ISIS NICCOLINI PALLI Educazione alla Legalita’- Memoria Progetto per Educazione alla Pace (Provincia di Livorno) Progetto: “Pace e Giustizia: mille percorsi possibili” in collaborazione con la Provincia ed AA.scuole di Livorno Anno scolastico: 2004/05 Docenti: Laura Petreccia Daniele Salvini Produzione Documento: CD - classi coinvolte: 5bFormazione, 5bScienze Sociali LO STERMINIO NAZISTA Di certo, anche prima e indipendentemente dallo sterminio nazista, un lungo e spesso filo di orrore percorre la storia umana; ciò non toglie però che, per la coscienza occidentale, Auschwitz resti un passaggio cruciale. Auschwitz non va considerato un semplice episodio isolato, sia pure tremendo, ma un vero e proprio punto di svolta, un’era nuova in cui il “progresso tecnologico, la pianificazione politica, gli odierni sistemi burocratici, e l’assoluta scomparsa di vincoli morali tradizionali, si sono combinati per rendere la distruzione umana di massa una possibilità sempre presente”. (Giuseppe Dossetti) LO STERMINIO NAZISTA L’antisemitismo è l’odio, il disprezzo per gli ebrei. E’ l’idea,a volte aggressiva e a volte strisciante, che tutto sommato se al mondo non ci fossero gli ebrei il mondo sarebbe migliore. Ha molte facce e infinite sfumature, questo odio – ma soprattutto altrettante manifestazioni: teologiche e razziste, sociali e intellettuali. Come quando si dice “è simpatico, anche se è ebreo…” L’antisemitismo è il pensiero che gli ebrei abbiano sempre qualcosa da nascondere, mostrino una facciata che non corrisponde alle loro vere intenzioni. L’antisemitismo è dare la colpa agli ebrei di tutto, delle cose più disparate, dei mali del mondo e dei propri. E’ il pensare che, oltre a una storia, un’identità religiosa, li leghi insieme una trama ostile volta a capovolgere le sorti del mondo e dominarlo… E’ un sentimento antico che trova il suo fondamento nel disprezzo per la diversità ebraica, per la sopravvivenza ebraica, per l’ostinazione a essere del popolo d’Israele, e si collega senza soluzione di continuità all’odio teologico verso il popolo deicida. LO STERMINIO NAZISTA “Il treno è arrivato e loro hanno fatto scendere la gente a bastonate. Li hanno fatti allineare davanti a due enormi magazzini. Su uno potevi leggere “Guardaroba” e sull’altro “Oggetti di valore”. Poi li hanno fatti spogliare. Un ragazzo ebreo gli ha dato dei pezzi di spago per legarci insieme le scarpe. Gli hanno rasato i capelli , gli hanno detto che serviva a fare qualcosa di speciale per quelli dei sottomarini. Li hanno spinti come pecore lungo un corridoio, verso bunker con la stella di David sulle porte e scritte che dicevano “bagni e stanze di inalazioni”. Le SS gli hanno dato del sapone e gli hanno detto di respirare continuamente perché li aiutava a disinfestarsi. Li hanno gasati tutti”. LO STERMINIO NAZISTA Ad Auschwitz morirono più di 1.000.000 di persone, la maggioranza perché erano ebrei. Qui, nel maggiore complesso di campi di concentramento, lavoro e sterminio (dal giugno 1940 al 27 gennaio 1945), trovarono la morte anche rom (“zingari”), polacchi, testimoni di Geova e altri. Chujowa Gorka 1941: Il Dipartimento D ordina di riesumare e incenerire i corpi di oltre 10.000 Ebrei uccisi a Plaszow e nel massacro del ghetto di Cracovia. “Tra il 1938 ed il 1945, il nome di Mauthausen diffondeva paura e terrore. Mauthausen e Gusen erano, per il lavoro da schiavi nelle cave di pietra, sinonimi di morte. A Mauthausen e nei suoi campi dipendenti erano rinchiusi più di 195.000 prigionieri di cui più di 105.000, d’entrambi i sessi, sono stati ammazzati o sono deceduti per i patimenti causati dalla condizione di vita del campo.”(Ministero degli Interni Austriaco). LO STERMINIO NAZISTA “Mentre la macchina di sterminio messa a punto dai nazisti seminava il terrore in Europa, migliaia di testimoni di Geova venivano brutalmente perseguitati. Perché? Perché rimasero saldi nelle loro convinzioni e levarono intrepidamente la voce contro la crudeltà del nazismo. Furono tra i primi a essere rinchiusi nei campi di concentramento nazisti. “L’obiettivo era quello di annientare questo gruppo religioso”, spiega il dott. Detlef Garbe, direttore del Museo del Campo di concentramento di Neuengamme. “In Germania non dovevano più esserci Testimoni”. LO STERMINIO NAZISTA Hitler giurò che avrebbe sterminato questo piccolo gruppo di cristiani. Ma non riuscì a ridurli al silenzio. I testimoni di Geova “parlarono chiaro fin dall’inizio”, dice la professoressa Cristine King, vicerettore della Staffordshire University. “parlarono con una sola voce. E parlarono con enorme coraggio, il che è una lezione per tutti noi”. (Jehovah’s Witnesses Stand Firm Against Nazi Assault) LA SHOAH Shoah, parola ebraica che significa semplicemente”catastrofe” e che a differenza di Olocausto- termine biblico usato per indicare una forma di sacrificio rituale- non ha nessuna valenza religiosa. “Catastrofe”significa sei milioni di ebrei sterminati, di cui un milione e mezzo di bambini finiti in fumo dentro i forni crematori, morti per fame e dolori, fucilati, uccisi a calci, sbattuti contro il filo spinato. Eliminati per il solo fatto che esistevano e in quanto ebrei non avevano più diritto a esistere. LA SHOAH “Per spiegare la Shoah, però, le parole mancano. Sfuggono come il fumo rincorre il primo alito di vento. Si parla di un mondo dove esistevano delle leggi per la difesa della razza. Un mondo dove certi bambini non potevano andare a scuola perché la “razza” negava loro il banco, e per lo stesso motivo non potevano salire sul tram, ascoltare la radio, entrare in un negozio. Un mondo dove delle leggi dicevano ad alta voce che gli uomini e le donne non sono tutti eguali, anzi: ve ne sono alcuni, di uomini e donne, che per la salute degli altri è necessario tenere in disparte, emarginare, rinchiudere. E per quegli uomini e donne diversi dagli altri perché così dicevano le leggi razziali emanate nel 1938, la guerra fu anche una cancellazione: se prima erano stati emarginati, tenuti distanti dagli altri perché considerati inferiori, ora i signori della guerra avevano deciso che questa gente faceva meglio a scomparire dalla faccia della terra”. – Elena Lowenthal LA SHOAH Era la cosiddetta “soluzione finale del problema ebraico”. Lo sterminio di un popolo, una gente, una “razza”, considerata inferiore al punto da non essere degna di vivere, o meglio, di esistere. E così la guerra per questi milioni di persone furono i ghetti disseminati per l’Europa nazista dove gli ebrei vennero rinchiusi in anticamera di morte. Furono i campi di lavoro e quelli di sterminio, le corse nudi verso la camera a gas a Treblinka. Furono le fosse comuni nei boschi dell’Europa occupata dai tedeschi, strati di cadaveri e calce. Furono i laboratori del dottor Mengele, i numeri tatuati sul braccio dei prigionieri – “subumani” tenuti in vita quel tanto che bastava per soffrire. Un edificio memoriale li ricorda: sta in cima a uno degli innumerevoli colli di Gerusalemme. LA SHOAH Misurarsi a fondo con la Shoah comporta ripensare al rapporto con Israele solo in quanto ciò inerisce, già di per sé, ai fondamenti stessi della fede e nel contempo esige che questa riflessione sia compiuta alla luce di interrogativi radicali rivolti a se stessi e alla storia. L’uccisione programmata e sistematica di milioni di persone, perpetrata a opera dei nazisti e dei loro collaboratori in un’area contraddistinta da una presenza cristiana più che millenaria, non riguarda infatti solo le vittime e i loro eredi, ma anche i carnefici e la civiltà in cui questi persecutori sono cresciuti. L’ermeneutica di Auschwitz pone altri temi, primo fra tutti quello di come la verità cristiana sia effettivamente dicibile di fronte a una storia che, all’epoca della Shoah e anche in seguito, continua a essere contrassegnata, in profondità, dalla negatività e dalla violenza. LA SHOAH I segni della nostra epoca sono in parte con problemi e angosce maggiori. Basta pensare al crescere nel mondo della fame, dell’oppressione, dell’ingiustizia e di varie forme di violenza. Quest’ultima presa di posizione è perciò esplicitamente compiuta solo rivolgendo lo sguardo al mondo attuale e non già ripensando anche alle somme catastrofi della seconda guerra mondiale (Auschwitz, Hiroshima); ciò non toglie però che l’attenzione rivolta alle piaghe odierne e la consapevolezza che negli anni Quaranta si sia consumata una svolta radicale nella storia umana si alimentino a vicenda; la preoccupazione per l’oggi rende più pensosi rispetto all’ieri e viceversa. A tal proposito appaiono illuminanti le parole del filosofo ebreo Vladimir Jankelèvitch, secondo cui le “fabbriche di sterminio e in particolare Auschwitz, la più grande di tutte, hanno in comune con tutte le cose molto importanti il fatto che le loro conseguenze durature non appaiono subito, ma si sviluppano col tempo e non cessano di estendersi”. PRIGIONIERI POLITICI Aprile /Maggio 1945 La situazione militare si fa disperata. Dai Campi di sterminio sgomberati nell’Europa Orientale, i detenuti ritenuti ancora idonei al lavoro, vengono trasferiti a Mauthausen. Mauthausen è l’ultimo lager che viene liberato. Hans Marshalech, organizzatore della resistenza dei detenuti: PRIGIONIERI POLITICI Aprile /Maggio 1945 “Negli ultimi giorni di Mauthausen, c’era tra i detenuti molta agitazione, molta paura ma anche speranza. Per tutto il mese di aprile è andata avanti la ‘liquidazione’ di prigionieri. Soltanto nell’aprile del 1945, sono state sterminate 10.000 persone in questo lager. Sono stati giustiziati prigionieri di Vienna, di Linz o altri, che sapevano molte cose, i cosiddetti ‘detentori di segreti’. Il 28 aprile ci furono le ultime esecuzioni nelle camere a gas. Il 2 maggio erano ancora in attività i crematori di Mauthausen e di Gusen. Il 3 maggio, poco prima che i reparti delle SS lasciassero definitivamente il Campo, hanno ucciso un borghese che avevano arrestato il giorno precedente. Poi se ne sono andati e la sorveglianza del Campo è passata ai Vigili del Fuoco di Vienna. Sapevamo che i Russi si trovavano nelle vicinanze e sapevamo che da ponente stavano arrivando gli alleati, ma non sapevamo se sarebbero stati gli inglesi o gli americani a liberare il Campo”. PRIGIONIERI POLITICI Aprile /Maggio 1945 Sono gli americani che il 5 maggio 1945 liberano finalmente il Campo. Le parole di un componente che fa parte della prima unità americana che entra a Mauthausen: “Ero totalmente sconvolto, non riuscivo a crederlo. Quello che era successo qui era inconcepibile. Dovevamo seppellirli. Ne abbiamo seppelliti 1.200. Mi è quasi impossibile parlarne.. il primo giorno ne abbiamo seppelliti, credo, 1.200 e poi 300 il giorno. Niente, niente potevamo fare. Non riuscivano nemmeno a mangiare, tanto erano deboli. Morivano perché tentavano di mangiare qualcosa oppure perché non volevano mangiare più niente. Non so quanti ne sono morti qui. Ma sono stati tanti, troppi. Fui assalito da una immensa tristezza. Tristezza per loro e per le famiglie. Credo che me ne ricorderò sempre”. TRIANGOLI VIOLA “Il grado di lealtà allo Stato fu il criterio seguito per dare inizio alla persecuzione…L’Associazione Internazionale degli Zelanti Studenti Biblici, la Watchtower Bible and Tract Society, fu la prima associazione religiosa colpita più duramente. Non c’è analisi né memoria sui campi di concentramento che non includa la descrizione della forte fede, della diligenza, della disponibilità e del fanatico martirio degli Zelanti Studenti Biblici”. – Friedrich Zipfel, Kirchenkampf in Deutschland 1933-1945, Berlino, 1965, p. 175 TRIANGOLI VIOLA “Ciò che possiamo imparare dall’atteggiamento dei testimoni di Geova sotto il “Terzo Reich è, in primo luogo, che in Germania un piccolo gruppo di persone, confidando nella propria fede e nella solida coesione interna, riuscì a sottrarsi alla presa totalitaria del regime nazista, sebbene a caro prezzo… In secondo luogo, dovrebbe essere un obbligo per noi delle successive generazioni…assicurarci che nessuno debba mai più morire per rimanere fedele alla propria coscienza”. – Hubert Roser, in: “Am mutigsten waren immer wieder die Zeugen Jehovas”. Verfolgung und Widerstand der Zeugen Jehovas im Nationalsozialismus, a cura di Hans Hesse, Brema, 1998, p. 253 TRIANGOLI VIOLA prof. Wolfang Benz, Centro di ricerca sull’antisemitismo, Politecnico di Berlino: “Nel 1933 la comunità religiosa che in Germania contava 25.000 anime fu messa al bando e circa metà di loro proseguì ‘l’opera di predicazione’ nella clandestinità. I testimoni di Geova si rifiutavano di fare il saluto nazista e in particolare di prestare servizio militare. Furono perseguitati spietatamente. All’incirca 10.000 furono arrestati. La resistenza costò intorno alle 1.200 vittime a questo gruppo, che nel 1936/37 tentò inoltre di avvisare la popolazione riguardo alla natura criminale dello stato nazionalsocialista attraverso campagne di volantinaggio e in tal modo si oppose non solo nei propri interessi a quel regime ingiusto”. – Informationen zur politischen Bildung, n. 243 (1994): Deutscher Widerstand 19331945, p. 21. RECLUSIONE I Bibelforscher (testimoni di Geova) erano contrassegnati con un “triangolo viola” e formavano una categoria di prigionieri a parte. Per la loro ferma presa di posizione venivano trattati con particolare crudeltà dalle SS e dai kapò. Una delle numerose punizioni consisteva nel legare l’internato e colpirlo sulle natiche nude con verghe di ferro. I prigionieri potevano essere puniti per “trasgressioni” insignificanti ad esempio con il Baumhangen, un supplizio estremamente doloroso nel quale la vittima veniva appesa a un palo. Alle condizioni inumane nei campi si aggiunse un indescrivibile sovraffollamento. I testimoni di Geova potevano stare insieme nelle stesse baracche, ma visto che tenevano adunanze religiose, le SS più tardi li divisero. Poiché così parlavano di più della propria fede agli altri internati, furono nuovamente riuniti. Un osservatore affermò:”Non si può evitare l’impressione che, psicologicamente parlando, le SS non furono mai all’altezza della sfida presentata loro dai testimoni di Geova”. – Eugen Kogon. A causa della scarsa alimentazione, molti detenuti soffrirono o morirono di denutrizione e di malattie come il tifo. Per sbarazzarsi degli innumerevoli cadaveri venivano usati speciali forni crematori. RECLUSIONE Le SS presentavano frequentemente una “dichiarazione” ai testimoni di Geova. Con una semplice firma e ripudiando la propria fede, i Testimoni avrebbero potuto ottenere la libertà. Ma solo pochi firmarono. Ad Auschwitz i nazisti cercarono di allettare i Testimoni con la prospettiva di ricevere la libertà immediata. Un agente delle SS disse a un fratello: “Se solo firmi e rinunci a far parte degli Studenti Biblici ti rimettiamo in libertà e potrai tornare a casa”. Questa offerta gli fu fatta ripetutamente, ma lui non scese mai a compromessi per quanto riguardava la sua fedeltà a Geova. Quindi fu picchiato, schernito e costretto a lavorare come uno schiavo, sia ad Auschwitz che a Mittelabau-Dora, in Germania. Poco prima della liberazione, durante il bombardamento del campo dov’era prigioniero sfuggì alla morte per un pelo. RECLUSIONE Quelli che erano in prigione, le donne e i bambini, mandavano pacchi di viveri a chi era ad Auschwitz. “D’estate raccoglievamo bacche nei boschi e le barattavamo col frumento”, dice un fratello che allora era un ragazzo. “le sorelle facevano dei panini e li impregnavano di strutto. Poi ne mandavano piccole quantità per volta ai compagni di fede prigionieri”. Anche i figli dei testimoni di Geova soffrirono a causa delle misure repressive dei nazisti. Alcuni furono mandati insieme alle madri in campi temporanei in Boemia. Altri furono sottratti ai genitori e mandati a Lodz nel famigerato campo riservato ai bambini. “Nel primo trasporto a Lodz” rammentano tre di essi, “i tedeschi presero dieci di noi, di età compresa fra i cinque e i nove anni. Ci incoraggiammo a vicenda parlando di argomenti biblici e non fu facile perseverare”. Nel 1945 quei bambini tornarono tutti a casa. Erano vivi ma magri e traumatizzati. Nulla comunque aveva potuto infrangerne l’integrità. I MALATI, GLI HANDICAPPATI E I BAMBINI “ Dobbiamo separare i sani dai malati, così facciamo posto… Quelli che possono lavorare da quelli che non possono…” DIRITTO UMANITARIO Cenni storici Storicamente, il Diritto Umanitario nasce da un’esigenza tanto valida quanto nei secoli attuale, laddove lo scopo primario, risiede nel concetto di giustizia che deve assolutamente prevalere su ogni tipo di logica tendente a giustificare l’egoismo e il potere del più forte, sulla base di un principio universale anticamente spesso ignorato, dove la dignità umana occupa certamente un posto prioritario in ogni circostanza e luogo. Ecco quindi l’importanza riconosciuta da tutte le Nazioni, che vogliono definirsi propriamente “civili”, al rispetto dei cosiddetti Diritti Umani, sia nei momenti di pace fra gli Stati, sia nella risoluzione di ogni forma di conflitto umano e sociale, al fine di mitigare atrocità e sofferenze che ciascuna guerra inevitabilmente apporta all’umanità. Di qui la necessità vitale di creare una sorta di regolamentazione adottata da ogni singolo Stato per porre vincoli alle rispettive azioni belliche, e che prende specificatamente il nome di “Diritto Umanitario dei Conflitti Armati”. DIRITTO UMANITARIO La matrice del Diritto Umanitario come applicazione dei Diritti Umani in tempi di guerra si rinviene già nei grandi testi classici del Settecento e dell’Ottocento, addirittura nel ‘Bill of Rights’ inglese del 1689 e poi nelle Dichiarazioni americane del 1776 e 1787 e, in quella francese del 1789 che, a loro volta, con diverse formulazioni e sfumature, sono state trasposte nelle nostre Costituzioni moderne, soprattutto in Europa occidentale e in Nord America. DIRITTO UMANITARIO Dal punto di vista italiano, già dal 1859, il nuovo Codice penale Militare per gli Stati di Sua Maestà il Re di Sardegna non solo puniva severamente tutti i comportamenti vietati successivamente dalle Convenzioni internazionali del 1899, ma stabiliva anche, per la prima volta, la responsabilità individuale per ciò che si riferiva ai crimini di guerra. Tale dettato venne ribadito nel C.P. del Regno d’Italia del 1869 ( a suo tempo “il più liberale e progressivo d’Europa”) e successivamente in quello del 1941. Le Convenzioni internazionali furono adottate grazie al lavoro e alla creazione di quello che più tardi diventò il “Comitato Internazionale della Croce Rossa” (C.I.C.R.) . Nel 1864, fu adottata la prima “Convenzione di Ginevra per il miglioramento della condizione del ferito degli eserciti sul campo di battaglia” insieme ad un’emblema: la croce rossa su un campo bianco. DIRITTO UMANITARIO Certamente però, il passaggio da un livello di riconoscimento e di protezione negli ordinamenti statuali ad uno interstatuale è avvenuto essenzialmente dopo la 2^ guerra mondiale, quando sono stati adottati, soprattutto ad opera delle Nazioni Unite ( e per la regione europea, del Consiglio d’Europa), importanti strumenti internazionali di protezione dei diritti umani: dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 10 dicembre 1948 ai patti delle Nazioni Unite sui diritti umani del 1966; dalla Convenzione del 30 novembre 1973 sulla eliminazione e la repressione del crimine di apart-heid, ai Protocolli aggiuntivi dell’8 giugno 1977 fino alla Convenzione sulla eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne del 18 dicembre 1979. documenti questi che non solo hanno segnato la legislazione dei Diritti umani in tempo di pace o in tempo di guerra (quindi il Diritto Umanitario), ma una sorta di tutela a favore delle popolazioni più deboli ed oppresse spesse volte maltrattate o sterminate. DIRITTO UMANITARIO E DIRITTI DELL’UOMO L’importanza delle norme sulla tematica dei Diritti Umani risiede essenzialmente nel concetto fondamentale di salvaguardare i diritti di ogni uomo, senza alcuna distinzione di razza, sesso o altro, che, solo a partire dagli ultimi decenni, grazie alle regolamentazioni adottate, si è potuto concretamente definire e circoscrivere: l’applicazione dei diritti dell’uomo. DIRITTO UMANITARIO E DIRITTI DELL’UOMO Diritti che hanno cessato di appartenere alla sfera della giurisdizione esclusiva di competenza interna degli Stati, per entrare in un ambito giuridico vasto e complesso, fatto di interazioni, tra diritto internazionale e diritto interno, di principi e regole di “respiro” universale, garantendo una posizione giuridica ad ogni individuo, in una Comunità internazionale nella quale, almeno fino alla 2^ guerra mondiale, era tradizionalmente estraneo. DIRITTO UMANITARIO E DIRITTI DELL’UOMO Infatti non solo l’insieme delle norme in vigore tutelano ogni individuo su un piano internazionale, garantendo una sorta di responsabilità personale di ognuno al rispetto di ciò che è sancito a carattere internazionale, ma l’importanza fondamentale dell’applicazione delle stesse norme, risiede essenzialmente in una sorta di garanzia di giustizia a carattere universale. Infatti la Dichiarazione universale dell’uomo del 1948 e i Protocolli Aggiuntivi del 1977, da cui nascono l’insieme delle norme che costituiscono il Diritto Umanitario dei Conflitti Armati, non solo garantisce il rispetto di tali norme, essendo norme scritte, ma il carattere generale delle stesse, è sinonimo di applicazione sia di giurisdizione interna che esterna di quasi tutti gli Stati. LE CONVENZIONI DI GINEVRA (12 Agosto 1949) Le Convenzioni di Ginevra del 1949 e i Protocolli Aggiuntivi del 1977 rappresentano, senza dubbio, una specifica garanzia per la salvaguardia della dignità delle persone e dei patrimoni culturali e sociali. Infatti emergono da queste disposizioni normative importanti per limitazioni sui mezzi, metodi e strumenti di guerra, che sanciscono l’assoluto divieto di arrecare al nemico sofferenze superflue, danni o distruzioni inutili ridefinendo un concetto di guerra non più basato su stermini e atrocità, ma sulla tutela dei diritti umani. Questi trattati formano quello che è chiamato il Diritto Internazionale Umanitario, che include principalmente i feriti e i malati.,i naufraghi, i prigionieri di guerra e la popolazione civile. LE CONVENZIONI DI GINEVRA (12 Agosto 1949) La 1^ Convenzione di Ginevra “Miglioramento delle condizioni dei feriti e malati delle forze di campagna” in conflitti internazionali o “interni”, quindi legittima le disposizioni minimali in materia di trattamenti crudeli, di ostaggi e di sentenze sommarie, obbligando la raccolta dei feriti e l’applicazione dei principi del Diritto Umanitario dei Conflitti Armati in ogni circostanza. LE CONVENZIONI DI GINEVRA (12 Agosto 1949) La struttura ed i metodi di applicabilità della 2^ Convenzione di Ginevra sono simili alla 1^ Convenzione: essa costituisce una precisazione in materia di “Miglioramento delle condizioni dei feriti, malati e naufraghi delle FF.AA. sul mare”, stabilendo precisazioni in merito ai naufraghi di ogni nazionalità, alla loro sepoltura che può avvenire per mare, alla possibilità di prelievo di ricoverati da navi ospedali, identificabili come tali mediante l’applicazione di appositi requisiti. LE CONVENZIONI DI GINEVRA (12 Agosto 1949) La 3^ Convenzione riguarda essenzialmente il “trattamento dei prigionieri di guerra” i termini globali, a partire dalla cattura e dal disarmo, al trattamento economico e all’impiego. La 4^ Convenzione si interessa della “Protezione dei civili” in senso ampio. LE CONVENZIONI DI GINEVRA (12 Agosto 1949) I PROTOCOLLI AGGIUNTIVI DEL 1977 ALLE CONVENZIONI DI GINEVRA DEL 1949 (Ratificati 11 Dicembre 1985) I Protocolli Aggiuntivi del 1977 rappresentano una sorta di aggiornamento ed un completamento delle precedenti Convenzioni di Ginevra del 1949. I Protocolli interessano: “Protezione delle vittime dei conflitti internazionali”, “La protezione dei beni culturali e luoghi protetti”, “La protezione dell’ambiente”. NEGLI ULTIMI DIECI ANNI… Serbia,Albania,Kosovo,Giordania,Afghanistan, Iraq,Libano,Angola,Cecenia,Sri Lanka… Due milioni di bambini sono morti a causa di conflitti armati e venti milioni sono stati costretti ad abbandonare le loro case. Quasi cinque milioni sono rimasti invalidi e dieci milioni hanno subito gravi traumi psicologici. Le guerre hanno provocato un milione di orfani. Si stima che in sessantaquattro paesi siano seppelliti oltre centodieci milioni di mine, una ogni venti bambini. Sono circa trecentomila i bambini arruolati nel mondo da eserciti nazionali o gruppi armati. NEGLI ULTIMI DIECI ANNI… Colombia: negli ultimi quindici anni la guerra civile ha causato oltre trecentomila morti e più di due milioni di sfollati, dei quali il sessanta per cento ha meno di diciotto anni. Oltre un milione di bambini rischia di morire per fame, circa undicimila sono arruolatoti nei gruppi armati. Cecenia: un panorama tragico di scontri, rapimenti e devastazioni. Si contano cinquemilasettecento morti solo nel 2002 a causa di mine antiuomo posizionate da truppe russe e guerriglia. Nel settembre 2004 un gruppo di terroristi ceceni uccide in una scuola di Beslan, centocinquantasei bambini. NEGLI ULTIMI DIECI ANNI… Iraq: lo stillicidio, non ancora quantificabile, di bambini morti e feriti in attentati, bombardamenti e combattimenti in Iraq. Secondo dati Onu, dal 1990 al 2001, a causa della scarsità di medicinali dovuta alle sanzioni, sono morti oltre mezzo milione di bambini iracheni.Oltre ai milioni di bambini Kurdi che Saddam Hussein ha deportato,torturato,sterminato e usato per test di armi chimiche. Ruanda: per cento giorni, a partire dal 7 aprile 1994 , teatro di uno dei più spaventosi massacri del nostro secolo. Oltre novecentomila persone, per lo più Tutsi, Hutu moderati sono stati orribilmente massacrate. I bambini rimasti orfani sono circa novantacinquemila. NEGLI ULTIMI DIECI ANNI… Costa d’Avorio: il conflitto ha coinvolto le aree del nord, ma ci sono stati disordini e violenze anche ad Abidjan. Sono oltre seicentomila gli orfani causati dall’Aids, la prima causa di morte tra gli adulti. Sudan: il conflitto che è iniziato nel 2002 e sconvolge il Darfur ha causato una gravissima crisi umanitaria. Migliaia i bambini che muoiono. Le persone coinvolte nella guerra civile sono un milione e mezzo. NEGLI ULTIMI DIECI ANNI… Myanmar-Burma: settantamila i bambini arruolati, addestrati crudelmente. Costretti a uccidere i propri familiari e a compiere atti di cannibalismo sulle loro vittime. Congo: in cinque anni di guerra i morti sono tre milioni. Due milioni i bambini che rischiano di morire per fame e trentamila sono bambini soldato. Pochi vanno a scuola e nella capitale ci sono oltre diecimila bambini di strada. NEGLI ULTIMI DIECI ANNI… Uganda: sfollati a causa della guerra un milione e seicentomila persone. Si aggiunge a questo il dramma del rapimento: venticinquemila bambini sono strappati alle famiglie. Medio Oriente: con la seconda intifada sono centoventidue le vittime minorenni israeliane, cinquecentocinquantotto quelle palestinesi. Inoltre trecentottantase ragazzi palestinesi sono detenuti nelle carceri israeliane: molti di loro volevano diventare kamikaze. “IO SOGNO ANCORA IL RAGAZZO DEL MIO VILLAGGIO CHE HO UCCISO. LO VEDO NEI MIEI SOGNI. EGLI MI PARLA E MI DICE CHE L’HO UCCISO PER NIENTE. E IO GRIDO, GRIDO..” Susan, Uganda “E’ un grande miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze, perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo mutarsi lentamente il mondo In un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini. Eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritornerà l’ordine, la pace, la serenità. Da ‘Il diario di Anna Frank’ BIBLIOGRAFIA Filmati e Documentazione: “…Ritorno indesiderato. Campo di concentramento di Mauthausen” Editore: Ministero degli Interni Austriaco “I Testimoni di Geova .Saldi di fronte all’attacco nazista.” Editore: Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania “Schindler’s List” Editore: Universal Picture Costituzione Italiana: “Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo” “Toscana 12” Editore: Consiglio Regionale della Toscana “Fumetto della storia di Croce Rossa Internazionale” Editore: C.R.I. BIBLIOGRAFIA Musiche: “Immolation” (With our Lives, We Give Life) by John Wiliam “Remembrances” by Itzhak Perlman “Sacrifice” (by Lisa Gerrard and Pietre Bourke) ASCAP “Faith” (by Lisa Gerrard and Pietre Bourke) Si ringrazia per la collaborazione: Ministero degli Interni Austriaco Consiglio Regionale della Toscana Comunità Ebraica- Livorno Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova- Livorno Croce Rossa Italiana- Comitato di Livorno Presentazione di Luca Tacchi Fine