La forza del gruppo
Il gruppo è onnipotente?
Cosa ci interessa l’unione che fa la
forza, o la fragilità che ci spinge a
riconoscerci l’un l’altro
Ci serve ricercare l’unità per vincere
su un nemico o la solidarietà per
tollerare sconfitte e frustrazioni?
… e quando restiamo soli?
IL CUORE HA LE SUE
PRIGIONI CHE
L'INTELLIGENZA NON
APRE
Un’esperienza che deve
sostenerci nella difficoltà
 La riflessività è una attività gruppale che non
assorbe l’individuo, ma al contrario serve a
sostenerlo anche quando resta solo. Nel
momento di separarci vi lasciamo un
incoraggiamento a giovarvi della fiducia
costruita in questi giorni citando alcuni bambini
che dal loro apprendimento hanno tratto forza
per conservare la loro neonata libertà.
La mia libertà è sempre la stessa.
La mia vera libertà è di non stare sotto al comando dei fratelli
maggiori e dei miei genitori. In questi ultimi giorni di scuola la
mia libertà si fa più vasta ed allegra. … Quando la mia libertà
scompare è perché c’è qualcuno che la vuole combattere e me
la ruba. Però io combatto per riprenderla nella mia mente.
Gli adulti sono persone che si credono i capi degli altri. Io
qualche volta incontro un adulto che mi dice: “non stare in
mezzo alla strada, tirati via”. … . Sugli adulti penso che sono
come re perché ti possono far lavorare quando ne hanno
bisogno. Per esempio quando sto giocando mio padre mi
interrompe per mandarmi a raccogliere la legna.
Ho finito questo episodio dicendo che gli adulti si credono
grandi eroi, ma non é vero. (Achille)
Una bambina prigioniera
 Patrizia Tacchella, a 10 anni è stata 80 giorni
prigioniera dei suoi rapitori. I giornali hanno
scritto che durante la prigionia Patrizia ha
scritto un racconto dal titolo “Due gatti ed un
cane”. Angelo e Maria ci dicono che la scrittura,
quella che si impara a scuola, se non può
liberarti dalle mani dei rapitori può aiutarti a
superare l’angoscia e la paura e aiutarti a
conservare la voglia di vivere.
Una bambina prigioniera
 Io penso che i due rapitori sono i gatti e Patrizia é il cane,
perché lei ha preferito di essere il cane perché é più fedele
invece i gatti sono cattivi; infatti i due uomini erano
cattivi e Patrizia li ha detti gatti, invece per il cane ha
pensato a sé stessa.
 Un giorno Patrizia che era abbandonata in una prigione,
per passare il tempo si é messa a scrivere, e chissà se
sapeva che in mano ai rapitori stava 80 giorni.
 Quello che ha detto mio fratello al maestro ci interessa.
Angelo ha detto proprio come ho pensato io, che lei si
sentiva abbattuta e sola e si mise a scrivere.
 Questo vuol dire che se si mette a scrivere non sta sola
ma riflette e pensa come se nel quaderno stesse
parlando con la madre e il padre.
Racconto di cane e gatti
 C'erano una volta due gatti che il padrone era ricco e aveva
fabbriche. Un giorno perse tutto e cacciò i gatti. I gatti videro un
cane che stava coccolato in braccio al padrone ed erano gelosi e
si raggrupparono e pensarono che il padrone era ricco e loro
potevano rubarlo e chiedere il riscatto. Un giorno il padrone andò
a comprare qualcosa al cane e loro entrarono nel cancello,
presero il cane e andarono in una villa abbandonata.
 Poi il cane che è fedele, pensò di parlare con i gatti. Mentre
parlavano passavano i giorni e i gatti e il cane fecero confidenza.
 Voi pensate che solo i gatti soffrivano ad aspettare, anche il
cane soffriva perché non vedeva l'ora che il suo padrone lo
coccolasse. In questo modo il cane e i gatti si capirono e così i
gatti liberarono il cane e lui era tutto felice perché pensava che
quando andava dal padrone lo coccolava e facevano una vita
felice.
 Io Angelo, della IV di Barra, penso che se tu scrivevi questa storia
ti immaginavi che si avverava e così prendevi coraggio.
Guida sintetica
al lavoro educativo
Se amiamo abbastanza il mondo
 “L’educazione è il momento che
decide se noi amiamo abbastanza il
mondo da assumercene la
responsabilità e salvarlo così dalla
rovina, che è inevitabile senza il
rinnovamento, senza l’arrivo dei
giovani” (Hannah Arendt)
L’assurdo ch’è nel mondo
C'è chi insegna
guidando gli altri come cavalli
passo per passo:
forse c'è chi si sente soddisfatto
così guidato.
C'è chi insegna lodando
quanto trova di buono e
divertendo:
c'è pure chi si sente soddisfatto
essendo incoraggiato.
C'è pure chi educa,
senza nascondere
l'assurdo ch'è nel mondo,
aperto ad ogni
sviluppo ma cercando
d'essere franco all'altro
come a sé,
sognando gli altri
come ora non sono:
ciascuno cresce solo se sognato.
Restituire il futuro ai giovani
 La scuola non riesce a creare una
“versione del mondo” in cui i nostri
adolescenti possano immaginare “un
posto per sé”. (Jerome Bruner)
L’educazione difficile
 La difficoltà dell’educazione è emotiva e non
riguarda la desiderabilità delle mete che
proponiamo, ma dal fatto che nella psichiche di
molti giovani uscire dalla propria situazione
viene percepito come pericoloso. Questi
giovani non si sentono sufficientemente
protetti per compiere dei passi in avanti.
Superare un ponte sull’abisso
 «Solo lentamente ci siamo resi conto di quanto la
nostra presenza e la nostra azione, proprio
perché accogliente, potesse essere percepita
come pericolosa, aprendo prospettive di relazioni
e di vita sentite come inaccessibili. (..) Noi ci
stiamo rendendo conto solo oggi, dopo diversi
anni, che a questi ragazzi spesso chiediamo di
scavalcare un ponte su un abisso» (Melazzini,
2011, pp. 152 e 210).
Un ponte sconnesso
 Spesso la nostra scuola si presenta come un
ponte di corde, precario e sconnesso su un
fiume in piena mentre nella mente dei giovani
forse appare uno scenario apocalittico come
quello che si ritrova in certe favole tra lingue di
fuoco e draghi volanti.
 Ed insieme a questo noi stessi, di fronte alla
burocrazia, al ‘sistema’, alle relazioni con tutto
quanto c’è fuori della scuola è come un mare
pronto a richiudersi su di noi e a punirci per
qualsiasi audacia.
il rischio che il mare si richiuda su di noi
… un insegnante circense che
ama il rischio?
(Detto da un docente partecipante al seminario METIS)
Docenti che accompagnano i
bambini a scuola (Sul fiume Panaro nel 1959)
…..
acrobati ma
gentili
… o un cavaliere del Santo Graal
chiuso in una solida armatura?
 Per fronteggiare i rischi, per evitare pericolose
acrobazie molti docenti ergono solide difese
intorno ad una sacra missione, ma l’armatura come nel film Lancillotto e Ginevra di Bresson diffonde intorno a sé quel senso di morte che
alla fine porterà alla fine di colui che la indossa,
secondo la profezia di una contadina che
afferma …
“Colui che giunge annunciato dal rumore
dei propri passi morirà prima del tramonto”
Non è facile prendere contatto con i propri inciampi interni:
insicurezza,
di inadeguatezza,
di colpa, ansia,
ma
perchésenso
accade
che evitiamosenso
di fermarci
a
paura, senso
di situazioni
frustrazione…
pensare
alle
scolastiche difficili
Nella scuola è assai poco diffusa la pratica del riflettere
entro
le quali ci troviamo?
insieme: “è più facile e diffuso erigere barriere difensive e
gerarchiche per proteggersi dal coinvolgimento
emotivo…inevitabile” (Melazzini, 2006)
Si indossano così ‘armature’
simboliche, come la
routinizzazione, la rimozione delle
componenti emotive,
l’attribuzione di responsabilità a
agenti esterni, massima
attenzione agli
obiettivi
formali…
(Parrello, 2013)
Professioni rigide ed arroccate
 Aggrapparsi ad una professionalità rigida ed
arroccata nei propri linguaggi invece di aiutare la
persona la mettono in una situazione difficile in cui
alla fine non potrà svolgere il proprio ruolo: si tratta
di una morte professionale che consiste in
inefficacia educativa e burn-out personale.
 non possiamo assumere un atteggiamento di
ostilità nei confronti dei colleghi arroccati, perché
questo non fa altro che rafforzare la loro chiusura.
Cercare la via del dialogo è possibile solo se
accettiamo che la loro chiusura ha le stesse origini
dolenti del nostro impegno
Ritorniamo all’idea di una solidarietà
che nasce dalla fragilità
 Se ci concentriamo sugli aspetti emotivi della
relazione educativa
 “...all’asimmetria si oppone il fondo comune di
umanità: la condizione di accompagnamento, di
“essere con”, è incontrare l’altro a partire da ciò
che abbiamo in comune: la vulnerabilità...
 È a partire dal riconoscimento della mia
vulnerabilità che io posso impegnarmi ad
esistere...(A. Zielinski, 2007).
Uomini soli
 E su questo voglio ricordare quanto scrisse
mia moglie Carla Melazzini a proposito di
Leopardi e del rapporto che l’umanità ha con
la natura. Di fronte alla violenza distruttrice
del Vesuvio un vicerè impresse una lapide in
cui invitava a fuggire; il “pessimista”
Leopardi invece ….
Il più solo dei poeti
 “O posteri, o posteri, di voi si tratta... venti
volte da che splende il sole, se non sbaglia la
storia, arse il Vesuvio, sempre con immane
strage di chi fu lento a scappare... Io vi avviso,
questo monte ha il ventre pieno di bitume,
presto o tardi si accende... Tu scappa fin che
puoi... Anno di salute 1632".
 Due secoli dopo dai fianchi dello stesso monte il
più solo dei poeti guarda coraggiosamente in
faccia la accidentale presenza dell’uomo nel
cosmo, e lancia il suo richiamo alla solidarietà.
… dal fondo di un campo
di sterminio Bruno
Bettelheim invita se
stesso, per sopravvivere,
a non chiudere né il cuore
né la ragione e a
continuare a guardarsi
attorno: per non
impazzire, per conservare
la libertà umana di
scegliere quale
atteggiamento assumere
in ogni circostanza
Non chiudere né il cuore né la
ragione
 "Quei prigionieri che riuscivano a non chiudere
ermeticamente il proprio cuore, né la ragione, né i
sentimenti né le facoltà percettive, ma rimanevano
coscienti dei propri atteggiamenti interiori anche
quando non potevano permettersi di influirvi, ebbene,
questi prigionieri sopravvissero, e arrivarono a
comprendere le condizioni in cui vivevano. Arrivarono
anche a rendersi conto di ciò che prima non avevano
intuito: che essi conservavano ancora l'ultima, se non
la massima, delle libertà umane: quella di scegliere
l'atteggiamento da assumere in qualsiasi circostanza.
Fare i conti col nemico interiore
"Durante la mia esperienza …. , fui impressionato
dalla constatazione che la maggior parte dei
prigionieri non volesse accettare il fatto che il nemico
consisteva di individui diversi, e non di altrettante
repliche di uno stesso tipo. Qualsiasi comportamento
che mettesse in dubbio la loro idea stereotipata delle
SS suscitava la paura che i piani delle SS potessero
anche non avere successo. Senza questi piani,
avrebbero dovuto affrontare indifesi una situazione
pericolosa, affranti dall'angoscia dell'ignoto”.
Guardarsi attorno
… ci scambiavamo il racconto delle nostre sventure e
le voci che correvano sui cambiamenti nelle
condizioni del campo o sulle probabilità di essere
liberati. Erano solo pochi minuti, ma ciò non toglieva
che tutti noi ci lasciassimo completamente assorbire
da questo tipo di conversazione. Come nelle
precedenti occasioni, il mio animo subiva forti
oscillazioni, passando dalla più fervida speranza alla
più profonda disperazione, col risultato che prima
ancora che il giorno cominciasse mi sentivo già
totalmente spossato….
Tutto questo mi farà impazzire
Mentre ci stavamo scambiando questi discorsi,
improvvisamente mi balenò un'idea: 'Tutto questo
mi farà impazzire! …. . Decisi allora che, invece di
lasciarmi impigliare in questa ridda di voci
contraddittorie, avrei cercato di capire quali fossero i
moventi psicologici che ne erano all'origine .
L'espediente di osservare e cercare di trovare un
senso in quello che vedevo mi si offerse
spontaneamente come l'unico mezzo per
convincermi che la mia vita aveva ancora un certo
“valore”.
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- Maestri di Strada