• Gli altri vedendoci secondo una prospettiva particolare, ci danno determinate «forme». • Noi crediamo di essere «uno» per noi stessi e per gli altri, mentre siamo tanti individui diversi, a seconda della visione di chi ci guarda L'individuo soffre per essere fissato dagli altri in «forme» in cui non può riconoscersi. Queste «forme» sono sentite come una «trappola», come un «carcere» in cui l'individuo si dibatte, lottando invano per liberarsi. L'istituto in cui si manifesta per eccellenza la «trappola» della «forma» è la famiglia. Questi aspetti vengono affrontati da Pirandello attraverso un’ attività artistica estesa a tutti i generi letterari: dalla poesia alla saggistica, dalla narrativa al teatro, accomunati dalla tendenza alla rappresentazione di situazioni problematiche e conflittuali il senso di smarrimento dell'uomo che non riesce più a riconoscere sé stesso all'interno di una realtà divenuta estranea e indecifrabile Il senso di esclusione e di sostanziale incomunicabilità l’ insanabile condizione di solitudine dell’uomo moderno il relativismo, ovvero la consapevolezza della frammentazione della realtà il contrasto tra apparenza e realtà, cioè tra la forma e la vita il carattere illusorio ed effimero degli ideali politici e religiosi l'assurdità condizionata dal caos e dalle convenzioni sociali A tutto ciò Pirandello non da soluzioni plausibili Il contrasto tra vita e forma è insanabile: alla vita concepita come 'flusso istintivo e inarrestabile che c’è all'interno di ciascun individuo, si oppone la forma, una sorta di maschera imposta all'individuo dalla società e costituita dall’insieme dei condizionamenti morali e comportamentali, necessari alla vita di relazione, ma che costituiscono un ostacolo insormontabile alla libera è autentica manifestazione della vita Quale possibilità? Nell'immaginazione che trasporta verso un "altrove" fantastico come per l'impiegato Belluca di Il treno ha fischiato, che sogna paesi lontani e attraverso questa evasione può sopportare l'oppressione del suo lavoro di contabile e della famiglia, oppure nella follia, che è lo strumento di contestazione per eccellenza della vita sociale • Come Svevo, Pirandello è già quindi del tutto estraneo alla cultura di fine 800. • Come per i grandi maestri della narrativa europea del primo 900 (Kafka, Joyce Wolff,) in P. è centrale il tema del disagio dell'uomo moderno e anche della spersonalizzazione indotta dalla diffusione della civiltà delle macchine che riducono l'uomo a una semplice rotella di un ingranaggio che non può comprendere né tantomeno illudersi di controllare LE OPERE: ROMANZI A L'esclusa seguirono: " Il turno", " Il fu Mattia Pascal” " Suo marito", " I vecchi e i giovani", " Si gira", " I quaderni di Serafino Gubbio operatore", " Uno, nessuno e centomila" Notevole è la loro importanza dal punto di vista dello svolgimento dell'arte pirandelliana, in quanto essi segnano il più deciso allontanarsi dai modi del Verismo verso il Decadentismo, visibile nella tendenza di dare ai personaggi più rilievo simbolico che descrittivo, guardandoli più in quello che essi vogliono e debbono rappresentare; inoltre nei romanzi appare per la prima volta il "monologo interiore", quel discorrere che fa il personaggio fra sé e sé, polemizzando, obiettando, contraddicendosi e giudicandosi, spesso sdoppiandosi. Nei romanzi di Pirandello, il protagonista è afflitto da una profonda crisi identitaria, che va combattuta rifiutando ogni convenzione sociale, anche a costo di essere considerati folli. La cultura letteraria, filosofica e psicologica. Dalla stesura del Fu Mattia Pascal (1904) si caratterizza un radicale cambiamento della concezione letteraria. Opera di rottura ROMANZO - ANTIROMANZO Il modello di romanzo definito nel corso dell’Ottocento nasceva dall’intento degli scrittori di appropriarsi della realtà (storica e di quella contemporanea, sociale e psicologica) attraverso la scrittura e dalla convinzione che proprio il romanzo, per la sua particolare libertà, si prestasse alla “conoscenza” e rappresentazione del mondo nella sua molteplicità di ambienti, caratteri, relazioni sociali, fenomeni di costume. Quel modello di narrazione prevedeva un soggetto narrante affidabile ed autorevole, con il compito di delimitare una concatenazione di eventi conclusa e di darle senso alla luce d’una concezione del mondo A cavallo tra 800 e 900 quella persuasione comincia a subire colpi pesanti Soggetto e oggetto non sono più separabili nella narrazione, e ciò che si può rappresentare sono, al massimo, le reazioni psichiche che la realtà opera nell’interiorità degli individui. Questa sarà la strada della nuova narrativa A tutti i maggiori narratori europei del primo quarto di secolo accade appunto questo. Si pensi solo a Marcel Proust, nella cui Récherche il narratore - protagonista non racconta i fatti della sua vita, così come si sono verificati nella esteriore cronologia degli anni, dei mesi, dei giorni, ma il proprio percorso di recupero di come quei fatti si sono depositati nella sua anima, perché quella è la loro vera realtà, il loro vero significato. Il tempo rivisitato è più reale del tempo vissuto Tutto converge verso l’io ma…. la coscienza del singolo personaggio è “mobile”, incoerente, sensibile a sollecitazioni diverse, spesso inconsce. Nessuno di noi è sempre lo stesso; anzi, per dirla con Pirandello, ognuno vive “come se veramente in lui vi fossero più anime Pirandello sottolinea ironicamente i modi con cui la forma reprime la vita e rivela gli autoinganni. Il , costretto a vivere nella forma, non è più una persona integra, coerente e compatta, fondata sulla corrispondenza fra desideri e realizzazione, passioni e ragione, ma si riduce a un personaggio che recita la parte che la società esige da lui e che egli stesso si impone attraverso i propri ideali morali Nel caso che il soggetto ne diventi consapevole allora sceglierà di vivere la propria vita non più soggetto alla forma, ma vivrà amaramente e autoironicamente la scissione tra essa e la vita In questo caso la riflessione interviene continuamente a porre una distanza fra il soggetto e i propri gesti, fra l’uomo e la vita: condannato all’estraneità, guarda da fuori e compatisce non solo gli altri ma se stesso. Questo lo vediamo nel Fu Mattia Pascal Storia “STRANA” Pirandello punta sul CASUALE, ECCEZIONALE, PATOLOGICO perché “la vita umana è assurda, rappresentabile solo mediante casi assurdi” RAPPRESENTAZIONE DEL MONDO ESISTENZIALISTA => ogni esistenza è unica e irripetibile Il protagonista, Mattia, interpreta la parte in modo UMORISTICO, non drammatico Il “vedersi vivere” si sovrappone al “vivere” (DISTANZIAMENTO UMORISTICO) elenarovelli 24 Finzione autobiografica • Uso della prima persona (finzione memorialistica) • Esito contrario a quello del romanzo ottocentesco: il protagonista non ha chiavi interpretative, scrive le memorie non dopo aver raggiunto la normalità /integrazione, ma come un vinto, morto - vivo Pubblicato nel 1904, in piena età giolittiana, “Il Fu Mattia Pascal” è il primo romanzo italiano scritto in forma “autobiografica”, redatto cioè in prima persona, con la presentazione, quindi, di una visione esclusivamente soggettiva della vicenda, visione che nega la realtà se non colta con quella particolare percezione: una visione personalissima della realtà. Struttura circolare del romanzo Morte di Mattia Pascal – Nascita di Adriano Meis Morte di Adriano Meis – Rinascita di Mattia Pascal La struttura infatti inizia dalla conclusione, rivendicando la condizione particolare di Mattia Pascal, ritenuto morto, che assume una nuova identità, uccide fittiziamente anche quest’ultima, e quindi ritorna se stesso ma al di fuori della sua normale vita precedente, condizione di chi è fuori dal tempo e quindi fuori dalla vita (questo particolare tipologia di narrazione è estremamente innovativa). Tecniche narrative Il romanzo "Il fu Mattia Pascal" è diviso in diciotto capitoli, numerati e titolati, più l'ulteriore Avvertenza sugli scrupoli della fantasia, esterno alla storia ma aggiunto dallo stesso Pirandello al suo romanzo qualche anno dopo la prima stesura per dimostrare come le vicende di Mattia Pascal, seppure straordinarie realmente accadere. e quasi inspiegabili, possano Struttura narrativa L'opera si apre con due premesse: la prima in cui ci viene presentato il protagonista - narratore e il suo strano caso; e la seconda, "filosofica", nella quale lo stesso autore ritiene necessario esporre la sua concezione riguardo l'uomo e la vita. Dopo le due premesse inizia una lunghissima analessi che qualche volta sarà interrotta da alcune anticipazioni dell'autore, spesso molto brevi. Il romanzo ha sia la numerazione progressiva, sia una titolazione dei vari capitoli Acquasantiera e portacenere - Casa Paleari I Premessa II Premessa seconda (filosofica) a mo' di scusa XI Di sera, guardando il fiume Casa Paleari III La casa e la talpaZIA- MALAGNA L'occhio e Papiano Casa Paleari - intervento IV Fu così - vita Malagna Pescatore relazione XIII di Mattia con Romilda XIV V VI X PADRE- MADRE- Maturazione - Mattia sposo in casa Pescatore – biblioteca - morte madre e figlioletta - 500 lire - fuga XV XVI Tac tac tac... Montecarlo VII Cambio treno – Ritorno a Miragno ma.. VIII Adriano Meis viaggi – cane –nuovo nome IX XII Un po' di nebbia Milano - Roma XVII Il lanternino - lanterninosofia. 40 giorni di convalescenza Le prodezze di Max - sedute spiritiche Io e l'ombra mia - Relazione con Adriana Terenzio furto Il ritratto di Minerva Progetti con Adrianafinto suicidio Rincarnazione – Treno – visita al fratello Berto - ritorno a Miragno XVIII Il fu Mattia Pascal Avvertenza sugli scrupoli della fantasia Premessa : SDOPPIATA PREMESSA II FILOSOFICA A MO’ DI SCUSA • Accentua il carattere UMORISTICO del testo (punti in comune con le Operette morali di Leopardi) …a mo’ di scusa • Mattia si scusa perché SCRIVE (come Zeno è scrittore contro voglia) • Ha coscienza che la FUNZIONE DELLO SCRITTORE E DEL LIBRO è superata – in un universo caotico (“Maledetto sia Copernico!” => caduta antropocentrismo) – dalla concorrenza di GIORNALI, CINEMA, RADIO L’intellettuale è ai margini - Il libro è un rottame (cfr. la caotica e polverosa Biblioteca Boccamazza) Ma …….. L’ESCLUSIONE coincide con l’inizio della SCRITTURA La vita o si vive o si scrive Lo scrittore è un escluso che guarda vivere gli altri; la sua vita è la coscienza Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal. E me ne approfittavo. Ogni qual volta qualcuno de' miei amici o conoscenti dimostrava d'aver perduto il senno fino al punto di venire da me per qualche consiglio o suggerimento, mi stringevo nelle spalle, socchiudevo gli occhi e gli rispondevo: - Io mi chiamo Mattia Pascal. - Grazie, caro. Questo lo so. - E ti par poco? Non pareva molto, per dir la verità, neanche a me. Ma ignoravo allora che cosa volesse dire il non sapere neppur questo, il non poter più rispondere, cioè, come prima, all'occorrenza: - Io mi chiamo Mattia Pascal. Testo - Premessa seconda (filosofica) a mo' di scusa L'idea o piuttosto, il consiglio di scrivere mi è venuto dal mio reverendo amico don Eligio Pellegrinotto, che al presente ha in custodia i libri della Boccamazza, e al quale io affido il manoscritto appena sarà terminato, se mai sarà. Lo scrivo qua, nella chiesetta sconsacrata, al lume che mi viene dalla lanterna lassù, della cupola; qua, nell'abside riservata al bibliotecario e chiusa da una bassa cancellata di legno a pilastrini, mentre don Eligio sbuffa sotto l'incarico che si è eroicamente assunto di mettere un po' d'ordine in questa vera babilonia di libri […] […] (TIPI DI LETTURE) Ora don Eligio mi dice che il mio libro dovrebbe esser condotto sul modello di questi ch'egli va scovando nella biblioteca, aver cioè il loro particolar sapore. Io scrollo le spalle e gli rispondo che non è fatica per me. E poi altro mi trattiene. Tutto sudato e impolverato, don Eligio scende dalla scala e viene a prendere una boccata d'aria nell'orticello che ha trovato modo di far sorgere qui dietro l'abside, riparato giro giro da stecchi e spuntoni. Eh, mio reverendo amico, - gli dico io, seduto sul murello, col mento appoggiato al pomo del bastone, mentr'egli attende alle sue lattughe. - Non mi par più tempo, questo, di scriver libri, neppure per ischerzo. In considerazione anche della letteratura, come per tutto il resto, io debbo ripetere il mio solito ritornello: Maledetto sia Copernico! Oh oh oh, che c'entra Copernico! - esclama don Eligio, levandosi su la vita, col volto infocato sotto il cappellaccio di paglia. C'entra, don Eligio. Perché, quando la Terra non girava... - E dàlli! Ma se ha sempre girato! Non è vero. L'uomo non lo sapeva, e dunque era come se non girasse. Per tanti, anche adesso non gira. L'ho detto l'altro giorno a un vecchio contadino, e sapete come m'ha risposto? ch'era una buona scusa per gli ubriachi. Il protagonista ci racconta di come il padre, spesso in viaggio, riuscì ad arricchirsi (forse con il gioco delle carte) potendosi permettere a Miragno, il paese in cui viveva, l’acquisto di campi e case. Giunta però la malattia, nel corso dell’ennesimo viaggio, morì lasciando soli la moglie e i due figli Roberto e Mattia. Subentra l’amministrazione astuto, Malagna, il quale si preoccupa di fare esclusivamente i suoi interessi, mandando in malora la famiglia. Passano gli anni e Mattia cresce mentre Malagna, non riesce ad avere un figlio dalla prima moglie malata. L’ amministratore mette dunque gli occhi su Oliva ponendo fine alla storia d’amore tra la ragazza e Mattia Si assiste dunque al secondo matrimonio del Malagna, il quale tuttavia non riesce ancora ad avere figli. Oliva rimane poi incinta, ma il figlio, si scopre, è di Mattia, tuttavia Malagna decide di crescerlo come fosse il suo. A casa del Malagna si trasferiscono la cugina di lui, la vedova Pescatori, e la nipote Romilda. Quest’ultima è oggetto delle mire amorose di Pomino, amico di Mattia, ma a causa della sua timidezza, invia Mattia come intermediario tra i due. Mattia inizia dunque a frequentare la ragazza ed involontariamente nasce l’amore. Mattia è costretto a sposarsi ed ormai senza ricchezze, per colpa del Malagna, e con la suocera avversa, si trasferisce in un’umile casa resa invivibile dalle maniere burbere della donna moderata solo dalla zia di Mattia, Scolastica. Il protagonista è costretto per la prima volta nella sua vita, a cercare lavoro. Trova posto come bibliotecario, ma il suo lavoro lo annoia terribilmente e la situazione familiare, aggravata dalla morte della madre e delle due figlie, lo mandano in crisi. Ha inizio la fuga di Mattia che si dirige, all’insaputa di tutti, a Montecarlo, dove con qualche colpo di fortuna, riesce ad arrivare all’ingente cifra di 82.000 lire dedicandosi al gioco d’azzardo. Il protagonista viene a sapere che un cadavere è stato trovando vicino al molino della Stia (una sua vecchia proprietà) e la volontà delle donne vicine a Pascal di liberarsene, e la situazione di disagio vissuta da Mattia, il cadavere viene identificato come quello di Mattia Pascal. Il gioco e il caso • GIOCO D’AZZARDO: topos della letteratura occidentale degli ultimi due secoli • ROULETTE e CARTE => casualità => immagine del DESTINO • CASINO’=> universo assurdo => METAFORA DELLA VITA • Il gioco è insensato come la vita >> I giocatori “vogliono estrarre la logica dal caso come il sangue dalle pietre” Il protagonista vede di fronte a sé l’opportunità di dare inizio ad una nuova vita. Dunque cambia nome, divenendo Adriano Meis, e modifica il suo aspetto. Getta la propria fede nuziale nel bagno pubblico della stazione Per rendere credibile la sua nuova identità, inventa sommariamente un passato e con l’ingente somma vinta nel gioco, si diletta nei viaggi. Ma ad un certo punto decide di smettere di viaggiare: essere sprovvisto di documenti gli impediva di lavorare, quindi i soldi che aveva guadagnato a Montecarlo dovevano bastargli per tutta la vita. Un piovoso giorno di novembre inizia a sentire la solitudine della sua nuova condizione, vede un venditore ambulante che porta con sé un cagnolino in una sacca appesa al collo; decide così di comprare quel cucciolo che gli sarebbe stato sempre fedele, senza domandargli mai chi fosse realmente. • NUOVA VITA, dapprima vissuta come VACANZA => abolizione del passato, visione trasparente del mondo perché PRIVA DI SOVRASTRUTTURE IDEOLOGICHE, SOCIALI, EMOTIVE, CONOSCITIVE • Desiderio di AUTENTICITA’ interrotto dall’impossibile desiderio di un CAGNOLINO Decide infine di stabilirsi in una stanza ammobiliata a Roma, ospite di Anselmo Paleari e di sua figlia Adriana, di cui si innamora. Mattia Pascal ben presto però si accorge di come la sua vita sia fittizia, in quanto l’uomo che si finge, Adriano Meis, in realtà non esiste, non è presente all’anagrafe e non ha una storia. Emblematica scena, per comprendere la natura di Mattia Pascal divenuto Adriano Meis, è quella in cui egli parla con il canarino; entrambi nella stessa condizione di prigionia. Inscena dunque un suicidio e non trova di meglio che tornare a Miragno riprendendo la sua identità. Qui però si accorge che le cose sono mutate: sua moglie ha sposato Pomito da cui ha avuto una figlia e Mattia vive gli anni che gli restano nella biblioteca ed andando a portare, di tanto in tanto, i fiori alla sua tomba. Il tema del doppio Link al filmato completo (cliccare sulla freccia) Prima parte Seconda parte Terza parte La narrazione ruota attorno a Mattia Pascal che è anche narratore della sua storia. Il nome del protagonista ci avverte fin da subito sulla natura del personaggio: Mattia sta per “matto” mentre il cognome “Pascal” richiama alla mente Blaise Pascal, grande intellettuale del 1600. Il nome connota dunque, in maniera beffarda, un personaggio del tutto inconsistente. Ci troviamo di fronte al primo anti-eroe della letteratura italiana, la figura del cosiddetto “inetto”, ovvero un individuo incapace ed apatico che, nel caso del protagonista del romanzo, tenterà invano di fuggire da una vita che non gli piace per costruirne una nuova. Di assoluto rilievo sono gli spazi in cui Mattia Pascal si muove. Da un lato c’è l’interno della biblioteca che simboleggia l’ordine (un ordine che risulterà però fittizio), mentre dall’altro c’è il caos del mondo esterno da cui Mattia Pascal fugge. Il romanzo si presenta come una fuga dalla realtà della vita (identificata nel lavoro e nell’oppressione della famiglia) in una struttura narratologica circolare; inizio e fine coincidono, tant’è che nel protagonista non vediamo nessuna crescita, non avviene nessun processo formativo. Si contrappone dunque, in tutto il romanzo, il tema della staticità (casa, biblioteca) a quello del dinamismo del viaggio in cui Mattia Pascal tenta il riscatto impossibile. La fuga di Mattia risulta del tutto vana. Passa dal paesino alla realtà alienante delle grandi città che non permettono al protagonista l’inizio d’una nuova vita.