I CONTESTATORI DI HEGEL Arthur Schopenhauer (Danzica, 22 febbraio 1788 – Francoforte sul Meno, 21 settembre 1860) ritratto da Ludwig Sigismund Ruhl (1815) I CONTESTATORI DI HEGEL Arthur Schopenhauer (Danzica, 22 febbraio 1788 – Francoforte sul Meno, 21 settembre 1860) Il mondo come volontà e rappresentazione La rappresentazione ovvero il fenomeno come velo di Maya Consta di Soggetto (“Ciò che tutto conosce senza essere conosciuto da alcuno”) E si basa sulle forme a priori di Oggetto (“ciò che viene conosciuto”) Spazio Tempo Causalità Soggetto e oggetto, costituendo le due componenti inscindibili della rappresentazione, non possono stare l’uno senza l’altro I CONTESTATORI DI HEGEL Arthur Schopenhauer (Danzica, 22 febbraio 1788 – Francoforte sul Meno, 21 settembre 1860) Il mondo come volontà e rappresentazione Come rappresentazione e fenomeno superficiale (velo di Maya) L’uomo è dato a se stesso in due modi Come cosa in sé , noumeno, ed essenza profonda (= volontà di vivere) Corpo = oggettivazione della Volontà Volontà = noumeno dell’uomo e dell’Universo I CONTESTATORI DI HEGEL Arthur Schopenhauer (Danzica, 22 febbraio 1788 – Francoforte sul Meno, 21 settembre 1860) Il mondo come volontà e rappresentazione Caratteri della Volontà Inconscia Volontà di vivere: Essenza segreta del mondo Unica Eterna Incausata Senza scopo I CONTESTATORI DI HEGEL Arthur Schopenhauer (Danzica, 22 febbraio 1788 – Francoforte sul Meno, 21 settembre 1860) Il mondo come volontà e rappresentazione Pessimismo radicale Volontà di vivere = desiderio = mancanza = dolore Piacere = cessazione momentanea del dolore “Piacer figlio d’affanno” (Leopardi, La quiete dopo la tempesta) Desiderio e dolore Il pendolo della Vita oscilla tra: Sazietà e noia I CONTESTATORI DI HEGEL Arthur Schopenhauer (Danzica, 22 febbraio 1788 – Francoforte sul Meno, 21 settembre 1860) Il mondo come volontà e rappresentazione La sofferenza universale Pessimismo cosmico: il dolore non riguarda soltanto l’uomo, ma investe ogni creatura – Tutto soffre E chi più soffre è chi più sa: Qui auget scientiam, auget et dolorem Al di là delle celebrate meraviglie del creato, dunque, si cela la lotta e la sofferenza di tutte le cose Tipico esempio di lotta paradossale autolesionista è quello della formica gigante d’Australia che se divisa in due offre lo spettacolo di un combattimento strenuo tra capo e coda I CONTESTATORI DI HEGEL Arthur Schopenhauer (Danzica, 22 febbraio 1788 – Francoforte sul Meno, 21 settembre 1860) Il mondo come volontà e rappresentazione L’illusione dell’amore L’amore che “si impadronisce della metà delle forze e dei pensieri dell’umanità più giovane” è uno dei più forti Ma è uno stratagemma di cui si stimoli dell’esistenza. serve la Volontà per perpetuare la vita della specie. L’individuo è lo zimbello della L’amore commette il peggiore dei Natura. delitti: la messa al mondo di altre creature destinate a soffrire. L’unico amore di cui si possa tessere l’elogio non è quello generativo ma la pietas. I CONTESTATORI DI HEGEL Arthur Schopenhauer (Danzica, 22 febbraio 1788 – Francoforte sul Meno, 21 settembre 1860) Il mondo come volontà e rappresentazione Vie di liberazione dalla Volontà Preliminare rifiuto del suicidio: sarebbe un arrendersi all’assurdità della Voluntas che va convertita in Noluntas Vie di liberazione dalla Voluntas L’arte, soprattutto la musica, « La musica, intesa come espressione del mondo, è una lingua universale al massimo grado e la sua universalità sta all'universalità dei concetti più o meno come i concetti stanno alle singole cose. » : ma è un sollievo temporaneo L’etica come giustizia e soprattutto come carità: ma non libera dalla volontà di vivere L’ascesi come castità perfetta, umiltà, digiuno, sacrificio, automacerazione: vie che consentono di raggiungere l’annullamento totale della Voluntas, cioè il Nirvana. I CONTESTATORI DI HEGEL Arthur Schopenhauer (Danzica, 22 febbraio 1788 – Francoforte sul Meno, 21 settembre 1860) Sì! diciamolo apertamente: per quanto strettamente l’amicizia, l’amore e il matrimonio uniscano gli umani, non si vuol bene, interamente e di buona fede, che a se stessi, o tutt’al più al proprio figlio. (Aforismi sulla saggezza della vita , dall’opera Parerga e paralipomena, 1851).