Costruire Didattiche Inclusive e intrecci con il territorio … Nell’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, nell’inclusione degli alunni con Bisogni Educativi Speciali e nel riconoscere e valorizzare efficacemente le varie differenze di tutti gli alunni, il centro focale del nostro discorso deve essere proprio la didattica, anzi, le DIDATTICHE INCLUSIVE… …Riconoscere e comprendere le differenze, tutte; differenziare positivamente nel nome dell’EQUITÀ e agire in modo efficace ed efficiente anche sui contesti sociali: questo il focus del convegno… … le pratiche di differenziazione, individualizzazione e personalizzazione debbano e possano diventare parte ordinaria delle situazioni di insegnamento-apprendimento, patrimonio di tutti i Docenti ed elementi costitutivi delle Didattiche Inclusive… … Un Convegno dunque orientato alla/e didattica/didattiche, ma con il respiro profondo del Progetto di vita e dell’inclusione sociale, naturali sviluppi della vita scolastica… Andrea Canevaro, Dario Ianes e Roberta Caldin Le Plenarie del Convegno Dario Ianes Elena Rocco Raffaele Iosa Renata Nacinovich Mariapia Veladiano Gianluca Nicoletti Luigi Berlinguer Daniela Lucangeli Massimo Recalcati Tom Arnkil Gianluca Daffi Andrea Facoetti Stefano Franceschi I Workshop LE AREE TEMATICHE DISABILITÀ SESSIONE PLENARIA: ELENA ROCCO RAFFAELE IOSA RENATA NACINOVICH MARIAPIA VELADIANO GIANLUCA NICOLETTI ELENA ROCCO Docente presso il Dipartimento di Management dell’Università di Venezia, ideatrice di Radio Magica e madre di un bambino affetto da una malattia rarissima. Radio Magica è un luogo a misura di bambino, bello per chi ascolta e utile agli adulti perché divulga buone pratiche educative. Elena Rocco ha realizzato il progetto di Radio Magica partendo dal principio che l’ascolto è un ingrediente essenziale per lo sviluppo del pensiero del bambino: ascoltare insegna a pensare e ad esprimersi, ad apprendere, a dialogare, a stare bene con gli altri. Radio Magica si trova su www.radiomagica.org e trasmette dalle 7.00 alle 19.00 per ragazzi di età compresa tra gli 0 e i 13 anni. Cliccando sulle icone rappresentate da quattro simpatici animali, si può accedere a: web radio villaggio biblioteca on line audio-storie tratte da libri celebri miniserie costruite dai bambini all’interno di musei e luoghi d’arte I contenuti sono accessibili a tutti, in quanto sono disponibili in: audio video con la LIS simboli per i bambini con disturbo del linguaggio stranieri età prescolare testi ad Alta Leggibilità per DSA e ipovedenti RAFFAELE IOSA Ispettore scolastico della regione Emilia- Romagna Ha fatto parte del gruppo che ha scritto il Regolamento dell'autonomia nel 1998 e ha coordinato, dal 1999 al 2001, l'Osservatorio nazionale handicap per il Ministero della pubblica amministrazione. Iosa, nel suo intervento “Oltre la crisi… «Sortirne tutti insieme è politica»”. Sottolinea l’importanza che la scuola non deve chiedere aiuto allo Stato, ma deve essere sempre supportata da leggi e politiche adatte alla gestione del sistema didattico, in un’ottica lungimirante. La scuola non ha solo bisogno di soldi, ma di vere relazioni dove ognuno conta in base agli altri e può quindi dare un contributo personale all’interno della società. RENATA NACINOVICH Docente universitaria alla Bicocca di Milano La dott.ssa Nacinovich, studiando il ruolo dei servizi socio-sanitari, rispetto all’inclusione di minori disabili, ha rilevato che nella scuola dell’Infanzia le diagnosi funzionali sono legate soprattutto o solamente a deficit fisici. Nella scuola Primaria invece le diagnosi sono, nella maggior parte, legate a deficit mentali, in modo particolare a lievi ritardi mentali. Si ricorda che un lavoro tempestivo di Rete aiuta al miglioramento delle funzionalità del bambino e al non aggravarsi dell’handicap. MARIAPIA VELADIANO Scrittrice e dirigente scolastico di Trento Mariapia Veladiano, nel suo intervento intitolato “Le parole dell’integrazione”, sostiene che l’impiego delle parole deve essere cauto, e bisogna valutare bene il significato di ogni parola che pronunciamo poiché porta effetti: legami, amicizie, incomprensioni… Le attività legate ai giochi linguistici, quali poesie o anagrammi, possono portare alla costruzione di una qualità e di una ricchezza delle parole, che i bambini interiorizzano e utilizzano nel loro vivere civile. L’impoverimento del bagaglio lessicale e di una lingua duale (io-loro, straniero-italiano, bello-brutto…) porta all’egocentrismo, al pensiero netto e non critico e alla non comprensione. GIANLUCA NICOLETTI Giornalista, voce radiofonica, scrittore e padre di un ragazzo autistico. Il giornalista Gianluca Nicoletti ha presentato il suo ultimo scritto dal titolo: “Una notte ho sognato che parlavi”. In queste pagine l’autore narra quotidianamente la storia di suo figlio Tommy e la relazione che ha con lui. Dal racconto emerge la difficile vita di ogni giorno di un padre alle prese con un figlio autistico in vari ambiti sociali. Si evince quindi la paura e la solitudine di un genitore che ha la consapevolezza che “dall’autismo non si guarisce”. WORKSHOP Facilitazioni disciplinari e adattamento dei materiali didattici: storia e geografia per la scuola primaria. Promuovere lo sviluppo delle autonomie personali nella disabilità e nell’autismo. La classe digitale inclusiva. Metodo Feuerstein e percorsi di apprendimento. Il metodo analogico con bambini con disabilità sensoriali: ipovedenti, non vedenti, ipoacusici e sordo-ciechi. CAA: comunicazione aumentativa alternativa e inclusione sociale. Giochi e attività per l’arricchimento linguistico. WORKSHOP Facilitazioni disciplinari materiali didattici. a adattamento di Il professore di sostegno Carlo Scataglini propone di semplificare i testi didattici per facilitare l’apprendimento dei bambini con maggiore difficoltà. Un esempio di tale metodologia è data dai suoi testi: “Storia facile” e “Geografia facile”. Per i bambini è importante apprendere tramite parolechiave, utilizzando ad esempio l’attività di brainstorming. Utile è anche il cooperative learning, al fine di costruire un sapere collettivo condiviso. “Quello che ci interessa di più sono i compagni di viaggio e la destinazione. Della velocità di navigazione ci importa molto meno…” Promuovere lo sviluppo delle autonomie personali nella disabilità e nell’autismo. È necessario individuare principalmente le autonomie di base, quali il vestirsi, lavarsi… in secondo luogo è importante focalizzare l’attenzione sulle autonomie integranti, ad esempio l’utilizzo dei servizi, come bus, negozi… Nei bambini con autismo è indispensabile l’utilizzo di aiuti visivi, che supportino la comunicazione con gli altri. Altro punto fondamentale è la strutturazione dello spazio in cui il bambino con autismo vive, poiché è necessario ricordare che i comportamenti problematici sono una risposta allo stress emotivo. Si ribadisce anche nell’ICF come determinante nei processi di inclusione. il contesto è La classe digitale inclusiva. Il dott. Zambotti considera l’uso della tecnologia fondamentale per creare una classe inclusiva, nel senso di un ambiente di apprendimento. Non bisogna replicare un approccio individuale e trasmissivo, come la vecchia lezione frontale, attraverso nuovi strumenti digitali: non serve il tablet per rifare le stesse attività che si fanno sul quaderno. La LIM e l’uso di internet devono creare interattività tra pari e una didattica nuova che sposti il focus sugli alunni. Innovazione non è solo l’impiego di tecnologie, ma è il cambiamento del pensiero didattico. La LIM deve essere uno stimolo per creare un ambiente di lavoro comune, in cui gli alunni e l’insegnante costruiscono la lezione. L’insegnante gestisce il flusso di informazioni della classe, ma sono gli alunni stessi che scrivono e operano sulla LIM. Metodo Feuerstein e percorsi di apprendimento. Il metodo Feuerstein sostiene che l’intelligenza si può insegnare, ma è necessario un mediatore che accompagni l’individuo senza però sostituirlo. Apprendimento mediato e non casuale S = stimolo H = mediatore umano O = organismo R = risposta Non c’è fretta nel metodo, bisogna cercare di rendere i bambini autonomi lentamente. Fondamentale per il metodo Feuerstein è la verbalizzazione, è necessario sempre punzecchiare il bambino con altre domande per stimolare abitudini cognitive positive. Insegnare a pensare e a imparare. Ognuno di noi ha dentro di sé un potenziale dinamico. Il metodo analogico con bambini con disabilità sensoriali: ipovedenti, non vedenti, ipoacusici e sordo ciechi. Il dott. Bortolato, sostenitore del metodo analogico, sottolinea l’utilizzo delle potenzialità visive del subitizing, su alunni con minorazione uditiva. L’impiego di immagini, con assenza o presenza minima di testo, agevola l’apprendimento logico-matematico e logicolinguistico, in quanto il bambino si focalizza su una percezione concreta e non su una logica astratta. La memorizzazione di un’immagine-gancio aiuta l’alunno a ricavare il concetto-chiave, come un numero (attraverso Linea del 20, del 100 e del 1000) o un elemento grammaticale (per mezzo della Grammatica al Volo). Gli strumenti ideati da Bortolato sono stati arricchiti da schede tattili e scritte in Braille, per alunni non vedenti e sordo-ciechi. CAA: Comunicazione Aumentativa Alternativa e inclusione sociale. La CAA è ogni comunicazione che sostituisce o aumenta il linguaggio verbale. La lettura ad alta voce dell’adulto è fondamentale dal punto di vista affettivo, ma stimola anche la comunicazione e il linguaggio. I bambini disabili sono bambini ai quali si legge di meno, pertanto sono stati ideati gli In-Book, “libri su misura”, ossia racconti illustrati con il testo in simboli. Gli In-Book rappresentano non solo un importante strumento di inclusione dei bambini con disabilità, ma anche un’occasione di sviluppo e crescita per tutti, grazie alla possibilità di lettura condivisa con gli altri bambini. Sono utilissime le ripetizioni, ossia è necessario rileggere più e più volte gli stessi In-Book. Inoltre è doveroso per l’adulto di riferimento non parlare ai bambini con le parole-frasi, ma con frasi complete. Giochi e attività per l’arricchimento linguistico. Il gioco è fondamentale per i bambini, come è essenziale il linguaggio. La forma ludica è strumento per socializzare, per trasmettere valori, per l’immaginazione e per l’integrazione. Il gioco è trasversale per età e per etnie, è portatore di modelli, culture ed epoche diverse. Sostanziale nel gioco è il coinvolgimento attivo di tutti, nel rispetto delle regole. Anche in classe si può giocare: partendo dalle immagini è possibile sviluppar,e ad esempio, un testo fantastico, arricchendo il proprio bagaglio lessicale con nuovi termini scoperti interagendo con i compagni. Fornendo carte illustrate i bambini sono sollecitati alla descrizione dei singoli elementi di un paesaggio, a denominarli e pertanto a pensare alle parole nuove intorno a loro. Per i bambini con disabilità il lavoro ludico, con figurenome, consente di operare concretamente su nomi, parole, frasi ed infine brevi testi. Bisogni Educativi Speciali SESSIONE PLENARIA: Dario Ianes Luigi Berlinguer Daniela Lucangeli Massimo Recalcati Tom Arnkil Gianluca Daffi Andrea Facoetti Stefano Franceschi DARIO IANES Docente di Pedagogia Speciale e Didattica Speciale presso la Facoltà di Scienze della Formazione Primaria dell’Università di Bolzano Fondatore e anima culturale del Centro Studi Erickson di Trento Alunni con bisogni educativi speciali: passi in avanti verso una scuola inclusiva EQUITÀ PEDAGOGICA DIDATTICA INCLUSIVA EQUITÀ PEDAGOGICA Far emergere le differenze di tutti gli alunni, non solo di quelli che portano con sé un problema. Riconoscere pedagogicamente le difficoltà e non affidarsi solamente alla sanità. Dare pari dignità a situazioni di diversa natura. Leggere i bisogni dei bambini cercando di sganciarsi il più possibile dalle certificazioni e dalle diagnosi mediche assegnate. DIDATTICA INCLUSIVA Costruire una didattica ordinaria strutturalmente più inclusiva che consenta di personalizzare, individualizzare e tagliare su misura le proposte rispetto alle caratteristiche degli alunni. Costruire una didattica che permetta a ciascun alunno di trovare modi diversi per esprimere al massimo le proprie potenzialità: strutturare materiali con diversi livelli di difficoltà, materiali per diverse modalità di attivazione, cooperazione tra gli alunni, didattica laboratoriale, tecnologie inclusive… No a PDP appiccicati ad una didattica ordinaria non inclusiva. Erickson e RCS Education lanciano il nuovo progetto "ogni bambino è unico" RCS Education, la divisione di RCS Libri leader nell’editoria scolastica italiana, e Erickson, editore e centro di eccellenza in tema di educazione, psicologia e didattica, presentano Ogni bambino è unico, un progetto per la didattica inclusiva che caratterizzerà l’offerta adozionale e parascolastica 2014 di Fabbri per la scuola primaria… "Gli insegnanti si trovano infatti di fronte a classi sempre più eterogenee, con alunni molto differenti tra di loro per abilità di apprendimento, provenienza, capacità relazionali ed emotive, così come per situazioni di evidente difficoltà, come nel caso degli alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES), al cui interno troviamo i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), ma anche le problematicità psicologiche, comportamentali, linguistiche, lo svantaggio sociale e culturale": osserva Dario Ianes, docente ordinario di didattica speciale all'Università di Bolzano e cofondatore del Centro Studi Erickson. “La chiave di volta del progetto è la proposizione di un unico supporto didattico polivalente per l’intera classe", dichiara Mila Valsecchi, direttore commerciale di RCS Education, “traducendo in normalità didattica le specificità richieste dagli alunni con BES”… RCS Education e l'équipe di specialisti Erickson (psicologi dell'apprendimento, pedagogisti, insegnanti specializzati ed esperti in tecnologie dell'educazione) hanno lavorato all’evoluzione dei supporti didattici ritenuti “normali” e abitualmente utilizzati dagli studenti, arricchendoli di schede, attività e materiali aggiuntivi differenziati e adattati (su carta nella parascolastica e su digitale nell’adozionale), materiali quindi efficaci per la situazione “speciale” degli alunni con difficoltà… Tratto dal sito http://www.erickson.it/ LUIGI BERLINGUER Onorevole Direttore Education 2.0 di Roma Cultura scientifica e partecipazione democratica PROTAGONISMO DEL DISCENTE PROTAGONISMO DEL DISCENTE Puntare al “protagonismo del discente” abbandonando progressivamente il metodo educativo esclusivamente trasmissivo. Preservare la qualità scolastica mediante l’equità: ognuno deve dare al massimo in base alle proprie capacità. L’apprendimento deve essere una forma di continua ricerca del discente (laboratorialità) e non la memorizzazione di concetti. È necessario cambiare l’ambiente fisico (aula), l’orario, la solidarietà tra i discenti (apprendimento cooperativo). Il cambiamento della scuola parte dal basso. DANIELA LUCANGELI Docente nelle Facoltà di Scienze della Formazione, Psicologia e Medicina dell’Università di Padova. Nell'ambito delle sue ricerche si occupa di apprendimento e, in particolare, di apprendimento matematico. Presidente nazionale CNIS (Coordinamento Nazionale Insegnanti Specializzati). Ripartire dall’intelligenza dell’errore L’INTELLIGENZA DELL’ERRORE L’INTELLIGENZA DELL’ERRORE L’errore è diventato da colpa («Se sbagli… non sei stato attento») a indice di patologia («Se sbagli… hai una disfunzione»). L’errore non è un sintomo ma un’approssimazione alla conoscenza. Il bambino deve essere messo nella situazione di trovare l’errore. Bisogna essere alleati con il bambino contro l’errore e non viceversa. Dissonanze cognitive creano misconcezioni. Tutti commettono degli errori ed è per questo che c’è una gomma per ogni matita. MASSIMO RECALCATI Psicoanalista, direttore scientifico dell'IRPA (Istituto di Ricerca di Psicoanalisi Applicata). Insegna Psicopatologia del comportamento alimentare presso l'Università di Pavia, e Clinica psicoanalitica dell'anoressia all'interno del CEPUSPP (Centre d'enseignement post-universitaire pour la spécialisation en psychiatrie et psychothérapie) di Losanna. Cosa resta della scuola? Patto generazionale PATTO GENERAZIONALE Secondo il modello antico la scuola aveva il compito di raddrizzare la vite storta… invece la scuola deve amare la vite storta, non deve rendere tutte le viti uguali, non deve omologare. Nella scuola primaria per il bambino il maestro è un proseguimento dei genitori, esiste ancora un patto generazionale, cosa che non esiste più alle scuole secondarie. La scuola deve dematernizzare il linguaggio: il bambino deve imparare una nuova lingua, diversa da quella usata a casa. La scuola deve separare il bambino dalla famiglia per permettergli di conoscere altri mondi. È necessario rivalutare e valorizzare l’ora di lezione: un insegnante deve ascoltare e far scaturire nei ragazzi nuovi interessi, nuove emozioni, nuovi orizzonti e cambiamenti… non fare lo psicologo. TOM ARNKIL Scienziato sociale e research professor presso l'Istituto Finlandese per la Sanità e il Welfare di Helsinki, dove è responsabile per la ricerca e lo sviluppo di metodi e approcci dialogici orientati alla rete nel Servizio pubblico, è anche professore associato di lavoro sociale presso l'Università di Helsinki. Il metodo dialogico: una scuola aperta agli alunni, ai genitori, agli insegnanti, agli educatori e a tutti gli altri interlocutori Il rapporto dialogico IL RAPPORTO DIALOGICO Senza un rapporto dialogico non ci può essere inclusione. L’essere umano nasce, vive e lavora in una rete di rapporti, se li compromette danneggia la sua stessa vita. L’insegnante ha bisogno dell’aiuto dei genitori: se si chiede aiuto, si ottiene aiuto. L’insegnante deve essere sincero, deve iniziare il rapporto dialogico parlando delle tante cose positive del bambino senza far sentire i genitori in colpa. Il fulcro dei rapporti dialogici è il rispetto incondizionato dell’altro. «Aiutatemi ad aiutare vostro figlio insieme a voi!» con questa frase non si sminuisce la figura dell’insegnante, anzi la si migliora. Un discorso autoritario è fatto di frasi brevi, mentre le frasi dialogiche sono aperte: «Mi aiuti a…». GIANLUCA DAFFI Laureato in Psicologia, è formatore e collabora con il Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano e con lo SPAEE, Servizio di Psicologia dell’Apprendimento in Età Evolutiva dello stesso ateneo. NPI Ospedali Civili di Brescia. ADHD Homework tutor: nuove figure di supporto alla scuola e alla famiglia Homework tutor HOMEWORK TUTOR L’Homework Tutor è una figura professionale che opera nel campo dell’educazione e del sostegno principalmente domiciliare a soggetti con fragilità nell’apprendimento e possibile rischio di abbandono scolastico e/o difficoltà di integrazione sociale. Nello specifico può: pianificare e progettare gli interventi di tutoring basati sul modello START, individuando le metodologie più efficaci per fronteggiare le richieste del contesto e i bisogni formativi dei destinatari; svolgere attività di tutoring; gestire il rapporto con la famiglia del destinatario e i rapporti con i docenti dello stesso; monitorare l’andamento del tutoring e valutare i risultati raggiunti. Non serve qualcuno che dia più tempo ma qualcuno che aiuti a non perderlo. Non serve solo ripetere, serve fare in modo diverso. Il metodo START si basa sulla costruzione di routine finalizzate a favorire l’apprendimento e lo sviluppo di competenze esecutive utili per gestire in modo adeguato i compiti pomeridiani. Gli elementi importanti sono: Spazio, Tempo, Attività (compito da svolgere), Revisione (verifica dell’attività) e Trasferibilità (possibilità di rendere generalizzabili le competenze sviluppate). I principali obiettivi del modello sono: ridurre il tempo dedicato al compito; aumentare il livello di soddisfazione generale, sia del bambino che dell’adulto (insegnante/genitore), nella pianificazione, organizzazione e svolgimento delle attività scolastiche; favorire l’autonomia dell’alunno. ANDREA FACOETTI Ricercatore presso il Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova. Docente di Neuropsicologia dello Sviluppo e della Riabilitazione e di Neuroscienze presso l’Università di Padova. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche sui meccanismi attenzionali e diversi disturbi dello sviluppo (dislessia, discalculia, disturbi specifici del linguaggio e autismo). Il ruolo dei meccanismi attenzionali nell’apprendimento della lettura: evidenze riabilitative e longitudinali Gli action video games GLI ACTION VIDEO GAMES I videogiochi d'azione siano in grado di migliorare le capacità attenzionali e percettive anche dei bambini dislessici, e di attenuare così il deficit di attenzione visuo-spaziale identificato come una delle cause del manifestarsi della dislessia. Per attenzione spaziale visiva si intende la capacità del nostro sistema visivo di filtrare, nel momento in cui si compie una determinata attività, l’informazione rilevante rispetto a quella irrilevante, capacità che gioca un ruolo fondamentale quando il bambino impara a leggere. Il soggetto che gioca a un action videogame non può prevedere da dove arrivino questi stimoli; il bambino deve colpire bersagli in movimento, coordinando molto velocemente la percezione con l’azione. STEFANO FRANCESCHI Psicologo, Centro Studi Erickson, Trento. Centro di Neuropsicologia Clinica dello Sviluppo CentralMente, Ascoli Piceno. Individuazione precoce dei DSA e laboratori di potenziamento per una didattica inclusiva Identificazione precoce IDENTIFICAZIONE PRECOCE L’identificazione precoce delle condizioni di rischio è possibile. Lo screening non serve per etichettare ma per modificare il decorso della storia evolutiva dei ragazzi. SPEED è uno strumento di screening per l’individuazione precoce del rischio di dislessia e di altri DSA. Esso infatti consente di valutare nei bambini dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia lo sviluppo della conoscenza delle lettere, che nella letteratura internazionale è considerato tra i migliori predittori del successivo apprendimento della letto-scrittura. GiADA è una piattaforma multimediale che consente la somministrazione di prove di valutazione delle abilità di apprendimento e l'utilizzo di materiali didattici ed esercizi multimediali mirati per il recupero e il potenziamento. Workshop Difficoltà ortografiche e uso strategico dei dettati Gruppo dei pari e apprendimento cooperativo come strategia compensativa per i BES Tavola rotonda sui Bisogni Educativi Speciali (BES). La scuola dopo le direttive ministeriali Difficoltà ortografiche e uso strategico dei dettati Monja Tait (Psicologa, formatrice, Centro studi Erickson) Graziella Tarter (Logopedista, APSS Trento) Obiettivo del Workshop: Sottolineare l’utilizzo dello strumento didattico del dettato quale mezzo finalizzato e specifico per l’apprendimento ortografico e non solo per la verifica. Molte delle difficoltà di apprendimento che si rilevano nelle classi non sono conseguenza di un disturbo specifico dell’apprendimento ma derivano da immaturità transitorie o da difficoltà attribuibili alle metodologie didattiche utilizzate. In tutti questi casi un intervento sulle difficoltà ortografiche risulta molto incisivo, riuscendo a modificare in modo sostanziale le situazioni di iniziale criticità. Il recupero didattico è possibile tramite l’uso del DETTATO, uno strumento didattico ben conosciuto dagli insegnanti ma utilizzato quasi esclusivamente per la verifica dell’apprendimento ortografico. Al fine di individuare le tipologie di intervento da porre in atto, è necessario rilevare il livello della classe e/o dei singoli bambini classificando gli errori possibili in tre categorie: • gli errori fonologici (F) che fanno riferimento ad un’insufficiente acquisizione della fase alfabetica e, parzialmente, ortografica (es. cata per carta, pesi per pesci, patatate per patate…); • gli errori non fonologici (NF) che fanno riferimento ad un’insufficiente acquisizione della fase ortografica e lessicale (es. carlo per Carlo, lalbero per l’albero, la bete per l’abete,…); • una terza categoria denominata errori altri (A) relativa al raddoppiamento consonantico e all’uso dell’accento. Il dettato per apprendere serve per insegnare (esercitare, automatizzare) ciò che ancora non è appreso o ciò che è appreso ma non ancora consolidato. Per far questo l’insegnante durante la dettatura deve ricordare al bambino il tipo di errore nel quale può incorrere o il tipo di regola da applicare: questo è il DETTATO A PREVENZIONE D’ERRORE. Gruppo dei pari e apprendimento cooperativo come strategia compensativa per i BES Anna La Prova (Psicoterapeuta, formatrice, Edizioni Centro Studi Erickson, Trento e Fondatrice Centro Studi FORePSY, Roma). Obiettivo del Workshop: Presentare la metodologia dell’Apprendimento Cooperativo come particolarmente adatta al bisogno di “raggiungere” quante più individualità possibili. Attraverso il gruppo dei pari, infatti, si possono implementare percorsi didattici inclusivi e “compensare” alcuni deficit specifici… L’APPRENDIMENTO COOPERATIVO è un metodo di insegnamento–apprendimento. Il gruppo è al servizio dell’individuo che viene valorizzato nella competenza che ha. Ognuno infatti ha un’abilità che può essere messa al servizio del gruppo. Il gruppo deve essere formato da tre o al massimo da quattro persone. Nel piccolo gruppo ognuno possiede una risorsa che può essere utile per il raggiungimento dell’obiettivo comune. Il lavoro deve essere ben strutturato. L’insegnante è un facilitatore, non è più centro della scena ma dietro alle quinte che organizza il lavoro. È utile partire da una domanda stimolo attivando così l’intelligenza logicomatematica, in quanto l’alunno è una risorsa da attivare e non un contenitore da riempire. I gruppi cooperativi espongono e proteggono allo stesso tempo, quindi costringono tutti a partecipare. Nel gruppo l’allievo con BES può vedere compensata la propria difficoltà grazie al compagno, senza l’aiuto di tecnologie particolari. Tavola rotonda sui Bisogni Educativi Speciali. La scuola dopo le direttive ministeriali. Dario Ianes (Libera Università di Bolzano), Luigi D’Alonzo (Università Cattolica di Milano), Roberta Caldin (Università di Bologna), Raffaele Ciambrone (MIUR), Patrizia Gaspari (Università di Urbino), Alain Goussot (Università di Bologna), Raffaele Iosa (Ispettore Scolastico, Regione Emilia-Romagna), Pasquale Molinterni (Università di Roma Foro Italico), Salvatore Nocera (Federazione Italiana per il superamento dell’HandicapFISH e Osservatorio Scolastico dell’Associazione Italiana Persone Down-AIPD). Obiettivo del Workshop: Riflettere sull’impatto che le nuove norme sui BES hanno rispetto a: raccordo tra la progettazione personalizzata e la programmazione di classe; clima d’aula; peso scolastico delle certificazioni sanitarie; formazioni dei docenti; collegamento tra la scuola e le reti sul territorio. Alunni con BES: riflessioni sulla nota MIUR del 22.11.2013 – Dario Ianes http://www.youtube.com/watch?v=LabxcTIc17s Abbiamo deciso di concludere il nostro resoconto riportando alcune citazioni tratte dalla Mozione finale del Convegno in quanto ritenute validi spunti di riflessione circa la figura dell’insegnante all’interno della dimensione scuola in stretto rapporto con le scelte politiche attuate e l’ottica valoriale della società attuale. “Nonostante tutto, continuiamo a essere convinti che in questi momenti serva il pensiero e non il lamento. Nonostante tutto, infatti, crediamo che abbiano ancora senso inconfutabile l’idea e la pratica che solo una scuola capace di accogliere tutti e di pensare al futuro per il loro ingresso nel mondo degli adulti, abbia titolo a chiamarsi scuola.” “Il futuro del Paese è legato alla cultura e alla civiltà che sa produrre. Dare quindi, o meglio ridare, fiducia alla scuola non è uno slogan, ma un’esigenza strategica. La fiducia riparte dal riconoscimento del ruolo sociale degli insegnanti e dal loro pregevole impegno.” “È indispensabile che in ogni atto della governance del sistema formativo siano rispettate e valorizzate la flessibilità, la territorialità orizzontale, la creatività professionale come leve della qualità.” “… una flessibilità dei curricoli, degli insegnamenti, delle didattiche, come pratica effettivamente inclusiva, superando la tradizione trasmissiva, monodirezionale, per una pedagogia dell’eterogeneità, che offra a tutti non le stesse cose nello stesso momento, ma le cose giuste per tutti e ciascuno.” Si rimanda alle prove INVALSI e alle diagnosi per il riconoscimento di alunni con BES o con DSA per notare: “Il rischio di una diffusa medicalizzazione che riduce la persona a sintomo e si contrappone all’educativo con la cultura della terapia.” “Per questo è necessario che l’ICF, come modello bio-psicosociale in chiave educativa, diventi il principale strumento di individuazione dei percorsi inclusivi per tutti e insieme la base per la gestione delle risorse economiche, del personale e degli strumenti.” “Per migliorare, quindi, è indispensabile che: Parlamento e Governo avviino e attuino la normativa sulla formazione iniziale di tutti i futuri docenti curricolari sulle didattiche inclusive, sia concretamente attuata la formazione obbligatoria in servizio, sia riaffermato l’impegno obbligatorio dei docenti curricolari nella presa in carico del progetto inclusivo degli alunni con disabilità, per evitare l’esclusiva delega all’insegnante di sostegno.” Infine: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”. Don Milani