Intermittenze ed assenze di sguardi,
cure ed attenzioni
nel vissuto emotivo dei bambini adottati
Laura Monica Majocchi
Psicologa Psicoterapeuta
Pergine Valsugana, 18 aprile 2015
Per pensare ed imparare –oltre a poter disporre
di uno spazio interno (contenitore-mente)
sufficientemente
differenziato,
integro,
tranquillo e sicuro dove depositare, trattenere
ed elaborare esperienze e conoscenze- bisogna
riuscire a sentirsi abbastanza fiduciosi nello stare
un po’ da soli con sé stessi, mentre spesso i
bambini adottati sono attraversati da
inquietudini diffuse.
La perdita dei legami affettivi primari, le
interruzioni o le deprivazioni di cure
sperimentate si traducono spesso in una labilità
di coesione e tenuta che si esprime anche nella
fatica a tenere i legami mentali (connessioni
interne) e, rispetto all’apprendimento, nella
fatica a ‘seguire i ritmi richiesti’, a ‘prestare
attenzione’, a ‘tenere a mente le cose’ e/o a
regolare eccitazione, affetti e stati emotivi.
Le dimensioni QUI e ALTROVE
nell’esperienza dei bambini
adottati
L’attraversabilità
o
percorribilità
vs
separazione/divisione netta di questa linea di
demarcazione tra questi tempi/mondi distanti
e differenti, il SE’ prima e il SE’ dopo l’adozione,
appare un aspetto molto significativo rispetto
al potenziale delle risorse emotive e cognitive
disponibili ad essere investite nelle esplorazioni,
nei
legami
e
negli
apprendimenti
INTEGRARE o DISCONNETTERE
Difese emotive finalizzate al mantenere
inaccessibili ed ‘ estranee ’ le esperienze
dolorose si traducono in una perdita di
contatto con alcune aree della propria mente.
Separare, Scollegare, Escludere, Perdere…
ossia mantenere al di fuori dalla
consapevolezza implica uno sforzo attivo che,
oltre a coincidere con la riduzione dei propri
spazi mentali, richiede il continuo impiego di
energie e risorse….
Bimbi che ‘spengono la mente’, attaccando la
capacità di pensare o che presentano livelli di
funzionamento o integrazione mentale molto
differenti
Talvolta si osservano stati alterati di coscienza
(improvvisi addormentamenti, svenimenti o
perdite di contatto, sonnambulismo ecc) che
raccontano di ‘interruzioni’ e ‘traumi non
mentalizzabili’ o antecedenti la comparsa
delle funzioni simboliche (il conosciuto non
pensato di Bollas)
TRA ESASPERATA LENTEZZA ED
IPERATTIVITA’
SI COLLOCA LO STRETTO LEGAME di
INTERDIPENDENZA TRA prevalenza
del registro emotivo e qualità del
funzionamento mentale
,
Così come un livello troppo elevato di ansia
impedisce la concentrazione e la ritenzione, la
paura di essere inondati e travolti dal contatto
con gli affetti depressivi (quelli connessi alle
perdite ed alle mancanze) si traduce spesso in
un’impossibilità di fermarsi per evitare di non
sentirsi persi in un vuoto ‘senza fine’
Silenzio e concentrazione possono essere
sinonimi di vuoto e solitudine, per cui qualsiasi
comportamento può essere meglio dello stare
da soli con sé stessi, condizione che rievoca
l’abbandono.
I DEFICIT ATTENTIVI, il forte
RALLENTAMENTO o lo
SCOLLEGAMENTO/INTERRUZIO
NE dei contatti mentali’ ed il
MOTO PERPETUO
come possibili BALUARDI contro
IL RISCHIO INONDAZIONE
Altre volte, invece, sembrano
dover tenere a bada AFFETTI
INCANDESCENTI
ALTERAZIONI NELLE CAPACITA’
ATTENTIVE E DI CONCENTRAZIONE
 IPO: interruzioni, amnesie,
‘spegnimenti’
 Analogia/ corrispondenza
nell’atteggiamento
evitante
 IPER-VIGILANZA: legata al
‘non potersi perdere nulla’
, eccesso di attenzione
rivolto al particolare e al
dettaglio
 Corrispondenza/analogia
nell’atteggiamento
vischioso di
‘aggrappamento’
Mentre i piccoli precocemente istituzionalizzati
possono presentare alterazioni dello sviluppo
dovute alla deprivazione di cure materne, non
va dimenticato come anche i bimbi che hanno
vissuto a lungo la dimensione del gruppo dei
pari tendano a sviluppare un senso di ‘identità’
collettivo’ e come siano pertanto più inclini ad
esplorare l’ambiente e a raffrontarsi tra
coetanei piuttosto che riferirsi a figure adulte,
non avendo l’abitudine di orientare e
canalizzare l’attenzione in un’unica direzione.
Come se la maturazione da un’attenzione diffusa
ad una (s)elettivamente orientata andasse
anche di pari passo con il rafforzamento interno
di un Se’ maggiormente differenziato e,
soprattutto positivamente (narcisisticamente)
investito.
L’INCONTRO con i bimbi ‘lenti’, ‘persi’ o
‘esplosivi’
LA RELAZIONE TERAPEUTICA
ALLA RICERCA DI NUOVE RAPPRESENTAZIONI E
SIGNIFICAZIONI
dell’ALTROVE
e
DELL’ANGOSCIA SENZA NOME: dare forma,
pensabilità e voce anche all’assenza,
all’atemporalità e al vuoto che attraversa o
abita il loro spazio interno e mentale.
VIVERE ‘SOSPESI’, ‘FUORI TEMPO’
Akin, 15 anni, di origine africana.
Adottato a sei mesi.
Dsa, deficit di pianificazione e lieve forma di disprassia.
Viene descritto come un ragazzino solare ed
estroverso, ma piuttosto accondiscendente e
passivo, estremamente lento, perennemente in
ritardo e ‘tendenzialmente perso nel suo mondo’.
Tende ad esprimersi poco e si fatica a comprendere
‘ciò che gli passa per la testa’.
Presenta ripetuti episodi di angoscia e A.P. in
seguito ad un recente viaggio/soggiorno
all ’ estero con la famiglia (riattivazione
traumatica dell’angoscia abbandonica)
Dopo alcuni mesi in seduta, si passa da
un’atmosfera di assoluta emergenza esistenziale
allo scenario opposto, alla sedazione
(interruzioni ed anestesie).
… inizia
a raccontare della sua fatica ad usare la
testa e seguire ritmi e tempi richiesti,
riproponendo anche ripetuti episodi di
interruzioni di contatto. In seduta assisto ad
estraneamenti/spegnimenti tipo autoipnosi
che assumono la forma di repentini crolli e
addormentamenti…
‘Tendo a perdermi, non mi accorgo del tempo che
passa’ dice Akin-
Distrazione e scarsa percezione del senso del
tempo lo portano a lentezza e a ‘non essere li’.
D: E quando uno non e’ lì, dove si trova?
Perso nei suoi pensieri. O, piu ’ spesso, in
un’assenza simile al vuoto mentale (priva anche
di contenuti di pensiero) difficile da esprimere. A
volte sembra esserci un abozzo/frammento di
ricordo-salvagente, a volte qualcosa di molto piu’
rarefatto… aria bianca o nuvole….
IL RIPROPORSI in seduta di ESPERIENZE DI
INTERRUZIONE
disorientamenti, nebbia, assenze, silenzi ed
anestesie
emotive
in
cui,
insieme,
sprofondiamo sempre più spesso…..
Lui non sa che dire ed io cosa pensare…
SOGNO DEL CASTELLO INCANTATO
Castello fantastico, sospeso da terra, posto su
di una nuvola. Raggiungibile solo mediante
una scala.
C’è tanta gente nelle sale, ma sono tutti
immobili, tipo ‘statue’ o ‘figure di cartone’.
Solo lui si muove ed esplora, passando da una
stanza all’altra.
Riporta di sentirsi felice, ma anche strano.
In quel castello il tempo non passava…
Esistono dimensioni ‘sospese’ e senza tempo.
Aree/zone sospese dell’esperienza e della mente,
in questa sorta di INTER-REGNO tra terra e cielo
(come non pensare anche al suo primo altrove)
che si stanno iniziando ad esplorare.
Servono scale/collegamenti/supporti per ridurre il
senso di SCOLLAMENTO e PARALISI INTERNA che
lo caratterizza.
Ora però LUI si rappresenta attivo ed in
movimento, mentre sono gli altri ad apparire
‘fermi’, ‘de-vitalizzati’.
Sembra tutta una parte di estraneità da
attraversare anche rispetto a Se‘stessi.
Il senso delle ‘mancanze’ e delle ‘cadute fuori
dal tempo’.
…. iniziano ad affacciarsi pensieri, considerazioni
e domande relative alle proprie origini, un
vero e proprio immaginario sulle circostanze
che possono aver portato al suo abbandono e
sull’eventuale presenza nel paese di
provenienza di familiari e/o fratelli di cui
potrebbe ignorare l’esistenza…
E l’affiorare di nuovi interrogativi…
Ma lui sarebbe in grado di integrare questi due
mondi tanto distanti?
“Si può avere la doppia cittadinanza?”
Chiede Akin al padre in questo periodo….
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