Chiaramonte comune, sorto nel sec. XIV, per opera di Manfredi I. Chiaramonte conte di Modica, ebbe assegnato un vasto territorio che dai monti che lo sovrastano, si estendeva sino al litorale del mare Africano. Tra i feudi che vi erano compresi, il più vasto era quello detto la Foresta di Camerina, ossia Bosco-Piano, che fu assegnato ai comuni di Ragusa e Chiaramonte. Quali confini furono poi stabiliti con atto del 15 luglio 1598, rogato dal notaio Lupo da Chiaramonte segnandosi,come limite divisorio: “lo fiume grande di Camarana come tira dritto sino a mare”‘ Talchè la parte rimasta a Chiaramonte dal punto più vicino al comune si estendeva sino alla via Roccazzo, Fontanazza, Mostrazzi ed al fiume di Cifali, l'antico Ippari poi detto di Cammarana, e dalla parte opposta , confinava col fiume di Mazzarone, cioè il Dirillo, col territorio di Biscari, con la Favara' scendendo sino a mare. Clicca qui In questa vasta estenzione di terra il magnifico Liberante Mulè nella contrada Cicogne edificò la prima fattoria che viene ricordata dalla seguente iscrizione: Liberante Mulé construxit anno 1603, tempore clistruxit Iacobus Mulé Coiro et construxit denuo 1713 Nel 1610 vi fu edificata una chiesa distrutta dal terremoto del 1693, fu riedificata nel 1694 Tale caseggiato sorse proprio nell' anno in cui nel territorio di Chiaramonte e propriamente in mezzo al detto feudo del Bosco Piano cominciò a formarsi il comune detto la Vittoria, che prese un tal nome in omaggio alla contessa di Modica Vittoria Colonna vedova del conte Luigi Enriquez Cabrera e madre del minorenne Giovanni Alfonso. Allora i latifondi di casa Mulè che si estendevano nel centro del territorio furono cominciati a segnarsi come limite dei due territori definitivamente poi stabiliti, con l'atto di transazione tra le Università di Chiaramonte e Vittoria, rogato in Palermo dal notaio Lorenzo Lazzara il 29 giugno 1764, nel quale si legge essere stata segnata come confine dei due territori : Però nel sec. XVI, durante la signoria del conte Luigi Enriquez Cabrera, per ricavarsi un utile maggiore con i cenzi in frumento anzichè con l'annua gabellazione delle ghiande cominciarono a concedersi ad enfiteusi le terre di questo vasto feudo. La concessione di queste terre fatta a vari individui ed a piccole estenzioni portò per conseguenza che per distinguersi le varie terre, presero i nomi o degli enfiteuti, o da qualche particolarità che vi era, o dalla coltura a cui erano destinate. Fra i primi chiaramontani che presero ad enfiteusi tratti di terra in questo fondo, furono le famiglie Arnura, Arcieri, Blandano, Bortolone, Elia, Linfanti, Lupo, Olivieri, Pittineo, Quaglio, Stefani ed altre, le quali vi lasciarono i propri cognomi. L' estenzione maggiore fu presa da Liberante, Santi e il di costui figlio Mariano Mulè i quali riunirono le limitrofe contrade Cicogne parte di Bastonaca, Trofazza, Cazzola, Pedalino, Piraino e più tardi Forra di Arnura, oggi Lannuna e Quaglio, che formavano una boscaglia di salme 473. la trazzera divisoria Pedalino, Piraino, Cicogne, Mastrazzi, quali fondi vanno col territorio di Chiaramonte. Il 15 agosto del 1660 Donna Giovanna Maria Catania Mulè contrasse nozze con Don Francesco Melfi Celestre, il quale da Scicli si stabiliva in Chiaramonte e gli zii Pietro, Innocenzo e Santi Mulé, figli del suddetto Mariano rendendo il conto all’ orfana nipote del burgensatico e le assegnarono primo le contrade Piraino, e Lannuna, poi quelle della Trofazza, Cazzola, Quaglio e Pedalino. Per nulla mutarono le condizioni di questa boscaglia, prevalendo allora la pastorizia e l'agricoltura. I “campai “passavano spesso le notti abbrancicati sugli alberi dei sugheri per non rimanere preda dei lupi. I pastori fra le folte ombre dei sugheri e delle queree, nella solitudine facevano pascolare il gregge, molestati spesso dalle famose squadre di malfattori che vi si annidavano Il barone Bernardo Melfi, in pieno giorno, il 25 settembre 1791, fu preso in ostaggio , e condotto a Sciri - Sottano dovette sborsare cento onze per rendersi libero. Questi latifondi rimasero nello stato in cui erano sino al sec. XVIII, quando mancando agli abitanti di Chiaramonte il vino necessario per il consumo, il 30 Marzo del 1778, si riunirono i Giurati in pubblico consiglio con il concorso dei locali, e deliberarono di invogliare la famiglia Melfi a promuovere la viticultura concedendo ad enfiteusi durante vigna terre delle sue vaste possessioni e supplicare il Re onde accordare alla detta famiglia lo sboscamento delle terre e concederle l' esenzione del dazio che dovevasi corrispondere per diritto di estrazione del mosto e del vino. Il Re alla domanda fatta dai Giurati con dispaccio del 22 maggio rispose : « Riflettendo l' utilità che viene a ricavare il pubblico perché così non sarà nella dura necessità di, provvedersi altrove di vino trovandolo nel territorio con minore incommodo e maggior risparmio… accordiamo l'esenzione del dazio di grana dieci, a condizione di dover pagare i dritti di consumo. E siccome le vigne che si pianteranno nelle suddette possessioni di Piraino e Pedalino, proprie di detta famiglia Melfi, saranno bastevoli per la provigione del pubblico, così l’esenzione dell' estrazione non servirà di esempio a chiunque estero che volesse piantare vigne in esso territorio.» La sera dell‘Ascenzione del 1807 il caseggiato delle Cicogne fu assaltato e non pótendovisi penetrare s' impegnò, tra gli assalitori e gli assaliti, una lotta a colpi di fucile durata per ben cinque ore. Sull' imbrunire del 7 dicembre 1861 nel caseggiato del Pedalino fu derubato un mio avo da una compagnia di ladri capitanata dal bandito Concetto Meli. In tal modo si cominciarono a dissodare i boschi della pianura chiaramontana ed i primi furono quelli del Piraino e Pedalino. Dissodatasi allora la parte boschiva che si estendeva a ponente e mezzogiorno, si cominciarono a piantare delle vigne in quella parte che confina con le contrade Cico gne e Trofazza, e nel 1862, Biagio Palmeri e Francesco Scalambrieri furono i primi censuari che nelle loro terre fabbricarono case e palmenti, mentre gli altri enfiteuti per circa venti anni usarono delle capanne per loro abitazione. Sviluppata la vigna per l'adatto suolo sabbioso e avviato sempre più il commercio del vino, specialmente nel 1882, quando la filossera distrusse i vigneti di Francia, i censuari sentirono il bisogno di cominciare a fabbricare delle case e fissarvi stabile dimora. Dietro queste brevi notizie, non è fuor proposito ricordare che la famiglia Mulè la quale possedette questa vasta boscaglia nel sec. X'XIII, si estinse con i detti tre fratelli Pietro, Santi e Innoéenzo nipote di Santi, e col Giureconsulto Giacomo discendente da Liberante. Questa nobile prosapia per un Francesco Mulè nel sec. XIV, dalla Spagna si era trasferito in Venezia da ove la sua famiglia si diramò in Italia, e per un magnifico Pietro nel seguente secolo si stanziò in Chiaramonte. Fra i suoi discendenti, un Epifanio fu investito barone di Cifali e Cannicarao (1595); un Liberante della signoria di Cicogni e Pedalino (1612). Molti membri di questa famiglia occuparono in vari tempi le più cospicue cariche del comune e pel loro cuore generoso e nobile lasciarono nella patria cari ricordi della loro magnanimità. Il cognome oggi, in Chiaramonte, è conservato in un vico della via Carceri dove era la corte del vasto palazzo che possedeva questa famiglia. Le proprietà da loro possedute per successioni e per assegnazioni si trasferirono in casa De Nicola, e nella famiglia Melfi. Di questa illustre prosapia si occupa il Crollolanza nel suo Giornale Araldico anno XXV, pag. 88 distinguendola dai Molè oggi diramati nel comune. Arma: scaccato di rosso e di nero. Nel 1909 nel caseggiato delle Cicogne la banda musicale di Vittoria con molti abitanti di Pedalino trasportarono in quella chiesa la statua della Madonna del Rosario già benedetta nella chiesa delle Cicogne. Fra un vivo entusiasmo e lo sparo continuo di mortaretti, la processione percorse lo stradale. Presso le prime case della borgatella era stato costruito un arco trionfale di edera e pioppo. I fanaletti sopra colonnette adornate con bandiere, e una quantità di lucerne sopra le sedie coperte di pezzuole bianche, rendevano oltremodo pittoresco il luogo. Così in due secoli, in seno al territorio chiaramontano e propriamente nel feudo Bosco-Piano, sono sorti due centri di popolazione : uno col nome di Vittoria che per il suo precoce sviluppo è oramai un' importante città; e l' altro già da circa un trentennio ne ha preso l‘iniziativa in quelta parte della boscaglia, di casa Melfi, detta Pedalino. LEGGE 10 giugno 1937-xv. Modificazioni alle circoscrizioni territoriali dei comuni di Comiso, Ragusa, Vittoria, Biscari e Chiaramonte Gulfi, in provincia di Ragusa, e dal comune di Caltagirone, in provincia di Catania. (Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 2 luglio 1937 n.151) VITTORIO EMANUELE: 111 PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTÀ DELLA NAZIONE RE D’ITALIA IMPERATORE D'ETIOPIA Il Senato e la Camera dei deputati hanno approvato; Noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue: Art.1 Le Circoscrizioni territoriali dei comuni di Comiso, Ragusa, Vittoria, Biscari e Chiaramonte Gulfi, in provincia di Ragusa, e del comune di Caltagirone, in provincia di Catania sano . modificate in conformità delle piante pianimetriche annesse alla presente legge e che ne fermano integrante. Art. 2. Le variazioni di circoscrizione disposte con l'articolo precedente non daranno luogo a ripartizione di attività e passività patrimoniali fra gli enti interessati. Ordiniamo che la presente, munita del sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Data a San Rossore, addì 10 giugno 1937 Anno X V VITTORIO EMANUELE Mussolini Visto il Guardasigilli: SOLMI In biblioteca abbiamo trovato alcuni articoli di giornale dell’epoca Lacrime e sangue la notte dell’ascensione La sera dell’ascensione il caseggiato delle Cicogne, è stato assalito da uomini mascherati e non identificati dalla polizia. I malviventi, furiosi, per non essere riusciti ad entrare, hanno iniziato a sparare con i fucili. La lotta furiosa e durata ben 5 ore. Paga 100 onze per la liberta’ Ieri in pieno giorno il barone Bennardo Melfi, è stato preso in ostaggio e condotto a Sciri Sottano, dopo una breve trattativa il barone, per riavere la libertà ha pagato cento onze. Ritorno del bandito Concetto Meli Sull’imbrunire, il caseggiato di Pedalino, è stato assalito, da una banda di ladri, capitanata dal feroce bandito Concetto Meli. Paura e sgomento tra tutti i cittadini. La notte del coraggio Stavo aggrappato su un ramo d’ un albero di sughero già da un’ ora, o poco più. Almeno così mi sembrava, ma chi poteva dirlo? Era l’anno 1818 e io avevo da poco compiuto 10 anni. Mio padre, pastore delle terre che erano state di Liberante Mulè, signore di Bosco Cicogne, aveva quel giorno pensato che fosse arrivato il momento in cui doveva “strapparmi” dalla gonna di mia madre Concettina per fare di me un vero uomo. E quale occasione era migliore di questa? Mettermi a guardia del gregge in una notte buia come l’inchiostro, in cui i latrati dei cani e gli ululati dei lupi era tali da farti accapponare la pelle? E così mi ritrovai abbracciato a questo albero a tremare di freddo e di paura. Sotto di me il gregge sembrava fremere come se sentisse il mio stato d’animo. Mille erano i pensieri che affollavano la mia mente:-Se cado dall’albero? Se fra il fitto della boscaglia sbuca qualche squadra di malfattori ad assalire il gregge?- Troppi erano i briganti che si annidavano nel bosco.- E che potrei fare io, debole figlio di un pastore, appollaiato su un albero come un passero spaurito? E i lupi? Oh che spavento, mio Dio, fa che questa notte, la mia prima notte da uomo, passi subito… Ricordavo mio padre raccontare di un rapimento avvenuto nel settembre del 1791: il Barone Bernardo Melfi rapito in pieno giorno, da dei briganti dai quali fu preso e condotto nel bosco di Sciri –Sottano e qui costretto a pagare 100 onze per ritornare libero. Ma il tempo passava, ma ciò poteva anche essere un’impressione prodotta dalla mia volontà, dal mio bisogno che venisse il giorno, chissà… La mia mente stanca, così come il mio corpo, intanto volava ad una sera: quella dell’Ascensione del 1807, quando il caseggiato dei miei signori fu assalito dai briganti che, furiosi per non essere riusciti a penetrare a Bosco Cicogne, incominciarono a sparare con i loro fucili contro gli uomini a difesa del caseggiato e per cinque ore l’eco degli spari risuonò tremendo in tutto il bosco. E se…capitasse anche ora, con me da solo indifeso su quest’albero? Sentivo il mio cuore battere all’impazzata. Batteva così forte che forse anche le pecore sotto di me lo potevano sentire, insieme al suono degli ululati dei lupi, dei latrati dei cani, dei paurosi versi degli uccelli notturni. Sentivo i miei occhi chiudersi lentamente… -Rosario, oh Rosario…Svegliati… La voce di mio padre mi svegliava,bruscamente. Le mie braccia erano intorpidite perche anche nel sonno avevo stretto con forza il ramo su cui avevo passato tutta la notte. - Rosario, beddu, hai avuto paura, oh papà? -Chi io? Nooo padre…che dici? Stasera voglio fare la guardia del gregge ancora… Sono un uomo ormai! Dopo un breve viaggio siamo arrivati Parcheggiamo lo scuolabus La visita inizia Il cortile Particolari Il frantoio Gli attrezzi di lavoro Abbiamo scoperto un piccolo museo Attestato rilasciato alla sig.ra Concetta Arezzo da parte della Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore Oggetti appartenuti alla famiglia Bertini Attrezzi per la ginnastica Esterno caseggiato Particolari del soffitto di una delle camere Il dottor Ambrosi De Magistris responsabile del Caseggiato Il geometra Daniele Montevergine assessore al decentramento Una foto ricordo Si ringrazia per la gentile collaborazione: il dottore Salvatore Distefano; il dottore Ambrosi De Magistris; la Protezione Civile di Comiso; i Volontari di Pedalino; il Centro Socio-Culturale di Pedalino. Alcuni brani sono stati tratti dal volumetto: “Pedalino e dintorni la Sagra della Vendemmia”.