TEATRO LATINO
...non solo farsa!
« ...si dice che tra i tanti tentativi fatti per placare l'ira dei celesti vennero anche istituiti
degli spettacoli teatrali, fatto del tutto nuovo per un popolo di guerrieri i cui unici
intrattenimenti erano stati fino ad allora i giochi del circo. Ma a dir la verità si trattò anche
di una cosa modesta, come per lo più accade all'inizio di ogni attività, e per giunta
importata dall'esterno. Senza parti in poesia, senza gesti che riproducessero i canti, degli
istrioni fatti venire dall'Etruria danzavano al ritmo del flauto, con movenze non scomposte
e caratteristiche del mondo etrusco. In séguito i giovani cominciarono a imitarli,
lanciandosi nel contempo delle battute reciproche con versi rozzi e muovendosi in
accordo con le parole. Quel divertimento entrò così nell'uso, e fu praticato sempre più
frequentemente. Agli attori professionisti nati a Roma venne dato il nome di istrioni, da
ister che in lingua etrusca vuol dire attore. Essi non si scambiavano più, come un tempo,
versi rozzi e improvvisati simili al Fescennino, ma rappresentavano satire ricche di vari
metri, eseguendo melodie scritte ora per l'accompagnamento del flauto e compiendo gesti
appropriati. »
(Tito Livio, Ab Urbe condita, VII, 2)
"Da principio il popolo romano non conosce altro
spettacolo teatrale che quello comico, rozzissimo
e a uso del popolino venuto dalla campagna.
"
Forme teatrali esistenti prima della
nascita della letteratura
drammatica latina vera e propria:
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MIMO
FARSA
FLIACICA FESCENNINA
LICENTIA
ATELLANA
SATURA
Maccus
Pappus
Bucco
Dossenus
I principali drammaturghi romani:
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Commediografi
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Tragediografi
- Livio Andronico
- Ennio
- Gneo Nevio
- Pacuvio
- Plauto
- Accio
- Terenzio
- Seneca
I generi drammatici:
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COMMEDIA
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TRAGEDIA
Fabula Palliata
Coturnata
Fabula Togata
Praetexta
Caratteristiche generali:
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Abolizione del coro
Strutture teatrali non fisse ( solo dal I d.C. Si hanno i
primi teatri in muratura --> Teatro di Pompeo)
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Scenografie ereditate dai greci
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Ingresso agli spettacoli gratuito
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L'Edile organizzava per lo Stato gli spettacoli
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Gli attori erano "infami" reclutati tra gli schiavi
Plauto
(Sarsina, Umbria 259/251 a.C. – Roma 184 a.C. )
Dati biografici:
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Giunse a Roma per fare l'attore
Investì malamente il capitale in commercio, ricoprendosi di debiti e
costringendosi a guadagnarsi da vivere in un mulino girando la macina
Iniziò a scrivere per il teatro per guadagnarsi da vivere
Il suo nome d'arte per intero è Tito Maccio Plauto: "Tito" e "Maccio"
sembrerebbero fittizi: "Maccio", infatti, deriverebbe dall'omonima maschera
atellana; lo stesso termine "Plautus" può significare o "piedi piatti" oppure
"orecchie lunghe e penzoloni".
Alla sua morte, entrarono in circolazione tutta una serie di commedie a suo
nome, molte delle quali rivelatesi in seguito dei falsi. Nel I sec. a.C., ne
circolavano addirittura 130 titoli. A noi ne sono pervenute integre a suo
nome 21.
Le 21 commedie sono state oggetto di studio e catalogate in sette gruppi:
-
dei simillimi (o dei Sosia): riguarda lo scambio di persona, dello specchio e del
doppio;
-
dell'Agnizione: alla fine di questo tipo di commedie avviene un riconoscimento
improvviso ed imprevedibile dell'identità di un personaggio;
-
della beffa: in questo tipo sono organizzati scherzi e beffe, bonari o meno;
-
del romanzesco: dove compaiono i temi dell' avventura e del viaggio;
-
della caricatura (o dei Caratteri): contenenti una rappresentazione iperbolica,
esagerata di un personaggio;
-
composita: che racchiude al suo interno uno o più elementi delle sopraccitate
tipologie;
-
del servus callidus: il servo, intelligente e scaltro, aiuta il padrone ad ottenere un
oggetto
desiderato o una donna
CASINA:
la ragazza dal profumo di cannella
uomo
Cercan due schiavi di sposare la medesima fanciulla.
A fare il proprio gioco spinge l'uno il vecchio, l'altro il figlio.
Serve il vecchio la fortuna, ma lui cade in un inganno;
Infatti, al posto che con la fanciulla, celebra le nozze con un
Nel letto gli entra e l'altro picchia lui e il fattore
Al figlio Casina, scoperta libera, va in sposa.
Personaggi
Lisidamo, vecchio padrone
Cleostrata, moglie di Lisidamo
Olimpione, fattore
Calino, scudiero
Mirrina, vicina di casa
Alcesimo, marito di Mirrina
Pardalisca, serva scaltra di Cleostrata
Eutinico, figlio di Lisidamo e Cleostrata
Casina
Le novità introdotte nelle Palliate da Plauto:
- adotta il procedimento della contaminatio, per il quale mescola insieme due o più
canovacci greci,
- alle matrici elleniche cospicui tratti riconducibili a forme teatrali italiche come il
mimo e l'atellana.
- adozione di una lingua latina molto vivace e pittoresca, in cui fanno spesso bella
mostra di sé numerosissimi neologismi
Si può affermare che Plauto prende molto dai modelli greci ma grazie ai cambiamenti e
alle aggiunte il suo lavoro non risulta né una traduzione né un'imitazione pedissequa.
La cosa che distingue l'imitatore dal grande scrittore è la capacità di quest'ultimo di farci
dimenticare, tramite le sue aggiunte e le sue rielaborazioni, il testo di partenza. Plauto
non mirava solamente a una traduzione linguistica ma anche letteraria evitando con la
traduzione in latino la perdita di significato oltre che di artisticità, come spesso accadeva
con altri autori.
Aulularia: la commedia della pentola
Ansiosamente veglia il vecchio
Euclione sulla pentola piena d'oro che
un giorno casualmente ha rinvenuto.
Un giovane, Liconide, ha violato
La figlia di Euclione. Megadoro,
che vuol prenderla in moglie senza
dote,
Una cena promette, e lauta, per
ottenere dal padre il suo consenso.
La pentola nasconde fuor di casa
nel timore di perder l'oro, Euclione.
A spiarlo c'è un servo di Liconide,
il seduttore. Il servo vede tutto:
Ruba quindi la pentola dell'oro.
Ma il giovane Liconide, che sa,
Informa della cosa il vecchio Euclione.
E questi finalmente si decide:
Al giovane concede ed oro e figlia
e il bambino da questa generato.
Personaggi
Euclione, vecchio avaro
Fedria, figlia di Euclione
Megadoro, vecchio vicino di casa
Eunomia, sorella di Megadoro
Liconide, nipote di Megadoro, innamorato di Fedria
Strobilo, servo di Liconide
Congrione, Antrace, cuochi
Stafila, serva di Euclione
CARATTERISTICHE DEL TEATRO DI PLAUTO
1. La commedia attica nuova era svolta da tre attori, i quali rappresentavano
diversi personaggi. Plauto invece, sulla base delle atellane, affida la parte di un
personaggio ad un solo attore, il quale poteva svolgere anche altri personaggi.
2. In Plauto manca la maschera, tuttavia gli attori si truccavano. Questa tesi si
fonda sull’analisi comparata delle entrate e delle uscite dei personaggi, i cui
tempi della palliata plautina erano almeno doppi rispetto alla commedia
menandrea.
3. I personaggi parlano dell’attività drammaturgica, cioè della creatività
dell'originalità dell’autore. Tale manifestazione è detta metateatro.
e
4. La commedia attica nuova non contemplava parti cantate, ma solo versi
recitati. Plauto introduce sia parti recitate (chiamate diverbia), sia parti cantate
(dette cantica)
5. Alla musica, all'interno dello spettacolo, era affidata una funzione
importantissima: il flautista ("tibicen") accompagnava, con apposite melodie, gli
attori nelle parti declamate e dialogate o cantate. L'accompagnamento, ch'era
più di un semplice "corredo" musicale, veniva fatto con la "tibia".
6. I metri utilizzati da Plauto variano se si trattava delle parti cantate o recitate;
nelle parti recitate utilizzò il senario giambico e il settenario trocaico, già
presenti in Andronico e Nevio. Nei cantica utilizzò invece molte altre tipologie
metriche e per questo si parla di "innumerevoli ritmi".
Nella commedia attica nuova il contrasto serviva ad evidenziare i caratteri dei personaggi,
mentre in Plauto l’inganno balza in primo piano: i caratteri fissi dei personaggi non sono
analizzati, ma costituiscono il pretesto per acuire la VIS COMICA, elemento centrale e
scopo della commedia plautina.
La grande comicità generata dalle commedie di Plauto è prodotta da diversi fattori:
-un’oculata scelta del lessico,
-un sapiente utilizzo di espressioni e figure tratte dal quotidiano: espressioni buffe e
goliardiche che i vari personaggi molto di frequente pronunciano, il pettegolezzo delle
donne
-una fantasiosa ricerca di situazioni che possano generare l’effetto comico: equivoci e
scambi di persona.
La coerenza e la verosimiglianza della commedia attica non si ritrovano in Plauto, non è
importante il personaggio ma l’inganno
Lucio Anneo Seneca
(Cordoba 4 a.C. – Roma 65 d.C. )
Dati biografici:
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Figlio di Seneca il Retore compì i suoi studi di retorica e filosofia dapprima a
Roma poi in Egitto
Fu introdotto nella corte di Caligola ma in seguito ad un'orazione in cui mise in
luce i primi concetti di "assolutismo illuminato" provocò le ire dell'imperatore
che per poco non lo fece uccidere
Giunto al trono Claudio, Seneca fu coinvolto in un intrigo di corte e fu esiliato in
Corsica --> intensa scrittura filosofica e morale
Tornò a Roma dopo otto anni e Agrippina gli affidò l'educazione del figlio
Nerone
Quando Nerone assunse il potere gli insegnamenti di Seneca si vanificarono,
l'imperatore accolse dell'insegnamento di Seneca soltanto la parte assolutistica e
non quella della clemenza e dell'austerità
Gli ultimi tre anni li trascorse nello studio e nella meditazione. Coinvolto nella
congiura di Pisone si uccise.
Seneca si occupò soprattutto di retorica e filosofia ma all'interno
della sua produzione hanno un posto particolare le sue tragedie.
Hercules furens,
Troades,
Phoenissae,
Medea,
Phaedra,
Oedipus,
Agamemno,
Thyestes,
Hercules Oetaeus;
Le tragedie di Seneca, uniche ad essere
pervenute integre, costituiscono l'unica
testimonianza di un intero genere letterario
erano, forse, destinate soprattutto alla lettura.
CARATTERISTICHE DELLE TRAGEDIE DI SENECA
- Studio oculato e preciso dei comportamenti umani, soprattutto per
quanto riguarda le esperienze del male e della morte. Le sue tragedie ci
offrono uno spaccato di vita nella quale non c'è né rimedio né soluzione
alle atrocità commesse. I personaggi sono, in questo senso, comunque
condannati.
- Spirito barocco: gusto per la vicenda truce, per l'espressione delirante,
per il linguaggio liricizzante (modello per la tragedia cinquecentesca
italiana e per il dramma elisabettiano inglese.)
- Le varie vicende tragiche si configurano come scontri di forze
contrastanti e conflitto fra ragione e passione.
- Non sono solo un'illustrazione della dottrina stoica, sotto forma
di exempla forniti dal mito: resta forte la matrice specificamente
letteraria e il logos, il principio razionale cui la dottrina stoica affida
il governo del mondo, si rivela incapace di frenare le passioni e
arginare il dilagare del male.
- Il linguaggio poetico delle tragedie ha origine nella poesia
augustea (cospicua la presenza di Ovidio), dalla quale Seneca mutua
anche le raffinate forme metriche, come il particolare tipo di
senario, già adottato dal teatro tragico augusteo.
- frasi frammentate
- lunghe digressioni
Medea
"Medea"- Pasolini (1969)
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