Arianna Follis (Ivrea, 11 novembre 1977) è una sciatrice nordica italiana.
Risiede ed è originaria di Gressoney-Saint-Jean, in Valle d'Aosta. E' una
specialista delle gare sprint in tecnica libera, di cui ha vinto finora 3 gare di
Coppa del Mondo.
Ha debuttato in Coppa del Mondo nel 1995 a Brusson, ad appena 18 anni, ma
fino al 2001 è stata nella squadra di Coppa Europa gareggiando solo
saltuariamente nella massima categoria. La prima gara in cui ha conquistato
punti di Coppa del Mondo (con un 21esimo posto) è stata la Transjurasienne,
granfondo di 44 km inserita quell'anno in Coppa e vinta da Stefania Belmondo. Ai
Mondiali di Lahti gareggia nell'inseguimento (5 km tecnica classica + 5 km
tecnica libera) dove giunge 28esima, e nella sprint dove è tredicesima.
Il 15 marzo 2001 muore il fratello Leonardo, travolto da una valanga a Gressoney
mentre si stava allenando per il Trofeo Mezzalama di sci alpinismo.
Nel febbraio 2003, ad Asiago, conquista il suo primo podio di Coppa del Mondo,
un terzo posto nella team sprint insieme a Karin Moroder.
Ai Mondiali in Val di Fiemme raccoglie un settimo posto nella staffetta 4x5 km.
L'anno successivo, a Oberstdorf (Germania), conquista un altro terzo posto di
Coppa del Mondo in coppia con Gabriella Paruzzi.
Nel 2005, ai Mondiali a Oberstdorf, vince il bronzo nella staffetta 4x5 km, ultima
frazionista in squadra con Gabriella Paruzzi, Antonella Confortola e Sabina
Valbusa.
Partecipa alle Olimpiadi Invernali di Torino 2006, contribuendo al terzo posto
nella staffetta 4x5 km, prima frazionista in squadra con Antonella Confortola,
Gabriella Paruzzi e Sabina Valbusa; arriva settima nelle gare sprint, individuale e
in coppia con Gabriella Paruzzi. Dopo le Olimpiadi arriva anche la prima vittoria
in Coppa, una sprint individuale a Borlaenge (Svezia), battendo la norvegese
Marit Bjørgen dominatrice della Coppa del Mondo 2005-2006.
La stagione successiva (2006-2007) è buona, con un'altra vittoria nella sprint di
Rybinsk (Russia); ai Mondiali di Sapporo vince il bronzo nella 10 km tecnica
libera, dietro a Katerina Neumannova e Olga Savialova.
E' arrivata terza nell'edizione 2007-2008, la seconda, del Tour de Ski, dietro a
Charlotte Kalla e Virpi Kuitunen, vincendo la spint di Praga.
Coppa del mondo - Vittorie
Data
Località
Stato
Disciplina
30 dicembre 2007 Praga
Repubblica Ceca
Sprint TL (Tour de Ski)
21 gennaio 2007
Rybinsk
Russia
Sprint TL
7 marzo 2006
Borlaenge
Svezia
Sprint TL
Roberto Bolle
(Casale Monferrato, 26 marzo 1975) è un ballerino
italiano.
Biografia
Originario di Trino, un paese del basso vercellese, all'età di 12 anni entra
alla Scuola di ballo del Teatro alla Scala e grazie al suo grande talento
viene notato da Rudolf Nureyev, che lo sceglie per interpretare il ruolo di
Tadzio nell'opera La Morte a Venezia.
Nel 1996 al termine di una rappresentazione di Romeo e Giulietta, viene
nominato Primo Ballerino ed è qui che si moltiplicano i suoi impegni da
protagonista sia in balletti classici che moderni. Interpreta molti ruoli per
diversi coreografi di grande successo e collabora ancora con Nureyev, per
La bella addormentata, Cenerentola, Don Chisciotte e Il lago dei cigni.
Viene quindi molto apprezzato sia in Italia che all'estero, dove ha
occasione di danzare con grandi e prestigiose compagnie di balletto,
come il Royal Ballet di Londra, il Balletto Nazionale Canadese, il
Balletto di Stoccarda, lo Staatsoper di Berlino, il Teatro dell'Opera di
Vienna, il Teatro dell'Opera di Monaco di Baviera, il Wiesbaden Festival,
il Tokyo Ballet. Ha danzato con le più note ballerine classiche
contemporanee, tra cui le italiane: Carla Fracci, Alessandra Ferri,
Ambra Vallo, Eleonora Abbagnato.
L'English National Ballet, diretto da Derek Deane, crea per lui due
produzioni: Il lago dei cigni e Romeo e Giulietta, entrambe
rappresentate alla Royal Albert Hall di Londra, mentre nel 2000 l'Opera
di Vienna, crea per lui Ave Verum, su musica di Mozart.
Spettacolare la messa in scena dell'Aida alle piramidi di Giza per il 10°
anniversario dell'Opera del Cairo, cui segue quella all'Arena di Verona
trasmessa in Mondovisione.
Nel 1999 diventa Ambasciatore di buona volontà per l'UNICEF.
Numerosi i premi e i riconoscimenti: nel 1999 riceve il Premio Gino Tani per il
suo contributo alla diffusione dei valori della danza e del movimento, l'anno
successivo gli viene conferito a Firenze il Premio Galileo 2000 con la consegna
del Pentagramma d'Oro; sempre nel 2000 è invitato ad inaugurare la stagione
del Covent Garden con Il lago dei cigni e al Teatro Bolshoi di Mosca per
celebrare il 75° anniversario di Maya Plissetskaja alla presenza del presidente
Putin, mentre in occasione del giubileo nel 2002 è invitato a danzare a
Buckingham Palace al cospetto della regina.
Nell'ottobre 2002, al Teatro Bolshoi di Mosca, è protagonista del Romeo e
Giulietta di Kenneth MacMillan; nel marzo 2003, al Covent Garden di Londra
interpreta La bella addormentata mentre in luglio, in occasione dei
festeggiamenti per il III centenario di San Pietroburgo, danza Il lago dei cigni al
Teatro Mariinskij. Dal 2003 gli viene riconosciuto il titolo di Étoile del Teatro La
Scala. Il 1° aprile 2004 in occasione della Giornata Mondiale della gioventù,
balla sul sagrato di Piazza San Pietro al cospetto del Papa.
Il 10 febbraio 2006 danza alla Cerimonia di apertura della XX
Olimpiade Invernale di Torino 2006 nel segmento "Dal futurismo al
Futuro" su una coreografia ideata da Enzo Cosimi.
Nel giugno 2007 è il primo italiano invitato a danzare al Metropolitan
di New York. Alla vigilia dell'esibizione, il 28 maggio 2007, rilascia
un'intervista al Corriere della Sera, in cui critica aspramente la danza
in Italia quale sistema chiuso, incapace di rigenerarsi, ed in
particolare l' "egoismo" di Carla Fracci.
Roberto Bolle
Nato
26 Marzo 1975
a Casale Monferrato
Altezza
1,87 m
Hobby
ama musical londinesi
Sport Preferito
nuoto
Fin da piccolo Roberto Bolle
manifesta una passione innata
per la danza: guardando i balletti
in tv capisce che il suo più
grande sogno è danzare.
La
mamma
incoraggia
il
giovanissimo Roberto e lo porta
alla tenera età di 6 anni ad una
scuola di danza a Vercelli.
A 11 anni la madre lo porta a
Milano per sostenere l’esame
d’ingresso alla prestigiosissima
scuola del Teatro alla Scala:
Roberto è ammesso alla scuola.
Durante l’adolescenza non rinuncia al diploma e mentre
dalle 8 di mattina si allena alla scuola di danza, la sera
segue i corsi serali e ottiene così la maturità scientifica.
A 15 anni il primo grande successo: viene scelto per il
ruolo Tadzio in Morte a Venezia; purtroppo è troppo
giovane e il teatro non gli dà l’autorizzazione.
Nel 1994 a soli 19 anni entra a far parte della compagnia
di ballo della Scala e solo due anni dopo viene nominato
Primo Ballerino e diventa così uno dei più giovani Primi
Ballerini nella storia del teatro Milanese.
Sempre nel 1996 lascia la compagnia di ballo per
diventare ballerino freelance e comincia la carriera
internazionale: a 22 anni interpreta il principe Sigfrido al
Royal Albert Hall ed è un successo.
Da allora interpreta il ruolo principale nei balletti più
famosi come Giulietta e Romeo, Giselle, il Lago dei cigni,
la Bella addormentata nel bosco e balla nei teatri più
celebri del mondo.
Vinse numerosi premi come: Premio Danza e Danza, il
Premio Positano, Premio Gino Tani, Premio Galileo
2000, Pentagramma d’oro. Dal 1998 diventa artista
ospite residente al Teatro alla Scala.
.
Roberto non dimentica i problemi
della realtà e si impegna nel
sociale: è ambasciatore di buona
volontà per l’Unicef e si impegna
per i bambini poveri prestando la
sua immagine a numerose
iniziative.
Il suo talento lo porta a prendere
parte a eventi importantissimi.
Il 10 febbraio 2006 una sua
esibizione aprirà i giochi olimpici
invernali di Torino.
Inoltre gli viene riconosciuto il
titolo di Etoile del Teatro alla
Scala.
Roberto Bolle è stato ospite di
tantissime
trasmissioni,
tra
cui
Superquark, Sanremo, Quelli che il
Calcio, Zelig, Che tempo che fa,
Ballando con le Stelle.
Ama la tv di qualità piuttosto che i
reality show, vorrebbe prendere parte
a un film, adora i musical londinesi,
ama il nuoto e oltre alla Scala il teatro
che gli sta più a cuore è l’Operà di
Parigi
A 30 anni con il titolo d’ètoile e con
successi incredibili alle spalle e ancora
più grandi davanti a sé Roberto Bolle è
riuscito a realizzare il suo sogno: è il
più grande ballerino dei nostri tempi.
Torinese d.o.c., essendo nato nella
capitale sabauda il 6 dicembre 1981,
cresce nelle giovanili del Torino;
nell’estate del 1999 viene mandato a
“farsi le ossa” a Varese, dove rimane per
due stagioni. Nella stagione 2001-02 si
trasferisce al Siena, per poi tornare nella
compagine granata nell’estate del 2002; il
14 settembre 2002 esordisce in serie A,
contro l’Inter.
Il Torino retrocede in serie B e Federico diventa uno dei cardini della
squadra granata. Nella stagione 2004-05 è uno dei protagonisti della
promozione nella massima serie del “Toro”, ma la promozione viene
annullata dal fallimento della società granata.
Nella stagione 2004-05 è uno dei protagonisti
della promozione nella massima serie del
“Toro”, ma la promozione viene annullata dal
fallimento della società granata. Balzaretti,
svincolato, viene ingaggiato a parametro zero
dalla Juventus; grazie alle sue prestazioni ed
alla sua capacità di disimpegnarsi sia sulla
fascia destra che in quella sinistra, trova
spesso spazio nell’undici titolare. Con 28
presenze, di cui 4 in Champions League, mette
la propria firma allo scudetto bianconero.
Rimane in bianconero anche nella stagione successiva, in Serie B e,
nonostante Deschamps lo “veda” solamente come terzino sinistro,
subendo quindi la concorrenza di Chiellini, riesce a totalizzare 40
presenze; realizza, contro il Crotone, il suo primo goal con la maglia
bianconera, al quale può aggiungere la rete segnata contro l’Albinoleffe.
Il 20 giugno 2007, viene acquistato dalla Fiorentina per 3,8
milioni di euro, firmando un contratto quadriennale.
Il 20 giugno 2007 viene acquistato dalla Fiorentina per 3,8
milioni di euro, firmando un contratto quadriennale. Pochi
giorni dopo, intervistato dai giornalisti, spiega di essere stato
letteralmente "scaricato" dalla squadra bianconera.
Il 25 gennaio 2008, durante la sessione invernale del
calciomercato, passa al Palermo sempre per 3,8 milioni di
euro e firma un contratto con scadenza nel 2011. Nella
squadra rosanero veste la maglia numero 42 in onore del
padre, nato nel 1942.
Grandi Sportivi
Piemontesi
del presente
e del passato
Guglielmo Gabetto (Torino, 24 febbraio 1916 – Superga, 4 maggio 1949) è
stato un calciatore italiano, nel ruolo di centravanti.
Insieme al portiere Alfredo Bodoira è stato l'unico calciatore ad avere vinto il
campionato italiano sia con la Juventus sia con il Torino.
Un bel gesto atletico di Gabetto con la maglia della Nazionale
Attaccante completo, rapido nel breve e guizzante nel dribbling,
con notevoli doti acrobatiche. Fantasioso realizzatore di gol
apparentemente impossibili. La coordinazione e la potenza del
tiro ne fecero un cannoniere implacabile.
Era acrobatico, astuto e malizioso, sfruttava il fisico longilineo e
spigoloso per dare spettacolo. Odiava fare le cose banali. Per la
sua eleganza e i capelli sempre in ordine, lisciati dalla brillantina
a imitazione dell'altro grande juventino Raimundo Orsi, era
chiamato il «Barone», come accadrà decenni dopo a Franco
Causio.
Era il cosiddetto "uomo spogliatoio", sapeva sdrammatizzare
ogni situazione, gratificato da una spontaneità tipicamente
popolana.
Torinese purosangue, della Borgata Aurora,
incominciò a giocare nella Juventus nel 1934, e in
soli sette anni segnò 102 gol (di cui 85 in
campionato) che ne fanno ancora oggi uno dei
migliori realizzatori nella storia della società
bianconera.
Nel 1941 fu acquistato, dal Torino Calcio, per la
somma, notevole per l'epoca, di 330.000 lire. Nello
stesso anno la società granata acquistò altri due
juventini, Felice Borel e Alfredo Bodoira.
Qualcuno, scherzosamente, lo chiamava «La Santa
Rita dei goleador», per i suoi gol così difficili da
realizzare, un po' come i miracoli attribuiti alla Santa.
Era molto amato dai tifosi, che lo chiamavano
"Gabe". Lui legava profondamente con Franco
Ossola, e ciò era proficuo anche in campo, dove il
loro affiatamento dava buoni risultati alla squadra.
Quando arrivarono al Torino anche Ezio Loik e
Valentino Mazzola poté giocare al meglio delle sue
possibilità, e negli anni successivi divenne un pilastro
del Grande Torino, unico autentico torinese di quella
squadra insieme ad Operto.
Il giornalisto sportivo Giglio Panza, ricorda Guglielmo Gabetto perché erano
entrambi nella Compagnia Atleti del 92° Fanteria.
Quando Gabetto arrivò come recluta, Panza era già un graduato. Iniziò così la loro
amicizia. Gli altri commilitoni avevano rispetto per lui, perché considerato un
personaggio importante. Gabetto cercava di legare con tutti e faceva fino in fondo il
suo lavoro di recluta. Una volta fece vincere una gara di marcia a Panza perché gli
fosse concesso un permesso domenicale, così da trascorrerlo con la sua ragazza.
Gabetto era già fidanzato con quella che sarebbe poi divenuta la moglie. Le loro
strade si separarono durante il conflitto, Panza si occupò della guerra come
cronista, mentre Gabetto rimase in città a giocare. Si ritrovarono dopo la
Liberazione, quando ormai era già un tassello del Grande Torino.
Un aneddoto per ricordare Gabetto. Era considerato un «discolo». Durante il ritorno
da una trasferta a Trieste il pulmann del Torino fu inseguito dalla Polizia. Il «Barone»
aveva riempito il bagagliaio di sigarette di contrabbando. Così gli furono ritirati i
documenti, sequestrate le sigarette e per fortuna, grazie ai dirigenti granata, riuscì a
rientrare a casa. Per riprenderseli dovette lottare a lungo, perché la Polizia voleva
fargli giocare una partita nella propria squadra, che aveva un incontro importante da
disputare. Grazie all'accompagnatore granata riuscì a convincerli che la partita del
Torino in campionato era più importante della loro.
Perì insieme ai suoi compagni di squadra nella tragedia di Superga. Nel Torino
aveva segnato 127 gol in 225 partite, la stessa media eccezionale che aveva tenuto
nella Juventus e che ne fa uno dei più grandi attaccanti italiani.
Gianni Rivera
Golden Boy
Rivera nasce l'8 dicembre 1943 ad Alessandria ed è
entrato nella storia del calcio italiano per essere stato il
primo azzurro a conquistare il prestigioso Pallone d'Oro.
E' proprio da questo prestigioso riconoscimento e dalla
sua tecnica sopraffina (è stato uno dei giocatori più
talentuosi a calcare i prati dei campi italiani) che nasce il
suo soprannome: Golden Boy, il ragazzo d'oro.
Il suo nome è indissolubilmente legato al Milan, squadra
con cui ha conquistato 3 scudetti, 2 Coppe dei
Campioni, 1 Coppa Intercontinentale e 2 Coppe delle
Coppe.
La sua carriera d'altronde si svolge in due soli club:
l'Alessandria (squadra della sua città) e il Milan, di cui
per un ventennio circa, rappresenterà la bandiera e il
simbolo.
Soltanto Franco Baresi saprà, in futuro, farsi amare ed
identificare con la squadra milanese al pari di Rivera.
In nazionale, invece, la carriera di Rivera non
è altrettanto vittoriosa e sfolgorante come nel
club: lo si ricorda principalmente per la
famosa staffetta con Mazzola (madre di tutti i
dualismi in maglia azzurra) durante i mondiali
messicani
del
1970.
I suoi 6 minuti in finale resteranno i minuti più
controversi della storia del calcio azzurro e, a
tutt'oggi, molti non si spiegano perchè il Ct
Valcareggi aspettò così tanto a gettare nella
mischia il giocatore dal talento più cristallino
che la nostra nazionale avesse a
disposizione.
Gianni Rivera era, infatti, uno dei quei pochi
giocatori che hanno avuto in dono dalla
natura quella grazia, quella tecnica e la
visione di gioco che su un campo di calcio
distinguono un buon giocatore da un vero
fuoriclasse.
Gli spettatori che lo hanno visto giocare sono
sempre restati affascinati dalla sua leggerezza,
dal tocco felpato sul pallone, dalla capacità di
mandare in rete i compagni di reparto.
Rivera era, insomma, un giocatore fuori dagli
schemi, ma a differenza del calcio odierno, nel
suo Milan la formazione ruotava attorno al suo
limpido genio. Il gioco non poteva prescindere
dalla sua presenza, dai suoi dribbling e mai
accadrà che la forza fisica, la corsa o gli schemi
strappino più applausi dell'invenzione o di una
finta ben riuscita. Ecco, Rivera era questo: l'estro,
l'imprevedibilità, la fantasia.......... tutto quello che
si ama nel gioco del calcio.
•Rivera si può tranquillamente collocare
nell'olimpo del calcio, accanto a giocatori come
Maradona, Crujiff, Van Basten, Baggio e tanti
altri che hanno saputo stregare le platee.
Ma al Golden Boy va riconosciuto un altro
merito, quello di aver saputo essere una
bandiera, un simbolo: 501 partite nel Milan
raccontano di una vita vissuta con la maglia
rossonera indosso. Questo ne ha fatto, agli
occhi dei tifosi milanisti il giocatore ideale: forte
tecnicamente, prezioso in campo e attaccato
alla maglia. Attaccate le scarpette al chiodo,
Rivera ha dimostrato di avere "visione di gioco"
anche nella vita: vicepresidente del Milan fino al
1986, dal 1987 si è dato alla politica, fino a
diventare sottosegretario nel governo Prodi del
1996.
Gianluca Comotto (Ivrea, 16 ottobre 1978) è un
calciatore italiano che gioca come difensore nel
Torino.Cresce calcisticamente prima nell'Ivrea, poi
nelle giovanili del Torino. Ed è proprio con la
squadra Primavera del Torino che nel 1998 vince il
Torneo di Viareggio, battendo per 2-0 i brasiliani
dell'Irineu. Successivamente gioca nel Vicenza,
squadra con cui esordisce in serie A in MilanVicenza 2-0 il 1 ottobre 2000. Nel 2003 inizia la sua
stagione nelle file della Fiorentina, a gennaio 2004
passa alla Reggina. A fine stagione torna al Torino,
dove milita nella stagione 2004-2005. Svincolato
nella stagione 2005/2006 per i problemi societari del
Torino, sottoscrive un contratto triennale con la
Roma che però lo cede in prestito all'Ascoli. Con la
squadra marchigiana fa un bel campionato e la
stagione successiva, dopo essere rientrato alla
Roma, fa il suo ritorno a Torino in prestito con
diritto di riscatto a favore della società
granata.
Il 3 dicembre 2006, giorno del Centenario del
Torino, nella partita contro l'Empoli, regala la
vittoria alla squadra con un bellissimo gol da
fuori area all'88° minuto. Termina la stagione
con 35 presenze e 3 gol, e proprio l'ottima
stagione disputata in maglia granata gli
valgono
il
riscatto
completo
della
compartecipazione da parte del Torino, del
quale è diventato capitano nella stagione
2007/2008.
NOME: Loris Facci
DATA DI NASCITA: 13 Agosto 1983
NAZIONE: Italia
PAESE: San Mauro T.se
ALTEZZA: 187 cm
PESO: 72 Kg
DISCIPLINA: Nuoto
SPECIALITA’: Rana
VITTORIE: 3° classificato mondiali Melbourne 2007
-200 m rana-
Nel 2006 partecipa agli europei di
nuoto dove arriva a toccare per
primo nella finale dei 200 rana, ma
viene
squalificato
per
virata
irregolare. Nel 2007 partecipa ai
mondiali di Melbourne dove si
classifica terzo sempre nei 200 rana.
Record personali
50 rana: 28.79
100rana: 1.01.50
200rana: 2.11.03
Palmares
- Campione italiano 2004 nei campionati invernali in vasca corta
- Argento nei 100 rana ai campionati italiani assoluti primaverili 2004
- Argento nei 200 rana ai campionati italiani assoluti estivi 2005-2006
- Argento nei 200 rana ai campionati italiani assoluti primaverili 200
- Bronzo nei 200rana ai mondiali di Melbourne 2007
Istituto Istruzione Superiore ” EUROPA UNITA”-CHIVASSO
TORINO
CITTA’ di CULTURA,
ARTE e SPORT
A.S. 2007 – 2008 Prof.ssa Tozzi Carla – Arato Paola/Urso Elisa
Capurso Marta
Data di nascita
18/08/1980
Luogo di nascita
Torino
Residenza
Torino
Altezza
158 cm
Peso
55 kg
Società / Club
G.S. Fiamme Gialle
Primo anno in nazionale
1997
Specialità
500 m, 1000 m, 1500 m,
staffetta 3000 m /relay
Short Track: Marta Capurso bronzo mondiale
A quasi due mesi dalla vittoria della medaglia di
bronzo alle Olimpiadi di Torino 2006, nella
staffetta sui 3000 metri, la gialloverde Marta
Capurso si è ripetuta ai Campionati Mondiali di
Minneapolis (USA) vincendo un'altra prestigiosa
medaglia di bronzo con la staffetta azzurra.
La squadra italiana composta dall'Allieva
Finanziere Marta Capurso, dalle cugine Katia e
Mara Zini, e da Arianna Fontana è riuscita
nell'impresa dopo una combattuta finale a quattro
(Corea, Cina, Canada e Italia). Il successo è
andato al quartetto cinese composto da Wang
Meng, Fu Tianyu, Cheng Xiaolei e Zhu
Mile il quale, con il tempo di 4'17"194, ha avuto la
meglio sulla staffetta canadese (Alanna Kraus,
Kalyna Roberge, Tania Vicent e Amanda
Overland) e sulle ragazze azzurre (4'18"834 il loro
tempo finale).
Marta Capurso testimonial dell’Universiade
Dopo Enrico Fabris, è un altro campione del ghiaccio a prestare il
volto come testimonial dell’Universiade Invernale di Torino 2007,
Marta Capurso. La pattinatrice torinese, protagonista di una
splendida medaglia ai Giochi Olimpici di Torino 2006 -bronzo
nella staffetta dello short track-, si prepara a partecipare alla sua
terza Universiade motivata a salire di nuovo su un podio
internazionale dopo i tanti successi in carriera, a livello italiano,
europeo e mondiale. Ventiseienne, iscritta a Comunicazione
Interculturale all’Università di Torino, Marta Capurso, che ha già
conquistato un argento nei 1000 metri e due bronzi nei 1500 e nei
3000 nell’Universiade friulana di Tarvisio 2003, sarà l’immagine al
femminile dell’edizione torinese. A Marta sarà riconosciuta una
borsa di studio quale riconoscimento per i risultati agonistici e
quale augurio per il futuro professionale. “Siamo lieti che una
delle nostre atlete più rappresentative sia testimonial di un grande
evento sportivo” - commenta Marco Bellion, presidente FISG
Piemonte – “Ringraziamo il Comitato Organizzatore per aver
voluto riconoscere il valore dei nostri campioni. Ci auguriamo che
l’Universiade ripeta il successo dell’Olimpiade e che gli
investimenti sostenuti dalla pubblica amministrazione possano
contribuire all’emergere di nuovi talenti”.
Fabio Carta
Nato a Torino il 6 ottobre 1977, è un atleta italiano
di short track.
È alto 1,72 mt. ed ha un peso forma di 73 kg (2005).
Nel suo palmarès vanta la medaglia d'argento nella
staffetta 5000 m alle Olimpiadi di Salt Lake City 2002 e due
medaglie d'oro ai campionati europei di short track del
2006 (1000 m e 3000 m).
Sabato 18 febbraio
- Giornata senza gloria e senza
infamia per lo short track, ma non era facile pensare a qualche
risultato nei 1.000 uomini e 1.500 donne. Con un po' più fortuna
nei sorteggi... forse; basta guardare chi è arrivato in finale tra gli
uomini e come c'è è arrivato. Dopo la qualificazione ai quarti, nei
1.000 Nicola Rodigari si arrende all'americano Rusty Smith ed al
cinese Li Yi; Fabio Carta cede al koreano Lee Ho Suk ed al
canadese Eric Bedard. Non sono gli ultimi arrivati, ma poteva
starci quel passo in più per andare in semifinale. "Sono stato un
po' a guardare" ha ammesso Nicolino; "questo ghiaccio sembrava
andare solo per gli altri..." ha aggiunto Carta. Nei 1.500 donne
Katia Zini e Marta Capurso hanno raggiunto senza grossi problemi
la semifinale ma i sorteggi non sono stati favorevoli; la finale B per
Katia Zini e Marta Capurso è un ottimo risultato visto che con loro
c'erano la cinese Yang Yang A (battuta) ed Eugenia Radanova.
Bastava essere nella prima semifinale per poter sperare in
qualcosa di meglio. Poker koreano di medaglie preziose in questa
terza giornata di short track olimpico. Oro e argento nei 1.000
uomini per Ahn Hyun-Soo e Lee Ho-Suk (sesso risultato dei
1.500) con bronzo per Apolo Ohno; 7° e 8° posto per Nicola
Rodigari e Fabio Carta. Oro e argento nei 1.500 donne per Jin SuYu e Choi Eun-Kiung; bronzo per la Cinese Wang Meng. 9^ e 10^
posizione per Marta Capurso e Katia Zini.
Istituto Istruzione Superiore ” EUROPA UNITA”-CHIVASSO
A.S. 2007 – 2008 Prof.ssa Tozzi Carla – Cavalieri Marta
Paola Cardullo è nata ad Omegna (Provincia
Verbano Cusio Ossola) in Piemonte il 18
marzo 1982.
Inizia a giocare a pallavolo all'età di undici anni
e a sedici nel '97 debutta in B1 con l'Omegna
Novara dove resta per due stagioni.
Nel '99 gioca in A2 con l'Agil Trecate e dopo
due stagioni, nel 2001 approda in A1
all'Asystel Volley Novara sua attuale squadra.
L'esordio con la maglia azzurra della nazionale
avviene il 13 giugno 2001 a Montreux (ItaliaStati Uniti 3-2).
In bacheca può vantare, a livello di club: 2006
Top Teams Club, 2005 2° Coppa dei Campioni
e miglior libero, 2005 Supercoppa Italiana,
2004 Coppa Italia A1 e miglior libero, 2003
Miglior libero in Coppa Cev, 2003 Supercoppa
Italiana, 2001 Coppa Italia A2.
In nazionale: 2007 World Cup e miglior libero,
2007 Campionato Europeo e miglior libero,
2002 Mondiale, 2001 Giochi del Mediterraneo.
CHI E’ PAOLA CARDULLO..
Paola
Cardullo
è
nata
ad
Omegna(VB). Il 18 marzo1982, alta
162cm.Libero, gioca nell’Asystel
Novara. E’ stata il libero della vittoria
mondiale. L’anno scorso dopo una
normale operazione al ginocchio è
restata ferma 8 mesi, rischiando
anche la carriera. Ha una passione
per le scarpe, molte delle quali con il
tacco.
Paola Cardullo
Con la maglia azzurra ha vinto i Mondiali
2002, l’Europeo 2007, oltre al secondo
posto al Grand Prix 2004 e gli Europei
2001 e 2005.
PRESENZE IN AZZURRO:197
C’era una volta la pallavolo in cui vincevano solo quelli alti. Non è più cosi. Lo
racconta Paola Cardullo, 1 metro e 62, miglior libero d’Europa. Il segreto??
<<CONCENTRAZIONE, VOGLIA DI CRESCERE SEMPRE E TANTI SOGNI, NON
SOLO IN CAMPO!>>
Le dicevano da una vita che per
giocare a pallavolo bisogna
essere altissimi: una verità è
certa, un assioma, un pustulato
matematico assodato, senza
bisogno di dimostrazioni. Vero è
spietato. A 16 anni, preso atto
che la natura fa il suo corso
come vuole o come può, Paola,
per gli amici Pally, pensò che il
suo sogno d’infanzia, nato ad
occhi aperti davanti a cartoni
animati di Mila e Shiro, si
sarebbe fatalmente infranto su
quell’ 1,62 di statura che non
voleva saperne di salire ancora.
<<Pensai di smettere, le regole
erano quelle.>> e la rete, 2 metri
e 24, troppo alta per mettere
oltre la mano e schiacciare.
Però a volte la realtà
sorpassa l’evidenza con la
fantasia e oggi, a nove
anni di distanza, PAOLA
CARDULLO dall’alto del
suo metro e 62 ha in
bacheca un titolo mondiale
e un’ Europeo con la
Nazionale
Italiana
di
pallavolo. Perchè le regole
del gioco cambiate le
hanno
riservato
una
sorpresa: di più, le hanno
cucito addosso, o forse
dentro, un ruolo perfetto
per lei. Un ruolo diverso,
fin nella maglia, di colore
diverso, simile a quello del
portiere nel calcio, ma
molto meno visibile, meno
individualista.
AL SERVIZIO DELLA SQUADRA …
Paola è un libero, è l’anima della squadra perché gioca al servizio delle altre.
Però non serve mai, non schiaccia, non attacca, difende e basta. Non farà mai
un punto, mai. Però evita quelli delle altre e tutte le volte che una schiacciatrice
dell’Italia o dell’Asystel Novara “buca” il pavimento lo fa perché le mani di Pally
hanno tirato su un pallone, giocabile dal fondo dell’abisso.
“All’inizio, nelle giovanili, ero
schiacciatrice, mi è mancata un
po’
la
sensazione
della
conclusione. Però difendere
voleva dire continuare voleva
dire continuare a giocare e
dopo un po’ non ci ho pensato
più. Evitare il punto delle
avversarie, in fondo, conta
quanto segnare un punto.
Molto devo al mio primo
allenatore: anche a me che
schiacciavo ha rotto la testa
con
i
fondamentali
della
difesa”, tanto da tracciare per
lei un destino da prima al
mondo, in un ruolo che
neanche esisteva, perché allora
in seconda linea ruotavano
tutti.
Anche perché per il libero
l’altezza è un impaccio: rapisce
attimi alla rapidità necessaria a
buttarsi in tempo sotto una palla
che arriva velocissima! Pally è
quasi infallibile, punta la palla
gialla e azzurra con la calamita
dei suoi occhi verdi e mette le
mani sotto, una frazione di
secondo prima che tocchi terra.
Si direbbe istinto,ӏ difficile, si,
allenare quel riflesso, ma non è
vero che non c’è tempo di
pensare. Io ci penso, eccome.
Penso solo a quella palla che
arriva, la fisso con il massimo
dell’intensità, chiudo fuori il
mondo. Il segreto, se c’è, è nella
concentrazione assoluta, totale”.
Intanto cerca dal 2 novembre con la Nazionale, un obbiettivo concreto, diretto,
chiarissimo:” un piazzamento alla Word Cup che valga la qualificazione olampica
a Pechino, il sogno di ogni atleta, un'altro scalino, perchè credo che non c si
debba sentire avanti mai, aver dentro sempre la voglia di crescere”
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