Rosario Livatino nasce a Canicattì il 3 ottobre 1952. Consegue la laurea in Giurisprudenza all'Università di Palermo il 9 luglio 1975 a 22 anni col massimo dei voti e la lode. Negli anni del liceo scende di rado a fare ricreazione per restare in classe ad aiutare qualche compagno in difficoltà. Aperto ai bisogni degli altri, ma riservato su di sé, studia intensamente, inoltre s’impegna nell’Azione Cattolica. Giovanissimo entra nel mondo del lavoro vincendo il concorso per vicedirettore in prova presso la sede dell'Ufficio del Registro di Agrigento dove resta dal 1° dicembre 1977 al 17 luglio 1978. Nel frattempo però partecipa con successo al concorso in magistratura e superatolo lavora a Caltanissetta passando poi al Tribunale di Agrigento, dove per un decennio, dal 29 settembre '79 al 20 agosto '89, come Sostituto Procuratore della Repubblica, si occupa delle più delicate indagini antimafia, di criminalità comune ma anche (nell'85) di quella che poi negli anni '90 sarebbe scoppiata come la "Tangentopoli siciliana". Da Canicattì tutte le mattine raggiunge la sede del Tribunale, ad Agrigento, una manciata di chilometri percorsi in automobile. Prima di entrare in ufficio, la visita puntuale alla chiesa di S. Giuseppe, vicino al Palazzo di Giustizia, dove si ferma a pregare. Nell’aula delle udienze aveva voluto un crocefisso, come richiamo di carita’ e rettitudine. Un crocefisso teneva inoltre anche sul suo tavolo, insieme a una copia del Vangelo, tutto annotato: segno che doveva frequentarlo piuttosto spesso, almeno quanto i codici, strumenti quotidiani del suo lavoro. Ma Rosario non era un eroe: faceva semplicemente il suo dovere. E lo faceva coniugando le ragioni della giustizia con quelle di una incrollabile e profondissima fede cristiana. Domanda che gli venga affidata una difficile inchiesta di mafia perche’ e’ l’unico tra i sostituti procuratori di Agrigento a non avere famiglia: con fiducia totale si affida nelle mani di Dio (“Sub Tutela Dei”, annota nella sua agenda). Il 21 settembre 1990, memoria di S. Matteo apostolo, una giornata calda ma non afosa, tipica del mite autunno siciliano, alle 8.30, mentre sta percorrendo, come fa tutti i giorni, la statale 640 per recarsi al lavoro presso il Tribunale di Agrigento, viene raggiunto da un commando e barbaramente trucidato. Mancano appena due settimane al suo trentottesimo compleanno. Tutto viene e ritorna a Dio, Dio è principio e fine. L'uomo nella sua follia peccaminosa pensa spesso al principio, ma molto raramente alla fine...