ing. Domenico Mannelli www.mannelli.info Criteri e strumenti per la individuazione dei rischi Menomazione della capacità lavorativa o morte provocata da causa violenta in occasione dei lavori CAUSA VIOLENTA ELEMENTO DETERMINANTE IN OCCASIONE DEL LAVORO ELEMENTO CIRCOSTANZIALE INABILITA’ O MORTE ELEMENTO CONSEQUENZIALE 2009 2/73 L’INFORTUNIO DERIVA DA UN INCIDENTE ANCHE SE PREVEDIBILE 2009 3/73 LA MALATTIA PROFESSIONALE O TECNOPATIA È LA CONSEGUENZA DI UNA SERIE DI AZIONI NOCIVE CHE MATURANO LENTAMENTE SULL’ORGANISMO DEL LAVORATORE PER POI TRASFORMARSI IN FORMA MORBOSA INVALIDANTE O MORTALE CONCENTRAZIONE AMBIENTALE DELLA SOSTANZA PERICOLOSA FATTORI TEMPO DI ESPOSIZIONE CARATTERISTICHE FISICHE DEL LAVORATORE 2009 4/73 LE CAUSE DEL DANNO CAUSA PROSSIMA DEL DANNO Atto pericoloso di una o più persone Condizione di pericolo esterna Mancato rispetto delle normative di sicurezza Casualità CAUSA REMOTA DEL DANNO Mancanza di programmazione ed organizzazione 2009 5/73 SICUREZZA TECNOLOGICA LA SICUREZZA TECNOLOGICA È LA PROBABILITÀ DI NON AVERE UN GUASTO CHE POSSA PROVOCARE UN DANNO. LA SICUREZZA È COSA DIVERSA DALL’AFFIDABILITÀ 2009 6/73 UN LIMITE ALLA SICUREZZA TECNOLOGICA probabilità di guasto residua 1 sicurezza massima S raggiunta I C U R E Z Z A limite economico variabile da 0 a 1 sicurezza naturale dell'impianto 2009 probabilità di guasto dovuto a caso fortuito o di forza maggiore limite concettuale 0 costo della sicurezza rapportato al costo dell'impianto spesa massima tecnologicamente sostenibile 7/73 SICUREZZA SUL LAVORO LA SICUREZZA SUL LAVORO È LA PROBABILITÀ DI NON ARRECARE UN DANNO SIGNIFICATIVO AL LAVORATORE. 2009 8/73 Il genere Il concetto di genere, impiegato originariamente nei paesi anglosassoni, si riferisce non tanto al “sesso”, quanto al maschile e femminile intesi come risultante di un complesso di modelli culturali e sociali che caratterizzano storicamente ciascuno dei due sessi condizionandone il ruolo e il comportamento. Riguarda la condizione delle donne nel loro evolversi storico, le differenze sociali e culturali che le donne hanno sia subito che creato, la testimonianza della loro cultura, delle loro aspirazioni e diritti. 2009 9/73 Nella valutazione occorre valutare le specificità biologiche e le caratteristiche anatomiche e fisiologiche tra gli individui, in particolare tra: uomini e donne adulti e minori persona e persona i fattori di rischio possono provocare conseguenze e danni diversi a seconda dell’individuo esposto. 2009 10/73 il percorso della prevenzione che salvaguardi la salute della donna deve tener conto: delle caratteristiche proprie del lavoro femminile della specificità biologica del lavoro domestico 2009 11/73 Nel 2003 è stata presentata ufficialmente la relazione dell’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro “Gender issues in safety and health - A review” (Problemi di genere nella sicurezza e la salute – Resoconto) 2009 12/73 tra gli obiettivi della “Strategia comunitaria in materia di salute e sicurezza sul lavoro”2002-2006, figura il “mainstreaming”, ovvero l’integrazione della dimensione di genere nelle attività di sicurezza e salute sul lavoro. 2009 13/73 Tra la vita lavorativa delle donne e quella degli uomini vi sono differenze fondamentali che influiscono sulla loro sicurezza e salute sul luogo di lavoro (SSL). Le misure attuate per la prevenzione dei rischi devono, quindi, tenere conto di tali differenze 2009 14/73 L’indagine rivela che nelle realtà lavorative europee la progettazione del lavoro, la sua organizzazione e la sua dotazione in attrezzature sono spesso basate sul modello dell’uomo “medio” Anche i rischi legati al lavoro per la sicurezza e la salute delle donne sono stati sottovalutati e trascurati rispetto a quelli per gli uomini, sia nella ricerca che nella prevenzione. 2009 15/73 Il direttore dell'Agenzia, Hans-Horst Konkolewsky, ha sottolineato “Il nostro studio rivela che l’orientamento tradizionale sulla prevenzione può dare una sottovalutazione dei rischi effettivi, specialmente nei confronti della salute delle donne……” 2009 16/73 Rischi specifici di genere 2009 molestie sessuali (mobbing verticale) discriminazione lavori poco qualificati lavori con elevato peso emotivo doppio peso del lavoro domestico 17/73 Legge di Murphy «se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi modi può condurre a una catastrofe, allora qualcuno lo farà.» «Edward A. Murphy Jr. era uno degli ingegneri degli esperimenti con razzo-su-rotaia fatti dalla U.S. Air Force nel 1949 per testare la tolleranza del corpo umano all'accelerazione (USAF project MX981). 2009 18/73 Legge di Murphy Un esperimento prevedeva un set di 16 accelerometri montati su diverse parti del corpo del soggetto. C'erano due maniere in cui ciascun sensore poteva essere incollato al suo supporto, e metodicamente qualcuno li montava tutti e 16 nella maniera sbagliata. Murphy pronunciò la prima versione della sua storica frase a una conferenza stampa. "La Legge di Murphy" si diffuse in tutti gli ambienti dell'ingegneria aerospaziale. Furono prodotte molte varianti. La maggior parte sono variazioni del genere "Se qualcosa può andare storto allora lo farà"; questa è qualche volta conosciuta come legge di Finagle o legge di Sod. Un'altra famosa applicazione è alla probabilità domestica: «La probabilità che una fetta di pane imburrata cada dalla parte del burro verso il basso su un tappeto nuovo è proporzionale al valore di quel tappeto.» 2009 19/73 Principio di precauzione Applicato ideologicamente porta ad effetti devastanti Politica di gestione del rischio che viene applicata in circostanze caratterizzate da un alto grado di incertezza scientifica Riflette la necessità di intervenire nei confronti di un rischio potenzialmente grave senza attendere i risultati della ricerca scientifica identificazione dei potenziali rischi valutazione realizzata in modo rigoroso e completo sulla base di tutti i dati esistenti mancanza di una certezza scientifica che permetta di escludere 2009 20/73 ragionevolmente la presenza dei rischi identificati. Prudent avoidance Si intende una serie di provvedimenti semplici, facilmente raggiungibili e a basso costo, anche in assenza di rischi dimostrabili per evitare le esposizioni Semplice, facilmente raggiungibili e a basso costo sono termini che non hanno un significato preciso L’aggettivo prudente si riferisce ai costi, non all’atteggiamento verso il rischio 2009 21/73 ALARA As Low As Reasonably Achievable E’ una politica atta a minimizzare i rischi conosciuti, mantenendo l’esposizione ai livelli più bassi ragionevolmente possibili, considerando costi, tecnologia, benefici per la salute pubblica ed altri fattori sociali ed economici il principio ALARA è usato soprattutto nel contesto della protezione dalle radiazioni ionizzanti, dove i limiti non sono stabiliti sulla base di una soglia, ma piuttosto sulla base di un "rischio accettabile". In queste circostanze, è ragionevole minimizzare un rischio che si presume possa esistere anche a livelli inferiori ai limiti raccomandati, considerato che ciò che costituisce un "rischio accettabile" può variare molto da individuo a individuo. 2009 22/73 PERICOLO È LA CAPACITA’ DI CAUSARE DANNO È UNA REALTÀ:PUÒ • O ESSERE (ON) • O NON ESSERE (OFF) 2009 23/73 2009 24/73 NON ESISTE LO ZOO IN QUESTA REGIONE ! 2009 25/73 SI !!!!! 2009 26/73 RISCHIO = PERICOLO + ESPOSTI 2009 27/73 2009 28/73 2009 29/73 2009 30/73 2009 31/73 2009 32/73 2009 33/73 CATEGORIE DI RISCHIO RISCHI PER LA SICUREZZA O DI NATURA INFORTUNISTICA RISCHI PER LA SALUTE O DI NATURA IGIENICO AMBIENTALE RISCHI PER LA SICUREZZA O LA SALUTE O DI TIPO TRASVERSALE ORGANIZZATIVO 2009 POSSONO CAUSARE INFORTUNI CON DANNI ALLE PERSONE A CAUSA DI UN TRAUMA FISICO DI DIVERSA NATURA (MECCANICA, ELETTRICA, FISICA ECC.) SONO I RISCHI CHE POSSONO COMPROMETTERE L’EQUILIBRIO BIOLOGICO DEI LAVORATORI PER ESPOSIZIONE A SOSTANZE CHIMICHE, BIOLOGICHE O A FATTORI FISICI SONO I RISCHI CHE DERIVANO DAL RAPPORTO TRA UOMO ED ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO 34/73 Identificazione delle sorgenti pericolose DOVE Rischi di esposizione per l’uso di macchine, attrezzature, sostanze QUALI Stima dell’entità del rischio 2009 COME Strutture (ambienti) Macchine Impianti Agenti chimici Agenti fisici -biologici Rischi di infortunio Rischi di malattie professionali Stima della probabilità Stima del danno 35/73 Fattore di rischio o fonte di pericolo qualsiasi materiale, attrezzatura, impianto, struttura, agente chimico, fisico o biologico, organizzazione, metodo, pratica o condizione di lavoro, ossia qualsiasi oggetto o situazione avente una caratteristica di pericolo. 2009 36/73 FATTORI DI RISCHIO RISCHI PER LA SICUREZZA RISCHI DI NATURA INFORTUNISTICA DOVUTI A: RISCHI PER LA SALUTE RISCHI DI NATURA IGIENICO AMBIENTALE DOVUTI A: RISCHI PER LA SICUREZZA E LA SALUTE RISCHI DI TIPO COSIDDETTO TRASVERSALE DOVUTI A: 2009 •Strutture •Macchine •Impianti Elettrici •Sostanze pericolose •Sostanze combustibili •Sostanze esplosive •Agenti Chimici •Agenti Fisici •Agenti Biologici •Organizzazione del lavoro •Fattori psicologici •Fattori ergonomici •Condizioni di lav. difficili 37/73 Concetti e strumenti di base per la valutazione dei rischi: le statistiche L'analisi degli infortuni in azienda ha un ruolo rilevante nell'approccio alla valutazione dei rischi sul lavoro, ìn quanto fornisce e consente di elaborare i "dati storici" degli eventi di danno con causa istantanea effettivamente verificatisi: II registro infortuni . 2009 38/73 Concetti e strumenti di base per la valutazione dei rischi: le statistiche Ai fini statistici è opportuna l'annotazione, oltre che dei dati del registro infortuni, anche delle seguenti . informazioni relative a ciascun infortunio, che potrebbero costituire la fonte dati per un semplice database aziendale: n° progressivo nel registro infortuni mansione o gruppo operativo dell'infortunato ora solare e ora del turno in cui è avvenuto l'infortunio giorno della settimana mese sesso dell'infortunato anzianità di lavoro descrizione dettagliata dell'evento agente materiale causa dell'infortunio (secondo la codifica INAIL) forma di accadimento (secondo la codifica INAIL). 2009 39/73 Il registro infortuni E' obbligatorio per qualsiasi azienda, registrare tutti gli infortuni che comportino l'assenza di almeno un giorno, escluso quello in cui l'evento si è verificato. Il registro degli infortuni deve essere vidimato in ogni pagina dall'ASL competente, e deve riportare per ogni infortunio: => data di abbandono e di ripresa del lavoro => nome, cognome, età, reparto e qualifica professionale dell'infortunato cause e circostanze dell'infortunio => natura e sede della lesione => conseguenze dell'infortunio (assenza per inabilità temporanea, % inabilità permanente, morte). Il D. Lgs. 81/08 ne prevede la sostituzione informatica. 2009 40/73 Concetti e strumenti di base per la valutazione dei rischi: gli indici I dati assoluti derivano dalla pura registrazione degli eventi che si sono verificati, e sono espressi in termini di numero di infortuni o entità delle conseguenze. I dati pesati, anche detti indici di infortunio, rendono invece conto dell'intensità del fenomeno: sono espressi in termini di numero di infortuni o entità delle conseguenze per ora lavorata o lavoratore. 2009 41/73 Concetti e strumenti di base per la valutazione dei rischi: gli indici I dati sugli infortuni, essendo relativi a condizioni di rischio, devono ovviamente rendere conto dei due aspetti che lo determinano: la probabilità e il danno. Distinguiamo quindi fra dati di frequenza, legati alla probabilità, e dati di gravità, legati all'entità dei danni verificatisi. 2009 42/73 INDICI DI FREQUENZA La dimensione del rischio infortunistico si misura attraverso gli indici di frequenza, presi in esame anche dalla norma UNI 7249, "Statistiche degli infortuni sul lavoro". Gli indici di frequenza previsti dalla norma UNI hanno al numeratore gli infortuni verificatisi in un anno ed al denominatore le ore lavorate nello stesso anno. Allo scopo di rendere più leggibile il risultato, tale rapporto viene poi moltiplicato per 1.000.000 (un milione). L’indice dunque fornisce il numero di infortuni avvenuti ogni milione di ore lavorate. IF=n° infortuni x 1.000.000 ore lavorate In alcuni casi l’indice di frequenza è calcolato ponendo al denominatore il numero di operai (o di addetti) anziché le ore lavorate. IF=n° infortuni x 1.000 n° operai anno 2009 43/73 INDICI DI GRAVITA’ La norma UNI 7249, "Statistiche degli infortuni sul lavoro", prevede come principali misure del danno infortunistico (cioè della serietà delle conseguenze degli incidenti sul lavoro) gli indici di gravità. Essi vengono calcolati con una delle due formule seguenti (in realtà la norma UNI cita solo la prima): gT+gP+gM IG 1.000.000 ore lavorate gP perci i 100 gM = 7.500M 7500 IG gT+gP+gM n operai anno (somma dei giorni convenzionali di invalidità permanente) con perci = grado di inabilità permanente espresso in percentuale (somma dei giorni convenzionali di invalidità dei casi mortali) con M = n° dei casi di morte In pratica l'indice di gravità rappresenta il numero di giornate mediamente perdute da ogni addetto a causa degli infortuni. Per il calcolo si fanno le seguenti considerazioni sul numero di giorni perduti: •per un infortunio con inabilità temporanea si considera l'effettivo numero di giorni perduti •per un infortunio con inabilità permanente si fa l'ipotesi che ogni grado di inabilità corrisponda a 75 giorni perduti 2009 44/73 •per un infortunio con morte si ipotizzano 7500 giorni perduti BANCHE DATI Nel sito ISPESL, www.ispesl.it, accedendo alla sezione "Statistiche" si trovano le aree tematiche: "Infortuni": "Banca dati interattiva degli infortuni 1994- 2002" (Dati assoluti, fonte e codifiche INAIL ), "Atlante degli infortuni anni 1994-1997". "Archivio storico infortuni e malattie e professionali" (tabelle e grafici dei dati assoluti sugli infortuni denunciati e dell'indice di frequenza di quelli indennizzati, per gli anni 19801997), "Infortuni mortali" (presentazione. e risultati del progetto di studio sugli infortuni mortali del periodo 2002-2004, promosso da regioni e province autonome, INAIL e ISPESL, su dati da fonti ASL e INAIL) "Malattie professionali": "Secondo rapporto MALPROF" (Approfondimenti, grafici e tabelle con dati ASL assoluti e tassi di incidenza per 100.000 abitanti, su malattie professionali segnalate alle ASL di Lombardia e Toscana nel periodo 2001-2002, "Malattie professionali" (Dati INAIL su malattie indennizzate, manifestatesi negli anni 1990-1999, ) 2009 45/73 BANCHE DATI INTERNAZIONALI ILO (www.ilo.org dati mondiali accedendo a "Social protectiòn", quindi "The Infocus programme on safework", e all'area tematica "Accident and desease information") OSHA, Agenzia europea per la sicurema e la salute sul lavoro (http://europe.osha.eu.int, dati europei anche per paesi membri e non membri, cliccando su "accesso diretto" e quindi entrando nella sezione "Statistiche") NIOSH (www.cdc.gov/niosh, dati U.S.A. nella sezione "Data & Statistics") OSHA (www.osha.gov, dati U.S.A. nella sezione "Statistics" 2009 46/73 TRIANGOLO DI HEINRICH 1 29 300 INCIDENTI CON INFORTUNIO A GRAVITA’ TOTALE (Mortale o Invalidante) INCIDENTI CON INFORTUNIO A GRAVITA’ NON TOTALE INCIDENTI SENZA INFORTUNIO L'analisi dei quasi incidenti I quasi incidenti sono da attribuire ad anomalie di funzionamento senza conseguenze, carenze anche organizzative, comportamenti non corretti ecc.. . Se per individuare il rischio ci si deve riferire a una possibilità, ossia anche una semplice potenzialità, i quasi incidenti sono indicatori di rischio . E' quindi estremamente utile adottare procedure o prassi aziendali, previa un'adeguata informazione e formazione dei lavoratori, per assicurare la segnalazione, e quindi la registrazione dei quasi incidenti e degli infortuni con conseguenze leggere. 2009 48/73 LINEE GUIDA CEE SULLA VALUTAZIONE DEI RISCHI SUL LAVORO Obiettivo della valutazione dei rischi L’obiettivo della valutazione dei rischi consiste nel consentire al datore di lavoro di prendere i provvedimenti che sono effettivamente necessari per salvaguardare la sicurezza e la sanità dei lavoratori. Questi provvedimenti comprendono: • prevenzione dei rischi professionali • informazione dei lavoratori • formazione professionale degli stessi • organizzazione e mezzi destinati a porre in atto i provvedimenti necessari. 2009 49/73 Eliminare e non spostare il rischio È essenziale che i rischi non siano semplicemente "spostati", cioè che la soluzione di un problema non ne crei un altro di nuovo. Ad esempio, sarebbe di dubbio vantaggio montare doppi vetri sulle finestre di un ufficio per ridurre il rumore proveniente dall’esterno, se ciò non è accompagnato dalla messa in opera di un sistema adeguato di ventilazione. Un altro aspetto di pari importanza è che il rischio non deve essere trasferito in un altro settore. Ad esempio, si deve evitare che lo scarico di un impianto di ventilazione di sostanze tossiche sia montato in modo tale che la sua uscita comporti rischi per un’altra zona di lavoro o per il pubblico. Si e visto infatti che in un ospedale l’uscita del sistema di ventilazione di un obitorio si trovava direttamente al di sotto delle finestre di un reparto pediatrico. 2009 50/73 La valutazione dei rischi La valutazione dei rischi è articolata come segue: o identificazione dei pericoli; o identificazione dei lavoratori (o di terzi) esposti a rischi potenziali; o valutazione dei rischi, dal punto di vista qualitativo o quantitativo; o studio sulla possibilità di eliminare i rischi e, in caso contrario, o decisione sulla necessità di introdurre ulteriori provvedimenti per eliminare o limitare i rischi. 2009 51/73 Cosa valutare La valutazione deve riguardare i rischi derivanti dall’attività lavorativa e che risultano ragionevolmente prevedibili. Quelli derivanti invece dalla vita di tutti i giorni, in generale, e che non fanno oggetto di particolari preoccupazioni (p.es. il fatto che un impiegato d’ufficio si ferisca mentre taglia un pezzo di carta) non richiederanno di norma un’attenzione così minuziosa, a meno che l’attività o l’organizzazione del lavoro aggravi questi rischi. 2009 52/73 Orientamenti per la valutazione del rischio osservazione dell’ambiente di lavoro (p. es. vie di accesso, condizioni dei pavimenti, sicurezza dei macchinari, fumi e polveri, temperatura, illuminazione, rumore ecc.); identificazione dei compiti eseguiti sul posto di lavoro (per definire tutti i compiti, in modo da inserirli nella valutazione dei rischi); esame dei compiti eseguiti sul posto di lavoro (valutazione dei rischi derivanti dalle singole mansioni); osservazione del lavoro in corso di esecuzione (le procedure sono rispettate, oppure comportano altri rischi); 2009 53/73 Orientamenti per la valutazione del rischio esame dei modelli di lavoro (per valutare l’esposizione ai rischi); esame dei fattori esterni che possono avere effetti sul posto di lavoro (p. es. aspetti climatici per i lavoratori all’esterno); rassegna dei fattori psicologici, sociali e fisici che possono contribuire a creare stress sul lavoro e studio del modo in cui essi interagiscono fra di loro e con altri fattori nell’ organizzazione e nell’ambiente di lavoro; esame dell’organizzazione destinata a mantenere condizioni soddisfacenti di lavoro, tra cui le misure di salvaguardia (p.es. assicurarsi che siano in atto i sistemi opportuni di valutazione dei rischi derivanti dall’impiego di un nuovo impianto, di nuovi materiali ecc., in modo da aggiornare le informazioni sui rischi). 2009 54/73 Lavoratori che possono risultare esposti a rischi maggiori secondo linee guida CEE - lavoratori portatori di handicap lavoratori molto giovani ed anziani donne incinte e madri che allattano personale non convenientemente formato o inesperto (es. : nuovi assunti, lavoratori stagionali o temporanei) - persone che lavorano in spazi confinati o scarsamente ventilati - addetti alla manutenzione - dipendenti che evidenziano malattie del sistema immunitario - dipendenti con malattie croniche antecedenti, per es. bronchite - dipendenti che sono sottoposti a trattamento farmacologico tale da aumentarne la vulnerabilità. 2009 55/73 Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi. 1. IMPIEGO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO a) Elementi in movimento rotatorio o traslatorio non sufficientemente protetti, che possono causare schiacciamenti, tagli, perforazioni, urti, agganciamenti o trazioni. b) Elementi o materiali in movimento libero (caduta, rotolamento, scivolamento, ribaltamento, dispersione nell'aria, oscillazioni, crolli) cui possono conseguire danni alle persone. c) Movimenti di macchinari e di veicoli. d) Pericolo di incendio e di esplosione (per es: per attrito; serbatoi in pressione) e) Intrappolamento. 2009 56/73 Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi. 2. METODI DI LAVORO E DISPOSIZIONE DEGLI IMPIANTI. a) Superfici pericolose (bordi acuminati, spigoli, punte, superfici abrasive, parti protundenti). b) Attività in altezza. c) Compiti che comportano movimenti/posizioni innaturali. d) Spazi limitati (per es: necessita' di lavorare tra parti fisse). e) Inciampare e scivolare (superfici bagnate o comunque scivolose, ecc.). f) Stabilita' del posto di lavoro. g) Conseguenze derivanti dalla necessita' di indossare attrezzature di protezione personale su altri aspetti del lavoro. h) Tecniche nei metodi di lavoro. i) Ingresso e lavoro in spazi confinati. 2009 57/73 Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi. 3. IMPIEGO DELL'ELETTRICITA' a) Pannelli di comandi elettrici. b) Impianti elettrici, per es: rete principale di adduzione, circuiti di illuminazione. c) Attrezzature, sistemi di controllo e di isolamento a comando elettrico. d) Impiego di attrezzi elettrici portatili. e) Incendi o esplosioni causati dall'energia elettrica. f) Cavi elettrici sospesi. 2009 58/73 Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi. 4. ESPOSIZIONE A SOSTANZE O PREPARATI PERICOLOSI PER LA SICUREZZA E LA SALUTE a) Inalazioni, ingestione e assorbimento cutaneo di materiale pericoloso per la salute (compresi aerosol e polveri). b) Impiego di materiali infiammabili e esplosivi. c) Mancanza di ossigeno. d) Presenza di sostanze corrosive. e) Sostanze reattive instabili. f) Presenza di sensibilizzanti. 2009 59/73 Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi. 5. ESPOSIZIONE AD AGENTI FISICI. a) Esposizione a radiazioni elettromagnetiche (calore, luce, raggi X, radiazioni ionizzanti). b) Esposizione a laser. c) Esposizione al rumore od a ultrasuoni. d) Esposizione a vibrazioni meccanica. e) Esposizione a sostanze/mezzi ad alta temperatura. f) Esposizione a sostanze/mezzi a temperatura molto bassa. g) Presenza di fluidi sotto pressione (aria, vapore, liquidi compressi). 2009 60/73 Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi. 6. ESPOSIZIONE AD AGENTI BIOLOGICI. a) Rischio di infezioni derivanti dalla manipolazione e dall'esposizione non intenzionale a microorganismi, esotossine ed endotossine. b) Rischio di infezioni dovute all'esposizione non intenzionale a microorganismi (per es: legionella, liberata dai sistemi radianti di raffreddamento). c) Presenza di allergeni. 2009 61/73 Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi. 7. FATTORI AMBIENTALI E AMBIENTE DI LAVORO. a) Illuminazione non adeguata o tecnicamente errata. b) Controllo inadeguato di temperatura, umidità, ventilazione. c) Presenza di agenti inquinanti. 2009 62/73 Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi. 8. INTERAZIONE DEL POSTO DI LAVORO E DEI FATTORI UMANI. a) Dipendenza del sistema di sicurezza dalla necessità di ricevere ed elaborare con cura le informazioni. b) Dipendenza dalle conoscenze e dalle capacita' del personale. c) Dipendenza dalle norme di comportamento. d) Dipendenza da una soddisfacente comunicazione e da istruzioni corrette per far fronte a condizioni mutevoli. e) Conseguenze di deviazioni ragionevolmente prevedibili dalle procedure di lavoro in condizioni di sicurezza. f) Adeguatezza delle attrezzature di protezione professionale. g) Scarsa motivazione alla sicurezza. h) Fattori ergonomici, quali la progettazione del posto di lavoro per venire incontro alle esigenze del dipendente. 2009 63/73 Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi. 9. FATTORI PSICOLOGICI. a) Difficoltà di lavoro (intensità, monotonia). b) Dimensioni dell'ambiente di lavoro, per es. claustrofobia, solitudine. c) Ambiguità del ruolo e/o situazione conflittuale. d) Contributo al processo decisionale con conseguenze sul lavoro e sulle mansioni. e) Lavoro molto esigente a scarso controllo. f) Reazioni in caso di emergenza. 2009 64/73 Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi. 10. ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO. a) Fattori condizionati dai processi di lavoro (per es: lavoro in continuo, sistemi di turni, lavoro notturno). b) Sistemi efficaci di gestione e accordi per l'organizzazione, la pianificazione, il monitoraggio e il controllo degli aspetti attinenti alla sicurezza e alla sanità. c) Manutenzione degli impianti, comprese le attrezzature di sicurezza. d) Accordi adeguati per far fronte agli incidenti e a situazioni d’emergenza. 2009 65/73 Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi. 11. FATTORI VARI. a) Pericoli causati da terzi, per es: violenza a colleghi, personale di sorveglianza, polizia, attività sportive. b) Lavoro con animali. c)Lavoro in atmosfere a pressione superiore o inferiore al normale. d) Condizioni climatiche difficili. e) Integrità dei software. f) Lavorare in prossimità di specchi d'acqua o sott'acqua. g) Posti di lavoro variabili. 2009 66/73 Criteri da applicare alla valutazione dei rischi Norme legali Norme e orientamenti pubblicati, p. es. norme tecniche nazionali, codici di buona pratica, livelli di esposizione professionale, norme delle associazioni professionali, orientamenti dei fabbricanti ecc. Princìpi gerarchici della prevenzione dei rischi: o evitare i rischi sostituire ciò che è pericoloso con ciò che non è pericoloso o lo è meno o combattere i rischi alla fonte o applicare provvedimenti collettivi di protezione piuttosto che individuali (p. es. controllare l’esposizione ai fumi mediante un impianto di ventilazione dei locali, piuttosto che attraverso l’impiego di respiratori personali) o adeguarsi al progresso tecnico e ai cambiamenti nel campo dell’informazione o cercare di garantire un miglioramento del livello di protezione 2009 67/73 VALUTAZIONE DEL RISCHIO IDENTIFICAZIONE DEL RISCHIO Identificazione, definizione, descrizione BANCHE DATI STIMA DEL RISCHIO (quantificazione) CONTROLLO DEL RISCHIO (riduzione) 2009 Valutazione della frequenza (o probabilità) di accadimento dell’evento e valutazione delle conseguenze Confronto con obiettivi di sicurezza per stabilirne l’accettabilità e azioni per ridurre i rischi e mitigare gli effetti degli eventi 68/73 ANALISI O VALUTAZIONE ? Va sottolineata la distinzione tra "risk assessment" (valutazione dei rischi attività cognitiva, di conoscenza della situazione) e "risk management" (gestione del rischio - processo decisionale). La demarcazione tra i due momenti non è sempre netta. 2009 69/73 FASI DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO 2009 70/73 RELAZIONI TRA LE FASI DEL PROCESSO DI STIMA, DI VALUTAZIONE E DI CONTROLLO DEL RISCHIO descrizione dell’impianto o del sistema analisi storica degli incidenti stima delle probabilità di accadimento obiettivi di sicurezza identificazione dei rischi analisi di tipo quali-quantitativo stima delle conseguenze stima dei rischi valutazione e confronto con gli obiettivi assunti criteri di confronto definizione di interventi correttivi: eventuali modifiche per eliminare o ridurre i rischi 71/73 2009 controllo dei rischi La norma EN 1050:1998: Sicurezza del macchinario - Principi per la valutazione del rischio, impone ai costruttori di eseguire l'analisi del rischio 2009 72/73 2009 73/73