U.O. Protezione Civile
Servizio Pianificazione Ambientale
Provincia di Modena
Modena 23 gennaio 2012
Il Sistema di Protezione Civile
E il Centro Unificato Provinciale
Organizzazione e Competenze
Ing. Gelmuzzi Francesco
U.O. Protezione Civile
Servizio Pianificazione Ambientale
Provincia di Modena
1941-50
1951-60
1961-70
Maggiori eventi
di P.C. dal 1940 ad oggi
1943: Marche, sisma, 30 morti
1944: Vesuvio, eruzione vulcanica, 26 morti
1948: Piemonte, alluvione, 49 morti
1949: Campania, alluvione, 27 morti
1951: Gera Lario (CO), alluvione, 18 morti
1951: Sicilia Orientale, alluvione/frane, 35 morti
1951: Calabria (RC-CZ), alluvione, 77 morti
1951: Polesine, alluvione, 100 morti
1951: Tavernerio (CO), alluvione/frana, 16 morti
1953: Marone (BS), alluvione, 10 morti
1953: Reggio Calabria, alluvione, 100 morti
1954: Salerno, alluvione, 297 morti
1962: Loveno (BS), frana, 12 morti
1962: Irpinia, sisma, 16 morti
1963: Vajont, frana, 1917 morti
1966: Bolzano, alluvione, 13 morti
1966: Trento, alluvione, 22 morti
1966: Belluno, alluvione/frana, 24 morti
1966: Udine, alluvione, 12 morti
1966: Firenze, alluvione, 39 morti
1968: Belice, rischio sismico, 296 morti
1968: Genova, frana, 19 morti
1968: Piemonte, alluvione/frana, 72 morti
1970: Genova, alluvione, 25 morti
D.Lvo 1010/48
Legge 3136/52
Legge 469/61
Legge 996/70
U.O. Protezione Civile
Servizio Pianificazione Ambientale
Provincia di Modena
1971-80
1981-90
1971: Viterbo, sisma, 21 morti
1973: Mitigliano (NA), frana, 10 morti
1976: Friuli, sisma, 977 morti
1976: Friuli, sisma, 12 morti
1976: Seveso, incidente industriale
1976: Trapani, alluvione, 16 morti
1978: Bologna, frana/trasporti, 47 morti
1978: Val D’Ossola (VB), alluvione/frana, 18 morti
1979: Umbria, sisma, 5 morti
1980: Irpinia, sisma, 2734 morti
1982-4: Pozzuoli, bradisisma
1985: Tesero (TN), frana, 269 morti
1985: Senise (PZ), frana, 8 morti
1986: Palma Campania (NA), frana, 8 morti
1987: Valtellina, frana, 40 morti
1991-2000 1990: Sicilia, sisma, 13 morti
1992: Zafferana Etnea, eruzione vulcanica
1994: Piemonte, alluvione, 69 morti
1996: Versilia, alluvione, 13 morti
1996: Crotone, alluvione, 4 morti
1997: Umbria, sisma, 11 morti
1998: Campania, colate di fango, 160 morti
1999: Campania, colate di fango, 5 morti
2000: Soverato (CZ), alluvione, 12 morti
2000: Nord Italia, alluvioni/frane, 25 morti
DPR 66/81
Legge 938/82
Legge 662/85
Legge 120/87
Legge 349/86
Legge 400/88
Legge 183/89
Legge 142/90
Legge 225/92
Legge 59/97
Legge 267/98
DLvo 112/98
DLvo 381/99
DLvo 267/00
U.O. Protezione Civile
Servizio Pianificazione Ambientale
Provincia di Modena
Dal 2001
2001: Catania, eruzione Etna
Legge 401/01
Legge Costituzionale n.3
2002: Macugnaga (VCO), lago epiglaciale
2002: Catania, eruzione Etna
2002: Santa Venerina (CT), sisma
2002: Molise, sisma, 29 morti
Legge 286/02
2002: Nord Italia, alluvioni
2002: Stromboli (ME), eruzione vulcanica e tsunami
2003: Termoli (CB), alluvione2003: SARS e terrorismo
2003: alluvioni in provincia di Taranto, Udine e Siracusa
2003: siccità
2003: interruzione energia elettrica della rete nazionale
2004: neve in autostrada
2004: eventi alluvionali in Basilicata, Puglia e Calabria
2004: terremoto di Salò (BS)
2004: maltempo nelle province di Cagliari, Nuoro e Sassari
2004: terremoto in Sud Est Asiatico
2005: frana Nocera Inferiore (SA), 3 morti
2005: frana Cerzeto (CS)
2005: Funerali Papa Giovanni Paolo II
LR 1/2005
89 morti
900 case distrutte
160 mila evacuati
1917 VITTIME
Terremoto Friuli, 1976
976 morti
Decine di
migliaia di
senzatetto
Terremoto Irpinia e Basilicata, 1980
2735 morti
8850 feriti
Decine di migliaia di senzatetto
L 996/1970 legge organica sulle calamità
pubbliche
Riconosce
le attività
di
protezione
civile
sotto il
Ministero
degli
Interni
Il quadro normativo di riferimento
1992
La Legge 225 /1992
Art.1
Art.1
1.
” E' istituito il Servizio nazionale della protezione civile al fine
di tutelare la integrità della vita, i beni, gli insediamenti e
l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da
calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi.”
Il quadro normativo di riferimento
1992
La Legge 225 /1992
Art.3
1.
Art.3
“Attività e compiti di Protezione Civile”
Previsione… studio e determinazione delle cause
Prevenzione… ridurre la possibilità che si verifichino danni
Soccorso… interventi tecnici urgenti e diretti di prima
assistenza
Superamento dell’emergenza… ripresa delle normali
condizioni di vita
Il quadro normativo di riferimento
gli attori
1992
La Legge 225 /1992
Art.6
1.
Art.6 “Componenti del Servizio Nazionale di Protezione Civile
Amministrazioni Stato (es. Prefetture)
Regioni
Province
Comuni
Comunità Montane
Istituti di ricerca
Ordini e Collegi Professionali
Il quadro normativo di riferimento
gli attori
1992
La Legge 225 /1992
Art.11
1.
Art.11“Strutture Operative Nazionali di Protezione Civile”
Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
Forze Polizia
C.F.S.
Servizi Tecnici Nazionali
C.R.I.
Le Organizzazioni di Volontariato
Corpo Nazionale del Soccorso Alpino
Il Volontariato
1996
La pianificazione provinciale dell’emergenza e
il ruolo del Volontariato di protezione civile
Direttiva Barberi
Riferimento Pratico – Operativo attuazione L.225/92
Le tre componenti del volontariato:
Volontari iscritti nei ruolini prefettizi (D.P.R. n.66/2001)
Associazioni di volontariato iscritte nei registri regionali
(L. 266/1991)
Associazioni e gruppi comunali di volontariato iscritti
nell’elenco nazionale (D.P.R. 194/2001)
Consulta o Coordinamento
Provinciale
Organizzazioni Aderenti
La pianificazione provinciale dell’emergenza e
il ruolo del Volontariato di protezione civile
Associazioni (L.266/91)
Associazioni iscritte
all’elenco nazionale
Locali
Regionali
Nazionali
Gruppi Comunali
Consulta, iscritta
albo nazionale del
volontariato di
protezione civile
Piano Interno Consulta per la
gestione delle comunicazioni e
delle emergenze
DEFINISCE
1. Un “Nucleo di Valutazione” e “Referenti per le Emergenze”
1.
2. Come viene attivato il volontariato
3. Attività del volontariato in Provincia di Modena
CONTIENE
Elenco dei referenti delle organizzazioni e dei Gruppi comunali
Numero di volontari e la loro specifica formazione
Elenco dei Materiali e Mezzi a disposizione
Piano Interno Consulta per la
gestione delle comunicazioni e
delle emergenze
REFERENTI EMERGENZE
Tipologia di Evento
Referenti Emergenze
Rischio Idraulico
Rischio Idrogeologico
Rischio Incendi Boschivi
Rischio Industriale
Rischio Sismico
Em. Viabilità Neve
Em. Viabilità Estiva
Emergenza ferroviaria
Ricerca dispersi
Pistone Francesca - Roberto Ferrari
Piano Interno Consulta per la
gestione delle comunicazioni e
delle emergenze
ATTIVAZIONE
Programma Annuale Provinciale
delle Attivita’ del Volontariato
SEGRETERIA
Corsi di Formazione Programmati
Attivita’ di Prevenzione da organizzare (es. avvistamento incendi)
Attività di Informazione da organizzare (es. nelle scuole)
Esercitazioni Regionali
Esercitazioni Provinciali
Esercitazioni locali di una o più organizzazioni
www.cpvpc.it
“CURRICULUM DEL VOLONTARIO”
SEGRETERIA
Data Base con scheda personale di ciascun volontario,
con il suo “Curriculum” (dati, specializzazioni,
disponibilità, corsi di formazione frequentati,
emergenze cui ha partecipato…)
Censimento dei materiali e mezzi a disposizione delle
diverse organizzazioni
CORSI DI FORMAZIONE
BASE
d’ingresso per
TUTTI i VOLONTARI
SPECIALIZZAZIONE
TIPOLOGIE di RISCHIO
E MANSIONI
RESPONSABILI E
COORDINATORI
SUPPORTO
PROGETTI SETTORE
- Capo squadra
- Capo campo
- Coordinatore
-
Segreteria operativa
Telecomunicazioni
Unità Cinofile di soccorso
Gruppi sommozzatori di P.C.
Assistenza alla popolazione
Il Volontariato: Considerazioni
La pianificazione provinciale dell’emergenza e
il ruolo del Volontariato di protezione civile
E’:
Ben inquadrato in un sistema normativo !!!
Necessario !!!
Attività Personale, Spontanea, Gratuita !!!
Deve essere:
Disponibile (di volontario c’è solo l’iscrizione!!!)
Organizzato
Specializzato
Il Volontariato: Considerazioni
La pianificazione provinciale dell’emergenza e
il ruolo del Volontariato di protezione civile
Obbiettivo: Autoprotezione
“Non vogliamo dare a ogni cittadino un soccorritore ma
trasformare potenzialmente ogni cittadino
in soccorritore”
1.
“Il Volontariato di Protezione Civile è una delle più alte
forme del principio costituzionale di sussidiarietà, è la
espressione estrema di decentramento!!”
Il quadro normativo di riferimento
Le Province
1992
La Legge 225 /1992
Art.13
1.
Art.13 “Competenze delle Province”
Rilevazione, alla raccolta ed alla elaborazione dei
dati interessanti la protezione civile
Predisposizione di Programmi provinciali di
previsione e prevenzione e alla loro realizzazione
Istituzione del Comitato provinciale di protezione
civile, presieduto dal presidente dell'amministrazione
provinciale o da un suo delegato. Del Comitato fa parte
un rappresentante del prefetto.
Sisma Umbria e Marche, 1997
Estensione enorme
2 regioni colpite
Migliaia di senzatetto
Il quadro normativo di riferimento
1998
Decreto legislativo 112/1998
Art.108
Compiti attribuiti alle Province
1.
1) all’attuazione, in ambito provinciale, delle attività di previsione
e degli interventi di prevenzione dei rischi, stabilite dai
programmi e piani regionali con l’adozione, dei connessi
provvedimenti amministrativi;
2) alla predisposizione dei Piani Provinciali di Emergenza sulla
base degli indirizzi regionali;
3) alla Vigilanza sulla predisposizione da parte delle strutture
provinciali di protezione civile, dei servizi urgenti, anche di natura
tecnica, da attivare in caso di eventi calamitosi di cui all’articolo 2,
comma 1, lettera b) della Legge 24 febbraio 1992, n.225.
Il quadro normativo di riferimento
1998
Decreto legislativo 112/1998
Compiti attribuiti ai comuni
Art.108
1.
1) all’attuazione, in ambito comunale, delle attività di previsione e degli
interventi di prevenzione dei rischi, stabilite dai programmi e piani regionali;
2) all’adozione di tutti i provvedimenti, compresi quelli relativi
alla preparazione all’emergenza necessari a garantire i primi soccorsi;
3) alla predisposizione dei piani comunali e/o intercomunali di emergenza,
anche nelle forme associative e di cooperazione previste dalla legge e in
ambito montano, tramite le comunità montane, e alla cura della loro
attuazione, sulla base degli indirizzi regionali;
4) Attivazione dei primi soccorsi alla popolazione e degli interventi necessari a
fronteggiare l’emergenza;
Il quadro normativo di riferimento
2000
Decreto legislativo 267/2000 “Testo Unico Enti Locali”
Compiti attribuiti al Sindaco
1.
Nel tempo Ordinario
Tramite l’apposita struttura comunale di protezione civile (Dirigenti,
funzionari…) garantisce le normali attività di prevenzione e previsione,
curando particolarmente l’aspetto della pianificazione.
In Emergenza
E’ Autorità Locale di Protezione Civile (dirigere e coordinare le prime
operazioni di soccorso, tenere informata la popolazione, impegnare ed
ordinare spese per interventi urgenti)
E’ Ufficiale di Governo (può adottare tutti i provvedimenti di carattere
contingibile e urgente, es. ordinanze)
QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO CONSOLIDATO
L. 225/1992
Le funzioni della Provincia
d. lgs. 112/1998
L.R. 1/2005 “Norme in materia di protezione civile e volontariato. Istituzione
dell’Agenzia regionale di protezione civile”
Provincia costituisce presidio Territoriale locale per la previsione,
prevenzione e gestione dei rischi presenti sul territorio
— Rileva, raccoglie, elabora e aggiorna i dati interessanti la protezione civile
— Elabora il Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione
— Elabora il Piano Provinciale di Emergenza
— Gestisce le emergenze nell’ambito delle sue attribuzioni e competenze
— Vigila sulla predisposizione dei servizi urgenti anche di natura tecnica
— Istruisce gli interventi da ammettere a finanziamento
— Supporta i comuni
— Promuove e supporta il volontariato di protezione civile
— Promuove informazione e formazione in materia di protezione civile
Pianificazione di Emergenza Provinciale
Comitato Provinciale di Protezione Civile
Istituito con DC 54/1995
Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione 1998
Approvato con con DC 381/1998
Aggiornato 2003: Incendi Boschivi
Aggiornamento 2005: Rischio idrogeologico
Aggiornamento 2006: Rischio idraulico
Piano Provinciale di Emergenza: sviluppato per stralci 2001 - 2008
Rischio
Idrogeologico 2002
Rischio Idraulico
2001
Rischio
Industriale 2004
Rischio Incendi
Boschivi 2003
Emergenze Viabilità
2006
Rischio Sismico
2005
Aggiornamento
Rischio Ind. 2008
PEE
Aggiornamento Rischio
Idraulico 2007
Il rapporto tra diversi strumenti di
Analisi Territoriale
Piani di Bacino
P.T.R. e P.T.P.R.
Pr. Pr. Previsione e
Prevenzione
P.T.C.P.
Piano Provinciale di
Emergenza
Piano Comunale di
Emergenza
P.S.C.
Il Piano Provinciale di Emergenza
I Cardini della Pianificazione Provinciale:
1.
CO – PIANIFICAZIONE CON IL LIVELLO COMUNALE
2. COINVOLGIMENTO DI ENTI E STRUTTURE OPERATIVE
3. SISTEMA ORGANIZZATO CHE CONDIVIDE E UTILIZZA IL PIANO
4. STRUMENTI PER DARE PRATICA ATTUAZIONE AL PIANO
1.
CO – PIANIFICAZIONE COI COMUNI
Il Piano Provinciale di Emergenza
2. COINVOLGIMENTO DI ENTI E STRUTTURE OPERATIVE
Definire gli scenari di evento
Censimento degli elementi sensibili
Definire gli scenari di danneggiamento
Censimento risorse (centri coordinamento, aree per
assistenza alla popolazione, materiali e mezzi ecc..)
3. SISTEMA ORGANIZZATO CHE CONDIVIDE E UTILIZZA IL PIANO
Definizione di un modello di intervento
Definizione della composizione dei centri di coordinamento (CCS – SOP)
Sottoscrizione di un protocollo di intesa tra enti e strutture operative
Il Programma Provinciale di
Previsione e Prevenzione
1.
I CONTENUTI DEL
PROGRAMMA DI
PREVISIONE E
PREVENZIONE
ANALISI
TERRITORIALE:LE
CRITICITA’
ANALISI TERRITORIALE
INCROCIATA CON UN
ANALISI DI EVENTO
SCENARIO DI EVENTO
PROBABILE
Il Piano di Emergenza Provinciale
Contenuti
SCENARIO
DI EVENTO
MODELLO DI
INTERVENTO
BANCHE DATI
GEOREFERENZIATE:
ELEMENTI SENSIBILI
RISORSE
SCENARIO
DI DANNO
Il Piano di Emergenza Provinciale
Elementi Costitutivi
Documento di Piano
Protocollo d’Intesa
Cartografie
Scala 1:25.000
Viste…
Scala 1:10.000
Ritenuto che…
Scenari di Evento
Si concorda di…
Scenari Danno
Modello di Intervento
Procedure Operative (Attenzione –
PreAllarme – Allarme)
Allegati Essenziali
CCS/SOP/COM…
Risorse
Tabelle Associate
Data Base Provinciale e
Comunale
Documento di Piano
Modello di Intervento
Procedure Operative
(Attenzione –PreAllarme – Allarme)
Allegati Essenziali
CCS/SOP/COM…
Protocollo d’Intesa
Viste…
Ritenuto che…
Si concorda di…
Cartografie
Tabelle Associate
Scala 1:25.000 Scala 1:10.000
Data Base Provinciale e
Comunale
Scenari di Evento / Scenari Danno / Risorse
Il Piano Provinciale di Emergenza
4. STRUMENTI PER DARE PRATICA ATTUAZIONE AL PIANO
Sistema Informativo Territoriale
Sistema di monitoraggio grandezze idrometereologiche
Sistema di reindirizzamento messaggistica di emergenza
Sistema di comunicazioni radio digitale Tetra
Programma Provinciale Annuale della Formazione
Creazione di una rete di centri e presidi sul territorio
Il Piano di Emergenza Provinciale
Ruoli: Comune
• I Comuni creano e aggiornano banche dati georeferenziate relative alle
risorse presenti in territorio comunale .
Il Comune
Delibera il
Proprio Piano
Comunale
• Definiscono procedure di intervento e protocolli nel proprio territorio
in relazione a quanto definito nei modelli di intervento provinciali:
PIANO INTERNO PER LA GESTIONE DELLE COMUNICAZIONI
E DELLE EMERGENZE
Creazione di una rete di centri e presidi sul territorio
Fondo regionale di protezione civile 2001 – 2008
L. 388/2000, art. 138, comma 16
L.R. 1/2005, art. 4 e 5
1
Centro Unificato Provinciale
27
COC
9
COM
11
Centri Prima Assistenza
7
Aree Ammassamento
9
Centri Sovracomunali
Organizzazione del servizio nazionale della protezione civile
Comitato Operativo Nazionale
Funzione decisionale
Unità di Crisi
1^ e 2^ fase decisionale
Commissione Grandi Rischi
Funzione consultiva
Eventi di tipo “c”
NAZIONALE
LIVELLO
DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE
DI.COMA.C
Da allestire in loco in caso di
grande emergenza
funzione operativa
Centro Situazioni Unificato
Funzione operativa
Strutture con capacità operativa diretta
UNITA’ DI CRISI
convocazione immediata per coordinare fin
dall’inizio le operazioni di soccorso
C.O.M.
Sala Operativa
Funzione operativa
decentrata
Sindaco
C.O.R.
Centro Operativo Regionale
Eventi di tipo a) e b)
C.C.S.
Centro Coordinamento Soccorsi
Funzione decisionale
C.O.M.
Sala Operativa
Funzione operativa
decentrata
Area Strategia
Funzione decisionale
C.O.C
.
S.O.U.P.
Sala Operativa Unificata
Permanente L. 353 / 2000
S.O.P.
Sala Operativa Provinciale
Funzione operativa
C.O.M.
Sala Operativa
Funzione operativa
decentrata
Sala Operativa
Funzione decisionale
Eventi di tipo “b”
C.O.R.EM. Centro Operativo Regionale
per l’emergenza
Eventi
di tipo“a”
REGIONALE
PROVINCIALE
COMUNALE
LIVELLO
LIVELLO
LIVELLO
Dichiarazione
Dichiarazione dello
dello Stato
Stato di
di Emergenza
Emergenza
Provincia di Modena
Servizio Pianificazione Ambientale e Politiche Faunistiche
Unità Operativa Protezione Civile e Difesa del Suolo
Terremoto in Abruzzo: attivazione Centro Unificato Provinciale
Terremoto in Abruzzo: attivazione Centro Unificato Provinciale
U.O. Protezione civile
Provincia di Modena
PIANO DI EMERGENZA
Stralcio Rischio Idraulico
U.O. Protezione civile
Provincia di Modena
FIUME SECCHIA
FIUME PANARO
Per dare pratica attuazione alle attività
attività di
previsione, prevenzione, gestione e
superamento delle emergenze connesse al
rischio idraulico, la Provincia di Modena nel
2000 si è dotata di un sistema
soprannominato
MIPROC (Monitoraggio
Idrometeorologico di PROtezione Civile)
che consente il controllo del territorio in
“tempo reale”
attraverso una fitta rete di stazioni di
monitoraggio, in teletrasmissione, dotate di
sensori per la misurazione delle principali
intensitàà di
grandezze idrometeorologiche (intensit
pioggia, pioggia cumulata, copertura del manto
idrometrico,…
nevoso, temperatura, livello idrometrico,
…)
STAZIONI di MONITORAGGIO in telemisura
1 o + sensori di misurazione
delle principali grandezze
idrometeorologiche
Pluviometro
unità
unità di
acquisizione
dati
Idrometro
gruppo di
alimentazione
a celle solari
modulo
radio
Nivometro
MIPROC - ARCHITETTURA DEL SISTEMA
Rete di monitoraggio
ARPA - RER
CENTRALE
PRIMARIA DI
MARZAGLIA
Rete di monitoraggio
Consorzio Bonifica Reno Palata
Rete di monitoraggio
Consorzio Bonifica Burana
9 CENTRI PERIFERICI
COM
Frignano
COM
Sassuolo
PC Portatile
COM
Mirandola
COM
Vignola
COM
Modena
COC
COM Bomporto
Carpi
COC
Concordia
COM
Finale Emilia
-1,5 m sommità arginale
7,4 m
Franco di Sicurezza
5m
Zero-idrometrico
PONTE
ALTO
Allagamento di tutte le zone golenali, insufficiente
copertura della linea di imbibizione
Necessità di azioni sul reticolo idrografico secondario
per evitare problemi dovuti a rigurgito (Canale Freto)
Livello di Pericolosità Moderata
Livello di Pericolosità Elevata
Livello di Pericolosità Molto Elevata
-1,5 m sommità arginale
9,80 m
7,80 m
PONTE
BACCHELLO
Zero-idrometrico
Franco di Sicurezza
Allagamento di tutte le zone golenali,
presenza di vecchie case golenali e
depositi attrezzi, insufficiente
copertura della linea di imbibizione,
insufficiente sezione di deflusso
Inizio allagamento di diverse zone
golenali a monte ed a valle del Ponte
Attività del Volontariato
La vigilanza idraulica: monitoraggio arginature, soprassogli, varo di teloni
Le guardie perlustrano nel modo indicato il corpo
arginale, rimanendo a vista tra loro
guardie
Monitoraggio Arginature
livello di piena
In particolare, si devono controllare l’eventuale presenza di principi di tracimazione o di indizi
di un possibile cedimento arginale, come:
fessurazioni sulla sommità arginale;
vortici nella corrente o prodursi di bolle d’aria sulla superficie dell’acqua;
trasudamenti di acqua o fontanazzi sulla scarpata esterna.
1.
Soprassoglio
In caso di insufficienza dell’altezza degli argini
Varo di teloni
In caso di presenza di fessurazioni nell’argine
o di eccessiva erosione
ABITAZIONI IN GOLENA A VALLE DELLA FOSSALTA
ALCUNI PONTI SUL FIUME SECCHIA
Stradello
Panaro
Pioppa
Motta
Concordia
U.O. Protezione civile
Provincia di Modena
PIANO DI EMERGENZA
Stralcio Rischio Idrogeologico
U.O. Protezione civile
Provincia di Modena
Bozza “Carta Inventario
del Dissesto regionale”
Scala 1:10.000
Tav. 3-4 PTCP
e la nuova Carta del Dissesto del PTCP della Provincia
L’aggiornamento della Carta Inventario del Dissesto Regionale
Carta del Dissesto del
PTCP
Rilievi geologici e geomorfologici
Sopralluogo e verifica di
campagna
Loc. Corte di sotto - Fanano
Rischio idrogeologico elevato o molto elevato
U.O. Protezione civile
Provincia di Modena
PROPOSTA NORME PTCP
PARTE III Particolari tutele dell’integrità fisica del territorio
TITOLO V Limitazioni delle attività di trasformazione e d’uso
derivanti dall’instabilità o dalla permeabilità dei terreni
ART. 26
Zone ed elementi caratterizzati da fenomeni di dissesto e
instabilità (frane attive e frane quiescenti)
ART. 27
Zone ed elementi caratterizzati da potenziale instabilità
(aree potenzialmente instabili)
ART. 29
Abitati da consolidare o da trasferire (L.445/1908)
ART. 29A
Aree a rischio idrogeologico molto elevato
(L.267/98)
ART. 29B
Aree a rischio da frana perimetrate e zonizzate a rischio molto
elevato (R4) ed elevato (R3)
(Piano stralcio per il Bacino del Torrente Samoggia – AdB Reno)
PROVINCIA DI MODENA
Servizio di Pianificazione Ambientale
e Sicurezza del Territorio
- U.O. Protezione Civile e Difesa del Suolo -
COMUNE DI FRASSINORO e MONTEFIORINO
-DPCM 22 Dicembre 2005“Dichiarazione dello Stato di Emergenza nel
territorio del Comune di Frassinoro e
Montefiorino, colpito da grave dissesto
idrogeologico con collasso di infrastrutture
pubbliche essenziali”
Servizio Pianificazione Ambientale
e sicurezza del territorio
U.O protezione civile e difesa del suolo
Provincia di Modena
Modena
Comune di Frassinoro
Monte Modino 1414 m
Torrente Dolo
Torrente Dragone
Frassinoro
Servizio Pianificazione Ambientale
e sicurezza del territorio
U.O protezione civile e difesa del suolo
CARATTERISTICHE:
LUNGHEZZA:
3.500 m
DISLIVELLO:
Da 1325 m a 550 m. s.l.m.
LARGHEZZA MEDIA:
400 m
Ultima riattivazione: 2001
Aprile 2005: segni di attività
zona di nicchia, evidenti
accumuli e ristagni d’acqua
FRANA BOSCHI VALORIA
Servizio Pianificazione Ambientale
e sicurezza del territorio
U.O protezione civile e difesa del suolo
FRANA BOSCHI VALORIA
CRONOLOGIA EVENTO:
20 Settembre 2005(ord. 134),
interruzione s.c. I Boschi – La
Teggia
06 – 10 Ottobre 2005,
dichiarazione fase di Pre-Allarme ai
sensi del Piano Provinciale di
Protezione Civile
25 Ottobre 2005,
2005 ordinanza n.139,
interruzione transito dalle 22.00
alle 6.00
Attività monitoraggio h.24
Comune – STB - CFS –
Volontariato Provinciale per la
Protezione Civile
Servizio Pianificazione Ambientale
e sicurezza del territorio
U.O protezione civile e difesa del suolo
FRANA BOSCHI VALORIA
CRONOLOGIA EVENTO:
25 Ottobre – 3 Novembre:
Monitoraggio e Interventi di
sistemazione della sede stradale
per consentire il passaggio in
condizioni di sicurezza
3 Novembre 2005:
Ordinanza n. 142 chiusura totale per
mezzi pesanti superiori alle 3.5 t.
04 Novembre 2005:
Dichiarazione fase di Allarme
04 Novembre 2005:
Ordinanza n.143 interruzione
completa del transito
1) Farneta – Romanoro
da 10 min. a circa 1 h
Aziende Agricole
Caseificio
2) Romanoro – Montefiorino,
da 15 min. a circa 50 min.
Sassuolo
Chemar
Ceramica Alta
Distretto
Ceramico
Attività del Volontariato
Monitoraggio situazioni critiche;
Assistenza ai Comuni ed alle
strutture operative (es. viabilità);
Assistenza alla popolazione
isolata o da evacuare
U.O. Protezione civile
Provincia di Modena
PIANO DI EMERGENZA
Stralcio Rischio Incendi boschivi
PIANO PROVINCIALE DI EMERGENZA
Ambito Territoriale di riferimento
24 Comuni coperti
da area boscata
Castelvetro
Savignano
Vignola
6 Comuni della zona
pedemontana
Fiorano
Maranello
Sassuolo
Frassinoro
Montefiorino
Palagano
Prignano
Guiglia
Marano
Montese
Zocca
Fanano
Pievepelago
Fiumalbo
Polinago
Lama Mocogno Riolunato
Montecreto
Serramazzoni
Pavullo
Sestola
Legenda
'4
Punto di avvistamento
punto di avvistamento
Punto di innesco e data della segnalazione
Durata (h)
Punto di innesco
!(
0-1
!(
1-8
!(
8 - 19
!(
19 - 43
viabilità di accesso alle aree boscate
Limite comunale
Potenziale pirologico
Classe
1
2
3
N
Comuni
NUMERO INCENDI PER COMUNE (1987-2011)
PAVULLO NEL FRIGNANO
LAMA MOCOGNO
PRIGNANO SULLA
ZOCCA
POLINAGO
SERAMAZZONI
FANANO
MONTESE
PALAGANO
MONTEFIORINO
FRASSINORO
PIEVEPELAGO
MARANO SUL PANARO
SESTOLA
GUIGLIA
RIOLUNATO
MONTECRETO
FIORANO MODENESE
SASSUOLO
MODENA
MARANELLO
SAVIGNANO SUL PANARO
FORMIGINE
FIUMALBO
CASTELVETRO DI
CASTELFRANCO
NUMERO INCENDI PER
COMUNE (1987-2011)
0
10
20
30
n° incendi
40
50
60
anno
numero di incendi per anno (1987-2011)
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992
1991
1990
1989
1988
1987
numero di incendi per anno
(1987-2011)
0
10
20
n° incendi
30
40
Alcune definizioni
Tipo di incendi
FUOCO DI SUPERFICIE
FUOCO DI CHIOMA
FUOCO DI TERRA
Cause
DOLOSE (INTENZIONALITA’)
COLPOSE
NATURALI / ACCIDENTALI
tipologia di suolo interessata dall'incendio
39%
SUPERFICIE BOSCATA
61%
SUPERFICIE NON
BOSCATA
LE CAUSE DEGLI INCENDI
20%
43%
ACCIDENTALE
DOLOSA
NON CONOSCIUTA
37%
distribuzione giornaliera incendi (1987-2011)
100
90
80
n° incendi
70
60
50
n°incendi (1987-2011)
40
30
20
10
0
00:009:00
9:00- 11:00- 13:00- 15:00- 17:00- 19:00- 21:0011:00 13:00 15:00 17:00 19:00 21:00 00:00
ore del giorno
Analisi delle coperture
Punti di avvistamento Piano Emergenza
punti storicamente utilizzati nelle attività di avvistamento incendi
boschivi, integrati con altri il cui inserimento consente di realizzare
la totale copertura del territorio soggetto a rischio incendi
1: Monte Ravaglia
2: Monte Calvanella
3: Lago Pratignano
4: Monte Questiolo
5: Monte Cimone
6: Pian Cavallaro
7: Torre di Gaiato
8: M. Cantiere
9: Sassoguidano
10: C.di Costrignano
11: Alpicella Cimone
12: Monte Modino
13: Sasso Tignoso
14: Monte Nuda
15: Sasso Croce
Carta dei punti di avvistamento
Modello Digitale del Terreno
Carta dell’Esposizione
Carta dei punti di avvistamento
Analisi dell’andamento dei profili morfometrici tra i vari
punti di avvistamento
per verificare l’effettivo
controllo del territorio
Punto di Avvistamento 12: Monte Modino (1550m s.l.m.)
Profili tracciati:
§
§
§
§
§
Monte
Monte
Monte
Monte
Monte
Modino
Modino
Modino
Modino
Modino
–
–
–
–
–
Lago Pratignano
M. Cimone
Alpicella del Cimone
Sasso Tignoso
Direzione SUD OVEST
P ro f ilo 12 - 5
M. Modino (1550m) - M. Cimone (2100m); distanza 6,78 Km
2100
2000
1900
quota [m s.l.m]
Carta dei punti di avvistamento
Analisi dell’andamento dei profili morfometrici tra i vari
punti di avvistamento
1800
1700
1600
1500
1400
1300
1200
1100
1000
900
800
700
600
0
1
2
3
4
5
6
7
distanza [Km]
P ro f i l o 12 - 3
M. Modino (1550m) - L. Pratignano (1300m); distanza 15,51 Km
2100
2000
1900
1800
1700
1600
1500
1400
1300
1200
1100
1000
900
800
700
600
0
1
2
3
4
5
6
7
8
d i s t a n z a [ Km ]
9
10
11
12
13
14
15
16
Punti di Avvistamento 2006
6 Punti fissi e 6 zone avvistamento mobile
Sabato – Domenica dalle 14,00 alle 19,00
Attiva la Sala Operativa
1.
P ro f ilo 12 - 5
M. Modino (1550m) - M. Cimone (2100m); distanza 6,78 Km
2100
2000
quota [m s.l.m]
1900
1800
1700
1600
1500
1400
1300
1200
1100
1000
900
800
700
600
0
1
2
3
4
5
6
7
distanza [Km]
P ro f i l o 12 - 3
M. Modino (1550m) - L. Pratignano (1300m); distanza 15,51 Km
2100
2000
1900
1800
1700
1600
1500
1400
1300
1200
1100
1000
900
800
700
600
0
1
2
3
4
5
6
7
8
d i s t a n z a [ Km ]
9
10
11
12
13
14
15
16
www.cpvpc.it sezione A.I.B.
ADOTTA UN PUNTO DI AVVISTAMENTO…
www.cpvpc.it sezione A.I.B.
www.cpvpc.it sezione A.I.B.
Attività del Volontariato
Attività di avvistamento
Assistenza alle strutture operative
nelle fasi di avvistamento, spegnimento
e bonifica
Assistenza alla popolazione isolata o
da evacuare
U.O. Protezione civile
Provincia di Modena
PIANO DI EMERGENZA
Stralcio Rischio Industriale
Definizione degli scenari di evento
Eventi e Scenari incidentali
Distinzione tra
Industrie rientranti nei limiti del D.Lgs 334/99
e del decreto 238/05
E’ possibile quantificare gli effetti
conseguenti agli scenari incidentali noti
mediante modellazione matematica dei
fenomeni chimico – fisici che li
caratterizzano
Altre attività industriali censite
60!
Non è possibile conoscere gli
scenari incidentali puntualmente
per ciascun stabilimento
6!
Cartografia degli scenari di danneggiamento
DEFINIZIONE DELLE AREE DI DANNO
Definite convenzionalmente con riferimento alle
conseguenze sull’uomo e sull’ambiente
Prima Zona - Zona di sicuro impatto: zona presumibilmente
limitata alle immediate adiacenze dello stabilimento, è
caratterizzata da effetti sanitari comportanti una elevata
probabilità di letalità anche per persone mediamente sane;
Seconda zona - Zona di danno: esterna rispetto alla prima, è
caratterizzata da possibili danni, anche gravi ed irreversibili, per
persone mediamente sane che non intraprendono le corrette misure
di autoprotezione e da possibili danni anche letali per persone
maggiormente vulnerabili (neonati, bambini, malati, anziani, ecc.);
Terza zona - Zona di attenzione: è caratterizzata dal possibile
verificarsi di danni (disagi lievi o danni reversibili), generalmente
non gravi, a soggetti particolarmente vulnerabili, o comunque da
reazioni fisiologiche che possono determinare situazioni di
turbamento tali da richiedere provvedimenti anche di ordine
pubblico, nella valutazione delle autorità locali.
I limiti di ciascuna sono definiti in base ai valori di soglia
Cartografia degli scenari di danneggiamento
Singoli scenari incidentali
Inviluppo scenari incidentali
corografia
Eventi a dinamica
veloce
Eventi a dinamica veloce
Corografia
U.O. Protezione civile
Provincia di Modena
PIANO DI EMERGENZA
Stralcio Rischio Sismico
Come nascono..
Vibrazioni (longitudinali e superficiali)
della superficie terrestre provocate da
un'improvvisa liberazione di energia in
un’area profonda della crosta terrestre
Onde superficiali
Cause..
Tensione accumulata nella litosfera che eccede la capacità del materiale di sopportarla.
L’energia accumulata viene rilasciata in brevissimo tempo, provocando il sisma.
Questa condizione occorre molto spesso sui confini delle placche tettoniche nelle quali la
litosfera terrestre può essere divisa.
Effetti 1
Intrinseco al terremoto, vale a dire la sua magnitudo, il tipo di fagliazione, la profondità;
geologico, cioè legati alle condizioni geologiche ove l'evento viene risentito - distanza dall'evento, percorso dei raggi
sismici, tipologia e contenuto in fluidi del suolo;
sociale, cioè dipendenti dalla qualità delle costruzioni, preparazione della popolazione a fronteggiare un evento
sismico, ora del giorno (ad es. ore di punta, evento di notte).
Crolli di edifici
Crolli diffusi di parti
di edifici
Generazione di onde anomale
Induzione di
movimenti franosi
Effetti 2
Classificazione sismica
Il territorio italiano è delimitato in aree che si contraddistinguono per la loro
specifica risposta ai terremoti (accelerazione al suolo)
Classificazione 2003
1a
2a
3a
Zone Sismiche
Zone sismiche nel
territorio modenese
4a
Prevenzione
Pianificazione territoriale e urbanistiche
Carta degli effetti di sito: aree con
caratteristiche geo morfologiche tali
da determinare effetti
di amplificazione
amplificazione
Microzonazione sismica: suddivisione
dettagliata del territorio in aree a
risposta sismica omogenea
Prevenzione
Nuove norme tecniche per le costruzione (vigore da 01/07/2009) +
professionalità di progettisti e imprese
Attività del Volontariato
Assistenza alla popolazione da evacuare
Ricerca dispersi (utilizzo di unità cinofile)
Assistenza logistica alle strutture operative
Piazza d’Armi
Scarica

UO Protezione Civile