L’icona della Trinità di Andrej Rublëv, è un capolavoro di rara profondità teologica, di bellezza incomparabile e di finissima ricchezza di simboli. Andrej Rublëv l’ha scritta nel 1422, per la canonizzazione di Sergio di Radonez, morto trent’anni prima, fondatore del monastero Trockij dove Rublëv viveva. Il tema trinitario era d’obbligo per tutti gli iconografi. Ogni iconografo si cimentava nella “Ospitalità di Abramo”, icona ispirata a Gn 18,1-15 : questo episodio della Sacra Scrittura è sempre stato interpretato dai Padri della Chiesa come un preannuncio della Trinità, poiché nel testo sacro si alterna il singolare, quasi fosse una sola persona, al plurale. Affresco catacombe sulla Via Latina, Roma IV sec. «Tre uomini appaiono ad Abramo. Egli, gettato lo sguardo sui tre, ne adora uno e lo riconosce Signore». (S. Ilario, De Trinitate) Mosaico San Vitale, Ravenna, VI sec. “Il grande Abramo meritò di vedere Dio sotto forma umana e di riceverlo come suo ospite, perché si era offerto a Dio e lo aveva accolto”. (S. Massimo il Confessore) Anche in questa rappresentazione dell’ “ospitalità di Abramo” (Scuola di Novgorod XV sec.) compaiono le figure di Abramo e Sara che servono i tre pellegrini. L’icona della Trinità di A. Rublev opera una “lettura/scrittura” teologica di Gn 18,115: concentrando la scena solo sui tre Pellegrini ospiti di Abramo (scompaiono le figure di Abramo e Sara) l’icona mostra Dio/Trinità nel suo visitare l’uomo, nel suo modo di agire nella storia della salvezza. TRINITA’ : unità... I tre angeli nelle loro espressioni, nella loro posizione, nei colori esprimono il ritmo della vita trinitaria. L’icona presenta diversi motivi di unità: Un elemento molto importante è il colore blu che è presente nelle vesti di tutte e tre le figure, mentre gli altri colori variano figura per figura. Il blu è il colore della divinità che le tre persone divine condividono, gli altri colori invece sottolineano le specificità di ogni persona. Un altro tratto comune che caratterizza i tre angeli è la somiglianza del volto. Questo tratto richiama l’unità della Trinità. Ogni angelo presenta un volto giovanile, né maschile né femminile, per esprimere l’eternità della divinità delle tre persone. Anche fisicamente i tre angeli sono uguali. Il loro corpo è molto allungato rispetto alle proporzioni normali. Questo è un elemento tipico dell’icona che esprime la diversa dimensione delle figure raffigurate. Non si tratta infatti della raffigurazione di corpi materiali, ma del loro “spessore spirituale”. Molto importante per sottolineare l’unità è il cerchio in cui i tre angeli possono essere inscritti: il cerchio indica il tutto, l’unità della vita di Dio. Essi sono messaggeri, portano il lieto annuncio della nascita del figlio della promessa. Per questo sono rappresentati con le ali, come angeli del Signore, come vuole l'iconografia tradizionale. Tutti e tre tengono in mano il bastone del viandante, segno della stessa autorità; il bastone indica anche che sono pellegrini e il fatto che hanno il bastone a tavola significa che Dio è sempre in cammino e si fa ospite di colui che lo accoglie. ...nella diversità: L’ANGELO AL CENTRO E’ messo in risalto oltre che dalla posizione anche dalla vivacità dei colori e dalle linee che sembrano attirare lo sguardo su di lui. Si ritiene che si tratti del Figlio. In Lui il Padre si rivela totalmente, soprattutto nel mistero della sua Pasqua dove risplende in pienezza la gloria di Dio, che è il suo amore per l’uomo. L’asse centrale dell’icona è quella che presenta i richiami al mistero pasquale e alla croce di Gesù: albero alle sue spalle (croce); la coppa sulla mensa (l’offerta di sé). Il rosso della tunica dell’angelo centrale richiama l’amore sacrificale, pronto a dare la vita. Il rosso è segno del sangue, segno dell’umanità; Il blu del mantello (segno della divinità) qui è manifesto e predominante per dire che è Gesù che ci ha rivelato il vero volto di Dio e il suo amore per noi: “chi vede me vede il Padre”. E’ vero Dio e vero uomo. Sulla spalla c’è una stola gialla, segno del giogo regale, della sottomissione in tutto alla volontà del Padre: per questa obbedienza fino alla morte, egli è Re e Signore. Il Figlio ha il braccio destro grande e potente, perché Egli è il braccio del Padre, per mezzo del quale sono state create tutte le cose. E’ il braccio teso con il quale il Signore ha operato la liberazione dalla schiavitù (Es 6,6), la destra con cui annienta il nemico (Es 15,6), soprattutto l’ultimo nemico che è la morte (1Cor 15,26). E’ il braccio di Dio che salva. L’angelo al centro è rivolto verso quello di sinistra, il Padre. Egli è uscito dal Padre e si rivolge ora a Lui in ascolto e risposta. Lo sguardo dei due personaggi si incontra e sembra si possa intuire un dialogo muto nei loro sguardi. In quello del Padre l’invito a manifestare il suo Amore nel mondo, in quello del Figlio il sì della libertà e dell’amore. Egli è tutto consenso (il capo è chino come ad accogliere la volontà del Padre). L‘argomento del colloqui, che si svolge più attraverso lo sguardo che le parole, sembra essere la coppa che sta al centro della tavola e che contiene un agnello. Le mani dei due angeli sembrano indicarla. Certamente, in primo luogo, si tratta dell’agnello che Abramo offrì ai tre pellegrini, ma quell’agnello posto in un calice è anche riferimento «all’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo», al suo “mistero pasquale”. Al centro della mensa luminosa sta un calice-coppa con dentro l'agnello. Se si osserva attentamente l'immagine, l'angelo centrale (Figlio) è contenuto nella coppa formata dai contorni interni degli altri due angeli (Padre e Spirito). "La coppa, punto di convergenza dei tre - spiegò Filarete, metropolita di Mosca, in un'omelia del 1816 - contiene il mistero dell'amore del Padre che crocifigge, l'amore del Figlio crocifisso, l'amore dello Spirito che trionfa con la forza della croce". Gli angeli formano essi stessi una coppa, un calice, che è la persona del Figlio: chi si mette sul triangolo verde si mette all’interno del calice, entrando nel mistero del Figlio che si dona (rapporto tra Trinità ed eucaristia). Si entra nella vita di Dio. L’albero che sta alle spalle dell’angelo centrale richiama l’albero della vita nel paradiso e l’albero della Croce. L’albero è curvo sulle spalle dell’angelo centrale come se egli stesse per caricarselo addosso… è la croce, il nuovo albero delle vita. Non poteva mancare un riferimento esplicito alla croce, perché è lì sulla croce che il Figlio nel modo più pieno rivela il cuore del Padre che ama in modo gratuito, unilaterale e folle. L’ANGELO A SINISTRA L’angelo di sinistra rappresenta il Padre del quale non si può parlare senza passare attraverso il Figlio che ne è la rivelazione. Il Padre qui a sinistra siede con solennità sul trono. Lo sguardo e il gesto della mano destra hanno qualcosa di imperativo. Si noti l’importanza dello sguardo che egli rivolge all’angelo di centro e dei gesti delle sue mani che indicano il calice che contiene l’agnello. Anche il vestito oro e rosa (trasparenza) proclama che lui è l’origine della divinità e la sorgente della vita; il blu in questa figura è quasi totalmente nascosto dal mantello: egli è il Dio che nessuno ha mai visto e che il Figlio ha rivelato e narrato con la sua parola e con le sue opere e massimamente nel suo “mistero pasquale” dove il “cuore di Dio” si è mostrato in pienezza. Sulla medesima linea dell’albero troviamo la tenda di Abramo che sorge alle spalle del Padre, dell’angelo di sinistra, è la casa del Padre alla quale tutto gi uomini sono invitati. Porte e finestre sono aperte perché è una casa accogliente come la tenda di Abramo e di Sara. L’ANGELO A DESTRA L’angelo di destra è in atteggiamento di “infinita devozione”. Egli è, interamente, soltanto una “grande inclinazione” verso gli altri; il suo corpo disegna un'ampia curva. Sembra ricevere tutto dagli altri e attendere tutto da loro. E’ lo Spirito che nulla dice di suo, ma testimonia tutto ciò che Gesù ha fatto. Il mantello verde richiama la sua azione: dare la vita, rinnovare continuamente il mondo. Spirito vivificante – come diciamo nella professione di fede – che aleggiava sulle acque prima della creazione. La sua funzione è quella di rendere gli uomini simili a Gesù per introdurli nella vita di Dio. Per questo il suo sguardo è rivolto verso coloro che guardano l’icona, anzi precisamente verso l’apertura che si crea davanti alla tavola-altare alla quale i tre sono seduti, il lato vuoto al quale ogni uomo è invitato. Come è importante lo sguardo degli altri due angeli così è importante quello dell’angelo di destra. Quello sguardo indica la missione dello Spirito che è donato nei cuori per plasmare in noi l’immagine del Figlio, per renderci conformi a Cristo e così ricondurci alla nostra primitiva e originaria vocazione. Il colle alle spalle dell’angelo a destra sembra offrirsi al Figlio per essere salito. Infatti è tutto proteso verso di Lui. E’ il colle del calvario sul quale il Figlio darà «la vita per le pecore». Il Padre guarda verso quel colle come Abramo guardò il monte Moira quando saliva per offrire il proprio figlio Isacco. Dietro all’angelo dello Spirito santo è raffigurata una roccia. La montagna infatti è il luogo della rivelazione di Dio. Allo stesso tempo è la roccia del deserto dell’esodo, la pietra dalla quale scaturisce l’acqua che da la vita. Ed ecco alla conclusione del nostro cammino un posto vuoto, un’apertura fissata dallo Spirito. La prospettiva inversa dell’icona e in particolare delle pedane dei troni dei due angeli laterali crea un naturale coinvolgimento, come se l’icona fosse un invito alla comunione per colui che sosta davanti ad essa, per noi. Questa apertura è lo spazio della nostra chiamata a partecipare al mistero di questa icona: la vita di Dio che si dona fino alla fine, nel sacrificio del Figlio, nell’effusione dello Spirito. E’ lo spazio aperto dell’Amore nel quale sta la nostra chiamata alla comunione. E’ lo spazio aperto perché entrando nella logica del dono della vita che è in Dio, anche noi possiamo vivere in quello stesso Amore che da la vita: per il dono dello Spirito effuso nei nostri cuori, a immagine del Figlio crocifisso e risorto.