TFA
Primo Modulo:
Didattica e Pedagogia speciale
La Pedagogia e la Didattica
come scienze dell’educazione
26 marzo 2013
Prof. Domenico Milito
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La Pedagogia
Ha come oggetto
l’educazione (finalità)
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Prof. Domenico Milito
La Pedagogia
A partire dal mondo classico, la Pedagogia si ispira
all’antico ideale della paideia, che si riferisce all’autorità del
modello, alla “forma” da assumere.
Secondo l’educazione classica il maestro o l’ “educatore”
diventa il rappresentante dei modelli educativi: si arriva,
cioè, ad essere se stessi, a pensare e a giudicare
autonomamente proprio imitando “modelli”.
Del resto il significato etimologico del termine “pedagogia”
deriva dal “pais” (bambino) e da “agon” (guidare), ecco
perché la pedagogia, sin dai tempi antichi, stava ad indicare
la “guida” del fanciullo e cioè l’educazione.
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La Pedagogia
Con la cultura greca, la Pedagogia si sviluppa come la
teorizzazione di quel “processo” rivolto a educare, istruire e
formare soggetti individualmente e socialmente intesi.
Già con i sofisti, a partire da Socrate (470-399 a.C.) e Platone
(427- 347 a.C.), si pone sotto analisi il soggetto come attore
e destinatario della crescita, interiore e dinamica.
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La Pedagogia
L’interesse di Socrate è, infatti, la conoscenza che conosce
se stessa, come frutto del colloquio interiore e del continuo
scambio ideologico con gli altri uomini.
L’educazione socratica vuole rendere, così, l’uomo libero di
decidere da solo per divenire personalmente responsabile
della propria vita, attraverso alcuni metodi, quali, ad
esempio, l’ironia e la maieutica (che attraverso domande
abilmente formulate dal maestro “fa partorire” nel discente
il pensiero costruttivo).
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La Pedagogia
La pedagogia platonica, invece, rivolge l’attenzione al nesso
tra educazione e Stato e al duplice compito pedagogicopolitico di una “umanizzazione” dello Stato e di una
“statalizzazione” dell’educazione;
essa mira, perciò, ad allontanare l’uomo dal mondo
apparente per condurlo all’autenticità della conoscenza, che
secondo Platone risiede nell’attività della ragione.
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La Pedagogia
La Pedagogia nasce, allora, con la Filosofia e resterà per
oltre due millenni ad essa accorpata.
Poi si emanciperà dalla Filosofia facendosi scienza, poi
scienza di scienze e, quindi, scienza che riflette sui dati di
molte scienze da coordinare con l’educazione (focus e
oggetto specifico della Pedagogia).
Nel corso dei secoli, l’interesse della Pedagogia si è,
dunque, ampliato fino a comprendere settori disciplinari e
ambiti di intervento e di riflessione sempre più vasti e
articolati.
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La Pedagogia
Con la nascita delle varie scienze dell’educazione
(Psicologia, Sociologia, Antropologia, Biologia, etc.) il
quadro della disciplina è, infatti, profondamente mutato.
Cosicchè, nel corso del Novecento si è assistiti ad una
evoluzione continua che ha configurato la Pedagogia come
lo spazio cognitivo in cui si affermano i problemi educativi
ai quali la stessa disciplina pedagogica deve dare risposta,
ripensandoli e ridefinendoli.
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La Pedagogia
Fare Pedagogia significa, da questo momento in poi, dare
vita a un discorso critico che investe i problemi affrontati e
le soluzioni proposte dalle scienze dell’educazione, li
radicalizza in senso pedagogico, focalizzandoli sull’educare,
li rilegge in modo riflessivo e teorico, li discute e li ridiscute
continuamente.
È così che la Pedagogia ha il compito di tenere viva l’
“intenzionalità” pedagogica, in ogni ambito di ricerca e di
azione da problematizzare.
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La Pedagogia
Che cos’è l’educazione?
L’idea di educazione, intesa inizialmente come processo di
costruzione di un soggetto secondo regole sociali e, quindi,
secondo percorsi di conformazione, si è gradualmente
indebolita.
Volendo dare, oggi, una definizione del concetto di
“educazione” ci si può riferire a quella proposta a Calais
dall’International League for New Education:
“L’educazione consiste nell’incoraggiare lo sviluppo più
completo possibile delle attitudini di ogni persona, sia come
individuo sia come membro di una società ispirata dalla
solidarietà. L’educazione è inseparabile dall’evoluzione
sociale: essa è una delle forze che la determinano”.
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La Pedagogia
Il risultato complessivo del concetto di educazione da parte
della “philosophy of education” anglosassone, inoltre, è
quello di un processo che “comunque non solo coinvolge
contenuti e scopi, le cui dimensioni danno spazio a ulteriori
questioni etiche, ma (essa, educazione) coinvolge anche
metodi e procedure in cui sono coinvolti vari principi che
governano il nostro trattamento dei fanciulli”.
Si comprende, allora, come il fine dell’educazione e i suoi
metodi debbano essere rivisti continuamente, anche in
relazione all’evoluzione della società.
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La Pedagogia
La Pedagogia, allora, in quanto sapere teorico-pratico sui processi
educativi, non può non occuparsi di tutti quei processi entro i quali
avviene l’educazione e che riguardano la comunicazione intersoggettiva
riconducibile alla:
- educazione che avviene attraverso i media culturali (computer,
Internet, televisione, cinema, etc.)
- educazione etica e ambientale (relativa, cioè, alle questioni morali, ai
comportamenti collettivi, etc.)
-educazione informale [acquisizione di attitudini, valori, abilità e
conoscenze dall’esperienza quotidiana e dalle influenze e risorse
educative nel proprio ambiente: dalla famiglia e dal vicinato, dal lavoro e
dal gioco, dal mercato, dalla biblioteca e dai mass-media (definizione
ICED: International Council for Educational Development)]
- educazione non formale [(ogni attività educativa organizzata al di fuori
del sistema formale stabilito per il conseguimento di determinati
obiettivi nel campo dell’apprendimento (definizione ICED)]
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che sempre più caratterizzano le nostre società.
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La Pedagogia
Del resto è lo stesso Dewey a ritenere che l’educazione deve
uscire dal suo ambito strettamente filosofico e utilizzare il
ricco materiale che le scienze particolari, soprattutto la
Psicologia e la Sociologia, possono fornirle.
Da qui la necessità di riflettere sulle Scienze
dell’Educazione intese come “scienze mobili” che devono
essere costantemente re-interpretate secondo un
chiarimento scientifico, un raccordo pedagogico, una
prospettiva interdisciplinare e un’ottica critica.
Il rapporto, allora, fra la Pedagogia e le Scienze
dell’Educazione non è di opposizione ma dialettico.
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La Pedagogia
Oggi intorno alla Pedagogia e al suo senso e significato si è aperta una
quaestio.
Siamo dentro un dibattito critico che verte sull’educazione/formazione,
sui vari ambiti del pensare e dell’organizzare l’educazione stessa.
Da più parti si è favorevoli nel condividere però che la Pedagogia debba
essere configurata come “visione del mondo”, come orientamento
axiologico (relativo, cioè, alla trattazione dei valori fondanti delle regole
dell’agire e del pensare), in un contesto di “formazione” inteso come
processo di crescita e di sviluppo, che fa del soggetto quello che è, con
le sue vocazioni, i suoi obiettivi.
È la Bildung (nozione di formazione così trascritta in tedesco alla fine
del Settecento) che va imponendosi in una dimensione di
formazione dell’uomo in quanto uomo, contrassegnato da
coscienza e oggettività culturale, un uomo, quindi, calato
nel suo vissuto quotidiano.
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La Pedagogia
La formazione
La formazione come processo aperto e personale viene a
caratterizzare, pertanto, il progetto di vita di ciascun
soggetto-persona, capace di guidare se stesso, di rinnovare
la propria identità, i propri saperi.
Cosicchè, mentre l’educazione è un processo sociale che
guarda all’interpretazione dei soggetti, attraverso
l’inculturazione e l’apprendimento, la formazione è personale
e verte sulla formazione dell’io come soggetto-persona che
promuove un progetto di sé.
Una Bildung, dunque, come processo di umanizzazione dei
soggetti attraverso la dialettica della cultura.
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La Pedagogia
La società contemporanea, d’altra parte, in quanto “società
aperta”, quindi pluralistica, democratica e dell’innovazione,
reclama un soggetto/individuo/cittadino che costruisca e
orienti se stesso per l’intero arco della vita: capace di
apprendere, di rinnovare, di trasformare le mentalità, di
costruire se stesso in una dimensione di lifelong learning
(apprendimento per tutta la vita).
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La Pedagogia
Vi è da evidenziare che la ricerca pedagogica attuale non ha
cancellato il concetto di educazione, ma lo ha affinato,
guardando maggiormente alla prospettiva culturale
(formazione come Bildung), a quella economico-sociale
(formazione professionale) e a quella personale (formazione
come cura sui, come, cioè, sviluppo del sé).
È una pedagogia della formazione che guarda alla
problematizzazione contemporanea in termini dinamici e
aperti, in sintonia con le trasformazioni in atto sia sul piano
sociale sia sul piano epistemologico.
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La Pedagogia
Si pensi alla lezione del Dewey, al suo educare per la
democrazia, nella democrazia, costruita sul dialogo e sul
confronto.
Alla luce del pensiero deweyano la Pedagogia si afferma
come attore sociale sempre più decisivo, capace di gestire
le continue trasformazioni del tempo presente, di dar vita ad
un’autentica democrazia progressiva, di far vivere soggetti
nella dimensione della “cura di sé”, di trasmettere saperi,
pratiche e tecnologie, ma mai in senso strettamente
riproduttivo e con valenza dogmatica.
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La Pedagogia
Oggi l’educazione si è fatta ancora più centrale, innerva
tutta la vita sociale in modo capillare, agisce e viene svolta
dai media, dalla comunicazione assordante del nostro
quotidiano, ha oltrepassato le varie istituzioni (famiglia,
scuola, Chiesa, Stato) e si è dispersa nel sociale, divenendo
ancor più pervasiva.
Da qui la necessità di governarla con consapevolezza, con
riflessività, con criticità, come critical pedagogy (secondo la
dizione anglosassone, che però è comune anche in aree
francofone, germaniche, italiane, ispaniche)
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La Pedagogia
Il nuovo profilo della Pedagogia generale delinea una
frontiera del sapere pedagogico che è insieme locale (una
forma dei saperi della Pedagogia) e generale (un fattore
trasversale e ricorrente un po’ in tutti i saperi
dell’educazione), sempre “in movimento” tra tradizione e
attualità, scandita da un tipo di discorso riflessivo (e quindi
filosofico) ma legata a problemi imposti dai saperi e dalle
prassi, empirici, storici, anche contingenti, ai quali deve
dare una prima e globale risposta, connessa alla custodiagestione critica dei temi focali della Pedagogia:
l’educazione-formazione che essa rilancia come il vettore e
il senso stesso della Pedagogia in tutti i suoi saperi e
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continuamente rielabora.
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La Pedagogia
La Pedagogia generale si organizza, così, in una pratica discorsiva
duttile e diffrattiva, ma saldamente ancorata a uno status e a un senso,
di cui la nozione di “formazione” detiene il timone.
Essa ha, dunque, una vocazione poietica che innerva costantemente la
teoria e la prassi, la riflessività critica e l’attività pratica.
Si impone qui un concetto di educazione/formazione su “base”
empirico-pragmatica che non reclama letture dogmatiche ma forme di
problematizzazione, sempre provvisorie e in continua evoluzione.
Un’idea di soggetto-persona strutturato sulla coscienza, che fa appello a
un “progetto” cosciente, che discute e si confronta con tutti gli altri
soggetti.
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La Pedagogia
In tale contesto, l’agire educativo viene ad essere concepito
e declinato sempre meno come agire strumentale rispetto
allo scopo e sempre più come un agire comunicativo, che
trova nel dialogo, nella razionalità critico-ermeneutica e
nello spazio “pubblico” i suoi vettori costitutivi, in direzione
del perseguimento di un ideale formativo ed educativo di
autonomia individuale, incentrata sulla “crescita” del
soggetto, sulla sua capacità di riflessività critica nei
confronti dell’esistente, ma sempre all’interno di un
orizzonte di comunità linguistica interumana, connotata nel
senso della cittadinanza come in quello “planetario”.
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La Pedagogia
Proprio attraverso un’analisi critica dell’auctoritas, delle sue
forme e fondamenti si è giunti a porre il problema
dell’auctor, cioè di colui che è autore, attore, protagonista
del proprio processo di formazione, secondo una
intenzionalità nuova e rivitalizzata, in virtù di nuovi principi
quali la “responsabilità” e l’ “impegno”: responsabilità e
impegno nei confronti del proprio “farsi”, del proprio
particolare percorso formativo ed emancipativo, del fatto di
essere “autore” del proprio sé, all’insegna di principi di
criticità e riflessività.
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La Pedagogia
Così la Pedagogia va coltivata e ciò va fatto rispettandone il
profilo complesso e il suo imprinting attuale.
Essa va, dunque, collocata dentro l’epoca in cui siamo,
viviamo, pensiamo e agiamo in modo critico e con intento
regolativo, in una prospettiva di teorizzazioni nuove e
innovative, compatibili con l’ “oggi” e proiettate al
“domani”.
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La Didattica
La Didattica è una disciplina antica che negli ultimi decenni
ha subito una profonda trasformazione sul piano dei
significati e delle procedure operative.
Sul piano semantico, l’espressione “didattica” riflette le sue
origini antiche derivando dalla radice indoeuropea dak, nel
senso di “mostrare” (un dato patrimonio culturale), da cui
traggono origine anche i termini latini dòceo (insegno) e
dìsco (imparo).
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La Didattica
La formalizzazione della “didattica” come sapere autonomo
risale al secolo XVII e si manifesta in primo luogo nell’utopia
di Comenio secondo cui tutto è insegnabile a tutte le età.
Il ruolo e o spazio della didattica sii modificano fortemente
via via in rapporto alle diverse stagioni culturali e alle dottrine
filosofiche dominanti: per esempio, a cavallo tra i secoli XIX e
XX si è passati da una forte attenzione alla didattica, che ha
contraddistinto il periodo positivista (nella seconda metà
dell’Ottocento) che si esprime in una minuziosa descrizione
dell’attività di insegnamento nei termini di un sapere tecnico,
a una sostanziale negazione della didattica (per lo meno in
Itali) durante periodo idealista della prima metà del
Novecento, quando il sapere didattico si stempera in quello
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pedagogico.
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La Didattica
Due versioni dei programmi ministeriali del Regno d’Italia
simboleggiano le stagioni indicate:
Da un lato i programmi curati da Aristide Gabelli nel 1888,
elaborati secondo un formato analitico, prescrittivo,
didascalico, dall’altro i programmi redatti da Giovanni Gentile
nel 1923, espressione di un approccio idealista, restìo a
qualsiasi formalizzazione preventiva.
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La Didattica
I due esempi indicati ben simboleggiano il movimento
pendolare che ha accompagnato la storia della didattica,
attraverso l’alternanza di periodi di valorizzazione del sapere
didattico, contrassegnati da tentativi di traduzione tecnica di
tale sapere attraverso guide, prontuari, eserciziari con altri
periodi in cui tale sapere viene ridimensionato a favore di
qualità più generali connesse alla cultura, alla personalità,
all’umanità del maestro.
Nel primo caso la formazione dell’insegnante è centrata
prevalentemente sul sapere didattico, condizione
irrinunciabile per abilitarlo al suo ruolo professionale; nel
secondo caso, la formazione docente si identifica con la sua
preparazione culturale e umana, giacchè non occorrono
tecnicismi o formalizzazioni didattiche (“Sii uomo e sarai 28
maestro”:espressione del pensiero gentiliano)
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La Didattica
All’interno di tale “pendolo” si possono collocare i diversi
modelli didattici che hanno segnato la storia della
Pedagogia, più o meno centrati sugli aspetti tecnici
dell’insegnare o allargati alla gestione più ampia del
processo educativo.
Il loro intento comune consiste nel puntare a formalizzare la
gestione della relazione didattica, proponendo una sorta di
canone su cui modellare l’azione dell’insegnante.
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La Didattica
Tra gli esempi più noti si può citare l’approccio
montessoriano, in quanto modello analitico, codificato,
normato nel quale la relazione didattica viene formalizzata
attraverso:
- la strutturazione del setting formativo,
- le indicazioni metodologiche sullo sviluppo delle diverse
attività,
- i suggerimenti relativi alla gestione della relazione tra
insegnante e allievi.
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La Didattica
Negli ultimi cinquant’anni il sapere didattico ha subito
profonde trasformazioni che hanno determinato un
ripensamento complessivo dei suoi significati a partire da
alcune linee di sviluppo emergenti.
In primo luogo va segnalata l’estensione del campo della
didattica, inizialmente circoscritta all’insegnamento
proprio della scuola e via via ampliato anche ad ambiti di
educazione informale, quali lo scoutismo, la formazione
religiosa, le discipline sportive, l’educazione ambientale, la
sensibilizzazione ai beni culturali, ecc..
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La Didattica
Se fino ad alcuni decenni fa era sufficiente il sostantivo
“didattica” per designare un determinato ambito di sapere,
connesso alla pratica formativa della scuola,
oggi risulta sempre più necessario accompagnarlo da un
complemento di specificazione che ne delimiti il campo di
applicazione: didattica dell’ambiente, della pratica sportiva,
dei beni culturali, ecc.
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La Didattica
Accanto a tale estensione si è assistito alla specificazione
dell’oggetto della didattica in relazione ai diversi saperi e alle
varie discipline di insegnamento:
le peculiarità connesse al loro insegnamento hanno
determinato la necessità di affiancare a una didattica di tipo
generale un insieme di didattiche specifiche contraddistinte
dai diversi settori disciplinari (didattica dell’italiano, didattica
della matematica, didattica della musica, ecc.).
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La Didattica
La proliferazione di metodologie didattiche (apprendimento
cooperativo, problem solving, didattica metacognitiva,
didattica della ricerca, ecc.) ha sollecitato, poi, un approccio
meno dogmatico, più flessibile, analogamente a quanto
accaduto in altri settori della conoscenza.
Non si punta più a predisporre un modello didattico
universalmente valido, sussistono, invece, tante proposte
che richiedono di essere selezionate e calibrate in rapporto
alle specifiche situazioni in cu devono essere impiegate.
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La Didattica
Ciò ha prodotto anche un ripensamento del compito del
sapere didattico, non più orientato a fornire un modello
predeterminato, quanto volto a proporre un repertorio di
strategie, di metodologie, di strumenti tra cui scegliere le
soluzioni più opportune e pertinenti.
Tali modificazioni hanno determinato un profondo
ripensamento dello statuto disciplinare della didattica,
tradizionalmente inteso come una derivazione, più o meno
diretta, di dottrine filosofiche, approcci pedagogici, teorie
psicologiche.
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La Didattica
Ci si è interrogati sull’identità disciplinare della didattica,
pensata anche come denominatore comune sotteso a tutte le
specificazioni di campo e di contenuto culturale a cui si è
fatto riferimento in precedenza:
-Che cosa qualifica il sapere didattico e lo distingue dagli altri
ambiti di sapere che si occupano di eventi educativi?
- Che cosa accomuna le diverse didattiche specifiche e
rappresenta lo “zoccolo duro” di questo ambito di
conoscenza?
- Quali sono i requisiti di scientificità del sapere didattico?
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La Didattica
Intorno a questi interrogativi si è puntato a riconoscere lo
statuto autonomo della didattica, provando a identificare con
maggiore precisione le caratteristiche dell’oggetto di
indagine di tale disciplina e della metodologia di indagine
impiegata.
Come sappiamo gli elementi caratterizzanti una disciplina
scientifica sono l’oggetto e il metodo che la
contraddistinguono.
Cosicchè, anche per la didattica la definizione di uno statuto
autonomo passa attraverso una più precisa identificazione
del suo oggetto di studio e del suo metodo di indagine. 37
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La Didattica
Un primo passaggio utile alla definizione dello statuto della
didattica concerne la sua collocazione nell’ambito delle
scienze dell’educazione, in quanto da diversi decenni è
accettata l’idea secondo cui esiste un insieme di discipline
che si occupano del fatto educativo e occorra quindi
formulare al plurale l’espressione con cui designare questo
insieme di saperi (scienze, appunto, non scienza).
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La Didattica
All’interno di questo ambito quale spazio occupa la
Didattica?
Come si posiziona in rapporto alle altre discipline?
Per rispondere a queste domande facciamo riferimento a una
classificazione delle scienze dell’educazione proposta da
Mauro Laeng (1990), il quale classifica tali discipline in tre
categorie, in rapporto al punto di vista con cui studiano il
fatto educativo.
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La Didattica
In primo luogo ci sono le discipline rilevative, ovvero quei
saperi che si occupano di migliorarne la comprensione.
La psicologia dell’educazione (dal punto di vista del soggetto
che apprende), la sociologia dell’educazione (dal punto di
vista del contesto sociale in cui si attualizza l’evento
educativo), l’antropologia dell’educazione (dal punto di vista
dell’ambiente culturale entro cui si esercita l’azione
educativa) sono esempi di discipline rilevative, caratterizzate
dal’intento di fornire chiavi di lettura utili ad analizzare
l’evento educativo, a comprenderne la dinamica di
svolgimento.
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La Didattica
In secondo luogo abbiamo le discipline prescrittive, ovvero i
saperi, ovvero i saperi orientati verso una comprensione del
sistema di valori entro cui identificare i traguardi formativi a
cui è finalizzato l’evento educativo.
Quest’ultimo, infatti, non può che essere valorialmente
connotato, ovvero inserito in un quadro di scelte di valore
che ne chiariscono l’orizzonte di senso e la direzione di
marcia: l’idea di persona, di cittadino, di società, di cultura,
ecc.
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La Didattica
La filosofia dell’educazione
rappresenta l’esempio più emblematico
di questa categoria di discipline,
in quanto orientata ad analizzare
il quadro valoriale, il linguaggio,
le idee fondanti su cui si innesta l’evento educativo.
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La Didattica
Se le discipline rilevative si qualificano per una tensione
verso l’essere, verso il contesto reale di svolgimento
dell’evento educativo, quelle prescrittive si qualificano per
una tensione verso il dover essere, verso il quadro ideale
entro il quale situare la dinamica educativa.
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La Didattica
In terzo luogo ci sono le discipline operative, che si collocano
nel mezzo dei due gruppi precedenti, tra lettura del contesto
educativo e definizione dei traguardi formativi, tra l’ “essere”
e il “dovere essere”.
Si tratta di discipline centrate sull’azione educativa, sulle sue
modalità di conduzione, sulla esplorazione dello spazio di
mediazione tra il contesto reale dell’evento educativo (dove
educare?) e il quadro di riferimento (perchè educare?).
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La Didattica
Le discipline operative mirano a rispondere alla domanda
“come educare?”.
Tra di esse si trovano la didattica generale, ma anche le
didattiche disciplinari o settoriali, la docimologia, le tecniche
di progettazione educativa, le modalità di conduzione dei
gruppi, ecc.
Alla luce quanto fin qui esplicitato è posibile identificare lo
spazio della didattica nel campo delle scienze
dell’educazione all’interno delle discipline operative, come un
sapere orientato a rispondere alla domanda “come
educare?”, a fornire un contributo all’elaborazione del
progetto educativo attraverso cui puntare a connettere una
determinata realtà educativa con un quadro di valori che si
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intende promuovere attraverso l’azione educativa.
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La Didattica
Precisato il raggio d’azione della didattica si può tentare di
identificare con maggiore precisione il suo “oggetto” con
l’azione di insegnamento, ovvero quella particolare azione
formativa che si svolge dentro la scuola, contraddistinta da
caratteri di intenzionalità e sistematicità.
Rivolgendo l’attenzione all’ambito di educazione formale, è
possibile definire l’azione di insegnamento come una
relazione educativa finalizzata all’apprendimento di un
determinato patrimonio culturale situata in un dato contesto
istituzionale.
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La Didattica
Scomponendo in modo più analitico la definizione proposta
si può parlare di “relazione educativa” per intendere il
carattere relazionale dell’azione di insegnamento, basata su
una dinamica relazionale tra un insegnante e un dato gruppo
di allievi
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La Didattica
Alcune dimensioni dell’insegnamento
1.La dimensione relazionale-comunicativa, attenta alla
dinamica relazionale che si viene a determinare tra
l’insegnate e gli allievi e alle modalità di gestione di tale
dinamica.
- Quale stile di conduzione ha l’insegnante?
-Quale clima relazionale tende a instaurare in classe?
-Come valorizza i gruppo e l’apporto dei singoli?
- Attraverso quali modalità gestisce la comunicazione verbale e quella
non verbale?
Sono domande che tendono a configurare l’insegnamento come evento
comunicativo, spazio relazionale tra un insieme di soggetti.
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La Didattica
2. La dimensione metodologico-didattica, attenta alle
modalità di trasmissione del patrimonio culturale da parte
dell’insegnante, al modo in cui viene gestita la mediazione tra
i soggetti che apprendono e i contenuti culturali oggetto
dell’insegnamento.
-Quali metodologie utilizza l’insegnante?
-Quali strategie didattiche attiva?
-Quali strumenti o materiali?
-Quali azioni di coordinamento o recupero mette in atto?
Sono domande che tendono a configurare l’insegnamento come evento
metodologico, spazio di relazione tra soggetti e oggetti culturali.
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La Didattica
3. La dimensione organizzativa, attenta alla predisposizione
del setting formativo entro cui agire l’azione didattica.
-Come è strutturata l’aula?
-I materiali sono accessibili agli allievi?
-Come viene gestito il tempo?
-In base a quali regole viene condotta l’attività scolastica?
Sono domande che tendono a configurare l’insegnamento
come evento organizzativo, in quanto contesto
specificamente dedicato all’apprendimento.
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La Didattica
Se in passato la didattica è stata vista soprattutto in termini
prescrittivi, ovvero come una disciplina attraverso cui fornire
indicazioni, istruzioni, direttive all’insegnante per svolgere
efficacemente la sua azione professionale,
attualmente si tende a pensare la didattica come a una
opportunità per analizzare l’azione di insegnamento, per
esplorarne i suoi significati e le sue valenze formative.
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La Didattica
Il focus si è spostato, cioè, più su una prospettiva di ricerca.
Tale evoluzione ha profondamente modificato anche il ruolo degli
insegnanti in rapporto al sapere didattico, che è passato da sapere “per”
gli insegnanti a sapere “con” gli insegnanti.
Nella didattica tradizionale l’insegnante era pensato soprattutto come
destinatario della didattica: l’elaborazione teorica e operativa sulla
didattica era affidata agli esperti, agli studiosi di scienze del’educazione,
ai ricercatori, mentre il compito dell’insegnate era quello di applicare tali
proposte nell’attività d’aula.
In seguito alla nuova sensibilità emersa negli ultimi decenni
l’insegnante diventa fonte del sapere didattico, nel senso che
la produzione della conoscenza muove da una esplorazione e
rielaborazione dell’azione didattica dell’insegnante,
attraverso un’alleanza tra chi opera (l’insegnante) e chi fa52
ricerca (il ricercatore).
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La Didattica
In tale prospettiva
la didattica è possibile definirla come
“ricerca sull’insegnamento”.
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3^ PED - Università degli Studi della Basilicata