold
Cup, nella quale la rivalità con gli Stati Uniti è accesissima visto
che il Tri ha sei trofei contro i cinque dei gringos, da quando la
nazionale messicana è ospite fissa alla Copa América, ovvero
ininterrottamente dal ’93, ha centrato ben due medaglie
d’argento e tre medaglie di bronzo in otto partecipazioni. Per
cui non ci sarà da meravigliarsi se la nazionale messicana darà
del filo da torcere a chiunque. Il c.t. Miguel Herrera ha
esplicitamente ribadito di non voler ripetere l’errore
commesso dai suoi colleghi quattro anni fa, quando il Messico
dovette presentarsi con un gruppo under-23 e fu eliminato al
primo turno con un desolante bottino di tre sconfitte. Anzi, ha
fatto sapere che il suo obiettivo è quello di puntare proprio alla
vittoria finale. Di certo ha tutte le carte in regola per superare
la prima fase in un girone più che abbordabile in cui il Cile sarà
il grande favorito, l’Ecuador il principale rivale e la Bolivia la
squadra meno quotata.
36
I CONVOCATI
Pos.
P
P
P
D
D
Giocatore
Jesús Corona
Alfredo Talavera
Melitón Hernández
Rafael Márquez
Juan Carlos Valenzuela
Data Nascita
26 gennaio 1981
18 settembre 1982
15 ottobre 1982
13 febbreaio 1979
15 marzo 1984
D
Adrián Aldrete
14 giugno 1988
D
D
D
D
D
D
Hugo Ayala
Julio Domínguez
Gerardo Flores
Efraín Velarde
George Corral
Carlos Salcedo
31 marzo 1987
8 novembre 1987
5 febbraio 1986
15 aprile 1986
18 luglio 1990
29 settembre 1993
C
Javier Aquino
11 febbraio 1990
C
C
C
C
C
C
Marco Fabián
Luis Montes
Juan Carlos Medina
Javier Güemez
Jesús Manuel Corona
Mario Osuna
21 luglio 1989
15 maggio 1986
22 agosto 1983
17 ottobre 1991
6 gennaio 1993
20 agosto 1988
A
Raúl Jiménez
5 maggio 1991
A
A
A
Vicente Matías Vuoso
Enrique Esqueda
Eduardo Herrera
3 novembre 1981
19 aprile 1988
25 luglio 1988
37
Squadra
Cruz Azul (Messico)
Toluca (Messico)
Veracruz (Messico)
Hellas Verona (Italia)
Atlas (Messico)
Santos Laguna
(Messico)
UANL (Messico)
Cruz Azul (Messico)
Cruz Azul (Messico)
Monterrey (Messico)
Querétaro (Messico)
Guadalajara (Messico)
Rayo Vallecano
(Spagna)
Guadalajara (Messico)
León (Messico)
Atlas (Messico)
Tijuana (Messico)
Twente (Olanda)
Querétaro (Messico)
Atletico Madrid
(Spagna)
Chiapas (Messico)
UANL (Messico)
UNAM (Messico)
GRUPPO B
ARGENTINA – GIAMAICA – PARAGUAY – URUGUAY
CALENDARIO (tra parentesi ora locale e italiana)
13-06 a Antofagasta, URUGUAY-GIAMAICA (16.00, 21.00)
13-06 a La Serena, ARGENTINA-PARAGUAY (18.30, 23.30)
16-06 a Antofagasta, PARAGUAY-GIAMAICA (18.00, 23.00)
16-06 a La Serena, ARGENTINA-URUGUAY (20.30, 01.30 del 17-06)
20-06 a La Serena, URUGUAY-PARAGUAY (16.00, 21.00)
20-06 a Viña del Mar, ARGENTINA-GIAMAICA (18.30, 23.30)
38
ARGENTINA (di Lorenzo Guarnieri)
39
22 anni senza vittorie. Veramente troppi, specie se si parla di
una nazionale che ha avuto nel suo seno alcuni tra gli
interpreti più grandi di questo sport dell’ultimo quarto di
secolo, con Lionel Messi assolutamente prepotente nell’ergersi
non solo a simbolo del calcio del suo paese, ma a vero e
proprio emblema di questo stesso sport in prospettiva storica e
planetaria. L’Argentina non può fallire. Vicecampione del
mondo un anno fa in Brasile, su un palcoscenico obiettivamente
di gerarchia e livello minore qual è la Copa América non c’è
assolutamente nessun tipo di alternativa: deve vincere per la
15a volta il torneo sudamericano e uguagliare il numero di
trionfi dell’Uruguay.
Il torneo continentale manca dalla sua bacheca dall’ormai
lontano 1993 e il cammino verso il trionfo sembra che
comincerà nella probabile semifinale contro il Brasile o la
Colombia a Concepción il 30 giugno: testa di serie di un gruppo
B che comprende Paraguay, Uruguay e l’invitata Giamaica( che
gli argentini affronteranno in tale ordine), sembra infatti che al
probabilissimo primo posto nel girone, farà seguito un quarto
di finale contro una delle due migliori terze, che uscirà con
tutta probabilità da una tra lo stesso Paraguay, l’Ecuador, il
Messico (alternativo) e il Perù, nessuna delle quali può
minimamente pensare di arginare la selezione di Martino. Ad
ogni modo nessun’altro, neanche i padroni di casa del Cile, il
40
Brasile e la Colombia (le altre ‘favorite’) hanno a disposizione
un organico così ricco in tutti i reparti. Gerardo Martino quindi
affronterà il primo test prima delle qualificazioni a Russia 2018
con l’obbligo del risultato pieno.
Un appuntamento che giunge nel momento più delicato del
calcio argentino degli ultimi 40 anni. Dopo la morte dell’ex
presidente Julio Grondona, sul calcio nazionale sembra essersi
abbattuta la tempesta perfetta: la violenza ha ripreso
pericolosamente fiato con il recente scandalo di Boca-River di
Copa Libertadores; la disorganizzazione strutturale è
drammaticamente riemersa con le morti in campo di due
giocatori nelle serie inferiori; l’indebitamento atavico dei club
continua a crescere con lo sfondamento del tetto dei 50 milioni
di euro(un’enormità da queste parti); la corruzione è venuta
allo scoperto con lo scandalo FIFA esploso a due giorni dalla
rielezione di Joseph S. Blatter, che tra gli altri coinvolge uomini
di Torneos y Competencias, la società che produce le
trasmissioni delle partite del campionato argentino trasmesse
dalla TV di stato e che avrebbe pagato mazzette a dirigenti
FIFA e CONMEBOL per ottenere i diritti trasmissione della
stessa Copa América fino al 2023.
In questo clima di caos e disordine, in cui addirittura c’è chi
sollecita il governo ad intervenire (senza considerare le
41
pesanti conseguenze), i 23 caudillos argentini sono chiamati a
rinnovare i fasti di gloria di una scuola che come nessun’altra
al mondo ha saputo regalare ai principali palcoscenici calcistici
internazionali campioni e fuoriclasse, ma che non ha avuto poi
la capacità di riunirli sotto il proprio cielo con una formula
vincente. Adesso non si può più sbagliare.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Manovra palla a terra e ordinata, possesso prolungato,
movimenti e rotazioni costanti con la porta rivale sempre nel
mirino. Queste le principali caratteristiche del gioco di Gerardo
Martino, ispirato al suo maestro Marcelo Bielsa, con cui ha
riportato il Newell’s al trionfo nel campionato argentino del
2013 e attraverso il quale si è guadagnato la panchina del
Barcellona prima e della nazionale argentina poi. Ma proprio in
Catalogna el Tata ha mostrato nuovamente un grande
pragmatismo e la lontananza dall’ortodossia del bielsismo e
del Tiki Taka: di fronte a rivali pericolosi in contropiede,
l’allenatore rosarino non disdegna imporre variazioni di ritmo
e l’abbassamento del baricentro per lasciare meno esposta la
squadra alle veloci ripartenze rivali. E proprio il gioco di
rimessa può trasformarsi in una risorsa a cui ricorrere in
determinate circostanze.
42
Nella fase a gironi, visti gli avversari certamente non
irresistibili (fatta eccezione per un Uruguay, comunque privo di
Suárez e in fase di ricambio) certamente non si vedrà
un’Argentina votata anima e corpo al contropiede, come quella
vista al Maracanà il 13 luglio 2014 nella finale del Mondiale
contro la Germania. Quando però il gioco si farà più duro e il
bilanciamento di forze maggiore( come potrebbe accadere in
una possibile semifinale con Brasile o Colombia e in
un’eventuale finale) allora la albiceleste non sarà neanche
quella creatura rabbiosa e sbilanciata vista nella platonica
rivincita contro la Mannschaft a Düsseldorf del settembre 2014,
dove all’esordio di Martino sconfisse 4-1 i tedeschi. Il 4-2-3-1
resta consolidato e se la difesa sarà solida come in Brasile,
allora quest’Argentina è veramente completissima e con un
ventaglio di soluzioni in tutti i reparti.
Confermata la distribuzione dei ruoli dell’anno scorso in terra
brasiliana: oltre ai 3 portieri, di nuovo 7 difensori, 8
centrocampisti e 5 attaccanti. In porta confermato Sergio
Romero, con la novità Nahuel Guzmán e ancora Mariano
Andújar come riserve. In difesa confermati Rojo, Otamendi, De
Michelis, Garay e Zabaleta, le varianti rispetto al Mondiale
sono l’inserimento a sorpresa di Milton Casco del Newell’s e
l’inclusione del viola Roncaglia. Il centrocampo è il settore che
43
ha subito le maggiori trasformazioni rispetto al Mondiale
brasiliano e che sembra averne decisamente guadagnato: fuori
Maxi Rodríguez, Enzo Pérez, Ricky Álvarez e Augusto
Fernández, dentro Roberto Pereyra, Erik Lamela, Javier
Pastore ed Éver Banega. Variazioni che accrescono
notevolmente la qualità a disposizione di Martino e che
aggiungendosi a Mascherano, Biglia, Gago e Ángel Di María
forniscono al ct argentino un impressionante ventaglio di
opzioni, anche per cambiare l’assetto a partita in corso. Il
dubbio è solo quello relativo alle condizioni di Biglia e Di María
che arrivano un po’ acciaccati.
In attacco fuori Rodrigo Palacio dentro Carlos Tévez, con una
manovra offensiva che sicuramente ne guadagnerà in
imprevedibilità, fantasia e potenza. Il resto è storia nota:
Higuaín, Lavezzi, Agüero e quasi senza neanche bisogno di
dirlo, il capitano di questa squadra, Lionel Messi, completano
un attacco sontuoso, scintillante, ricco di alternative e con
numerose soluzioni, ma che inevitabilmente dovrà cercare di
mettere il giocatore più forte del mondo nelle condizioni di
accendere il gioco con il suo genio e la sua grandezza, oltre a
poter finalizzare come quasi nessun’altro riesce a fare nel
mondo.
44
LA SORPRESA
Snobbato da Carlos Bianchi che non lo rivolle al Boca un anno e
mezzo fa, dopo la negativa esperienza al Newell’s e la mancata
convocazione al Mondiale 2014, per Ever Banega arriva la
grande chance di riprendersi la nazionale in una Copa América.
Ma rispetto a 4 anni fa in Argentina, quest’anno è più maturo e
la sua capacità di svariare nell’arco offensivo come dimostrato
quest’anno nel Siviglia di Emery può rivelarsi una soluzione in
più per dare ancora un tocco in più alla ricchissima
imprevedibilità del gioco d’attacco de la Selección.
LA STELLA
‘Le stelle sono tante, milioni di milioni’ recitava uno slogan
pubblicitario, ma la sua illumina il calcio stesso. Questa volta
Lionel Messi non ha alibi: dev’essere protagonista e trascinare
alla vittoria i suoi compagni.
PROSPETTIVE
Con una fuoriserie di questo tipo non ci sono alternative:
VINCERE, VINCERE, VINCERE.
45
I CONVOCATI
Pos.
P
P
P
D
D
Giocatore
Sergio Romero
Mariano Andújar
Nahuel Guzmán
Ezequiel Garay
Nicolás Otamendi
Data Nascita
22 febbraio 1987
30 luglio 1983
10 febbraio 1986
10 ottobre 1986
12 febbraio 1988
D
Pablo Zabaleta
16 gennaio 1985
D
Facundo Roncaglia
10 febbraio 1987
D
Martín Demichelis
20 dicembre 1980
D
Marcos Rojo
20 marzo 1990
C
Fernando Gago
10 aprile 1986
C
Lucas Biglia
30 gennaio 1986
C
Ángel Di María
14 febbraio 1988
C
C
Roberto Pereyra
Javier Mascherano
7 gennaio 1991
8 giugno 1984
C
Érik Lamela
4 marzo 1992
C
C
A
C
Éver Banega
Javier Pastore
Gonzalo Higuaín
Lionel Messi
29 giugno 1988
20 giugno 1989
10 dicembre 1987
24 giugno 1987
A
Sergio Agüero
2 giugno 1988
A
A
Ezequiel Lavezzi
Carlos Tevez
3 maggio 1985
7 febbraio 1984
A
Milton Casco
11 aprile 1988
46
Squadra
Sampdoria (Italia)
Napoli (Italia)
UANL (Messico)
Zenit (Russia)
Valencia (Spagna)
Manchester City
(Inghilterra)
Genoa (Italia
Manchester City
(Inghilterra)
Manchester United
(Inghilterra)
Boca Juniors
(Argentina)
Lazio (Italia)
Manchester United
(Inghilterra)
Juventus (Italia)
Barcellona (Spagna)
Tottenham
(Inghilterra)
Siviglia (Spagna)
Psg (Francia)
Napoli (Italia)
Barcellona (Spagna)
Manchester City
(Inghilterra)
Psg (Francia)
Juventus (Italia)
Newell’s Old Boys
(Argentina)
GIAMAICA (di Marco Pantaleo)
47
“Se non fossi diventato un cantante sarei stato un calciatore.. o un
rivoluzionario. Il calcio significa libertà, creatività, significa dare
libero corso alla propria ispirazione.”
(Bob Marley)
Continua il nostro cammino di avvicinamento alla Copa América,
che oggi ci porta alla scoperta della debuttante Giamaica, invitata
per la prima volta nella propria storia alla grande manifestazione
sudamericana. Il calcio giamaicano è emerso a cavallo tra due
millenni, quando venne raggiunta una storica qualificazione ai
Mondiali Francesi del 1998, dove la selezione giamaicana
(soprannominata Reggae Boyz dai giornalisti) raccolse la simpatia
di moltissime persone e si fece conoscere dall’intero panorama
calcistico, complice anche la vittoria contro il Giappone con il
punteggio di 2-1 (decisiva la doppietta di Theodore Whitmore).
Nonostante ciò, la partecipazione al mondiale è rimasta l’apice
della storia calcistica giamaicana, che sino ad oggi si è solo
affermata tra le “mura amiche” della Copa del Caribe, dove dal
1998 in poi ha conquistato ben 5 titoli.
Essendo al debutto assoluto in questa competizione, la selezione
allenata dal tedesco Winfried Schafer si presenta in Cile con
l’ambizione di arrivare il più lontano possibile e di affermarsi
48
finalmente oltre i confini della zona CONCACAF (ovvero quella del
nord-centro america). Il gruppo, però, non sarà di grande aiuto ai
Reggae Boyz, che dovranno vedersela con avversari di spessore
come Argentina (finalista nell’ultimo mondiale), Uruguay (campione
in carica) e Paraguay; l’appuntamento è per sabato 13 Giugno,
quando i giamaicani dovranno affrontare i campioni in carica
dell’Uruguay.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Il commissario tecnico Winfried Schafer, vincitore della Coppa
d’Africa del 2002 con il Camerun, utilizzerà probabilmente un
classico 4-4-2, modulo che permette ai suoi giocatori (non brillanti
dal punto di vista tecnico) di rimanere compatti e difendersi
meglio. In ogni reparto possiamo trovare dei paletti, dei punti di
riferimento intorno ai quali Schafer fa ruotare la sua formazione e
grazie a cui ha trionfato nell’ultima Copa del Caribe, vinta ai rigori
contro Trinidad & Tobago: i tre giocatori in questione sono il
difensore Jermaine Taylor, il centrocampista Rodolph Austin e la
giovane punta Darren Mattocks (capocannoniere con 8 reti).
Dando una veloce occhiata al resto della rosa si può ben vedere
che solo 3 giocatori arrivano direttamente dal campionato nazione
49
(Hughan Gray dal Waterhouse, mentre Dino Williams e Allan Ottey
arrivano dal Montego Bay), gli altri invece giocano in giro per il
mondo, si va dall’Inghilterra agli Usa passando per il Canada. L’età
media della formazione è parecchio alta, ma Winfried Schafer ha
comunque convocato alcuni giovani prospetti che in futuro avranno
sicuramente un posto da titolari tra i Reggae Boyz, un esempio
lampante è quello del 22enne Kemar Lawrence dei New York Red
Bulls che ha già collezionato 16 presenze e 2 reti, mentre per i
coetanei Michael Hector (difensore del Reading) e Allan Ottey è
l’esordio assoluto.
LA STELLA
Più che di “stella” in questo caso è giusto parlare di totem o di
punto di riferimento della selezione giamaicana, figura che si può
riscontrare nella persona di Jermaine Taylor.Il 30enne difensore è
il giocatore più esperto della rosa di Schafer non solo per le sue
ottanta presenze all’attivo con la maglia della nazionale ma anche
per i suoi traguardi raggiunti con i vari club: a far la differenza è
senza dubbio la sua esperienza in terra americana con la maglia
degli Houston Dynamo, squadra con la quale ha vinto per due volte
la Eastern Conference e ha sfiorato la vittoria del titolo nazionale.
50
Nonostante ciò, si è fatto conoscere anche in patria, dove agli
albori della sua carriera è riuscito a portare a casa un titolo
nazionale e una CFU Club Championship (Champions League dei
paesi dei Caraibi) con la casacca dell’Harbour View. L’esperto
comandante avrà il compito di guidare l’intero reparto arretrato
della selezione giamaicana, la quale avrà l’onere (o l’onore, a
seconda dei punti di vista) di affrontare due dei migliori attacchi
della competizione e un giocatore del calibro di Lionel Messi, con
l’arduo obiettivo di resistere e non crollare.
LA SORPRESA
La sorpresa di questa squadra può essere il 24enne centravanti
Darren Mattocks, recentemente entrato nell’orbita della nazionale
(circa 3 anni) e capocannoniere con 8 reti in 24 gare disputate.
Cresciuto calcisticamente negli Stati Uniti, ha cominciato a mettersi
in mostra con la maglia dell’Università di Akron, dove è riuscito a
mettere a segno ben 39 reti in 47 presenze totali. Cifre da capogiro
che hanno indotto i dirigenti dei Vancouver Whitecaps (squadra
della MLS) ha puntare tanto su di lui scegliendolo al Draft del 2012;
con la maglia dei Caps, dopo aver saltato i primi due mesi per un
incidente in cucina, si mette immediatamente in mostra e al
51
termine della stagione 2012 vince la Golden Boot del club con sette
gol all’attivo. Finora il giovane attaccante giamaicano ha
collezionato 81 presenze condite da 19 reti, a cui però vanno
aggiunte le varie convocazioni in nazionale, culminate con le
ottime prestazione nell’ultima copa del Caribe (vinta dalla sua
nazionale).Nel corso di questa competizione Schafer affiderà a lui
tutto il peso dell’attacco, infatti probabilmente si ritroverà a dover
fare entrambe le fasi di gioco e ad avere poche palle gol da
sfruttare, ma se si dimostrerà particolarmente lucido potrebbe
davvero scrivere delle pagine importanti per il calcio giamaicano,
magari solcando le orme di Theodore Whitmore…
PROSPETTIVE
I Reggae Boyz arrivano in Cile con l’obiettivo di dare fastidio alle
big del proprio girone come Argentina ed Uruguay e magari di
candidarsi come cenerentola della competizione. Sicuramente alla
base di tutto ci sarà la volontà di evitare figuracce e goleada
davanti a Messi & co, anche se Schafer sa bene come ribaltare i
pronostici (vedi esperienza con il Camerun). Purtroppo l’unica
partita “alla portata” (per così dire) è quella contro il Paraguay, ma
sognare non costa nulla…
52
I CONVOCATI
Pos.
P
P
Giocatore
Duwayne Kerr
Dwayne Miller
Data Nascita
16 febbraio 1987
14 luglio 1987
P
Ryan Thompson
7 gennaio 1985
D
D
D
D
Daniel Gordon
Michael Hector
Wes Morgan
Hughan Gray
16 gennaio 1985
19 luglio 1992
21 gennaio 1984
25 marzo 1987
D
Adrian Mariappa
3 ottobre 1986
D
D
C
C
C
C
C
C
A
Kemar Lawrence
Jermaine Taylor
Lance Laing
Jobi McAnuff
Je-Vaughn Watson
Joel Grant
Rodolph Austin
Garath McCleary
Deshorn Brown
17 settembre 1992
14 gennaio 1985
28 febbraio 1988
3 novembre 1981
22 ottobre 1983
26 agosto 1987
1 giugno 1985
15 maggio 1987
22 dicembre 1990
A
Romeo Parkes
20 novembre 1990
A
Giles Barnes
5 agosto 1988
A
Darren Mattocks
2 settembre 1990
A
A
A
Dino Williams
Allan Ottey
Simon Dawkins
31 marzo 1990
18 dicembre 1992
1 dicembre 1987
53
Squadra
Sarpsborg 08 (Norvegia)
Syrianska (Svezia)
Pittsburgh Riverhounds
(USA)
Karlsruhe (Germania)
Reading (Inghilterra)
Leicester (Inghilterra)
Waterhouse
Crystal Palace
(Inghilterra)
New York Red Bulls (USA)
Houston Dynamo (USA)
FC Edmonton (Canada)
Leyton Orient (Inghilterra)
FC Dallas (USA)
Yeovil Town (Inghilterra)
libero
Reading (Inghilterra)
Vålerenga (Norvegia)
Isidro Metapán
(Honduras)
Houston Dynamo (USA)
Vancouver Whitecaps
(Canada)
Montego Bay United
Montego Bay United
Derby County (Inghilterra)
PARAGUAY (di Gianmarco Galli Angeli)
54
Il Paraguay per un sogno: rivivere le magiche notti della Copa
América del 2011 persa solamente in finale per 3-0 contro
l’Uruguay. Il popolo Guaranì è da sempre un noto
frequentatore della massima competizione per nazionali del
Sud America, la Albirroja ha trionfato in ben due occasioni: nel
1953 e nel ‘79. Oltre ai due successi il palmares è arricchito da
sei medaglie d’argento e sette terzi posti.
Nell’impresa di 4 anni fa un posto in prima fila ce lo ebbe
sicuramente Justo Villar, portiere-eroe che eliminò Venezuela e
Brasile ai calci di rigore. Poco importa se poi l’uragano uruguaiano
Suarez ed il “Cacia” Forlan stesero la selezione del Tata Martino.
Oggi al suo posto c’è il commissario tecnico Ramon Diaz, excalciatore di Napoli, Avellino, Fiorentina ed Inter.
Il sogno dell’Asociación Paraguaya de Fútbol sarebbe quello di
replicare la finale centrata quasi un lustro fa ma la realtà è ben
diversa: l’Albirroja farà molta fatica a superare il girone di
qualificazione nel quale affronterà Argentina, Uruguay e Giamaica.
55
ANALISI TECNICO-TATTICA
Ci sono ancora alcune riserve riguardo il modulo che sceglierà il
selezionatore Ramon Diaz il quale, a sorpresa, ha lasciato a casa
uno degli uomini più rappresentativi dei Guaranì, Oscar Cardozo. A
raccogliere la sua pesante eredità ci penserà il finalizzatore del
Montpellier, Lucas Barrios. Il centrocampo sarà impostato per lo
più su giocatori rapidi e possenti, a supportare la manovra di gioco
ci saranno i due terzini (tra i quali vi è anche l’unico “italiano”
della selezione, Ivan Piris dell’Udinese).
Molto dipende ancora da Justo Villar, che farà di tutto per tornare a
difendere i pali del suo popolo e magari continuare ad essere
idolatrato quasi come un Dio in patria. La manovra del Paraguay si
accentrerà su un fraseggio rapido per cercare di innescare Barrios,
top scorer della nazionale con ben 30 gol all’attivo, o di liberare gli
esterni ed il loro dinamismo. Il tutto sarà coordinato da una linea
difensiva che dovrà essere più che perfetta per permettere ad i
sudamericani di passare il girone.
56
LA STELLA
Il giocatore più rappresentativo nonchè capocannoniere del
Paraguay è senz’ombra di dubbio Lucas Barrios. Vista l’assenza di
Oscar Cardozo, per l’attaccante ex-Borussia Dortmund sarà ancora
più facile centrare su di se tutte le azioni offensive. Quest’anno è
riuscito a mettere a referto undici gol in Ligue 1 indossando la
maglietta del Montpellier. Il peso della responsabilità cadrà
ovviamente su di lui: riuscirà a portare alla gloria il Paraguay?
LA SORPRESA
La sorpresa della selezione Guaranì potrebbe (e dovrebbe) essere
Raul Bobadilla, giovane attaccante in forza all’Augsburg, squadra
tedesca militante in Bundesliga. Il giocatore del Paraguay ha
messo a referto 10 gol nella sua seconda stagione in Germania
dopo aver distrutto gran parte delle squadre svizzere con la
maglia del Grassophers prima e dello Young Boys poi. Dovrà
supportare Lucas Barrios, compito tutt’altro che facile, ma
Bobadilla è pronto a colpire.
57
PROSPETTIVE
La Giamaica – con tutta probabilità – sarà la Cenerentola del
girone, verosimile che l’Argentina passi come prima,ma chi la
spunterà tra Uruguay e Paraguay? Tutto sarà deciso nell’ultima
partita del girone, in palio il biglietto per i quarti. Non un sorteggio
particolarmente benevolo per i biancorossi ma la qualificazione è
tutta da giocare. La voglia di stupire c’è, i mezzi pure. E non
dimentichiamoci che la Celeste si presenterà in Cile priva di
Suarez. Un motivo in più per crederci. Ramon Diaz si dimostra
uomo di polso, escludendo uomini del calibro di Cardozo, vedremo
se i fatti gli daranno ragione. Il Paraguay ha l’esperienza per
affrontare questa sfida, l’accesso ai quarti è obiettivo realistico.
Molto difficile, invece, bissare l’impresa di quattro anni fa.
58
I CONVOCATI
Pos.
P
Giocatore
Justo Villar
Data Nascita
30 giugno 1977
P
Antony Silva
27 febbraio 1984
P
D
D
D
Alfredo Aguilar
Paulo da Silva
Miguel Samudio
Pablo Aguilar
18 luglio1988
1 febbraio 1980
24 agosto 1986
2 aprile 1987
D
Marcos Cáceres
5 maggio 1986
D
D
D
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
A
A
A
Iván Piris
Fabián Balbuena
Bruno Valdez
Víctor Cáceres
Osvaldo Martínez
Néstor Ortigoza
Richard Ortiz
Óscar Romero
Osmar Molinas
Eduardo Aranda
Roque Santa Cruz
Nelson Haedo Valdez
Édgar Benítez
Lucas Barrios
Derlis González
Raúl Bobadilla
10 marzo 1989
23 agosto 1991
6 ottobre 1992
25 marzo 1985
8 aprile 1986
7 dicembre 1984
22 maggio 1990
4 luglio 1992
3 maggio 1987
28 gennaio 1985
16 agosto 1981
28 novembre 1983
8 novembre 1987
13 novembre 1984
23 marzo 1984
18 giugno 1987
59
Squadra
Colo-Colo (Chile)
Independiente Medellín
(Colombia)
Guaraní (Paraguay)
Toluca (Messico)
América (Messico)
América (Messico)
Newell’s Old Boys
(Argentina)
Udinese (Italia)
Libertad (Paraguay)
Cerro Porteño (Paraguay)
Flamengo (Brasile)
América (Messico)
San Lorenzo (Argentina)
Toluca (Messico)
Racing (Argentina)
Libertad (Paraguay)
Olimpia (Paraguay)
Cruz Azul (Messico)
Eintracht Francoforte
Toluca (Messico)
Montpellier (Francia)
Basilea (Svizzera)
Augsburg Germania
URUGUAY (di Alessandro De Felice)
60
La Celeste si presenta alla 44° edizione della Copa América da
campione in carica. La squadra del commissario tecnico Tabárez è
infatti la detentrice del trofeo, conquistato al termine di una lunga
cavalcata, ricca di colpi di scena, nell’ultima edizione disputata dal
1° al 24 luglio 2011 in Argentina. Ripercorrendo il cammino
trionfale, si nota come dopo i primi risultati deludenti, con i
pareggi contro il Perù e il Cile, la formazione uruguaiana riesce a
guadagnarsi il pass per i quarti solamente nell’ultimo match del
girone eliminatorio, grazie alla vittoria per 1 a 0 conquistata
grazie al gol dell’ex Inter Alvaro Pereira contro il Messico. Nel
quarto di finale contro i padroni di casa dell’Argentina, le attese
della vigilia vengono rispettate, con una partita dal grande valore
tecnico: a passare in vantaggio sono gli uomini guidati da “El
Maestro” grazie alla rete del capitano del Bologna Diego Perez,
che dopo appena 6 minuti sfrutta una respinta corta dell’estremo
difensore avversario e porta i suoi avanti. Vantaggio che dura
appena 12 minuti: Messi parte dall’out di destra, rientra al centro e
dopo aver superato un paio di avversari serve un delizioso pallone
ad Higuain, che di testa non può sbagliare la rete del pari.
Dopo appena 18 minuti si è già sull’1-1. Questo risultato permane
fino al 90’, e non cambia nemmeno all’extra-time: si va ai calci di
rigore. L’errore decisivo porta una firma eccellente: Carlos Tevez,
61
che si fa respingere la conclusione del portiere della Lazio
Fernando Muslera. L’Uruguay vola in semifinale, dove incontra per
la seconda volta nella competizione il Perù, con il risultato che
stavolta sorride agli uomini di Tabárez. Il tecnico classe 1947
adotta modifiche tattiche rispetto alla gara d’esordio, ottenendo un
riscontro del tutto positivo. La sua squadra infatti si impone con il
risultato netto di 2 a 0 grazie alla doppietta di Luis Suarez, che
regala la finale ai suoi compagni. Nell’ultimo atto, ad affrontare la
Celeste c’è il Paraguay, trascinato fino alla partita valevole la
conquista della coppa dal centravanti del Borussia Dortmund Lucas
Barrios. L’incontro è senza storia: lo sblocca Suarez al 12’, poi ci
pensa Forlan, che al 42’ firma il raddoppio mentre a pochi secondi
dal 90’ realizza il tris finale. L’Uruguay conquista così la 15° Copa
América della sua storia in 41 partecipazioni.
A distanza di quattro anni da quel trionfo, molti interpreti sono
rimasti gli stessi. C’è anche lui, El Maestro Óscar Washington
Tabárez, alla guida della rappresentativa uruguaiana da ben 9
anni. L’assenza più importante è senza dubbio quella
dell’attaccante del Barcellona, il Pistolero Luis Suarez, costretto a
dover incitare dalla tribuna i propri compagni a causa della
squalifica rimediata ai Mondiali in Brasile dello scorso anno per il
morso rifilato a Chiellini nell’ultimo incontro del girone
62
eliminatorio. Un gesto folle, che ha portato allo stop per 9 partite
con la Celeste per le partite internazionali, di cui la prima scontata
nell’ottavo di finale della stessa competizione, perso dalla Celeste
contro la Colombia per 2 a 0. L’altra faccia della medaglia invece
mostra i volti nuovi della lista, rappresentati dalle giovani
speranze del calcio uruguaiano: tra tutti il difensore Josè Maria
Giménez dell’Atletico Madrid e gli attaccanti Ricardo Guzmàn
Pereira, Giorgian De Arrascaeta e Jonathan Rodriguez, attaccante
classe 1993 in forza alla formazione portoghese del Benfica.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Dopo diverse prove effettuate nelle amichevole di preparazione,
Tabárez sembra aver trovato la soluzione tattica che può fare al
caso del suo Uruguay: un 4-3-1-2, che si trasforma in 4-4-2 in fase
difensiva con l’abbassamento del trequartista Lodeiro sulla linea
dei centrocampisti in fase di non possesso. Una scelta
accuratamente testata dal commissario tecnico, che vuole ridurre
al minimo la possibilità di subire gol, pur non rinunciando ad
attaccare. La porta sarà difesa da Fernando Muslera, un garanzia.
L’estremo difensore classe 1986 arriva a questo torneo dopo aver
disputato un’ottima stagione con la maglia del Galatasaray,
squadra di cui difende i pali già da quattro stagioni e con la quale
63
si appresta a festeggiare il titolo già conquistato
matematicamente.
La difesa sarà rigorosamente a 4: Maxi Pereira e Alvaro Pereira
agiranno sulle due fasce laterali, proponendo ancora una volta la
solita grande spinta in fase offensiva. Al centro ci sarà la coppia
dell’Atletico Madrid: il veterano Diego Godin ed il giovanissimo
Josè Maria Giménez, alla prima esperienza da titolare in una
competizione d’alto livello con la maglia della Celeste. Il ragazzo
classe 1995 avrà anche la grande responsabilità di sostituire un
baluardo della difesa uruguaiana, Diego Lugano, che per la prima
volta mancherà tra le fila della formazione di Tabárez.
A centrocampo il trio è formato da calciatori che garantiscono un
mix di corsa e grinta. C’è Cristian Rodriguez, con una parentesi tra
le fila del Parma in questa stagione; al suo fianco Egidio Arévalo
Ríos, autore di una splendida stagione con la maglia del Tigre in
Messico e vecchia conoscenza del calcio italiano con una stagione
con il Palermo, e Carlos Sanchez, centrocampista dotato di ottima
tecnica e specializzato negli inserimenti in fase offensiva, qualità
che gli ha permesso di raggiungere la doppia cifra nel tabellino
delle reti in stagione con la maglia dell’Universidad de Chile. Sulla
trequarti, come dicevamo, ci sarà Nicolás Lodeiro. Il suo sarà un
ruolo fondamentale nelle due fasi: avrà infatti il ruolo di garantire
l’equilibrio tattico della formazione uruguaiana e inventare nella
64
metà campo avversaria, grazie alla sua tecnica sopraffina.
Davanti, l’attacco titolare sarà formato dalla stella del Paris Saint
Germain Edinson Cavani e l’astro nascente Diego Rolan, punta di
proprietà del sodalizio francese del Girondins de Bordeaux.
LA STELLA
L’assenza pesante di Luis Suarez fa sì che lo scettro di stella della
Celeste passi direttamente nelle mani di Edinson Cavani.
L’attaccante ex Napoli di proprietà del PSG sarà il vero leader della
Celeste, con tutte le ambizioni dei tifosi uruguaiani aggrappate
proprio al suo talento. Già tra le stelle del calcio mondiale, egli è
atteso non solo dai fans della formazione di Tabárez, ma anche da
tutti gli amanti del calcio internazionale, che si aspettano molto da
lui in questa competizione: come ha dimostrato nella sua militanza
a Napoli, El Matador sa recitare molto bene il ruolo di
“condottiero”. Cavani ha collezionato in questa stagione ben 28
reti in 50 presenze con la maglia dei campioni di Francia guidati
da Laurent Blanc, squadra della quale è diventato uno dei
trascinatori. Per quanto riguarda la Celeste, dal suo esordio datato
6 febbraio 2008, il centravanti di Salto, località di poco più di 100
mila abitanti al confine con l’Argentina, ha accumulato 24 reti in 68
incontri, partecipando anche alla conquista proprio della Copa
América 2011.
65
LA SORPRESA
Tra i tanti giovani che compongono la rosa scelta da El Maestro, la
vera sorpresa della Copa América 2015 potrà essere Diego Rolan.
L’attaccante del Bordeaux ha disputato una splendida stagione tra
le fila dei girondini, mettendo a segno ben 14 gol in 37 presenze
tra Ligue 1 e Coupe de France. Nato a Montevideo il 24 marzo
1993, è cresciuto nelle giovanili del Defensor, squadra in cui ha
fatto tutta la trafila prima di raggiungere nel 2011 la prima
squadra all’età di 18 anni, prima di arrivare in Europa per circa 2
milioni di euro. Rolan è un calciatore molto veloce e tecnico; nasce
destrorso ma nel corso della sua giovanissima carriera sviluppa
una ottima sensibilità anche con l’altro piede, il sinistro. Alto
appena 1 metro e 77 centimetri, è dotato di uno scatto esplosivo e
soprattutto di un grande senso del gol, fattore che lo ha
contraddistinto fin dal settore giovanile. E’ inoltre molto bravo di
testa e un ottimo finalizzatore, essendo molto freddo sotto porta.
Un calciatore completo che merita di essere seguito nei prossimi
anni, a partire già da questa competizione. Forse sta nascendo una
nuova stella del calcio mondiale.
66
PROSPETTIVE
Presentarsi alla Copa América da detentrice del titolo è di certo un
bel biglietto da visita per la Celeste di Tabárez. Già sorteggiata
nella seconda urna, la squadra uruguaiana sarà la favorita al
secondo posto del girone C, raggruppamento in cui sono state
estratte anche l’Argentina di Leo Messi, il Paraguay e la Giamaica,
cenerentola del torneo invitata dalla CONMEBOL dopo il rifiuto da
parte di Giappone e Cina. L’Argentina resta la squadra da battere,
mentre le altre due rappresentano due formazioni più che
abbordabili. Come già capitato, l’Uruguay farà parte del gruppo di
outsider, le squadre che potranno dar fastidio alle super favorite
Brasile e Argentina. La selezione uruguaiana ha già dimostrato in
molte occasioni, tra cui proprio l’ultima Copa América, di saper
mettere in difficoltà formazioni di gran lunga più forti. L’obiettivo
minimo è il raggiungimento dei quarti di finale, ma chissà che con
un po’ di fortuna e tanto cuore la Celeste non possa davvero
arrivare in fondo.
67
I CONVOCATI
Pos.
P
P
P
D
D
D
D
D
D
D
D
C
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
A
A
Giocatore
Fernando Muslera
Martín Silva
Rodrigo Muñoz
Gaston Silva
Diego Godín
José María Giménez
Mathías Corujo
Maxi Pereira
Jorge Fucile
Sebastián Coates
Alvaro Pereira
Egidio Arévalo Ríos
Walter Gargano
Carlos Sanchez
Alvaro González
Cristian Rodríguez
Ricardo Guzmàn Pereira
Nicolás Lodeiro
Giorgian De Arrascaeta
Jonathan Rodriguez
Edinson Cavani
Diego Rolan
Abel Hernández
Christian Stuani
Data Nascita
16 giugno 1986
25 marzo 1983
22 gennaio 1982
5 marzo 1994
16 febbraio 1986
20 gennaio 1995
8 maggio 1986
8 giugno 1984
19 novembre 1984
7 ottobre 1990
28 novembre 1985
1º gennaio 1982
23 luglio 1984
2 dicembre 1984
29 ottobre 1984
30 settembre 1985
16 maggio 1991
21 marzo 1989
1 giugno 1994
6 luglio 1993
14 febbraio 1987
24 Marzo 1993
8 agosto 1990
12 ottobre 1986
68
Squadra
Galatasaray (Turchia)
Vasco da Gama (Brasile)
Libertad (Paraguay)
Torino (Italia)
Atlético Madrid (Spagna)
Atlético Madrid (Spagna)
Universidad de Chile (Cile)
Benfica (Portogallo)
FC Porto (Portogallo)
Sunderland (Inghilterra)
Estudiantes (Argentina)
Tigre (Messico)
Parma (Italia)
River Plate (Argentina)
Torino (Italia
Svincolato
Universidad de Chile (Cile)
Boca Juniors (Argentina)
Cruzeiro (Brasile)
Benfica (Portogallo)
PSG (Francia)
Bordeaux (Francia)
Hull City (Inghilterra)
Espanyol (Spagna)
GRUPPO C
BRASILE – COLOMBIA – PERÙ - VENEZUELA
CALENDARIO (tra parentesi ora locale e italiana)
14-06 a Rancagua, COLOMBIA-VENEZUELA (16.00, 21.00)
14-06 a Temuco, BRASILE-PERÙ (18.30, 23.30)
17-06 a Santiago, BRASILE-COLOMBIA (21.00, 02.00 del 18-06)
18-06 a Valparaíso, PERÙ-VENEZUELA (20.30, 01.30 del 19-06)
21-06 a Temuco, COLOMBIA- PERÙ (16.00, 21.00)
21-06 a Santiago del Cile, BRASILE-VENEZUELA (18.30, 23.30)
69
BRASILE (di Alex Alija Cizmic)
70
I campionati del mondo disputati in Brasile non portano fortuna
alla selezione verde-oro: dopo il Maracanaço del 1950, l’anno
scorso è stata la volta del Mineiraço. Sette reti subite dalla
Germania, una sublime lezione di calcio sbattuta in faccia alla
nazionale che storicamente rappresenta l’élite del pallone. Una
figuraccia mai capitata prima al Brasile. Quell’8 luglio 2014 il
sottile strato di vetro che separava la nazionale brasiliana dalle
pressioni di una torcida che bramava solo e soltanto la vittoria è
esploso. L’allegria e la gioia di tutti i brasiliani si è trasformata
istantaneamente in rabbia e delusione. Il ruggito della nazione ha
dilatato enormemente la tensione e la protezione di vetro è
andata in frantumi. I calciatori e l’intero staff sotto accusa,
massacrati da stampa e tifosi.Ripartire dopo una batosta del
genere era ed è compito arduo. Una missione che la CBF (la
federazione di calcio brasiliana) ha affidato ad un uomo
pragmatico e determinato come Carlos Dunga, già commissario
tecnico della Seleção dal 2006 al 2010. Dunga ha attuato dei
semplici quanto efficaci accorgimenti: ha accantonato coloro che
probabilmente non erano meritevoli di far parte della rosa della
nazionale e si è affidato a una spina dorsale di assoluto livello.
Neymar – ulteriormente responsabilizzato e promosso a capitano
-, Luiz Gustavo, Thiago Silva e David Luiz formano il nucleo della
formazione che partirà alla volta del Cile in cerca del riscatto.
71
ANALISI TECNICO-TATTICA
Durante il suo secondo corso alla guida della nazionale, Carlos
Dunga ha tralasciato esperimenti o presunti tali (eccezion fatta per
l’attacco dove è ancora alla ricerca del partner ideale di Neymar) e
ha optato scelte mirate e definitive. Il sistema di gioco ricalca in
parte quello ammirato – si fa per dire – ai mondiali ma la
differenza risiede nell’interpretazione dello stesso: il Brasile di
Scolari non mostrava un’identità riconoscibile e predefinita bensì si
basava sulla foga e l’entusiasmo di una banda di ragazzi
desiderosi di far gioire i propri connazionali; il Brasile di Dunga, al
contrario, offre solidità difensiva e idee chiare in avanti, recupero
della palla e rapide verticalizzazioni. Compattezza difensiva e
contropiede sono per l’appunto le chiavi di volta del nuovo Brasile
targato Dunga.
Nella difesa a quattro disegnata di fronte al nuovo portiere titolare
Jefferson (Botafogo), Danilo a destra (fresco di approdo al Real
Madrid) e Filipe Luis a sinistra formano i nuovi pilastri della
retroguardia, completata dalla coppia del Paris Saint-Germain
David Luiz e Thiago Silva (Miranda è un più che valido rimpiazzo
per entrambi). Davanti a loro, a protezione, sorgono i primi
problemi: Luiz Gustavo deve operarsi al menisco laterale del
ginocchio sinistro, motivo per cui l’unico intoccabile del
72
centrocampo verde-oro sarà costretto a saltare la manifestazione
(non è stato ancora nominato il sostituto).
L’infortunio del mediano del Wolfsburg si aggiunge alle pesanti
assenze di Oscar, Marcelo e Diego Alves (il secondo portiere). Ora,
a contendersi le due posizioni della mediana saranno quattro
calciatori accomunati da una buona fase difensiva: Elias
(Corinthians) e Fernandinho sono i più accreditati ad entrare
nell’undici titolare ma sono fortemente insediati da Ramires e
Souza del San Paolo. Più avanti, sulla trequarti, Willian attende il
sostituto di Oscar: Douglas Costa è favorito su Coutinho, reduce da
una stagione strepitosa con il Liverpool, ed Éverton Ribeiro, uomocopertina del Cruzeiro bi-campione brasiliano nel 2013 e nel 2014.
L’attacco sarà composto dalla star indiscussa della Seleção,
Neymar, e da un partner ancora da scegliere tra i vari Diego
Tardelli (il più probabile, 5 partite da titolare su 8 nella gestione
Dunga), Roberto Firmino, esploso nelle ultime due stagioni
all’Hoffenheim, e Robinho, pupillo dell’attuale CT. Chiunque
occuperà la posizione di centravanti è chiaro che non agirà da vero
e proprio numero 9. La mancanza di un attaccante dal valore
internazionale ha convinto Dunga a scegliere giocatori più tecnici e
agili che non diano punti di riferimento per le difese avversarie.
73
Il cuore pulsante della nazionale brasiliana batte già dal principio
dell’era Dunga, non resta che attendere per conoscere chi si
approprierà dei posti vacanti.
LA STELLA
Neymar da Silva Santos Júnior incarna l’immagine di questo
Brasile, rispecchia gli antichi valori di semplicità, felicità e
passione che contraddistinguevano i primi tempi del calcio. In
campo svolge il ruolo di leader tecnico, è il fulcro di ogni azione e a
23 anni sembra essere pronto per trascinare il suo paese al trionfo
continentale. Neymar giunge alla Copa América forte di un bottino
di 50 presenze e 38 reti (più svariati assist) con il Barcellona.
L’asso brasiliano è all’apice della forma, entusiasta per una
stagione indimenticabile con la maglia blaugrana e subito dopo la
finale di Champions League si tufferà nell’avventura di Cile 2015.
Le pressioni esterne non intaccano il suo rendimento come
dimostrato durante la Confederations Cup del 2013. È lui che dovrà
apportare la percentuale di talento e fantasia in più necessaria per
sognare in grande. È lui la stella.
74
LA SORPRESA
Abbiamo indicato Diego Tardelli come possibile titolare al fianco di
Neymar ma non è assolutamente da escludere l’impiego di un
giovane attaccante approdato nel calcio europeo nel 2010 alla
tenera età di 19 anni. L’Hoffenheim lo ha fatto crescere e lo ha
saputo aspettare. Ora, a 24 anni è diventato un ottimo giocatore
ed ha attirato su di sé le attenzioni di numerosi club dei principali
campionati del vecchio continente. Stiamo parlando di Roberto
Firmino. Il numero 10 del club di Sinsheim ha realizzato 39 gol in
135 partite con il TSG – 22 solo nell’anno 2013-2014.
Nonostante la prolificità di quella stagione la finalizzazione non è
la qualità migliore di Firmino il quale predilige svariare sulle fasce
e mettersi al servizio della squadra per inventare e mandare in
rete i compagni. La tecnica è il suo pane quotidiano. È a tutti gli
effetti un trequartista o una seconda punta. In questa stagione ha
confermato gli enormi progressi dell’anno precedente dunque si
candida per una maglia da titolare. E se nella Copa América 2015
arrivasse la sua consacrazione definitiva?
75
PROSPETTIVE
Se ti chiami Brasile non importa il nome della competizione, non
importano gli avversari, né la rosa, né lo stato di forma dei
giocatori. Nulla è più importante della vittoria. Il popolo brasiliano
è abituato a vincere, a primeggiare sui rivali e per loro non c’è
evento più doloroso della sconfitta. Le otto vittorie nelle otto
partite sotto la guida di Dunga sono un buon biglietto da visita per
una nazionale in cerca di riscatto. La Seleção va a caccia della sua
9ª Coppa America. Il Mineiraço va dimenticato in fretta.
76
I CONVOCATI
Pos.
P
P
P
D
D
D
D
D
D
D
D
C
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
A
Giocatore
Jefferson
Neto
Marcelo Grohe
Thiago Silva
David Luiz
Geferson
João Miranda
Filipe Luis
Marquinhos
Danilo
Dani Alves
Elias
Casemiro
Éverton Ribeiro
Douglas Costa
Willian
Philippe Coutinho
Fred
Fernandinho
Robinho
Diego Tardelli
Neymar
Roberto Firmino
Data Nascita
2 gennaio 1983
19 luglio 1989
13 gennaio 1987
22 settembre 1984
22 aprile 1987
13 maggio 1994
7 settembre 1984
9 agosto 1985
14 maggio 1994
15 luglio 1991
6 maggio 1983
16 maggio 1985
23 febbraio 1992
10 aprile 1989
14 settembre 1990
9 agosto 1988
12 giugno 1992
5 marzo 1993
4 maggio 1985
25 gennaio 1984
10 maggio 1985
5 febbraio 1992
2 ottobre 1991
77
Squadra
Botafogo
Fiorentina
Grêmio
Paris Saint-Germain
Paris Saint-Germain
Internacional
Atlético Madrid
Chelsea
Paris Saint-Germain
Real Madrid
Barcellona
Corinthians
Real Madrid
Al-Ahli
Shakhtar Donetsk
Chelsea
Liverpool
Shakhtar Donetsk
Manchester City
Santos
Shandong Luneng
Barcellona
Hoffenheim
COLOMBIA (di Andrea Gatti)
78
La Colombia sogna in grande: gli uomini ci sono, l’allenatore pure,
così come i presupposti per puntare alla vittoria finale della Copa
América 2015. Siamo nel lontano 2001 quando la squadra di Pacho
Maturana (richiamato alla guida della nazionale per
quell’occasione) condusse i suoi alla prima e unica vittoria nella
manifestazione, di cui fu tra l’altro Paese ospitante. Quei
Cafeteros, trascinati dal carisma di Ivan Ramiro Cordoba e dai gol
di Victor Aristizabal, portarono a casa l’ambito trofeo sconfiggendo
il Messico in finale grazie ad un sigillo proprio dell’ex difensore di
Inter e San Lorenzo.
Dopo un Mondiale vissuto da protagonisti, i Cafeteros possono
contare su un arsenale di campioni di tutto rispetto guidati dal
talento del madridista James Rodriguez: il ct argentino José
Pekerman può vantare una rosa valida in tutti i reparti ma
soprattutto di un pacchetto offensivo che ha poco da invidiare alle
cosiddette “grandi”. Convocati come previsto Ramos, Bacca, Muriel
e Jackson Martínez, oltre al sempre più discusso Radamel Falcao
Garcia, assente in Brasile ma reduce da una stagione in
chiaroscuro al Manchester United: Tra i convocati tanti “italiani”,
Cuadrado (ex Fiorentina, passato in gennaio al Chelsea), oltre a
Zúñiga, Zapata, Muriel e il romanista Ibarbo. Escluso eccellente
Fredy Guarin, che paga l’annata fallimentare dell’Inter, culminata
col mancato accesso alle coppe europee.
79
Due righe anche sul commissario tecnico. Il condottiero dei
Cafeteros è un santone del calcio sudamericano: José Pekerman,
65 anni, è uno degli allenatori più vincenti per quanto riguarda le
selezioni giovanili. Nel suo palmarès figurano 3 campionati del
Mondo under 20 e 2 Coppe sudamericane di categoria vinti sulla
panchina dell’Albiceleste. Promosso alla guida della nazionale
maggiore, fecero scalpore le sue esclusioni di grandi nomi come
Zanetti, Samuel, Veron e Demichelis per il Mondiale del 2006 in
Germania, terminato con l’uscita ai quarti e con le sue conseguenti
dimissioni. Dopo un paio d’anni in Messico, guida la Colombia dal
gennaio 2012, con la quale ha firmato dopo i Mondiali un rinnovo
fino al 2018.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Il livello qualitativo della rosa è di assoluto valore: se non li
superiamo, andiamo molto vicini ai picchi della nazionale di Usa
’94, quella che implose fallendo la qualificazioni agli ottavi per un
harakiri nel match con i padroni di casa del leader difensivo
Escobar, che pagò quell’autogol con la vita, freddato al suo ritorno
in patria (chi dice per aver fatto perdere scommesse clandestine,
chi per legami con il narcotraffico). In porta c’è David Ospina
80
dell’Arsenal con Vargas e Bonilla a far da riserve: il reparto
difensivo perde l’esperienza di Perea e Yepes ma guadagna
freschezza e faccia tosta con Arias e Murillo.
Non mancano comunque gli “italiani” Zuniga e Armero a coprir le
due fasce. A centrocampo i muscoli di Sanchez e il talento di James
supportano un pacchetto di trequartisti niente male: Cuadrado e
l’ex pescarese Quintero. L’attacco è stellare. Oltre a “El Tigre,
Pekerman potrà contare sul prolifico Carlos Bacca, che ha
trascinato il Siviglia alla vittoria in Europa League, coadiuvato dai
soliti Ramos (desideroso di riscatto dopo il poco spazio concessogli
da Klopp a Dortmund), Muriel e Jackson Martinez, senza
sottovalutare l’esperto bomber del River Téofilo Gutierrez in lizza
per una maglia da titolare.
LA STELLA
Se fino ad un anno fa avremmo tutti detto Falcao, dopo il Mondiale
le chiavi della squadra le ha prese James Rodríguez. Passato al
Real Madrid, il 24enne ex Monaco è esploso in Brasile ed ha
confermato tutto il suo talento con la camiseta blanca. Intorno a lui
i vari Bacca, Cuadrado e Martinez, senza tralasciare la fame di
rivincita del Tigre. Al Mundial ha dato spettacolo, in Cile vuole
vincere.
81
LA SORPRESA
La Colombia ha grandi bocche da fuoco, giocatori come Falcao,
James o Martinez non li scopriamo certo oggi, meritano però
attenzione pure gli elementi della retroguardia. L’Inter per 13 anni
ha trovato in Ivan Ramiro Cordoba un giocatore di sicuro
affidamento, dalla prossima stagione un nuovo difensore
colombiano andrà a vestire la casacca nerazzurra. Jeison Murillo è
veloce, non quanto Cordoba magari, ma la determinazione ricorda
davvero quella del suo illustre predecessore. Scoperto dal
Granada, club di proprietà Pozzo, Murillo si è distinto per le doti
fisiche e l’abilità nel gioco aereo, nonostante non sia un gigante.
Ha pure discreto senso del gol, come ha dimostrato a Cadice e Las
Palmas, certo San Siro è un’altra cosa e per lui non sarà semplice
convincere un pubblico così esigente. Qualcosa di memorabile però
il colombiano l’ha già fatto: fermare Messi. 12 aprile scorso, i
biancorossi battono clamorosamente il Barcellona pigliatutto di
Luis Enrique. Sugli scudi c’è proprio Murillo, eroico nel tenere a
bada la Pulga per novanta minuti.
82
PROSPETTIVE
Ci sarà molto da sudare per conquistare il primo posto nel
raggruppamento C, il Brasile è un osso duro. I Cafeteros però
approdano in Cile con una formazione molto competitiva,
nonostante alcuni uomini non siano esattamente al reduci da mesi
gloriosi. Pensiamo a Radamel Falcao. Perù e Venezuela sono da
prendere con le molle ma la Colombia è di un’altra categoria,
l’importante è che Pekerman collaudi gli automatismi che in Brasile
hanno portato buoni risultati ma che risultavano ancora acerbi.
Giocatori offensivi come se piovessero, tutti di altissima qualità,
nell’abbondanza si rischia di scordare pezzi da novanta quali
Bacca, decisivo anche in questa stagione. Questa squadra non può
porsi limiti, la vittoria finale è obiettivo possibile.
83
I CONVOCATI
Pos.
P
P
P
D
D
D
D
D
D
D
D
C
Data Nascita
31 agosto 1988
1 settembre 1989
2 giugno 1993
2 novembre 1986
14 dicembre 1985
30 settembre 1986
22 maggio 1985
13 gennaio1992
27 maggio 1992
23 aprile 1991
11 febbraio 1991
6 febbraio 1986
Squadra
Arsenal (Inghilterra)
Atlético Nacional (Colombia)
La Equidad (Colombia)
Flamengo (Brasile)
Napoli (Italia)
Milan (Italia)
Nacional (Uruguay)
Psv Eindhoven (Olanda)
Granada (Spagna)
Beşiktaş (Turchia)
Standard Liegi (Belgio)
Aston Villa (Inghilterra)
26 maggio 1988
Chelsea (Inghilterra)
C
C
C
C
Giocatore
David Ospina
Camilo Vargas
Cristian Bonilla
Pablo Armero
Juan Camilo Zúñiga
Cristián Zapata
Carlos Valdés
Santiago Arias
Jeison Murillo
Pedro Franco
Darwin Andrade
Carlos Sánchez
Juan Guillermo
Cuadrado
James Rodríguez
Alexander Mejía
Edwin Valencia
Edwin Cardona
12 luglio 1981
7 settembre 1988
29 marzo 1985
7 dicembre 1992
C
Radamel Falcao
10 febbraio 1986
A
A
A
A
A
Teófilo Gutiérrez
Jackson Martínez
Carlos Bacca
Víctor Ibarbo
Luis Muriel
28 maggio 1985
3 ottobre 1986
8 settembre 1986
19 maggio 1990
18 aprile 1991
Real Madrid (Spagna)
Monterrey (Messico)
Santos (Brasile)
Monterrey (Messico)
Manchester United
(Inghilterra)
River Plate (Argentina)
Porto (Portogallo)
Siviglia (Spagna)
Roma (Italia)
Sampdoria (Italia)
C
84
PERÙ (di Paolo Bardelli)
85
La quarta rappresentativa sudamericana per blasone, la tradizione
però non è bastata a regalare soddisfazioni al Perù in tempi
recenti. Due successi in Copa América, l’ultimo datato 1975 con la
firma illustre di Teófilo Cubillas. Generazione d’oro quella, ricca di
campioni come Sotil e Chumpitaz, la Blanquirroja riuscì a centrare
la qualificazione ai mondiali 78 (che molti ricorderanno per il
codazzo di polemiche, un incrocio tra calcio e politica mai chiarito)
e 82 per poi perdere quota come l’aereo che l’8 dicembre 1987 si
schiantò al suolo togliendo la vita a 16 giocatori dell’Alianza Lima,
squadra colonna del calcio peruviano. Da allora le cose non sono
state più le stesse. Due decenni di grigiore assoluto, quattro anni
fa in Argentina la resurrezione. Copa América 2011, la selezione di
Sergio Markarián ottiene la semifinale eliminando la Colombia (che
ritroverà nel gruppo C di questa edizione), per poi essere fermata
dall’Uruguay. Terzo posto guadagnato nella finalina con il
Venezuela, un bel risultato dal quale ripartire.
La scorsa edizione del torneo ha riportato il Perù nei quartieri alti
del calcio sudamericano, con tanto di 25esima piazza nel ranking
Fifa. Abbiamo detto del passato glorioso e degli ultimi trascorsi ma
com’è il presente? Da febbraio alla guida della nazionale c’è
Ricardo Gareca, tecnico che ha ottenuto gloria sulla panchina del
Velez. El Tigre, questo il soprannome del ct, ha a disposizione un
gruppo non eccelso ma con qualche arma da non sottovalutare.
86
Largo ai giovani, ma senza esagerare, il Perù punta su una nuova
generazione di calciatori pescando a piene mani dal campionato
locale. Il nonnetto del gruppo è Claudio Pizarro, 37 primavere il
prossimo ottobre ma comunque piuttosto fresco dopo mesi di
riposo, insieme a lui un bel gruppo di attaccanti. Qualche
preoccupazione in più per quanto riguarda gli altri reparti,
vediamo nel dettaglio.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Dopo tre titoli vinti con il Velez e uno in Perù alla guida
dell’Universitario, Gareca è pronto a giocarsi le proprie carte
contro le big del Sudamerica. Si parte con avversarie non semplici,
Venezuela alla portata ma Colombia e Brasile hanno certamente
qualcosa in più. Occhio però, perché il terzo posto potrebbe valere
il passaggio del turno e dunque guai a considerarsi già spacciati.
Partiamo dalla difesa, reparto rebus da un certo punto di vista, non
tanto per quanto riguarda la qualità degli elementi. Di Carlos
Zambrano si fa un gran parlare in chiave mercato, ha fatto belle
cose con la maglia dell’Eintracht Francoforte e sarà lui a dover
guidare il pacchetto arretrato. Molti lo paragonano a Lucio, occhio
perché qualche golletto in nazionale l’ha già segnato. Il Perù non si
87
presenta in Cile con il desiderio di offrire spettacolo, Gareca punta
su un assetto accorto, 4-5-1 – da adeguare alle varie fasi di gioco
– ben blindato nella zona centrale e fantasia sugli esterni per
ripartire. Non ci sono dubbi che l’anima di questo Perù sia votata al
contropiede, ma la difesa non è a tenuta stagna.
Abbiamo detto di Zambrano ma ci sono dubbi circa i suoi compagni,
Luis Advíncula è un calciatore versatile ma non può essere
considerato difensore vero e proprio, stesso discorso vale per
Yoshimar Yotún del Malmö, duramente criticato in patria per
l’espulsione rimediata due anni fa contro l’Uruguay durante le
qualificazioni mondiali. Occhio ai nervi, questa squadra non appare
molto affidabile sotto l’aspetto mentale. Davanti c’è sicuramente
più qualità ma è la carta d’identità a preoccupare, i vari Guerrero e
Farfan hanno superato la trentina ma dovranno comunque essere
loro a tirare la carretta. Sulle corsie, oltre alla velocità di Farfan,
c’è la freschezza di Cueva e Carrillo, che con lo Sporting Lisbona ha
fatto bene sia come seconda punta sia come ala. El Tigre dovrebbe
impiegarlo largo. In mezzo al campo tanta forza fisica,
scarseggiano invece le idee. Vedremo se Carlos Ascues sarà
l’uomo giusto per dare ordine alla manovra, 23 anni compiuti pochi
giorni fa: il tempo è dalla sua. Non dimentichiamoci di Juan Manuel
Vargas, arma non convenzionale, jolly da pescare e utilizzare a
88
seconda del bisogno. Il giocatore viola è stato decisivo quattro
anni fa, suo uno dei due gol che ha steso la Colombia, in Cile è
chiamato ancora a fare la differenza.
LA STELLA
Il 24 maggio ha giocato l’ultima gara con la maglia del Corinthians,
mettendo fine a un’esperienza positiva, ora lo attende il Flamengo.
Prima però Paolo Guerrero dovrà pensare a guidare il Perù in terra
cilena a suon di gol. La vena realizzativa c’è ma il suo contributo
va ben oltre i gol come dimostrano i suoi numeri in Bundesliga tra
Bayern Monaco e Amburgo. Non è considerabile la star della
squadra nel senso comunemente inteso, a livello di carisma c’è da
fare i conti con il veterano Pizarro, mentre il talento dei vari
Vargas e Farfan non può essere messo in discussione. Guerrero
però si presenta a questo appuntamento a 31 anni di età, maturità
piena ma ancora tanto da dare. Suo zio José è morto nell’incidente
aereo di Lima del quale abbiamo parlato in apertura, un trauma
che Paolo non ha mai superato, tanto da fare qualsiasi cosa pur di
evitare trasferimenti aerei. I suoi gol però saranno fondamentali
per spiccare il volo verso la fase a scontro diretto.
89
LA SORPRESA
Abbiamo detto dei senatori, ma segnatevi questo nome: Yordy
Reyna. Due anni fa l’esordio per lui, subentrando a capitan Pizarro
nel caldissimo Clásico del Pacífico contro il Cile, quattro giorni dopo
segna a Trinidad & Tobago la prima rete con la maglia del Perù. 22
anni da compiere, attaccante piccolo e veloce che all’occorrenza
può essere usato come esterno. Il Red Bull di Salisburgo lo ha
comprato due stagioni fa, contratto di quattro anni e poi
esperienze in giro in altri club sotto di proprietà Red Bull come
Liefering, seconda divisione austriaca, e il RB Lipsia (cadetteria
tedesca). Eletto giocatore rivelazione del campionato peruviano nel
2012, è bravissimo nel saltare l’uomo ma non ha ancora fatto il
definitivo salto di qualità. Qualche volta esagera, ma quando si
accentra partendo dall’esterno sa fare male. Giocatore monitorato
a lungo dal Parma.
90
PROSPETTIVE
Difficile bissare l’exploit del 2011, la Bicolor (nome che la
rappresentativa peruviana prende dalla sua maglia bianca con
banda trasversale rossa) ha dinanzi avversari difficili nel girone.
Sbagliato sottovalutare questa squadra, l’esito della spedizione
cilena dipenderà in larga parte dal match contro il Venezuela ma
una vittoria potrebbe non bastare. Brasile fuori portata, lo stesso
vale per la Colombia. Raccogliere un punto contro queste due
squadre sarebbe un risultato sensazionale. L’obiettivo più
realistico è staccare il biglietto per i quarti di finale. Gareca ha
avuto pochi mesi per imporre la sua visione di gioco, il Perù che
vedremo in Copa América è stretto parente di quello targato
Markarián. Ci sono alchimie già collaudate dunque, ma non
dimentichiamo che gli uomini chiave hanno sulle spalle quattro
anni di più.
91
I CONVOCATI
Pos.
P
P
Giocatore
Diego Penny
Pedro Gallese
Data Nascita
22 aprile 1984
23 febbraio 1990
P
Salomón Libman
25 febbraio 1984
D
D
D
Luis Advíncula
Christian Ramos
Yoshimar Yotún
2 marzo 1990
4 novembre 1988
7 aprile 1990
D
Carlos Zambrano
10 luglio 1989
D
Jair Céspedes
22 maggio 1984
D
Hansell Riojas
15 ottobre 1991
D
Pedro Paulo Requena
24 gennaio 1991
C
C
C
Juan Manuel Vargas
Josepmir Ballón
Carlos Lobatón
5 ottobre 1983
21 marzo 1988
6 febbraio 1980
C
Paolo Hurtado
27 luglio 1990
C
C
C
Edwin Retamoso
Christian Cueva
Carlos Ascues
23 febbraio 1982
23 novembre 1991
6 giugno 1992
C
Joel Sánchez
11 giugno 1989
A
A
A
Claudio Pizarro
Jefferson Farfán
Paolo Guerrero
3 ottobre 1978
26 ottobre 1984
1 gennaio 1984
A
André Carrillo
14 giugno 1991
A
Yordy Reyna
17 settembre 1993
92
Squadra
Sporting Cristal (Perù)
Juan Aurich (Perù)
Universidad César Vallejo
(Perù)
Vitória Setúbal (Portogallo)
Juan Aurich (Perù)
Malmö (Svezia)
Eintracht Francoforte
(Germania)
Juan Aurich (Perù)
Universidad César Vallejo
(Perù)
Universidad César Vallejo
(Perù)
Fiorentina (Italia)
Sporting Cristal (Perù)
Sporting Cristal (Perù)
Paços de Ferreira
(Portogallo)
Real Garcilaso (Perù)
Alianza Lima (Perù)
Melgar (Perù)
Universidad San Martín
(Perù)
Bayern Monaco (Germania)
Schalke 04 (Germania)
Flamengo (Brasile)
Sporting Lisbona
(Portogallo)
RB Lipsia (Germania)
VENEZUELA
(di Giuseppe Romano)
93
Il calcio, in Venezuela, non è mai stato uno sport granché seguito e
praticato. Qui lo sport nazionale è il baseball. E di vedere 22
persone correre dietro ad un pallone non è mai importato più di
tanto a nessuno.
Ultimamente, però, il movimento calcistico venezuelano sta
attraversando una fase evolutiva e ciò è dimostrato dal fatto che
sono sempre di più i calciatori che approdano in Europa. Tanti sono
i giovani talenti che cercano fortuna fuori dai confini nazionali,
giovani molto interessanti e di prospettiva che fanno le valigie per
provare a sfondare nel calcio che conta. La storia della Copa
Amèrica non sorride ai venezuelani: oltre a non aver mai trionfato
nella competizione, molto spesso si sono fermati alla fase a gruppi
non riuscendo a superare il proprio girone.
Il miracolo sportivo si é presentato nelle ultime due edizioni
quando la Vinotinto, così è chiamata da queste parti la selezione
venezuelana, ha stupito tutti arrivando ai quarti di finale
nell’edizione del 2007 per poi ripetersi quattro anni più tardi
piazzandosi addirittura al quarto posto dopo aver perso la
semifinale ai rigori col Paraguay nell’ultima edizione del 2011.
Quest’anno il sorteggio è stato durissimo, dall’urna sono uscite
94
Perù, Colombia e Brasile. Un girone di ferro, ci vorrà un’impresa,
difficile ma non impossibile per questa nazionale che vuole
continuare a stupire. L’ appuntamento è per il 14 giugno,
Colombia-Venezuela, si parte subito forte.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Il Commissario Tecnico del Venezuela Noel Sanvicente, dopo aver
provato diversi moduli nelle ultime partite di avvicinamento alla
Coppa America, ha individuato nel classico 4-4-2 lo schema ideale
per la sua squadra. Un modulo che diventa uno schieramento ancor
più solido e difensivo quando viene presentato nella sua variante
4-4-1-1. Difesa a quattro, quindi, guidata dal centrale difensivo del
Nantes Vizcarrondo e che punta sull’esperienza dei terzini Rosales
e Amorebieta, ormai da anni in Europa, in Spagna il primo e in
Inghilterra il secondo. Sulla linea di centrocampo, al 35enne
Arango (record di presenze e di gol con la nazionale venezuelana)
viene affiancato il dinamismo del genoano Rincón, mediano vecchio
stampo capace anche di far ripartire l’azione; i due sono supportati
sulle fasce dalla velocità di Gonzàlez e Guerra, che garantiscono
anche una discreta copertura in fase di non possesso. In attacco
l’unico sicuro del posto è il bomber Rondòn, sul quale peserà
95
l’intero reparto offensivo. L’altra maglia da titolare sarà una
questione a due, il ballottaggio vedrà il giovane Martinez
contendersi il posto con Miku.
LA STELLA
Senza ombra di dubbio, la stella di questa squadra è Salomòn
Rondòn. Il centravanti dello Zenit San Pietroburgo è il bomber di
questa nazionale: attaccante moderno, 186 centimetri di potenza e
tecnica con il gol nel sangue. Sa come far male, sa segnare sia di
testa che di piede, è in grado di fare reparto da solo e si esalta con
partner d’attacco rapidi e tecnici come potrebbe esserlo Martinez.
Ha segnato ovunque é andato, negli ultimi anni ha vestito le
maglie di Malaga, Rubin Kazan e Zenit San Pietroburgo e con questi
ultimi si è appena laureato campione di Russia chiudendo il
campionato con una media realizzativa di un gol ogni 2 partite. Il
tecnico Sanvicente fa affidamento sul suo carisma e sulla sua
esperienza europea, il compito di Rondòn sarà quello di trascinare
i compagni a suon di gol e provare a far sognare una nazione
intera.
96
LA SORPRESA
Ci prendiamo la responsabilità di dire Josef Martinez. Classe ’93,
rapido ed esplosivo, fa della velocità la sua arma migliore. Dotato
di una buonissima tecnica ed avvantaggiato dal baricentro basso,
riesce spesso a saltare l’uomo nell’uno contro uno creando
superiorità numerica. L’attaccante del Torino ha ben impressionato
nel suo primo anno in Italia, buonissime prestazioni in campionato
e altrettante in Europa League. Un giocatore che si esalta negli
spazi ed è ottimo se si vuol giocare in contropiede. Potrebbe
davvero essere lui la piacevole sorpresa di questa Copa Amèrica.
PROSPETTIVE
La Vinotinto si presenta a questa edizione della Copa América da
cenerentola ma neanche troppo. L’obiettivo è riuscire a superare il
girone, dove solo il Perù sembra alla portata mentre le altre due
(Brasile e Colombia) appaiono sfide impossibili. Migliorare il quarto
posto dell’ultima edizione sarà molto difficile, sicuramente si
cercherà di giocare con orgoglio ed evitare goleade e figuracce.
Con un po’ di fortuna si potrebbe chiudere il girone al secondo
posto e a quel punto sognare sarebbe più che lecito.
97
I CONVOCATI
Pos.
P
P
P
D
Giocatore
Alain Baroja
Daniel Hernández
Wuilker Faríñez
Roberto Rosales
Data Nascita
23 ottobre 1989
21 ottobre 1985
15 febbraio 1998
20 novembre 1988
D
Wilker Ángel
18 marzo 1993
D
D
D
D
D
Alexander González
Oswaldo Vizcarrondo
Grenddy Perozo
Andrés Túñez
Fernando Amorebieta
13 settembre 1992
31 maggio 1984
28 febbraio 1986
15 marzo 1987
29 marzo 1985
D
Gabriel Cichero
25 aprile 1984
C
Tomás Rincón
13 gennaio 1988
C
Franklin Lucena
20 febbraio 1981
C
Luis Manuel Seijas
23 giugno 1986
C
Alejandro Guerra
9 luglio 1985
C
César González
1 ottobre 1982
C
C
C
A
A
Ronald Vargas
Juan Arango
John Murillo
Miku
Josef Martínez
2 dicembre 1986
17 maggio 1980
21 novembre 1995
19 agosto 1985
19 maggio 1993
A
José Salomón Rondón
16 settembre 1989
A
Christian Santos
24 marzo 1988
98
Squadra
Caracas (Venezuela)
Tenerife (Spagna)
Caracas (Venezuela)
Malaga (Spagna)
Deportivo Táchira
(Venezuela)
Thun (Svizzera)
Nantes (Francia)
Ajaccio (Francia)
Buriram United (Thailandia)
Fulham (Inghilterra)
Mineros de Guayana
(Venezuela)
Genoa (Italia)
Deportivo La Guaira
(Venezuela)
Independiente Santa Fe
(Colombia)
Atlético Nacional (Colombia)
Deportivo Táchira
(Venezuela)
Baliskersispor (Turchia)
Xolos Tijuana (Messico)
Zamora (Venezuela)
Rayo Vallecano (Spagna)
Torino (Italia)
Zenit San Pietroburgo
(Russia)
NEC Nijmegen (Olanda)
IL CAMMINO VERSO LA COPPA
QUARTI DI FINALE (tra parentesi ora locale e italiana)
24-06 a Santiago del Cile, A1-B3/C3 (20.30, 01.30 del 25-06)
25-06 a Temuco, A2-C2 (20.30, 01.30 del 26-06)
26-06 a Viña del Mar, B1-A3/C3 (20.30, 01.30 del 27-06)
27-06 a Concepción, C1-B2 (18.30, 23.30)
SEMIFINALI (tra parentesi ora locale e italiana)
29-06 a Santiago del Cile, QF1-QF2 (20.30, 01.30 del 30-06)
30-06 a Concepción, QF3-QF4 (20.30, 01.30 dell’ 1-7)
FINALE TERZO POSTO (tra parentesi ora locale e italiana)
03-07 a Concepción (20.30, 01.30 del 4-7)
FINALE (tra parentesi ora locale e italiana)
04-07 a Santiago del Cile (17.00, 22.00)
99
ALBO D’ORO
1916 – Uruguay
1917 – Uruguay
1919 – Brasile
1920 – Uruguay
1921 – Argentina
1922 – Brasile
1923 – Uruguay
1924 – Uruguay
1925 – Argentina
1926 – Uruguay
1927 – Argentina
1929 – Argentina
1935 – Uruguay
1937 – Argentina
1939 – Perù
1941 – Argentina
1942 – Uruguay
1945 – Argentina
1946 – Argentina
1947 – Argentina
1949 – Brasile
1953 – Paraguay
1955 – Argentina
1956 – Uruguay
1957 – Argentina
1959 – Argentina
1959 – Uruguay
1963 – Bolivia
1967 – Uruguay
1975 – Perù
100
1979 – Paraguay
1983 – Uruguay
1987 – Uruguay
1989 – Brasile
1991 – Argentina
1993 – Argentina
1995 – Uruguay
1997 – Brasile
1999 – Brasile
2001 – Colombia
2004 – Brasile
2007 – Brasile
2011 - Uruguay
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Guida Coppa America 2015