Pantheon
Isabella e Alberto
Il colonnato (16 colonne monolitiche – tre a sx sostituite)
Il retro
L’interno
L’occhialone (apertura 9 mt)
La cupola
La Madonna del Sasso – tomba di
Raffaello
Tomba di Vittorio Emanuele II
Tomba di Umberto I
Tomba di Margherita di Savoia
Tomba di Raffaello
Altre sepolture
• Cardinal Consalvi
• Baldassarre Peruzzi
• Taddeo Zuccari
Un modello
La cupola con le “orecchie d’asino” --bellissima litografia del 1870 dove si può ammirare
piazza della Rotonda e il Pantheon, ancora adornato con i due campanili gemelli che
Urbano VIII commissionò al Bernini e che i romani battezzarono "le orecchie d'asino":
furono demoliti nel 1883.
La fontana antistante
Fregio Albani
Dettaglio (rococò)
Galleria dei Personaggi
Marco Agrippa
Adriano
Vibia Sabina – moglie di Adriano Statua restituita nel 2007 dal
Museo di Boston – provenienza (forse) Villa Adriana
Moneta dell’imperatore Focas
Bonifacio IV
Colonna di Focas (ultima
costruzione del Foro)
Raffaello
La Fornarina (1518 – Roma Galleria Nazionale d’arte antica)
Baldassarre Peruzzi
Umberto I (assassinato da Bresci
nel 1900)
Regina Margherita di Savoia
Vittorio Emanuele II – “Padre della Patria”
Gregorio XIII – Boncompagni (lavori della fontana)
Clemente XI (Albani)
Baldacchino S. Pietro
Testi
IL PANTHEON
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Questo monumento che Michelangelo definì disegno angelico e non umano, deve la propria
creazione a Marco Vespasiano Agrippa, genero di Augusto, ammiraglio, console ed edile.
Il tempio è dedicato a tutti gli dei (pan-theon) ed in particolare alle sette divinità planetarie. I
Romani veneravano molti edi perchè acquisivano le divinità dei popoli sottomessi.
Inizialmente era a pianta rettangolare orientato verso sud; nell'80 d.C. fu restaurato da
Domiziano dopo un incendio e tra il 118 e il 125 Adriano lo rifece completamente dandogli
l'aspetto attuale: la forma rotonda con copertura a cupola e pronao anteriore con timpano
orientato a nord ed elevato su basamento con alcuni gradini, in fondo ad una piazza
rettangolare circondata da portici.
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Si trova nel Rione Pigna - La facciata è formata da otto colonne di granito frigio con
capitelli corinzi ed ha un frontone triangolare ornato in origine da fregi bronzei.
Sull'architrave è posta la scritta "M. AGRIPPA L.F.COS.TERTIUM FECIT" (Marco Agrippa,
figlio di Lucio, console per la terza volta, fece) e più in basso un'iscrizione che ricorda i
restauri effettuati da Settimio Severo e Caracalla.
Le colonne del pronao dividono lo spazio in tre navate: in fondo alla navata centrale vi è il
portale d'ingresso, in fondo a quelle laterali vi erano le statue di Augusto e di Agrippa.
All'interno, la cupola ha un diametro di 43,30 m., più grande di quella di San Pietro e consta
di cinque ordini di cassettoni che si restringono verso l'alto; alla sommità vi è un grande
oculo (dai romani chiamato "occhialone") del diametro di 9 m.che das solo fornisce la luce.
Il basamento è a due ordini: quello inferiore ha un'abside, sei esedre e otto edicole che
contenevano le statue degli dei.
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Il Pantheon, il meglio conservato tra tutti i monumenti dell'antica Roma.
Questo fatto positivo si spiega soprattutto con la donazione fatta, nel 608,
dall'imperatore bizantino Foca al papa Bonifacio IV e alla successiva
trasformazione in chiesa, col nome di S.Maria ad Martyres (609 d.C.). La
prima costruzione, realizzata tra il 27 e il 25 a.C., è dovuta ad Agrippa. Scavi
effettuati alla fine dell'Ottocento hanno portato alla scoperta, sotto il pronao,
dei resti dell'antico edificio: sembra, così, che il Pantheon di Agrippa fosse un
tempio canonico di forma rettangolare, orientato in direzione opposta
all'attuale, verso sud., è stata qui ricollocata da Adriano, il quale, come è noto,
non fece scrivere mai il suo nome sui numerosi monumenti da lui edificati,
escluso il Tempio di Traiano. La sua opera è testimoniata dai bolli laterizi che
recano il suo nome. La ricostruzione adrianea modificò totalmente l'edificio
primitivo: mancando lo spazio davanti all'antica facciata (dove erano la
Basilica di Nettuno e le Terme di Agrippa), questa fu ruotata di 180 gradi.
L'edificio primitivo è occupato interamente dal pronao, il grande portico
racchiuso da otto colonne monolitiche di granito (due delle quali, quelle a
sinistra, sostituite nel XVII secolo con colonne delle Terme Neroniane), con
capitelli e basi di marmo bianco. La Rotonda poggia su una massiccia
sostruzione, costituita da un anello di calcestruzzo e tutto un sistema di volte
e archi di scarico articola la struttura. La distanza dal pavimento al sommo
della cupola è identica al diametro: praticamente lo spazio interno è costituito
da una sfera perfetta,
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Nell'anno 604, come abbiamo già accennato, il tempio pagano divenne chiesa
cristiana per volere di Bonifacio IV, che lo dedicò a S.Maria ad Martyres: questa
"dedicatio" fece circolare la voce (forse a ragione) che nel pavimento fossero stati
gettati 28 carri di ossa di martiri tolti alle catacombe. Un aneddoto è legato al foro
della cupola: questo era sigillato con una grande pigna di bronzo dorato che i diavoli
avevano trasportato da Troia a Costantinopoli e, poi, a Roma; quando papa Bonifacio
consacrò il tempio trasformandolo in chiesa, i demoni volarono fuori dalla cupola,
portandosi dietro la pigna. Nel corso dei secoli il Pantheon subì numerose spoliazioni,
tra le quali famose quelle ad opera dei Goti e di Costantino III, che si portò via il tetto
di tegole bronzee dorate, credendolo oro zecchino. Nel XVII secolo, Urbano VIII
Barberini restaurò il frontespizio e vi fece costruire, ai lati, due campaniletti dal
Bernini, soprannominati popolarmente le "orecchie d'asino", demolite nel 1883. La
gloria moderna dell'edificio è nel carattere "sepolcrale" che ha assunto da quando vi
fu sepolto Raffaello: da allora, tutti gli artisti aspirarono ad emulare il sommo pittore,
finché non arrivarono i sovrani d'Italia con Vittorio Emanuele II e Umberto I.
Caratteristica la manifestazione che si svolgeva nella domenica fra Ascensione e
Pentecoste, nella quale, durante la messa papale, si facevano cadere sui fedeli, dal
foro della cupola, una fitta pioggia di petali di rose, per ricordare il miracolo della
Pentecoste: era chiamata, dai romani, la "domenica delle rose". La piazza fu sede di
un mercato sin dal Medioevo, quando era sterrata e in condizioni igieniche penose:
l'ammasso di detriti lasciati dai banchi provocò un rialzo del terreno rispetto alla
basilica. Il numero delle botteghe aumentò talmente tanto che alcune di esse
trovarono posto perfino fra le colonne del portico, nascondendo così la visuale della
basilica e danneggiando l'estetica del luogo. Nella prima metà del XV secolo, papa
Eugenio IV fece collocare al centro della piazza due piccole vasche, affiancate da
due leoni di basalto, che furono rimossi poco prima della costruzione della fontana
che, nel 1578, Gregorio XIII commissionò a Giacomo Della Porta e collocati sulla
Fontana del Mosè.
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L’architettura del Panteon presenta una soluzione molto originale che
testimonia la preferenza dei romani per architetture curvilinee ed il distacco
dalla canonica pianta rettangolare dei templi greci di cui si mantiene però la
facciata con colonne.. Testimonia con la sua mole il grado di perfezione cui
erano giunte le tecniche costruttive nel II secolo d.c., grazie soprattutto all'
uso del calcestruzzo e a complicati sistemi di archi di scarico che
indirizzano il peso maggiore sulle parti più resistenti della struttura. Inoltre
man mano che si sale verso l'alto la cupola è formata da materiali sempre
più leggeri, uniti al calcestruzzo, per diminuire la pressione sul tamburo
sottostante. All' interno della sala lo spazio si presenta come una sfera
perfetta, in quanto l' altezza della cupola è identica al diametro e l' insieme
crea un perfetto equilibrio ed un' armonia particolare tra tutte le parti della
struttura. Il rivestimento interno della cupola era probabilmente costituito da
bronzi dorati che splendevano quando vi batteva il sole. Il pavimento, in
marmi policromi, è leggermente convesso per permettere di convogliare le
acque ( in caso di pioggia) in appositi fori che fanno parte di un complicato
sistema di fognature sotterranee. Le pareti erano intervallate da nicchie in
cui dovevano essere collocate le statue delle maggiori divinità. All' esterno,
come la maggior parte dei monumenti romani, la struttura non si presentava
in laterizio come oggi, ma era interamente rivestita in marmo.
I romani, nei secoli di mezzo, furono gelosissimi di quel gioiello della città
loro, cosicchè nel secolo XIII il senatore di Roma giurava di difendere e di
conservare al papa Mariam Rotundam.
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Nel 735 Gregorio III ricoprì di nuovo il tetto di piombo. Anastasio IV, nel 1153, edificò presso la
chiesa un palazzo,
Bonifacio VIII eresse la chiesa in diaconia: in una delle sue cappelle per molti secoli si conservò
la imagine del Volto santo entro una cassa chiusa da tredici chiavi, delle quali ciascun caporione
teneva la sua. Presso alla chiesa, come ricordo l' anonimo di Torino, vi era nel secolo XIV l'
ospedale S. Mariae Rotundae, che habebat duos servitores. Nel secolo XVI era ancora
parrocchia che comprendeva 143 famiglie, in tutto 702 anime.
Nel 1434 Eugenio IV fece sgombrare il Pantheon, riducendo quasi ad isola l' edificio, al quale da
ogni parte erano addossate case e torri;
Pio IV rifece le splendide porte di bronzo, e Urbano VIII ristaurò il frontispizio del portico nel 1634
facendovi edificare al disopra due goffi campanili, che poi furono tolti nel 1883. Alessandro VII
fece abbassare il piano della piazza e sostituì due nuove colonne di granito, trovate presso piazza
Madama, a quelle che mancavano nell' angolo sinistro del portico.
Fin dal secolo XIII però aveva il suo campanile, eretto per cura dell' arciprete Pandolfo della
Suburra l' anno 1270. Di questo campanile e delle sue campane rimane memoria in una iscrizione
situata a destra della porta della chiesa. Fra i sepolti nel medio evo in quella sono da ricordare
Tommaso Matiglioni chiamato Scocciapila, morto con Angelotto Normanni nel combattimento
contro i Brettoni al ponte Salario. In quei secoli di fede rozza ed imaginosa si davano in questa
chiesa due curiosi spettacoli religiosi. Il primo aveva luogo il giorno dell' Assunta, in cui con
macchine ed altri congegni si faceva in mezzo a nubi ed angeli vaganti innalzare il simulacro della
Vergine sull' alto della cupola ove si faceva artificiosamente scomparire. Il popolo traeva in folla a
vedere quel meraviglioso spettacolo. Nella domenica poi detta della rosa, tra l' Ascensione e la
Pentecoste, durante la messa solenne del papa, dall' apertura circolare della cupola medesima si
faceva piovere sul popolo una quantità sterminata di rose a ricordare il miracolo della Pentecoste.
Qui pure furono sepolti i Crescenzi, che vi ebbero la loro cappella; i Vulgamini, i Rosana e alcuno
dei Porcari.
• RESTI - Proseguendo lungo il fianco sinistro del Pantheon, si nota
un poderoso muro, unica porzione superstite dei cosiddetti Saepta
Iulia, un ampio piazzale-porticato di età tardo-repubblicana e
destinato alle elezioni pubbliche. Addossati alla parte posteriore
della "Rotonda" si trovano, invece, i cospicui avanzi della Basilica
Neptuni (nella foto a destra), innalzata da Agrippa, in
contemporanea al Pantheon, ma poi ricostruita da Adriano.
• La grande aula, ora tagliata in due da via della Palombella, era
coperta da una volta a tre crociere ed era destinata probabilmente
ad incontri di affari: quella che oggi ammiriamo è quanto ne resta,
ovvero il lato lungo costituito da una grande parete laterizia con
nicchie e un'abside al centro, inquadrata da due colonne corinzie,
destinata probabilmente ad una statua colossale. Numerose sono le
leggende sull'antico tempio: famosa quello che lo vuole custode
della "Salvatio Romae", una serie di statue, una per ogni provincia
romana, che portavano al collo un campanellino il quale suonava se
la provincia corrispondente si ribellava. Celeberrima la leggenda che
lo circonda, secondo la quale i Romani veneravano, nel tempio, un
dio diverso per ciascun giorno e che il dio del Sabato era venerato
in compagnia di una turba di diavoli.
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Albergo del Sole Sulla destra della piazza si trova il quattrocentesco Albergo del
Sole, uno dei più antichi della città: le prime notizie risalgono al 1467, anche se allora
si chiamava Locanda del Montone (nome che mantenne fino al 1613) e l'ingresso era
su via degli Orfani. L'Albergo può vantare nomi illustri tra i suoi ospiti, come Giuseppe
Balsamo, ossia il famigerato Conte di Cagliostro (proprio qui arrestato nel 1768 per
aver percosso un suo servo e condotto nel carcere di Castel S.Angelo), Ludovico
Ariosto e Pietro Mascagni: due targhe (visibili nella foto a sinistra), poste sulla facciata
dell'edificio, ricordano proprio questi ultimi due. La prima, affissa nel 1912, ricorda che
"In questo Albergo del Sole già del Montone alloggiò Lodovico Ariosto nel marzo e
aprile del 1513"; seguono i versi del poeta: "Indi col seno e con la falda piena di
speme, ma di pioggia molle e brutto, la notte andai sin al Montone a cena". La
seconda, posta dal Comune di Roma nel 1963 in occasione del centenario della
nascita del musicista, ricorda che "In questo Albergo dal nome augurale Pietro
Mascagni volle soggiornare nel MDCCCXC (1890) nell'ansiosa vigilia dell'ambito
riconoscimento che segnò il trionfo della Cavalleria Rusticana".
Madonnella : non si può non ricordare la meravigliosa "Madonnella" settecentesca
che si affaccia sulla piazza (nella foto a destra). Si tratta di un affresco di notevoli
dimensioni (occupa due piani del caseggiato) ed è un raro esempio di edicola in cui la
cornice non prevale sul dipinto. Il soggetto è una Immacolata, come afferma
l'iscrizione tratta dal Cantico dei Cantici, inserita alla base entro un cartiglio ornato con
simbolici gigli: "Tota pulchra es, amica mea, et macula non est in te", ossia "Sei tutta
bella, amica mia, e nessuna macchia è in te". L'iconografia è quella tradizionale, con il
manto azzurro, le mani incrociate sul seno e ai piedi il globo, la falce di luna e il
serpente. La cornice settecentesca in stucco, bilobata nella parte superiore, è di
fattura molto elegante e si armonizza perfettamente con il colore dei muri circostanti: è
ornata superiormente dalla colomba divina tra tralci e volute.
Cappelle ed edicole interne (da sin.)
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Cappella A - Annunciazione : attribuito a Melozzo da Forlì
Edicola B - Coronazione della Vergine (XIV sec.)
Cappella C - Tomba Vittorio Emanuele II (1878)
Edicola D - S. Anna e la Vergine (Lorenzo Ottoni)
Cappella E - Vergine con S. Francesco e Giovanni Battista (scuola umbra XV sec.)
Edicola F S. Rasio Martire di Bernardino Cametti
Altare Maggiore (G) Madonna con Bambino – tavola romano/bizantina VII sec.
Edicola H – S. Anastasio (di Francesco Moderati 1717)
Cappella I – Crocifisso (XVI sec.)
Edicola K – Madonna del Sasso del Lorenzetto (1520) Commissionata da Raffaello
per la sua tomba (epitaffio del Bembo) con a dx lapide per Maria Bibiena fidanzata di
Raffaello (busto di R. di Giuseppe Fabris 1833)
Cappella L –tombe di Umberto I (1900) e Margherita di Savoia (1926)
Edicola M – lapide di Baldassarre Peruzzi (1921)
Cappella N (I virtuosi del Pantheon) : S. Giuseppe e Gesù (di. G De Rossi - 1550) ;
Presepio ed adorazione dei Magi (di F. Cozza - 1660); stucchi con il riposo dalla
fuga in egitto e il sogno di S. Giuseppe (C. Monaldi e P. Benaglia 1728); Sibilla
Cumana, Mosè, Eterno Padre, David, Sibilla Eritreaed epigrafi funebri dei “virtuosi”
(Flaminio Vacca, Taddeo Zuccari, Perin del Vaga)
Edicola O : Incredulità di S. Tommaso di Paolo Bonzi
Fontana
• E forse la più curiosa ed eterogenea fontana di Roma, l' unica alla
quale, con tutta la miglior volontà possibile, non si possa attribuire
decisamente un autore. Guardandola bene nell'insieme vi si scorge
qualcosa di classico, di grottesco spinto, secondo i gusto dell"'Arte
della Fontana", di Barocco e di Rococò, mentre sembra assente
proprio lo stile dell'autore ufficiale, Giacomo della Porta, che la
eresse nella sua forma originaria nel 1578 per opera di Leonardo
Sormani, disegnandone i quattro mascheroni affiancati da delfini,
tolti e sostituiti da copie nel 1886.
Nel 1711, su commissione di Clemente Xl, venne innalzato al centro
della vasca l'obelisco Macuteo, uno dei due obelischi antichi (l'altro
e' quello della Minerva), ritrovati in corrispondenza del vicino Iseo
Campense, famoso santuario della comunità egizia di Roma
imperiale.
La scogliera rocciosa che sorregge il monumento egizio inneggiante
a Ramesse II e i delfini decorativi vennero ideati da Filippo Barigioni.
• FONTANA - La fontana originaria era composta di una vasca,
poggiante su una breve rampa di tre gradini, l'acqua zampillava da un
vaso al centro e il tutto era ornato con quattro mascheroni (progettati
per ornare la fontana del Nettuno a piazza Navona ma poi mai
utilizzati). Nel 1711 la fontana venne rimaneggiata per volere di
Clemente XI Albani, che fece sostituire la base originale con una
gradinata di travertino, avente cinque gradini dalla parte della basilica
e due dall'altra parte per superare il dislivello della piazza. Inoltre fece
sostituire il vaso centrale con una scogliera che sorregge un piccolo
obelisco proveniente dall’Iseo campense, il famoso santuario della
comunità egizia di Roma imperiale, dove tutti gli obelischi furono
rinvenuti. La scogliera rocciosa, ornata da delfini, dalla stella degli
Albani (la famiglia papale di Clemente XI) e dalla Croce, è opera
dell'architetto Filippo Barigioni e dello scultore romano Vincenzo
Felici. Molto significativo anche l'intervento nel 1823 di Pio VII, che
fece pavimentare la piazza con i tipici "sampietrini" ma soprattutto
riuscì ad eliminare le secolari baracche adibite allo smercio di prodotti
ittici e ortofrutticoli. Nel 1928 fu tolta anche la recinzione costituita da
sbarre di ferro che circondava la fontana.
Obelisco
• Obelisco Macuteo – e’ uno dei 13 obelischi egizi di
Roma
• Alto 6 metri fu realizzato all'epoca di Ramsete II (1279 –
1213 a.c.) a Heliopolis e portato a Roma da Domiziano,
che lo collocò come decorazione dell'Iseo Campense
(tempio dedicato alla divinità egiziana Iside) con
l'obelisco della Minerva e quello di Dogali. Ritrovato nel
1373, vicino a S. Macuto nell’area dell’ Iseo Campense e
fu collocato davanti al Pantheon nel 1711 per volere di
papa Clemente XI, sulla fontana di Giacomo Della Porta.
• Questo "raggio di sole", tra i più piccoli, prende il nome
di Macuteo dalla piazza di San Macuteo in cui si trovava
fin dai tempi di Paolo V. E' la copia pressochè perfetta
dell'obelisco Minerveo, in piazza della Minerva.
Belli
• Il Belli su Piazza della Rotonda:
• Er giro de le pizzicarie
• De le pizzicarie che ttutte fanno
la su’ gran mostra pe ppascua dell’ova,
cuella de Bbiascio a la Ritonna è st’anno
la ppiú mmejjo de Roma che sse trova.
• Colonne de casciotte, che ssaranno
scento a ddí ppoco, arreggeno un’arcova
ricamata a ssarcicce, e llí cce stanno
tanti animali d’una forma nova.
• Fra ll’antri, in arto, sc’è un Mosè de strutto,
cor bastone per aria com’un sbirro,
in cima a una Montaggna de presciutto;
• e ssott’a llui, pe stuzzicà la fame,
sc’è un Cristo e una Madonna de bbutirro
drent’a una bbella grotta de salame.
Fontana
Savoia
• A Carlo Alberto seguirono in linea diretta:
• Vittorio Emanuele II (1820-1878), sposato con la principessa Maria
Adelaide d'Austria, re di Sardegna fino al 1861 e da quell'anno
primo re d'Italia unita; da cui nacque:
• Umberto I (1844-1900) sposato con la principessa Margherita di
Savoia-Genova; da cui nacque:
• Vittorio Emanuele III (1869-1947), re d'Italia (1900-1946),
imperatore d'Etiopia (1936-1946) e re d'Albania (1939-1946),
sposato con la principessa Elena del Montenegro, da cui nacquero:
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Iolanda (1901-1988)
Mafalda (1902-1944)
Giovanna (1907-2000)
Maria (1914-2001)
Umberto (1904-1983)
• Umberto II (1904-1983), luogotenente del regno dal 5 giugno 1944
al 9 maggio 1946, re d'Italia dal 9 maggio al 2 giugno 1946, sposato
con Maria José del Belgio (1906-2001) da cui nacquero:
– Maria Pia, Vittorio Emanuele, Maria Gabriella, Maria Beatrice
Gregorio XIII
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Quello ritratto in una delle immagini è il monumento funebre, che si trova nella
Basilica di San Pietro a Roma, di Papa Gregorio XIII (Ugo Boncompagni,
(13/5/1572-10/4/1585) che realizzò la riforma del calendario giuliano, il quale
prevedeva un anno più corto di quello solare di circa 11 minuti; questi, accumulandosi
negli anni, avevano finito per provocare uno slittamento delle date degli equinozi di
10 giorni, con evidenti ripercussioni sul calcolo della data della Pasqua. Per risolvere
il problema, questo Papa fece "saltare" dieci giorni, imponendo che al 4 ottobre
segua immediatamente il 15 ottobre 1582. La riforma, studiata dall'astronomo gesuita
Cristoforo Clavio, prevede che siano bisestili solo gli anni secolari divisibili per 400:
nacque così il calendario gregoriano, oggi in uso.
La Pentecoste
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13 MAGGIO 2008
FESTE ROMANE: LA PENTECOSTE AL PANTHEON
Il tempio originario, uno dei più sorprendenti di Roma e, tra l’altro, il meglio conservato della città, fu fatto edificare
da Marco Vipsanio Agrippa, generale – ammiraglio e genero di Augusto, di cui aveva sposato la figlia Giulia, tra il
27 ed il 25 a.C.. La struttura risulta essere praticamente unica al mondo vista l’arditezza tecnica e costruttiva
(sarebbe difficilissimo ancora oggi replicarla con tale precisione), oltre ad aver stuzzicato la curiosità di decine di
studiosi che nelle sue misure hanno rilevato curiosi riscontri simbolici ed esoterici (si possono notare riscontri
particolarissimi legati alla penetrazione della luce dall’Oculus in determinati giorni dell’anno, soprattutto durante i
solstizi e gli equinozi).
Ma veniamo alla curiosità di cui vi volevo parlare: la “Domenica delle Rose”. La caratteristica di questa
celebrazione di origine antichissima (si ritiene che tale cerimonia venne celebrata la prima volta addirittura al 13
maggio 609, la Domenica di Pentecoste nella quale la struttura venne dedicata a Santa Maria ad Martyres) che si
svolgeva nella domenica di Pentecoste, è che, durante la messa papale, si faceva cadere sui fedeli, dal foro della
cupola, una pioggia di petali di rose per ricordare il miracolo della Pentecoste, la discesa dello Spirito Santo sui
discepoli di Gesù.
In occasione della funzione religiosa che si tiene nel Pantheon alle 10.30 della Domenica di Pentecoste giungono
da Giffoni Valle Piana migliaia di rose a stelo lungo e milioni di petali rossi, che i Vigili del Fuoco provvederanno a
far cadere all’interno del tempio dall’Oculus. Quest’antica usanza, sospesa nei secoli scorsi, è stata ripristinata da
una decina d’anni grazie a Monsignor Antonio Tedesco, originario di Giffoni ed al tempo responsabile della basilica
romana, nonchè all’allora sindaco di Giffoni Ugo Carpinelli, che sottoscrisse con la “Basilica Collegiata Sancta
Maria ad Martyres” un impegno perpetuo per la fornitura di rose e petali, provenienti dai vivai della Valle del
Picentino. Nei secoli scorsi anche il popolo partecipava alla messa in opera dei festeggiamenti offrendo petali di
papavero, più “economici” di quelli di rosa ma egualmente evocativi e suggestivi nella loro discesa.
Una particolarità legata alla celebrazione della messa è che questa è prevalentemente cantata e recitata in
aramaico (splendido in particolare il Padre Nostro cantato nella lingua originale di Gesù) ed inoltre vengono letti
brani dei Vangeli in differenti lingue; alla cerimonia partecipano anche 12 bimbi di etnie diverse che, in segno di
pace, regalano rose ai partecipanti: in particolare per l’addobbo vengono utilizzate circa 2000 rose rosse mentre
dalla volta vengono fatti cadere circa sette milioni di petali... sinceramente non li ho contati ma erano veramente
tanti e l’effetto particolarmente suggestivo e gioioso. (dal sito civis romanus sum)
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