24^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Isaia. 50,5-9a - Giacomo 2,14-18 - Marco 8,27-35 “GESÙ AI DISCEPOLI: ”LA GENTE, CHI DICE CHE IO SIA?” (Mc. 8,27/b ) Avanzamento manuale PIETRO E LA SUA FEDE IMPERFETTA Il Vangelo di Marco è composto di 16 capitoli: i primi otto capitoli si concludono con la professione di fede di Pietro; gli altri otto hanno come punto di riferimento culminante, la professione di fede del Centurione sul Calvario (15, 39), e l’invio missionario (16). la Risurrezione Un vangelo diviso in due parti, come due percorsi che guidano verso la maturità della fede. Il capitolo ottavo che oggi leggiamo mette in risalto la fede imperfetta di Pietro, la correzione di Gesù che lo rimanda nella fila dei discepoli, di coloro che devono ancora imparare molto alla scuola di Gesù, per non essere “satana”, che significa colui che contraddice la volontà e la missione di Cristo. Quali sono le cose da imparare; quali le cose più importanti che Pietro non aveva ancora assunto e che servono di guida anche alla nostra riflessione oggi? Ne elenchiamo qualcuna: 1- Gesù è prima di tutto il CRISTO, cioè il Messia, l’atteso delle genti, speranza del popolo, annuncio dei profeti, l’inviato del Padre. Dopo un lungo periodo in cui Gesù proibiva ai miracolati di proclamare la sua identità, ecco una proclamazione solenne fatta da Pietro e che ci svela il volto di Cristo. Ma sappiamo che non è tutto, Gesù è anche il Figlio del Dio vivente, 2 - Gesù non sarà il Messia trionfante, glorioso e regale di una certa tradizione biblica e giudaica, Egli sarà invece il Messia povero e sofferente, come proclama il terzo carme del “Servo del Signore” che abbiamo ascoltato nella prima lettura. L’itinerario di Gesù e dei suoi discepoli Ma è nella croce che Gesù è quello della Croce. La croce è la lezione da accogliere. e il discepolo si fanno riconoscere. 3 - La croce è inattesa e incomprensibile al buon senso di Pietro; è contrarietà con il mondo egoista che difende il proprio avere e il proprio potere. La croce nasce appena si combatte l’ingiustizia. Perciò chi si impegna per un mondo solidale sa che deve patire molto. Prendere la propria croce non significa assumere atteggiamenti masochistici, ma semplicemente assumere la propria responsabilità nel combattere il male e promuovere il diritto e la giustizia nel mondo. Il desiderio forte di proteggere se stessi, di tutelare la propria vita con ogni mezzo e di saper vivere mettendo a disposizione è un istinto che viene dalla natura. tutto ciò Il Signore ci propone di mantenerci liberi anche da questo istinto naturale di autodifesa, che si è e che si ha, per far fiorire la salvezza e la vita per tutti. Anche questa proposta comporta la “croce” ed è un’altra formulazione della legge dell’amore e del dono di sé per salvare gli altri. 4 - “Il Signore Dio mi assiste”. Noi sappiamo che Dio ci assiste con il dono dello Spirito Santo, che abita nei nostri cuori, ci aiuta a vincere il male e a edificare un mondo possibile, ci infonde speranza, ci concede di seguire Gesù, qualunque sia il peso della vita, della sofferenza, della solitudine. Quanta fiducia nasce in noi per il dono dello Spirito di Dio! 5 - La croce aggiunge una dimensione nuova alla fede e alla nostra conoscenza di Dio, che si rivela nell’amore ma anche nella sofferenza e nella lotta per il bene, e perfino nell’accettare il perdono per i nostri fallimenti. Come è successo con Pietro, così anche noi scopriamo che il fallimento personale fa parte del nostro cammino verso Dio, perché Dio prende tutto ciò che siamo e ciò che abbiamo fatto e lo rende nuovo, di una bellezza speciale. A sua volta anche per noi riuscire a perdonare ci rende partecipi della creatività di Dio e ne condividiamo il potere rinnovatore. Perdonare è aiutare la persona che ha sbagliato a rimettere insieme i cocci, come un vasaio che ripara un vaso rotto, e lo sa rendere più splendido di prima. Sunto dell’Omelia odierna del Padre Dehoniano Natalino Costalunga F I N E