La Regola di San Benedetto risponde ai problemi ecologici perché con le sue indicazioni ascetiche (Vedi Capitolo 7 dell’umiltà) conduce il discepolo all’esperienza di Dio. Da un cuore unificato e pacificato scaturisce anche un modo corretto e sano di rapportarsi con l’ambiente in cui si vive. “Se vogliamo determinare meglio in che consiste questa esperienza di Dio, noi dobbiamo prima di tutto considerare in che modo il monaco vive un suo rapporto con Dio e meglio ancora come Dio entra in rapporto con l’uomo. Dio è puro Spirito: nell’atto stesso della sua rivelazione Dio si comunica all’uomo. Il monaco vive questa comunione con Dio attraverso quella stessa rivelazione che Dio gli fa di se stesso. A differenza della mistica di altri ordini religiosi, il monaco vive prima di tutto in costante contatto con la natura. È la natura che gli rivela Dio. Il voto di stabilità non lo sottrae al fascino della creazione che, nello splendore della sua bellezza, è come il primo sacramento di Dio. Le valli ombrose, le sorgenti delle acque, la musica del vento nella foresta, le cime innevate dei monti: tutta la natura è sempre presente al monaco; egli vive lo stupore di questa bellezza che porta un riflesso, sia pure lontano, della bellezza di Dio. Non potrebbe farne a meno, così come l’uomo non può fare a meno, per vivere, di respirare.” ( Don Divo Barsotti, Monachesimo e Mistica) La Regola Benedettina invita ad ascoltare la Parola di Dio e l’insegnamento della Chiesa che educa a vivere in equilibrio con l’ambiente rispettandolo come la casa e il giardino in cui l’essere umano è posto perché possa realizzare e vivere la propria vocazione… (Cf. Regola di San Benedetto capitolo 73) SIRACIDE Capitolo 42 Ricorderò ora le opere del Signore e descriverò quanto ho visto. Con le parole del Signore sono state create le sue opere. Il sole con il suo splendore illumina tutto, della gloria del Signore è piena la sua opera. Neppure i santi del Signore sono in grado di narrare tutte le sue meraviglie, ciò che il Signore onnipotente ha stabilito perché l'universo stesse saldo a sua gloria… Orgoglio dei cieli è il limpido firmamento, spettacolo celeste in una visione di gloria! Il sole mentre appare nel suo sorgere proclama: “Che meraviglia è l'opera dell'Altissimo!”. La luna Anche la luna sempre puntuale nelle sue fasi regola i mesi e determina il tempo. Dalla luna dipende l'indicazione delle feste, luminare che decresce fino alla sua scomparsa. Da essa il mese prende nome, mirabilmente crescendo secondo le fasi. È un'insegna per le milizie nell'alto splendendo nel firmamento del cielo. Le stelle Bellezza del cielo la gloria degli astri, ornamento splendente nelle altezze del Signore. Si comportano secondo gli ordini del Santo, non si stancano al loro posto di sentinelle. L'arcobaleno Osserva l'arcobaleno e benedici colui che l'ha fatto, è bellissimo nel suo splendore. Avvolge il cielo con un cerchio di gloria, l'hanno teso le mani dell'Altissimo. Con un comando invia la neve, fa guizzare i fulmini del suo giudizio. Così si aprono i depositi e le nubi volano via come uccelli. Con potenza condensa le nubi, che si polverizzano in chicchi di grandine. Per i discepoli di San Benedetto il Creato è il Monastero Divino in cui lodare in libertà il Creatore… “Dobbiamo applicare a tutti gli esseri viventi, alla terra e all’acqua, ciò che la Regola recita quando ci comanda di usare tutti gli oggetti del monastero come i “vasi sacri” dell’altare. (Regola capitolo 32). È bene vedere tutto il Creato come elementi del monastero cosmico di Dio. (Priore Marcello De Barrios Souza, Relazione al Congresso internazionale Oblati 2005) Nel monastero cosmico la Regola Benedettina indica a coloro che cercano Dio, un ritmo di vita che pone in sintonia con la musica nascosta dell’Universo… Un ritmo che rispecchia quello delle stagioni, l’alternarsi del giorno e della notte, del silenzio e dei rumori… un ritmo che fa cambiare stile di vita… Nel Capitolo 4 gli “strumenti spirituali” vengono offerti come mezzi che portano a gustare armonie e luci sconosciute... “cose che occhio non vide ne orecchio mai udì”… l’eco del Paradiso a cui ogni essere umano aspira. Un recuperato sano rapporto con se stessi, con gli altri esseri, con Dio e con il Creato è già partecipazione alla Pace, all’equilibrio ecologico spirituale, umano e ambientale che diventa sorgente di benessere globale della persona. La Regola di San Benedetto è uno strumento che insegna a custodire il Creato, come la “tenda in cui abitare”… preparando i cuori e i corpi a militare sotto la santa obbedienza ai divini precetti…” (PROLOGO, 39-44.) Se vuoi coltivare la pace, custodisci il Creato. La ricerca della pace da parte di tutti gli uomini di buona volontà sarà senz’altro facilitata dal comune riconoscimento del rapporto inscindibile che esiste tra Dio, gli esseri umani e l’intero Creato. Illuminati dalla divina Rivelazione e seguendo la Tradizione della Chiesa, i cristiani offrono il proprio apporto. Essi considerano il cosmo e le sue meraviglie alla luce dell’opera creatrice del Padre e redentrice di Cristo, che, con la sua Morte e Risurrezione, ha riconciliato con Dio “sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli” (Col 1, 20). Il Cristo, crocifisso e risorto, ha fatto dono all’umanità del suo Spirito santificatore, che guida il cammino della storia, in attesa del giorno in cui, con il ritorno glorioso del Signore, verranno inaugurati «nuovi cieli e una terra nuova» (2Pt 3,13), in cui abiteranno per sempre la giustizia e la pace. Proteggere l’ambiente naturale per costruire un mondo di pace è, pertanto, dovere di ogni persona. Ecco una sfida urgente da affrontare con rinnovato e corale impegno; ecco una provvidenziale opportunità per consegnare alle nuove generazioni la prospettiva di un futuro migliore per tutti. Ne siano consapevoli i responsabili delle nazioni e quanti, ad ogni livello, hanno a cuore le sorti dell’umanità: la salvaguardia del creato e la realizzazione della pace sono realtà tra loro intimamente connesse! Per questo, invito tutti i credenti ad elevare la loro fervida preghiera a Dio, onnipotente Creatore e Padre misericordioso, affinché nel cuore di ogni uomo e di ogni donna risuoni, sia accolto e vissuto il pressante appello: Se vuoi coltivare la pace, custodisci il Creato. (Benedetto XVI, dal Vaticano, 8 dicembre 2009 XLIII Giornata della Pace) Il Vangelo della terra Presentazione della Nota Pastorale della CEI: “Frutto della terra e del lavoro dell’uomo” del 19/3/2005 Il contenuto del Documento I vescovi italiani si sono preoccupati di scrivere una Nota Pastorale per riflettere sul rapporto della fede cristiana e il mondo rurale in continuo cambiamento. Riflettere su questo rapporto può aiutare a riscoprire non solo aspetti importanti della fede cristiana, ma anche ad apprezzare l’importanza del rapporto dell’uomo con la terra, di cui egli stesso è plasmato. I beni della Terra sono donati da Dio per l’umanità tutta e affidati alla famiglia umana perché ne usi con responsabilità. L’uomo non è il padrone ma l’amministratore del giardino della Terra. La Terra con i suoi ritmi è un richiamo per l’uomo a rispettare i tempi del lavoro e i tempi del riposo, un richiamo al giorno della contemplazione, al giorno del Signore, quello che oggi celebriamo sulla Terra e che un giorno vivremo in eterno nel Cielo. Il corretto rapporto dell’uomo con la Terra è un modo per ritrovare anche il corretto rapporto dell’uomo con Dio, con se stesso e con i propri simili. L’essere umano desidera ritrovare una “pienezza di essere” che percepisce come desiderio di felicità. Ritrovando l’equilibrio delle giuste relazioni come “essere creato” con il Creatore e con le creature, l’uomo può assaporare anche sulla Terra scintille di beatitudine che lo farà crescere fino alla piena maturità e realizzazione. Il titolo e la struttura del Documento Il titolo del documento “Frutto della terra e del lavoro dell’uomo” è stato elaborato dalla Preghiera Eucaristica che ricorda gli elementi naturali da cui la vita sacramentale cristiana trae materia: l’acqua, l’olio, il pane, il vino… La Nota Pastorale in tre capitoli offre un aiuto per una riflessione sulla fede cristiana in relazione al mondo agricolo. I capitoli sono preceduti dai versetti biblici che indicano il loro contenuto. LA TERRA E L’UOMO Il Signore Dio plasmò l’uomo con la polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. (Gn 2, 7) Questo richiamo alla creazione dell’uomo con la polvere della terra vuole esprimere il fondamentale rapporto antropologico che lega l’uomo alla terra e viceversa. Mai come oggi ci sentiamo di dipendere dall’ambiente in cui viviamo. E il cibo, dono del mondo rurale, ne è il segno più essenziale. La responsabilità dell’uomo nel custodire il dono di Dio Il dono della Creazione è affidato da Dio a tutti gli uomini e nessuno può esserne escluso. Gli uomini sono chiamati alla solidarietà e alla condivisione fin dall’inizio, sostenendosi reciprocamente nel lavoro e facendo parte gli uni gli altri dei frutti della terra. Sebbene il peccato abbia oscurato, nel segno del dolore e del sudore, il rapporto dell’uomo con la terra, questi ne rimane il responsabile, perché essa possa continuare a produrre frutti da cui trarre un pane che sia per tutti. Nel Vangelo Gesù ci insegna la preghiera del Padre Nostro che include nelle domande la richiesta del “pane quotidiano” dal Padre di tutti, come ricorda anche la liturgia con le parole “frutto della terra e del lavoro dell’uomo”. IL MONDO RURALE E L’ECOLOGIA La tua terra avrà uno sposo… Isaia 62, 4 Il versetto biblico che introduce il secondo capitolo è un grido di fede, che viene utilizzato per esprimere il rapporto che oggi lega sempre più il mondo rurale con l’attenzione all’ambiente. La questione ecologica è di grande valenza e interesse, decisiva. Ogni agricoltore, fedele alla sua terra, specie nelle zone collinari e di montagna, si sente custode del Creato per la sua difesa e valorizzazione. Nodo fondamentale che coinvolge mondo rurale ed ecologia è oggi l’uso saggio dell’acqua, bene primario, decisivo per lo sviluppo e la crescita del mondo rurale in tutti i sui aspetti… L’acqua non va sprecata ma custodita con uno stile di vita sobrio, a cominciare dalle famiglie… L’acqua è un bene di tutti e per tutti… Il valore impareggiabile dell’acqua è ben avvertito dal cuore di San Francesco d’Assisi, per il quale l’acqua, è molto utile et humile et pretiosa et casta” PER UNA NUOVA EVANGELIZZAZIONE DEL MONDO RURALE Uscì il seminatore a seminare… Matteo 13, 3 Il terzo capitolo è quello più direttamente pastorale. È dettato da grande amore, ma anche da grande consapevolezza. Oggi, il mondo rurale è profondamente cambiato anche di fronte alla fede. È necessario perciò uno stile nuovo, fatto di intelligente valorizzazione e personalizzazione dei rapporti. “…noi vediamo nel mondo un grande segno d’amore, in cui possiamo incontrare colui che in Gesù Cristo ci ha amati fino alla morte. La Terra è lo spazio in cui è possibile fare esperienza di Dio, luogo in cui Egli si manifesta. Non a caso dalla successione delle stagioni e dalle vicende del mondo agricolo Gesù ricava alcune delle sue parabole più belle. L’agricoltore che aspetta pazientemente il prezioso frutto della terra diventa, nella parenesi cristiana, icona per tutti coloro che aspettano la venuta del Signore (Cfr. Gc 5, 7-8). La coltivazione della terra viene proposta in tal modo come scuola di vita.” Coltivare e custodire il giardino La terra affidata all’uomo che la lavora è come un giardino, che Dio ha consegnato alle sue abili mani… Se è un giardino, va tenuto come un bene prezioso: lavorare la terra con rispetto è anche esserne i custodi, presidiarla, impedirne il degrado e garantirne la funzione per uno sviluppo sostenibile… Il lavoro dell’agricoltore è quello che più di tutti può far comprendere che la terra è solo affidata all’uomo; egli non è il proprietario; ne ha diritto d’uso e non d’abuso. Egli, infatti può seminare, ma poi deve aspettare il raccolto… “A voi è dato di sentire, dentro la vita che sboccia, il mistero perenne della creazione” (Giovanni Paolo II, 19/3/1993). Da ciò emerge anche che l’uomo è nella terra partner di Dio, persona a cui egli si rivolge. Così Dio gli riconosce dignità e libertà. La Terra: un’eredità per le generazioni future La Terra è un’eredità ricevuta da chi ci ha preceduto e da lasciare alle generazioni che verranno, preservandone responsabilmente l’integrità. C’è da rispettare una vocazione ecologica dell’umanità, che ha profonda rilevanza per il lavoro e l’economia. Per chi lavora la terra e vive di essa le esigenze di giustizia e solidarietà si trovano strettamente intrecciate a quelle della sostenibilità, come caratteristiche di un lavoro attento alla vita e alle esigenze di questa generazione come di quelle future. Proprio perché di Dio, infatti, la Terra è la casa di tutti, spazio affidato a tutti gli uomini e le donne perché possano trovarvi di che vivere, lavorare, gioire. La domenica e lo sguardo sul Creato Lo sguardo contemplativo sulla Terra e sul Creato è evidenziato nel settimo giorno della Creazione, quando Dio si pone di fronte alla sua opera in atteggiamento di riposo, con stupore e meraviglia… Anche l’uomo, nel settimo giorno della settimana, il giorno del riposo è chiamato a guardare al suo lavoro con lo stesso sguardo di stupore e ammirazione. Questo è il giorno che dà significato a tutti gli altri giorni. È il giorno della festa, che libera l’uomo dalla assolutizzazione del lavoro e del profitto e lo orienta a relazioni più intense, con se stesso, con la famiglia, con gli altri e con Dio. L’Eucaristia e i frutti della terra Al centro della domenica… si colloca la Celebrazione Eucaristica. Al momento dell’Offertorio noi poniamo sull’altare i doni che sappiamo di aver ricevuto da Dio, ma al tempo stesso riconosciamo che essi sono “frutto della terra e del lavoro dell’uomo”. Trasformati nel Corpo e nel Sangue di Cristo, quel pane e quel vino diventano il dono che dall’assemblea dei credenti si innalza al Padre, fonte della vita… Ai frutti della terra sono legati i Sacramenti e i Sacramentali: acqua, pane, vino, olio… La presenza del Signore Gesù nell’Eucaristia è come la garanzia, la promessa fedele e il richiamo perenne che tutte le realtà del Cosmo sono incamminate verso di Lui… La comprensione religiosa del tempo e delle stagioni La vita liturgica della comunità cristiana in rapporto al lavoro della terra non è però legata solo all’Eucaristia domenicale. Sono molte le forme con cui si esprime la devozione e la pietà della nostra gente nei campi… La stagione che muta è infatti come il fiorire della pianta e come la crescita dei figli. Ci dona il gusto di un tempo non conquistato, ma regalato… La terra, le piante e gli animali hanno i loro ritmi che esigono rispetto, non tollerano di essere stravolti e diventano per noi un monito continuo. Il giorno e la notte, il riposo settimanale, le stagioni, l’anno sabbatico, l’anno giubilare nella Bibbia sono richiami a rispettare i ritmi del creato e a ritrovare il tempo per se stessi e per Dio. In conclusione, attraverso forme e linguaggi nuovi occorre ridare voce alla realtà creata, per intendere il messaggio di Dio Padre che ha fatto bene ogni cosa per riempire di grazia e di gioia il cuore di ogni creatura. Si tratta di riprendere in modo nuovo una traccia sempre feconda nella storia della comunità cristiana, che a partire dal Creato, trasfigurato dalla Risurrezione di Cristo, ha sempre trovato strade di annuncio e catechesi per giungere al Creatore. Guarda benigno, o Padre le nostre campagne; dona alle zolle assetate il refrigerio della pioggia, alle nostre famiglie l’armonia e la pace; allontana il flagello delle tempeste e fa’ che nel tranquillo svolgersi delle stagioni sia fecondato e rimunerato l’impegno quotidiano per il benessere della nostra gente e di tutti gli uomini. Circonda del tuo Amore i lavoratori della terra; fa’ che non si estingua nelle nuove generazioni la luce della tua verità e il dono della tua grazia; resti vivo e coerente il senso dell’onestà e della generosità, la concordia operosa, l’attenzione ai piccoli, agli anziani e ai sofferenti, l’apertura verso l’umanità che in ogni parte del mondo soffre, lotta e spera, perché non manchi mai a ogni uomo, la casa, il pane e il lavoro. Risplenda la luce del tuo Volto, o Padre, sulle case e sui campi e la tua benedizione ci accompagni nel tempo della semina e del raccolto della mietitura e della vendemmia; fa che al termine dei nostri giorni possiamo ricevere dalle tue mani il frutto delle opere buone compiute nel tuo nome. Amen. Elaborazione: Monache Benedettine S. Margherita Fabriano U.I.O.G.D.