“DA PANTALICA A SIRACUSA: TRA ARCHEOLOGIA E NATURA” Istituto Comprensivo “G. M. Columba” Sortino A. S. 2014/2015 Il sito di Pantalica Nome Sito Storia degli scavi Preistoria Periodo GrecoRomano Il museo Dai Bizantini ai Normanni Visita e ripulitura Reperti Video Giornata Conclusiva A cura di Il nome Secondo Paolo Orsi, riguardo l’origine del nome non si hanno testimonianze di epoca Greca , se non un muro a blocchi squadrati in filari isodomi e il trincerone che sbarrava la sella di Filiporto. Quindi Orsi esclude l’identificazione di Pantalica con Herbessus (identificazione proposta dal Fazello), città sicula fiorita in epoca greca, ma non propone un’ identificazione sostitutiva. Il nome Pantalica è di epoca bizantina, il nome antico non ci è conservato delle fonti. Per Francois Villard, Pantalica poteva identificarsi con l’antica Hybla , il cui re Hyblon concesse ai Megaresi di Lamis di stanziarsi in una parte del suo territorio e fondarvi Megara Hyblaea. Tradizionalmente Hybla era identificata con Melilli, ma non è stata mai trovata alcuna testimonianza che possa essere attribuita ad un’ età corrispondente alla fondazione di M.Hyblea. L’ ipotesi di Villard alquanto suggestiva fu accolta anche da B.Brea infatti Pantalica appare il maggior insediamento dell’età del bronzo del retroterra megarese. Il nome nella forma attuale ‘’Pantalica’’ compare a partire dal XVI secolo d.C non indica un luogo fortificato ma uno dei feudi, amministrati dalla famiglia Gaetani, marchesi di origine pisana. Pentarga: per la prima volta appare nel diploma di fondazione della chiesa siracusana del 1093 . Potrebbe derivare dalla forma araba Bentarda documentata dall’Idrisi (Idrisi, Il libro di re Ruggero, Palermo 1966, p. 62) Pentariga Pentarica Pantalica : trasformazione fonetica possibile per Fallico A.M, ’’Il territori di Sortino’’ tra antichità e medioevo, in Sileno, 1978. La prima parte del termine sarebbe di origine greca πεντα (cinque); la seconda parte Lica corrotta da Lida quindi πεντελιδα: le cinque pietre, che delimitavano realmente o simbolicamente un luogo sacro. L’ipotesi ben si accorderebbe con gli studi di Brea e La Rosa, secondo i quali i Greci distrussero Pantalica ma non ne fecero una πολις, per la asperità del luogo preferendo spostarsi verso Acre. (Italia A,Le misteriose Pentalite =Arch Stor Sicilia,1951) (Bernabò Brea ,Biblioteca topografica,1994 vol.XIII LaRosa,Schede topografiche per l’altipiano di Siracusa,in Sileno anno I-n.1,1976 Su uno sperone montuoso (al punto di incontro dei due fiumi Anapo e Calcinara o Bottiglieria), che domina la confluenza della valle del Calcinara nella valle dell' Anapo, è una fortezza naturale accessibile con difficoltà da pochi punti: Pantalica Paesaggio brullo di campi pietrosi, ma nell' antichità doveva essere caratterizzato da folti boschi di querce, distrutti nei secoli dall’attività dei carbonai. La natura offriva agli abitanti del luogo, come unica risorsa, il legname. L'acqua era lontana, le condizioni di vita dure e stentate per cui fu abitata solo nei momenti di grave pericolo Orsi prima di iniziare a scavare fece una ricognizione nel 1889. Dal 1895 al 1897 eseguì il primo scavo; nel 1901 il secondo; nel 1910 il terzo. IN tutto trovo 5000 tombe suddivise in 5 necropoli appartenenti a due periodi diversi che Orsi chiamò primo periodo siculo(XII - XI a. C) e terzo periodo siculo(IX – VIII a.C) È un’istituzione permanente senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo. Compie ricerche che riguardano testimonianze materiali (oggetti) e immateriali (registrazioni di suoni, voci, video) dell’umanità e del suo ambiente Non è una mostra, si crea infatti perché rimanga aperto Non è istituito per ricavare denaro e guadagni (il biglietto che si paga serve a recuperare una parte delle spese di manutenzione) È aperto a tutti Studia continuamente le raccolte e le arricchisce cercando altre testimonianze Espone oggetti e testimonianze per coloro che vogliono studiare a fondo, conoscere meglio le tradizioni, la storia e l’arte del luogo in cui si vive, o per chi ama vedere cose belle o sconosciute o imparare qualcosa di nuovo Dal latino museum e dal greco mouseion, il termine indicava un luogo sacro alle Muse, protettrici delle arti e delle scienze, figlie di Zeus, Giove per i Romani, padre di tutti gli dei. Nel mondo antico il termine indicava un luogo consacrato alle divinità che ospitava anche libri ed opere d’arte Molti musei sono statali e vengono gestiti da uffici dello Stato Molti altri sono di enti pubblici come: università, regioni, comuni I musei di arte sacra sono in genere di proprietà della Chiesa Cattolica Durante una visita al Museo bisogna rispettare: gli altri visitatori I luoghi le opere esposte (poiché l’oggetto dinanzi a te, creato da uomini del passato, ti parla del loro modo di pensare, delle loro abilità tecniche, dei loro strumenti, del loro grado di civiltà, della loro ricchezza o povertà) CONOSCENZA E RIPULITURA DEL SITO L’Orsi ascriveva la facies culturale corrispondente alle necropoli più antiche di Pantalica e alle necropoli di Cassibile al suo “secondo periodo siculo” nel quale faceva rientrare anche le necropoli costiere e distingueva in questo periodo una facies costiera e una facies montana. Propendeva cioè a considerare il diverso aspetto di queste due facies piuttosto in rapporto con la posizione geografica del territorio che con una differenziazione cronologica. L’Orsi dedusse pertanto che la zona montana risentisse molto meno di quegli apporti micenei che erano evidentissimi nelle necropoli costiere. L’Orsi riconosceva un’evoluzione della cultura di Pantalica attraverso parecchi secoli e proponeva per le diverse fasi delle datazioni. Il Peet dimostrava che la sostanziale differenza fra la facies costiera e la facies montana corrispondeva ad una diversa cronologia. In occasione del riordinamento del Museo Archeologico di Siracusa fatto nell’immediato dopoguerra, Bernabò Brea ha dovuto riprendere in esame, nel loro complesso, i materiali degli scavi dell’Orsi nelle necropoli dell’età del bronzo della Sicilia orientale e riconsiderarli anche alla luce del progresso delle ricerche sulla preistoria del Mediterraneo e del mondo egeo in particolare. Abbiamo distinto nell’evoluzione della cultura di Pantalica quattro periodi: Pantalica I: bronzo recente14001200 A.C. Pantalica II: Bronzo finale 12001000 A.C. Pantalica III: Prima età del ferro 1000-900 A.C. Pantalica IV: seconda età del ferro VIII-VII A.C. É la facies offertaci dalla necropoli Nord e Nord Ovest e da una parte della necropoli Sud di Pantalica. Vi rientrano la necropoli della Montagna di Caltgirone, una parte delle tombe del Dessueri, almeno un corredo tombale della Rocca di Paternò, le capanne di Sabbucina, ecc. É questa la facies caratterizzata dalla ceramica “a stralucido rosso”, generalmente fatta a tornio, dalle fibule ad arco di violino o ad arco semplice e da una varietà di tipi bronzei che almeno in parte si collegano ai prodotti micenei. Questa facies è caratterizzata da sepolcri con celle ellittiche e a volta curva, chiusi con lastre. Eccezionali le tombe a pianta rettangolare e gli stanzoni con dromos di accesso comune. A questa fase risale la costruzione dell’Anaktoron. Pantalica nella preistoria Necropoli di nord-ovest I sepolcri sono celle Ellittiche chiuse da lastre. I cadaveri, spesso di bambini, erano disposti perpendicolarmente agli adulti Pantalica nella preistoria É la facies caratterizzata dal diffondersi della ceramica della decorazione piumata, nei bronzi della fibula ad arco a gomito o ad occhio (tipica della Palestina), ecc. Ne è caratteristica soprattutto la necropoli di Cassibile, nella quale peraltro un notevole numero di tombe appartiene ad un momento finale di questo periodo e si preannunciano in esse i tipi che saranno caratteristici del periodo successivo. Già l’Orsi osservava la scarsità di testimonianze di quest’età a Pantalica. Pantalica nella preistoria Il camerone rettangolare Le tombe a pianta rettangolare o camerone rettangolare con stanzoni con “Dromos” di accesso. Da un camerone rettangolare proviene il colossale bacino globulare, simbolo di Pantalica. Pantalica nella preistoria I mutamenti culturali attestati dalla ricerca archeologica possono essere messe in rapporto con due tradizioni distinte. TUCIDIDE I Siculi giungono in Sicilia e cacciano i Sicani nella parte occidentale e meridionale dell’isola e abitarono lì per quasi 300 anni. DIODORO I territori della Sicilia erano abitati dai siculi, quelli occidentali dai Sicani. Pantalica nella preistoria Siccome in questo periodo abbiamo solo tre corredi tombali si ipotizza un’eclissi del nostro sito mentre fiorisce la civiltà di Cassibile, perché la situazione politica e militare, relativamente tranquilla permette: ▬ Ritorno della popolazione verso la costa ▬ Ripresa dei commerci transoceanici con i Fenici, la cui presenza sulle coste Siciliane sono documentate da Tucidide e Diodoro. Pantalica nella preistoria Necropoli sud Gruppo di 600 tombe. Non scavate dall’Orsi perché il lavoro sarebbe stato difficile e pericoloso. Gli oggetti più comuni trovati nei sepolcri sono: - fibule con ardiglione arcuato, a gomito, ad occhio. - Anelli e bottoni. - Manufatti in ferro (coltelli, fibule, cuspidi di lancia). - Ceramica piumata, con fasce di solchi fatti al tornio, con nuove forme (Askòs scopelloni – tazza carenata) e motivi decorativi che si ispirano a prototipi del tardo geometrico Greco. Pantalica nella preistoria La necropoli del IV periodo (II età del ferro) è costituita da poche tombe sincrone alla fondazione delle prime colonie greche La nascita e l’espansione di Siracusa determinò la distruzione del regno di Hyblon, essendosi espansa sino all’entroterra con la fondazione di Acrai nel 664 a.c. Pantalica nella preistoria F. Villard Sostiene che Pantalica può indentificarsi con Hybla, il cui Re Hyblon concesse ai megaresi di Lamis (ecista) di stanziarsi in una parte del suo territorio e di fondarvi Megara Hyblaea nel 728 a.c. L’ipotesi del Villard fu accolta con favore da B.Brea, infatti Pantalica appare come il maggiore insediamento dell’età del bronzo del retroterra megarese, fiorito attraverso più di cinque secoli, prospero nell’età immediatamente precedente la fondazione di Megara ma sopravvissuto anche dopo di essa. Pantalica nella preistoria Le uniche testimonianze riferibili ad epoca greca sono: la trincea i resti di un santuario di epoca classica, su una delle terrazze , separate da balze, ai piedi del ripido pendio che dall’ anaktoron scende verso Sud La fortificazione di Filiporto consiste in un fosso di sbarramento ed una cortina di muro, a cui i Bizantini aggiunsero una torre. Il fosso è scavato nella roccia, l’andamento delle pareti presenta notevoli varianti in larghezza e profondità. Il muro è composto da blocchi ben squadrati, posti per testa e per fianco, il cui confronto con le fortificazioni dell’Eurialo siracusano permette una sicura datazione . Gli scavi del 1962, diretti da B. Brea , portarono alla luce i resti edilizi di un santuario e frammenti ceramici ( a vernice nera) di argilla depurata di epoca classica. Il santuario, costituito da un vano maggiore (B) fiancheggiato da due vani minori (A-C), attesterebbe il perdurare di un culto della divinità da parte di agricoltori e pastori delle campagne circostanti . La planimetria permette un confronto con i santuari di Demetra e Kore di Eloro e di Gela. Secondo lo studioso HOLM i Siculi veneravano la dea della fertilità indipendentemente dalla colonizzazione greca. Secondo uno studioso e storico modicano (E. Ciaceri, Culti e miti nella storia dell’antica Sicilia) il culto di Demetra e Kore venne importato in Sicilia dalla Grecia, tramite Gela, ma non si può escludere che un culto greco possa essersi sovrapposto ad un culto locale. Il feudo di Pantalica da molto tempo era proprietà dei marchesi Specchi, ma in realtà era diviso fra due famiglie. Essa possedeva terreni del fondovalle sulle sponde dell'Anapo Famiglia Francica -Nava I baroni erano morti senza eredi quindi il feudo passo in proprietà dello stato. La Soprintendenza diretta da B. BREA si adoperò affinché i terreni fossero ascritti tra i beni demaniali dello stato e assegnati ad essa, la quale dapprima realizzò una rete di viottoli pedonali poi nel 1962 risistemò l'area intorno all'anaktoron . Pantalica nella preistoria Gli scavi del 1964 rivelarono che l' Anaktoron é inserito in un vasto complesso di sistemazioni monumentali di cui esso rappresenta l'elemento fondamentale. È trasversale rispetto alla dorsale mediana che percorre longitudinalmente tutto l'altipiano di Pantalica. È un rettangolo in direzione NO-SE di m37,5xm11,5; Costituito da enormi blocchi (opera megalitica ciclopica) quadrati di calcare conchiglifero estraneo alla formazione litologica di Pantalica (ma proveniente da una località a pochi Km di distanza). Pantalica nella preistoria L’edificio risulta composto da vari vani, solo alcuni con apertura verso l’esterno, altri accessibili solo dall’esterno, ed un corridoio, forse aggiunto in un secondo momento. Arbitrarie ed ipotetiche le identificazione degli ambienti: quartieri muliebri, abitazioni, depositi per la conservazione delle provviste. Unica certezza riguarda il ritrovamento durante gli scavi dell’Orsi, nell’ambiente A, di forme di fusione , testimonianze della lavorazione del bronzo e del diritto di fondere, almeno le armi, quasi privilegio di zecca riservato al principe. Si presume che l’edificio sia opera di artefici micenei, al soldo del principe locale, che avrebbe esercitato un monopolio industriale antichissimo. Pantalica nella preistoria L’edificio ebbe due diverse fasi costruttive , quella più recente si può datare ad epoca bizantina, come testimoniano: tegole e coprigiunti, rinvenuti durante gli scavi di B.Brea; resti di un cocciopesto bizantino e strutture murarie completamente diverse dalle precedenti. A documentare la riutilizzazione del complesso in epoca bizantina è soprattutto il famoso “tesoro bizantino”. Esso venne alla luce durante dei lavori agricoli nel 1903, all’interno di un vaso di bronzo furono trovate monete sul fondo e gioielli nella parte superiore, databili al VII sec. d. C. Pantalica nella preistoria Può ipotizzarsi che l’insediamento dei Bizantini a Pantalica sia avvenuto tra il VI-VII sec. e l’VIII sec. d.C. fino alla fine del IX sec. d.C. Tale insediamento è probabile che sia dovuto allo spostamento della popolazione da villaggi e agglomerati meno sicuri verso un rifugio naturale, quale era Pantalica, per l’imminente minaccia rappresentata dall’arrivo degli Arabi. I principali siti bizantini , costituiti da nuclei abitativi e oratori, sono: San Micidiario S. Nicolicchio Villaggio Cavetta Villaggio del Crocifisso All’occupazione bizantina, nel sito di Pantalica, succede quella degli Arabi e poi dei Normanni. Villaggio di Filiporto e San Micidiario Il villaggio di Filiporto è il più consistente, con circa 150 abitazioni, tutte con pianta rettangolare o trapezoidale, e con alle pareti grandi nicchie, con funzione di armadi e ripostigli. Il prospetto solitamente aperto era sostenuto da pilastroni ricavati nella stessa roccia e chiuso con muratura a secco o con chiusure di legname. Le abitazioni sono a due o più ordini sovrapposti, altre contigue e unite da piccoli passaggi. Tutte presentano tracce di tramezzi lignei, visibili nelle incavature per fissare le testate delle travi. Davanti ad una di queste abitazioni si osserva una cisterna conica, scavata nella roccia, rivestita con rottami di ceramica. Il sito dai bizantini ai normanni Oratorio di San Micidiario Il luogo di culto, relativo a questo villaggio, era l’oratorio di S. Micidiario, nome corrotto e storpiato, probabilmente da un originario Macario, tra i santi monaci siciliani altomedievali. L’escavazione molto accurata, rivolta a ovest – sud- ovest, presenta una pianta rettangolare, triabsidata, è divisa in due ambienti, A e B, da una iconostasi. Nella parete di fondo del presbiterio, in posizione centrale, si apre un’abside semicircolare, destinata a ricevere l’altarino impostato sopra un gradino. Il presbiterio ha un soffitto sagomato a forma di due spioventi, imitante la copertura lignea comune nell’area pugliese. Il vano B, destinato ai fedeli, presenta una pianta trapezoidale e soffitta spiovente, ma presenta una quota pavimentale più bassa rispetto a quella del presbiterio. L’ingresso all’oratorio è di taglio quadrato. Sulla facciata della chiesetta, due canalette di scolo impedivano l’infiltrazione di acqua piovana, a sinistra dell’ingresso è ricavata nella roccia un seggiolone destinato a penitenti, oranti, mendicanti, che non potevano accedere alla chiesa. Dal vano B tramite un angusto passaggio, si passa all’ambiente C, fornito anche di un’entrata autonoma. In esso due grandi fosse si aprono nel suolo, lungo le pareti laterali. Al di sopra di una di esse un grande incasso nel muro, forse un ripostiglio, sembrerebbe smentire l’identificazione delle fosse con delle tombe, e permetterebbe di vedere in questo ambiente il secretarium o diaconicum, cioè la sagrestia. Attiguo alla sagrestia è il camerone D, accessibile dal vano C, tutte le pareti sono trattate a colpi d’ascia, e in quelli di sinistra sono scolpite due croci, una equilatera, l’altra grucciata. È possibile che si tratti dell’abitazione del sacerdote. Il sito dai bizantini ai normanni I BIZANTINI IN SICILIA Nel 535 d.C. , 7500 soldati bizantini , capitanati da Belisario , sbarcano a Catania e, in un anno, sbaragliano i Goti e s’impossessano dell’isola . Il processo di popolamento di quest’ultima termina solo nella seconda metà del VII secolo d.C. Attraverso il monachesimo bizantino influenzano la popolazione preesistente . L’epoca bizantina, almeno inizialmente, fu alquanto movimentata a causa della nuova amministrazione (Thema ), ai contrasti religiosi e alle pressioni fiscali , perciò , la popolazione preferisce sparpagliarsi in piccoli agglomerati e villaggi anziché concentrarsi nelle città, ove vi sono maggiori tensioni sociali . Ciò spiega la presenza di numerosi nuclei abitativi paleocristiani piccoli e assai poveri, a partire dal IV secolo d.C. come le necropoli di contrada Lardia, Costa Giardini, Favara, Serra di Maio . Il sito dai bizantini ai normanni GLI ARABI IN SICILIA Gli arabi, dopo aver saccheggiato più e più volte le coste spagnole e italiane, si stabilirono in Sicilia, dove sostituirono l'opprimente governo bizantino con un'amministrazione tollerante e oculata che fece rifiorire l'Isola. Sotto il loro dominio, tra il 902 e il 109, essa tornò a ricoprirsi di grano, riprese i commerci internazionali e godette di una fioritura artistica senza pari. Il dominio islamico sulla Sicilia iniziò a partire dallo sbarco a Mazara del Vallo nell'827 e terminò con la caduta di Noto nel 1091. L'immigrato di Sicilia con a guida i Kalbiti, costituito ufficialmente nel 948, fu il primo stato sovrano costituito in Sicilia. Nel febbraio 1061 i Normanni di Roberto il Guiscardo, e sul campo, dal fratello Ruggero, della famiglia degli Altavilla sbarcano nei pressi di Messina per iniziare le operazioni di conquista dell'Isola. Nel 1072 i Normanni conquistano Palermo. Il normanno Regno di Sicilia di Ruggero II è stato caratterizzato dalla sua natura multietnica e dalla tolleranza religiosa. Tuttavia, quando i Normanni ebbero conquistato l'Isola, i musulmani dovettero scegliere tra la volontaria partenza o l'assoggettamento all'autorità cristiana. Molti musulmani scelsero di andarsene. Il sito dai bizantini ai normanni VILLAGGIO CAVETTA Risalendo il costone fino all‘ anaktoron, si prosegue per circa 800 metri lungo la strada asfaltata, questo villaggio si apre a Nord-ovest, presenta circa 70 abitazioni ed è l' unico per cui non è stato identificato il relativo santuario. Le abitazioni presentano piante rettangolari, trapezoidali, e approsimativamente semicircolari, bassa aperture le collegano a quelle contigue, lungo le pareti si notano nicchie e incavi rettangolari e quadrati di varie dimensioni, ma tutte si conservano in pessime condizioni, sia perché gli ambienti furono riutilizzati, come ricovero di greggi, sia perché , data la loro collocazione facilmente raggiungibile dalla strada, sono sempre stati oggetto di scavi clandestini. Il sito dai bizantini ai normanni Pantalica dagli Arabi ai Normanni Alla fine del IX secolo d.C si colloca la fine dell’insediamento bizantino a Pantalica. De modi e dei tempi dell’occupazione araba a Pantalica, in verità, non si hanno molte notizie. Idrisi,nel 1154 la chiamava Buntarigah,ossia fiume di Pantalica. Sul sito si sviluppò un forte nucleo abitativo. I musulmani mantennero nei confronti dei cristiani una certa tolleranza, anche se, evidentemente rigida. È possibile perciò che in questo periodo Buntarigah divenisse centro di due religioni diverse. Da un punto di vista demografico è difficile dirlo. Non può escludersi che la popolazione abbia continuato a vivere sul sito, suppure in “quartieri” diversi, ma è più probabile che parte di essa, diversa dagli arabi per religione e per lingua, si sia distaccata dall’insediamento diffondendosi nel territorio circostante (è questa, probabilmente, la fase embrionale della formazione del nuovo sito di Sortino). Agli inizi del XI secolo d.C i Normanni iniziarono la conquista della Sicilia. I guerrieri occuparono Siracusa nel 1085- 1091. L’unica fonte pervenutaci risale al 1092 e riferisce che gli arabi di Pentargia festeggiassero per la morte del figlio del conte Ruggero scatenando l’ira di quest’ultimo. Nessun’altra notizia si ha di Pantalica in epoca Normanna. Il sito dai bizantini ai normanni Il villaggio del crocifisso Seguendo la strada proveniente da Ferla si giunge in una piazzola da cui ha inizio un sentiero che percorso per 100 metri conduce presso i resti di abitazioni dislocate su diversi livelli, collegate da scalette intagliate nella roccia. Le abitazioni di questo villaggio sono circa cinquanta. Il sito dai bizantini ai normanni Le abitazioni di questo villaggio erano circa cinquanta. Queste case erano costruite in un unico ambiente. In alcune case sono presenti sepolture preistoriche. Le case erano quadrate o semicircolari, con nicchie o incavi rettangolari alle Le piante delle abitazioni pareti. presentano una pianta quadrata o semicircolare, con nicchie o incavi rettangolari alle pareti,ben visibili sono ai lati dell’ingresso i fori circolari per i paletti e gli incassi per gli stipiti. Il sito dai bizantini ai normanni Il relativo luogo di culto denominato grotta del Crocifisso è ubicato ad un livello leggermente inferiore rispetto al villaggio e testimonia anch’esso un caso di riutilizzazione di elementi preesistenti in cui non vennero apportate modifiche negli involucri primitivi, né fu introdotta un’attrezzatura di tipo liturgico, ma sappiamo che vi fu celebrata la messa fino al 1693. Si tratta di una grotta artificiale, aperta a est, di forma irregolarmente rettangolare, con due ambienti contigui disposti non assialmente, e con abside rettangolare in quello di destra. Il sito dai bizantini ai normanni Dalla grotta proviene una porzione di intonaco affrescato, di m.0,30 nel lato corto e m0,35 in quello lungo, con un volto femminile nimbato, conservato al momento attuale al museo di Siracusa. L’immagine si può collocare tra l’ultima età Normanna e la prima metà del XIII sec., ma nella tecnica e nell’impostazione risente ancora della maniera bizantina prearaba. Sulla superficie di fondo della teca, che serviva da altare, c’era un trittico riquadrato da bande rosse e sottomarginatura ad arcatelle, a malapena oggi distinguibili , ma qui doveva esservi raffigurato il motivo della crocifissione (staurosis), da cui derivail nome all’oratorio, ma dei restanti soggetti delle pitture nel corso dei sopraluoghi è stato possibile osservare solo tracce languidissime. Nella parete di fondo dell’ambiente di sinistra, su un pannello riquadrato da doppia banda rose e ocra, si notano: chiome bianche e contorno rosso, un nimbo a doppio contorno giallo e rosso, decorata da girali in bianco che simulano un nimbo metallico. A destra si leggeva un’ iscrizione in latino: Sanctus Nicolaus riportata dall’Orsi Il sito dai bizantini ai normanni L’oratorio e il villaggio di San Nicolicchio Sul versante sud di Pantalica si trova un villaggio piccolo il cui centro è costituito dall’oratorio di San Nicolicchio,la datazione sembra risalire al VII secolo. La chiesetta di San Nicolicchio era il riferimento di una seconda comunità bizantina stanziata sul colle di Pantalica. Il sito dai bizantini ai normanni San Nicolicchio E’ possibile giungere al villaggio di San Nicolicchio percorrendo il sentiero. Esso comprende circa venti abitazioni di pianta rettangolare e trapezoidale, ed una cisterna scavata nella roccia. L’abitazione più grande è composta da due ambienti contigui, si accede al primo mediante un ingresso rettangolare, davanti al quale, sulla balza rocciosa, è realizzato un sistema di fori circolari e canalette, per il convogliamento dell’acqua in due più grandi fosse. In esso è evidente il riutilizzo di originari sepolcri protostorici. Il sito dai bizantini ai normanni La chiesetta di San Nicolicchio La chiesetta ha una costruzione molto rozza e approssimativa ma, rispetto a San Micidiario, conserva ancora degli interessanti affreschi grazie al fatto di essere maggiormente nascosta . La chiesetta si raggiunge scendendo lungo il ripido pendio. Vi si accede tramite un ingresso largo alla cui sinistra sulla parete esterna si apre una tomba sicula, La parete di destra mostra un approfondimento nella parte più interna, in cui si apre un abside centrale, dentro cui era scolpito un altarino, contenente nel prospetto una nicchietta per qualche immagine sacra. Il sito dai bizantini ai normanni L’affresco di San Nicolicchio L’affresco è molto rovinato e presenta figure dalle forme molto rigide. Sono presenti anche didascalie in lingua greca. Gran parte dell’apparato decorativo è andato perduto, probabilmente a causa di abrasioni procurate dagli invasori arabi ma, dalle tracce superstiti si possono riconoscere le figure di Sant’Elena e Santo Stefano e di un Santo non identificabile. Circa la datazione di tali affreschi non sono, però, pochi i problemi di ordine storico e stilistico; l’Agnello e il Messina però, proprio analizzando una certa rigidezza e secchezza nel modo di rendere il panneggio, suggeriscono di riconoscere in tali affreschi le testimonianze più antiche della pittura rupestre nel Siracusano (VII sec d.C.). Il sito dai bizantini ai normanni San Nicolicchio Il vano rupestre si configura come un oratorio dalla pianta piuttosto complessa. Esso è composto dall’accorpamento di più ambienti (probabilmente scavati in epoche diverse), che risultano come secondari rispetto al vano principale che si sviluppa verso est dove si conclude con una abside centrale e due piccole nicchie ai lati di essa. Il sito dai bizantini ai normanni Concerto, letture istituzioni e… buffet Le nostre guide Segnalibro Calendario Programma Realizzazione a cura delle classi 2° A 1° A 2° B 1° B 2° C 1° C 2° D 1° D Istituto Comprensivo “G.M. Columba” Sortino Ciaffaglione Francesca Costanzo Gaetano Manca Eloisa Pane Roberta Pesce Rossana Ruffino Maria Bianca Christian Drago Francesco Rafalà Gianfranco Lo Monaco Giovanna Uno speciale ringraziamento al Prof. INGALISO LUIGI per la solerte e impagabile collaborazione e per il suo costante sostegno