L’Italia dal neutralismo all’intervento (2 agosto 1914-24 maggio 1915) Dopo la dichiarazione di neutralità (la Triplice era un patto difensivo), il paese si divide tra interventisti e neutralisti (in Parlamento, sono i secondi ad avere la maggioranza). Il governo (Salandra, Sonnino) avvia consultazioni segrete con i due schieramenti opposti, per ottenere cessioni territoriali ed entrare definitivamente tra le potenze imperialiste: -gli Imperi Centrali promettono, in cambio della sola neutralità, i territori trentini e friulani, escluse Trieste e Gorizia; -l’Intesa, in cambio dell’entrata in guerra, assicura all’Italia Trento, Trieste ( terre irredente), Istria (esclusa Fiume), Dalmazia, Dodecaneso, Albania. INTERVENTISTI -Nazionalisti (lontani dalle tendenze risorgimentali, esaltatori della guerra come igiene del mondo) -Irredentisti (la guerra come quarta guerra di indipendenza, in nome degli ideali mazziniani) -Socialisti revisionisti (per gli stessi motivi) NEUTRALISTI -Socialisti riformisti -Cattolici (Benedetto XV e l’inutile strage) -Liberali giolittiani (possibilità di arricchimento con le commesse militari a entrambi i fronti) Pur in minoranza, sia in Parlamento che presso l’opinione pubblica, gli interventisti erano estremamente attivi: hanno dalla loro parte i militari, il grande blocco industriale, gli intellettuali (il Futurismo di Marinetti) e organizzarono manifestazioni in tutto il paese. Vittorio Emanuele III, con un’azione extraparlamentare (colpo di stato legale), dichiara di piegarsi alla volontà del popolo e dà mandato al governo di entrare in guerra accanto all’Intesa. Anche l’Italia partecipa ad una guerra che persegue intenti imperialistici. L’esercito, male armato, impreparato, disorganizzato, su posizioni strategiche infelici, lascerà sul campo 600.000 morti