Manuela Baldeschi Supervisore SSIS – Università di Firenze PROBLEMATICHE RELATIVE AL DISEGNO DEI SOGGETTI NON VEDENTI: UN TRAINING PER IL PASSAGGIO DAL TRIDIMENSIONALE AL BIDIMENSIONALE Lezione rielaborata da Baldeschi M. Appunti di Pedagogia Speciale, Boso Editore, 2001 e da Baldeschi M. Elementi di Tiflopedagogia, in corso di stampa Alla base del problema: differenza modalità percettive tra vista e tatto. • l’esplorazione tattile è volontaria • la visione è • procede in modo quasi opposto: preterintenzionale. dai singoli indizi ricostituisce • La visione è il senso della l’insieme dell’oggetto. sintesi, cioè coglie prima gli • E’ l’attività mentale che ordina e aspetti generali organizza gli input “mescolando dell’ambiente (il colpo insieme” le informazioni per costruire l’immagine mentale che d’occhio) e solo non è nessuna di esse, ma la successivamente passa sommatoria elaborata ed all’analisi dei particolari. interpretata di tutte; • questa modalità si definisce elaborazione sincretica • Il vedente padroneggia gli inganni visivi spontaneamente: • in particolar modo le deformazioni prospettiche con le quali vengono costruiti i concetti di vicino-lontano • e gli stereotipi che sono alla base della comunicazione grafica • La mano individua forma e dimensioni nella loro “invarianza della forma” legata all’oggetto, indipendentemente dalla distanza o dal punto di osservazione. Prima modalità di conoscenza: costruzione dell’immagine mentale dell’oggetto attraverso l’esplorazione diretta della realtà • La percezione del volume • La sommatoria degli degli oggetti viene stimoli forniti da volume, coadiuvata anche dalle peso, temperatura, informazioni degli altri elasticità, consistenza, sensi residui, quali udito, tessitura e senso barico ecc. e • dai movimenti sistematicinecessariamente supportata differenziati-finalizzati da una efficace attività della mano, costruiscono cinestetica, intesa qui come l’immagine mentale, che, movimenti non casuali in chi non vede, è delle mani (stereognosi). costituita dalla globalità dell’oggetto, dalla sua tridimensionalità. Seconda modalità di conoscenza: il passaggio dalla realtà alla sua rappresentazione tridimensionale • Un solido (una casa), anche se miniaturizzato e fabbricato con materiale diverso dall’originale, è accettabile come “modello rappresentativo” poiché mantiene tutte le attribuzioni iniziali: i rapporti tra le parti, il numero delle facce, l’ampiezza degli angoli… • I connotativi del modello, per la ricchezza informativa e semantica che possiedono uniti all’essenzialità della forma elaborata dall’operatore, possono fargli assumere il valore di “archetipo” (di casa). Terza modalità di conoscenza: il passaggio dalla rappresentazione tridimensionale (modello miniaturizzato) a quella bidimensionale • Il modello, rispettando il principio dell’invarianza della forma, è accettabile come rappresentazione del vero, • se lo stesso solido, però, viene disegnato, necessariamente non viene rispettato quel fondamento: • nel trasferimento sul piano si attuano delle deformazioni. • Per superare questo ostacolo occorre scegliere un punto di vista, secondo il criterio delle proiezioni ortogonali, concetto sconosciuto dal non vedente, però cognitivamente facilmente comprensibile perché legato alla logica geometrica. Training 1° FASE: dimostrazione dell’appiattimento del 1° Osservazione del reale tridimensionale su un piano, 3° Punteggiatura del contorno 2° Modello che consente la rotazione di un ramo per appiattirsi sul piano Giustificazione/interiorizazione dello stereotipo “albero” 2° FASE: giustificazione del “punto di vista”, ovvero la scelta di rappresentare un solo piano del tridimensionale Modello scomponibile Punteggiatura del contorno 3° FASE: Rinforzo della concettualizzazione ed interiorizzazione delle fasi 1 e 2 mediante attività manipolative di scomposizione-deformazione-appiattimento dell’oggetto. 1° metà del vaso 2° Sagoma del vaso 3° Punteggiatura del contorno = Simbolo del vaso Fine della parte seconda