Anno Accademico 2006/07 Lezioni di Giurisprudenza romana Princeps legibus solutus. Alle radici del potere imperiale di Gianfranco Purpura Templum Augusti ad Ankara (Turchia), luogo di rinvenimento del Monumentum Ancyranum Lex de auctoritate Vespasiani § . 7 Ulpianus, libro primo institutionum: Quod principi placuit, legis habet vigorem: utpote cum lege regia, quae de imperio eius lata est, populus ei et in eum omne suum imperium et potestatem conferat. Quodcumque igitur imperator per epistulam et subscriptionem statuit vel cognoscens decrevit vel de plano interlocutus est vel edicto praecepit, legem esse constat. Haec sunt quas volgo constitutiones appellamus. Plinio Panegirico a Traiano 65, 1: In rostris quoque simili religione ipse te legibus subiecisti, legibus, Caesar, quas nemo principi scripsit. Sed tu nihil amplius vis tibi licere quam nobis: sic fit, ut nos tibi plus velimus. Quod ego nunc primum audio, nunc primum disco; non est princeps super leges sed leges super principem, idemque Caesari consuli quod ceteris non licet. Negli stessi rostra con pari religiosità tu stesso ti sei inchinato a quelle leggi che nessuno impose al principe. Per la prima volta sento dire e imparo che non è il principe al di sopra delle leggi, ma le leggi al di sopra del principe, e che tutto ciò che è vietato agli altri, non è permesso nemmeno a Cesare in qualità di console. Paolo, Sent. V, 12, 9a = D. 32, 23: …decet enim tantae maiestati eas servare leges, quibus ipse solutus esse videtur. …conveniente è infatti a così grande maiestas osservare quelle leggi, alle quali egli stesso appare esser sciolto Paolo, Sent. IV, 5, 3: …eum enim qui leges facit pari maiestate legibus obtemperare convenit. …colui il quale infatti fa le leggi, conviene che ottemperi, con pari maiestas, alle leggi. Iust. Inst. II, 17, 8: …divi quoque Severus et Antoninus saepissime rescripserunt : ‘licet enim’ inquiunt ‘legibus soluti sumus, attamen legibus vivimus’. …i divi Severo ed Antonino assai spesso rescrissero: “Se pur infatti” dissero “siamo sciolti dall’osservanza della legge, tuttavia viviamo secondo le leggi” C. VI, 23, 3 (232 d.C.): ...Licet enim lex imperii sollemnibus iuris imperatorem solverit, nihil tamen tam proprium imperii est, ut legibus vivere. Infatti quantunque una lex imperii abbia sollevato l’imperatore dalle formalità del diritto, tuttavia non vè niente di tanto consono all’ imperium, quanto il vivere secondo le leggi. C. I, 14, 4 (11 giugno 429 d.C.): Digna vox maiestate regnantis legibus alligatum se principem profiteri: adeo de auctoritate iuris nostra pendet auctoritas, et re vera maius imperio est submittere legibus principatum, et oraculo praesentis edicti quod nobis licere non patimur indicamus. E’ voce degna della maestà del regnante il dichiararsi principe sottoposto alle leggi: del resto la nostra autorità dipende dall’autorità delle leggi. Ed invero è cosa più grande del comando sottomettere il principato alle leggi, e con l’oracolo del presente editto indichiamo agli altri ciò che non permettiamo che a noi sia lecito. 7 aprile 429 = ordine di redazione del C. Th. Svetonio, Aug. 99: Supremo die identidem exquirens, an iam de se tumultus foris esset, petito speculo capillum sibi comi ac malas labantes corrigi praecepit et admissos amicos percontatus, “ecquid iis videretur mi[ni]mum vitae commode transegisse”, adiecit et clausulam: eij dev ti [Ecoi kalw~", tw/` paignivw/ dovte krovton Kai; pavnte" ¹ma`" met¦ cara`" propšmyate: Il suo ultimo giorno, dopo aver chiesto ripetutamente se fuori vi fosse già agitazione per causa sua, preso uno specchio, diede ordine di pettinarlo e di correggergli un po’ [col belletto] le guance cadenti, e, fatti quindi entrare gli amici, chiese se, a parer loro, avesse ben recitato la commedia della vita, e soggiunse anche la consueta formula finale: “Or, se tutto vi piacque in questo spettacolo, date un applauso; fate, orsù, gran chiasso! Res Gestae Divi Augusti nel Monumentum Ancyranum Monumentum Antiochenum Monumentum Ancyranum Casal Marittimo. Tomba a tholos. Pantheon Tomba di Lucio Munazio Planco a Gaeta. 20 d.C. c.a. Pantheon Mausoleo di Augusto Res Obelisco del Quirinale Gestae Obelisco di S. Maria Maggiore Tabula Peutingeriana. IV sec. d.C. Cesare Augusta capita dall’Augusteum di Pantelleria Tito Agrippina Platone, Politico 272-3: “... allora il pilota dell’Universo tutto, quasi abbandonando la barra dei timoni, si ritirò nel suo posto d’osservazione, e allora furono il destino ed una innata tendenza a volgere il cosmo nel corso del suo nuovo ciclo... E il cosmo invertendo il suo cammino, scontrandosi nelle sue parti, sotto la spinta di due impulsi opposti, l’uno terminale, l’altro iniziale, provocò in se stesso un grande scuotimento... poiché era affetto da un grande disordine prima di giungere all’ordine attuale... per questa ragione il Dio che già una volta l’ha ordinato, vedendolo in difficoltà estreme, preoccupandosi che sconvolto dalla tempesta, sotto il suo infuriare non si dissolva e si inabissi nel mare infinito della dissomiglianza, ritornando a sedere al timone di quello e volgendo a nuovo corso ciò che nel tempo precedente, in cui l’Universo era abbandonato a se sesso, si ammalò e si dissolse, l’ordina ancora e lo raddrizza e così lo rende immortale e senza vecchiaia.” Ottaviano, prima del 31 a.C. Sesto Pompeo. 42/40 a.C. Pietas Augusti Sfinge = attesa epocale Ara pacis di Augusto Copia del Doriforo di Policleto. Erma in bronzo dalla Villa dei Papiri Augusto. Copia da un originale bronzeo del 27 a.C. Okeanos dall’Augusteo di Afrodisia Augusto, signore della terra e del mare Okeanos con mappa = signore del cosmo Statua marmorea di Augusto dalla Villa di Livia a Prima Porta Frontone, Ep. III, 7 e 8, 1: Imaginem, quam te quaerere ais, meque tibi socium ad quaerendum et optionem sumis, num moleste feres, si in tuo atque in tui patris sinu id futurum quaeram? Ut illa in mari Ionio sive Tyrrhenico sive vero potius in Hadriatico mari, seu quod aliud est mare eius nomen maris addito, igitur ut illa in mari insula Aenaria fluctus maritimos ipse accipit atque propulsat omnemque vim classium praedonum beluarum procellarum ipse perpetitur, intus autem in lacu aliam insulam protegit ab omnibus periculis ac difficultatibus tutam, omnium vero deliciarum voluptatumque participem, namque illa intus in lacu insula aeque undis alluitur, auras salubris aeque accipit, habitatur aeque, mare aeque prospectat, item pater tuus imperii Romani molestias ac difficultates ipse perpetitur, te tutum intus in tranquillo sinu quo socium dignitatis gloriae bonorumque omnium participem tutatur. Igitur hac imagine multimodis uti potes ubi patri tuo gratias ages. Non ti dispiacerà mica se l’immagine che tu dici di andar cercando, per cui mi assumi come alleato e aiutante, io cercherò di collocarla nell’animo tuo e di tuo padre? Come quell’isola nel mar Ionio o Tirreno o, meglio, Adriatico, o se è un altro mare aggiungi tu il suo nome, dunque proprio come quell’isola Enaria che è nel mare accoglie le onde marine e le rigetta ed è essa a sostenere ogni assalto delle flotte dei pirati, ogni violenza dei mostri marini o delle burrasche, ma, dentro in un lago, protegge un’altra isola, sicura da ogni pericolo e molestia, partecipando però di tutti i vantaggi e le amenità – l’isola infatti che sta nel lago è ugualmente bagnata dalle onde, ugualmente riceve le brezze salutari, ugualmente è abitata, ugualmente si affaccia sul mare - allo stesso modo tuo padre si sopporta lui tutti i gravami e le difficoltà dell’impero romano e protegge te, sicuro entro il suo grembo, compagno della sua divinità e della sua gloria, partecipe di ogni bene. Puoi servirti quindi in molti modi di quest’immagine quando ringrazierai tuo padre ore 12 del 23 settembre 63 a.C., nascita di Augusto Obelisco, ora a Montecitorio Morte di Augusto: 19 agosto 14 d.C. Pantheon di Agrippa, morto nel 12 a.C. Bucranio Orologio di Augusto (10/9 a.C.) in Campo Marzio con Mausoleo ed Ara Pacis Ubi ordo deficit, nulla virtus sufficit Ubi ordo regnat, virtus Cefalù sola praestat Ghirza (Tripolitania). III/IV sec. d.C. da Baltrusaitis, Il Medievo fantastico, Milano, 1993, p. 165 Plinio, Ep. VI, 31: Evocatus in consilium a Caesare nostro ad Centum Cellas (hoc loco nomen), magnam cepi voluptatem. Quid enim iucundius quam principis iustitiam grauitatem comitatem in secessu quoque ubi maxime recluduntur inspicere? Fuerunt variae cognitiones et quae virtutes iudicis per plures species experirentur. Dixit causam Claudius Ariston princeps… Frontone, Ad Marcum Caesarem et Invicem I, 6, 2: In iis rebus et causis quae a privatis iudicibus iudicantur, nullum inest periculum, quia sententiae eorum intra causarum demum terminos valent; tuis autem decretis, imp., exempla publice valitura in perpetuum sanciuntur. Tanto maior tibi vis et potestas quam fatis adtributa est: fata quid singulis nostrum eveniat statuunt; tu, ubi quid in singulos decernis, ibi universos exemplo adstringis. In quelle questioni e in quelle cause che vengono giudicate da giudici privati, non ci sono rischi, perchè i loro verdetti in realtà, valgono soltanto entro i limiti della causa; mentre, o imperatore, i tuoi decreti sanciscono dei precedenti destinati a valere per sempre. A te è attribuito un potere e un’autorità tanto maggiore di quella dei fati: i fati stabiliscono ciò che può accadere a ciascuno di noi, tu quando emetti un decreto contro un individuo vincoli da quel momento tutti a quel precedente. Huillard–Bréholles, Hist. Dipl. Frid. sec., V, Parigi, 1852, p. 162: Ad extollendum imperii nostri temporibus decus Urbis […] et ratio prepotens, que regibus imperat, et natura nos obligat, et civiliter obligatos voce dignissima profitemur […] Sed quamquam soluta imperialis a quibuscumque legibus sit maiestas, sic tamen in totum non est exempta iudicio rationis, que iuris est mater. Sia l’onnipotente ragione, che comanda sui re, sia la natura, ci impongono l’obbligo di magnificare nel tempo del nostro imperio la gloria dell’Urbe. […] Sulla base del diritto civile ci riconosciamo obbligati con professione degnissima [di maestà]. […] Perchè, sebbene la nostra maestà imperiale sia libera da qualsiasi legge, essa non è tuttavia posta al di sopra del giudizio della ragione, la madre di ogni diritto. Seneca, De Beneficiis VII, 5, 1: …sub optimo rege omnia rex imperio possidet, singuli dominio. …sotto un ottimo re, il re possiede ogni cosa dal punto di vista del potere, e i singoli dal punto di vista della proprietà Seneca, De Beneficiis VII, 6, 3: …Caesar omnia habet, fiscus eius privata tantum ac sua; et universa in imperio eius sunt, in patrimonio propria. Quid eius sit, quid non sit, sine diminutione imperii quaeritur. Nam id quoque quod tamquam alienum abiudicatur, aliter illius est. …Cesare possiede tutto, ma il suo fisco ha solo i beni strettamente privati: tutte le cose sono in suo potere, ma nel patrimonio ci sono solo le cose sue proprie. Ci si può domandare cosa sia suo e cosa non lo sia, senza sminuire il suo potere, poiché anche ciò che è ritenuto altrui, è suo da un altro punto di vista .