Dopo aver letto il libro, il quale narra di un pastore che, con impegno costante, riforestò da solo un'arida vallata ai piedi delle Alpi, nella prima metà del XX secolo, abbiamo deciso di porre delle domande ai nostri nonni per poter vedere il cambiamento del paesaggio negli anni. Prima domanda: «Si, molto. 50 anni fa il mio paese era formato da 20 o 30 case, ma ora sono aumentate! Hanno costruito ovunque e non c’è più lo spazio nemmeno per una pianta. Prima eravamo in pochi ma uniti. Nelle stalle bastava raccontare qualcosa magari con un bel bicchiere di vino, si viveva nella natura. Prima giocavamo in strada con la palla, senza la preoccupazione delle auto, mentre ora si ha paura di tutto e si vive male perché essendo tutti attaccati, nessuno ha più il suo spazio per vivere.» Seconda domanda: Eravamo in cinque fratelli e quando mio padre tornava a casa dal lavoro, coltivava l’orto: patate, pomodori, verze…nessuno di noi comprava niente, si viveva di raccolto. Terza domanda: Ormai a 82 anni la mia vita si spegne lentamente, ma se avessi 20 anni lo rifarei il mio orto, per riassaporare le cose genuine. I miei genitori, avevano coltivato tutto nell’orto e anche la frutta. No, però i giovani non sono neanche capaci, gli serve un signore anziano che gli insegni. L’orto era nostro, ma quando mi sono spostata abitavamo in un cortile chiuso. Ora non c’è terra da coltivare, ma anche se ci fosse, la gioventù non coltiva più. Eravamo poveri, ma felici. Ora la gente non si accontenta più.