Le linee guida regionali sui piani di zona 2011 – 2015: da Casa di Riposo a Centro di Servizio Il quadro Istituzionale – organizzativo in Regione Veneto Dirigente Regionale Servizi Sociali dott. Mario Modolo Ponzano Veneto, 20 Maggio 2011 Un accenno sul sistema di welfare regionale Decreto Legislativo n. 502 del 30 dicembre 1992, art. 3 septies L’integrazione socio-sanitaria Le prestazioni sociosanitarie comprendono tutte le attività che soddisfano, mediante percorsi assistenziali integrati, bisogni di salute della persona che richiedono sia prestazioni sanitarie che azioni di protezione sociale in grado di garantire, anche nel lungo periodo, la continuità tra le azioni di cura e quelle di riabilitazione. Le prestazioni sociosanitarie comprendono: • Le prestazioni sanitarie a rilevanza sociale, cioè le attività finalizzate alla promozione della salute, alla prevenzione, individuazione, rimozione e contenimento di esiti degenerativi o invalidanti di patologie congenite e acquisite; ad esempio: • Prestazioni infermieristiche integrate con prestazioni sociali in ambito domiciliare; • Prestazioni che garantiscono l’assistenza sanitaria e la lungo-assistenza nei centri residenziali per anziani; • Le prestazioni sociali a rilevanza sanitaria, cioè tutte le attività del sistema sociale che hanno l’obiettivo di supportare la persona in stato di bisogno, con problemi di disabilità o di emarginazione condizionanti lo stato di salute; ad esempio: • gli interventi di sostegno e di aiuto domestico familiare finalizzati a favorire l'autonomia e la permanenza nel proprio domicilio di persone non autosufficienti; • gli interventi di ospitalità alberghiera presso strutture residenziali e semiresidenziali di adulti e anziani con limitazione dell'autonomia, non assistibili a domicilio; Competenza Aziende Sanitarie Competenza Comuni 2 Un accenno sul sistema di welfare regionale L’integrazione socio-sanitaria nella Regione del Veneto In Regione Veneto l’integrazione socio-sanitaria è basata principalmente sulla delega da parte dei Comuni alle Aziende ULSS delle prestazioni sociali a rilevanza sanitaria, in modo da garantire la gestione integrata degli interventi. L’integrazione tra sociale e sanitario può avvenire secondo quanto previsto da: L.R. n. 56 del 14 settembre 1994, “Norme e principi per il riordino del Servizio sanitario regionale in attuazione del D.Lgs. n. 502/92”, prevede l’integrazione delle politiche sociali con quelle sanitarie, l’integrazione delle attività da soggetti pubblici e privati sia all’interno del comune sia a livello intercomunale, delega della gestione dei servizi sociali da parte dei comuni alle Unità Locali Socio-Sanitarie (art. 8 L.R. 56/1994) L.R. n. 5 del 5 febbraio 1996, “Piano Socio-Sanitario regionale per il triennio 1996/1998”, prevede: la realizzazione di un sistema integrato di erogazione dei servizi sociali e ad elevata integrazione socio-sanitaria, attraverso la gestione unitaria di tali servizi in ambiti territoriali omogenei e la delega da parte dei Comuni della gestione dei servizi stessi all’Unità locale socio-sanitaria o, alternativamente, la stipula di accordi di programma tra gli enti interessati” (c. 1, art. 4 , L.R. 5/1996) L.R. n. 11 del 13 aprile 2001: allo scopo di perseguire pienamente l’integrazione sociosanitaria, la Giunta regionale promuove la delega da parte dei comuni alle ULSS … delle prestazioni sociali a rilevanza sanitaria nonché della gestione dei servizi sociali 3 Un accenno sul sistema di welfare regionale L’integrazione socio-sanitaria nella Regione del Veneto Nel modello veneto di welfare, la scelta dell’integrazione sociosanitaria si è concretizzata, pertanto, nella realizzazione di un sistema integrato di erogazione dei servizi sociali e ad elevata integrazione socio-sanitaria, attraverso la gestione unitaria di tali servizi in ambiti territoriali omogenei, corrispondenti a quelli definiti per Aziende ULSS. Al fine di attuare l’integrazione socio-sanitaria, nel modello veneto, è stata privilegiata la strategia di integrazione tramite delega di gestione all’Azienda ULSS di una parte delle funzioni sociosanitarie, lasciando alla facoltà dei comuni la possibilità di ulteriori deleghe di gestione, fino ad un conferimento complessivo di tutte le attività di interesse sociosanitario. 4 DGR n. 157 del 26 gennaio 2010 Approvazione delle Linee guida per la predisposizione dei piani di zona Finalità ed obiettivi Obiettivo fondamentale: piano di zona come strumento di programmazione delle politiche sociali e socio-sanitarie, che include tutti gli interventi sociali e socio-sanitari, pubblici e privati, siano essi riferiti al territorio comunale, sovra-comunale, distrettuale o all’intero ambito territoriale di riferimento dell’Azienda ULSS È lo strumento di programmazione locale di tutti gli interventi sociali e socio-sanitari 5 DGR n. 157 del 26 gennaio 2010 Approvazione delle Linee guida per la predisposizione dei piani di zona Gli interventi programmati con il piano di zona • Interventi per l’accesso, la consulenza, la presa in carico: – – • Servizio sociale professionale Sportello sociale Interventi domiciliari e territoriali: – – – – Telesoccorso, telecontrollo Assistenza domiciliare Assistenza domiciliare integrata con figure sanitarie Distribuzione pasti • Interventi semiresidenziali e residenziali: – – – Centri diurni Centri di servizi per anziani non autosufficienti (case di riposo) Mini-alloggi per persone anziane • Interventi di sostegno economico: – – • Contributi ad enti e associazioni per la realizzazione di attività finalizzate alle persone Contributi per il pagamento delle rette delle strutture residenziali per utenti bisognosi Altri interventi (attività ricreative, campagne di prevenzione, ..) 6 DGR n. 157 del 26 gennaio 2010 Approvazione delle Linee guida per la predisposizione dei piani di zona Finalità ed obiettivi • promuovere una programmazione sociale integrata in grado di coniugare le strategie di protezione con quelle di promozione del benessere dei cittadini; • favorire l’equità territoriale, sostenendo l’equilibrio nell’offerta dei servizi e promuovendo regolamenti e comportamenti uniformi all’interno del territorio; • favorire lo sviluppo di un sistema di offerta in grado di cogliere l’evoluzione dei bisogni della popolazione; • favorire la piena integrazione tra i soggetti pubblici e i soggetti del privato sociale interessati alla costruzione del sistema integrato di interventi e servizi sociali; • sostenere e facilitare il governo dell’integrazione sociosanitaria. 7 DGR n. 157 del 26 gennaio 2010 Approvazione delle Linee guida per la predisposizione dei piani di zona Gli attori locali REGIONE A.ULSS COMUNI ATRI ATTORI ISTITUZIONALI ORGANISMI DELLA COMUNITA’ LOCALE 8 DGR n. 157 del 26 gennaio 2010 Approvazione delle Linee guida per la predisposizione dei piani di zona Gli attori locali I Comuni, ricompresi negli ambiti territoriali corrispondenti alle Aziende ULSS, quali enti rappresentativi della comunità locale e titolari delle funzioni amministrative concernenti gli interventi sociali svolti a livello locale La Regione, attraverso le Aziende ULSS, cui competono responsabilità generali di programmazione, coordinamento, vigilanza e controllo sulle materie sanitarie e sociali, nonché, ai sensi dell’art. 2, I comma, dgls n. 502/92 del 30/12/1992 e successive modifiche, quale titolare delle funzioni legislative ed amministrative in materia di assistenza sanitaria ed ospedaliera. Altri apporti istituzionali: partecipano alla stesura del piano di zona le Province, che concorrono all’attuazione dei piani di zona nelle materie di propria competenza e con risorse proprie, nonché gli altri soggetti pubblici (Amministrazioni periferiche dello Stato: scolastiche, della giustizia, del lavoro, IPAB, Comunità Montane, ecc.) che possono partecipare al processo di programmazione locale di zona con proprie risorse per il conseguimento di traguardi comuni di interesse generale. 9 DGR n. 157 del 26 gennaio 2010 Approvazione delle Linee guida per la predisposizione dei piani di zona Gli attori locali E’ riconosciuta ed agevolata la partecipazione degli organismi non lucrativi di utilità sociale, degli organismi della cooperazione, delle associazioni e degli enti di promozione sociale, delle fondazioni e degli enti di patronato, delle organizzazioni di volontariato, degli enti privati accreditati, delle organizzazioni sindacali, degli enti riconosciuti, delle confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese operanti nel settore per la programmazione, la organizzazione e la gestione del sistema integrato di interventi e servizi sociali. Nel processo di programmazione locale può inoltre essere stimolata la partecipazione di altri attori locali interessati al sistema dei servizi socio-sanitari del territorio, quali associazioni di categoria, associazioni produttive, imprese ed altre organizzazioni che abbiano un interesse allo sviluppo del sistema integrato di interventi e servizi sociali. 10 DGR n. 157 del 26 gennaio 2010 Approvazione delle Linee guida per la predisposizione dei piani di zona La partecipazione • L’attivazione dei processi partecipativi è garantita dalla Conferenza dei Sindaci • Al fine di rendere trasparente ed efficace il processo partecipativo è compito dei soggetti titolari del piano di zona definire chiaramente i diversi livelli di partecipazione promossi nei confronti degli attori della comunità locale, distinguendo tra: – Azioni di consultazione, finalizzate ad informare i soggetti coinvolti sui contenuti della programmazione per raccogliere indicazioni, proposte e consigli utili a migliorare i contenuti programmatori rispetto alle politiche, alle priorità, alle azioni, alle risorse e/o alle strategie di intervento; – Azioni di concertazione, finalizzate a coinvolgere i soggetti selezionati in un processo di confronto e di partecipazione attiva alle decisioni che saranno formalmente individuate dai soggetti titolari del piano di zona nel processo programmatorio 11 DGR n. 157 del 26 gennaio 2010 Approvazione delle Linee guida per la predisposizione dei piani di zona L’integrazione L’integrazione nella programmazione regionale e locale si sviluppa mediante: • L’integrazione istituzionale; • L’integrazione socio-sanitaria; • L’integrazione gestionale. 12 DGR n. 157 del 26 gennaio 2010 Approvazione delle Linee guida per la predisposizione dei piani di zona Integrazione istituzionale L’integrazione istituzionale è realizzata attraverso: • Un Documento di indirizzo regionale, approvato dalla Giunta Regionale, concernente gli obiettivi di sviluppo generali della programmazione regionale e per singola area d’intervento (superamento dei piani settoriali); • L’identificazione annuale delle risorse per la realizzazione del piano • La verifica della congruità del PDZ tra la programmazione regionale e quella locale 13 DGR n. 157 del 26 gennaio 2010 Approvazione delle Linee guida per la predisposizione dei piani di zona L’integrazione socio-sanitaria • Su base territoriale il PDZ viene adottato con Accordo di programma sottoscritto dalla Conferenza dei Sindaci e dal Direttore Generale dell’Azienda ULSS, che provvede a garantirne l’integrazione con gli altri strumenti di programmazione sanitaria (relazione aziendale annuale, PAT) e a recepirne i contenuti nel PAL. • Tale processo deve garantire risposte integrate ai bisogni che attengono alle aree ad elevata integrazione sociosanitaria: anziani, minori, disabili, salute mentale e tossicodipendenze 14 DGR n. 157 del 26 gennaio 2010 Approvazione delle Linee guida per la predisposizione dei piani di zona Integrazione gestionale Promuovere la gestione unitaria almeno a livello di distretto attraverso gli strumenti previsti dalla normativa regionale (art. 4 della L.R. 5/96): − Forme associative tra comuni; − Convergenza sul comune capofila di distretto attraverso lo strumento dell’accordo di programma; − Delega dei comuni verso l’Azienda ULSS. 15 DOCUMENTO REGIONALE DI INDIRIZZO PER LA PROGRAMMAZIONE DI ZONA 2011/2015 (Allegato A alla DGR n. 2082 del 3 agosto 2010): PERSONE ANZIANE Pur favorendo la domiciliarità, la Regione Veneto sostiene e promuove le forme di risposta di tipo residenziale, tali da consentire a chi non fosse più in condizioni di vivere presso il proprio domicilio, di trovare soluzioni abitative che rispondano alle proprie esigenze, con particolare attenzione alle persone non autosufficienti. In questa logica trova ampia attuazione il concetto di Centro di Servizio che si configura come il superamento del concetto di casa di riposo. Il singolo nel Centro di Servizio trova una risposta articolata che va dal supporto alla domiciliarità con la fornitura di pasti a domicilio, di riabilitazione a domicilio o anche di intervento a carattere sanitario a domicilio allo scopo di evitare ricoveri impropri che sono un costo per la collettività. Il centro di servizio si configura come il luogo ideale dove anche l’UVMD si rivolge qualora sia necessario una risposta articolata su più livelli diversi di complessità. Attraverso la logica del centro di servizio potremo superare la separatezza degli interventi e favorire la presa in carico globale con progettualità condivise e corrispondenti alle esigenze del singolo, ma anche alle esigenze della collettività sotto un profilo di economicità dei servizi. 16 DOCUMENTO REGIONALE DI INDIRIZZO PER LA PROGRAMMAZIONE DI ZONA 2011/2015 (Allegato A alla DGR n. 2082 del 3 agosto 2010): PERSONE ANZIANE A tal fine il Documento Regionale di Indirizzo per la programmazione di zona 2011/2015, individua le seguenti politiche come prioritarie: • Sostenere la libera scelta del cittadino nell’accesso ai servizi in relazione alle sue specifiche esigenze; • Migliorare la qualità di vita delle persone inserite nei Centri di servizio residenziali; • Superare la logica delle Case di Riposo per spostarsi verso la piena attuazione dei Centri di Servizi per le persone anziane; • Promuovere una presa in carico globale della persona anziana, superando la logica dell’erogazione di singole prestazioni; • Favorire la domiciliarità delle persone anziane, impiegando in modo flessibile le risorse disponibili. 17 Superare la logica delle Case di Riposo per spostarsi verso la piena attuazione dei Centri di Servizi Obiettivi In particolare, con la politica “Superare la logica delle Case di Riposo per spostarsi verso la piena attuazione dei Centri di Servizi per le persone anziane” ci si propone di raggiungere i seguenti obiettivi: • Promuovere progetti integrati tra Centri di Servizi e territorio; • Favorire l’utilizzo da parte delle persone anziane del territorio di spazi, attività, prestazioni erogate dai Centri di Servizi; • Favorire la valorizzazione di Centri di Servizio che danno prestazioni articolate e plurime. Con la politica di superamento della logica delle Case di Riposo per spostarsi verso la piena attuazione dei Centri di Servizi per le persone anziane, ci si propone di: • Sostenere l’integrazione tra i diversi servizi del territorio rivolti alle persone anziane; • Favorire l’integrazione delle procedure di informazione, accoglienza e monitoraggio dei casi in carico; • Disciplinare in modo integrato le modalità organizzative e gestionali del servizio ADI. 18 In conclusione… Tutto ciò richiede la ricerca di sinergie e di forme di collaborazione nella programmazione dei servizi per far convergere le risorse della domiciliarità, della residenzialità e dei servizi sanitari verso obiettivi condivisi e interventi coordinati in percorsi di pianificazione territoriale. 19 grazie per l’attenzione 20