Aree protette della Sicilia
indice
 Parco dei monti Sicani
 Parco delle Madonie
 Parco dei Nebrodi
 Parco dell’ Etna
 Parco fluviale dell’ Alcantara
Parco dei monti Sicani
Il parco dei monti sicani è un parco naturale regionale della Sicilia istituito definitivamente
il 25 luglio 2012 dopo l’ annullamento del primo decreto; comprende 12 comuni delle
province di Agrigento e Palermo in Sicilia.
Il 26 agosto 2012 si è insediato il commissario Alberto Pulizzi.
Il 24 aprile 2013,con sentenza del tribunale amministrativo
Regionale per la Sicilia, viene annullato il decreto di istituzionale
del parco.
Territorio
Comprende il massiccio montuoso dei Monti Sicani, situato nella zona centro-occidentale
della Sicilia. Il parco raggruppa, nel territorio di 12 comuni, quattro riserve naturali
preesistenti: la Riserva naturale orientata Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio, la
Riserva naturale orientata Monte Carcaci, la Riserva naturale orientata Monte Genuardo e
Santa Maria del Bosco e la Riserva naturale orientata Monte Cammarata, che
contestualmente all'istituzione del Parco, sono state soppresse con decreto.
Parco delle Madonie
Il Parco delle Madonie è un Parco naturale regionale previsto nel 1981
(dalla Legge regionale siciliana n.98) e istituito il 9 novembre del 1989;
comprende quindici comuni della provincia di Palermo in Sicilia
(Caltavuturo, Castelbuono, Castellana Sicula, Cefalù, Collesano, Geraci
Siculo, Gratteri, Isnello, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi
Generosa, Pollina, San Mauro Castelverde, Scillato e Sclafani Bagni).
Comprende il massiccio montuoso delle Madonie, situato sulla costa
settentrionale siciliana, tra il corso dei fiumi Imera e Pollina.
Il parco ospita oltre la metà delle specie vegetali siciliane, e in particolare
gran parte di quelle presenti solo in Sicilia (come l'Abies nebrodensis in via
di estinzione, nel Vallone Madonna degli Angeli).
Per la fauna sono presenti oltre la metà delle specie di uccelli, tutte le specie
di mammiferi e più della metà delle specie di invertebrati siciliane.
Notevoli sono anche le peculiarità geologiche. La geologia delle Madonie è
al centro di studi e ricerche avviatisi fin dagli anni sessanta. Proprio per
l'interesse geologico del complesso montuoso madonita dal 2003 il Parco
delle Madonie è entrato a far parte del network European Geopark a cui
aderiscono più di venti parchi geologici e non, europei.
Parco delle Madonie
Notevole è il patrimonio naturalistico, storico e artistico di questo territorio segnato da
numerosi edifici religiosi, monasteri, eremi e chiese rupestri, spesso isolate in alto sulle
montagne. Dimenticati lungo le vie d'acqua i mulini, le vecchie masserie spesso costruite
sui resti di più antichi casali romani, testimoniano la capacità di una cultura capace di
vivere in simbiosi con la natura. Nelle Madonie si trovano le più antiche rocce di Sicilia,
formatesi durante il Triassico. Lo documentano i numerosissimi fossili che si rinvengono
nelle zone calcaree della catena montuosa. Le vette più alte e spettacolari della catena
sono, Pizzo Carbonara (1979 m), Monte San Salvatore (1912 m), Monte Ferro (1906 m),
Monte Ouacella (1869 m), Monte dei Cervi (1656 m).
Parco dei Nebrodi
Il Parco regionale dei Nebrodi, istituito il 4 agosto 1993, con i suoi 86.000 ha di superficie è la più grande
area naturale protetta della Sicilia.
Territorio
I Nebrodi, assieme alle Madonie ad ovest e ai Peloritani ad est, costituiscono l’Appennino siculo. Essi
s’affacciano, a nord, direttamente sul Mar Tirreno, mentre il loro limite meridionale è segnato dall’Etna,
in particolare dal fiume Alcantara e dall’alto corso del Simeto.
Notevole è la escursione altimetrica, che da poche decine di metri sul livello del mare raggiunge la quota
massima di 1847 metri di Monte Soro. Altri rilievi da segnalare sono la Serra del Re (1754 metri), Pizzo
Fau (1686 metri) e Serra Pignataro (1661 metri).
Gli elementi principali che più fortemente caratterizzano il paesaggio naturale dei Nebrodi sono
l’asimmetria dei vari versanti, la diversità di modellazione dei rilievi, la ricchissima vegetazione e gli
ambienti umidi.
Connotazione essenziale dell’andamento orografico è la dolcezza dei rilievi, dovuta alla presenza di estesi
banchi di rocce argillose ed arenarie: le cime, che raggiungono con Monte Soro la quota massima di 1847
s. l. m., hanno fianchi arrotondati e s’aprono in ampie vallate solcate da numerose fiumare che sfociano
nel Mar Tirreno. Ove però predominano i calcari, il paesaggio assume aspetti dolomitici, con profili
irregolari e forme aspre e fessurate. È questo il caso del Monte San Fratello e, soprattutto, delle Rocche del
Crasto (1315 m s.l.m.). I comuni ricadenti nell’area del parco sono 23: 18 in provincia di Messina
(Acquedolci, Alcara Li Fusi, Capizzi, Caronia, Cesarò, Floresta, Galati Mamertino, Longi, Militello
Rosmarino, Mistretta, Sant'Agata di Militello, Santa Domenica Vittoria, San Fratello, San Marco
d'Alunzio, Santo Stefano di Camastra, San Teodoro, Tortorici, Ucria), 3 in provincia di Catania (Bronte,
Maniace, Randazzo), 2 in provincia di Enna (Cerami, Troina)
È un parco spettacolare,
con una vista unica al
mondo.
Parco dei Nebrodi
Parco dell’Etna
Il Parco dell'Etna è un'area naturale protetta dell ‘ Etna una grotta di san Regione Siciliana,
istituita nel 1987.
Storia
La prima volta che si pensò all'istituzione di un Parco dell'Etna, fu intorno agli anni
sessanta, quando cominciò ad affermarsi, fra gli appassionati della Montagna, la
necessità di tutelare la natura dalla invasione del turismo di massa portato dalla
diffusione dei mezzi di trasporto personali.
Sull'argomento si discusse molto sia fra la popolazione che fra i politici e si andò avanti fino
agli anni ottanta, quando la Regione Siciliana istituì tre Parchi Regionali e fra questi quello
dell'Etna con la legge n. 98 del maggio 1981.
Per arrivare però alla reale costituzione del Parco, occorse attendere ancora altri sei anni ed
arrivare al marzo 1987. Lo scopo del Parco è quello di tutelare il patrimonio boschivo e la
conservazione e lo sviluppo delle specie floreali e faunistiche specifiche dei luoghi e di
regolamentare e coordinare lo sviluppo di quelle attività turistiche che possano dare
fruibilità ai luoghi e benessere alle popolazioni insediate nell'ambito territoriale.
Parco naturale dell’ Etna
Nella zona sommitale del vulcano non vi è alcun tipo di vegetazione in quanto sulla lava
recente nessun seme può germogliare. Scendendo intorno ai 2400 metri si incontrano la
saponaria (Saponaria sicula), l'astragalo siciliano (Astragalus siculus), il tanaceto (Tanacetum
siculum), il cerastio (Cerastium tomentosum), il senecio (Senecio squalidus), la camomilla
dell'Etna (Anthemis aetnensis), il caglio dell'Etna (Galium aetnicum), la romice (Rumex
scutatus) e qualche muschio e lichene.
Già intorno ai 2000 metri si possono incontrare, su alcuni versanti, il pino loricato, la Betula
aetnensis e il faggio ed ancora più in basso anche castagno e ulivo. Assieme a questa
vegetazione convive la ginestra dell'Etna che con i suoi fiori gialli crea, nel periodo della
fioritura, un bel cromatismo con il nero della lava vulcanica.
Nella zona collinare delle falde si incontrano i vigneti di Nerello, dai quali si produce l'Etna
vino DOC della zona pedemontana.
Nel versante nord-ovest del vulcano, dai 600 agli 850 metri di altitudine, prosperano i
pistacchi (Bronte) e le fragole (Maletto) unici per il loro sapore e colore dovuti alla tipicità del
territorio e del microclima. Altra notevole produzione è quella delle pere di vario tipo e delle
pesche, tra cui spicca fra tutte la "tabacchiera dell'Etna".
La notevole ricchezza dei suoli ha permesso lo sviluppo di una ricchissima varietà agricola,
soprattutto nelle zona nord - orientale del vulcano, rispetto agli altri territori, grazie al
particolare microclima che si è venuto a creare dalla vicinanza con la costa ionica: numerose
specialità, tra le quali ad esempio la Ciliegia rossa dell'Etna (Comuni Milo, Sant'Alfio, Mascali
e Giarre) o le noci/noccioline di più alta quota (Comuni di Sant'Alfio, Milo, Piedimonte
Etneo), rappresentano un patrimonio, ancora dal valore inestimabile.
Parco dell’ Etna

L'Etna rappresenta una speciale "finestra
astenosferica" causata dal processo di
convergenza litosferica tra l'Africa e l'Eurasia e la
sua evoluzione strutturale e profondamente
legata alla geodinamica del bacino del
Mediterraneo. Con i suoi 135 km di perimetro, si
è sviluppata, modificata, distrutta e ricostruita
attraverso una molteplicità di eventi geologici
che si sono succeduti nel corso di molte decine di
migliaia di anni. L'inizio dell'affascinante storia
di questo complesso vulcanico è del Pleistocene
medio-inferiore: 570000-600.000 anni fa,
quando hanno avuto luogo le prime
manifestazioni eruttive. In quel tempo, l'area
nella quale siamo soliti vedere gli abitati di
Acicastello, Acitrezza, Ficarazzi era occupata da
un ampio golfo marino interessato da un'intensa
attività vulcanica sottomarina. Molto tempo
dopo, attraverso lunghe fessure eruttive lineari,
si poteva assistere alla formazione di estesi
campi di lave che oggi ritroviamo come terrazzi
posti a varia quota nell'area geografica su cui
sorgono gli abitati di Valcorrente, S. Maria di
Licodia, Biancavilla e Adrano. Seguì un
vulcanismo di tipo centrale che portò
all'edificazione di imponenti edifici vulcanici noti
come, Calanna, Zoccolaro, Trifoglietto, Vavalaci,
Cuvigghiuni, Pirciata, Giannicola, Ellittico,
Mongibello.
Parco dell’ Etna
Fauna
Circa un secolo e mezzo fa Galvagni, descrivendo la fauna dell'Etna, raccontava della presenza di
animali ormai scomparsi e divenuti per noi mitici: lupi, cinghiali, daini e caprioli. Ma l'apertura di
nuove strade rotabili, il disboscamento selvaggio e l'esercizio della caccia hanno portato all'estinzione
di questi grandi mammiferi e continuano a minacciare la vita delle altre specie. Nonostante ciò sul
vulcano vivono ancora l'istrice, la volpe, il gatto selvatico, la martora, il coniglio, la lepre e, fra gli
animali più piccoli, la donnola, il riccio, il ghiro, il quercino e varie specie di topo, pipistrello e
serpente.
Moltissimi sono gli uccelli ed in particolare i rapaci che testimoniano dell'esistenza di ampi spazi
incontaminati: tra i rapaci diurni troviamo lo sparviero, la poiana, il gheppio, il falco pellegrino e
l'aquila reale; tra i notturni il barbagianni, l'assiolo, le allocco, il gufo comune. Aironi, anatre ed altri
uccelli acquatici si possono osservare nel lago Gurrida, unica distesa d'acqua dell'area montana etnea.
Nelle zone boscose è possibile intravedere la ghiandaia, il colombo selvatico e la coturnice che si
mischiano ad una miriade di uccelli canori quali le silvie, le cince, il cuculo e tanti altri, mentre sulle
distese laviche alle quote più alte il culbianco vi sorprenderà con i suoi voli rapidi ed irregolari. Tra le
diverse specie di serpenti, che con il ramarro e la lucertola popolano il sottobosco, l'unica pericolosa è
la vipera la cui presenza, negli ultimi anni, è aumentata a causa della distruzione dei suoi predatori.
Infine, ma non per questo meno importante, vi è il fantastico, multiforme universo degli insetti e degli
altri artropodi: farfalle, grilli, cavallette, cicale, api, gagni ecc. con il loro fondamentale e insostituibile
ruolo negli equilibri ecologici.
cucciolo di volpe rossa
Parco dell’ Etna
Flora
Nella zona sommitale del vulcano non vi è alcun tipo di vegetazione in quanto sulla lava
recente nessun seme può germogliare. Scendendo intorno ai 2400 metri si incontrano la
saponaria (Saponaria sicula), l'astragalo siciliano (Astragalus siculus), il tanaceto
(Tanacetum siculum), il cerastio (Cerastium tomentosum), il senecio (Senecio squalidus),
la camomilla dell'Etna (Anthemis aetnensis), il caglio dell'Etna (Galium aetnicum), la
romice (Rumex scutatus) e qualche muschio e lichene.
Già intorno ai 2000 metri si possono incontrare, su alcuni versanti, il pino loricato, la
Betula aetnensis e il faggio ed ancora più in basso anche castagno e ulivo. Assieme a
questa vegetazione convive la ginestra dell'Etna che con i suoi fiori gialli crea, nel periodo
della fioritura, un bel cromatismo con il nero della lava vulcanica.
Nella zona collinare delle falde si incontrano i vigneti di Nerello, dai quali si produce
l'Etna vino DOC della zona pedemontana.
Nel versante nord-ovest del vulcano, dai 600 agli 850 metri di altitudine, prosperano i
pistacchi (Bronte) e le fragole (Maletto) unici per il loro sapore e colore dovuti alla tipicità
del territorio e del microclima. Altra notevole produzione è quella delle pere di vario tipo
e delle pesche, tra cui spicca fra tutte la "tabacchiera dell'Etna".
La notevole ricchezza dei suoli ha permesso lo sviluppo di una ricchissima varietà
agricola, soprattutto nelle zona nord - orientale del vulcano, rispetto agli altri territori,
grazie al particolare microclima che si è venuto a creare dalla vicinanza con la costa
ionica: numerose specialità, tra le quali ad esempio la Ciliegia rossa dell'Etna (Comuni
Milo, Sant'Alfio, Mascali e Giarre) o le noci/noccioline di più alta quota (Comuni di
Sant'Alfio, Milo, Piedimonte Etneo), rappresentano un patrimonio, ancora non del tutto
valorizzato, su cui l'Area protetta del Parco dell'Etna non potrà fare a meno in un futuro.
Parco naturale dell’ Etna
Vegetazione
L'universo vegetale dell'Etna si presenta caratterizzato da un insieme di fattori tra i quali ha
un ruolo predominante la natura vulcanica della montagna. La flora del Parco,
estremamente varia e ricca, condiziona il paesaggio offrendo continui e repentini
mutamenti; ciòdipende dalla diversa compattezza e dal continuo rimaneggiamento del
substrato ad opera delle colate laviche che si succedono nel tempo, nonchèdal variare delle
temperature e delle precipitazioni in relazione all'altitudine ed all'esposizione dei versanti.
Partendo dai piani altitudinali piùbassi, dove un tempo erano le foreste di leccio, ecco i
vigneti, i noccioleti ed ancora i boschi di querce, pometi e castagni. Intorno ed anche oltre i
2.000 metri troviamo il Faggio che, in Sicilia, raggiunge il suo limite meridionale e la betulla
che è considerata dalla maggior parte degli autori un'entità endemica.
Oltre la vegetazione boschiva il paesaggio si modifica ed è caratterizzato da formazioni
pulviniformi di spino santo (astragalo) che offrono riparo ad altre piante della montagna
etnea quali il senecio, la viola e il cerastio. Al di sopra del limite dell'astragalo, tra i 2.450 ed
i 3.000 metri solo pochissimi elementi riescono a sopravvivere alle condizioni ambientali
dell'alta montagna etnea. Al di sopra di queste quote e sino alla sommità si stende il deserto
vulcanico dove nessuna forma vegetale riesce a mantenersi in vita.
Parco dell’ Etna
Agricoltura
Fin da epoche remote la ricchezza del suolo vulcanico ha permesso alle popolazioni etnee di vivere
di agricoltura e allevamento, costruendo un ambiente "dell'uomo" armonicamente inserito in
quello naturale. Paesaggi agricoli sorprendenti e multiformi sono incastonati fra boschi e colate
laviche, formando così un mosaico ambientale di rara bellezza.
La presenza millenaria dell'uomo sul vulcano ha lasciato un'impronta profonda: monumentali
opere di terrazzamento, magazzini, palmenti, cantine costellano le pendici della "Montagna".
Pertanto il mantenimento e il recupero dell'agricoltura svolta in sintonia con le esigenze di tutela
ambientale diventano strumento efficace per il mantenimento di una parte importante del
paesaggio etneo. In questo contesto, il Parco dell'Etna guarda con particolare attenzione
all'agricoltura biologica, metodo di coltivazione capace di offrire prodotti sani nel rispetto
dell'ambiente e dalla salute degli agricoltori.
Oggi vigneti, oliveti, pistacchieti, noccioleti e frutteti circondano il vulcano testimoniando una
vocazione agricola del territorio ampiamente diffusa e caratterizzata dalla presenza di varietà locali
particolarmente interessanti. Basti pensare alle mele "Cola", "Gelato" e "Cola-Gelato" piccole, gialle
e fragranti o alle pere autunnali come la "Ucciardona" o la "Spinella" utilizzata nella cucina
tradizionale. La ricchezza varietale delle specie coltivate sull'Etna è un patrimonio di biodiversità
da tutelare e diffondere per mantenere un'eredità importante che può diventare la nota distintiva
dell'agricoltura del Parco.
Parco naturale dell’ Etna
Viticoltura
Il particolare microclima del comprensorio etneo ha caratterizzato la coltura della vite e la
produzione di vino sin dall'antichità. Le popolazioni etnee debbono alla vite e al vino una parte
determinante della propria civiltà. Le vigne etnee, nel tempo, hanno subito numerose e profonde
trasformazioni e sono divenute un elemento caratterizzante del paesaggio antropico. La viticoltura
etnea, essendo di collina e di montagna, si sviluppa su terreni sistemati a "terrazze" di piccola e
media larghezza. Generalmente, all'interno dei vigneti, si trovano manufatti rurali che possono
comprendere "palmenti" (parte del fabbricato destinato alla lavorazione delle uve) e cantine.
Un DPR del 1968 ha concesso ai vini dell'Etna la DOC "Etna" (Bianco Superiore, Bianco, Rosso e
Rosato), interessando i territori di ventuno comuni etnei. Di questi, ben diciassette rientrano nel
comprensorio del Parco.
L'Ente Parco, mirando all'integrazione tra protezione ambientale e promozione delle attività
economiche, tutela e promuove la vitivinicoltura etnea quale "inestimabile patrimonio ereditato"
da custodire, valorizzare e far conoscere e quale settore economico di primaria importanza.
Obiettivo raggiungibile attraverso la salvaguardia del patrimonio ambientale e culturale etneo,
l'incentivazione al miglioramento e alla stabilizzazione dei parametri qualitativi delle produzioni e
la promozione dell'immagine del prodotto legato al suo territorio. Di pari passo con molteplici
iniziative tecnico-amministrative, rivolte al settore e con l'adesione in qualità di socio ad Organismi
quali il CERVIM (Centro di Ricerche, Studi e Valorizzazione per la Viticoltura Montana),
l'Associazione Nazionale "Città del Vino" e la "Strada del Vino dell'Etna", l'Ente Parco promuove
svariate manifestazioni di notevole interesse regionale, nazionale e internazionale.
Il Territorio
Il fiume Alcantara è uno dei
fiumi più importanti della
Sicilia. Nasce dai Monti
Nebrodi a quota 1250 m nei
pressi di Floresta, e scorre
per 50 km circa prima di
sfociare nei pressi di Capo
Schisò.
Lo stesso fiume in passato fu
chiamato sempre in modi
diversi, ed ogni popolo che
si fermava lungo la vallata lo
appellava differentemente
dalla precedente gente.
I Greci lo chiamarono
Assinos, Plinio lo nominò
col nome di Asines, da
Appiano Alessandrino fu
detto Onobalas, i
Musulmani col nome di Al
Quantarah o Cantara che in
lingua araba vuol dire ponte,
Federico III D'Aragona
invece Flumen Cantaris.
Parco fluviale
dell’ALCANTARA
Parco fluviale dell’ Alcantara
La Natura
Il bacino idrografico del fiume Alcantara ha una superficie di circa 573 Kmq; l'asta fluviale ha origine tra i
Monti Peloritani ed i Monti Nebrodi, tra il dominio geologico etneo e quello appenninico (catena
Peloritani - Nebrodi, per l'appunto).
Le acque del fiume raggiungono il mar Jonio dopo circa 50 Km. L'intera vallata conserva un ambiente
naturale integro e diversificato, la zona della foce ospita numerose specie animali, soprattutto uccelli.
Dalla sorgente alla foce, ricca la vegetazione, che muta secondo i diversi tratti del fiume, facendoci
scorgere ambienti fluviali, formazioni vegetali mesoxerofile e colture agrarie. Numerose anche le specie
acquatiche.
Per approfondire gli aspetti naturalistici, vi invitiamo a consultare le pagine collegate.
Parco fluviale dell’ Alcantara
Flora
Lungo i 48 km del fiume Alcantara, percorsi fra i Nebrodi, l'Etna e i Peloritani, ritroviamo caratteristici ambienti fluviali o di
fiumara, formazioni vegetali mesoxerofile e colture agrarie.
Le dimensioni del bacino, pari a circa 573 kmq e compreso fra la foce sul mar Jonio e le sorgenti sotto Floresta, presentano una
elevata diversità di biotopi in relazione alla variazione dell'altitudine, del clima, del suolo e alla pendenza dell'alveo.
L'esistenza di questi ambienti di notevole pregio naturalistico, paesaggistico e scientifico ha contribuito nel 2001 alla
istituzione del Parco Fluviale dell'Alcantara.
Le idrofite semisommerse
Tra Mojo Alcantara e Gaggi individuiamo il terzo tratto. Il fiume scorre all'interno di colate laviche e talvolta in gole
più o meno profonde e la vegetazione è molto variegata, con numerose specie arboree, arbustive ed erbacee. Lungo
questo tratto è più frequente la presenza di saliceti arbustivi, in associazione con l'Oleandro, la Ginestra comune e la
Tamerice maggiore (Tamarix africana). Infine troviamo una grande varietà di piante erbacee come gli Equiseti
(Equisetum sp.), il Gigaro (Arum italicum), il Convolvolo (Calystegia sylvatica), l'Incensaria comune (Pulicaria
dysenterica), la Canapa acquatica (Eupatorium cannabinum) e la Canna di palude (Phragmites australis). Fra la flora
acquatica troviamo delle idrofite semisommerse quali il Crescione (Nasturtium officinale), il Sedano d'acqua (Apium
nodifiorum), la Veronica acquatica (Veronica anagallis-aquatica).
Le fredde acque del fiume ospitano inoltre due specie acquatiche, sia radicate che galleggianti, di particolare valenza
ecologica: il Ranuncolo a pennello (Ranunculus penicillatus) e la Lenticchia d'acqua (Lemma minore gibba), tipiche
dei climi più continentali.
Il Ranuncolo a pennello in Sicilia si rinviene solo lungo il corso dell'Alcantara e del Fiumefreddo. Si tratta di una
pianta idrofita perenne che vive solitamente in acque fredde e a debole corrente. Il fusto, sottile e flessibile, si origina
da un rizoma strisciante sul fondo ed emette numerose radici avventizie, che spesso assumono colorazione verde.
La fioritura avviene tra aprile e luglio. Con le sue sorprendenti fioriture a tappeto, il ranuncolo acquatico è la prima
fra le piante della palude ad annunciare l'avvento della bella stagione.
Parco fluviale dell’ Alcantara
La vegetazione ripariale
Il fiume Alcantara sorge dal settore orientale dei Monti Nebrodi (Monte Calarvelo, sorgente Gacci a 1.378 s.l.m., comune di
Floresta) le acque vanno a confluire insieme ad altri impluvi in località Piano Grande e successivamente queste incontrano
la sorgente S. Giacomo in territorio di Randazzo da qui formano un alveo principale fino a sfociare sul Mar Ionio. Lungo il
suo scorrere l'Alcantara attraversa diversi biotopi che si sviluppano in relazione alla variazione dell'altitudine, del clima, del
suolo e alla pendenza dell'alveo, formando ambienti fluviali o di fiumara, formazioni vegetali mesoxerofile e, nelle zone
alluvionali di pianura, colture agrarie.
L'esistenza di questi ambienti di notevole pregio naturalistico, paesaggistico e scientifico ha contribuito nel 2001 alla
istituzione del Parco Fluviale dell'Alcantara.
Il corso del fiume Alcantara può essere separato in quattro tratti, ognuno caratterizzato da un certo substrato geologico,
dalla conformazione e pendenza dell'alveo e da una particolare vegetazione. Nel primo tratto, compreso fra le sorgenti (sotto
Floresta) e Randazzo, il fiume, caratterizzato da una elevata pendenza, scorre su rocce sedimentarie. In questo tratto
montano la vegetazione è frutto dei rimboschimenti realizzati intorno agli anni 50' con castagno (Castanea sativa), ontano
napoletano (alnus glutinosa) e pino nero (Pinus nigra) e in minor misura faggio (fagus silvatica). Sporadicamente troviamo
olmi (Ulmus minor) e pero selvatico (Pyrus Pyraster).
Gli argini sponde presentano, per ampi tratti, una cenosi fanerofitica costituita principalmente da pioppi (Populus nigra e P.
alba) e saliceti arborei e arbustivi (Salix alba, S. pedicellata, S. purpurea).
Dopo Randazzo e fino alla foce sul mar Jonio, il fiume Alcantara assume, in generale, un andamento più pianeggiante anche
se non mancano piccole cascate o tratti più scoscesi. Il reticolo idrografico assume una caratteristica e specifica simmetria
litologica con affioramenti sedimentari alla sinistra idraulica del fiume e vulcaniti etnee alla destra idraulica.
Il secondo tratto va da Randazzo a Mojo Alcantara. L'alveo diventa ampio, assumendo in alcune zone l'aspetto di fiumara
con ampi greti ciottolosi. La vegetazione, rada, è costituita soprattutto da saliceti ai quali si accompagnano erbe e arbusti tra
i quali annoveriamo i Perpetuini d'Italia (Helichrysum italicum), il Ginestrino (Lotus commutatus) e l'Euforbia rigida
(Euphorbia rigida). Sui terreni alluvionali, più sollevati rispetto al letto del fiume, crescono gli Oleandri (Nerium oleander),
le Tamerici (Tamarix sp.), la Ginestra comune (Spartium junceum) e lo Sparzio spinoso (Calicotome infesta). Dove l'alveo è
abbastanza ampio, osserviamo boschi ripariali costituiti dal Platano orientale (Platanus orientalis), dal Salice bianco (Salix
alba), dall'Olmo minore (Ulmus minor), dal Frassino (Fraxinus oxycarpa) e dal raro Ontano nero (Alnus glutinosa), che ha
in quest'area le sue uniche stazioni siciliane.
Particolarmente importante è la presenza del Salice di Gussone (Salix gussonei) in quanto endemico del fiume Alcantara,
oltre che di alcuni corsi d'acqua della Sicilia nord-orientale, la cui sopravvivenza è legata al mantenimento di un habitat
ripariale integro.
Parco fluviale dell’ Alcantara
Zona dell'agrume (bassa-media valle)
Nella parte terminale del fiume, compreso fra Gaggi e la foce, la vallata si apre e dominano le colture agrarie. La vegetazione
ripariale ha risentito molto dell'azione antropica, scomparendo in alcuni tratti. Si osservano, infatti, alberi e arbusti sparsi di
Salici, Pioppi e Tamerici.
Ritroviamo anche l'Oleandro, la Ginestra comune, la Canna di Palude, la Lisca a foglie strette (Typha angustifoha) e la
Canna comune (Arundo donax).
Parco fluviale dell’ Alcantara
La Fauna
Il Parco Fluviale dell'Alcantara, grazie alla particolare posizione geografica e alla conformazione del suo territorio, ospita
una fauna particolarmente ricca e abbondante.
Il fiume Alcantara, nonostante alcuni interventi a forte impatto antropico, conserva ancora lungo le rive un ambiente
naturale integro e diversificato, nel quale vivono molte specie di interesse naturalistico.
Mammiferi
Tra i mammiferi si segnala la presenza del Ghiro (Glis glis), del Topo campagnolo siculo (Pitymys nebrodensis), del Riccio
(Erinaceus europaeus), dell'Istrice (Hystrix cristata), del Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus), della Lepre (Lepus
europaeus), del rarissimo Gatto selvatico (Felis silvestris), della Donnola (Mustela nivalis), della Martora (Martes martes) e
della Volpe (Vulpes vulpes).
Rettili
Tra i rettili presenti nella zona sono da ricordare la Biscia d'acqua o Biscia dal collare (Natrix natrix), la Lucertola sicula
(Podarcis wagleriana) endemica della Sicilia, il Geco (Tarentula mauritanica), il Gongilo (Chalcides ocellatus), la Vipera
(Vipera aspis), il Biacco (Hierophis viridiflavus) e il Colubro leopardino (Elaphe situla).
lucertola campestre
Parco fluviale dell’ Alcantara
Uccelli
Gli uccelli presenti nel Parco sono sia nidificanti che di passo: ultimi si osservano soprattutto alla foce dell'Alcantara dove vi è una
grande ricchezza di avifauna; nei transiti migratori, soprattutto primaverili, migliaia di uccelli vi trovano riposo.
Tra i rapaci diurni si rileva il Falco pellegrino (Falco peregrinus), l'Aquila reale (Aquila chrysaetos) e l'Aquila del Bonelli (Hieraaetus
fasciatus), mentre fra i notturni il Gufo comune (Asio otus) e il Barbagianni (Tyto alba). Nei tratti aperti del fiume scorgiamo il
pendolino (Remiz pendulinus) dal caratteristico nido a forma di fiasco, e l'Occhione (Burhinus oedicnemus); nelle campagne la
Quaglia (Coturnix coturnix) o il Rigogolo (Oriolus oriolus). Nelle aree più inacessibili, fra le specie stanziali, va segnalata la presenza
della sottospecie siciliana di coturnice (Alectoris graeca whitakeri) e del Codibugnolo di Sicilia (Aegithalos caudatus siculus), anche
questa una sottospecie endemica della Sicilia. Nel tratto iniziale del fiume Alcantara troviamo la Cincia bigia di Sicilia (Parus palustris
siculus), anch'essa sottospecie endemica.
Fra le specie limicole, che si nutrono di invertebrati, abbiamo il Mignattaio (Plegadis falcinellus) e il Cavaliere d'Italia (Himantopus
himantopus). Fra i passeriformi da notare il Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus).
Il Merlo acquaiolo è un uccello che vive in vicinanza di corsi d'acqua corrente, soprattutto nei veloci torrenti di collina e di montagna.
In Italia è ormai abbastanza raro, poiché frequenta torrenti e fiumi poco antropizzati. Oltre che sulla superficie dell'acqua, cattura le
sue prede sul fondo del torrente sotto sassi e pietre che rovescia con grande abilità. Presenta vari adattamenti alla vita acquatica:
piumaggio più fitto per ripararsi dal freddo, narici che possono essere chiuse una membrana, ali corte e arrotondate che sott'acqua
fungono da remi, occhio adatto alla visione nell'ambiente acquatico e zampe robuste per aggrapparsi ai sassi viscidi.
Infine, si osservano specie ittiofaghe quali il Tarabuso (Botaurus stellaris), il Martin pescatore (Alcedo atthis), il Cormorano
(Phalacrocorax carbo), l'Airone cinerino (Ardea cinerea), l'Airone bianco (Egretta alba) e la Garzetta (Egretta garzetta).
Parco fluviale dell’ Alcantara
Anfibi
Avvicinandosi al corso d'acqua non sarà raro osservare sulle rive copiose popolazioni di Rana verde (Rana esculenta); sono
presenti anche il Rospo comune (Bufo bufo), il Rospo smeraldino (Bufo viridis), la Raganella comune (Hyla arborea) e il
Discoglosso dipinto (Discoglossus pictus).
Il Discoglosso dipinto è una specie dall'aspetto simile a quello di una piccola rana, con dimensioni fino a 6-7 cm. La
colorazione è molto variabile: grigio, verde oliva, giallastro, brunastro o anche rosso con punteggiature scure, spesso orlate
di chiaro. Il nome deriva dalla lingua rotonda e dal dorso macchiettato. Si trova sia nelle acque dolci correnti sia in quelle
stagnanti (anche pozze), o nelle vicinanze. In Italia si rinviene solo in Sicilia. Essendo una specie con popolazioni ridotte e
frammentate, è a rischio di estinzione.
Parco fluviale dell’ Alcantara
Osteitti
Nelle acque rinveniamo varie specie di pesci, benché con popolazioni piuttosto ridotte, quali, ad esempio, la Tinca (Tinca
tinca), la Trota (Salmo trutta), la Carpa (Cyprinus carpio), la Gambusia (Gambusia affinis), quest'ultima introdotta
dall'uomo per la lotta biologica alla malaria.
Nel tratto terminale del fiume si incontra l'Anguilla (Anguilla anguilla).
Invertebrati
Ricchissima è l'entomofauna: qui citeremo la Timarca (Timarcha pimelioides) e le libellule come la Calotterige splendente
(Calopteryx splendens), dalle ali blu metalliche, la robusta Escna azzurra (Aeschna cyanea), lunga circa 10 cm, che
instancabilmente sfreccia sugli specchi d'acqua, e ancora la Libellula rossa (Crocothemis erythraea).
Tra gli invertebrati vi sono specie che trascorrono tutta la loro vita in acqua, mentre altre vi svolgono soltanto una parte del
loro ciclo vitale. I più comuni sono gli Insetti (ordini dei Coleotteri, Ditteri, Efemerotteri, Plecotteri, Tricotteri, Eterotteri e
Odonati), i Crostacei, i Molluschi Gasteropodi e Bivalvi, gli Irudinei, gli Oligocheti ed altri gruppi più rari. Lo studio di
questi organismi è importante anche per valutare la qualità biologica delle acque; infatti rappresentano una sofisticata rete
di controllo in grado di fornire una risposta a qualsiasi alterazione ambientale, naturale da inquinanti.
Di rado si può avvistare il Granchio di fiume (Potamon fluviatile), diventato raro a causa dell'eccessiva raccolta per scopi
alimentari.
Parco fluviale dell’ Alcantara
Geologia
La valle dell'Alcantara sotto il profilo geomorfologico ha sembianze differenti lungo il percorso dalla foce fino alla sorgente e
lungo i versanti destro e sinistro che caratterizzano il bacino imbrifero del territorio.
Nella parte medio-alta la morfologia è tipica della catena Nebroidea e Peloritana, mentre nella parte valliva il dominio Etneo
caratterizza il versante catanese e lo stesso corso d'acqua con la formazioni di spettacolari pareti laviche e aree depresse
chiamate marmitte che formano le caratteristiche gurne.
Il territorio vallivo nei pressi della foce è caratterizzato da un'ampia pianura alluvionale.
La portata dell'alveo è dovuto nella parte medio alta allo scorrimento superficiale delle acque meteoriche; mentre in quello
medio vallivo le acque sotterranea del versante Etneo affiorano e si mescolano con quelle superficiali.
Tale situazione conferisce al corso d'acqua uno status di fiume perenne, uno dei principali in Sicilia e l'unico ad essere
tutelato da un parco fluviale.
Il fiume Alcantara deve la sua fama alle particolari formazioni laviche oggi visibili in diversi tratti del suo corso.
In epoca preistorica e protostorica il suo alveo è stato interessato dall'invasione di imponenti colate laviche provenienti dal
versante settentrionale dell'Etna; le colate hanno successivamente raggiunto l'antico letto del fiume, a tratti ostruendone o
modificandone l'andamento.
Il lento, incessante scorrere delle acque ha progressivamente portato alla luce il corpo lavico, con tipiche fessurazioni
verticali.
I basalti colonnari, risultato del processo di erosione e del lento raffreddamento, assumono forme di vario spessore ed
orientamento: dal tipo "a canna d'organo" al tipo "a ventaglio" o a "catasta di legna".
I siti di maggior interesse vulcanologico sono le Gole, dove tra le strette pareti laviche scorre incessante il fiume, ed il cono
di Mojo Alcantara con le piroclastiti stratificate di colore nero-rossiccio.
Risalendo inoltre dalla foce sino alla sorgente del fiume, visibili in alcuni tratti lungo il percorso le più recenti lave
dell'eruzione dell'Etna
Parco fluviale
dell’ Alcantara
Accessi:
Il parco è accessibile per chi proviene
da Messina o da Catania per mezzo
dell'autostrada A18 uscendo a
Giardini-Naxos e prendendo la S.S.185
in direzione di Francavilla. Al
chilometro 55 della statale, a Motta
Camastra in località Fondaco Motta, si
trova l'accesso alle Gole dell'Alcantara,
in cui si può scendere per mezzo di
una lunga scalinata comunale fino al
greto del fiume e percorrerlo a piedi o
per mezzo di ascensori di proprietà
privata a pagamento. Al chilometro 50
della SS 185 si trova Francavilla di
Sicilia, sede del parco e punto di
partenza del Sentiero delle Gurne
dell'Alcantara. Il Parco fluviale ricade
nel territorio del comune di
Castiglione di Sicilia Per chi proviene
via Linguaglossa o Bronte, facendo
tappa nella medievale Castiglione di
Sicilia, si giunge nella frazione Gravà.
Da questa lembo di territorio è
possibile accedere al canyon del fiume
Alcantara in maniera alternativa. Il
percorso si presta al trekking.
IL LAVORO è STATO
REALIZZATO DA:
GLORIA NICOTRA, GIULIA D’URSO,
GIORGIA FURNARI, LUCA STURIALE E
DAVIDE ARDITO.
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Aree protette di sicilia - Scuola Secondaria di I° grado Statale