Vita di
S. Marcellino
Prete e Martire
Patrono di Lausdomini
VEDUTA PANORAMICA DI LAUSDOMINI
DAL CAMPANILE PARROCCHIALE
TRA LA FINE DEL III SECOLO E L’INIZIO DEL IV CAMPEGGIA SU ROMA E
SULL’IMPERO LA FIGURA DI DIOCLEZIANO.
È TRISTEMENTE CELEBRE L’ULTIMA PERSECUZIONE CRISTIANA
CHE PORTA IL SUO NOME AL PRINCIPIO DEL IV SECOLO
L’IMPERATORE DIOCLEZIANO, CON UN EDITTO, A RICHIESTA DEL CELEBRE
GALERIO, AVEVA COMINCIATO AD ALLONTANARE I CRISTIANI DALLA CORTE
E DALL’ESERCITO , DOVE MOLTI DI ESSI OCCUPAVANO ALTI GRADI.
A QUESTO PROVVEDIMENTO
ERA SEGUITO NEL 303 IL PRIMO EDITTO VERO E PROPRIO
DI PERSECUZIONE, BANDITO A NICOMEDIA
POI GLI AVVENIMENTI INCALZARONO
E NON È IL CASO DI ESPORRE QUI
LE VICENDE DI QUELL’ULTIMA PERSECUZIONE,
BANDITA PIÙ CHE MAI PER FINI POLITICI;
TUTTI SANNO QUANTO RAPIDAMENTE,
NELLO STESSO ANNO E NEL SEGUENTE,
FURONO PROMULGATI
ALTRI DUE EDITTI ALLARGANDO
IL CAMPO DELLA LOTTA.
NEL 304 SI GIUSTE A UNA BREVE SOSTA.
TERMINATI I VICENNALI, LE FESTE
COMMEMORATIVE DEL SECONDO DECENNIO DI
REGNO DELL’IMPERATORE, E CHIUSA LA
BREVE AMNISTIA CHE LI AVEVA
ACCOMPAGNATI, E DI CUI ANCHE I CRISTIANI SI
ERANO GIOVATI,
LA LOTTA FU RIPRESA CON UN QUARTO
EDITTO, ANCORA NEL 304 IN MACEDONIA
E IN TUTTO L’ORIENTE
VENUTO A ROMA MASSIMILIANO ERCULEO,
L’AUGUSTO COLLEGA DI DIOCLEZIANO,
LA PERSECUZIONE FU ESTESA NEL
MAGGIO DEL 304 ANCHE ALL’URBE
E A TUTTO L’OCCIDENTE
L’ESECUZIONE DELL’EDITTO FU IMMEDIATA CON
MAGGIORE ACCANIMENTO.
SI RICORSE A TUTTI I MEZZI PER OBBLIGARE I
CRISTIANI, CONSIDERATI NEMICI DI ROMA E
DELL’IMPERO, A RINNEGARE LA LORO FEDE O
ALMENO A SACRIFICARE INNANZI ALLE STATUE
DEGLI DEI.
LE SCHIERE DEI MARTIRI AUMENTARONO.
DUE FRA I PIÙ NOTI
FURONO APPUNTO IL
NOSTRO PATRONO
SAN MARCELLINO
PRETE
E
PIETRO
ESORCISTA
LA CELEBRITÀ DEL LORO MARTIRIO
È TESTIMONIATA
DA MOLTI FATTI.
ANZITUTTO IL LORO NOME
È FRA QUELLO DEI POCHI SANTI
ELENCATI NEL CANONE DELLA
MESSA,
E CIÒ INDICA L’IMPORTANZA
CHE VENIVA LORO ATTRIBUITA
NEI PRIMI SECOLI DOPO IL LORO
MARTIRIO
MA VA RICORDATO L’ELOGIO CON
CUI LI CELEBRÒ
A POCHI ANNI DALLA LORO
MORTE,
IN UNA ISCRIZIONE POSTA SUL
LORO SEPOLCRO
PAPA S. DAMASO (366-380)
CHE, FANCIULLO,
AVEVA ASCOLTATO DAL LORO
CARNEFICE LE VICENDE
DEL MARTIRIO
<< MARCELLINE TUOS
PARITER PETRE NOSSE TRIUMPHOS /
PERCUSSOR RETULIT
DAMASO MIHÌ CUMPUER ESSEM /
HAEC SIBI CARNIFICEM RABIDUM
MANDATA DEDISSE /
SENTIBUS IN MEDIIS
VESTRA UT TUNC COLLA SECARET /
NE TUMULUM VESTRUM QUISQUAM
COGNOSCERE POSSET /
VOS ALACRES VESTRIS MANIBUS
MUNDASSE SEPULCRA /
CANDIDULO OCCULTOS POSTQUAM
JACUISSE /
POSTEA COMMONITAM VESTRA
PIETATE LUCILLAM /
HIC PLACUISSE MAGIS SANCTISSIMA
CONDERE MEMBRA >>
“ O MARCELLINO, E ANCHE TU,
O PIETRO, MIRA I SUOI TRIONFI.
QUANDO IO ERO FANCIULLO,
LO STESSO CARNEFICE
MI RIFERÌ CHE IL CRUDELE TIRANNO
GLI AVEVA DATO L’ORDINE
DI SPICCARVI IL COLLO
DAL BUSTO,
IN MEZZO AD UNA SELVA,
AFFINCHÉ NESSUNO POTESSE CONOSCERE
IL VOSTRO SEPOLCRO. VOI ALLORA
LIETAMENTE MONDASTE
COLLE VOSTRE MANI LA TOMBA.
MA, DOPO AVER GIACIUTO NASCOSTI
NELLA GROTTA DA VOI RIPULITA,
LUCILLA, INFORMATA DELLA VOSTRA PIETÀ,
PREFERÌ DI RIPORRE
QUI LE VOSTRE SPOGLIE SANTISSIME ”
E QUESTO
PUÒ BEN DIRSI
IL DOCUMENTO
STORICO
DELLA LORO
PASSIONE
LA PASSIO INVECE,
CIOÈ LA NARRAZIONE DEGLI ATTI DEL
MARTIRIO È DOVUTA AD UN
COMPILATORE DEL VI SECOLO
CHE DEVE AVER LAVORATO
BASANDOSI SULL’EPIGRAFE
DAMASIANA E SU ALTRE
TRADIZIONI ORALI
FRA I TANTI IMPRIGIONATI A
ROMA, ERA STATO
DEFERITO AL PREFETTO DI
ROMA, SERENO, ANCHE IL
GIOVANE ESORCISTA
PIETRO, NOTO PER LA SUA
DIGNITÀ E LO SPIRITO
POLEMICO CON CUI
DIFENDEVA LA SUA FEDE E
COMBATTEVA GLI
AVVERSARI
NATURALMENTE,
AVEVA CONFESSATO IL
CRISTIANESIMO, NEGANDO DI
SACRIFICARE AGLI DEI, E QUINDI
BATTUTO CON LE VERGHE, ERA
STATO RINCHIUSO SEMIVIVO IN
CARCERE
MA LA CATTURA NON ERA ASSOLUTA:
I PRIGIONIERI ERANO CONSEGNATI AD
UN CUSTODE, RESPONSABILE DI
COLORO CHE GLI ERANO AFFIDATI E
CHE EGLI DOVEVA AD UN DATO
MOMENTO RICONDURRE AL GIUDICE
PER LA DISCUSSIONE DEL PROCESSO
PER IL RESTO ESSI ERANO LIBERI
DI ESSERE VISITATI, USCIRE DALLA
PRIGIONE, CONFORTARE I
CORRELIGIONARI, PROSEGUIRE LE
OPERE DEL LORO APOSTOLATO, E
NE APPROFITTAVANO
LIBERAMENTE
CON LA SUA SERENITÀ, PIETRO INCURIOSIVA IL SUO
CARCERIERE ARTEMIO ANGOSCIATO PER LA
STRANA MALATTIA DELL’UNICA FIGLIA PAOLINA,
OSSESSA, TORMENTATA DA CUPA MALINCONIA E
OPPRESSA DA PIANTI LACERANTI
IL BUON UOMO PARAGONAVA LA SERENITÀ
DEL PRIGIONIERO, CHE EGLI SAPEVA VOTATO A MORTE
SICURA, CON LA TRISTEZZA DELLA SUA CREATURA, E,
NON SAPENDO RENDERSENE CONTO, GLIENE CHIESE UNA
VOLTA LA RAGIONE, CONFIDANDOGLI INSIEME LE SUE
ANSIE DI PADRE
E L’ESORCISTA CON CALMA : “ CREDI NELL’UNIGENITO FIGLIO
DI DIO, GESÙ CRISTO, E LA TUA FIGLIOLA SARÀ SALVA”.
NUOVI DUBBI DI ARTEMIO, A CUI SI AFFACCIAVA
L’OBBIEZIONE DI TUTTI GLI SCETTICI, DI FRONTE ALLA
SOFFERENZA GIOIOSA DEL CREDENTE
“ SE IL TUO DIO NON SA LIBERARE TE CHE CREDI IN LUI,
COME POTRÀ GUARIRE AL PRIMO ATTO DI FEDE, LA MIA
FIGLIUOLA ?”
“ IL MIO DIO SAREBBE TANTO POTENTE DA
LIBERARMI DA QUESTO E DA QUALUNQUE ALTRO
TORMENTO, MA NON LO FA, PER NON TOGLIERMI
LA GLORIA DEL MARTIRIO, E’ IL PREMIO DELLA
VITA ETERNA”.
DA QUESTO DIALOGO ALLA GUARIGIONE DI PAOLINA,
E ALLA CONVERSIONE DI ARTEMIO
E DELLA MOGLIE CANDIDA,
IL PASSO È BREVE
GLI ATTI PARLANO ANCHE DELLA
PROVA A CUI PIETRO SI SAREBBE
SOTTOPOSTO SPONTANEA- MENTE PER
INDURRE IL CARCERIERE A CREDERE :
FARSI STRINGERE CON DURE RITORTE,
E CHIUDERE SOLO NEL CARCERE,
PER POI RIUSCIRE A SCIOGLIERSI
E A TROVARE LA STRADA PER GIUNGERE,
NEL CUORE DELLA NOTTE,
ALLA CASA DEL BUON CUSTODE
PER GUARIRNE LA FIGLIA, MA
SOPRATTUTTO PER PORTARE LA LUCE
DELLA FEDE ALL’INCREDULO
LA FAMA DEL PRODIGIO
E DELLA CONVERSIONE SI
DIFFUSE, E MOLTISSIMI
CHIESERO IL BATTESIMO,
MA PIETRO NON POTEVA
AMMINISTRARLO, E ALLORA EGLI
STESSO ANDÒ IN CERCA
DEL PRETE MARCELLINO,
FORSE IL SACERDOTE ANZIANO
DELLA CHIESA ALLA CUI REGIONE
ECCLESIASTICA APPARTENEVA
FIN DAL III SECOLO INFATTI LA
GERARCHIA ECCLESIASTICA ERA
REGOLARMENTE ORGANIZZATA
NELLA CITTÀ ETERNA CHE ERA
DIVISA IN VARIE REGIONI E TITOLI,
NEI QUALI SI AMMINISTRAVANO I
SACRAMENTI
QUANTUNQUE IN TEMPO DI PERSECUZIONE,
I SACERDOTI VIVESSERO PER LO PIÙ NASCOSTI.
MARCELLINO NON ESITÒ, E SI RECÒ ALLE CARCERI,
OVE LO STESSO ARTEMIO SI ERA FATTO
UN ALACRE BANDITORE DI PROSELITISMO
PROPRIO IN QUEL MOMENTO IL
PREFETTO DELLA CITTÀ SI ERA
AMMALATO, E LA PERSECUZIONE
SI ERA ILLANGUIDITA.
QUINDI MARCELLINO E PIETRO
NE APPROFITTAVANO
LARGAMENTE
MA LA SOSTA FU BREVE.
I PROCESSI RIPRESERO;
E, SAPUTO L’ACCADUTO,
IL MAGISTRATO
ORDINÒ CHE ARTEMIO
E I PRIGIONIERI AFFIDATIGLI,
GLI FOSSERO CONDOTTI
IL GIORNO SEGUENTE
ERA L’ETÀ RICCA DI FERVORE, IN CUI, ANCHE
ACCANTO A QUALCHE DEFEZIONE
DOLOROSA, GLI EROISMI, RAVVIVATI,
ANZICHÉ SMORZATI DALLE PERSECUZIONI,
ERANO FREQUENTI
“AL CANTO DEL GALLO”
DICONO GLI ATTI,
CHE SI SENTONO PERVASI
NELLA
LORO INGENUA REDAZIONE,
DA UNA FRESCA VENA
DI POESIA,
L’AULA DEL PRETORIO
FU AFFOLLATA
DA ARTEMIO,
DAI SUOI PRIGIONIERI,
E DAI NOVELLI
CONVERTITI
INVANO IL GIUDICE TENTA DI
ADESCARE GLI ACCUSATI
COLLA SOLITA LUSINGA:
“ SACRIFICATE AGLI DEI E
SARETE PROSCIOLTI
DALLA COLPA ”
NON SOLO MARCELLINO RIFIUTA
DI BRUCIARE I PICCOLI GRANI D’INCENSO
DI FRONTE ALLA STATUA DELL’IMPERATORE,
MA OBBIETTA CHE
“ CHI CREDE
IN GESÙ CRISTO
È PROSCIOLTO
DA OGNI COLPA ”
ALLORA LA LEGGE ROMANA ESPLICA I SUOI RIGORI :
MARCELLINO E PIETRO SONO PERCOSSI,
ANZI IL SACERDOTE SARÀ RINCHIUSO NUDO IN UN CARCERE OSCURO, IL CUI
PAVIMENTO SARÀ COSPARSO DI VETRI TAGLIUZZATI
IL CONTEGNO DEI DUE MOSTRA,
PUR NELLA COMUNE GLORIA DEL MARTIRIO,
IL LORO CARATTERE DIVERSO :
MENTRE MARCELLINO TACE,
IL GIOVANE E IMPETUOSO PIETRO PROROMPE
CONTRO IL GIUDICE, MINACCIANDOGLI
LE PENE ETERNE
MA A CHE VALE?
RINCHIUSI IN UNA PRIGIONE PIÙ
TERRIBILE, SEPARATI DA ARTEMIO,
DIVENTATO GIÀ CONFESSORE
DI CRISTO,
I DUE MARTIRI AVANZAVANO VERSO
IL SUPPLIZIO
MA, DOPO CHE ANCHE IL CARCERIERE E LA SUA FAMIGLIA SONO STATI
PROCESSATI E LAPIDATI SULLA VIA AURELIA, SERENO ORDINO’ CHE I DUE
FOSSERO CONDOTTI DI NOTTE NELLA “SILVA NIGRA” COSI DETTA PER
L’INTRICO DEL SUO FOGLIAME, SULLA VIA DI PORTO, “ NE TUMULUM
QUISQUAM COGNOSCERE POSSET ” DICE L’ISCRIZIONE DAMASIANA
MA PRIMA I DUE
VOLLERO CON LE LORO
STESSE MANI LIBERARE
IL TERRENO DALLE
SPINE.
POI, SCAMBIATISI IL
BACIO
DI PACE PORSERO IL
COLLO
AL CARNEFICE, E
PREGANDO MORIRONO
PERÒ GLI ATTI DICONO
CHE UNA
GRAN LUCE BRILLÒ
NELLA NOTTE
IN QUELLA LOCALITÀ, CHE,
PROPRIO PER QUESTO,
PRESE IL NOME
DI SILVA CANDIDA.
E RACCONTANO ANCORA CHE
IL CARNEFICE, COMMOSSO,
SI DIEDE DA QUELLA NOTTE
A VITA DI PENITENZA
E CHE, VECCHIO,
FATTA PUBBLICA CONFESSIONE
DELLE SUE COLPE,
SI CONVERTÌ AL CRISTIANESIMO
COL NOME DI DOROTEO.
QUALCHE TEMPO DOPO, LE
PIE MATRONE FIRMINA E
LUCILLA, AVVERTITE DAI
SANTI CHE LORO APPARVERO
IN UNA VISIONE
MIRACOLOSA,
TRASPORTARONO
IL CADAVERE DEI DUE
MARTIRI CON L’AIUTO DELLO
STESSO CARNEFICE,
E DI DUE ACCOLITI
NEL CIMITERO CRISTIANO
“AD DUAS LAUROS”
PRESSO LA TOMBA
DEL MARTIRE S. TIBURZIO
SULLA VIA LABICANA, AL
TERZO MIGLIO DALLA
PORTA ESQUILINA.
E
D’ALLORA QUELLE
CATACOMBE
PRESERO
IL NOME DEI SANTI
MARCELLINO
E PIETRO
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