•
“”
Per il nostro “BENE”….
• Realizzato con il contributo dell’Assessorato
Beni Culturali, Ambientali e Pubblica Istruzione
della Regione Siciliana
“I Beni Culturali come patrimonio della comunità
acese”
Le città sono un insieme di
tante cose:
di memoria, di desideri, di
segni;
le città sono luoghi di
scambio,
come spiegano tutti i libri di
storia dell’economia,
ma questi scambi non sono
soltanto
scambi di merci,
sono scambi di parole,
di desideri,
di ricordi.
(“le città invisibili” Italo Calvino)
La città s’imbeve, come una spugna e si dilata dei
ricordi del passato …
ma la città non dice il suo passato:
lo contiene come le linee di una mano,
scritto negli spigoli delle vie,
nelle griglie delle finestre,
nei corrimano delle scale
L’alunno si immerge nei ricordi del passato ed acquista
anche la dimensione della storia.
Lo studio dei beni culturali è essenzialmente
un’esercitazione storica che sollecita l’alunno ad
immergersi nel passato.
Un “passato” del quale egli stesso ha immediata
consapevolezza, perché lo vede e lo scopre da sé,
dinanzi a sé.
NON ESISTE QUINDI MIGLIORE ESERCITAZIONE
STORICA DELLO STUDIO DEI BENI CULTURALI
DELLA PROPRIA CITTA’.
COSA SONO I BENI CULTURALI
I Beni culturali connotano
le caratteristiche umane,
culturali ed
antropologiche del
territorio e sono un
preciso punto di
riferimento per gli
abitanti che in essi
riconoscono la propria
individualità.
La didattica dei beni
culturali
Aiuta l’alunno a riconoscere se stesso, attraverso la
conoscenza del patrimonio culturale della sua terra.
2.
Si instaura un processo di correlazione: la conoscenza dei
BB CC dà conferma alla conoscenza di se stesso….
…e ciò è importantissimo specialmente se avviene negli anni
dell’adolescenza.
1.
3. L’alunno acquista consapevolezza civica.
4.
La conoscenza della propria città lo porta ad amarla
ed a rispettarla
5. La consapevolezza civica produce in lui
immediatamente la conseguenza di sentirsi parte attiva
della sua città .
La didattica dei BB CC è il primo tassello per una
didattica della CITTADINANZA
“Alla scoperta di Acireale: viaggio tra le vie
del barocco acese”
•
La città antica è quella costruita o restaurata dalla fine del secolo XVII in poi , dopo il terremoto del 1693 . Le sue
vicende sono dunque legate a quelle dell’ età barocca siciliana la cui esperienza è da considerare, rispetto al
barocco romano o internazionale , in maniera autonoma per la ricchezza , la complessità e la diversità degli esiti a
cui pervenne: si può senz’altro affermare che il barocco siciliano, con le sue caratteristiche e contraddizioni , ha
rappresentato un periodo figurativo fra i più fecondi e importanti , anche per la sua uniforme diffusione e generalità
di partecipazione. Segno distintivo della produzione architettonica acese , è il modo di trattare le superfici delle
facciate , spesso indipendenti dagli interni retrostanti , legati a schemi planimetrici tardo – rinascimentali nella
maggior parte dei casi, mentre negli edifici civili , i portali d’ ingresso , i balconi , gli elementi d’ angolo costituiscono
un campionario inesauribile di moduli , spunti e soluzioni .E’un linguaggio riscontrabile nella decorazione degli
spazi pubblici , basti pensare alla decorazione della chiesa di S. Sebastiano, o nelle figure antropomorfe a
sostegno dei balconi dei palazzi civili , ma anche religiosi ; così anche negli spazi interni a destinazione pubblica ,
elaborazione di uno status sociale o strumenti di persuasione e di ostentazione di potenza .Il linguaggio
architettonico è opera delle èlites culturali egemoni ma esso trova corpo attraverso l’ importante attività delle
maestranze locali , i “ maestri di muro” e i “ lapidum incisores” , gli intagliatori : costoro avevano una formazione
essenzialmente cantieristica e artigianale , e la loro cultura architettonica raggruppava un’ insieme di tradizioni e di
elaborazioni tecnico- linguistiche legate all’uso di certi materiali che costruivano quasi un idioma con radici antiche
e varie . Così ad un uso libero e quindi autenticamente barocco dell’ordine architettonico si aggiunse una
decorazione portata all’improvvisazione , ad una purità di temi e ad una certa esuberanza creativa che dà forma a
figure a volte mostruose a volte carnevalesche , a volte spregiudicate con pance obese , smorfie di scherno ,
espressione di una ricerca di liberazione fantastica nei casi più felici o virtuosismi ornamentali in genere ,
comunque sempre rispettosi dell’ intelaiatura architettonica . Il tessuto della città è costituito da uno spazio urbano
continuo , ricco di sorprese e di episodi che non sono da ricercarsi negli edifici monumentali , ma anche nell’edilizia
comune per la presenza di portali ,balconi , mensoloni , soluzioni d’angolo , elementi decorativi imprevedibili che
caratterizzano il paesaggio urbano . Le piazze barocche della città mettono in mostra monumenti religiosi e civili
,per lo più progettate come prolungamento esterno delle corti e dei salotti : le classi e le funzioni popolari ne sono
protagoniste in occasioni di feste religiose , mercati e fiere : gli edifici che delimitano la piazza sono considerate
quinte sceniche per lo spettacolo collettivo all’aperto di feste e celebrazioni in cui ai significati liturgici si univano
altri di partecipazione alla ricchezza e potenza della chiesa o delle classi dominanti .
CHIESA DI SANTA MARIA DEL
SUFFRAGIO
L’antica Chiesa di Santa
Maria del Suffragio, sita in
Acireale, fu fondata nel
1634 per volere di Giuseppe
Costarella. Secondo un
documento d’archivio essa
fu eretta per comodità delle
povere donne del luogo
sprovviste di manti per poter
accedere alla chiesa madre.
Sorge sull’antica strada che conduceva a mare attraverso
le“Chiazzette” e affascina per la sua fisionomia che s’impone con i
suoi chiari e pacati volumi sull’intera zona circostante, anticamente e
comunemente nota ai cittadini acesi come “il quartiere dei Morti”, uno
dei quartieri dove ancora si può cogliere l’anima antica e popolare della
città di Acireale.
“Il tempo sembra di colpo fermarsi: viuzze, altarini, tetti di tegole, umili
cortili fanno dimenticare il presente della ferrovia” (vedi M. Donato,
Acireale 1997) che taglia, proprio davanti alla piazza, la vista
del mare..
Prima della costruzione della strada e del viadotto ferroviario, il
quartiere del Suffragio era collegato direttamente al mare, come
testimonia un’antica tela conservata nella Pinacoteca Zelantea
illustrante lo sbocco naturale nel porticciolo e borgo marinaro di S.
Maria La Scala.
Un recente studio di E. Magnano di San Lio ha posto in evidenza il
ruolo del quartiere del Suffragio al tempo dell’edificazione della chiesa,
anello di congiunzione con il porticciolo di Santa Maria La Scala in un
periodo di particolare fermento economico della città, allorché i vescovi
di Catania, proprietari della Contea di Mascali, decisero di distribuire
vasti tratti di essa in enfiteusi ad alcuni agricoltori acesi.
L’economia del luogo ne trasse un grande profitto, non solo per
l’incremento dei prodotti agricoli, ma anche per i vantaggi della loro
commercializzazione ed esportazione. Gli acesi si servivano
prevalentemente del porto di Santa Maria La Scala, al quale si
giungeva solo attraverso i tornanti delle Chiazzette, passando da
questo quartiere.
Da qui la necessità che la chiesa si ponesse come segno monumentale
del principale accesso alla città per quanti provenivano dal mare. Ed
infatti la facciata principale della chiesa è rivolta ad oriente, verso il
mare, a rimarcare la sua duplice vocazione di proteggere i marinai,
intenti alla pesca o alla navigazione e di accogliere i forestieri..
Quando il mare perse gradatamente la sua funzione di via del
commercio, sostituito in ciò dai percorsi stradali, avendo questa chiesa
ormai smarrito la sua primitiva vocazione, si ritenne opportuno
collegarla alla vita del quartiere, con l’apertura di un prospetto laterale,
a sud, le cui somiglianze con il prospetto meridionale della chiesa
matrice sono impressionanti.
Il prospetto in pietra bianca di Siracusa, è costituito da due ordini
sovrapposti, ornati da paraste con capitelli dorici e ionici, più un terzo
ordine rimasto incompleto.
Al centro è posta una finestra ornata da un timpano curvilineo e da una
balaustra.
Nel prospetto laterale fu posto, nella seconda metà del 1700, un ricco
portale con eleganti colonne culminanti in un timpano a cui è
sovrapposta una cella campanaria.
La chiesa è costituita da un’unica navata completamente affrescata da
Pietro Paolo Vasta nel 1750.
La dedicazione è a Maria Santissima del Suffragio, cioè a colei che è
mediatrice potente presso il Padre per alleviare le pene delle anime del
Purgatorio. Ma viene sottolineata anche l’importanza delle preghiere
dei fedeli che trovano il loro apice nel Sacrificio Eucaristico.
Le raffigurazioni costituiscono un’enciclopedia delle conoscenze
dottrinali del Settecento, ora concepite dalla fantasia del Vasta come il
Cristo che versa dal costato il sangue della Redenzione, ora sono una
riproposizione di affreschi che l’artista aveva visto in altri luoghi e che
tiene vivi nella sua mente ( il Mistero Eucaristico che adornava la volta
della Chiesa di S. Giacomo della Marina di Palermo).
Gli affreschi lungo le pareti laterali della chiesa rappresentano episodi
biblici tratti dall’Antico Testamento, affreschi che risultano facilmente
leggibili a gente che non era molto abituata a leggere sui libri perché
analfabeta, ma che certamente non era ignorante.
Le sei scene,
rappresentate entro medaglioni con cornici mistilinee a stucco, sono i
simboli attraverso cui si raggiungono le gioie del Paradiso, anche se
dopo le sofferenze che derivano dalla vita sulla terra.
Il bellissimo sentiero delle “Chiazzette”, tra Acireale, la frazione marinara di
Santa Maria La Scala ed il mare, si estende per circa 1 km, con un dislivello
totale di circa 120 metri offrendo uno stupendo panorama della Timpa e della
costa da Taormina a Capo Mulini.
La costruzione di questa stradina risale alla fine del XVII secolo su un viottolo
preesistente; questa era la principale via di collegamento tra il quartiere del
Suffragio ed il borgo marinaro di Santa Maria la Scala.
All’inizio del percorso si incontrano una cappelletta ed uno splendido slargo.
Subito dopo una rampa di gradini, si arriva invece all’antica Fortezza del Tocco,
costruita nel 1617 dal viceré Francesco Lemos con la funzione di avvistamento,
poiché un colpo di cannone (“tocco”) segnalava l’arrivo delle navi nemiche.
Al Tocco troviamo i ruderi della casa del barcaiolo dove, secondo la fantasia
popolare, c’erano “i spirdi” e la “Trovatura”: leggenda plutonica che parla di un
tesoro nascosto che appare incantesimato e quindi intoccabile dalla gente
comune.
A custode di questo tesoro ci sarebbe un pircante cioè un guardiano incantato
(che assume aspetti di gnomo, serpente, diavolo, spirito o fata).
La tradizione ci narra di qualcuno che ha cercato di impadronirsi del tesoro e
secondo il rituale, dopo aver mangiato del pesce crudo e bevuto abbondante
Vino, dice di aver visto una quantità di barili d’oro, ma si è trovato
improvvisamente balzato fuori dalla casa per centinaia di metri o di una donna
che avendo sentito dagli spiriti il rituale magico dell’incantesimo era riuscita ad
impadronirsi del bottino ma, improvvisamente, se ne ritrovò priva. La fata allora
le rivolse queste parole “A sentisti o a vidisti, troppu cauda a facisti”.
Continuando la discesa delle Chiazzette si incontra una cappelletta votiva
dedicata al SS. Crocifisso della Buona Nuova.
Il percorso termina sul borgo di Santa Maria la Scala, dove si trovano il mulino
ad acqua chiamato “Miuccio”, oggi funzionante ad energia elettrica.
Il mulino un tempo era alimentato da una vicina sorgente, in cui le donne di
Acireale per moltissimi anni lavarono i panni e raccolsero l’acqua con il
rischio di essere catturate dagli incursori.
ALLA SCOPERTA DEGLI
“ATAREDDI”
Gli “Atareddi”, o “Tareddi” come in Sicilia li denominano alcuni, sono l’
espressione di una cultura che, attraverso i tempi ha messo in evidenza
il tessuto religioso della popolazione. Essi sono la testimonianza di una
fede ben precisa e nello stesso tempo di una speranza e di un atto d’
amore. Certo i tempi sono cambiati, e con i tempi è cambiata anche la
cultura: gli Atareddi non rientrano più nella logica moderna! Oggi è
scomparso quel fresco sentimento religioso, di una volta, quando gli
altarini erano l’ espressione del divino come rimedio per gli inevitabili
eventi e dolori della vita. Gli “Atareddi” erano il segno di riconoscenza
per una grazia ricevuta, l’occasione di una preghiera per implorare aiuto e
protezione. Dinanzi a quelle cappellette si riunivano i nostri antenati per
recitare, in dialetto, i misteri del Rosario o per cantare le antiche nenie nel
periodo natalizio e le canzoni dedicate alla Madonna durante il mese di
Maggio. San Tommaso afferma che le immagini sacre hanno almeno una
triplice funzione: istruire gli ignoranti facendo loro da libri; rammentare
ad essi il mistero dell’incarnazione e l’esempio dei santi; invitare
visivamente più che auricolarmente alla fede e alla devozione.
Oggi il livello culturale della gente è alquanto più elevato rispetto ai tempi
passati e l’ indagine dell’ occhio spesso non serve più ad una
elaborazione interiore dei concetti della fede.
Purtroppo, il terremoto del 1693, altre calamità naturali, e a volte, anche
l’opera nefasta degli uomini, hanno fatto perdere la testimonianza di ciò
che, in questo campo, come in altri, possedeva la nostra città in passato.
Tuttavia gli “Atareddi” sono tanti, specie nelle antiche vie. Se ne vedono
d’ogni forma, stile e dimensione. Non tutti, sono meritevoli d’attenzione;
alcuni sono adesso delle nicchie spoglie, più o meno grandi, altri appena
adorni.
Questo è quanto emerge dalla ricerca effettuata dagli alunni
durante il percorso di studio attraverso la conoscenza di
alcune vie del centro storico: Piazza Duomo,Via Davì, Piazza
Marconi, Via Meli, Piazza Lionardo Vigo, Via A. Raffaele, Via
Vastea, Via Romeo, Piazza S. Maria del Suffragio.
Via Davì prende nome da un’antica famiglia. E’ stretta e breve e molto caratteristica per il
movimento e il vocio della gente,intenta agli acquisti di frutta e di altro genere. Dei due
altarini, ancora esistenti in questa via, quello posto quasi all’incrocio con Via G. Meli al
n.4, è piuttosto antico. Vi è dipinto sul muro un sipario semiaperto. Ai lati sono raffigurati
in oro i simboli dell’Eucarestia: da una parte la vite, dall’altra la spiga di grano. Anche se
trascurata, l’edicola si presenta bene. Al posto dell’antica pittura,ora corrosa dal tempo, la
gente devota ha collocato un’immagine su carta dell’Immacolata.
Piazza Marconi è una piazza molto antica ed ornata da bei palazzi. Dei due
che qui si trovano, il più maestoso, quello dedicato alla Madonna del Rosario, è
ornato con colonne di marmo, fregi ed elaborato frontone. Vi è collocata in
esso, una grande, magnifica statua in legno della Madonna del Rosario,
scolpita dall’acese Ignazio Castorina Canzirri. L’edicola fu costruita nel 1743,
perché la città, grazie alla Madonna, era stata preservata dalla peste.
All’incrocio con Via G. Meli, a destra guardando l’edicola della Madonna del
Rosario, altro altarino dedicato a San Sebastiano. Il dipinto sul muro è simile ad
altro di Via Vittorio Emanuele, sia per l’atteggiamento del Santo, sia per le
caratteristiche anatomiche. Dovrebbe essere opera dello stesso autore,
Giuseppe Grasso Naso. Sbiaditi i colori e corrosa la parte inferiore della pittura.
Via Arcangelo Raffaele. Strada a piano ondulato, tagliata da Via Galatea e da
altre vie. Conserva, ancora, negli edifici che la lambiscono, integre le linee
dell’antica Aci.
Al n.24 si trova una piccola edicola inacassata nel muro di un edificio, e
protetta da sportello in ferro battuto, con immagine di Sant’Anna su carta.
Buono lo stato di conservazione.
• Via Chianello. Il nome potrebbe derivare da “Chianu”
(piccola piazza). Non differisce dalle altre vie del
quartiere Suffragio. Le sue case antiche, la vivacità della
gente, soprattutto dei bambini, danno ad essa molta
luce.
Un altarino è all’altezza del n.35. Si tratta di una piccola
icona con sportello in ferro e vetro. Al posto del dipinto,
che esisteva sulla parete e che riproduceva Santa
Venera, c’è adesso l’immagine su carta della Santa.
Buono lo stato di conservazione.
L’altro altarino, di modeste dimensioni è al n. 75.
All’interno si trova una statuetta di San Giuseppe.
Discreta la struttura, con colonne corinzie ed un frontone
stilizzato.
Piazza Madonna del Suffragio. Caratteristica Piazza, molto antica, centro storico del
quartiere più popolare della città, dominata dalla bella chiesa omonima, conclude la
rapida discesa di Via Romeo, contenuta verso il mare, dall’antico arco, che sostiene il
ponte della ferrovia. Proprio di fronte alla chiesa, incassata fra due case basse si trova
un’edicola al cui interno vi era un bellissimo quadro ad olio della Madonna di Porto Salvo
nell’atto di proteggere le barche dei marinai tra le onde del mare infuriato. Questa, anche
se oggi ristrutturata e modificata, è una delle più antiche edicole della città e doveva
costituire la fermata obbligatoria per tanti pescatori che si recavano al mare sottostante.
•
Hanno partecipato al progetto “Per il
nostro Bene” gli alunni delle classi
quinte sez.A\B\C plesso “G.Fanciulli”
coordinati dalle insegnanti :
Sorrentino Marialuisa, Spadaro,
Nunziatina,Rinzivillo Valeria.
Scarica

Progetto_per_il_nostro_bene_con_musica