Associazione
A.b.c. onlus
CORSO DI FORMAZIONE PER VOLONTARI
ARTEAMBIENTE IN … FAMIGLIA - 2° LIVELLO
In collaborazione con
Comune di Grosseto
Circoscrizione n. 5 di Alberese, Rispescia, 8^ Zona del comune di Grosseto
CEIS – Centro di solidarietà di Grosseto
Consultorio La Famiglia – Grosseto
L’Altra Città – Grosseto
Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti – Sezione prov.le di Grosseto
portAperta Società Cooperativa Sociale
Parrocchia Santa Maria Goretti di Rispescia
Tutor: Pelio Collantoni
Referente associativo del progetto: Unico Rossi
Coordinatore del progetto: Enrico Pompeano
Osservare – Comunicare – Operare
Dr.ssa Mara Spinelli Conti
Applicazioni attraverso l’arte
Fioralba Simi e Mara Spinelli Conti
Grosseto 2009
INDICE DEGLI INCONTRI
1.
La percezione – La parola – I linguaggi: dalla realtà di 1° ordine alla realtà di 2° ordine
2.
Applicazioni attraverso l’arte: percepire, decodificare, interpretare
3.
Logiche ordinarie, logiche non ordinarie, logiche ambivalenti. Autoinganni subiti – autoinganni gestiti
4.
Applicazioni attraverso l’arte: autoinganno con … giudizio (critico)
5.
Analisi della Tentata Soluzione Ridondante (T. S. R.) e applicazioni
6.
Applicazioni attraverso l’arte: ridondare o non ridondare … questo è il problema!
7.
Come si osserva un problema (dal perché al come). Strategie e tecniche
8.
Applicazioni attraverso l’arte: la costruzione del profilo di un artista come percorso
esemplificativo di indagine sui dati del comportamento umano
9.
Il problem solving strategico. Dal “ perché “ al “ come “ : come si osserva un problema
10. Applicazioni attraverso l’arte: un caso di ordinaria follia?
11. Dalle “ verità” oggettive alla “ consapevolezza operativa”. Conclusioni
12. Applicazioni attraverso l’arte - Lezione/verifica: Un caso di follia … creativa
13. Bibliografia
1° INCONTRO
La percezione – La parola – I linguaggi
Dalla realtà di 1° ordine alla realtà di 2° ordine
Non abbiamo modo di afferrare il mondo
esterno se non attraverso i sensi, dai quali
potremmo ricevere immagini costantemente
ingannevoli, ma anche se vedessimo il mondo
del tutto corretto, non avremmo modo di
saperlo
E. Von Glaserfeld
Da “ Radical constructivism”
Dialogo tra fratelli, lei anni 7 \ lui anni 5
Lui – Guarda che bei papaveri …!!!
Lei - Guarda questo boccolo …!!!
Lui - Che cos’e’ …..?
Lei - Questo ricciolo perfetto …!
“ TUTTO CIO’ CHE PERCEPIAMO VIENE
IMMEDIATAMENTE TRASLATO IN LINGUAGGIO
ATTRAVERSO LE PAROLE.”
Maturana e Varela, 1987
strega
diavolo
Madonna
Finanza
creativa
Titoli
spazzatura
Pack
Igloo
slitta
Foto-boock
Veline
reality
“NOI VIVIAMO IN UN UNIVERSO SEMANTICO
IN QUANTO IL NOSTRO CONCETTO DEL REALE
DIPENDE DALLE NOSTRE
CATEGORIE LINGUISTICHE”
Maturana e Varela, 1987
FIAT LUX?
O
FIAT VERBUM?
LUCA 10:
29 “Chi è realmente il mio prossimo?”
30 Rispondendo Gesù disse: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a
Gerico e cadde fra i ladroni che lo spogliarono e gli inflissero dei
colpi e se ne andarono lasciandolo mezzo morto.
31 Ora, per coincidenza scendeva per la strada un sacerdote, ma
vedutolo, passò oltre dal lato opposto.
32 Similmente pure un Levita, essendo sceso lungo la strada e
vedutolo. Passò oltre dal lato opposto.
33 Ma un Samaritano che viaggiava per la strada gli venne vicino e,
vistolo, fu mosso a pietà.
34 E accostatosi fasciò le sue ferite, versando su di esse olio e vino.
Quindi lo pose sul proprio animale e lo condusse ad una locanda
avendone cura.
35 E il giorno dopo trasse due denari, li diede al locandiere e disse:
<< Abbi cura di lui e quanto avrai speso oltre a questo, te lo
renderò quando tornerò qui>>.
Chi di questi tre ti sembra che si sia reso prossimo all’uomo che
cadde tra i ladroni?
Egli disse: << Colui che agì misericordiosamente verso di lui>>
Quindi Gesù gli disse: << Va’ e fai anche tu lo stesso>>
LA REALTA’ DI MOLTE REALTA’
DA COMUNICARE E DA COMUNICARSI
Maturana e Varela , 1987
“Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura
ché la diritta via era smarrita”
Canto1°, Inferno Dante
Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il
colonnello Aureliano Buendìa si sarebbe ricordato di quel
remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a
conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di
venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla
riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un
letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova
preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose
erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col
dito.
“Cent’anni di solitudine”
G. G. Marquez
“ Quel ramo del lago di
Como che volge a
Mezzogiorno … ”
Dai “Promessi sposi”
A. Manzoni
“IL LINGUAGGIO È LA MADRE
E NON L’ ANCELLA DEL PENSIERO.”
K. KRAUS
DI TUTTE LE COSE
È MISURA L’ UOMO.
PROTAGORA
490 AC
“ La vita è bella “ di R. Benigni – V. Cerami
In vetrina pochi dolci, ma un bel cartello su cui è scritto:
<<Vietato l’ingresso agli ebrei e ai cani>>.
Giosuè si ferma a vedere…
…Una mesta torta al cioccolato.
Giosuè
Guido
Giosuè
Guido
La compriamo per la mamma?
Quanto costa?
Venti lire
Ma no, lascia fare, lascia fare … quella è finta, è come il tuo
carro armato
Guido va avanti mentre il bambino legge il cartello. Raggiunge poi il padre.
Giosuè Perché gli ebrei e i cani non possono entrare, babbo?
Guido Eh, gli ebrei e i cani non ce li vogliono. Ognuno fa quello che
gli pare! C’è un negozio là, un ferramenta … loro non fanno
entrare gli spagnoli e i cavalli. E coso … il farmacista, proprio
ieri io stavo con un amico … un cinese che c’ha un canguro:
<< No, qui cinesi e canguri non possono entrare! >>; gli sono
antipatici.
Padre e figlio si allontanano, di spalle, lungo la mesta strada della
città.
Giosuè Ma noi facciamo entrare tutti!
Guido
No, da domani ce lo scriviamo pure noi. Chi ti è antipatico a
te?
Giosuè I ragni! E a te?
Guido
A me i visigoti! E domani ce lo scriviamo: vietato l’ingresso ai
ragni e ai visigoti.
Guido ( quasi tra sé) E basta! M’hanno rotto le scatole questi visigoti!
Girano l’angolo.
da “La vita è bella”
Benigni - Cerami
“Non sono le cose a
preoccuparci, ma le opinioni
che ci facciamo delle cose”
Epitteto 6° sec. AC
.
“cè chiccià…e chi nonccià…”
2° INCONTRO
La percezione – La parola – I linguaggi
Dalla realtà di 1° ordine alla realtà di 2° ordine
applicazioni attraverso l‘arte
“ Percepire, decodificare, interpretare ”
applicazioni attraverso l‘arte
Percepire, decodificare, interpretare
- Di che oggetto si tratta?
- Provate a descrivere
l’oggetto
- Quali significati è possibile
attribuire a questo oggetto
così presentato?
- Se qualcuno vi dicesse che
si tratta di un’opera d’arte
sareste disposti a crederci?
- Un artista nel 1917 lo ha
presentato come un’opera
d’arte, in cosa consiste allora
la sua arte?
- Se questo oggetto venisse
presentato oggi per la prima
volta come arte, cosa pensate
che succederebbe?
subject: ready - made
descrizione: Nel 1917, Duchamp
decide d’esporre l’orinatoio di
porcellana alla Società degli artisti
indipendenti a New York, ma a causa
dell’evidente funzione polemica e del
desiderio dell’artista di sconvolgere
l’istituzione, l’opera viene rifiutata. Il
ready-made può essere attuato
attraverso lo spostamento dell’oggetto,
o dal suo contesto fisico, come nel
caso della Ruota di bicicletta, oppure
dall’ordinario contesto logico, come
avviene in quest’opera, ribattezzandolo,
così da non avere più alcuna relazione
con l’oggetto come era considerato
ordinariamente. L’artista pone una
specie di firma R.Mutt, che racchiude la
chiave di lettura dell’opera.
Anteponendo il cognome all’iniziale del
nome R abbiamo la parola Mutter,
madre in tedesco. La forma
dell’orinatoio ricorda, infatti, la forma di
un bacino femminile o di un vaso
alchemico.
Orinatoio (Fontana) - ready - made on marble, Altezza 62,5
Marcel Duchamp - 1917-1964 Collezione privata
Confrontate le vostre ipotesi con quelle proposte dagli esperti e cercate
di rispondere a questa domanda:
le vostre assonanze o dissonanze (sia tra di voi e sia con gli esperti) di
lettura dell’opera da cosa possono nascere? A cosa possono essere
ricondotte?
(scrivere le proprie idee su un foglio)
- Descrivete l’opera e l’impatto percettivo che
vi suscita
- Esplicate le emozioni, i sentimenti e le idee
che la percezione dell’opera vi suscita
- Pensate a come può aver realizzato l’opera
l’artista
- Ipotizzate le emozioni, i sentimenti e le idee
da cui l’artista è partito
- Ipotizzate i possibili significati
- Prendete atto delle divergenze e delle
convergenze percettive ed interpretative
- Analizzate la posizione personale rispetto
alle differenze emerse
W De Kooning – Woman and bicycle 1952-53 cm.194x124
www.centroarte.com/de kooning Willem.htm
• Descrivete l’opera e l’impatto percettivo che vi suscita
• Esplicate le emozioni, i sentimenti e le idee che la
percezione dell’opera vi suscita
• Pensate a come può aver realizzato l’opera l’artista
• Ipotizzate le emozioni, i sentimenti e le idee da cui
l ’artista è partito
• Ipotizzate i possibili significati
• Prendete atto delle divergenze e delle convergenze
percettive ed interpretative
• Analizzate la posizione personale rispetto alle
differenze emerse
J. Pollock - No. 5, 1948 – cm. 250 x102
www.artnet.com/
Confrontando le due opere rivedete i vostri impatti percettivi ed
interpretativi nati dall’analisi delle stesse
Ma chi ricordi il de Kooning di quegli anni, e la
pittura che è rimasta emblematica del suo
esplosivo modo di dipingere, stracciando
lacerti di vivente realtà con l'incalzante
scherma del gesto e tra l'eccitata anarchia dei
segni, chi ricordi quel de Kooning resterà
sorpreso, tanto nel leggere (o rileggere) la
parola "grazia" nel testo di Sam Hunter,
quanto, e ancor più, nel contemplare la serie di
dipinti tardi che formano questa raffinata
mostra.
"Grazia racchiusa in un contesto pittorico
violento", diceva Hunter …
(La grazia di de Kooning – Maurizio
Calvesi)
www.archimagazine.com/bdekooning.htm
… Pollock trovò gradualmente il mezzo per espandere le
proprie … intuizioni su una superficie più ampia, e di
sacrificare le pulsioni più intime a un lirismo calmo e misurato
… lasciando il campo a ritmi più vasti e grandiosi e a una
nuova luminosità. La sua opera non suggeriva più presenze
paurose o di altro genere, o sentimenti di disperazione, ma
solo il flusso generoso e impersonale dell’energia pittorica.
Mentre imparava a padroneggiare superfici sempre più vaste,
il suo sentimento acquisiva un respiro sempre più ampio.
Come documentano le fotografie e il film realizzato da Hans
Namuth su Pollock al lavoro, l’artista dipingeva stando in
piedi sopra la tela e lasciandovi gocciolare sopra il colore fino
a ottenere movimenti ritmici, le diverse densità e tessiture
cromatiche che desiderava. Una ragnatela aerea di linee
argentee e nere, di spruzzi di colore distribuiti su uno sfondo
di macchie ed estensioni dalle tinte delicate, aveva sostituito
il colore opaco e resistente di un tempo.
La tecnica di Pollock, consistente nello stendere sul
pavimento pezze di tela non tagliate e nel versarvi e
schizzarvi sopra il colore liquido, gli consentiva di essere
letteralmente “dentro il dipinto”, di muoversi all’interno di esso
e di dare uguale rilievo a tutte le sue parti.
Da "L’Espressionismo astratto: Jackson Pollock “ a cura
di R. Spinillo - www.tuttarteonline.it
Conclusioni
• Pollock mi permette di nuotare nel vasto mare dell’universo, con quel gioco infinito di fili dorati che mi
lanciano nello spazio, guidata da quelle stelle così luminose da sembrare quasi bianche.
• Confrontando le due opere (di De Kooning e Pollock) vedo come punti convergenti la scelta dei colori e le
tecniche non predefinite. Il punto divergente che ho colto in De Kooning è il caos, mentre in Pollock
l’armonia delle forme e dei colori.
• L’impatto percettivo più forte mi è venuto dalla “Fontana – orinatoio” non perché la considero la più bella,
ma in quanto ha rivoluzionato le precostituite “categorie” percettive, estetiche, emotive, logiche. Mi ha
costretto a “reinventarmi” nel rapporto con l’oggetto d’arte.
• L’opera di Pollock, dopo l’iniziale sensazione di caos e visione di campo militare, mi ha portato ad entrare
nel groviglio di colori fino a riconoscervi figure, delineate dalla predominanza del segno giallo, che
trasmettono l’immagine di un caloroso abbraccio che trasporta in altre dimensioni.
• Sono stata favorevolmente impressionata da tutte e tre le opere osservate. La prima perché stravolge gli
schemi, le categorie concettuali preesistenti, e mi ha obbligato a guardare l’oggetto da un altro punto di
vista. La seconda mi ha colpito favorevolmente per il senso cromatico, mi ha turbato invece l’immagine
della donna. La terza è quella che mi ha permesso di entrare subito in contatto con essa, stabilendo una
sintonia totale tra me e lei. L’ho percepita come un cielo, un universo popolato di luce.
• La prima opera per me non è arte, se per arte io intendo il mio sentire rispetto ad uno stimolo sensoriale. La
prima opera non mi suscita alcun sentire. La seconda opera mi provoca un sentimento di piacere, un
sorriso. Percepisco confusione visiva e uditiva, m’immagino di essere in mezzo ad una strada affollata,
piena di persone e di cose. La signora è per me una figura positiva e divertente in mezzo a questo caos. La
terza opera è per me un gioco dell’artista. Lo immagino mentre gioca con i suoi colori e pennelli senza
un’intenzione precisa, ma solo per il piacere di manipolare colori e pennelli. L’emozione che mi suscita è la
confusione e poi la solitudine. Vedi quei pochi punti bianchi lontani, da soli in mezzo a tanta confusione.
• Sicuramente l’opera che più mi ha trasmesso emozioni è il dipinto figurativo della donna, che a parer mio (ci
vedevo) rappresenta una figura eroticamente forte che mi faceva pensare ad una prostituta.
• Interessanti sia l’opera di Pollock sia l’opera di De Kooning per le potenzialità espressive, derivate dall’uso di
certi colori, dalla scomposizione, dall’irregolarità delle forme. Comunicano entrambe elementi positivi circa la
complessità, ma anche il fascino della vita.
• Adoro Pollock per l’impatto emotivo che mi provoca. Mi ritrovo nell’idea cha parte dalla mente e si traduce con
le mani, la materia coloristica che prende forma e traduce il pensiero. E’ un po’ l’idea dell’arte che passa per il
corpo e questo mi affascina, è un tuffo nel colore, nell’intreccio e nella libera comunicazione del pensiero.
• L’opera che mi ha stimolato di più è stata l’opera “n. 5” di Pollock: all’inizio mi ha suscitato inquietudine, ma
osservandola ho percepito la sua ricerca introspettiva: è partito da colori scuri per arrivare a mettere in
evidenza colori solari come il giallo e qui comprendiamo come l’artista ha cercato di superare un suo disagio
interiore.
• Mi è piaciuto il dipinto di De Kooning, la forza e la vitalità che ha trasmesso con la sua “figura felliniana”.
Pollock, forse non basta una “lezione” per “capirlo”, ma non sono riuscita a provare “emozioni”, solo un senso
piacevole dell’uso dei colori e delle linee che stimolano la fantasia nella ricerca di figure strane. In De Kooning
mi son piaciuti di più anche i colori, più forti e decisi.
• Pollock: un’emozione di colore, un pavimento allegro sul quale ballare.
• 1^ opera: ammirazione per il coraggio di voler esprimere se stessi da parte dell’artista.
2^ opera: emozioni positive, anche se forti. Espressione di forza e bellezza femminile.
3^ opera: inquietudine che cerca di … se stessa attraverso un percorso di rilassamento
• Opera = manufatto? O solo l’idea? L’opera di Pollock è quella che ho apprezzato di più perché, inizialmente,
appena è stata inquadrata, mi è sembrata senza significato, poi mi ha sempre più colpita e interessata. In
essa ho trovato una ricchezza di significati prima impensabili.
• Mi ha colpito la prima opera, proprio perché non la vivevo come arte, e mi ha fatto superare questo luogo
comune.
• 1^ opera: qui vale l’idea e non l’oggetto, il nuovo uso.
2^ opera: preferisco la donna provocante, mi dà allegria, energia. Qui vale l’emozione violenta dell’artista.
3^ opera: miscuglio sgocciolato, colori scuri e chiari, opera complessa, stratificata. Ti fa sentire dentro il
quadro. Qui vale il concetto, il simbolo.
3°
INCONTRO
Logiche ordinarie
Logiche non ordinarie
Logiche ambivalenti
Autoinganni subiti – autoinganni gestiti
“ La realtà non è ciò che ci accade,
ma ciò che facciamo con ciò che ci accade”
A. Huxley “L’arte di vedere”
… per tornare bisogna partire,
l’arresto ha bisogno del moto,
il rilasciare segue il trattenere
perché ognuno nasce dall’altro,
allora parlate per il silenzio,
mutate per conoscere l’immutabile,
vuotatevi per divenire colmi.
Di momento in momento la mente inganna la mente
e i pensieri seguono il pensiero in tondo.
La via d’uscita è all’interno,
la via d’accesso all’esterno.
Attraverso è nel mezzo.
Aggrappatevi ad entrambe le metà e
spalancate oppure serrate le porte della
mente.
La mente ricolma coincide con la mente
vuota.
R. Grigg “ Il Tao delle relazioni tra uomo e donna ”
LOGICA ORDINARIA
“ Se non è, è
“ Se
Se è, non è “
appartiene a questa categoria, avrà tutte le
caratteristiche della categoria ”
“ Se appartiene a questa classe, avrà tutte le
caratteristiche di questa classe ”
“ Se è così, non può essere il contrario ”
“ Gli eventi devono essere coerenti, oppure avere
un filo di connessione lineare ”
“ All’interno di un sistema, ci deve essere un nesso
congruente tra i suoi componenti ”
“ Per un essere umano essere in
contraddizione è una regola,
non un’eccezione ”
G. Bateson
“Ognuno di noi fa parte del sistema
e non può controllare il sistema al
suo interno”
Gödel matematico, 1961
“ Quando non si ha nessuna
spiegazione, se ne sceglie una
anche se sappiamo essere falsa e ci
comportiamo come se fosse vera
perché ci rassicura ”
F. Nietzsche
LA REPUBBLICA 12 \ 07 \’09
Da “ Menzogne e fatti” di G. D’ Avanzo
( ) Parliamo di fatti e di menzogne, quindi di una tecnica
politica contemporanea che trova in Berlusconi un artefice
ineguagliato nel mondo evoluto. Valgono ancora le categorie
“ vero ” “ falso ” nel virtuale politico e televisivo che domina?
Possiamo definire AUTOINGANNO quel complesso insieme di
PROCESSI PERCETTIVI – EMOTIVI – COGNITIVI
che la nostra mente produce nell’ interazione con se stessa,
con gli altri, con il mondo.
ELSTER definisce L’ AUTOINGANNO
come la tendenza a
IDENTIFICARE LA REALTA’ CON
LE PROPRIE INTENZIONI.
“cè chiccià…e chi nonccià…”
IL “ COME SE”
UNA REALTA’ INVENTATA
CAPACE DI PRODURRE
EFFETTI CONCRETI
L’ autoinganno come una sorta di
IRRAZIONALITA’ MOTIVATA
basata sulla inclinazione a far calzare
la realtà alle proprie visioni
“ Mi sento multiplo.
Sono come una stanza dagli
innumerevoli specchi fantastici che
distorcono in riflessi falsi un’unica
anteriore realtà che non è in nessuno
ed è in tutti ”
Ferdinando Pessoa “ Il poeta è un fingitore ”
DA “CONOSCERE PER CAMBIARE”
A
“ CAMBIARE PER CONOSCERE”
IL VERO MISTERO
NON E’ L’ INVISIBILE ,
MA CIO’ CHE SI VEDE.
O. Wilde Aforismi
4° INCONTRO
Logiche ordinarie
Logiche non ordinarie
Logiche ambivalenti
Autoinganni subiti – autoinganni gestiti
Applicazioni attraverso l’arte
“ Autoinganno con … giudizio (critico) ”
Applicazioni attraverso l’arte
Autoinganno con … giudizio (critico)
Osservate l’opera e i suoi dettagli, descrivetela e cercate di darne una interpretazione e una visione critica
…La Cappella Sansevero a Napoli a cura di Primo Casalini
- Arengario.net
Ma la statua in assoluto più esaltata è quella del Cristo disteso e velato, eseguito da uno scultore
napoletano: Giuseppe Sanmartino….
Va aggiunto, riguardo al Cristo velato, che fin da quando le opere furono esposte per la prima volta si
diffuse la dicerìa che l'effetto velo che svela fosse stato ottenuto non con una finissima lavorazione del
marmo, ma mediante procedimenti alchemici (in realtà chimici) che avevano marmorizzato della stoffa
precedentemente disposta in modo appropriato sulla statua sottostante. Ed in alcuni siti sono riportate le
intese fra Raimondo e lo scultore Sanmartino, comprese precise disposizioni tecniche, ritrovate da Clara
Miccinelli in un documento dell'Archivio Notarile di Napoli, rogato in data 25 novembre 1752 dal notaro
Liborio Scala, e confermate in altri documenti di collezioni private. Riporto qui la ricetta:
"Calcina viva nuova 10 libbre, acqua barilli 4, carbone di frassino. Covri la grata della fornace co' carboni
accesi a fiamma di brace; con ausilio di mantici a basso vento. Cala il Modello da covrire in una vasca
ammattonata; indi covrilo con velo sottilissimo di spezial tessuto bagnato con acqua e Calcina. Modella
le forme e gitta lentamente l'acqua e la Calcina Misturate. Per l'esecuzione: soffia leve co' mantici i
vapori esalati dalla brace nella vasca sotto il liquido composito. Per quattro dì ripeti l'Opera rinnovando
l'acqua e la Calcina. Con Macchina preparata alla bisogna Leva il Modello e deponilo sul piano di lavoro,
acciocché il rifinitore Lavori d'acconcia Arte. Sarà il velo come di marmo divenuto al Naturale e il
Sembiante del modello Trasparire".
Il Sanmartino, inoltre, si impegnava a non rivelare il procedimento, e Raimondo, bontà sua, gli
concedeva di attribuirsi l'esecuzione dell'intera opera. Se così fosse, presumibilmente il procedimento
sarebbe stato usato anche per la Pudicizia ed il Disinganno. Che dire? Sembra impossibile, ma da
Raimondo di Sangro ci si poteva aspettare anche questo. Forse una analisi chimica approfondita (ma
non distruttiva...) dei materiali potrebbe dirci una parola quasi definitiva su ciò che è realmente accaduto.
Ma anche senza appoggiarsi ad ipotesi e ad illazioni più o meno fondate, è certo che nella Napoli del
'700 era possibile giungere ad una sintesi improbabile ma definitiva: quella della Pudicizia, del
Disinganno e del Cristo velato.
Descrivere l’opera, ipotizzare il
significato e confrontarla con il
Cristo velato
Antonello da Messina
Crocifissione 1475
Olio su tavola cm 41,9 x 25,4
Descrivere
l’opera,
ipotizzare il
significato e
confrontarla con
la Crocifissione
di Antonello e
con il Cristo
velato
Matthias
Grunewald
Crocifissione
1512-1516
olio su tavola
269 × 307 cm
Colmar,
Musée
d'Unterlinden
Descrivere l’immagine
Che rapporto esiste tra l’immagine e il marchio?
Descrivere l’immagine
Che rapporto esiste tra l’immagine e il marchio?
Descrivere l’immagine
Che rapporto esiste tra l’immagine e il marchio?
Conclusioni
• Il Cristo velato mi ha emozionato. La Crocifissione di Antonello da Messina mi ha lasciato un senso di distacco.
Il terzo un’angoscia che solo quando ho intravisto la sublimazione della sofferenza nell’offerta mi ha sollevato il
cuore. E’ proprio importante leggere i messaggi insieme, lo sguardo si arricchisce.
• La Crocifissione di Antonello da Messina e di M. Grünewald, anche se artisticamente più significative, non
hanno suscitato su di me alcuna sensazione, mentre il “Cristo velato” mi ha trasmesso un senso di pace: il velo
drappeggiato rafforza l’umanità e al tempo stesso la divinità di Gesù.
• Le valutazioni delle opere presentate in questo incontro, secondo me, hanno mostrato come,
indipendentemente dal linguaggio artistico, ognuno percepisce elementi figurativi ed estetici comuni ma
l’impatto più forte dell’opera deriva dall’attribuzione, cioè dalle aspettative conscie o inconscie che ciascuno
proietta sull’opera.
• Messaggi forti che destano emozioni diverse, contrastanti, inquietanti, tanto da ricercare rifugio e rassicurazioni
in un marchio … del nostro tempo violento, dissacrante, devastato e devastante.
• Le tre immagini di Gesù sono state per me molto evocative. Gli elementi simbolici quali l’agnello sacrificale, la
scrittura che tiene in mano Giovanni Battista nel dipinto di Grünewald e l’elevazione di Gesù sulla croce
nell’opera di Antonello da Messina mi hanno dato forti emozioni: la sofferenza come componente
imprescindibile per la vittoria sulla morte, per la resurrezione. Gesù soffre ma il suo è un riscatto per tutta
l’umanità.
• E’ bello che nella realtà ci sia la possibilità di comunicare idee, sentimenti, emozioni con molteplici linguaggi.
Davanti ad un’opera d’arte ti relazioni comunque con l’artista e con la sua idea che è l’essenza di ogni essere
umano.
• 1^ opera – Prevale la bellezza estetica, la “duttilità” del marmo rappresentata dalla velatura che ricopre un
bellissimo corpo che può essere rappresentativo di molte persone diverse. Si attribuisce invece al Cristo perché
ci sono dei simboli indiscutibili: corona di spine ecc. Attraverso questa bellezza estetica io ho voluto vederci
“l’estasi”: la bellezza della vita dopo la morte. 3^ opera – Rappresenta la vera drammaticità della sofferenza
umana attraverso la crocifissione di Cristo: in quest’opera, al contrario della prima, il messaggio è diretto, chiaro
e suscita emozioni forti, anche se non si legge l’opera in chiave religiosa cristiano-cattolica.
• L’opera di M. Grünewald l’ho trovata adatta nel contesto di un ospedale, perché il Cristo esprime una
sofferenza che arriva al massimo e fa sì che i poveri malati sofferenti avessero così un po’ di conforto
paragonandola alla propria. L’opera invece di A. da Messina non mi è piaciuta molto, non riusciva a
trasmettermi nulla. Il Cristo velato trovo che sia una bellissima opera, tenendo conto che l’artista ha a
disposizione come materiale il marmo.
• Apprezzo un’opera d’arte per i suoi contenuti (messaggio) e per la sua forma. E’ per me molto stimolante
focalizzare i sentimenti che un’opera mi suscita. Tra quelle viste stasera mi ha particolarmente colpito la
Crocifissione di Grünewald per il suo realismo e senso cromatico. Le immagini proposte da Toscani per
Benetton sono spesso per me a doppio taglio.
• Crocifissione di Grünewald – Sofferenza esasperata che si manifesta nei colori, nei suoi toni e nelle posture
dei personaggi. Il fondo è cupo come il dolore. Le mani di Gesù sono aperte in un ultimo grido e rivolte al
cielo, al Padre. Sembrano aprirsi come artigli quasi a catturare il male del mondo.
Il Cristo velato di Sanmartino – Lo guardo e mi invade un senso di pacatezza di fronte alla morte che si
scontra e si contrappone alla vita che non finisce trasformando il corpo di Gesù nella dolcezza del sonno,
abbandonato sui cuscini.
• 1^ opera – Gesù velato. Mi ha colpito soprattutto la capacità dell’artista nel realizzare l’opera con un
materiale come il marmo.
2^ opera – Mi ha colpito il Crocifisso estremamente alto.
3^ opera – Mi ha colpito il fatto che il Crocifisso fosse all’interno di un ospedale-monastero come a
condividere la sofferenza che in esso si viveva.
4^ opera – Un bianco e un nero legati da manette. Come se Benetton volesse comunicare che siamo legati
dallo stesso gusto nel vestirci e scegliere il loro marchio.
5^ opera – Cimitero americano. Benetton ci comunica attraverso la foto “tutti vestiamo Benetton”.
6^ opera – Messaggio aggressivo e provocatorio per attrarre l’attenzione verso il marchio Benetton.
5° INCONTRO
Analisi della Tentata Soluzione Ridondante
(T. S. R.)
Applicazioni
IL VERO MISTERO NON E’ L’ INVISIBILE,
MA CIO’ CHE SI VEDE.
O. WILDE
TUTTO VA IMPARATO NON PER ESIBIRLO,
MA PER UTILIZZARLO.
C. G.
LICHTEMBERG
L’UOMO NON HA UNA NATURA, MA UNA STORIA:
L’ UOMO NON E’ ALTRO CHE UN DRAMMA.
LA SUA VITA E’ QUALCOSA DA SCEGLIERE, COSTRUIRE
MENTRE PROCEDE.
L’ ESSERE UMANO CONSISTE IN QUELLA SCELTA E IN
QUELLA INVENTIVA.
OGNI ESSERE UMANO E’ IL ROMANZIERE DI SE STESSO E,
SEBBENE POSSA ESSERE UNO SCRITTORE ORIGINALE O UN
PLAGIARIO NON PUO’ EVITARE DI SCEGLIERE.
E’ CONDANNATO AD ESSERE LIBERO.
JOSE’ ORTEGA Y GASSET
“ Se i giovani sapessero che prestissimo diventeranno semplici
fasci di abitudini, farebbero più attenzione a quello che fanno
quando il loro futuro è ancora plasmabile ”
William James , Principles of Psycologiy
La nostra conoscenza del mondo è mediata dal nostro sistema
SENSORIALE – COGNITIVO – EMOTIVO
Il “ COME “
e il
“ PERCHÉ ” conosciamo
Influenza il “ COSA ”
conosciamo
IL NOSTRO
SISTEMA PERCETTIVO - REATTIVO
è la
BUSSOLA
che ci porta a
SENTIRE - RICERCARE – REAGIRE –
COMPRENDERE
LA SOLUZIONE TENTATA
DIVENTA ESSA STESSA UN PROBLEMA
OVVERO
“ MAGGIORI
DOSI DELLA STESSA RICETTA ”
P. WATZLAWICK
“ LA SPONTANEITA’ NON E’ CHE L’ ULTIMO
APPRENDIMENTO DIVENTATO ACQUISIZIONE ”
F. NIETZCHE
Provate a congiungere tutti i punti del disegno sotto riportato
con sole 4 linee e senza sollevare la matita dal foglio
Se la soluzione tentata
diventa essa stessa
il problema
allora
Individuare la T. S. R.
significa individuare un
RIDUTTORE DI COMPLESSITA’
Ecco qui sotto la soluzione del problema posto in precedenza.
Rimanere legati allo schema del quadrato rende impossibile
trovare la soluzione.
“ Se io voglio cambiare il mondo intorno a me,
Devo cominciare
a cambiare me
Pensieri ,
M. K.
stesso.”
Gandhi
6° INCONTRO
Analisi della Tentata Soluzione Ridondante
(T. S. R.)
Applicazioni attraverso l’arte
“ Ridondare o non ridondare … questo è il problema! ”
Applicazioni attraverso l’arte
Ridondare o non ridondare …
questo è il problema!
Descrivere l’opera,
ipotizzare le possibili
interpretazioni e
confrontarle.
Descrivere l’opera,
ipotizzare le possibili
interpretazioni e
confrontarle.
Confrontare le due “Pietà”, cogliere le differenze di linguaggio, confrontare le relative interpretazioni e
attribuire un valore critico alle due opere.
Le due “Pietà” appartengono una alla fase iniziale di
Michelangelo e l’altra alla fase finale della sua attività. Da
cosa è caratterizzata la sua ricerca?
RIDONDANZA? Certamente no se è palpabile la grande
differenza linguistica tra le due opere e se è vero ciò che
segue:
“Abbandonata la «Pietà» di Firenze, Michelangelo cominciò
subito a lavorare a un'altra versione, poco dopo il 1553.
Ma, «fosse che il giudizio di quello uomo - come dice il
Vasari - fussi tanto grande, che non si contentava mai di
cosa che e' facessi», lasciò interrotta anche quella. Solo
nell'ultimo anno della sua vita la riprese, distrusse quasi
tutto quello che aveva scolpito (si veda quanto resta del
braccio destro e delle gambe del «primo» Cristo), e si mise
a cavare da quel marmo un «concetto» totalmente nuovo,
lavorandovi sino alla morte.”
Ridondanza?
Perché no?
Descrivere l’opera, fornire la
propria interpretazione e
confrontarla con quella degli altri
Andy Warhol - Four Marylins 1962
Warhol: "Penso che tutti dovrebbero essere macchine. La Pop Art è
amare le cose. E amare le cose significa essere macchine perché si
fa continuamente la stessa cosa. Si ripete sempre la stessa cosa.
Penso che qualcun altro dovrebbe essere capace di fare i miei quadri.
Non sono riuscito a fare tutte le immagini chiare e semplici e uguali,
come la prima. Penso che sarebbe fantastico che più persone si
servissero del silk-screen così che nessuno potesse riconoscere il
mio quadro da un altro“
Intervistatore: "Questo capovolgerebbe la storia dell'Arte“
Warhol: "Sì, anche se questo non è il mio scopo. No, la ragione per
cui dipingo in questo modo è che voglio essere una macchina, e
sento che quando faccio una cosa e la faccio come se fossi una
macchina ottengo il risultato che voglio“
Arte-e-artisti.splinder.com/tag/warhol+andy
Ridondanza?
Sì,
anzi no,
anzi sì e no.
Descrivere
l’opera, fornire la
propria
interpretazione e
confrontarla con
quella degli altri
Magritte -Golconde- 1953 - Olio su tela, cm. 80,7x100,6
editchaton.splinder.com/tag/arte
In quest’opera Magritte moltiplica a “stampo” il curioso personaggio presente in
molte altre sue opere, caratterizzato dal vestito e dalla bombetta neri.
Un’immagine che mi lascia perplessa: è una pioggia umana o gli ometti neri
stanno lentamente risalendo verso il cielo, oppure stanno candidamente
fioccando dallo stesso?
Questo è uno dei tanti misteri racchiusi nel dipinto che probabilmente nessuno
riuscirà mai a chiarire. In ogni caso, quello che si può dire è che vi è una
frantumazione di ogni regola fisica e matematica, dato che rompe ogni
certezza riguardo alla consistenza e al peso dei corpi. Guardando il dipinto mi
pongo un'altra domanda: che ruolo ho io? Sono forse uno dei tanti ometti
omologati, sospesi, appesi nell'aria, vaganti tra cielo e terra?
«Le mie opere sono tutte impregnate della certezza che noi apparteniamo, di
fatto, a un universo enigmatico»
Ri…dondanza?
Descrivere l’opera,
fornire la propria
interpretazione e
confrontarla con quella
degli altri
IL TRADIMENTO DELLE IMMAGINI: CECI N'EST PAS UNE PIPE, 1948
mirab.splinder.com/tag/magritte
La sua ricerca, infatti, non proviene dal sogno e dall’inconscio, ma si
basa sul rapporto tra realtà, immagine e visione, sulla creazione di
situazioni impossibili o ambigue e sulla realtà (anche sconvolgendola) ma
sempre sulla base di un’attenta riflessione.
Le opere della sua prima maturazione artistica, infatti, sviluppano
proprio il tema del rapporto tra realtà e “rappresentazione”.
In “Ceci n’est pas une pipe” (realizzata in più versioni, a partire dal
1926) egli sembra voler negare la realtà stessa che viene rappresenta
sulla tela; l’oggetto raffigurato è, a tutti gli effetti, una pipa ma l’artista
scrive chiaramente che “questa non è una pipa”, evidenziando così la
profonda differenza che intercorre tra la realtà e la sua riproduzione nel
linguaggio visivo: la pipa raffigurata sulla tela, infatti, non può essere
afferrata ed utilizzata.
In quest’opera la rappresentazione realistica della realtà diventa al
contempo negazione della stessa, capace di stupire lo spettatore anche
tramite la rappresentazione di oggetti comuni che, decontestualizzati e
rinominati in maniera del tutto erronea, diventano i protagonisti quasi
“sensazionali” dell’opera.
7° INCONTRO
Come si osserva un problema
(dal perché al come)
Strategie e tecniche
Non c’è niente che non si possa
rendere naturale
e non c’è niente di naturale che non si
possa perdere.
Blaise Pascal , Pensieri, 94
… vuotatevi per divenire colmi.
Di momento in momento la mente inganna la mente
E i pensieri segnano il pensiero in tondo.
La mente ricolma coincide con la mente vuota.
IL TAO DELLE RELAZIONI UOMO E DONNA
SE VUOI SAPERE COME UNA COSA FUNZIONA
CERCA DI CAMBIARE IL SUO FUNZIONAMENTO.
K. LEWIN
“ FARE
COSE CON LE PAROLE “
AUSTIN, 1962
REGOLA AUREA
“ COME POSSO VOLONTARIAMENTE PEGGIORARE LA
MIA SITUAZIONE ……
… COSA POSSO FARE O NON FARE … DIRE O NON DIRE..
PENSARE O NON PENSARE …? “
Teoria delle catastrofi di Thom, 1990
EFFETTO BUTTERFLY
…un battito d’ ali di una farfalla in oriente
…può provocare un uragano in occidente…
… non fa niente di difficile, e dato che si limita ad innescare processi
che si svilupperanno da sé, non fa neppure niente di grande.
Ma è appunto per questo che è in grado di compiere
ciò che alla fine sarà grande.
Jullien, 1996
GUARDARE IN FACCIA LA PAURA
“ La paura guardata in faccia può divenire coraggio ”
STRATEGIA :
“ Spengere il fuoco aggiungendo la legna “
LA RABBIA :
CANALIZZARLA
STRATEGIA:
“ Creare il vuoto per farvi entrare il pieno “
IL DOLORE :
“ SE VUOI VENIRNE FUORI DEVI
PASSARCI IN MEZZO “
R. FROST
“ QUELLO CHE NON MI UCCIDE
MI FORTIFICA.”
F. Nietzche
IL PIACERE :
“ L ’ UNICO MODO PER SUPERARE UNA TENTAZIONE E’ CEDERVI “
O. Wilde
( in maniera controllata)
8° INCONTRO
Come si osserva un problema
(dal perché al come)
Strategie e tecniche
Applicazioni attraverso l’arte
“ La costruzione del profilo di un artista come percorso
esemplificativo di indagine sui dati del comportamento umano ”
Applicazioni attraverso l’arte
Dal perché al come
La costruzione del profilo di un artista come percorso
esemplificativo di indagine sui dati del comportamento umano
Perché a 70 anni Mondrian realizza
un’opera come questa a fianco?
O meglio:
come è arrivato a questo esito?
Attraverso quali idee e quali
esperienze?
Percorso proposto:
- descrivere l’opera: regole di
configurazione (forme, linee, colori,
rapporti spaziali);
- ipotizzarne i significati;
- confrontarla via via con altre
precedenti cogliendo somiglianze e
differenze;
- pervenire ad una sintesi
Piet Mondrian -Broadway Boogie Woogie 1942-43;
olio su tela, 127 x 127 cm; The Museum of Modern Art, New York
Rauschenberg, Persimon, 1964
Dal 1940 Mondrian vive a New York
Quando Mondrian si trasferì a New York nel 1940, la sua
maniera pittorica acquistò maggiori libertà e ritmo in
composizioni fatte di vivaci motivi a catena in colori
smaglianti, particolarmente evidenti nel suo ultimo capolavoro
Broadway Boogie-Woogie (1942-43, Museum of Modern Art,
New York).
Piet Mondrian
Senza titolo 1929
regole di configurazione?
Composizione a losanga
1925
regole di configurazione?
regole di
configurazione?
Piet Mondrian - Composizione con piano rosso grande, giallo,
nero, grigio e blu – 1921 – Gemeentemuseum Den Haag, L’Aia .
regole di configurazione?
Mondrian – Quadro I 1920
regole di
configurazione?
Composizione chequerboard dark colors – 1919
(Composizione a scacchiera, colori scuri)
Nel 1917 Mondrian e il pittore olandese
Theo van Doesburg fondarono "De Stijl", rivista
nella quale l'artista espose le sue teorie su una
nuova forma d'arte che chiamò neoplasticismo:
l'arte non avrebbe dovuto curarsi di rappresentare
immagini di oggetti reali, ma esprimere solo gli
assoluti universali sui quali si fonda la realtà.
Nel 1919 fa ritorno a Parigi. Qui nel 1920
pubblica “Il neoplasticismo” in cui teorizza che
l'arte dovrebbe essere un mezzo di contatto tra
l'uomo e l'universo.
P. Mondrian, Composizione, 1916
Composizione con colori A (1917)
regole di configurazione?
Molo e oceano
mixed media on paper, 87,9 x 111,7
Pieter Cornelis Mondrian - 1914
New York, The Museum of Modern Art
Composizione 10 in bianco e nero
regole di configurazione?
- 1915
Piet Mondrian, "Composizione n. IV",
(o 6?) 1914, Gemeentemuseum,
Den Haag
regole di configurazione?
Nel 1914 Piet Mondrian torna in Olanda.
Composition in Blue, Grey and Pink
1913 olio su tela
regole di configurazione?
Questo week-end sono andato a Brescia
ad ammirare la mostra di Van Gogh, tra le
varie opere esposte c'era anche questo
"capolavoro" di Piet Mondrain, che è stata
sicuramente l'opera che più mi ha colpito,
non certo per la sua bellezza, ma quanto
per il commento dell'audioguida.
Come certamente sapete io non sono un
amante dell'arte astratta e senza un
esaustivo commento fatico parecchio a
capire il quadro che mi sta di fronte;
secondo l'audioguida l'artista ha disegnato
un paesaggio eliminando molti dettagli
"superflui" e lasciando solo "l'essenziale",
si vede il sole (le macchie gialle del
dipinto) il cielo (le macchie azzurre) ed il
paesaggio.
Sarà che io non faccio uso di sostanze
stupefacenti, ma fatico a capire come
l'artista ed i commentatori possano
credere che quell'obbrobrio rappresenti un
paesaggio, per me sono solo un po' di
linee e macchie di colore.
files.splinder.com
Alberi in fiore - 1912. Olio su tela
regole di configurazione?
Melo in fiore - 1912 olio su tela
regole di configurazione?
Albero grigio – 1911 olio su tela
regole di configurazione?
Trasferitosi a Parigi nel 1911, Mondrian elaborò
uno stile influenzato dal cubismo e produsse
alcune serie “analitiche” come Alberi (1912-13) e
Impalcature (1912-1914), in cui si allontanava dal
seminaturalismo dipingendo con brevi pennellate
verticali e orizzontali.
regole di configurazione?
Evoluzione - 1910
Vista dalle dune di Piers Domburg - 1909
regole di configurazione?
regole di configurazione?
(L’albero rosso, 1908)
regole di configurazione?
Mulino assolato - 1908
regole di configurazione?
Bosco vicino a Oele - 1908
Dal 1908 al 1911 risiede a Domburg, assieme a
Jan Toorop. L'incontro con l'artista e la lettura di
testi teosofici lo spingono verso soluzioni Fauve
e simboliste.
Mulino di sera del 1907
regole di configurazione?
regole di configurazione?
Alberi nel Gein - 1907
regole di configurazione?
Paesaggio notturno - 1907
Notte estiva - 1906
regole di configurazione?
Nel 1906, ad Amsterdam, inizia una serie di dipinti di
grande formato con paesaggi serali. I dettagli si
dissolvono gradualmente nella luce, ed è la luce a
definire i contorni delle forme, assumendo il
significato sempre più simbolico di origine delle
forme.
Salici sul Gein
- 1902-04 olio su tela
regole di configurazione?
Piet Mondrian, nato ad Amersfoort presso Utrecht
nel 18 72, studiò col padre e, dal 1892 al 1894, all’Accademia
di Belle Arti di Amsterdam.
In questo periodo viene influenzato dall'opera degli
impressionisti di Amsterdam, interessati alla luce en plein air e
agli effetti della pennellata variegata.
Alla svolta del secolo assorbe nella sua opera aspetti
del simbolismo olandese e dell'Art Nouveau.
4
9 ° INCONTRO
À
Il problem solving strategico
Dal “ perché “ al “ come “
Come si osserva un problema
CAUSALITA’
CIRCOLARE
a) Studia l’ evento nel contesto
b) Legge ogni variabile in funzione di altre
c) Applica il principio di auto-correzione
d) Tiene conto delle retroazioni o feed - back
“ POSSIAMO CONOSCERE IL FUNZIONAMENTO DI QUALCOSA
… CERCANDO DI CAMBIARE IL FUNZIONAMENTO “
K. LEWIN
“ SE VUOI VEDERE IMPARA AD AGIRE “
HEINZ VON FOESTER , 1973
DAL “ PERCHE’ ” AL “ COME ”
“ Conoscere COME un SISTEMA
funziona, attraverso ciò che le persone
coinvolte fanno per cercare di farlo
funzionare meglio “
Gruppo di Palo Alto
California
COSA SI PUO’ FARE?
“ SI PUO’ IMPARARE A GIOCARE UN ALTRO GIOCO ”
WITTGENSTEIN
“
CUBO DI LEGNO ROSSO
CLASSE DEGLI OGGETTI ROSSI
CLASSE DEGLI OGGETTI DI LEGNO
CLASSE DEI GIOCATTOLI
CLASSE DEI CUBI
Domandiamoci :
Che cosa si intende per classe?
che cosa si intende per realtà di un oggetto?
l’ appartenenza ad una classe è esaustiva?
come un dato oggetto viene collocato entro una data classe?
quell’ appartenenza è dunque una realtà definitiva … ultima … o …
funzionale …occasionale …
casuale …ecc…
“ LA REALTA’ NON E’ CIO’ CHE SCOPRIAMO , MA CIO’ CHE CREIAMO “
Saint Exupéry
“ NON SO GIOCARE “ dicono le persone che
“ STANNO GIOCANDO IL GIOCO DI NON SAPER
GIOCARE UN ALTRO GIOCO “
WITTGENSTEIN
L’intervento strategico mira all’ obiettivo
attraverso la semplificazione
• Immaginiamo di dover indovinare a quale quadratino di una
scacchiera pensa una persona.
• Secondo la logica ordinaria potremmo arrivare a fare fino a 63
domande …
• La logica strategica semplifica in 6 domande :
• 1. immaginiamo di dividere la scacchiera con una linea mediana e di
chiedere in quale parte si trova il quadratino pensato
• 2. ora chiedere se si trova nella parte superiore o inferiore
• 3. ripetere queste due domande ancora due volte ed il quadratino è
indovinato !
STRATEGIA : SGOMBRARE IL CAMPO DA CIO’ CHE NON SERVE E DANNEGGIA
1 - In quale parte (destra o sinistra) si trova il quadratino pensato? (a sinistra)
2 - In quale parte (superiore o inferiore) si
trova il quadratino pensato? (superiore)
3 - In quale parte (destra o sinistra) si trova il
quadratino pensato? (sinistra)
4 - In quale parte (superiore o inferiore) si
trova il quadratino pensato? (superiore)
5 - In quale parte
(destra o sinistra) si
trova il quadratino
pensato? (sinistra)
SOLUZIONE
6 - In quale parte (superiore o
inferiore) si trova il quadratino
pensato? (superiore)
IL
PROBLEM SOLVING
“ L’ ALTRO ORA VEDE QUALCOSA DI DIVERSO
E NON PUO’ PIU’ GIOCARE INGENUAMENTE
COME PRIMA ”
Wittgestein
“ LA VOLPE E L’ UVA ”
TIPO DI LOGICA : VERO \ FALSO \ TERZO ESCLUSO
1) Ci arrivo
( FALSO)
2) Non ci arrivo ( VERO)
3) “ E’ acerba! ” ( TERZA VIA)
perdente
sono perdente
sono perdente
nuova realtà \ non sono
IL NUOVO GIOCO : COMPORTARSI “ COME SE ”
Storia liberamente tratta da
“ DEL RISO E DELLA FOLLIA “
di IPPOCRATE
Ed. Sellerio
“ IL VECCHIO GIOCO ” :
APPARTENENZA AD UNA CLASSE
VERO \ FALSO \ TERZO ESCLUSO
“ NON SONO LE COSE CHE CI PREOCCUPANO ,
MA L’ OPINIONE CHE NOI ABBIAMO DELLE COSE ”
EPITTETO
REALTA’ DI PRIMO ORDINE : UNA BOTTIGLIA RIEMPITA A META’
REALTA’ DI SECONDO ORDINE :
BOTTIGLIA MEZZA VUOTA
BOTTIGLIA MEZZA PIENA
B. PASCAL ( PENSEE’ 223 )
“ LA SCOMMESSA DI PASCAL “
“……comportati “come se” tu già credessi …….e la fede arriverà ….”
HANS VAIHINGER, 1911
“ DIE PHILOSOPHIE DES ALS - OBS “
LA FILOSOFIA DEL “ COME SE ”
STEP NELL’ OSSERVAZIONE DEL PROBLEMA
1.
OSSERVARE “COME” il problema si manifesta tenendo conto delle INTERAZIONE
NEL SISTEMA
2.
Individuare “ REALTA’ PARZIALi “ di una REALTA’ COMPLESSA
3.
RILEVARE LE TENTATE SOLUZIONI RIDONDANTI
( gioco disfunzionale)
4.
INDIVIDUARE L’ OBIETTIVO \ I
per poter “ CAMBIARE LE REGOLE DEL GIOCO ”
5.
APPLICARE NUOVE STRATEGIE E TECNICHE
6.
Osservare e valutare anche i “ BENCHE’ MINIMI “ cambiamenti
“ LE COSE GRANDI DEL MONDO VENGONO COMPIUTE ATTRAVERSO ALTRE A CUI NON
PRESTIAMO ATTENZIONE, PICCOLE COSE SU CUI SORVOLIAMO E CHE CON IL TEMPO SI
ACCUMULANO “
G. C. LICHTEMBERG ,
“ LIBRETTO DI CONSOLAZIONE ”
10 ° INCONTRO
IL PROBLEM SOLVING STRATEGICO
DAL “ PERCHE’ “ AL “ COME “
COME SI OSSERVA UN PROBLEMA
Applicazioni attraverso l’arte
“ Un caso di ordinaria … follia? “
Applicazioni attraverso l’arte
Un caso di ordinaria … follia?
Se qualcuno ti dicesse: “Ti regalo questo oggetto”, cosa faresti?
Piero Manzoni - Merda d'artista n.066, 1961
RISPOSTE *
• Lo getterei tra i rifiuti
• Direi a quel qualcuno che se la può tranquillamente tenere
• La restituirei consigliando di tenere per la propria collezione privata un oggetto di “sì tanto valore”.
• Visto il contenuto e visto che mi fa alquanto sorridere, indagherei per vedere dove l’interlocutore vuole
arrivare, cioè mi presterei al suo gioco.
• All’inizio rimarrei stupita … però poi: grazie!
• Lo conserverei e lo proporrei come oggetto di interscambio con amici.
• Direi: Congratulazioni perché esiste una provocazione che fa sorridere!! Buona cosa.
• No, grazie!
• Gliela restituirei dicendo che è un esibizionista e che non ci sto al suo gioco.
• Lo metto da parte e lo userò in una giusta e appropriata occasione.
• Sì grazie.
• Ah! Bene, grazie! Lo aggiungerò ai barattoli di mia produzione!
• Rimarrei perplessa e cercherei di capire qual è il significato di questo oggetto, poi forse ringrazierei.
• Lo regalerei ad un altro artista perché possa apprezzare il regalo.
• Le risposte, date in libertà, non corrispondono al numero dei presenti. La nota vale anche per le risposte
delle successive diapositive
Il 12 agosto 1961, in occasione di una mostra alla Galleria
Pescetto di Albisola Marina, Piero Manzoni presenta per la
prima volta in pubblico le scatolette di Merda d’artista
("contenuto netto gr.30, conservata al naturale, prodotta ed
inscatolata nel maggio 1961").
La scatoletta è un’opera d’arte o una presa in giro?
RISPOSTE
• La merda d’artista è una vera sfida.
• l’artista potrebbe aver elaborato tale messaggio come provocazione, dal momento che molti oggi
elaborano produzioni verbali e non verbali di nessun valore, senza senso o addirittura non veritiere. Tra di
esse potremmo mettere tranquillamente questo barattolo.
• La scatoletta è una provocazione.
• Visto il contenuto e visto che mi fa alquanto sorridere, indagherei per vedere dove l’interlocutore vuole
arrivare, cioè mi presterei al suo gioco.
• Probabilmente è un modo per autoaffermarsi come artista, forse anche in contrapposizione con certi
benpensanti del momento o forse anche con gli stessi familiari che potevano avere una scarsa stima
degli artisti. Altra probabilità è quella di stupire con un oggetto, una trovata altamente originale, ma non
così rara!
• E’ una provocazione nei confronti degli sciocchi che ammirano tutti quelli che si definiscono artisti anche
se in realtà non lo sono.
• Secondo me è un’opera d’arte, anche se provocatoria, dove l’artista mette in primo piano l’essenza
dell’essere umano con tutto ciò che gli appartiene: anche gli escrementi.
• Per me è una provocazione (gioco).
• Non so, vorrei valutare meglio.
• Modo geniale di fare arte esprimendo il proprio valore.
• Una provocazione.
Il prezzo fissato dall’artista per le 90
scatolette (rigorosamente numerate)
corrispondeva al valore corrente
dello stesso peso in oro.
Perché l’artista ha fissato tale valore
per la scatoletta con il suo
contenuto?
L'opera più famosa di Piero
Manzoni, la Merda d'Artista
(1961), dimostra che la
personalità dell'autore è in
grado di trasformare in arte
anche i propri rifiuti biologici.
Una critica ironica al mercato
dell'arte, disposto a comprare
tutto, purché firmato.
Siete d’accordo?
RISPOSTE
• Comportamento da super uomo che considera tutti i suoi “prodotti” pari all’arte.
• Venderla a peso d’oro per dimostrare che ci sono persone disposte a comperare tutto purché di autore ed
anche dimostra una forte autostima di se stesso.
• Al vederlo, sembrerebbe un contenuto di poco valore, di scarto, come se l’artista volesse dire “non valgo
niente”. Poi, siccome lo vende, nasce il sospetto: “Attento, ti potrei ingannare; sembra non valga niente,
ma sei proprio sicuro?”.
• Perché la considera un qualcosa di prezioso, come l’oro.
• Per far riflettere su come vanno le cose. Di solito, dopo la morte di un grande personaggio (artista), si
vendono all’asta oggetti insignificanti a prezzi proibitivi. Forse è meglio farlo in vita (dell’artista) solo se ne
vale la pena.
• Ha una grande “autostima” di se stesso, considera gli acquirenti “sciocchi”... Infatti molti sono pronti a
comprare tutto ciò che è chiamato “artistico”.
• Mette in risalto la sua intelligenza in contrapposizione alla stupidità degli altri (capaci di acquistare anche
la merda se gli venisse proposta).
• L’artista ha massima considerazione ed autostima di se stesso .
• Vuole dare un valore alla sua presunta opera.
• La mossa segue la moda del momento anche a pagare oro per un vaso di merda firmato.
• Lo propone come un valore inestimabile, valorizza se stesso e la sua particolare produzione.
Si tratta di
un’opera d’arte?
Fiato d'artista 1960, (18 x 18 x 2 cm.)
Alla domanda che la gallerista Iris Clert rivolse a Piero
Manzoni, su quale fosse il suo apporto ai Corpi d'aria,
Manzoni rispose: "il fiato d'artista, signora".
In che cosa consiste “l’artisticità”, allora?
RISPOSTE
• Io valgo, sono grande, gli altri sono piccoli e sciocchi. L’artisticità è illusoria, è tutto ciò che è un prodotto
dell’artista anche quello che normalmente non è arte. Presunzione di essere arista in un periodo decadente.
• L’artisticità è avere “l’idea di …”. Sfiato d’artista visto che il palloncino si è afflosciato.
• L’artisticità consiste in ciò che l’artista “inventa” volta per volta, quindi fluttuante.
• L’artisticità è esprimere se stessi e trovare qualcuno che ti apprezza.
• L’artisticità in questo caso consiste in qualcosa di inconsistente che assume la forma del contenitore.
• L’artisticità sta nel dare un senso “altro” ad una modalità che potrebbe essere banale per noi comuni mortali.
• ”Fiato d’artista” per me non è arte. Continua la sua provocazione ironica. L’artisticità consiste in tutto ciò che
riguarda l’artista fino ad ogni cellula del suo corpo fisico: nell’uomo-artista tutto diventa arte. Secondo lui
questo è un diritto. E’ un’autoesaltazione.
• “Fiato d’artista”: l’artisticità consiste nell’arguzia di usare “aria” da vendere.
• L’artisticità è un fatto soggettivo: io sono d’accordo, però, con Sgarbi: “Tutto ciò che è bello piace, ma non
tutto ciò che piace è bello”.
• “Fiato d’artista” 1960: l’artisticità consiste nel far conoscere il proprio pensiero attraverso le opere
provocatorie.
• L’artisticità sta in tutto ciò che appartiene all’artista.
• Credo che l’opera del palloncino sia esattamente uguale alla scatoletta di merda, la stessa provocazione.
Tutto è arte e nulla è arte.
• Una presa in giro verso il pensare di quel tempo “tutto è arte e niente è arte”. L’artista può fare il venditore di
fumo e trasformarlo in arte. Tutto ciò che è fuori dagli schemi diventa interessante e provocatorio.
• Tutto ciò che inventa l’artista è un inganno illusorio perché si presume artista per il solo fatto di valorizzare i
suoi escrementi e l’aria, ogni essere umano alla stessa stregua del soggetto
Spossessato dell’oggetto, ed ancora
incantato dal ricordo del suo status
eroico di artefice e produttore, l’artista
trova una compensazione della
perdita invadendo lo spazio che il
processo comunicativo aveva
tradizionalmente assegnato all’opera.
Il corpo stesso dell’artista si offre al
pubblico come un’opera d’arte, e le
vestigia del corpo divengono reliquie.
Il 21 giugno 1960, nel corso della performance “Consumazione dell’arte
dinamica del pubblico, divorare l’arte”, Piero Manzoni imprime l’impronta del
suo pollice su alcune uova sode, offrendole al pubblico da mangiare.
Lui stesso divora un uovo.
Che significato può avere questa performance?
RISPOSTE
• L’impronta sull’uovo sodo: il suo narcisismo si esprime al massimo, il suo gioco … coinvolge altri giocatori
divertendoli. E’ una metafora dell’arte.
• La performance può significare il dare in pasto al pubblico l’arte.
• L’artista crea l’arte con il suo corpo, l’impronta del dito, e si nutre della sua stessa arte, gli altri stanno al
suo stesso gioco, si nutrono della sua arte.
• La performance vuole essere la pretesa di Manzoni che gli altri possano gustarlo, come se fosse un
essere supremo.
• Questa performance significa esprimere il proprio egocentrismo nei confronti degli altri non artisti,
interagendo in una circolarità di comunicazione in cui gli altri comunque indubbiamente esprimono una
loro risposta, partecipando attivamente (mangiano l’uovo).
• E’ sempre una provocazione ironica, ma dolorosa questa volta. L’impronta del suo pollice è “unica”, come
unica” è “la sua arte”.
• Mi stupisco di coloro che hanno “comprato” e “mangiato” l’uovo!
• Continua la provocazione creando giochi di parole, associando la fruizione dell’arte con la consumazione
dell’arte.
• La performance è il gioco che lui sta giocando coinvolgendo e al tempo stesso provocando gli altri.
• Lui stesso è un’opera d’arte.
• Vendere la propria immagine, se stesso, narcisista.
• Esaltazione mentale nella ricerca di risposte emotive durante le sue provocazioni
Uovo con impronta n.14 1960 (5,6 x 8,2 x 6,8 cm.)
Attraverso l’uovo–reliquia, consacrato dal contatto col corpo
dell’artista, il pubblico partecipa dell’arte, entrando in comunione
con la fisicità (magica, eroica) dell’artista.
Base magica 1961,
Legno (80 x 80 x 80 cm.)
Che funzione possono avere le basi magiche sopra riprodotte?
Piero Manzoni sulla Base
magica n.2, 1961 (Herning)
RISPOSTE
• Il cubo è il piedistallo dell’opera, l’elevazione dell’artista dalla base, … gli altri.
• La funzione delle scatole magiche è quella di esaltarlo come opera d’arte, trascenderlo oltre l’opera in sé
e per sé.
• Le basi magiche trasformano lui che non è un’opera d’arte in una statua-opera d’arte, e le impronte in
una sublimazione dell’artista.
• Non ha bisogno di nessun materiale, è lui l’opera d’arte.
• Come una statua sul piedistallo, le impronte rappresentano l’opera d’arte, così come i piedi.
• Le basi magiche servono ad un innalzamento maggiore dell’artista. Chissà, però, se è una vera
esaltazione o soltanto una provocazione?
• Le basi magiche sottolineano ed evidenziano il potere dell’arte. Ciò che è sul piedistallo diventa oggetto di
ammirazione e considerazione.
• Io non mi ritrovo in questa “realtà”! Mi sembra un gioco folle, anche se divertente. La sua capacità è
quella di sfruttare l’ingenuità della gente che lo applaude.
• Cubo: piedistallo dell’opera rappresentata da lui stesso. Orme, piedi di bambino. L’evoluzione dell’opera
fin dall’infanzia.
• L’elevazione dell’uomo artista.
chiunque salga sul piedistallo magico
deve essere considerato, per il tempo
che vi rimane, un’opera d’arte.
Le Sculture viventi sono persone
trasformate in opere d'arte. Lo stesso
accade a chi sale sopra una Base
magica.
Perché questa
base magica è
rovesciata
rispetto ad un
modo normale
di guardare le
cose?
Base del mondo 1961, Ferro, bronzo (82 x 100x 100 cm.)
RISPOSTE
• “Base del mondo” ha coinvolto anche il mondo nel suo gioco, intelligente.
• Base magica rovesciata: l’artista col suo agire coinvolge il resto dell’umanità, fa da tramite.
• Solo l’artista trasforma la realtà in un’opera d’arte. Ha provocato il mondo dell’arte per arrivare ad
affermare che solo l’artista può creare, inventare. Filosofo dell’arte.
• La base regge il mondo e il mondo è sotto i nostri piedi, per questo deve rovesciare la base.
• E’ sottolineato l’atteggiamento di mediazione dell’artista con la propria filosofia, la propria creazione.
• Base magica rovesciata perché l’artista sta al di sopra del mondo.
• La base magica sorregge il mondo per questo è capovolta: il mondo è l’opera d’arte..
• La base capovolta regge il mondo. Il mondo è l’opera d’arte. E tutto è opera d’arte: esseri viventi e non
viventi.
• L’artista vuole sollecitare a vedere le cose in più modi: il mondo è bello perché è vario.
• L’opera è il mondo, è quindi logico che la base debba essere posta in senso capovolto.
il piedistallo, capovolto, sorregge il mondo intero.
Adesso tutto è un’opera d’arte.
Sarà riuscito l’artista a modificare il mondo
secondo le sue aspettative?
RISPOSTE
• Manzoni è l’artista del pensiero, della provocazione, del risveglio delle menti, anche.
• Sì, ha ottenuto quello che si era proposto.
• Una certa modificazione del mondo c’è.
• E’ un’incognita, forse sì, forse no, probabilmente la ricerca continua ... La cosa importante è definire il
ruolo dell’artista nella società. Destabilizzare il concetto classico di artista.
• Spero di sì, almeno un po’, coinvolgendo molti altri ad affrontare creativamente il mondo dell’arte e delle
sue opere.
• Se dopo 40 anni ancora se ne parla, forse qualcosa ha “realizzato”.
• Sì, perché ha creato opere che fanno riflettere giocando un gioco nuovo che è quello di prendere in
considerazione il quotidiano, l’essenziale e renderlo arte.
• Ogni artista che rappresenta la propria realtà modifica la verità apportando innovazione al mondo.
Lo spazio totale (di P. Manzoni)
Il verificarsi di nuove condizioni, il proporsi di nuovi problemi,
comportano, con la necessità di nuove soluzioni, nuovi metodi,
nuove misure; non ci si stacca dalla terra correndo o saltando;
occorrono le ali; le modificazioni non bastano; la trasformazione
deve essere integrale. Per questo io non riesco a capire i pittori
che (...) si pongono a tutt'oggi davanti al quadro come se questo
fosse una superficie da riempire di colori e di forme (...). Tracciano
un segno, indietreggiano, guardano il loro operato inclinando il
capo e socchiudendo un occhio, poi balzano di nuovo in avanti,
aggiungono un altro segno, un altro colore della tavolozza, e
continuano in questa ginnastica (...). Il quadro è finito; una
superficie d'illimitate possibilità è ora ridotta a una specie di
recipiente (...). Perché invece non vuotano questo recipiente?
Perché non liberare questa superficie? Perché non cercare di
scoprire il significato illimitato di uno spazio totale, di una luce pura
ed assoluta?
Quelle stesse ali Manzoni provò ad indossarle. Se con esse sia
riuscito a raggiungere i cieli dell’arte universale o se, alla maniera
di Icaro, sia rimasto vittima di un sole accecante e ingannatore lo
stabilirà la critica dei secoli a venire
Quando, sulla scena artistica italiana, apparvero Piero Manzoni ed i suoi
panini veri verniciati di bianco - ideati per il suo fornaio/collezionista -, le
uova sode "griffate" con l'impronta del suo pollice e, addirittura, le feci o il
sangue in qualità di "secrezioni d'artista" conservate in scatola o sotto
vetro, qualcosa cambiò per sempre: il mito della "spontaneità" e
dell'espressività dell'artista subì un duro colpo e l'arte non fu più concepita
soltanto come modalità di rappresentazione del mondo attraverso le
tradizionali vie della forma e del colore, spesso insufficienti a rendere la
varietà del reale ed i suoi repentini e frequenti mutamenti.
… c’è in Manzoni il tentativo lirico e filosofico di esprimere l’inesprimibilità
dell’arte stessa
Gli anni Sessanta, e parte dei seguenti, sono animati da una forte istanza
di rinnovamento che, parallelamente al movimento studentesco e
operaio, coinvolge anche il settore delle arti. L’opposizione al sistema è
l’atteggiamento corrente e la ricerca spontanea di soluzioni alternative,
che si manifesta in più direzioni prevalentemente nel segno della libertà e
della sperimentazione del nuovo, svincolata da qualsiasi ancoraggio a
principi precostituiti di autorità culturale o etica. La ricerca è condotta a
rifondare la comprensione della realtà partendo dalla demistificazione di
tutte le pratiche rappresentative, dando così campo libero al pensiero per
indagare l’essenza delle cose e delle relazioni tra di esse.
Da www.teknemedia.net – Chiara Danella: Quei favolosi anni Sessanta
11°
INCONTRO
Dalle “ verità ” oggettive
Alla “ consapevolezza operativa ”.
CONCLUSIONI
Da “ Testimone inconsapevole “
di Gianrico Carofiglio
Citazione dal film “ On the road ”
“ Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati “
Risponde l’ altro:
“ Dove andiamo amico ? ”
“ Non lo so, ma dobbiamo andare “
Che cos’è dunque la verità?
Un mobile esercito di metafore, metonimie, antropomorfismi,
In breve una somma di relazioni umane che sono state poeticamente
e retoricamente trasferite e abbellite e che dopo un lungo uso
sembrano a un popolo solide, canoniche, vincolanti.
F. Nietzche
“ Non posso dire per certo che sarà meglio
quando sarà diverso, ma posso dire :
È necessario che cambi, se deve migliorare “
“ Libretto di consolazione ”
G.C. Lichtemberg
CONSAPEVOLEZZA
OPERATIVA
1. Osservare realtà parziali di realtà complesse nelle quali
ci troviamo di volta in volta ad operare
2. Individuare l’ obiettivo \ i
3. Individuare specifiche strategie che consentano di far
evolvere la situazione
4. Verificare continuamente se ciò che facciamo
è efficace ed efficiente
COME SI INDIVIDUA LA STRATEGIA?
a) Introducendo cambiamenti nel sistema osservato
(cambiando le regole del gioco)
b) Osservando i feed-back
c) Correggendo le mosse se non funzionano
COME SI CAMBIANO LE REGOLE DEL GIOCO?
1. Individuando la T.S.R.
2. Pensando intensamente a come potremmo
“ PEGGIORARE LA SITUAZIONE ”
3. Guardando la stessa cosa da prospettive
diverse
( PROBLEM SOLVING )
2. Domandandosi nella specifica situazione
“ Qual è l’ assunto COME SE che può produrre
i migliori risultati concreti? ”
“ Per quanto rispetti la tradizione e sia consapevole della
sua importanza, sono nello stesso tempo un seguace quasi
ortodosso della
NON – ORTODOSSIA.
Ritengo che l’ ortodossia sia la morte della conoscenza. “
Karl Popper, Breviario
VERIFICHE RELATIVE ALLA PARTE TEORICA
Per ogni enunciato metti in parentesi V o F a seconda se lo ritieni vero o
falso.
1° INCONTRO
1. La percezione è l’ atto che mette in connessione l’ uomo con se stesso, con
gli altri, con il mondo ( v ) 19+
2. Percezione e oggetto percepito costituiscono due realtà distinte ( f )
11+
83. Attraverso le percezioni ci connettiamo con una rete immensa che
costituisce la nostra realtà ontologica ( v ) 15+
4 n.r.
4. Il senso dei nostri vissuti deriva dal “ che cosa” percepiamo e da “ come”
percepiamo ( v ) 18+
15. Il senso dei vissuti deriva dalla loro appartenenza a categorie concettuali e
morali pre-esistenti ( f ) 5+ 13- 1 n.r.
6. La realtà ontologica viene costruita e non scoperta ( v ) 15+ 3- 1 n.r.
7. La “ parola “ trasla la percezione in comunicazione logica ( v ) 15+ 31 n.r.
8. Il linguaggio usato può generare realtà diverse e modificare realtà
esistenti ( v ) 18+ 1 n.r.
9. La realtà esiste al di là delle ponderazioni e sfumature del linguaggio che la
descrive ( f ) 4+ 13- 2 n.r.
3° INCONTRO
1. La logica ordinaria ( razionale) e quella non ordinaria ( ambivalente ) si escludono a
vicenda : o si usa l’ una o si usa l’ altra (f ) 7+ 11- 1 n.r.
2. Avere delle credenze e costruirsi degli auto-inganni è sempre sbagliato ( f ) 17+ 23. Per un essere umano essere in contraddizione è una regola, non un’ eccezione ( v )
14+ 54. L’ “ auto-inganno” è la tendenza ad identificare la realtà alle nostre intenzioni ( v )
17+
11 n.r.
5. Quando non abbiamo nessuna spiegazione logica di un evento, se ne sceglie una, anche se
sappiamo essere falsa e ci comportiamo “ come se” fosse vera, perché ci rassicura ( v )
17+
26. Comportarsi “ come se” una cosa fosse vera è un auto-inganno strategico ( v ) 18+ 17. Ognuno di noi fa parte del sistema e non può controllare oggettivamente il sistema dal
suo interno ( v ) 13+ 5- 1 n.r.
5° INCONTRO
1. La persona “molto razionale” come la persona “poco razionale” sono nate con questi
caratteri indelebili ( f ) 16+ 32. Ogni essere umano tende a mettere in atto dei comportamenti ridondanti ( v ) 19+
3. Nel tempo, la sommatoria dei comportamenti ridondanti costituisce i “ tratti
caratteriali” di una persona ( v ) 17+ 1- 1 n.r.
4. La Tentata Soluzione Ridondante ( TSR) è un comportamento che continuiamo a mettere
in atto anche se non è funzionale alla situazione da affrontare ( v ) 17+ 1- 1 n.r.
5. Individuare la TSR rispetto ad un problema che vorremmo risolvere, aiuta a trovare la
soluzione ( v ) 16+ 2- 1 n.r.
6. Il problema a 9 punti evidenzia che la soluzione si trova se si cessa di insistere nelle
stesse modalità di soluzione ( v ) 18+ 1 n.r.
7° INCONTRO
1. Per cambiare una situazione problematica, bisogna eliminare le cause che l’ hanno
provocata ( f ) 15+ 3- 1 n.r.
2. Per cambiare una situazione problematica la prima cosa da fare è individuare la
TSR disfunzionale e interromperla ( v ) 19+
3. C’è una soluzione a tutti i problemi , basta che si voglia veramente ricercarla (v) 17+
4. Affrontare un problema per risolverlo vuol dire descrivere che cosa viene fatto dagli
altri ( f ) 17+ 25. Affrontare un problema per risolverlo significa osservare accuratamente le
interazioni delle persone coinvolte e i relativi feed-back, a cominciare da ciò che
facciamo noi in quella specifica situazione ( v ) 19+
6. Dare attenzione ai dettagli può distrarre dal problema vero e proprio ( f ) 13+ 69° INCONTRO
1.
Domandarsi “ perché” esiste un problema, conduce ad una causalità lineare che
porta a ricercare le cause nel passato ( v ) 12+ 72. Domandarsi “ come funziona ” una certa situazione problematica, conduce ad una
causalità circolare e induce a fare qualcosa di diverso nel presente per costruire il
futuro ( v ) 19+
3. Se si vogliono cambiare le regole del “ gioco” non importa avere individuato un
obiettivo ( f ) 19+
4. Si può conoscere come una situazione funziona attraverso ciò che le persone fanno
per farla funzionare ( v ) 18+ 1 n.r.
5. Il cambiamento anche di un solo elemento di un sistema, può cambiare tutto il
sistema ( v ) 18+ 16. Cambiare un nostro comportamento non serve a cambiare le situazioni ( f ) 18+ 1-
11° INCONTRO
1.
Per Realtà di 1° Ordine si intendono le proprietà puramente fisiche degli oggetti
o delle situazioni ( v ) 10+ 2- 7 n.r.
2. La Realtà di 2° Ordine si riferisce invece al significato e al valore che l’ individuo
attribuisce a tali oggetti e situazioni ( v ) 10+ 1- 8 n.r.
3. Della realtà di 1° ordine è possibile avere una conoscenza oggettiva ( f ) 6+
6- 7 n.r.
4. Non esiste un’unica realtà “vera” ma tante realtà soggettive che variano a
seconda del punto di vista che adottiamo per osservarle ( v ) 17+ 2 n.r.
5. Il “ come” e il “ perché” osserviamo e conosciamo, influenzano il “cosa”
conosciamo ( v ) 16+ 3 n.r.
6. Il linguaggio che utilizziamo e la cultura in cui viviamo influenzano la nostra
percezione della realtà ( v ) 16+ 1- 2 n.r.
7. Linguaggi diversi conducono a rappresentazioni diverse della realtà ( v ) 14+
3- 2 n.r.
8. La nostra conoscenza deve essere continuamente adattata alle realtà parziali in
cui ci troviamo ad operare ( v ) 16+ 12 n.r.
9. La nostra conoscenza deve tendere ad individuare “ la verità” di una situazione
( f ) 6+ 11- 2 n.r.
10. Le teorie “forti” le ideologie consolidate sono di aiuto nel comprendere le
complessità della realtà ( f ) 12+ 4- 3 n.r.
11. Essere consapevoli della propria “ consapevolezza operativa ” ci permette di
gestire la realtà nel modo più funzionale possibile ( v ) 18+ 1 n.r.
VERIFICA RISULTATI – CORSO 2009
(Osservare – Comunicare – Operare - Dati relativi a 17 corsisti)
100%
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
1° incontro
2° incontro
3° incontro
4° incontro
5° incontro
6° incontro
Domande = 9x17 =153
Corrette =122 ( 80 % )
Non corrette = 31 ( 20 %)
Domande = 7x17 0= 119
Corrette = 84 (70%)
Non corrette 35 ( 30% )
Domande= 6x17=102
Corrette = 79 (77%)
Non corrette 23 (23%)
Domande = 6x17=102
Corrette = 61(60%)
Non corrette 41 (40%)
Domande= 6x17 = 102
Corrette = 62 (60%)
Non corrette 40 (40%)
Domande =11x17=187
Corrette =126 (68%)
Non corrette 61 (33&)
12°
INCONTRO
Dalle “ verità” oggettive
Alla “ consapevolezza operativa”.
applicazioni attraverso l’arte – lezione/verifica
“ Un caso di follia … creativa “
Applicazioni attraverso l’arte – lezione/verifica
Un caso di follia … creativa
Scegli tra i seguenti l’enunciato
che ritieni più appropriato alla
tua reazione emotiva:
1. Mi urta
2. Mi inquieta
3. Mi incuriosisce
Quella che si vede è una tela dipinta di bianco e
tagliata dall’autore.
(11)
4. Mi stimola ad interagire
(5)
5. Non mi dice niente
(1)
Scegli tra i seguenti l’enunciato
che ritieni più appropriato alla
tua prima valutazione:
1. Questa non è arte
2. Questa è veramente arte
(3)
3. Voglio cercare di capire
(13)
4. Non mi interessa
Quella che si vede è una tela dipinta di bianco e
tagliata dall’autore.
(1)
Descrivi analiticamente l’opera
(forma, colore, caratteristiche del
segno, rapporto tra segno e tela…)
Quella che si vede è una tela dipinta di bianco e
tagliata dall’autore.
RISPOSTE
• L’opera rappresenta un quadrato di colore bianco. Al centro del quadrato, in verticale, è
realizzato un taglio che occupa quasi tutta l’altezza della figura. Al centro l’incisione sulla tela è
più profonda e lascia intravedere con maggiore evidenza la terza dimensione della profondità
(nero).
• Appare una tela rettangolare bianca. Verticalmente, pressappoco nella parte centrale, si vede
un taglio netto leggermente più corto dell’altezza della tela che fa apparire una linea scura, più
larga che entra nella parte centrale, che corrisponde alla luce del taglio.
• Rettangolo bianco con taglio verticale al centro, segno lieve su tela.
• Forma rettangolare, colore bianco, segno lineare. Rapporto: il tratto fende la tela verticalmente,
creando un ripiegamento dei bordi della fenditura verso l’interno.
• E’ una tela rettangolare, bianca, il taglio è verticale, causando un leggero rigonfio nella tela (la
parte più vicina al taglio a sinistra è più chiara, a destra causa una leggera ombreggiatura.
Sembra qualcosa pronto a dischiudersi.
• La forma è un rettangolo messo in verticale, il colore è bianco azzurrato, il taglio, anche se
netto, dà l’impressione che sia morbido, come se si potesse penetrarlo, alla ricerca di un’altra
dimensione.
• Il segno apre una fessura che spezza la tela in due regioni uguali, simmetriche.
• Il taglio verticale su tela bianca, al centro di essa, la percorre quasi per intero. La forma è
rettangolare. Il taglio è netto e i bordi un po’ rialzati.
• Rettangolare, bianco e nero, taglio verticale centro tela, il taglio/segno dà l’opportunità di entrare
all’interno della tela.
• Forma rettangolare, colore bianco, segno verticale ben definito, buona interazione: la tela
(materiale) mette bene in evidenza il segno (taglio).
RISPOSTE
• Opera geometrica tridimensionale. Bianco su bianco lineare. Integrazione con la tela: è un
tutt’uno e lancia un messaggio di rigore, di perfezione, di spazialità, di integrazione, di
originalità, di profondità, di purezza, di pulizia, di essenzialità, di contrasti tra luci ed ombre, di
spessore.
• Forma tela: rettangolare. Colore tela: bianco. Forma taglio: verticale, netto, ricurvo all’interno
verso la parte centrale. Rapporto: il taglio dona alla tela un senso di verticalità, di profondità
come se volesse penetrare nella realtà, il nero che si intravvede potrebbe essere la realtà da
scoprire e portare alla luce, mentre la verticalità dà l’idea “ANDARE ALL’INFINITO” come il
ragionamento acuto e netto dell’osservatore.
• E’ una tela rettangolare, netta, pulita, priva di colore aggiunto o al più completamente tinteggiata
di bianco con un taglio verticale, equidistante dai lati corti, e centrale. Segno mediano che crea
equilibrio tra la parte destra e la sinistra della tela e profondità.
• Forma: linea. Colore: bianco, nero. Caratteristiche del segno: è un taglio netto. Rapporto tra
segno e tela: ?
• Tela bianca con taglio verticale centrale i cui bordi sono vistosamente distanti. Il lato destro del
taglio ha il bordo rialzato tanto da prendere luce rispetto alla parte sinistra del taglio.
• Forma rettangolare; colore bianco; taglio centrale netto con rialzo della tela e relativa fessura
nera, leggera ombra grigia sulla destra, taglio sottile alle estremità e gradualmente più largo
verso il centro; taglio posto in verticale al centro della tela equidistante dai bordi della tela.
• Sullo spazio bianco rettangolare vedo un tratto nero, chiaramente uno squarcio dal basso verso
l’alto che crea un’apertura nella tela che da prima è fine poi si apre per poi chiudersi creando
piccole ombre ai lembi.
Nella riproduzione a destra è stato eliminato il segno. Come cambia l’opera? Confrontale e descrivi la
differenza
RISPOSTE
• La forma a destra risulta chiusa, neutra rispetto all’altra che apre ad altra dimensione (vita,
infinito, terzo occhio …).
• Confrontando le due tele l’effetto è completamente diverso. Nella prima a sinistra, il segno
verticale lasciato dal taglio, fa intravedere una luce scura che rispecchia già un’idea, forse
artistica; nella seconda a destra, la superficie della tela è immacolata, in attesa di trasmettere
altre sensazioni, diverse dal vuoto o “infinito”.
• Eliminando il segno cambia completamente, è sempre sicuramente arte, messaggio: il primo,
sfondo bianco con taglio, mi stimola, mi incuriosisce, “cosa ci sarà oltre il taglio” ? Il secondo,
solo sfondo bianco, mi dà serenità, calma, mi fermo, non voglio sapere cosa c’è oltre.
• L’opera cambia totalmente. Differenze: nella 1^ il taglio rende un dinamismo contrapposto alla
piattezza della 2^; il taglio accentua l’attenzione dell’osservatore, la tela integra invece permette
ogni tipo di divagazione (fantastiche); la 1^ stimolante, la 2^ …
• Quella di destra è solo una tela bianca. Può essere qualcosa a nostra disposizione, magari per
potervi disegnare qualcosa. Quella di sinistra invece è l’opera che l’artista ha voluto, sta a noi
riuscire ad interpretarla.
• La differenza è sostanziale, senza il taglio il quadro non mi dice nulla e non mi provoca nessuna
emozione.
• Questa opera ha caratteristiche di maggior omogeneità.
• Nella prima il taglio per me rappresenta una ferita da coltello sulla pelle, nella seconda
riproduzione la pelle è intera e non c’è stato nessun impatto violento, per cui la situazione è
tranquilla, a differenza della prima.
• A destra non essendoci più il segno mi dà l’idea dell’inizio dell’opera a sinistra.
• Togliendo il segno l’opera diventa statica, perde la sua profondità, la sua espressività ed il suo
senso. L’opera senza segno non dà alcuna emozione, mentre l’altra stimola, incuriosisce.
RISPOSTE
• Manca l’anima dell’opera. Si perde tutto lo spessore e il messaggio.
• La differenza è notevole: mentre il taglio dà il significato e la motivazione forse filosofica a tutto il
quadro, nella riproduzione a destra appare una tela monotona, piatta dove però tu potresti dare
vita ad una tua creazione e dare vita ad una tua opera d’arte.
• la figura di destra rappresenta una tela, cioè un piano bidimensionale, mentre “l’opera”, a
confronto, dimostra fortemente la sua tridimensionalità, trasmettendo uno “spazio” morbido.
• nell’opera a destra il colore è uniforme e non ci sono ombre.
• La differenza tra l’opera (con il segno) e quella posta a sinistra è che quest’ultima si presenta
integra nella sua struttura, mentre la precedente è lacerata dal taglio netto che crea movimento
e colpo di luce rispetto all’ombra.
• La tela di destra perde movimento, sembra privata di una capacità comunicativa.
• E’ un’altra cosa, non vedo movimento, rimane statica, piatta mancando il gesto creativo.
Scegli tra i seguenti gli enunciati che
ritieni più appropriati rispetto alla
domanda: “Quale la logica dell’autore
nel realizzare il taglio?”
1. Fare un’azione violenta
sulla tela
(1)
2. Realizzare un segno
con la luce
(9)
3. Compiere un gesto insensato
4. Prendere in giro l’osservatore
Quella che si vede è una tela dipinta di bianco e
tagliata dall’autore.
5. Riportare la tela alla
tridimensionalità
(14)
6. Far interagire la tela con lo
spazio/tempo
(9)
7. Creare una situazione di
incomunicabilità
(1)
8. Creare un’interazione con
l’osservatore
(13)
Osserva le altre opere e descrivi le
varianti aggiunte rispetto a questa
opera
Quella che si vede è una tela dipinta di bianco e
tagliata dall’autore.
RISPOSTE
• Colore, direzione dei tagli, numero dei tagli, incisività del taglio (maggiore spessore), diversi
andamenti, ritmi diversi (anche in base ala direzionalità dei tagli tra loro), dimensione dei tagli
nel senso della lunghezza.
• Diverse sono le varianti aggiunte di mano in mano: dal colore della tela non più solo bianco, al
numero dei tagli, alla loro forma, lunghezza, profondità, direzione, verso. L’effetto
sull’osservatore è di volta in volta diverso, più profondo e significativo. Sembra un gioco: ma
gioco non lo è.
• Forma sempre rettangolare, cambia lo sfondo dal bianco al rosso al verde, sfumatura dal
celeste, rosa, giallo. Cambia il taglio da verticale a obliquo, più tagli vicini e più piccoli.
• non uno, ma più tagli; i tagli sono disposti in direzioni diverse (paralleli, convergenti, divergenti,
sulla stessa linea secondo un asse verticale, in modo curvilineo); varia la lunghezza; varia il
colore della tela.
• Le opere seguenti hanno i tagli curvati, sono più numerosi, e qualche tela è colorata. C’è in
ciascuna un nuovo movimento: le tele non sono più delle forme fredde e inerti. I tagli danno
anche nuove luci e ombre sulla tela.
• Tela di diversi colori, tagli di diversa lunghezza, tele con uno o più tagli, tagli sovrapposti, tagli
paralleli, tagli più o meno profondi, tagli ricurvi, ecc.
• Colore, disposizione dei tagli, forma, numero dei tagli.
• Vari colori, numero dei tagli, curvature, parallelismo dei tagli, direzione obliqua dei tagli,
tagliuzzamenti vari, tagli convergenti e divergenti, tagli convergenti con all’interno tagli paralleli.
• Da verticale a obliquo; tutt’e due; colore diverso; numero dei tagli in aumento; tagli più vicini;
tagli più distanti; i tagli prendono forma.
• Cambia il colore della tela, il numero dei tagli (segni), la posizione dei tagli (segni) e la tipologia
dei tagli (segni).
RISPOSTE
• Colore, numero dei tagli, diverse direzioni: obliqui, retti, trasversali, profondità e spessore dei
tagli, ritmo, varianti emotive.
• Variano: il colore della tela; il tipo di taglio intero o interrotto; la direzione del taglio in verticale,
obliqua; la quantità di tagli; la disposizione dei tagli quando sono tanti.
• Variante di colore, ritmo nei segni riuniti, dinamicità. Le opere dimostrano una ricerca nella
rappresentazione di vari stati d’animo dell’autore, quindi dell’umanità, con segni essenziali.
• Il colore; il numero dei tagli; la direzione; la consistenza dei tagli (più profondi / meno profondi);
tagli incurvati.
• Nelle opere successive c’è un’alternanza di colore di vari toni rosso, arancio, verde, celeste,
giallo, ecc. mentre i tagli ora sono unici ora multipli ora vorticosi ora orizzontali in un susseguirsi
di squarci alternativi alla tela intera.
• Varia il colore, il numero e la posizione dei tagli, la forma dei tagli alcuni più lunghi, altri più corti
sulla stessa linea o sparsi per l’ampiezza della tela. Alcuni tagli sono linee rette, altri
leggermente curve.
• Colore che cambia; direzione del gesto che cambia; più segni anche con direzionalità diversa;
spessore del taglio più aperto; il gesto che sembra seguire una prospettiva nella variante gialla
come un viale di cipressi.
Scegli tra i seguenti gli enunciati che
ritieni più appropriati per descrivere le
“regole del gioco”:
(11)
1.
I tagli mettono in evidenza la tela
2.
I tagli sono un evento tragico
3.
I tagli sono composizioni
ritmiche
(14)
4.
I tagli danno respiro alla tela
(6)
5.
I tagli hanno carattere impulsivo
6.
Il colore delle superfici è
fortemente emotivo
(9)
Il colore rende evidente la
superficie della tela nello spazio
(12)
Il colore aumenta la
tragicità dell’opera
(3)
Segni e colore sono
espressione della luce
(13)
7.
8.
9.
10. Segni e colore non sono
in rapporto con lo spazio
Prova ad interpretare le opere di questo artista scegliendo tra gli
enunciati sotto riportati quelli che ritieni più idonei allo scopo:
1. l’artista non vuole rappresentare ma presentare la realtà in forma di arte;
(9)
2. l’artista rappresenta la realtà come hanno fatto altri artisti prima di lui;
(1)
3. l’artista riesce a mettere insieme spazio, tempo, colore e segno;
(15)
4. l’artista ha espresso il suo disprezzo per l’arte precedente;
5. l’artista esprime il senso di violenza esistente nel mondo;
6. L’artista fa della pittura, della scultura e del ritmo un tutt’uno;
(11)
7. L’artista utilizza i tagli come atto provocatorio per attirare l’attenzione;
(2)
8. L’artista utilizza i tagli per esprimere il suo disagio nella realtà;
(3)
9. L’artista in queste opere esprime la poesia dello spazio/tempo;
(10)
10. L’artista in queste opere esprime la limitatezza dello spazio/tempo.
(2)
A fine strada descrivi sinteticamente le modificazioni che il percorso ha provocato in te:
• Il percorso ha maturato in me la consapevolezza che di fronte all’opera d’arte è necessario fare spazio dentro
di noi, aprirsi all’interazione comunicativa al di là del pregiudizio e dell’adagiarsi culturalmente in ciò che più ci
rassicura. Gli stimoli e le provocazioni artistiche, al contrario, mi hanno fatto crescere e mi hanno arricchito.
• Il primo impulso era stato quello di distacco, incomprensione totale verso forme d’arte “sconosciute” e
classificate “brutte” perché non parlavano all’animo. Poi, seguendo l’istinto della curiosità diretta verso la
conoscenza, ho capito che occorre tempo, pazienza e soprattutto consapevolezza che ciò che appare “brutto”
brutto non lo è se si impara a “guardare”. Il linguaggio non è immediato perché è molto profondo.
• Curiosità iniziale, consapevolezza del bello di ogni opera, sensazioni, emozioni varie a seconda del mio
vissuto, rispetto verso le varie opere viste, sempre comunque meraviglia.
• 1) Ascoltare le mie percezioni di fronte all’opera d’arte; 2) Capire cosa vuole esprimere l’artista.
• Le prime impressioni, dopo le analisi ed i confronti, molto spesso vengono ridimensionate e magari si arriva ad
apprezzare ciò che prima avevamo quasi “disprezzato”. Dietro ogni opera c’è sempre qualcosa che l’artista
vuole comunicarci, magari con una provocazione.
• Sicuramente la voglia di conoscere meglio l’arte e di conseguenza frequentare corsi con persone (insegnanti)
che mi possano aiutare nel mio percorso di conoscenza.
• Il corso ha potenziato la mia passione per l’arte contemporanea.
• Fermo restando che alcune opere (tipo orinatoio) non rappresentano ancora per me espressioni artistiche, ho
cambiato il modo in cui mi avvicino alle opere, certamente sempre meno prevenuta e più vicina al sentimento
dell’artista e al suo modo di vedere.
• Mi avvicino all’arte con senso di interesse, riesco a percepire il sentimento dell’artista, osservo un’opera d’arte
più a fondo.
• Ho imparato ad osservare, a riflettere e quindi a non dare giudizi improvvisati sulle opere d’arte e tutto questo
ha provocato in me accrescimento, maturazione e sensibilità.
A fine strada descrivi sinteticamente le modificazioni che il percorso ha provocato in te:
• Ha accentuato la mia sensibilità nell’osservare le opere d’arte e non solo (cioè ho imparato ad osservare anche
ciò che mi circonda nella vita quotidiana, anche se ciò non viene connotato come opera d’arte in senso lato).
Molta gradevolezza nello stare al mondo.
• Posso affermare che ora l’arte che abbiamo visto ed osservato mi ha dato la possibilità di spaziare, trovare e
provare emozioni molto particolari ma liberamente assaporate; l’idea d’infinito che si respira supera l’idea di
grandezza dell’arte tradizionale, che io amo incondizionatamente.
• Questa sera, ultimo incontro del corso del 2009, posso affermare che mi avvicinerò alle opere d’arte non solo
attratta dal segno estetico, ma anche attenta alla comunicazione che interviene tra me e l’opera.
• Sono partita inizialmente da una sensazione di indifferenza, però nell’analizzare l’opera attraverso le varie
sequenze le “domande stimolo” (percorso) hanno stimolato in me curiosità, interesse e voglia di approfondire la
conoscenza e la comprensione di questa opera.
• Il percorso ha provocato una presa di coscienza e conoscenza (più marcato) dell’animo umano e più
precisamente dell’uomo artista di fronte alla possibilità di dare spazio alla sua anima, alle sue passioni, alle sue
espressioni.
• Imparare ad osservare la realtà senza preconcetti, lasciandosi guidare dalla curiosità e da ciò che osservi.
• Pensavo che vedere tali opere mi lasciasse quel senso di fastidio provato altre volte, ma non è stato così.
Masticare arte fa apprezzare l’arte.
LUCIO FONTANA
"…Passa l'infinito di lì, passa la luce, non c'è bisogno di dipingere…"
(L. Fontana)
Quando qualcuno dice: questo lo so fare anch’io, vuol dire che lo sa rifare
altrimenti lo avrebbe già fatto prima. (Bruno Munari)
Le opere fanno … parte del ciclo delle Attese iniziato dall’artista nel 1958 e composta da
tele incise da un unico taglio o da una serie di tagli verticali molto controllati, netti ed
essenziali. I tagli non rappresentano la distruzione della pittura, ma il tentativo di donarle
uno spazio e un tempo lontani dalla contingenza, come lo stesso Fontana aveva teorizzato
sin dal 1946 nel Manifesto Bianco, in cui affermava la necessità di creare un’arte in grado di
operare una sintesi tra tempo e spazio.
…taglio della tela. Un gesto perentorio, che materialmente e idealmente rompe il piano
uniforme della tela per realizzare una sorta di compenetrazione con lo spazio circostante,
aprendo all’arte una nuova dimensione potenzialmente infinita. Le singole arti (pittura,
scultura, poesia e musica) non sono in grado di esprimere, singolarmente, le esigenze del
mondo contemporaneo, dominato dalle nuove conquiste scientifiche e spaziali. Per questo
è necessario creare un’arte a quattro dimensioni, che racchiuda al suo interno colore,
suono, movimento e spazio integrati in un’unità in cui si manifesti l’energia pura della
materia.
Bibliografia ragionata
Testi base
Ludwig von Bertalanffy: “ Teoria generale dei sistemi”
ISEDI Istituto Editoriale Internazionale - Milano
Watzlawick P, Beavin JH. Jachson D. : “ La Pragmatica della comunicazione umana “
Astrolabio 1971 - Roma
Watzlawick P. : “ Il linguaggio del cambiamento, elementi di comunicazione terapeutica”
Feltrinelli 1980 - Milano
Nardone G. Watzlawick P. : “ L’ arte del cambiamento”
Ponte alle Grazie 1990 - Milano
Skorjanec B. : “ Il linguaggio della Terapia Breve “
Ponte alle Grazie 2000 - Milano
Watzlawick P. Nardone G. ( a cura di): “ Terapia Breve Strategica “
Cortina 1997 - Milano
P. Watzlawick , J.H. Weakland, R. Fisch: “ Change”
Astrolabio 1974 - Roma
John Hyman: “ La psicologia dopo Wittgenstein “
Astrolabio 1994 - Roma
Testi di applicazione
Nardone G. : “ Problem Solving Strategico da tasca”
Ponte alle Grazie 2009 - Milano
Balbi, Artini : Curare la scuola
Ponte alle Grazie 2009 – Milano
Cagnoni –Milanese : "Cambiare il passato"
Ponte alle Grazie 2009 - Milano
Sirigatti S. Stefanile S. Nardone G. : “Le scoperte e le invenzioni della psicologia”
Ponte alle Grazie 2008 - Milano
Milanese R. Mordazzi P. : “ Coaching strategico”
Ponte alle Grazie 2007 - Milano
4. G. Nardone con E. Balbi : “ Solcare il mare all’ insaputa del cielo “
Ponte alle Grazie 2008 - Milano
Nardone G. Salvini A. : “ Il dialogo strategico”
Ponte alle Grazie 2004 - Milano
Nardone G. : “ Correggimi se sbaglio”
Ponte alle Grazie 2005 - Milano
Rampin M. : “ La psicoterapia come un romanzo giallo”
Ponte alle Grazie 2004 - Milano
Nardone, Giannotti, Rocchi : “ Modelli di famiglia”
Ponte alle Grazie 2001 Milano
Nardone G. : “ Psicosoluzioni “
BUR 1998 Milano
Nardone G. : “ Manuale di sopravvivenza per psicopazienti”
Ponte alle Grazie 1994 - Milano
Fiorenza A. Nardone G. “ Bambini e ragazzi difficili”
Giuffré 2000 - Milano
web site
www.nardone-watzlawick-onlus.org
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