“Oggi è giunta la gioia di tutti, che scioglie la primitiva condanna. Oggi è giunto Colui che è dovunque, per riempire di gioia tutte le cose” . (Andrea di Creta, Omelia per la festa dell’Annunciazione) La festa Questa festa affonda le sue radici nei primi secoli, probabilmente prima del concilio di Efeso (431) anche se solo dopo la proclamazione, in questo concilio, di Maria “Madre di Dio”, la Theotókos, seguì, in oriente, una vera esplosione di culto mariano e la conseguente istituzione, durante il VI secolo, di diverse feste legate alla sua figura. È il caso della Natività della Vergine, dell’Annunciazione, della Presentazione di Gesù e della Dormizione. Fu introdotta nella Chiesa romana da papa Sergio I° (687-701) e sin dall’inizio la festa fu celebrata il 25 marzo, equinozio di primavera, tempo in cui, secondo le concezioni antiche, fu creato il mondo ed il primo uomo. “Per la sapienza di Dio, che creò e dispose tutte le cose secondo l’ordine e la giustizia, incominciare la creazione e dare principio al tempo era la stessa cosa. Anch’egli volle venire nel medesimo periodo di tempo nel quale furono create le cose. (…)Non era forse sommamente conveniente che colui il quale ha creato l’uomo all’inizio, scegliesse il medesimo giorno per unirsi alla carne?” (Anastasio Antiocheno + 599) L’icona dell’Annunciazione A partire dal XV secolo, quando l’iconostasi avrà trovato la sua forma definitiva, l’icona dell’Annunciazione (oltre ad essere collocata tra le icone delle grandi feste sull’iconostasi) prenderà un posto centrale sulle ante delle porte regali che si aprono verso il Santuario. Attraverso queste porte passano le processioni con il libro dei Vangeli e poi con i santi doni, ed è lì che i fedeli ricevono l’Eucaristia. Il motivo di questa collocazione sulle ante della porta si può intuire da una delle letture dell’Antico Testamento prescritte al vespro della festa: “Mi condusse alla porta esterna del santuario, dalla parte di oriente; essa era chiusa. Mi disse: Questa porta rimarrà chiusa: non verrà aperta, nessuno vi passerà, perché c’è passato il Signore, Dio d’Israele. Perciò resterà chiusa. Ma il principe siederà in essa per cibarsi davanti al Signore; entrerà dl vestibolo della porta e di lì uscirà”. Poi mi condusse per la porta settentrionale, davanti al tempio. Guardai ed ecco la Gloria del Signore riempiva il tempio”. (Ez 44,1-4) E’ lei “la Vergine”, la porta rivolta ad oriente che porterà in seno Colui che avanza ad oriente sopra il cielo dei cieli e resterà inaccessibile agli altri. (Pietro di Argo (+922) L’Annunciazione sulle porte regali quindi esprime verginità e incarnazione nella persona di Maria. Le porte chiuse simboleggiano la sua verginità; le porte aperte significano che quel “giardino sigillato”, come il mar Rosso, si apre per lasciar passare il Mistero del Verbo incarnato: per Lei i fedeli hanno accesso ai misteri della fede e all’unione con Dio nell’Eucaristia. L’o schema iconografico ricorrente è molto semplice: l’angelo porge l’annuncio ad una giovane donna che fila la porpora seduta o in piedi. In qualche caso ha tra le mani una brocca ed è vicina a una fonte, o legge in atteggiamento assorto un Libro. L’icona riprende il racconto evangelico secondo Luca ai quali aggiunge elementi presi dalla letteratura apocrifa. La Vergine La Vergine, ritratta in atteggiamento di profondo raccoglimento, è ricoperta da un manto porpora bordato d’oro ed una tunica blu. Sul manto ha tre stelle: una sulla testa ed una su ciascuna delle spalle. Sono corrispondenti al gesto trinitario della mano destra dell’Angelo. Rappresentano il segno della santificazione della Trinità, quale Madre di Dio. Ella infatti era Vergine prima, durante e dopo il parto. Generalmente Maria è assisa su un trono ed i suoi piedi poggiano su un piedistallo, perché è stata posta al di sopra della natura angelica. Calza scarpette color porpora, lo stesso colore del cuscino e del velo sovrastante. Questo motivo cromatico del rosse porpora tende a sottolineare il carattere regale della Vergine. Notoriamente infatti, nell’antichità la porpora e l’oro erano riservati esclusivamente all’imperatore ed ai suoi familiari. Nella maggior parte delle raffigurazioni la Vergine è colta nell’atto di filare la porpora, cioè di tessere misticamente la veste purpurea del corpo del Salvatore. “La forza dell’Altissimo abiterà in te e uno dei Tre dimorerà in te conformemente a quanto ti ho detto. Dal filo per la trama della stoffa che è la tua corporeità, egli stesso tesserà una veste e la indosserà”. (Efrem il Siro) “Oggi Maria è divenuta un cielo che ha portato Dio… In lei la divinità ci ha tessuto una veste per raggiungere la salvezza”. (Efrem il Siro) Il velo porpora che sovrasta il trono della Madre di Dio indica che l’avvenimento raffigurato è accaduto dentro, ma è stato portato fuori affinché tutti possano contemplarlo, ma simboleggia anche il velo della Grazia che avvolge tutta la scena. “Il velo di porpora che spesso campeggia sulla Vergine è un’allusione al velo del Tempio e simbolo del velo del corpo del Salvatore che stava su di lei prima di entrare in lei.” (Efrem il Siro) “Il sacerdote disse: chiamatemi delle vergini senza macchia della tribù di David. (…)I ministri andarono e le condussero. Le introdussero poi nel tempio del Signore e il sacerdote disse: Su tirate a sorte chi filerà l’oro, l’amianto, il bisso, la seta, il giacinto, lo scarlatto e la porpora genuina. A Maria toccò la porpora genuina e lo scarlatto: li prese e se ne tornò a casa sua”. Quindi cominciò a filare. Un giorno, “presa la brocca, uscì ad attingere acqua. Ed ecco una voce che diceva: “Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu fra le donne”. Essa guardava intorno, a destra e a sinistra, donde venisse la voce. Tutta tremante se ne andò a casa, posò la brocca e, presa la porpora, si sedette sul suo scanno e filava. Ed ecco un angelo del Signore si presentò dinanzi a lei, dicendo: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia davanti al Signore di tutte le cose, e concepirai per la sua parola”. (dal racconto degli Apocrifi) Spesso il capo della Vergine è leggermente chino. Sembra figurare il versetto del salmista: “Ascolta, o figlia, guarda, porgi l’orecchio, dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre: al re piacerà la tua bellezza”. Inclinando il capo, la Santa Vergine acconsente all’invito dell’Angelo e, con lo sguardo rivolto verso l’esterno dell’icona, fa partecipare l’orante, che si pone davanti ad essa, al Mistero rappresentato. La mano destra con il palmo aperto esprime attenzione e accettazione della volontà divina. Dall’alto un raggio si va a posare su di lei. Questo raggio rappresenta lo Spirito (a volte compare anche una colomba) che si posa su di lei: non è un raggio di luce ma un raggio d’ombra perché traspone in colori quanto riportato dall’evangelista Luca: “su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo”. Il pozzo In alcune rappresentazioni si può notare la presenza del pozzo o della fontana. Nelle culture antiche (e in quella ebraica in particolare) il pozzo riveste un carattere sacro perché realizza una sintesi tra tre ordini: cielo, terra, inferi, e dei tre elementi: acqua, terra e aria. Questo è indica la disponibilità del creato a ricevere l’acqua della vita. L’angelo L’Arcangelo ha le vesti prevalentemente di colore bianco, molto luminose: il colore che precede la luce del mattino, il colore che annuncia la nascita, la vita. L’azzurro tinge la fascia sulla manica e sfuma nel bianco delle ali. L’azzurro è il colore dell’immaterialità e della purezza, di qualcosa proveniente dal mondo spirituale. “Tu sei vestito, o arcangelo, della veste dell’ineffabile gloria di Dio, splendente più del sole, e stai davanti al Re del cielo”. (Liturgia bizantina) La mano sinistra impugna un lungo bastone, simbolo dell’autorità, del messaggero, del pellegrino. La mano destra si distende quasi a porger l’annuncio; accompagna lo sguardo verso Maria, traccia visibile di una Parola che passa da un individuo ad un altro. Le dita sono disposte nel tipico gesto bizantino della benedizione: le tre dita aperte (indice, medio e mignolo) ricordano la Trinità, mentre le due dita ripiegate (anulare e pollice) ricordano che in Cristo sussistono due nature, la divina e l’umana. Tutta la figura dell’Arcangelo trasmette vitalità e movimento: Egli è il messaggero della “lieta notizia” e il suo movimento esprime l’urgenza dell’annuncio di cui è portatore. In alcune raffigurazioni, Maria ha un libro sacro in mano o posato su di un leggio in prossimità. Come la porpora, il libro ha un significato teologico: ella ha generato il Verbo, la Parola. La fanciulla La tradizione iconografica ci mostra in alcune icone anche un altro personaggio con in mano un fuso e una conocchia: si tratta della nostra progenitrice Eva, vestita dal Signore dopo il peccato con una tunica di pelle, come in questo mosaico di Monreale. Possiamo riflettere su alcune corrispondenze che collegano l’inizio dei tempi dei nostri progenitori, con la pienezza dei tempi di Maria. Questo è il giorno di una buona novella di gioia, è la festa della Vergine; il mondo di quaggiù si tocca con il mondo di lassù; Adamo si rinnova ed Eva viene liberata dalla primitiva afflizione; il tabernacolo della nostra natura umana diventa tempio di Dio grazie alla divinizzazione della nostra condizione da lui assunta. O mistero! Il modo dell’abbassamento di Dio ci è sconosciuto, il modo della concezione resta inesprimibile. L’angelo si fa ministro del miracolo: il seno della vergine riceve un figlio; lo Spirito santo viene inviato; dall’alto il Padre esprime il suo beneplacito, l’unione si compie per comune volontà; in lui e per mezzo di lui, eccoci salvi; uniamo il nostro canto a quello di Gabriele e gridiamo alla Vergine: Ave! piena di grazia, attraverso di te viene la salvezza,, il Cristo nostro Dio; egli ha preso la nostra natura e ci ha elevati fino a lui. Tu pregalo di salvare le nostre anime”. (Liturgia Bizantina, Inno del Vespro)