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Fondato da Carlo Accossato nel 1994
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Anno XX - n° 6 - Venerdì 28 Marzo 2014
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COURRIER DES ARTS
Anniversario
L’apoteosi del collezionismo degli Este
Il Corriere dell’Arte è su facebook con più di 7.000 contatti da tutto il mondo e on line con oltre 500 visitatori al giorno
Notevole affluenza alla mostra “Splendori delle Corti italiane” in corso presso la Reggia di Venaria (To)
è
Tura che apre la rassegna. Centro avanzato del Rinascimento, Ferrara
espresse con i duchi Alfonso I (15051534), Ercole II ed Alfonso II una illuminata committenza che vide la
presenza di Tiziano - in mostra con il
Ritratto di Tommaso Mosti, della Gal-
MARIA LUISA TIbONE
la prima di alcune grandi mostre - dopo gli Este, sarà la volta
dei Medici e dei borboni - che
esploreranno i valori delle collezioni
principesche italiane. Precede anche annunciata per il 2015, in significativo
rapporto con l’Expo - la presentazione
a Venaria di 15 opere di Raffaello, che
il presidente del Consorzio, Fabrizio
Del Noce ha voluto annunciare precocemente, in occasione del vernissage
di Splendori delle Corti italiane, Gli
Este, Rinascimento e Barocco a Ferrara e Modena, che fino al 6 luglio presenta nelle Sale delle Arti del Castello
di Venaria una stupefacente sfilata di
opere commissionate e collezionate
dalla corte estense nei suoi due momenti di grande splendore. Il tragico
evento del terremoto del maggio 2012
ha colpito, fra l’altro, anche lo spazio
prezioso della Galleria Estense di Modena. Ancora chiusa per lavori in corso
essa ha fornito con il competente ap-
Dosso Dossi
“Giove che dipinge le ali delle farfalle”
1523-1524 © Castello del Wawel, Cracovia
porto del soprintendente Stefano Casciu, curatore della rassegna, una serie
di importanti opere che costituiscono il
fil rouge della mostra appena inaugurata a Venaria. Sono 90 tra dipinti,
sculture, strumenti musicali, opere a
stampa e manoscritti che in 15 sale ricostruiscono lo straordinario cammino
Piero Manzoni
è
A Palazzo Reale di Milano
stata inaugurata il
25 marzo scorso al
Palazzo Reale di
Milano la mostra Piero
Manzoni 1933-1963, che
illustra uno degli autori più
geniali, innovatori e controversi del XX Secolo.
Promossa e prodotta dal
Comune di Milano - Assessorato alla Cultura, Palazzo Reale e Skira
Editore, che ha pubblicato,
oltre al catalogo, anche il
volume di Flaminio Gualdoni Breve storia della
merda d’artista (collana
SMS SkiraMiniSaggi),
l’esposizione è curata da
Flaminio Gualdoni e Rosalia Pasqualino di Marineo, in collaborazione con
la stessa Fondazione
“Piero Manzoni” ed è realizzata nell’ambito del Progetto “Primavera di
Milano”. E proprio Milano
è stata la città ove Manzoni
ha operato da protagonista
della stagione di maggior
fervore del Secondo Dopoguerra, ponendosi a
fianco di un maestro come
Lucio Fontana e agendo da
referente primario della
neoavanguardia europea,
tra la Francia di Yves Klein
e la Germania del Gruppo
Zero, l’Olanda del Gruppo
Nul e la dimensione cosmopolita di Nouvelle
Tendance. Mezzo secolo è
trascorso dalla sua scomparsa precoce, e il riconoscimento internazionale di
Manzoni è un fatto com-
d’arte della committenza e del collezionismo dei Signori estensi. La presenza rinascimentale trionfava a
Ferrara, capitale prima del marchesato,
poi del ducato. Il mecenatismo e il collezionismo la fecero grande: ne ricordano il prestigio opere come il grande
dipinto del Sant’Antonio di Cosmè
piuto. Per questo Milano
ha appunto deciso di dedicargli una retrospettiva - la
più importante mai realizzata in città dalla sua
morte -, che ne documenti
il percorso in tutta la sua
ampiezza e ricchezza problematica, attraverso la
presentazione di oltre centotrenta opere che rendono conto della sua
intera parabola artistica.
Palazzo Reale
di Milano
P.za Duomo 12
“Piero Manzoni
1933-1963”
Mostra retrospettiva
a cura di
Flaminio Gualdoni
e Rosalia Pasqualino
di Marineo
Fino al 2 giugno
Info: 02 89415532
www.comune.milano.it
Piero Manzoni, “Merda d’artista” © Fondazione ‘P. Manzoni’
leria Palatina di Firenze - e di Dosso
Dossi autore della Maga Melissa della
Galleria borghese e del Giove che dipinge le ali delle farfalle (1523-24)
(nell’immagine), dipinto stupefacente
giunto da Cracovia. I fasti e le committenze ai più grandi artisti del Rinascimento - Giovanni bellini, Correggio,
Tiziano, Tintoretto - s’ accostano nei
Camerini: quello della via coperta,
quello delle pitture con i baccanali di
Tiziano e quello d’alabastro, decorato
all’antica dal Lombardo: tutti luoghi
mitici e perduti, di cui la mostra porta
ricordo. Dell’età di Alfonso II (15591597) è la sezione dedicata alla passione antiquaria ed alla musica d’élite.
Qui è l’arpa decoratissima, a ricordo
dei raffinati concerti di madrigali della
duchessa Margherita Gonzaga. Importanti documenti letterari scandiscono il
percorso espositivo: ricordiamo la
prima edizione dell’Orlando Furioso
dell’Ariosto e, a rievocazione dell’evento sismico del 17 novembre
1570, il singolare studio di Pirro Ligorio sui terremoti. Ma ecco la crisi dinastica: con l’età di Cesare (1597-1628)
il papato rivendica la devoluzione del
feudo estense: occorre “rifar Ferrara a
Modena”. Principe ideale, protagonista
è il duca Francesco I (1629-1658), ritratto da Velasquez nel dipinto esposto
e da bernini un un famoso busto.. Sarà
creatore della nuova capitale ma anche
della delizia suburbana di Sassuolo, affidata ai decori dell’équipe del francese
boulanger. Si crea la Galleria Ducale e
si avvia un grande percorso collezionistico. Con il duca Francesco II (16741694) è di nuovo il trionfo della
musica: gli dedicarono composizioni
Arcangelo Corelli e Alessandro Stracontinua a pag. 2
I.P.
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foto © aut.
DAL NoSTRo CoRRISPoNDENTE
MAURo LUCENTINI
ei numerosi astri che costellavano l’ambiente artistico della Francia del Secondo
Impero non ce n’era nessuno
più luminoso di uno scultore,
Jean-Baptiste Carpeaux. Ma
non perchè questi fosse, come
era, amico dell’imperatore Napoleone III e di sua moglie Eugénie, e anche maestro di
disegno del giovanissimo principe ereditario. Nemmeno perchè avesse fatto di loro,
nonchè di molta della gente
che contava in quel periodo,
dei bellissimi ritratti, o perchè
fosse anche politicamente dalla
parte giusta, ma perchè molti
erano arrivati a vedere in Carpeaux uno dei massimi esponenti della sua arte nella storia.
Lui stesso ambiva ad essere, e
pensava di esserci effettivamente arrivato, l’erede spirituale di Michelangelo. A
giudicare dalle opere adesso
raccolte in una completamente
inaspettata sua mostra retrospettiva al Metropolitan Museum di New York - The
Passions of Jean-Baptiste Carpeaux - una pretesa tanto
grande non sembra eccessiva.
Anzi: nella sua qualità essenzialmente di ritrattista c’è da
credere che nessuno, nella storia della scultura, gli sia stato
al disopra come penetrazione
psicologica dei soggetti; e che
lo stesso Michelangelo non sia
stato superiore a lui nella capacità, invero soprendente, di
rappresentare nella pietra la
morbidezza e insieme la vitalità del corpo umano. In Italia
e a Roma, Carpeaux ha trascorso diversi anni come vincitore del Prix de Rome immerso
nello studio dei suoi grandi
predecessori; e qui ha realizzato quello che è forse il suo
capolavoro, il gruppo scultoreo
del conte Ugolino e i suoi figli.
Per ciò che concerne il lato
biografico del legame di Carpeaux con Roma, per avvertirne la profondità basta vedere
uno dei capolavori esposti a
questa mostra: il ritratto di una
giovane contadina, Barbara Pasquarelli detta “la Palombella”,
L’astro della scultura
“Le passioni di Jean-Baptiste Carpeaux” al Metropolitan Museum
Jean-Baptiste Carpeaux
“La Palombella in ancient style”
Petit Palais © MetMuseum
pensierosa e dolce, tra i suoi
più belli. è la ragazza che Carpeaux, già sposato sebbene allora solo ventiseienne (era nato
nel 1827), aveva incontrato a
Trastevere dove lei capitava
ogni tanto dal suo paese di Palombara Sabina, e di cui si era
appassionatamente innamorato; un affetto corrisposto
dalla ragazza, ma solo idealmente, perchè già promessa
dalla famiglia a un altro. Carpeaux non la dimenticherà mai,
nemmeno dopo il suo ritorno
in Francia e il suo grande successo alla corte napoleonica e
poi negli anni successivi alla
caduta dell’Impero. Poco dopo
Carpeaux era caduto malato, di
una malattia che non l’avrebbe
lasciato più, e dopo anni strazianti nel 1875 era morto di
cancro della vescica. Aveva
quarantotto anni. La mostra, è
stata curata in gran parte da
Elena Carrara, giovane “research associate” del Metropolitan Museum. Essa conta 150
tra statue, studi preparatori,
quadri e disegni, fatti pervenire da ogni parte del mondo
ma soprattutto dal Museo di
Valenciennes dove Carpeaux
era nato, dal Louvre, dal Petit
CINEMA
CORRIEREdell’ARTE
28 Marzo 2014
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COURRIER DES ARTS
Palais e dal Musée d’orsay, il
ricordo di Roma è anche immortalato da un sognante, patetico, bellissimo dipinto della
riva sinistra del Tevere con le
costruzioni ovviamente scomparse dal tempo dell’arginamento. Chi scrive, e che come
autore di una guida artistica di
Roma ha dovuto addentrarsi
in ogni cunicolo della città
eterna, sa che in uno dei suoi
angoli più riposti c’è una Via
della Palombella; e spera che
si tratti di un ricordo di quella
malinconica fanciulla e, allora, anche di un ricordo di
Carpeaux, anche se ciò è, purtroppo, del tutto improbabile.
The Metropolitan Museum
of Art
1000 Fith Ave. – New York (NY)
“The Passions
of Jean-Baptiste Carpeaux”
Retrospettiva
Info: 001 212 5357710
www.metmuseum.org
foto © aut.
DreamWorks
20th Century Fox
Successi a tutta animazione
Dal Box Office USA
Confermando la popolarità dei cartoni animati prodotti con le nuove tecnologie, la scorsa quindicina ha visto
il successo di Mr. Peabody & Sherman, frutto della collaborazione tra
DreamWorks di Steven Spielberg e
20th Century Fox. Arrivando primo
come incassi nella seconda fine di settimana di marzo, il film ha totalizzato
in questo mese oltre 63 milioni, non
male dal lato economico anche con
un costo di produzione di 145 milioni; si tratta infatti solo dei biglietti
venduti nelle sale americane. I famosi
studi Dreamworks di hollywood,
ideati da Spielberg al tempo della sua
maggior fortuna, sono tuttavia da
tempo pericolanti per un seguito di
altri insuccessi come, in questo stesso
mese, Need for Speed, ennesimo film
sulle corse automobilistiche. Messo
in circolazione attraverso la Walt Disney e nonostante mirabolanti previsioni di molti specialisti, il film ha
stentato a mettersi in lista per il terzo
posto nella statistica Rentrak incassando meno di 18 milioni contro un
costo di 66. Il secondo posto è andato
a 300: Rise of an Empire della Warner
Brothers, che nei due primi week-end
ha totalizzato oltre 78 milioni. Continuazione di una serie di action movie
con Sullivan Stapleton, il film, in due
settimane, ha recuperato quasi la metà
del costo di produzione di 100 milioni. Tra le delusioni del periodo va
incluso infine Single Moms Club di
Tyler Perry (Lionsgate), arrivato
quinto nella statistica di metà mese.
(ma. lu.)
[I dati ufficiali degli incassi sono
forniti dall’Agenzia Rentrak ©]
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