Il Quattrocento fu un periodo nel quale si aprì
uno scenario di fiducia per la popolazione.
Infatti la paura provocata dall’epidemia di peste
nera si era alleviata e si diffuse un atteggiamento
più ottimista rispetto ai macabri presagi di morte
che avevano influenzato il secolo precedente e,
una concezione della vita basata su un
atteggiamento attivo e operoso, sulla ricerca
della felicità. Questa concezione di vita portò
cambiamenti anche nell’arte di quel tempo,
come dimostrano alcuni dipinti del pittore
fiammingo Pieter Bruegel.
Nei primi decenni del ‘400 l’unico fenomeno di pari
importanza al Rinascimento fiorentino fu la Pittura
Fiamminga, le cui opere si diffusero in un’area molto ampia,
sia per la qualità dei prodotti, sia per la posizione geografica
delle Fiandre e i rapporti economici e politici con l’Europa.
Nelle Fiandre, appunto, nacque una pittura capace di
riprodurre la realtà con una descrizione minuziosa resa
possibile da una tecnica prodigiosa, capace di rendere la
levigatezza dei corpi e la brillantezza della materia e di
trasmettere la luce. I maestri fiamminghi poco interessati a
rendere attraverso un metodo unico la profondità dello spazio,
concentrarono la loro attenzione sulla rappresentazione delle
figure, ambienti e oggetti, dipinti tanto amabilmente da
evocare le diverse consistenze e la qualità dei materiali. La
pittura fiamminga assegnò al ritratto un posto di rilievo e
conservò alla pittura religiosa, di uso privato o pubblico, il
prestigio che essa aveva nel passato.
I maggiori esponenti della pittura fiamminga furono Jan Van Eyck e Hans
Memling.Le caratteristiche principali dell'arte fiamminga sono:
-Uso dei colori ad olio
-Spazialità unificata tramite la luce
-Visione particolareggiata della realtà
-Gusto per il miniaturismo
-Ritratti con posa di tre quarti
Tratto peculiare della pittura fiamminga fu mostrare la natura con evidenza e
precisione calligrafica nella resa dei più minuti particolari: si tentò di dare
l'illusione della realtà. Si approfondirono gli studi sulle sensazioni visive e sui
fenomeni ottici, ma la più significativa innovazione tecnica fu il perfezionamento
della pittura a olio che consentì ai fiamminghi di raggiungere una
verosimiglianza prima impensabile, con effetti di luce molto raffinati (riflessi dei
metalli, ombreggiatura dei tessuti ecc.). La pittura fiamminga mise a punto un
modo di rappresentazione delle figure nello spazio che differisce dalle rigide
regole della prospettiva lineare perfezionata in Italia: la profondità è solo
suggerita attraverso oggetti o architetture; le figure sfuggono nello spazio a
precisi rapporti di scala e di proporzionalità, dando così alla rappresentazione
un alone misterioso e talvolta onirico, che asseconda la grande fantasia inventiva
della scuola fiamminga.
“Proverbi fiamminghi” è uno dei più significativi
quadri di Pieter Bruegel il Vecchio, perché più di
ogni altro riesce a unire i temi chiave della poetica
del pittore fiammingo. Le tradizioni e il culto del
popolare si uniscono nei proverbi, i quali più di
ogni altra cosa custodiscono una saggezza e un
modo di pensare propri del popolo.
01 Riuscire a legare il diavolo con un cuscino – Con la caparbietà si può raggiungere
qualsiasi risultato
02 Mordere la colonna – Praticare la religione con ipocrisia – Essere un baciapile
03 Portare con una mano e il fuoco e con l’altra l’acqua – Avere un doppio atteggiamento
ipocrita – Avere una doppia faccia
04 Sbattere la testa contro il muro – Essere causa dei propri guai, oppure cercare di ottenere
l’impossibile – Sbattere la testa contro il muro
04 Avere un piede calzato e uno scalzo – Non avere equilibrio nella vita
05 Tosali ma non li spellare – Non approfittarsi troppo del proprio vantaggio
06 Uno tosa una pecora, l’altro un maiale – Avere tutto il vantaggio a discapito di qualcun
altro – Avere il coltello dalla parte del manico, o Piovere sempre sul bagnato
07 Essere paziente come un agnello – Essere molto paziente – Avere la pazienza di Giobbe
08 Mettere un manto azzurro sul marito – Essere una moglie infedele e per questo rendere
famoso sua malgrado il marito – Mettere le corna
09 Riempire il pozzo quando il vitello è ormai annegato – Inutile attivarsi solo dopo un
disastro, o provare rimorso tardivo – Chiudere il pollaio quando ormai quasi tutte le galline
sono scappate
10 Dare rose ai maiali – Fare buone azioni per chi non se le merita – Gettare le perle ai porci
11 Doversi abbassare per entrare nel mondo – Dover scendere a compromessi
12 Far girare il mondo su un pollice – Avere tutti i vantaggi – Avere il mondo ai piedi
12 Mettere un bastone tra le ruote – Ostacolare qualcosa – Mettere un bastone tra le ruote
Dentro un grande edificio, forse un granaio o un pagliaio, si sta
svolgendo il pranzo nuziale di una coppia di contadini. La sposa è
ben visibile davanti al telo verde appeso alle sue spalle (un
elemento che si trova anche in molte Madonne fiamminghe) e
indossa la corona con aria vagamente sognante, accanto ai genitori
(il padre indossa il mantello foderato di pelliccia ed ha una sedia
preminente rispetto alle altre panche); lo sposo secondo la
tradizione deve servire ai tavoli ed è forse da identificarsi con
l'uomo che sta versando del vino in una brocca all'estrema sinistra,
o con quello dal berretto rosso che si volta al centro per prendere le
scodelle col cibo (forse polenta) e passarle ai convitati, portate da
sue inservienti su un rudimentale vassoio fatto d'assi.In primo
piano si vede un bambino che sta leccando un piatto, indossante un
berrettone con piuma di pavone che gli copre gli occhi. Lo sguardo
dello spettatore è guidato in profondità dalla posizione obliqua
della tavola, lungo la quale si allineano i vari ospiti, ciascuno
ritratto nella sua singolarità.
Un cane spunta da sotto la tavola, vicino a un prelato che sta
discutendo con un uomo dalla barba rossa di profilo: qualcuno
lo ha indicato come un possibile autoritratto di Bruegel. In
quest'opera non è forse un caso che l'autore sembri sciogliere,
infine, quel distacco verso i suoi personaggi che l'aveva
caratterizzato, partecipando in qualche misura alla gioia
dell'evento.
Due suonatori di zampogna stanno in piedi nel medio piano; in
lontananza altri personaggi si accalcano alla porta e un
bambino, seduto all'estremità del tavolo, si sta succhiando il
pollice.
La descrizione è quindi arricchita da molti dettagli quotidiani,
che fanno dell'opera un prototipo per la pittura di genere.
La brulicante veduta della piazza di un paese ospita gruppi di bambini
che mettono in scena circa ottanta giochi dell'infanzia. Il soggetto, già
praticato nella miniatura medievale, viene qui per la prima volta riunito
in un'unica scena. La veduta è infatti ottenuta tramite l'applicazione
geometrica della prospettiva quattrocentesca, popolata da gruppi di
figure e personaggi singoli equilibratamente sparpagliati, con
un'organizzazione per zone facilitata dalla presenza di macchie colorate
sul terreno, ora polveroso, ora fangoso, ora erboso, in piena luce oppure
in ombra. I volti da adulti dei fanciulli, privi di qualsiasi allegria nell'atto
giocoso, sono stati letti come un richiamo all'inutilità delle azioni umane,
svolte in maniera meccanica e senza alcuna soddisfazione. I giochi
sarebbero quindi un'imitazione della vita degli adulti. Lo stesso fanciullo
che si vede alla finestra in alto a sinistra indossa una maschera da adulto
per spaventare i passanti.
Il lato sinistro del dipinto, dove oltre un'abitazione dalla parete rossa si
vede un giardino e, più lontano, un'oasi frescheggiante sulle rive di un
fiume, offre un punto di sosta e riposo per la mente dell'osservatore, con
la piacevolissima veduta delle lontane case del villaggio.
I giochi
Mosca cieca
Fabbricare
cappelli con gli
stecchi
Salto della cavallina
Bolle di sapone
La pentolaccia
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Pittura fiamminga