Foto di Robert Doisneau Farsi domande per trovare risposte “… deprehendas te oportet, antequam emendes …“ (conviene dunque che tu ti sorprenda in errore prima di cominciare a correggerti) (L. A. Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, Liber Tertius, epistula XXVIII, IX) Dalla relazione finale della commissione senatoriale “Falcucci”, 1975 Condizione essenziale è che tutti gli operatori, docenti e specialisti, lavorino in équipe per l’attuazione dei finì indicati, e per tutti gli interventi ritenuti necessari onde evitare che il loro apporto si vanifichi in generiche ed unilaterali iniziative. Quanto alle figure degli specialisti, si ritiene di dover fare riferimento agli assistenti sociali; psicologo, pedagogista specializzato; tecnici riabilitativi e specialisti clinici adatti a seguire le dinamiche dei singoli gruppi. + ECOSISTEMA EDUCATIVO Ecologia dello sviluppo TERRITORIO ENTE LOCALE ALUNNO PERSONA FAMIGLIA ASL/AO SCUOLA umano: rapporto dinamico tra uomo e ambiente nello sviluppo. (Bronfenbrenner) Ambiente ecologico: strutture ECOSISTEMA Unità ecologica fondamentale formata da una comunità di organismi viventi in una determinata area e dal suo specifico ambiente fisico, con il quale gli organismi sono legati da complesse interazioni e scambi di energia e di materia. INCLUSE l’una nell’altra; le relazioni tra le strutture sono importanti quanto le strutture stesse. C’ERA UNA VOLTA …L’HANDICAPPATO BREVE CORSO DI IGIENE VERBALE THE POWER OF LANGUAGE A PRATICAL GUIDE TO THE USE OF LANGUAGE, MANCHESTER (2000) (In dotazione alla polizia della città) BASSO DI STATURA: SVANTAGGIATO VERTICALMENTE GRASSO: SVANTAGGIATO ORIZZONTALMENTE CIECO: VISUALMENTE SVANTAGGIATO SENZATETTO: SVANTAGGIATO DA UN PUNTO DI VISTA RESIDENZIALE POVERO: PERSONA AVVANTAGGIATA IN ALTRI MODI CADAVERE: DIVERSO DA UN PUNTO DI VISTA METABOLICO (Edoardo Crisafulli, IGIENE VERBALE, Vallecchi) + I DOMINI DELLA QUALITA’DELLA VITA 1- benessere emozionale 2- relazioni interpersonali 3- benessere materiale 4- sviluppo personale 5- benessere fisico 6- autodeterminazione 7- inclusione sociale 8- diritti UNA QUESTIONE DI APPROCCIO ALCUNI CAPISALDI 1 2 3 • ALUNNO NELLA SUA UNICITA’ • CONTESTI • RELAZIONI Ci obbliga a scandagliare tutti gli aspetti della persona. Una visione a trecentosessanta gradi, bio-psico-sociale, ci restituisce la dinamicità della crescita che non è ferma, imbalsamata nelle definizioni delle diagnosi. Una crescita destinata ad incontrare barriere, ma anche facilitatori a seconda dell’ambiente che circonda la persona. + Insieme Con Fiducia Proiettato sullo sfondo integratore della qualità della vita, l’ICF si affranca da una connotazione esclusivamente “medicale” per trovare anche ragioni pedagogiche nel senso più ampio della parola, evitando di entrare nella nicchia della disabilità. “Un autentico ricercatore di verità non seguirà le mode; diffiderà di esse e le saprà anche combattere se necessario”. (Karl Popper) “L’educazione inclusiva mira a garantire la partecipazione di tutti gli alunni nel processo di apprendimento in quanto persone e non perché appartenenti a una“speciale” categoria. R. Medeghini, W. Fornasa, M. Maviglia, G.OngerL'INCLUSIONE SCOLASTICA Processi e strumenti di autoanalisi per la qualità inclusiva – Ed Vannini ACQUISIRE LA CONSAPEVOLEZZA DEI DOVERI E DEI DIRITTI ALLEANZE L’ALTRO “L’altro può quindi essere visto sia come nemico, sia come cliente. Sono la situazione, le circostanze, il contesto a decidere se, in un dato momento, vediamo la stessa persona come un nemico o come un partner”. Kapuscinski, Ryszard, L’altro, Feltrinelli,2012 IO L’ALTRO + L’alunno non è una persona passiva , ma un protagonista della propria crescita L’ educatore, senza imporre la propria mentalità, dovrebbe riuscire a realizzare una comunicazione autorevole, in cui a ciascun partecipante sia data la possibilità di “mettere in comune”. Per fare ciò bisogna riconoscer e all’altro lo stesso valore e la stessa dignità che si riconosce a se stessi. (Da: Paolo Perticari, La scuola che non c’è, Armando Editore, 2008) Ogni conoscenza reciproca deve sviluppare non un adattamento unilaterale, ma vicendevole. Questa reciprocità può consentire un’evoluzione più armonica del vivere insieme. Progetto di vita: una definizione. . SOSTENIBILITÁ PROGETTO DI VITA QUALITA’ “Altra cosa sarebbe pensare plurale” Andrea Canevaro, Animazione Sociale, giugno/luglio 2012 Vi è una grave carenza di competenza per un agire cooperativo, al di là della disponibilità soggettiva. Non esiste un punto di vista che comprenda in sé tutte le prospettive. Piuttosto esistono versioni multiple che a volte possono convivere in relativa armonia fino a produrre insieme pensieri complessi, plurali al loro interno, che aiutano a comprendere meglio la situazione, altre volte sono inconciliabili l’una con l’altra, come quando ogni operatore continua a descrivere la realtà unicamente dentro il suo linguaggio. Un servizio deve contaminarsi e darsene ragione in quanto la contaminazione è propria dei sistemi complessi che cercano vie di uscita dai problemi. È lo specialismo una vera e propria malattia endemica. Proponiamo la competenza solidale. Interdipendenza positiva attraverso le competenze solidali L’arte del mescolare 1. Le reti forniscono identità e aiuto materiale. 1. Mettere la lente sulle reti Un contributo dal sociale: senza reti nessuno si salva. Intervista a Paola Di Nicola, sociologa, docente Università di Verona Da: ANIMAZIONE SOCIALE N. 262, aprile 2012 di cui le persone dispongono è cogliere un aspetto cruciale del vivere contemporaneo. 1. Si è buone madri perché si ha una rete intorno (rete di prossimità). 1. Nelle reti troviamo la possibilità di essere riconosciuti dagli altri. 2. Chi ha meno reti sono i gruppi sociali più deboli. Con quali modalità affrontare la La rete coprogettazione del PEI da parte degli insegnanti, degli operatori socio – sanitari, in collaborazione con i genitori se si hanno convinzioni diverse in ordine alle capacità, conoscenze, grado di autonomia dell’alunno? Come riuscire a rendere complementari le azioni dei vari attori implementate in contesti diversi? Sono solo alcune delle questioni sul tappeto che, peraltro, si possono benissimo mettere in campo per ogni alunno in quanto tutti fanno i conti con la costruzione del proprio progetto di vita. Durante una giornata-tipo il nostro alunno “porta se stesso” in numerosi contesti di vita: la famiglia, la scuola, il pulmino, l’oratorio, la palestra, ecc. Quali messaggi educativi incontra? Quali potenzialità sono offerte dalla specificità dei diversi contesti? Quale coerenza è auspicabile? Quali problemi per il soggetto e per il contesto da eventuali discordanze o messaggi, non necessariamente verbali, disconfermanti da un contesto verso l’altro? La scuola ha il suo progetto educativo, l’ASL ha il suo progetto riabilitativo, la famiglia ha il suo progetto di vita, il volontario ha il suo progetto di coinvolgimento, l’associazione ha il suo progetto di supporto….Che ne è del nostro bambino/ragazzo? Si può lasciare al caso l’integrazione di tutti questi interventi? Cosa fare e, soprattutto, come fare Medeghini, Cavagnola, L’assistente educatore nella scuola, Edizioni Vannini, 2001 L’intervento dell’assistente educatore si definisce e concretizza all’interno del campo sociale, inteso come area dei bisogni espressi nella interazione con un contesto sociale, ed educativo, e come azione tendente a produrre un cambiamento nel soggetto e/o nel gruppo e/o contesto in cui si colloca.” (D. Demetrio, 1990) L’osservazione L’osservazione, a mio avviso, è uno strumento molto importante e propedeutico alla programmazione e, più in generale, permette: la costruzione di significati ad opera dell’osservatore; la reciprocità osservativa, in quanto chi è osservato è a sua volta osservatore; l’espressione di punti di vista in virtù non solo delle diverse rappresentazioni che condizionano le esperienze osservative, ma anche dei significati che vengono attribuiti alle relazioni. In questa prospettiva la realtà osservata non è oggettiva, ma è condizionata dai significati attribuiti dall’osservatore alle varie relazioni: in tal modo l’osservazione diventa un’azione pluridirezionale e circolare in quanto si stabilisce un’influenza reciproca fra gli attori del contesto. + OSSERVARE PER DEFINIRE L’ALTRO: l’obiettivo è la descrizione “dell’altro” attraverso parametri e criteri che consentono di definire la distanza dalla norma e richiedono all’osservatore un particolare distanziamento dal soggetto. RICONOSCERE L’ALTRO: l’osservatore si pone il problema di conoscere chi gli sta di fronte; in tal modo vengono accolte la storia del soggetto, la sua originalità fatta di potenzialità e limiti. RICONOSCERSI NEL RAPPORTO CON L’ALTRO: l’osservazione richiama in questo modo la relazione osservatore-osservato ed introduce un aspetto dinamico. In questa dimensione si evidenzia uno scambio continuo di informazioni attraverso un gioco di regolazioni reciproche e di una riflessione sulla propria osservazione. Emersione del quadro potenziale Accompagnamento dell’azione per eventualmente poterla riorientare Strumento di comunicazione e confronto fra gli osservatori Evidenza del rapporto fra soggetto ed ecosistema IMPORTANTE L’osservazione deve far emergere il rapporto esistente tra il soggetto ed i suoi ambienti di vita. Questo è possibile se si indaga la reciprocità delle richieste e delle aspettative fra ambiente e soggetto. Testimoniare documentare Le testimonianze individuali sono molto importanti, ma per essere efficaci devono diventare rete, lasciare tracce attraverso la documentazione. Lo scopo non è la trasferibilità delle esperienze, a cui personalmente non credo, ma il trasferimento delle emozioni, della passione, di alcune idee che ci aiuteranno a progettare il nostro percorso. Nello stesso tempo lo scambio, il confronto ci faranno sentire parte di un progetto più grande: organizzare la scuola di tutti attraverso l’assunzione di responsabilità da parte di tutti gli attori. … Come ho detto sono affiorati tanti pensieri. E allora faccio un passo indietro e mi viene in mente la nascita di mio figlio, lunedì saranno vent'anni, e ricordo l'arrivo della “diagnosi”. Quel momento quando ci si sente cadere nel vuoto dell'ignoto e non sai dove andrai a sbattere o se c'è una rete di salvataggio. Bene, credo che quella rete ci sia, ovvero, dovrebbe esserci, e sono i medici, gli infermieri, i genitori, gli amici, i genitori degli amici, i vicini di casa. Persone. Persone che con un gesto o una parola aiutano a ridimensionare tutto, a raccogliere i pezzi e a cercare di dare un senso a quello che ci è capitato. Appunto, le persone, non l'istituzione, non “L'ASL”, “la scuola” e tanto meno le banche o la politica. Quando mi trovo davanti una persona che sa ascoltarmi, capace di comprendere le mie speranze e le mie angosce, allora mi sento accolta e di conseguenza, anche mio figlio. Una persona può essere la più brava nel proprio settore ma se manca di umanità, le sue qualifiche per me sono carta straccia… (aprile 2012) EDUCAZIONE/FORMAZIONE PERMANENTE “La convinzione che l’adulto educato non abbia più bisogno di leggere la si ritrova chiaramente nella cosiddetta “teoria del cammello” seconda la quale, prima di incominciare il viaggio della vita (o dell’insegnamento, np), riceviamo tutto il nutrimento mentale (o professionale, np) di cui abbiamo bisogno per attraversare l’intero percorso”. Mauro Guerrini (a cura di),Leggere Ranganathan, AIB Passato Liberiamoci dalla tirannia del passato. Presente Viviamo consapevolmente il presente senza essere intrappolati nella/dalla quotidianità. Futuro Non lasciamocelo scippare dai profeti di sventura. “Non è più questione di essere tolleranti, poiché la tolleranza è un’altra faccia della discriminazione; la sfida si situa a un livello più alto e attiene alla creazione di un sentimento di solidarietà”. (Zygmunt, Bauman, Conversazioni sull’educazione, Erickson, 2012) L’orto sinergico con il tutor: una straordinaria dimostrazione di comunità mutualistica. Ognuno dà il proprio contributo secondo le proprie caratteristiche, le proprie risorse, prendendo atto dei propri limiti. “… Questo comporta saper accettare la sfida che la diversità pone: innanzi tutto nella classe, dove le diverse situazioni individuali vanno riconosciute e valorizzate, evitando che la differenza si trasformi in disuguaglianza…” (Indicazioni per il curricolo, 2007) Essere professionisti riflessivi non significa essere perennemente in crisi e sentirsi perennemente inadeguati. Significa uscire dalla fase impressionistica e basare il proprio lavoro quotidiano sulla riflessione critica per trovare nuove soluzioni.