Sa sotziedadi sarda de su Setixentus
e sa sotziedadi sarda de oi
Aministratzioni
Economia
Curtura (Arreligioni,
Connotu…)
Scola
Casteddu teniat 17.000 bividoris.
Unus binti cunventus e collìgius.
Is cresiàsticus a solus godangiànt duas
bortas tanti cantu s’arrestu de sa
sotziedadi.
1720. Vittorio Amedeo II cumàndat a su visurrei de Sardìnnia,
Filippo Guglielmo Pallavicino, baroni de S. Remy:
Il linguaggio ordinario praticato nei tribunali è lo Spagnolo, o il
Catalano. Nelle città e, luoghi però, ove è qualche commercio,
viene inteso e vi si parla eziandio l’Italiano. Pratticarete perciò,
per quanto vi sarà possibile, la lingua italiana, senz’affettare
per altro di non volersi servire della spagnola, ed in tal modo
introducendo insensibilmente la prima, andrà l’altra di per se
stessa in disuso.
F. Loddo Canepa, Dispacci di corte ministeriali e viceregi concernenti gli affari politici, giuridici
ed ecclesiastici del Regno di Sardegna (1720 – 1721), Torino, 1934, p. 35.
1759. Su visurrei Tana su conti:
Avvenga che gli autori, che trattano meglio essa professione,
sieno Latini, ed Italiani, e questi più facili ad essere intesi, il
professore detterà il corso scolastico in lingua Italiana ne’
giorni segnati nel calendario stampato.
P. Sanna Lecca, Editti, pregoni ed altri provvedimenti emanati pel regno di
Sardegna sotto il governo dei Reali di Savoia fino al 1774, Vol II, Nella Reale
Stamperia, Casteddu, 1775, p. 273.
Lorenzo Bogino
su conti
1760. S’urrei Carlo Emanuele III:
Dovendosi per tali insegnamenti adoperare fra le lingue più colte
quella che è meno lontana dal materno dialetto e ad un tempo la più
corrispondente alle pubbliche convenienze, si è determinato di usare
nelle scuole predette l’italiana, siccome quella appunto che non
essendo più diversa della sarda di quello che fosse la castigliana,
poiché anzi la maggior parte dei sardi più colti già la possiede; resta
altresì la più opportuna per maggiormente agevolare il commercio ed
aumentare gli scambievoli comodi; ed i Piemontesi che verranno nel
Regno, non avranno a studiare una nuova lingua per meglio abilitarsi
al servizio pubblico e dei sardi, i quali in tal modo potranno essere
impiegati anche in Continente.
I catechismi, i discorsi sacri, i libri devoti, le esortazioni, in una
parola tutta la direzione spirituale non meno della letteraria
[devono] farsi in lingua italiana.
F. Loddo Canepa, La Sardegna dal 1478 al 1793. Vol. II. Gli anni 1720 – 1793, Gallizzi,
Tàtari, 1975, p. 166.
G. Sotgiu, Storia della Sardegna sabauda, Laterza, Bari, 1984, p. 95.
1768. Francesco Cetti, professori de
matemàtiga in s’universidadi ‘e Tàtari:
Gli editti regi si fanno in amendue le lingue
[castigliano e italiano]; il pulpito è italiano in
gran parte; le scuole sono italian puro, e nelle
case e compagnie l’italiano già si parla
benissimo. Dove il castigliano si difende ancora
con ostinazione, è nei banchi dei giudici e dei
notai: sarà probabilmente l’ultimo angolo onde
converrà isloggiarlo.
A. Mattone e P. Sanna, La Rivoluzione delle Idee: la riforma
delle due università sarde e la circolazione della cultura
europea (1764-1790), in «Rivista Storica Italiana», 1998,
fasc. III, p. 901.
[Le scuole elementari] erano un vero
soggetto di compassione per chi conosceva
che alla numerosa gioventù stipata colà
non mancava la chiarezza dell’intelletto né
la vivezza dell’immaginazione … Dove
falliva la materia dell’ammaestramento,
sopravanzava la barbarie de’ modi, vale a
dire la crudezza delle punizioni e
l’inumano costume del porre premio ai
cimenti letterari de’ fanciulli, non la gloria
del saper meglio, ma il brutale sfogo di
castigare di propria mano il vinto.
G. Manno, Storia di Sardegna, Tipografia Elvetica,
Capolago, 1840, p. 330.
S’urrei Carlo
Emanuele III
Si trattò di una riforma puramente teorica, giacchè i metodi
di insegnamento rimasero quelli di prima e le scuole non
crebbero di numero né migliorarono qualitativamente.
C. Sole, La Sardegna sabauda nel Settecento, ob. arr., p.106. In Ollastra finsas
a su 1822 no dui fut mancu una scola.
Nello sviluppo delle teorie pedagogiche, nella diffusione del
sapere e della cultura fra il popolo, nella riforma degli studi
il Piemonte fino al 1846 occupò l’ultimo posto fra le altre
regioni d’Italia.
C. Sole, La Sardegna sabauda nel Settecento, ob. arr., p. 105.
1760
1848
Vano sarebbe ricercare nei piani di studio, elaborati dal
governo sulla falsariga di quelli dell’Università di Torino,
contenuti veramente originali o esplicite aperture
all’illuminismo francese e alle punte più avanzate del
pensiero politico contemporaneo.
Il modello culturale introdotto nei due atenei della Sardegna
si basava su una sistematica proposizione delle fondamentali
acquisizioni del pensiero sei - settecentesco e solo in alcuni
casi metteva a frutto le espressioni più consolidate del
sapere accademico - scientifico italiano ed europeo.
A. Mattone e P. Sanna, La Rivoluzione delle Idee … , ob. arr., p. 849.
La lingua e l’abbigliamento sono gli elementi principali su cui si fonda
lo spirito nazionale di un paese. Ebbene anche la lingua si è mantenuta
fra i Sardi identica a quella che si parlava nei tempi più lontani. Essa è
caratteristica solo dell’isola. Il suo vocabolario è ricchissimo e si
compone di parole usate nelle più note lingue dell’antichità … Fu la
prima e la più antica lingua volgare che, dopo la divisione dell’Impero
romano, apparve negli atti pubblici e privati; essa sicuramente fu
anteriore a quella italiana ... In appoggio a questa opinione si
potrebbero riportare numerosi documenti e diplomi scritti in lingua
sarda nei secoli IX, X e XI.
Quei Sardi che oggi parlano male la loro lingua mescolandovi parole
italiane e spagnole ripetono il medesimo errore fatto dalle autorità
civili spagnole e piemontesi nell’imporre la loro lingua nelle scuole, nei
tribunali e nell’amministrazione. In tutta la Sardegna si parla la lingua
sarda senza distinzione di ceto o di professione nella società civile,
nelle cattedre della Chiesa, nel Catechismo; ma nelle scuole, nei
tribunali e nell’amministrazione essa non è più usata, essendo stata
sostituita da quella italiana…
Dopo tutto quel che abbiamo esposto sulla lingua sarda è
singolare che gli stranieri indichino genericamente i Sardi come
Italiani, mentre non lo sono affatto, come non sono per nulla
spagnoli, francesi o tedeschi… Bisogna ricordare che la Sardegna
è posta ad eguale distanza dalle coste della Francia, dell’Africa e
dell’Italia, al centro del Mediterraneo occidentale. Essa oggi non
può essere definita una parte della penisola italiana, né i suoi
abitanti possono essere chiamati italiani, perché il Re di
Sardegna è diventato italiano solo da un secolo, e anche perché
in Italia vi sono diversi altri Stati.
M.L. Simon, La Sardegna antica e moderna, manuscritu frantzesu no imprentau,
1816 [imoi, coidau de C. Sole e V. Porceddu, Edizioni AV, Casteddu, 1995, p. 129].
Una natzioni
comunidadi de genti chi tenit
- una terra
- una curtura
- una lìngua
- una stòria
distintas de is atrus
Antoni Porqueddu
•Su tesoru de Sardigna (1779)
Giusepi Cossu
•Istruzioni generali per li censori del Regno di Sardegna,
1771;
•Istruzioni per gli amministratori dei Monti frumentari dei
paesi dipendenti dalla Giunta Reale Diocesana di Cagliari;
•Moriografia sarda, ossia catechismo gelsario, Reale
Stamperia, Casteddu, 1788;
•Seriografia sarda, ossia Catechismo del Filugello, Casteddu,
1789;
•Istruzioni sulla coltivazione del cotoniere, diretta agli
agricoltori di Sardegna, Casteddu, 1790;
•Istruzionis po sa coltura e po s’usu de is patatas in
Sardigna, 1805;
•Istruzionis po coltivai su cotoni, 1806.
Monti (Monte Granatico) de Simaxis (Aristanis)
Monti
(Monte Granatico)
de Samatzai
(Casteddu)
Articolo dopo articolo il sistema agrario sardo, ricordando e
cercando di coordinare le leggi che lo regolavano, veniva a
consacrare, a fissare, e nel medesimo tempo a razionalizzare
l’antico sistema delle vidatzoni e dei paberili, dei rapporti
tra pastorizia e agricoltura, delle rotazioni e della proprietà
… Il conflitto tra il conte Bogino e il Cossu si presentava
come un contrasto su due diverse maniere di amministrare e
di riformare le ville [is biddas] sarde. Un sistema più
centralizzato, più legato alle immediate esigenze agricole,
più efficace forse per mantenere a bada i “principali”, gli
ecclesiastici e gli usurai era quello proposto dal Cossu. Ma
era … soprattutto meno controllabile da Torino … Bogino non
intendeva farsi prendere la mano, tanto meno da un
funzionario di Cagliari e per di più sardo.
F. Venturi, Il conte Bogino, il Dr. Cossu e i monti frumentari, in «Rivista Storica
Italiana», fasc. II, 1964, pp. 498-500.
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