Paolo Capone è il nuovo segretario
generale “nel solco del rinnovamento”
Paolo Capone è il nuovo segretario generale dell'Ugl. Questo l'esito del
Consiglio Nazionale svoltosi il 28 e 29 ottobre a Montesilvano, nel corso del
quale si è preso atto delle irrevocabili dimissioni da segretario generale
Geremia Mancini e si è assistito al tentativo di qualcuno, subito dopo la
proclamazione di Paolo Capone, di impedire "con la forza il democratico
svolgimento della nostra assise".
Capone ha raccolto "il sostegno non solo della stragrande maggioranza dei
membri del Consiglio Nazionale ma anche delle Federazioni nazionali di
categoria e delle strutture territoriali, a partire dalle Unioni Regionali fino alle
Unioni Territoriali".
"Tutte le forze e tutti i soggetti del sindacato, non compromessi con i
devastanti fatti sui quali sta opportunamente facendo luce la magistratura, – ha
dichiarato oggi Capone alle agenzie di stampa – sono chiamati ad unirsi a una
azione di rilancio del sindacato che sarà la vera sfida per me e per tutta la
classe dirigente. Una sfida – ha aggiunto – della quale c'è necessità in ragione
soprattutto della crisi che attraversa il mondo del lavoro a livello nazionale ed
internazionale. Da queste difficoltà sapremo trarre insegnamento per dare una
continuità ad una gloriosa storia fatta di battaglie, sacrifici e capacità di
rappresentare gli interessi dei più deboli".
Nato il 12 dicembre del 1961, Paolo Capone ha iniziato il suo percorso
sindacale in banca, passando attraverso incarichi e responsabilità che lo
hanno portato ad essere eletto nel novembre del 2009, e fino ad oggi,
segretario nazionale dell'Ugl Sanità. Per oltre 15 anni è stato impegnato nella
formazione dei quadri sindacali per conto della Confederazione.
COMUNICATO UNITARIO COMUNICATO UNITARIO
COMUNICATO UNITARIO
Nella giornata del 5 novembre si è tenuta la prevista riunione sul rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro.
In apertura le Organizzazioni Sindacali hanno espresso la propria negativa valutazione sui contenuti del documento di ABI, che sancisce
l’enorme distanza tra le posizioni delle Parti e che riassume il tentativo di controparte di destrutturare il Contratto Nazionale di Lavoro.
Per le organizzazioni sindacali, in particolare, non può assolutamente proporsi un negoziato se ABI persevera nell’attacco all'area
contrattuale, che deve poter garantire le dovute tutele occupazionali nel settore, e se insiste nel non prevedere affatto alcun riconoscimento
che tuteli il recupero del reale potere d’acquisto del salario pensando di intervenire strutturalmente su elementi retributivi come gli scatti di
anzianità. Elementi questi ribaditi nel corso dell’incontro dalla Delegazione ABI, guidata dal Presidente del CASL Dr. Profumo, che ha
dichiarato la volontà di controparte di intervenire sul CCNL per contenere il costo del lavoro anche attraverso il blocco delle sue dinamiche
automatiche di incremento, sia a livello nazionale che aziendale.
Unitariamente, le Organizzazioni Sindacali, hanno respinto questa impostazione evidenziando la necessità, per poter proseguire il negoziato,
di un confronto senza pregiudiziali e di una complessiva e dettagliata articolazione delle posizioni di controparte a partire da alcuni accenni di
cambio impostazione della stessa ABI sul tema dei due livelli contrattuali; entro il prossimo incontro che si terrà, come già programmato, il 13
novembre p.v., si verificherà così se e come poter far vivere il negoziato, misurandone la reale percorribilità nel rispetto dei contenuti della
nostra piattaforma.
Le Organizzazioni Sindacali, hanno già convocato, per la settimana successiva a quella dell’incontro, i propri Organismi Dirigenti per valutare
lo stato del negoziato e, se ABI non dovesse modificare sensibilmente la propria impostazione di fondo e le sue articolazioni, prefigurare il
coinvolgimento di tutta la categoria mettendo in campo tutte le iniziative, a partire dalle assemblee di Lavoratrici e Lavoratori e non
escludendo mobilitazioni unitarie, necessarie per conquistare il nuovo contratto di lavoro.
LE SEGRETERIE NAZIONALI
INIZIATO IL CONFRONTO SULLE PROCEDURE
BANCA PROSSIMA E INTESA SANPAOLO PREVIDENZA
Banca Prossima
La procedura attivata riguarda il conferimento a Banca Prossima dei rami d'azienda relativi alla clientela no profit di Intesa Sanpaolo
e Banco di Napoli. I punti commerciali di Banca Prossima passeranno dagli attuali 60 a 75 per migliorare il presidio territoriale e la
vicinanza alla clientela.
La cessione interesserà 130 colleghi e 17.000 clienti per Intesa Sanpaolo e 30 colleghi e 6.000 clienti per Banco di
Napoli.
Per individuare le persone coinvolte nell'operazione societaria l'Azienda ha colloquiato circa mille colleghi selezionandone a oggi 138.
I colloqui proseguono per completare la selezione. A partire dal 20 ottobre i colleghi, pur rimanendo nella loro attuale sede di lavoro,
verranno gestiti da due specifiche unità operative per la fase di passaggio di consegne e per i processi formativi necessari.
Dal 24 novembre, data di effettivo passaggio giuridico, i colleghi saranno inseriti nei diversi punti commerciali di destinazione.
Saranno mantenuti tutti i trattamenti economici e normativi, nonché l'assistenza sanitaria e la previdenza complementare.
Il confronto proseguirà il 4 novembre con l'approfondimento di aspetti normativi inerenti alle modalità di svolgimento delle attività
commerciali dei colleghi di Banca Prossima. Intesa Sanpaolo Previdenza Sim . La procedura riguarda il conferimento a Intesa
Sanpaolo Vita del ramo d'azienda relativo alla gestione di forme pensionistiche complementari di Intesa Sanpaolo Previdenza Sim e
alla fusione in Intesa Sanpaolo delle restanti attività. I colleghi coinvolti sono 24, di cui 17 passeranno a ISP Vita e i restanti 7
ricollocati in ISP. Il confronto proseguirà il prossimo 15 ottobre per la disamina delle ricadute (contratto collettivo settore
assicurativo, previdenza complementare, assistenza sanitaria e condizioni agevolate).
Nel corso dell’incontro sono stati affrontati anche i seguenti argomenti:
Lecoip
Abbiamo chiesto all'Azienda di integrare le informazioni riportate nella intranet aziendale sugli effetti fiscali del Piano di
Investimento.
Rispetto alla mancata erogazione conseguente da eventuali provvedimenti disciplinari di sospensione, imposta da Banca d'Italia,
abbiamo richiesto all'Azienda di individuare soluzioni che non penalizzino i colleghi per la durata dell'intero Piano d'Impresa.
In merito ad alcuni problemi da noi segnalati (a esempio il mancato aggiornamento dei dati relativi al documento di identità, il
blocco operativo per i conti radicati su Banca Fideuram conseguenti al diverso calcolo dell'adeguatezza ai fini Mifid), l'Azienda sta
provvedendo a individuare le opportune soluzioni.
L'Azienda ha riconfermato quanto sancito dall'accordo del 6 maggio che l'adesione al Piano di Investimento non costituisce un
anticipo del premio del singolo lavoratore, bensì un anticipo a valere sul montante complessivo del premio di risultato (Vap e
sistema incentivante) dei prossimi quattro anni di durata del Piano di Investimento, premio che sarà oggetto di specifica
contrattazione.
Giornate di solidarietà
Con lo stipendio di ottobre saranno erogate le indennità per le giornate di solidarietà obbligatorie fruite fino a settembre 2014 e per
le giornate di solidarietà volontarie fruite nel 2013.
Abbiamo richiesto che l'Azienda anticipi l'indennità anche per le giornate di solidarietà volontarie fruite nel 2014, qualora non
pervenga nei prossimi mesi la delibera del Comitato del Fondo di solidarietà
Verifica pensionamenti Accordo 14 luglio 2014
Sono pervenute complessivamente 113 domande di pensionamento, raggiungendo così i numeri previsti dagli accordi sottoscritti.
In questa occasione abbiamo ribadito con forza all'Azienda di procedere al più presto alle assunzioni previste dalle
intese. L'Azienda ha confermato la volontà di rispettare l'impegno e di fornirci informativa al riguardo.
Milano, 9 ottobre 2014
DELEGAZIONI TRATTANTI DI GRUPPO INTESA SANPAOLO
DIRCREDITO – FABI - FIBA/CISL - FISAC/CGIL – SINFUB – UGL – UILCA
CONTRATTO NAZIONALE ABI
AL TAVOLO NEGOZIALE POSIZIONI ANCORA DISTANTI SU PARTE
ECONOMICA AREA CONTRATTUALE E DIFESA DELL'OCCUPAZIONE
È proseguito oggi a Roma il confronto per il rinnovo del contratto nazionale in ABI. Dopo un primo intervento di carattere generale
da parte del Presidente del CASL Dr. Alessandro Profumo, attinente ancora allo scenario macroeconomico di crisi del settore, le
Organizzazioni Sindacali hanno ribadito l'impostazione ed i punti salienti della piattaforma contrattuale
Le Organizzazioni Sindacali hanno respinto ogni ipotesi di controparte di determinare un unico livello di confronto contrattuale ed
hanno riaffermato la centralità del CCNL quale cardine della contrattazione aziendale e di gruppo; su tale impostazione la stessa ABI
ha convenuto, rassegnando però in tema di area contrattuale la propria posizione diametralmente opposta a quella delle OO.SS. e
ribadendo che continua ad essere insostenibile prevedere una crescita del costo del lavoro nel settore. Secondo ABI, inoltre, per
l'industria bancaria che sta subendo cambiamenti radicali e strutturali non solo sul fronte dei ricavi, ma anche dell'assetto
normativo, tecnologico e dell'evoluzione delle esigenze della clientela, è necessario trovare soluzioni che rendano compatibili questi
fattori con la sostenibilità del costo del lavoro. ABI per questo ha chiesto alle OO.SS. un approccio non ideologico che superi
eventuali rigidità e renda percorribile per le aziende di credito il negoziato sul contratto nazionale. Per il Sindacato, difendere
l'occupazione nel settore significa difendere la tenuta dell'area contrattuale, il suo perimetro ed il suo possibile rafforzamento, in
quanto questa operazione si ricongiunge direttamente al modello di banca che è stato condiviso nelle assemblee dei lavoratori.
Il Sindacato, pur tenendo conto, ai fini rivendicativi, delle previsioni delle nuove dinamiche inflattive, ha sottolineato come le
annunciate misure dal Governo sulla riduzione dell'IRAP, potranno portare - se attuate - ad un miglioramento delle prospettive sul
costo del lavoro anche nel settore bancario. Per quanto riguarda l'approccio “ideologico o meno” alla trattativa, le OO.SS.
non hanno potuto che confermare che tale atteggiamento dovrebbe prima di tutto contraddistinguere controparte, visto che il
confronto è partito in salita a causa della disdetta di ABI del contratto vigente! I prossimi incontri, secondo il calendario già definito,
si terranno i giorni 27 e 29 ottobre; le parti hanno convenuto di affrontare al tavolo generale i temi del salario, perimetro
contrattuale ed occupazione e di istituire due “cantieri di lavoro”, rispettivamente su area contrattuale ed inquadramenti, che
termineranno i propri lavori entro il 20 novembre. Vi terremo informati sullo sviluppo della trattativa.
Roma, 21 ottobre 2014
Le Segreterie Nazionali
DIRCREDITO – FABI - FIBA/CISL - FISAC/CGIL – SINFUB – UGL – UILCA
COMUNICATO
Nelle giornate del 27 e 29 ottobre è proseguita a Roma la trattativa in ABI per il rinnovo del CCNL.
Il giorno 27 al tavolo generale il confronto è partito dai contenuti economici e dai temi inerenti il perimetro contrattuale.
ABI ha dichiarato l’impossibilità da parte delle banche a riconoscere spazi di discussione per incrementi salariali; ha
proposto inoltre di affrontare prima la discussione sui Perimetri Contrattuali (alias trasferimento di temi dalla
Contrattazione Nazionale a quella di II Livello), per procedere poi a discutere dei possibili recuperi di potere di acquisto
dei salari nel CCNL ( senza escludere quelli legati alla produttività da riconoscere in azienda, secondo un modello di
misurazione deciso a livello di CCNL) sulla base di indici inflattivi “certi e non presunti”. ABI ha dichiarato inoltre di
non poter più sostenere elementi automatici relativi ad ulteriori incrementi del costo del lavoro (scatti di anzianità).
Le OO.SS. hanno subito rimandato al mittente tale proposta assolutamente destrutturante dell’impalcatura contrattuale e
dei suoi contenuti economici, rifiutando ogni ricatto e chiedendo invece che la discussione ripartisse con posizioni
chiare ed esplicite sui punti contenuti nella piattaforma sindacale votata da tutte le lavoratrici e i lavoratori.
ABI ha dovuto convenire sul metodo proposto dalle OO.SS. e pertanto il confronto è ripreso nella giornata del 29
ottobre nel corso della quale sono stati ripresi anche i contenuti di quanto emerso dal confronto nei cantieri di lavoro
(su area contrattuale ed inquadramenti) tenutisi nel pomeriggio del 27 ottobre.ABI nel ribadire la volontà di arrivare al rinnovo del
CCNL entro il 31 dicembre 2014, ha rappresentato le proprie posizioni, che ci verranno consegnate per scritto entro il prossimo
incontro e che in sintesi sono:
PERIMETRI CONTRATTUALI
Il Presidente del CASL nelle due giornate di incontro ha insistito sul fatto che le banche assumeranno sempre più in
futuro modelli organizzativi e commerciali diversificati fra di loro e pertanto ritiene necessario ridiscutere
profondamente gli assetti contrattuali esistenti. ABI propone un contratto nazionale che indichi linee generali di
riferimento ampie e “cedevoli” a favore di previsioni contrattuali di secondo livello da contrattare azienda per azienda e,
quindi, differenziate fra di loro su temi quali appunto l’organizzazione del lavoro, la stessa area contrattuale, gli orari di
lavoro e le previsioni inquadramentali.
AREA CONTRATTUALE
La proposta di ABI si può sintetizzare in tre punti.
1. estendere l’area dei contratti complementari;
2. rivedere la regolamentazione delle attività appaltabili e renderla meno vincolante;
3. utilizzare forme di lavoro autonomo nelle attività della Rete.
I primi due punti comportano sostanzialmente il passaggio di tutte le attività regolate oggi all’art. 2 nella disciplina
dell’art.3. (contratti complementari che prevedono settimana lavorativa di 40 ore, tabelle stipendiali meno 20%,
sottoinquadramenti).Eventuali ulteriori necessità di aggiustamento verrebbero regolate a livello di Azienda/Gruppo
attraverso la contrattazione di prossimità. Area Contrattuale dunque da ridisegnare profondamente se si vogliono evitare
uscite di lavoratrici e lavoratori dal settore e quindi dall’applicazione del CCNL credito.
OCCUPAZIONE
ABI propone un utilizzo più ampio del FOC (forse unico elemento di contatto con la piattaforma sindacale!!) su
contratti di solidarietà, rioccupazione e riqualificazione dei lavoratori del fondo emergenziale; propone anche generici
interventi di allineamento alla nuova normativa presente o in divenire (vedi Jobs Act) delle forme contrattuali come ad
esempio l’allungamento del periodo di prova e una abolizione della percentuale prevista a livello nazionale sul part time
da definire altresì a livello aziendale.
INQUADRAMENTI
Secondo ABI le banche non possono più sostenere l’attuale situazione di addensamento (e di costo) in alcuni livelli
salariali (vedi quadri direttivi) rispetto anche ad una serie di profili professionali che non esistono più e che senza la
fungibilità produrrebbero addirittura dei licenziamenti. Rammentando che nelle aziende sono state bloccate trattative o
disdettati accordi in tema di inquadramenti, ABI ha proposto di trasformare i 13 livelli esistenti nel CCNL in 6 livelli
inquadramentali, mantenendo comunque le aree professionali ed i quadri direttivi in due aree distinte e proponendo la
fungibilità piena tra le aree.
PARTE ECONOMICA
A fronte di una richiesta in piattaforma di un incremento del 6,05% (somma del recupero del 2011 fino al primo
semestre 2014 più le previsioni inflattive dal secondo semestre 2014 al primo semestre del 2017), ABI, non citando la
fonte, si basa su una inflazione reale pregressa del 4,20%; ciò comporterebbe, a suo dire, un credito a loro favore
dell’1,85%. Tale loro credito andrebbe a decurtare le previsioni di inflazione attesa del 3,70% con un risultato finale a
favore dei lavoratori del 1,85%, pari a circa 53 euro (!). Propone inoltre interventi strutturali su elementi di incremento
automatico come il TFR (da consolidare solo su stipendio, scatti di anzianità, ex ristr.tabellare) e contestuale abolizione
degli SCATTI DI ANZIANITA’ dal 1 gennaio 2015. Sempre secondo le loro determinazioni, verrebbero inoltre abolite
le indennità modali, gli automatismi di carriera, i preavvisi ed i periodi di comporto.Con queste proposte l’ABI ha assunto posizioni
totalmente inaccettabili e lontanissime dalle richieste sindacali. In risposta alle forti contestazioni espresse dalle OO.SS. ABI ha
affermato di essere consapevole delle distanze ma di ritenere, allo stesso tempo, che lo svolgimento del negoziato possa produrre
un punto di sintesi tra le due parti. Le OO.SS. ritengono assolutamente impercorribile qualunque forma di destrutturazione o
svuotamento del Contratto Nazionale che costituisce elemento di garanzia e di unità di tutti i lavoratori e le lavoratrici della
categoria. Le proposte di ABI prefigurano infatti una frammentazione di tutele, previsioni normative e salariali del CCNL che
verrebbe sostituito da accordi aziendali o di gruppo. Le OO.SS. hanno ritenuto opportuno riportare la discussione sui temi dei
cantieri (area contrattuale e inquadramenti) al tavolo generale dove verificheranno, nelle prossime due giornate già
calendarizzate del 5 e 13 novembre, se ABI modificherà sensibilmente le proprie posizioni. L’Associazione dei
banchieri deve cambiare profondamente il merito delle sue posizioni; qualora ciò non avvenisse, esauriti i prossimi
incontri, non si potrà che organizzare la mobilitazione e la lotta per la conquista di un CCNL che rafforzi le tutele e sia
di supporto alla difficile fase del settore ed al rilancio del paese.
Roma, 30 ottobre 2014
Le Segreterie Nazionali
BANCHE. UGL: SPERIAMO PASSO IN AVANTI CON GRUPPI TEMATICI
(DIRE) Roma, 20 ott. - "Dall'Abi avremmo voluto sapere come
intende rilanciare il mercato del risparmio e del credito senza
ricorrere a facili e mortificanti tagli al costo del lavoro;
invece, abbiamo avuto soltanto la conferma di quanto gia'
sapevamo, ossia che il settore si trova ad operare in un
difficile scenario economico". Lo dichiara il segretario generale
dell'Ugl Credito, Fabio Verelli, al termine dell'incontro di oggi
fra Abi e sindacati di categoria sul rinnovo del ccnl Credito.
Per il sindacalista "la strada per il recupero di efficienza
passa attraverso investimenti sulla formazione professionale,
l'ampliamento di nuovi servizi da offrire alla clientela e il
coinvolgimento responsabile dei dipendenti nelle scelte
gestionali e negli utili aziendali, cosi' come attraverso un
doveroso ridimensionamento degli eccessivi compensi manageriali.
Ci auguriamo che, con i prossimi incontri tematici dei gruppi di
lavoro, la controparte datoriale- conclude- riesca a comprendere
presto che e' possibile tornare ad essere competitivi tutelando i
livelli occupazionali, l'area contrattuale ed il salario".
(Com/Tar/ Dire)
CREDITO: UGL "CON ABI RIBADIRE DIFESA SALARIO, OCCUPAZIONE E
CONTRATTO"
ROMA (ITALPRESS) - "E' importante focalizzare l'attenzione
sindacale sulla centralita' del nostro contratto nazionale,
ribadendo, nel corso della trattativa con Abi, la difesa del
salario, dell'occupazione e dell'area contrattuale". Lo dichiara
il segretario generale dell'Ugl Credito, Fabio Verelli, ai margini
dell'incontro odierno coi segretari nazionali contrattualisti
della Federazione, spiegando che "per noi il capitolo degli
esuberi nel settore e' un argomento risolto, gia' definito nei
recenti piani industriali delle principali banche del Paese ed
affrontato in maniera sostenibile tramite il fondo di
solidarieta'". Per il sindacalista "la manifestazione di sabato 25
ottobre, organizzata a Roma dall'Ugl sui temi del lavoro,
dell'occupazione giovanile e della partecipazione dei lavoratori
alla gestione e agli utili aziendali, rappresenta una opportunita'
per la categoria del credito volta a rilanciare quei concetti che
troviamo anche nella nostra piattaforma rivendicativa e che
rappresentano l'unica via credibile per rilanciare il sistema
economico nazionale e dare un futuro dignitoso alle famiglie, ai
giovani e alle imprese italiane".
(ITALPRESS).
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15-Ott-14 16:22
L'alluvione di Firenze del 4 novembre 1966 è l'ultima di una serie di straripamenti del fiume Arno che hanno nel corso dei secoli
mutato il volto della città di Firenze. Avvenuta nelle prime ore di venerdì 4 novembre 1966 in seguito di un'eccezionale ondata di
maltempo, fu uno dei più gravi eventi alluvionali accaduti in Italia, e causò forti danni non solo a Firenze ma in gran parte della
Toscana e più in generale tutto il paese .Diversamente dall'immagine che in generale si ha dell'evento, l'alluvione non colpì solo il
centro storico di Firenze ma l'intero bacino dell'Arno, sia a monte sia a valle della città. Sommersi dalle acque furono anche diversi
quartieri periferici della città come Rovezzano, Brozzi, Peretola, Quaracchi, svariati centri del Casentino e del Valdarno in Provincia
di Arezzo, del Mugello (dove straripò anche il fiume Sieve), alcuni comuni periferici come Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino, Lastra a
Signa e Signa (dove strariparono i fiumi Bisenzio ed Ombrone Pistoiese e praticamente tutti i torrenti e fossi minori) e varie
cittadine a valle di Firenze, come Empoli e Pontedera. Dopo il disastro, le campagne rimasero allagate per giorni, e molti comuni
minori risultarono isolati e danneggiati gravemente. Nelle stesse ore, sempre in Toscana, una devastante alluvione causò lo
straripamento del fiume Ombrone, colpendo gran parte della piana della Maremma e sommergendo completamente la città di
Grosseto.
Gli ultimi giorni di ottobre ed i primi del novembre 1966 erano stati caratterizzati da violente ed intense precipitazioni, interrotte
solo da brevi schiarite nel giorno di Ognissanti. Le piogge erano aumentate di intensità nella giornata del 3 novembre ma a Firenze
e dintorni nessuno si dava eccessive preoccupazioni, dato che le piene dell'Arno, del Bisenzio, dell'Ombrone Pistoiese e degli altri
corsi d'acqua erano per tutti un "classico d'autunno", occasione magari per una chiacchierata con i concittadini sulle spallette e
sugli argini; anzi, in città e nei dintorni ci si preparava a trascorrere in casa il 4 novembre, anniversario della vittoria nella prima
guerra mondiale, allora festa nazionale. Le vittime dell'alluvione furono relativamente poche anche per questa casualità: nessuno
può dire cosa sarebbe accaduto se le acque avessero sorpreso i fiorentini che andavano al lavoro o i contadini all'opera nei campi
in un giorno feriale.
L'alluvione del 1966 fu un evento eccezionale ed inaspettato per le sue proporzioni; mai a Firenze l'Arno, che pure aveva esondato
spesso, aveva raggiunto una tale furia, come attestano le targhe relative alle alluvioni precedenti come quella, fino ad allora
reputata disastrosa, del 3 novembre 1844. Il discorso vale anche per i comuni limitrofi, da sempre abituati alle sfuriate degli
affluenti dell'Arno o dei fossi, dove la gente si aspettava la solita piccola inondazione di cinquanta centimetri, evento ricorrente in
alcune zone come le frazioni meridionali di Campi Bisenzio e dove ogni famiglia era munita della dotazione anti-allagamento
composta da cateratte, secchi e scopettoni pesanti. I livelli raggiunti dalle acque furono i seguenti.
I soccorsi La gente comune, con gli esperti al lavoro, non perse tempo per ripristinare le abitazioni e le attività economiche. In quei
giorni di opere d'arte offese da acqua, fango e nafta si vide che un'altra opera d'arte, il sarcasmo fiorentino, aveva resistito
egregiamente alla piena. Alcune trattorie devastate esposero cartelli con scritto "oggi specialità in umido" e negozi sventrati
annunciavano cartelli con frasi del tipo: "ribassi incredibili, prezzi sott'acqua!", "Vendiamo stoffe irrestringibili, già bagnate".
Comunque, si può dire che Firenze ritrovò una sorta di normalità in poche settimane, tanto che fu possibile addobbare il centro
storico per le feste di Natale con...alberi decorati con residuati dell'alluvione. Durante l'alluvione don Lorenzo Milani si prodigò
affinché anche da Barbiana partissero aiuti alla volta di Firenze a base di acqua e pane.[2] L'unico aiuto finanziario del governo fu
una somma di 500mila lire ai commercianti, erogata a fondo perduto e finanziata con l'usuale sistema dell'aumento del prezzo
della benzina (10 lire al litro[3]). La FIAT ed altre case automobilistiche offrirono a chi aveva perso l'auto uno sconto del 40% per
comprarne una nuova e una "supervalutazione" di 50mila lire per i resti della macchina alluvionata.[senza fonte] Un grande merito
nell'opera di sensibilizzazione si dovette ad un documentario dal titolo "Per Firenze" realizzato dal regista fiorentino Franco
Zeffirelli, che comprendeva un accorato appello in italiano dell'attore gallese Richard Burton.
Volontari che aiutano a mettere in salvo i dipinti degli Uffizi Fra gli appelli che vengono lanciati verso la fine del documentario vi
è anche quello del politico statunitense Robert Kennedy. Giunsero così presto nel capoluogo toscano i primi aiuti, in veste più o
meno ufficiale. Un grande contributo fu dato da alcune città toscane come Prato, sempre poco presa in considerazione da Firenze
che forse ha la memoria corta e dai comuni della Versilia (che misero a disposizione, come già detto, pattini, gommoni e bagnini),
da altri comuni e città italiane (in particolare umbre e emiliane, per ovvia solidarietà "di partito"), dalle forze armate americane di
stanza in Italia, dalla Croce Rossa tedesca, da varie associazioni laiche e cattoliche, da alcune federazioni di partiti politici e,
ovviamente, dalle Forze Armate Italiane. Aiuti "ufficiali" arrivarono anche dall'Unione Sovietica, dalla Cecoslovacchia e
dall'Ungheria, simbolo di come l'Arno era stato capace anche di corrodere, seppur per poco, il ferro della Cortina.
Le conseguenze L'alluvione non aveva interessato solo la città di Firenze, ma di fatto, con varia intensità, tutto il nord e centro
Italia. La forza delle acque, solo in Firenze furono apportati dalla piena circa seicentomila metri cubi di fango, aveva distrutto una
innumerevole serie di ponti, reso inagibili molte strade, rendendo assai difficoltosa l'opera di primo soccorso. L'alluvione fu uno dei
primi episodi in Italia in cui si evidenziò l'assoluta mancanza di una struttura centrale con compiti di protezione civile[senza fonte]: i
cittadini non furono avvertiti dell'imminente fuoriuscita del fiume, tranne alcuni orafi di Ponte Vecchio che ricevettero una
telefonata di una guardia notturna che li invitava a vuotare le loro botteghe; le notizie furono date in grande ritardo e i Media
tentarono di sottacere l'entità del disastro; per i primi giorni gli aiuti provennero quasi esclusivamente dal volontariato, o dalle
truppe di stanza in città: per vedere uno sforzo organizzato dal governo bisognò attendere sei giorni dopo la catastrofe.
Un'importante conseguenza socio-economica dell'alluvione fu il definitivo colpo di grazia alle attività agricole e dell'allevamento
nella Piana, già in crisi per il trend economico generale: molti contadini ed allevatori della zona, avendo perso tutto il materiale e le
mandrie sotto le acque, decisero di non riavviare le proprie attività e di impiegarsi nell'industria o di aprire piccole attività
artigianali o commerciali. Questo notevole cambiamento occupazionale fu poi alla base del successivo sviluppo manifatturiero,
artigianale e commerciale della zona, che vide trasformare Calenzano, Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino, Signa ed altri comuni da
territori a vocazione agricola a zone industriali.
I danni al patrimonio artistico e i restauri
È inevitabile che più duratura nella memoria sia rimasta la tragedia, sia pure incruenta, del patrimonio artistico della città: migliaia
di volumi, tra cui preziosi manoscritti o rare opere a stampa furono coperti di fango nei magazzini della Biblioteca Nazionale
Centrale, e una delle più importanti opere pittoriche di tutti i tempi, il Crocifisso di Cimabue conservato nella Basilica di Santa
Croce deve considerarsi, nonostante un commovente restauro, perduto all'80%. La nafta del riscaldamento impresse le tracce del
livello raggiunto dalle acque su tanti monumenti; la Porta del Paradiso del Battistero di Firenze fu spalancata dalle acque, e dalle
ante sbattute violentemente si staccarono quasi tutte le formelle del Ghiberti. Innumerevoli i danni ai depositi degli Uffizi, ancora
non completamente risarciti dopo anni di indefessi restauri, che tra l'altro hanno portato le istituzioni fiorentine per il restauro ad
essere considerate fra le principali del mondo. Un vero e proprio esercito di giovani e meno giovani di tutte le nazionalità
volontariamente, subito dopo l'alluvione, arrivarono a migliaia in città per salvare le opere d'arte e i libri, strappando al fango e
all'oblio la testimonianza di secoli di Arte e di Storia. Questa incredibile catena di solidarietà internazionale rimane una delle
immagini più belle nella tragedia. I giovani, chiamati ben presto gli "Angeli del fango", sono anche uno dei primi esempi di
mobilitazione spontanea giovanile nel XX secolo. Per la tutela del patrimonio artistico danneggiato si mise subito in moto una gara
a mettere al sicuro e approntare i primi restauri ai beni danneggiati. Guidati dal lungimirante soprintendente Ugo Procacci, i
laboratori fiorentini dell'Opificio delle Pietre Dure raggiunsero gradualmente quei livelli di avanguardia e maestranza tecnica che
tuttora li rendono una delle strutture più importanti a livello mondiale nel campo del restauro. Oltre ai metodi tecnico scientifici
allora disponibili, e a sviluppare nuove tecnologie allora ancora embrionali, il Procacci fu uno dei primi a basare gli interventi di
restauro cercando e studiando le fonti scritte lasciate dagli artefici nel corso dei secoli. La più profonda comprensione di tecniche e
materiali antichi infatti si basò (secondo una scelta tanto ovvia per la nostra mentalità quanto inusitata per l'epoca) sulla lettura
attenta di tutte quelle testimonianze antiche che spiegavano per filo e per segno i procedimenti utilizzati per creare i manufatti
artistici. Ricettari come Teofilo monaco e trattati come il Libro dell'Arte di Cennino Cennini furono fondamentali per la conoscenza
degli affreschi antichi e di altre tecniche e permisero un uso sapiente e calibrato delle tecniche aggiornate alle conoscenze
moderne.
La ricostruzione
Negli anni immediatamente successivi all'alluvione furono realizzati alcuni importanti interventi. Tra questi il completamento del
canale scolmatore d'Arno a Pontedera, l'abbassamento delle platee dei ponti Vecchio e Santa Trìnita e il sopralzo delle spallette in
alcuni tratti del tronco fiorentino del fiume.Nel 1990, a seguito dell'emanazione della legge quadro sulla difesa del suolo, fu
costituita l'Autorità di bacino del fiume Arno, con il compito di sviluppare il Piano di bacino. Questo importante atto, con forti
ricadute anche di carattere urbanistico, è articolato per stralci e, tra le altre cose, indica le strategie per mitigare il rischio idraulico
e la difesa dalle alluvioni. Il primo stralcio "rischio idraulico", sviluppato sotto la guida dell'allora Segretario generale Raffaello
Nardi, prevedeva interventi strutturali per oltre 1,5 miliardi di euro e vide la luce nel novembre del 1999. Il piano, che tra le altre
cose, vincolava molto del territorio di fondovalle non ancora edificato, restò sostanzialmente inattuato, soprattutto per gli scarsi
finanziamenti pervenuti dallo Stato e la forte rigidità delle strategie che non offrivano probabilmente una sufficiente progressività
dell'azione, visto anche l'estrema incertezza del flusso di risorse economiche. Negli anni successivi, con il lavoro del Prof. Giovanni
Menduni, nuovo Segretario generale, si è provveduto all'approvazione del Piano Assetto Idrogeologico (PAI). Questo piano,
recupera diverse delle proposte indicate dal precedente. Inizia tuttavia da una dettagliata analisi della pericolosità e del rischio sul
territorio del bacino fornendo mappe che consentono di indirizzare la programmazione urbanistica. Gli interventi sono poi graduati
attraverso un'attenta analisi di priorità che ha consentito di avviare decisamente l'azione di messa in sicurezza. Con questo piano si
sono ottimizzate le risorse economiche addivenendo così alla stipula di accordi tra Stato e Regione per il finanziamento degli
interventi .Intanto, nel 2001, entrava in servizio l'invaso di Bilancino. Quest'opera ad uso multiplo, oltre a sostenere il deflusso
minimo vitale del fiume, alimentare l'acquedotto di Firenze, produrre energia e riqualificare l'alto Mugello dal punto di vista
ricreativo, fornisce un forte contributo alla moderazione delle piene della Sieve con effetti anche su Firenze. Sono stati realizzati
molti interventi sugli affluenti e sul reticolo minore, tra i quali anche importanti casse di espansione. Gli interventi sull'asta
principale sono in alcuni casi in corso di appalto o in progettazione (2008). Allo stato dei fatti, essendo il piano in via di
completamento, resta il rischio del ripetersi di una esondazione con situazioni di maltempo paragonabili a quelle del 1966. In tal
caso l'Arno tornerebbe ad alluvionare Firenze, anche se con livelli idrici verosimilmente più bassi. C'è inoltre da segnalare che il
sistema di preannuncio, sviluppato come prototipo dalla stessa Autorità di bacino e oggi operativo presso i Centri funzionali di
Protezione civile Toscano e nazionale, consente procedure di allerta con tempi di anticipo impensabili solo pochi anni fa.
Particolare cura, nella cintura fiorentina occidentale, è stata data alla cura degli argini del fiume Bisenzio e dei fossi minori della
zona, dopo l'alluvione del novembre 1991 che colpì il centro di Campi Bisenzio. La zona, da secoli sottoposta a periodici
allagamenti più o meno gravi (tre grandi alluvioni del Bisenzio solo nel XX secolo) è stata curata con la periodica pulizia ed il
rafforzamento degli argini, la costruzione di impianti idrovori e la realizzazione di casse di espansione.
Preparazione: Battere in una terrina le uova, condirle con sale
ed un pizzico di pepe, unire il tartufo e mescolare bene.
Scaldare in una padella l'olio e versarvi il contenuto della terrina.
Muovere continuamente la padella per evitare che le uova si
attacchino, quando la parte inferiore si sarà rappresa, rigirare la
frittata.
Porre di nuovo la padella sul fuoco, spruzzare con un poco di vino
e portare a cottura.
Servire ben calda.
Preparazione: Tritare la cipolla, farla sudare a fuoco basso
nell'olio.
Unire il riso, farlo tostare qualche minuto.
Bagnare con un mestolo di latte, aggiustare di sale, pepe e
cuocere aggiungendo il latte.
Tagliare il murazzano a listarelle e affettare il tartufo con il suo
strumento.
Terminata la cottura mantecare con il parmigiano grattugiato, il
murazzano, quindi la noce di burro.
Unire il tartufo.
Far riposare per 2 minuti e servire.
Preparazione: Battete leggermente la carne e mettetela a
riposare nell'uovo sbattuto e un pizzico di sale. Pulire il tartufo
strofinandolo con un panno umido, delicatamente. Fate
l'Emmenthal ed il tartufo a lamelle e spargetele sulle braciole,
che chiuderete a libro, pressandole con cura. Ripassatele
nell'uovo e poi nel pangrattato. Scuotetele, per togliere
l'eccedenza e friggetele nel burro, afuoco medio, dorandole da
ambo i lati. Servitele dopo un quarto d'ora di cottura. Sono ottime
solo se gustate caldissime, con verdure cotte e poi ripassate nel
burro.
Preparazione: Lessate le castagne ponendole inizialmente in abbondante
acqua fredda.Sbucciatele e passatene la polpa al setaccio. Sciogliete il cioccolato
in poca acqua e lasciatelo intiepidire. Nel frattempo lavorate il burro, che avrete
tolto dal frigo con largo anticipo, a crema. Montate i due tuorli d'uovo con lo
zucchero fino ad ottenere un composto chiarissimo a cui unirete il cioccolato fuso
ed il burro lavorato a crema.Lavorate il composto in modo da formare una crema
liscia, a cui aggiungerete la purea di castagne, e profumatelo con il kirsch (o altro
liquore di vostro gradimento).
Foderate poi uno stampo rettangolare con dei savoiardi disposti sul fondo e sui lati
che spruzzerete con uno sciroppo fatto con rum, zucchero e acqua. Versate sul
fondo dello stampo così rivestito uno strato di crema di marroni , indi un nuovo
strato di savoiardi bagnati di sciroppo, ancora crema, e terminate gli strati con i
savoiardi.
Coprite il tutto con carta oleata (o d'alluminio), posatevi su un peso leggero per
circa 4 ore. Sformatelo al momento di servirlo e guarnitelo con salsa densa di
Per guarnire
1 mazzetto di rucola selvatica
3 topinambur
olio di semi
Preparazione : Sbucciare i topinambur e affettarli con una mandolina più
finemente possibile. Riunire tutti gli ingredienti ad eccezione delle capesante in
un sacchetto per il sottovuoto e sigillare. Portare a ebollizione una pentola capace
piena d’acqua, tuffarvi il sacchetto e fare bollire per 6 minuti. Estrarre e lasciare
raffreddare; usare dopo almeno un giorno. Tagliare le capesante in modo da
ottenere 4 lamelle sottili, salarle, farle riposare 5 minuti e lasciarle marinare per 10
minuti nel sugo di topinambur.
Guarnire con qualche fogliolina di rucola selvatica e delle chips di topinambur,
ottenute friggendo in olio di semi bollente fino a doratura i topinambur, tagliati a
lamelle sottili con una mandolina.
Per la marinatura
Preparazione :Cuocere le barbabietole rosse sulla
100 g di zucchero
200 g d’aceto di vino
bianco
300 g d’acqua
1 foglia d’alloro
3 bacche di ginepro
2 chiodi di garofano
sale
6 grani di pepe
1 bastoncino di cannella
zest di 1 arancio
loro pelle, all’inglese. Sbucciare e mettere da parte. Fare
la marinatura. Versare la marinatura calda sulle
barbabietole e attendere per qualche ora. Tagliare le
barbabietole e conservare.
Tagliare i limoni in 6 quarti. Fare uno sciroppo con
zucchero e acqua. Aggiungere l'olio d'oliva allo sciroppo e
mettere il limone a marinare confit per circa due ore.
Riporre le ostriche in un sacchetto sottovuoto e
immergerle in acqua a 60°C per circa 10 minuti. Aprire le
ostriche e servire con le barbabietole e i quarti di limone
confit.
Per la salsa di cardamomo
200 g brodo di pesce
100 g topinambur
3 g bocciolo secco di rosa
2 g cardamomo
Per il brodo di rosa
1000 g acqua
3 g sale
5 g bocciolo di rosa secco
Per i petali di rosa
1000 g acqua
6 g sale
30 g rosa bianca
Altri ingredienti
100 g semi di senape
180 g baccalà a filetti
Per la salsa di cardamomo
Far bollire coperto il brodo di pesce con il topinambur tagliato a
dadini, un bocciolo di rosa e un seme di cardamomo per 10 minuti.
Trascorso il tempo togliere ½ rosa e del cardamomo. Frullare fino a
ottenere una salsa e filtrare.
Per il brodo di rosa
Far bollire in acqua e sale 7 petali di rosa e lasciare in infusione
coperto per 10 minuti. Aggiungere a 50 g di brodo di rosa 5 g di
finocchio a cubetti.
Per i petali di rosa
Bollire l’acqua con il sale, togliere la pentola dal fuoco e aggiungere
la rosa bianca. Lasciare in infusione coperto per 12 minuti, poi far
raffreddare.
Per i semi di senape
Lasciare i semi di senape in ammollo per 24 ore, poi cuocerli in
pentola a pressione .
Per il baccalà
Fare dei tranci, cuocerli lentamente in olio a 60°C fino a quando il
centro del trancio non avrà raggiunto i 48°C.
Finitura
Mettere nel piatto il trancio di baccalà, condirlo con la salsa al
topinambur e il brodo di rosa con i cubetti di finocchio. Decorare con
i petali di rosa e i semi di senape.
Per l’impasto
500 g farina manitoba
175 g acqua
20 g miele
Strutto per spennellare
Per il ripieno
8 mele
60 g zucchero
Cannella
Pan di spagna
50 g uvetta
Per il gelato
500 g latte
250 g panna
140 g tuorli
150 g zucchero
Cioccolato in pezzi
Pan di spagna bagnato con
l’alchermes
Per il gelato
Preparare una crema inglese con il latte, la panna, i tuorli e lo
zucchero, aggiungere successivamente il pan di spagna e i pezzi di
cioccolato.
Per il ripieno
Spadellare le mele con lo zucchero, aggiungere l’uvetta, la cannella
e il pan di spagna a cubetti. Lasciar riposare.
Per le sfogliatelle
Impastare gli ingredienti fino a ottenere un impasto ben sodo.
Lasciar riposare, quindi stendere uno strato sottilissimo e spennellare
con lo strutto fuso. Arrotolare, tagliare a rondelle e ricavare le
sfogliatelle. Riempirle con il ripieno e cuocerle a 185°C finché dorate.
Spolverare con zucchero a velo.
Presentazione
Servire le sfogliatelle calde accompagnate dal gelato di zuppa
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Paolo Malventi 320/2374902
Francesco Favilli 335/7801636
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Samuele Bonfieni 331/9486635
Letizia Papa 339/1103244
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