e-mail:[email protected] www.myriam.it/primocircolosancataldo con il contributo della Regione Siciliana Assessorato Regionale Beni Culturali, Ambientali e Pubblica Istruzione Gli alunni, guidati dalle insegnanti, attraverso la conoscenza e lo studio delle proprie origini e la ricostruzione storica dei momenti che ne hanno segnato il divenire nel tempo, hanno potuto ricostruire la propria identità culturale e il senso di appartenenza alla comunità. Anno Scolastico 2001/2002 Alla realizzazione del Cd-Rom hanno collaborato: Le insegnanti e gli alunni delle classi terze e delle classi quarte C/D/E La referente del Progetto: Ins. Alessia Gibilaro L’operatrice multimediale: Ins. Ornella Riggi Gli esperti: Dott. Luigi Bontà Dott. Salvatore Scarlata Geom. Andrea Capizzi Dott. Giuseppe Taibi Dott. Giuseppe Mammano Dott. Mario Zurli Un ringraziamento a: •Azienda Autonoma Provinciale per l’Incremento Turistico di Caltanissetta •“Associazione Culturale e Ricreativa Borgata Palo” di San Cataldo •Istituto Industriale Statale “S. Mottura” Minerario Elettrotecnico di Caltanissetta INDICE •Geografia e Storia ………………………… •Lo stemma di San Cataldo ………………. •Le chiese di San Cataldo …………………. •Su e giù per i quartieri …………………… •Le tradizioni ………………………………. Io e il mio paese Geografia e Storia Altitudine mt 625 Dista da Caltanissetta km 8 Superficie kmq 75,65 Popolazione 23.727 Nome degli abitanti: Sancataldesi Sorge in una zona collinosa tra il fiume Salito ad occidente e l’Imera a levante, e circondato da una catena di colli le cui cime più alte sono M. Gabara (m. 619), M. Babaurra (m. 737), M. Vassallaggi (m. 708) . Il territorio di S.Cataldo confina a nord con Caltanissetta, a Sud-Ovest con Serradifalco con Mussomeli. Molto scarse sono le acque che scorrono nel suo territorio. Un solo fiume lo attraversa ed è il fiume Salito. L’abitato si estende tra l’altipiano di Portella del Tauro e monte Babbaurra, ricco di pozzi d’acqua potabile. La maggior parte dell’abitato è esposta a mezzogiorno e solo una piccola parte si estende verso tramontana. L’aria è salubre e, malgrado la sua altitudine, il clima è abbastanza mite. Geografia e storia Le origini di San Cataldo La terra di San Cataldo era anticamente chiamata Casale Caliruni (significa dal greco scorro bellamente) per la presenza del fiume Salito che l’attraversa. In seguito il casale fu chiamato Baronia del fiume Salito e suddiviso in 9 feudi; Pirato, Mercato, Vallone, Mustigarufi, Polo, Ciuccata, Quartaruni, Mandria, Mezzo, Dragolito. Nel tempo subì diversi passaggi di proprietà fino a divenire proprietà di Antonio Salomone che lo donò alla figlia Iolanda che lo portò in dote al marito il principe Nicolò Lancellotto Galletti. La famiglia Galletti era di origine Pisana ma dovettero abbandonare la loro città, e venire in Sicilia a Palermo. E’ nota la leggenda di quel Galletti che prima di lasciare Pisa, fece legare sul portone del suo palazzo un galletto spennacchiato con sotto la scritta: “Chi non farà come faccio io sarà pelato come il gallo mio”. Lo stemma della famiglia Galletti fu un albero di quercia con tre radici visibili, un gallo sopra campo in oro. Sulle rovine dell’antico Casale fu edificato il comune di San Cataldo. Il nome fu dato al paese in onore del Vescovo di Taranto. La prima casa del principe sorgeva nel quartiere della forca dove si trova una colonna attaccata ad un palazzo diroccato. Si dice che quella colonna serviva alla tortura dei delinquenti. Nicolò Galletti Trenta minuti con… Le interviste impossibili Le classi III E e III F del Plesso “Capuana” incontrano il principe Nicolò Galletti Alunni I nostri ossequi, eccellenza. Benvenuto nella nostra scuola! Principe Grazie, grazie ragazzi. Anch’io sono felice di conoscervi. Alunni Siamo gli alunni delle classi III della scuola elementare “L. Capuana”. Quest’anno il nostro nucleo tematico prevede lo studio della nostra città, delle sue origini, dei suoi usi e costumi e del suo dialetto. Ed è proprio nell’ambito di questo lavoro che abbiamo avuto l’onore di conoscerla, eccellenza. Noi sappiamo che lei è il glorioso fondatore dell’altrettanto gloriosa San Cataldo. Principe Troppo buoni, ragazzi, troppo buoni. Devo dire, invece, che io sono l’umile fondatore di una così illustre città, una città che ha dato i natali a esimie personalità… Alunni Ci permetta di interromperla, eccellenza, ma di questo siamo a conoscenza. Tanti sono gli illustri personaggi nati nella nostra città, ma tra tutti vogliamo ricordare il poeta Bernardino Giuliana, del quale abbiamo studiato tante poesie. Lei ne conosce qualcuna? Principe Oh, si, io amo la poesia di questo nostro concittadino e la sera mi diletto a declamare i suoi versi. Ne conosco tanti… Fatemi pensare… Ah, si! “A travagliare vaiu a la pirrera che parla del duro lavoro du minatori “matri matrici” dedicata alla chiesa Madre, la chiesa più grande e più importante di San Cataldo che è stata chiusa per tanti anni, ma che grazie all’affetto e alla dedizione dei sancataldesi è stata riportata agli antiche splendori, “Adagiu, Adagiu” che parla del dolore della Madonna alla vista del corpo straziato di suo figlio. Alunni Ma lei è veramente preparato in materia, Ma ora ci permetta di porgerle qualche domanda… Quale zona della San Cataldo di ieri Lei prediligeva e quale, invece, della San Cataldo di oggi? Principe Questa è una domanda davvero interessante. Dunque… a me piaceva molto la zona dell'"Abbrivatura", dove si trovava una grande vasca che serviva per dar da bere agli animali. Mi piaceva tanto andare a passeggiare lì, la mattina, perché, potevo incontrare la gente umile, quella che si guadagnava il pane col sudore della fronte. Mentre devo proprio dire che della San Cataldo di oggi, mi piace molto la villa comunale con le sue piante, i suoi fiori, la vasca coi cigni… Alunni Quindi, Eccellenza, lei non disdegnava il contatto con la gente umile. Questa è una sorpresa, perché noi pensavamo che i principi fossero inavvicinabili, lontani dalla povera gente. Principe Si, può darsi che l'atteggiamento di alcuni miei colleghi abbia contribuito alla diffusione di questa nomea, ma non è certo il mio caso. Io ricordo, ad esempio, che ero molto amico di "Catallu Llalla". Alunni Noi conosciamo anche lui, ma ci racconti qualcosa… Principe "Catallu Llalla" era un povero portatore d'acqua, molto ingenuo e buono. Lui in realtà si chiamava Cataldo Angilella, ma tutti lo chiamavano Llalla perché, a causa di un difetto di pronuncia, non scandiva bene le ultime sillabe del suo cognome. Ricordo che lui amava molto gli anelli e le cose luccicanti e quando ci incontravamo si incantava a guardare il rubino che portavo al dito. Vedete, questo… Eh, si, era proprio un brav'uomo. Alunni Conosce qualche altro sancataldese eccentrico? Principe Si, conoscevo bene anche Catallu Milicchi, che faceva il facchino, u "portancuddu". Era un tipo buono che però diventava una furia quando lo prendevano in giro e gli cantavano "Vacabunnu va travaglia… Questo fischio è diventato famoso; in tutto il mondo se si vuole incontrare un sancataldese basta intonare questo ritornello e lui si farà riconoscere. Alunni E' molto interessante quello che ci sta raccontando e ci fa capire che Lei è rimasto molto legato alla nostra città Principe Oh, si, io sono molto legato a San Cataldo e ho fatto tanto perché questa città potesse aver un florido sviluppo economico e sociale. Alunni Ha avuto eredi? Principe Certo e mio figlio Vincenzo è stato mio degno successore; anche lui amava questa città e, seguendo il mio esempio, ha tanto lavorato per essa. Ma ora devo andare… E' tardi! Grazie, ragazzi è stato un piacer… ma devo ritirarmi… Addio! Alunni Grazie a Lei, eccellenza. Addio! Lo stemma di San Cataldo Lo Stemma di San Cataldo Fu voluto dagli avi che chiesero al Reale Governo di dichiarare il Comune di San Cataldo città e di adottare uno stemma. Lo stemma ha uno scudo troncato; nella parte superiore che è verde ha una croce greca d’oro; nella parte inferiore, pure verde ci sono cinque spighe (che indicano l’abbondanza del Comune). Lo scudo è sormontato da una corona simbolo di città e un manto che parte dalla corona ed annodato in alto, con cordoncini d’oro Lo stemma Le chiese di San Cataldo Il mio paese è ricco di chiese, molte hanno una vita parrocchiale, altre no, ma vi si celebra la messa, altre ancora non esistono più e vivono nel ricordo delle persone. Dall’indagine svolta in classe con la maestra ho scoperto: LEGENDA •Le chiese che ci sono •Le chiese che non ci sono più •La prima chiesa costruita •La prima parrocchia •Le parrocchie •La Chiesa Madre Le chiese Le chiese La Chiesa Madre •Le chiese che ci sono •Le chiese che non ci sono più La chiesa di San Giuseppe •La prima chiesa costruita •La prima parrocchia La chiesa della Mercede •Le parrocchie •La Chiesa Madre La chiesa di San Nicola La chiesa del Purgatorio La Chiesa di Santa Lucia La chiesa dei Cappuccini La chiesa dei Mestieri La chiesa di San Domenico Savio La chiesa dell’Oratorio Salesiano La chiesa dell’oratorio SS Sacramento •Le chiese che ci sono •Le chiese che non ci sono più La Chiesa della Catena •La prima chiesa costruita •La prima parrocchia La Chiesa di Cristo Re •Le parrocchie •La Chiesa Madre La chiesa di Santo Stefano La chiesa di Santo Alberto Magno La Chiesa del Risuscitato La chiesa dell’Ecce Homo La chiesa di San Antonio La chiesa della Madonna del Rosario La chiesa Santa Maria della Provvidenza I CORTILI PIU’ VECCHI Su e giù per i quartieri Giorno 28 gennaio 2002 siamo andati a visitare il quartiere di S’Antonio. Quando siamo passati per le strade abbiamo notato che erano molto strette e le case erano vecchissime; eravamo in un quartiere vecchio. Lungo la strada abbiamo visto tanti cortili, tra cui quello dove abita un a certa signora Bio la quale ci ha raccontato che quando era piccola in quel cortile si facevano riunioni. Le donne ricamavano, gli uomini scambiavano quattro chiacchiere e i bambini si divertivano a giocare. La signora Bio ci ha detto che prima il cortile era fatto di terra, dopo lo hanno asfaltato. Dopo abbiamo percorso una stradina molto stretta e siamo arrivati in un altro cortile. Lì c’era una signora e ci ha detto che prima il posto dove lei abita era una stalla, dopo hanno pulito e hanno messo i mobili. Dopo abbiamo percorso una strada in cui le porte delle case erano basse e le scale erano esterne invece che interne. Siamo tornati un po’ stanchi a scuola. E’ stata un’esperienza bella. Classi A/B Cattaneo I quartieri Cristo Re Santa Germana I Quartieri Nuovi Babbaurra Mimiani Pizzo Carano I Quartieri Nuovi Negli anni del dopoguerra, San Cataldo iniziò ad espandersi atorno ai vecchi quartieri. L’antico stradone del Corso Vittorio Emanuele, si allunga con il Corso Sicilia. Negli anni ’50 sorge la vecchia zona Macello che si espande con il quartiere Cristo Re, quartiere di edilizia popolare. Intorno agli anni 60-70 nei pressi del quartiere Santo Antonio sorge il quartiere Santa Germana anch’esso di edilizia popolare. Negli anni ’80 con l’aumento delle esigenze della popolazione sorgono le prime cooperative nel quartiere di Pizzo Carano e di edilizia privata nella zona Mimiani, oggi quartiere Mimiani. Ma il processo di espansione è continuato verso Caltanissetta e precisamente nella zona di via Babbaurra, dove accanto ad una edilizia popolare sorgono le cooperative e le abitazioni private. Le tradizioni •A Fera ranni………. •Il Natale……………. •La settimana santa….. •Il santo Patrono……. Le tradizioni NEL PRESENTE NEL PASSATO alimentazione A fera ranni Fiera che si svolge DAL 1600 LA seconda domenica di ottobre Nel presente Aspetto economico Simile al mercatino settimanale . Fiera MERCEOLOGICA per acquistare utensili: scarpe, abiti, piante, libri e attrezzi vari. Presenze di alcune bancarelle provenienti da paesi extraeuropei Aspetto sociale Occasione di ritrovo e di divertimento per le presenze di molte giostre altamente meccanizzate . Aspetto religioso Celebrazione del crocifisso con processione solenne . Festa con scarsa partecipazione popolare Corso Sicilia, Corso unità D’Italia, Corso Europa, Via Belvedere, Via principe Galletti, Viale Kennedy, Via E. Fermi, Via eschilo, ViA donatori di sangue e via Piave. NEL PASSATO Aspetto religioso Per celebrare il crocifisso protettore di S. Cataldo custodito nella chiesa Madre Aspetto sociale Occasione di ritiro e pause momentanee dai lavori. Aspetto economico Fiera Merceologica Per acquistare: vestiti, utensili, attrezzi agricoli, vettovaglie, con i soldi Ricavati dalle vendite del raccolto. Era Tempo atteso per saldare il debito Fiera Del bestiame . Per acquistare e vendere animali necessari per il lavoro dei campi e per il sostentamento Nel passato Via Umberto, via Garibaldi, Piazza San Giuseppe, Piazza Madrice, Via Roma . Si concludeva Con i fuochi d’artificio (u castiddu) e uno spettacolo musicale Il dolce tipico della “fera ranni” è “u turruni” Il procedimento che ci ha portato dalla mandorla al torrone Diagramma di flusso inizio Schiacciare le mandorle Separare i noccioli dai semi Mettere i semi (mandorle) e lo zucchero in un tegame Mescolare a fiamma bassa fino a caramellare lo zucchero Lo zucchero è Caramellato? Versare il composto nella carta forno Stendere il composto con un coltello Coprire il composto con un altro foglio di carta forno Appiattirlo con il martello Tagliare a pezzetti mentre è caldo Lasciare raffreddare per poi mangiare fine Come abbiamo preparato il torrone E infine… lo abbiamo mangiato. Che Buono! LA NUVENA DI NATALI La nuvena di Natali è un’antica tradizione della cultura sancataldese. Ogni anno, il 16 dicembre, nelle chiese di San Cataldo e in parecchie case private, si cunzava la nuvena, addobbando “figureddi”, cioè immagini sacre con arance, “murtidda” e “addauru”. Ogni sera, per tutti i nove giorni della novena, la gente si riuniva nei luoghi in cui era stata allestita la novena per pregare e cantare antiche litanie e canzoni che rievocavano la nascita di Gesù, la visita dei pastori e dei Magi e la devozione dei fedeli “Ora veni lu picuraru”, “Supra ss’altaru”, “Maria e Giuseppi” sono le più conosciute. Anche oggi, questa antica usanza è molto sentita dai sancataldesi i quali si recano numerosi a cantare e pregare sia nelle chiese che nelle abitazioni di amici e parenti. È un’occasione, non soltanto per vivere in letizia lo spirito natalizio, ma per stare insieme e fare anche una bella tombolata. Anche noi a scuola faremo la novena perché vogliamo far rivivere questa significativa tradizione natalizia della cultura sancataldese. La novena Figuredda cunzata cu aranci, addauru e murtidda Gli alunni in visita con il Dott. G. Mammano Il Santo Patrono del mio paese San Cataldo Cataldo nacque da una famiglia irlandese benestante, tra il 610 e il 620 (VII) morì a Taranto (Puglia). Giovanissimo entrò nel monastero di Lisbona in Irlanda, nel monastero diventò insegnante e poi direttore; morti i suoi genitori, Cataldo distribuisce le sue ricchezze ai poveri ed opera alcuni miracoli, fra cui il ritorno in vita di un morto, per questo miracolo fu arrestato perché accusato di esercitare magia, ma due angeli apparvero nel sonno al re e Cataldo venne liberato al carcere nel 655. Nel 666 dopo essere già stato nominato vescovo, cominciò un’opera di evangelizzazione per l’Europa; dopo aver visitato Roma, come ultima tappa intraprese il viaggio per la terra Santa. Al ritorno da questo viaggio la sua nave naufragò sulle scogliere ioniche nei pressi della città di Taranto. Qui inizia il suo apostolato e viene nominato vescovo di Taranto. Anche qui operò alcuni miracoli e morì nel 685, venne venerato in tutta la Puglia. Il suo corpo fu seppellito nella cattedrale di Taranto, distrutta in seguito dai Saraceni nel 927 e ricostruita nel 1084. Durante i lavori la sua salma venne ritrovata il 10 Maggio del 1071, dentro un sarcofago murato e si racconta che il corpo emanasse profumo. San cataldo SANTO CATALDO E IL MIO PAESE Nel nostro paese la festa di San Cataldo, ricorre il 10 maggio, in ricordo del ritrovamento del corpo. La sua statua è conservata nell’apposita cappella della chiesa madre. A titolo di riconoscimento per l’imminente raccolto e di devozione gli agricoltori della confraternita di San Cataldo mettono nella mano destra della statua, un mazzo di nuove spighe (busciareddu), che sono anche riprodotte nello stemma del comune. Nella chiesa Madre si conservano anche frammenti di ossa, che si trovano dentro una scatola d’argento. I Bambini disegnano San Cataldo In visita… Chiesa Madre di San Cataldo guidati dal Dott. Luigi Bontà •Percorso Naturalistico……………….. •Percorso Archeologico………………. •Percorso Minerario…………………... •Percorso Artistico-Architettonico…….. La memoria… ritrovata Percorso naturalistico Percorso archeologico UNA GITA ISTRUTTIVA Giorno 16 marzo 2002 siamo andati a visitare Vassallaggi e le miniere. Arrivato il pulmino siamo partiti per Vassallaggi. Arrivati lì l’esperto archeologico, Dott. S. Scarlata ci ha fatto vedere dei resti di un tempio antico, un luogo religioso dove andavano a pregare le persone del luogo. Poi abbiamo visto il bosco vicino Vassallaggi, la guida ci ha spiegato molte cose e ci ha fatto vedere le tombe, erano molto grandi perché mettevano tutti gli oggetti cari ai monti e in paricolare nella tomba se seppellivano una donna mettevano ciprie, rossetti, profumi, ecc…se il morto era un uomo mettevano: elmo, armi, scudi, lance, ecc…. Gli oggetti che sono stati trovati durante gli scavi dentro alcune tombe si trovano adesso nei musei. Poi siamo andati a Borgo Palo e lì abbiamo incontrato il Dott. Mario Zurli che ci ha parlato delle miniere e ci ha anche detto che adesso non sono più in funzione. Questa giornata è stata molto istruttiva. VASSALLAGGI – ZONA ARCHEOLOGICA Vassallaggi è a pochi chilometri da San Cataldo. Si articola su un complesso di cinque colline che dominano parte della valle dell’ antico Imera (odierno Salso). Nel 1905, Paolo Orsi iniziò una campagna di scavi che fu poi continuata negli anni 1983, 1985, 1986. Gli scavi hanno portato alla luce un centro indigeno abitato dai Sicani risalente all’età del bronzo. Vassallaggi fu distrutta nel 450 A.C. e ricostruita subito dopo. Vassallaggi si presenta come una polis greca, di cui si possono ammirare i resti dell’abitato esteso su cinque colline e di un santuario dedicato a Demetra. All’interno si trova un tempietto a pianta rettangolare circondato da edifici votivi. Nella necropoli troviamo ornamenti bronzei e ceramica greca arcaica. Nella necropoli più recente troviamo corredi funerari (vasi attici, vasi di fabbricazione indigena). In visita agli scavi di Vassallaggi con il Dott. S. Scarlata Percorso minerario Una miniera di zolfo Miniera Bosco di San Cataldo La miniera di Bosco è posta a nord-ovest di Serradifalco ma in territorio di San Cataldo. La zolfara nacque intorno alla metà dell’Ottocento e sin dai primi anni si contraddistinse per la quantità e la qualità di zolfo ricavato. Nel 1950 la gestione fu acquistata dalla Montecatini che riammodernò tutte le strutture minerarie, ristrutturò tutti gli impianti del soprasuolo per il trasporto e la fusione dello zolfo; costruì grandi magazzini, comodi uffici, spaziosi cortili e gli impianti elettrici. Inoltre, la zolfara fu dotata di varie strutture che permettevano la pesatura e il trasporto dello zolfo fuso su autocarri. La Montecatini costruì negli anni Sessanta un villaggio operaio per i lavoratori della miniera. Oggi la miniera è nel totale abbandono ed una vasta frana sotterranea ha presumibilmente distrutto tutti gli ex cantieri di lavoro. VILLAGGIO BOSCO - SAN CATALDO Il villaggio sorge accanto all’omonima miniera di zolfo e di sali potassici. Tra il 1926 e il 1963 la società Montecatini costruì un piccolo villaggio operaio di 40 appartamenti a ridosso dell’area mineraria. Gli addetti che risiedevano nel villaggio erano provenienti dalla Toscana e dalla Lombardia. A centro del villaggio sono le costruzioni destinate ai servizi: asilo, scuola, posta, cappella. La chiesetta dedicata a Santa Barbara protettrice delle zolfare siciliane. Dopo la chiusura della miniera Bosco (1975) e Palo (1981) il villaggio è stato progressivamente spopolato ed abbandonato. “A La Pirrera cu li surfatara” Per quasi 200 anni le miniere di zolfo hanno profondamente segnato l’economia, la storia, la cultura delle province di Caltanissetta, Agrigento, Enna. Era un lavoro duro e difficile quello del minatore che, ogni mattina, sprofondava la propria vita a diverse centinaia di metri sotto terra, lasciava che si muovesse tra stretti e maleodoranti cunicoli, senza la certezza di ritrovarla, a sera, così in agguato era la morte sempre. LO ZOLFO E’ un metalloide che si trova nel sottosuolo sulle zone gessose. Sotto il gesso abbiamo lo zolfo, sotto c’è il sale non commestibile. Lo zolfo si trova nelle zolfare impuro e viene recuperato con il metodo dei “calcheroni”: ammassi di materiale solfifero, disposti su un piano inclinato, attraversato da canali verticali per la circolazione dell’aria. Vengono incendiati dal basso e il calore fa fondere lo zolfo, che si raccoglie in una vasca. CHI CI LAVORA: PICCONIERE: estraeva lo zolfo. CARUSI: erano ragazzi tra i 7 e i 15 anni, che avevano il compito di trasportare a spalla fuori dalla miniera lo zolfo. VAGUNARU: spingeva sulle rotaie i vagoni carichi di zolfo. PARTITANTE: uomo di fiducia che ha il compito di far riempire il calcarone. Egli stava seduto vicino al calcarone e contava i viaggi che facevano i carusi: se qualcuno arrivava in ritardo di pochi minuti, veniva subito licenziato senza pietà. Percorso artistico architettonico Villa della Baronessa Baglio Il quartiere della Forca •Poesie……….……. •Canti………….…... •Conte…………..….. •Proverbi………...… •Preghiere…………. •I nomignoli…….... antologia La Memoria… Ritrovata Anno Scolastico 2001/2002 Poesie Adasciu Adasciu Adasciu adasciu Nun lù faciti mali Adasciu, adasciu Scippati ssi chiova Nni lu me petto Cci, l’haiu chiantati Adasciu adasciu Scippatitli ora figliu di l’arma mi, figliu di l’arma oh! Comu nnì finì Figliu di l’arma Oh! Comu nni finì Figliu la mamma Adasciu, adasciu Si vrazza a calari Adasciu, adasciu Scinnitili ora Pusatimilli ccà Nn capu la falla poesie Adasciu, adasciu Ca duluri prova Pusatimillu ccà Nn capu la falla Adasciu, adasciu Pì dormiri fallu. Bernardino Giuliana A li matri di li carusi Matri; Disiddiratici la morti occhiuttostu; chi mannati li figgi a la surfare, megghiu un mortu mmenzu la casa, iu vi dumannu stinnicchiatu supra un linzolu pirchì a li vostri figgi arripizzatu, ca lu putiti chianciri ci faciti l’occhi e staricci vicinu. si nun ponnu vidimi lu iornu? Pirchì ci faciti li pedi Si caminanu a rancicuni? Nun li mannati a la surfara; si pani unn’avit, scippativi na minna, un pizzu di mascidda pi sazialli. Ignazio Buttitta San Catallu Ed è bella San Catallu! Ridi ntre na cullina a facci suli Cu na parlata ca sapi di meli Ppi la so antica fama partriota Di chiamarsi città fu onurata Garibaldi cci vinni a pirnuttari A nantra banna non ci vonzi iri. Ha datu sinatura e diputati Lu primu Presidente a la Regioni. E tanti figli so’ ca su emigrati Si fannu onuri nni li Naziuni. E fa la Scinnenza lu Vinniri santu Che è bella ppi ricchizza e pi talentu. Avi chisi, avi scoli e belli strati E un cursu drittu lungu milli metri. Cu veni a San Catallu ppi na vota … … resta sinni va cchuu tutta la vita. U me Paisi Quantu è bellu u me paisi Chinu di suli e di caluri I ci staiu assai contenti E haiu tanti passatempi. Quannu vaiu a visitare antri paisa Ca su belli ppi castelli e munimenti, nun viu l’ura di turnari ni ti ca tra tutti ppi mi si lu chiu biddu. Flavia Vasapolli Classe 3 H Matri Matrici Quinnicianni e passa d’agunia, scurdata ntrè n’agnuni di paisi, ‘n mizzudi di lu Ratò e la Batija resta attangata la Chisa di li Chisi. Eppuru un jurnu fu la matri amata Ca a unu a unu nn’addivò li figli E ccu lu mantu so di ‘Mmaculata Nn’arriparava tutti li famigli. La matri, ca jè matri, sa la liggi Di <<Chiddu>> ca governa mutu mutu E puru si lu mali nni l’affliggi Tutti li figli Resta a l’addritta e nn’addumanna A lu Tò latu Aiutu. Matri MatriciMatri Matrici Matri Matrici Nun t’hamu scurdatu. Sbalanga li porti Oh! Bedda Matri Ca su li razza Matrizza mia Di l’arma tò. T’hamu a livari Sancatallisi Di ss’agunia. Passami la vuci: ognunu porta chiddu ca po’. Bernardino Giuliana Le Miniere di Sicilia Oh! Surfatara! Subito dassutta vi nni iti Lu iurno e la notti travagliate Tirati lu surfaru cu li mani E lu purtati ncapu li spaddi. Nun canusciti la luci di lu suli Ma lu stesso caluri sintiti E dda sutta nudi stati cumu poveri senza vistita. Mattia Lo Piccolo MINIERA FUORI USO Che tristezza! Sono disperata mi hanno tutti abbandonata, ma la cosa peggiore e che non ho l’amore dei miei minatori. gas, buio, morte hanno sfidato con animo forte e io li ricordo nel mio cuore con tanto tanto amore. SIMONETTA VIOLO I vecchi quartieri Li vecchi casi fatti cu lu issu Sunu colpiti tutti di cullassu La frana ca camina passu passu Cu è ca li ripara è tempu persu Ca lu paisi è misu di traversu Meglio commeni pigliari arrassu Randazzo Liborio Tanuzzu Carusi, mi ricordu ca Tanuzzu iera, d’altizza, appena quantu un parmu. Avia u immu già di picciddruzzu e camminava sempri carmu, carmu. L’avivanu mannatu a travagliari c’aviva appena appena unnici anni e, nni a pirrera, sempri a carriari, purtà u stirraturi fina a ranni. Poi, ppi trent’anni fici u vagunaru sempri nni la pirrera Tallarita fina ca n penzioni lu mannaru. Mai nni tant’anni potti fa na gita e u so guadagnu l’atri si mangiaru. Chistu ebbi Tanuzzu di la vita. Canti A travagliari vaiu a la Pirrera Lu suli nostru è la citalena Ca fa puru di stidda ‘llu caminu. Amici su li surci di tucchiena C’hannu ccu nui comuni lu distinu. A travagliari vaju a la pirrera Ssa fedda di panuzzu ca vuscamu Unni la morti sempri mi pustija A sangu di sudura è scuttata. Misa parata usu na grattera La crusta ca po stari la sarvamu ‘n tutti l’agnuni d’ogni galleria. Pi li bisogni stritti di l’annata. Matri, matrizza mi nni staju jennu Appena ca chijca la me ura, Si voli Diu, vaju e prestu tornu. mi cogliu li ratteddi e mi nni vaju Datimi na vasata vi la rennu Lucinu lucinu li citaleni, la fossa nun la vogliu a bbanna scura. Chissu pi chissu restu unni staiu. azziddu di morti azziddu mi veni. Ora addumati la me lumina Lucine lucine ‘npinti a li manu, L’assutu iu quann’è matina. azziddu di morti vattinni luntanu. E si nun tornu resta addumata Na sacchinata china di pinseri, Pi Vui Matri Addulurata. na burcittata di ‘mmirriju amaru Lucinu, lucinu li citaleni, lu cumpanaggiu di lu picuneri azziddu di morti azziddu mi veni. di ‘ngiulia chiamatu surfararu. Lucinu lucinu ‘npinti a li manu, …e cantamu! azziddu di morti vattinni luntanu. Appena spacca l’arba e si fa gghiornu. canti PARAM PARAM LI MINERI Trabunedda è a du passi di cca E la Boscu luntanu nun iè Li mineri cchiù ranni su cca Di lu zolfu cchiù giallu ca c’è Param param param Cchi biddizzi sta terra acchiappà. Param param param Quannu a mari u Signori a jttà. Param param param Furu pani sti petri di cca Li muntagni cchiù belli du munnu su cca Alla Sicilia ca u suli abbaglià Param param param Cchi strapazzi i carusi di cca Param param param La pirrera quantu nnì scaccià Param param param Quantu chianti e sudura scippà Param param param Fu scuttatu lu pani di cca Param param param Comu u soli lu zolfu cantà Param param param Comu u zolfu lu suli brillà Param param param Furu pani sti petri di cca Li muntagli cchiùgialli du munnu su cca Lla Sicilia ca u mari annacà. Param param param N’ mezzu u mari u Signori a pusà. Fumu di castagni Fumu di castagni calliati Chi sapuri si vi li mangiati Megghiu su di vucciddati Sempri caudi ca li truvati Inghinu li genti li strati E li niche su li cchiu priati Tutti li barcuna parati Luci e musica di tutti i lati Pi lu Santu protetturi Festa ranni a lu quarteri Santu porta paci e amuri Pani e latti a li creaturi E pi tri ghiorna canciamu faccia Strati e vaneddi, muri di grascia. Venneri e sabatu iochi e cantanti E poi duminica nesciunu i santi N’a rusbigghiamu cu l’abbarota Pari cchiu longa la stessa iurnata. Calia e simenza mentri passiamu E tutti quanti, ni salutammu E na la chiazza che granni mircatu Dischi, ruttami, mussu salatu C’è lu camiuni di li catanesi Ca fannu finta ca su milanesi. Supra la giostra acchiananu tutti Si trasi sani e si scinni rutti Musica nglisi a tutti volumi e caiu la testa quantu un palluni SAN CATALDO-GIOIA DELLA MEMORIA RITROVATA (inno alla storia) San Cataldo nostra eri con noi oggi nell’ombra tu ombra su di noi Vassallaggi, antica città ora altra realtà non ti accorgi se noi ignoriamo tutto di t Or piove Storia sulla città Capuana, Cattaneo e Cristo Re l’oro e l’argento al servizio del P.O.F. preziosi libri e l’amor del Sapere. Ma, dolce vita che te ne vai sul lungo Corso Sicilia concerto di giovani a respirar la gomma in polvere e l’aria inquinata. Storia, bella tu la bienvenue lumière à notre vie nostre radici ! La maitresse le-voilà C’è chi ancor non lo sa la tua parte la fai e non sai che gioia ci dai. Oh San Cataldo di vanità tu con la storia spezzata gli Archi e i Palazzi, la villa Baglio la via Cavour con la sua gradinata! Oh il silenzio di quella via oh il vocio dei braccianti odo l’allegra Fontana di un dì il vero suono di Campane di Bronzo La la la la la la la la la la la la la la…. E nella saggia maitresse de l’HISTORIE Profumo tuo di MEMORIE AFFIORATE Conte per i giochi Pepp’Antoniu vivilanza piglia a guerra ppi la spranza la spranza nun serbi cchiù Pepp’Antoniu vinci a du Turruniddu, turruniddu Unni iè lu bambiniddu? conte Cu c’è susu? U tignusu. Chi fa? Frii l’ova Nni sarbastivu a mi? Sì,nnu casciuni du mizzu. Cà nun c’è, cà nun c’è, cà nun ci nnè, cà nun ci nnè. Cu su mangià? A gatta. Issi, issi, issi. Sdruvigliati pedi ca l’angilu veni veni cantannu veni sunannu e tutti li pidi va sdruvigliannu L’urtimu vuculiuni di Santa Catarina Ccu li scarpi chini d’arina, iè Santa Catarina. Pani, crusta e middicuni Va iettati a lu vadduni. Manu modda, manu modda, u Signuri ti la ‘ncodda, ti la ‘ncodda cu la codda manu modda, manu modda Sampugnedda, sampugnedda ccu ta fici sta vistinedda, ti la fici u to papà zum-pa-pà, zum-pa- pà. Pacinedda, pacinedda Socchi avimu nnì spartimu Nnì spartimu pani e vinu, San Giuseppi e lu Bamminu Proverbi Nun ludari la jurnata si nun scura la sirata. (Non lodare la giornata se non giunge la serata) Acqua passata ‘un macina mulinu. (Acqua passata non fa macinare il mulino) Dissi u vermi ‘a nuci: dammi tempu ca ti perciu. (Disse il verme alla noce: dammi tempo che ti perforo) Aranci, aranci di cu su li guai si li chianci. (Arance, arance ognuno si pianga i propri guai.) proverbi Fa’ beni e scordatillu, fa mali e pensaci. (Fai del bene e dimenticalo, fai del male e ricordalo) Si si metti a tramuntana, appizza a chioviri pi na simana. (Se il tempo si mette a tramontana, attacca a piovere per una settimana.) Quanni l’amuri voli, trova locu. (Quando l’amore vuole, trova luogo.) La mamma è l’arma e cu la perdi nun la guadagna. (La mamma è l’anima e chi la perde non la guadagna) La casa capi quantu voli lu patruni. (La casa è capace secondo la volontà del suo padrone) Figghi nichi, guai nichi, figghi ranni, guai ranni. Figli piccoli, guai piccoli, figli grandi guai grandi. Quannu lu patri duna a lu figghiu, ridi lu patri ridi lu figghiu, quannu lu figghiu duna a lu patri chiangi lu figghiu e chiangi lu patri. Quando il padre dà al figlio, ride il padre e ride il figlio, quando il figlio dona al padre, piange il figlio e piange il padre. Ogni ficateddu di musca è sustanza. Ogni fegatino di mosca è sostanza Stenni lu pedi quantu lu linzolu teni. Stendi il piede secondo l’ampiezza del lenzuolo. Lu poveru nun avia e limosina facia. Il povero non aveva e faceva l’elemosina. Lu cani muzzica sempri a lu sfardatu. Il cane morde sempre chi ha l’abito strappato Cu tempu e cu la paglia maturanu li sorbi. Con il tempo e la paglia maturano le sorbe. Spassu di fora e trivulu di casa. Spasso degli amici e tribolazione dei familiari Megghiu diri “cchi sacciu” ca diri “cchi sapia”. E’ meglio dire “io posso” invece di dire “io avrei potuto”. Calati iuncu ca passa la china. Abbassati giunco, che passa la piena. Dici lu cappillanu a la batissa, senza dinari nun si canta la missa. Dice il cappellano alla badessa, senza denaro non si canta la messa Cu paga prima mangia pisci fitusu. Chi paga prima mangia pesce puzzolente Cu havi lingua passa u mari. Chi ha lingua oltrepassa il mare. Asparagi, vavaluci e fungi, spenni assai e nenti mangi. Asparagi, lumache e funghi, spendi tanto e niente mangi. Si sapi unni si nasci , nun si sapi unni si mori. Si sa dove si nasce, non si sa dove si muore. Gaddinedda ca camina s’arricampa ca vozza china. Gallinella che cammina, torna con il gozzo pieno. I nomignoli Quella dei nomignoli è una usanza antichissima in uso in tutta Italia ed iniziata prima ancora dell’era cristiana. I romani la usavano anche per adulare gli imperatori i quali, dopo una certa epoca, furono tutti soprannominati <<Cesare>>. Anche in Sicilia si usano i nomignoli e la nostra San Cataldo non fa certamente, eccezione alla regola. Il nomignolo serviva a differenziare persone dello stesso casato, in qualche caso era il frutto di una semplice ironia, un modo di mettere in risalto un difetto fisico, una pecca, una caratteristica come l’avarizia, la generosità, la sporcizia. Era frequente e spesso lo è tuttora, il fatto che, chiedendo notizie di una persona ci si sentisse rispondere <<di cu lu sintunu?>> (qual è il suo soprannome?). In questo caso il nomignolo veniva e viene ad individuare il soggetto di cui si parla. Nomignoli strani, buffi, ridicoli erano a volte, per indicare il suo mestiere <<lu virduraru>> <<lu scorcia scecchi>> (scuiotore di asini), <<lu curdaru>> (cordaio), <<lu vinarulu>> (vinaio) o un segno particolare del suo viso <<Nasuni>>, <<Tignusu>>, <<Surdu>> (nasone, calvo, sordo). Oggi i nomignoli non si usano più. L’età moderna non ha bisogno di nomignoli bastano i titoli accademici, bastano le invidiabili posizioni sociali raggiunte, per mettere ognuno in condizione di farsi riconoscere. Le origini dei nomignoli Strazzalinzola Il capostipite della famiglia soprannominata <<strazzalinzola>> non aveva l’abitudine di pernottare in campagna ma preferiva alzarsi prestissimo, prima che sorgesse il sole er trovarsi sul posto di lavoro ed alle prime ombre della sera rientrava in paese per andare a dormire nel suo letto. Tra le lenzuola, ragion per cui sottoponeva le lenzuola a un logorio che presto si <<strazzavanu>> (strappavano) e da qui il nomignolo. Cutiddina Una tra le più frequentate osterie di San Cataldo era ubicata in via Santa Lucia ed era gestita da entrambi i coniugi proprietari, il marito badava alla mescita del vino agli avventori e la moglie preparava il pranzo, era famosa per il modo di preparare il soffritto con gli ingredienti: cipolla, prezzemolo, lardo di maiale, aglio, carote e poi con un lungo e leggero coltello, <<la cutiddina>> li sminuzzava. Tale abilità e velocità nell’usare la <<cutiddina>> le valsero il nomignolo di cutiddina Ciurciula I membri di questo casato hanno i capelli ricci e nella forma dialettale siciliana che ha i capelli ricci è detto riccioluto e da qui il nomignolo. Sbirruttu Il nomignolo sta a significare <<Piccolo Sbirro>> Pileggia Questa attività è antichissima sia in Italia che nelle altre nazioni, anche nella nostra isola. Questa attività risale alla dominazione francese epoca in cui i cittadini trovavano serie difficoltà ad avere un prestito e, per dimostrare la loro onorabilità ricorrevano al garante il quale, dietro compenso, avallava qualunque loro azione. Un antenato del Casato che detiene il nomignolo di <<Pileggia>> esercitava il mestiere di garante cioè faceva il “Plège”. Tale sostantivo fu distorto nella pronuncia e alloro si ebbe prima <<pleggia>> e poi <<pileggia>> che è l’attuale nomignolo del casato. Frii virmi Il senso del risparmio è sempre stato alto tra noi sancataldesi. Talvolta in certe famiglie il pranzo, la pasta, veniva preparata più abbondante per lasciarne un po’ per la sera, da riscaldare friggendola in olio d’oliva. Il capostipite del casato che detiene il nomignolo <<Frii virmi>> una sera era alle prese con la padella per friggere un po’ di pasta rimasta a mezzogiorno. Mentre friggeva un amico bussò alla sua porta e involontariamente questo fatto gli fece versare nella padella una quantità di olio superiore a quella necessaria, L’amico, entrato in cucina e curiosando fra i fornelli, quei pochi fili di spaghetti in bianco apparvero come <<vermi>> posti a friggere. Da qui il nomignolo. Gratteri Il capofamiglia era alle prese con i suoi denari, le sue monete, prima le raschiava, le <<grattava>> per togliere l’ossido che si era formato su di esse, poi le strofinava con la sabbia, ed infine le lucidava. E da ciò venne fuori il nomignolo di Gratteri. Li mascara I <<fuochi artificiali>> hanno sempre costituito una piacevole attrattiva per i cittadini di tutto il mondo e non c’era festa religiosa o sagra paesana che non si concludeva con i fuochi d’artificio. A San Cataldo, in questo campo è rinomata la ditta Picone sia per la bravura nel confezionare le girandole, <<i moschetti>> e le bombe, sia che la ditta, fondata nel 1835, era costituito da un numeroso gruppo di persone 7 figli e i 2 genitori che si dedicavano a questa attività. Il nomignolo di <<Mascara>> deriva dal fatto che i fratelli soci della ditta, andando a lavorare nella polveriera, manipolavano polvere nera da sparo, per cui, a quei tempi, non disponevano di acqua, e involantariemanete toccando il loro viso lo sporcavano, tanto da ridurlo ad una <<maschera>>, <<lu mascariavanu>> O SIGNURI PIRRIDDU Oh S.S. Crucifissu, i vustri grazii sunu spissu, sta jurnata nun ‘ada passari ca n’aviti a cunsulari, ‘ni ittamu a li vostri pidi ca li grazii nni cuncidi nni cuncidi tutti l’uri morsi ‘ncruci ppi lu nustru amuri. TRADUZIONE Oh S.S. Crocifisso, le vostre grazie avvengono spesso, questa giornata non deve passare abbiamo bisogno della tua consolazione, e ci gettiamo ai vostri piedi affinchè ci concedi le grazie a tutte le ore. Tu che sei morto in croce per noi. preghiere Preghiere PREGHIERA A SAN CATALLU San Catallu viscuvu ca teni la bannera, ppi nuantri prega e ppi tutta la città. Diu vi salvi San Catallu ca siti u prutitturi prigati a lu Signuri ppi nuantri piccatura. C’è statu E ci sarà San Catallu ci aiuterà. A conclusione delle attività svolte durante l’anno scolastico abbiamo realizzato una performance finale che comprende una mostra in cui vengono esemplificati i quattro percorsi e uno spettacolo a cui hanno partecipato tutti gli alunni delle classi terze e le classi quarte C/D/E. performance 1^ Circolo Didattico “E. De Amicis” San Cataldo con il contributo della Regione Siciliana– Assessorato Regionale Beni Culturali, Ambientali e Pubblica Istruzione La S.V. è invitata a partecipare, giorno 13 Giugno c.a. alle ore 10,00 presso la Palestra della Scuola elementare “Cristo Re” di San Cataldo all’inaugurazione della mostra “La Memoria Ritrovata” Realizzata da tutte le classi terze e dalle 4^ C/D/E Interverranno: Il Presidente del CSA Dott. A. Gruttadauria Il Sindaco del Comune di San Cataldo Dott. R. Torregrossa L’Assessore alla P.I. Prov. Prof.ssa T. Falcone Sabato 15 c.m. alle ore 10,00 gli alunni L’attendono per la performance finale. P.S. La mostra rimarrà aperta dalle ore 10,00 alle ore 12,00 di giovedì 13 c.m. e venerdì 14 c.m. Il Dirigente Scolastico (Dott. Giuseppe Piccillo) Una breve visione della mostra allestita in palestra Rivisitiamo insieme il nostro passato… Tutti al lavoro per riscoprire insieme la memoria… ritrovata Ed adesso diamo spazio agli alunni e alla performance Gli alunni che cantano davanti la figuredda Questo è un assaggio, Per saperne di più visionate la videocassetta della performance. Buon divertimento!