Problematiche emergenti nei programmi di screening: le donne immigrate nella regione Emilia-Romagna Priscilla Sassoli de’ Bianchi Servizio Sanità Pubblica Regione Emilia-Romagna Reggio Emilia 16 ottobre 2006 Gli immigrati in Emilia-Romagna: un fenomeno rilevante Negli ultimi cinque anni la popolazione straniera residente è quasi raddoppiata. La Regione Emilia-Romagna presenta il sesto rapporto sull´immigrazione straniera in regione - Volume edito da CLUEB (Cooperativa Libraria Universitaria Editrice Bologna). Finito di stampare nel gennaio 2006 - 140 pp. La popolazione straniera soggiornante è negli ultimi 9 anni pressoché quadruplicata. Le 284.459 unità stimate nel 2004 sono circa il 10% delle presenze in Italia. Osservando la popolazione straniera residente si è evidenziata un’incidenza al 1.1.2005 del 6,2%, che colloca l´Emilia-Romagna ai primi posti fra le regioni italiane. A livello italiano la percentuale è decisamente più contenuta ed è rappresentata dal 4,1%. L’incidenza dei bambini stranieri nelle scuole di ogni ordine e grado è rappresentata dall’8,4% ed è la più alta in Italia. Immigrati stranieri Unione Europea 20 milioni di persone 7% dei residenti Italia 2 milioni e 700.000 persone 5% dei residenti Emilia-Romagna 284.000 persone 7% dei residenti Stima al 31/12/2004 Le tre fasi storiche dell’immigrazione in Emilia-Romagna I. Anni ottanta: primi inserimenti consistenti di lavoratori egiziani nella provincia di Reggio Emilia ~ 30.000 unità (1%) II. Anni novanta: cresce l’afflusso soprattutto dai Balcani ~ 50.000 unità (40% femmine) III. Seconda metà anni novanta-oggi: ritmo di crescita >10% annuo, ricongiungimenti familiari (46% femmine) provenienti da Africa ed Europa Orientale ma anche Asia ed America Latina La popolazione straniera è quadruplicata dal 1996 al 2004 passando da 73.000 a 284.000 persone. (48% femmine) Incidenza sulla popolazione residente da 1,1% nel 1993 a 6,9% nel 2004 La Provincia con la percentuale maggiore: Reggio Emilia minore: Ferrara Trend in aumento? • • • Pressione demografica dei Paesi in via di sviluppo Calo demografico degli scorsi decenni Mercato del lavoro Ripresa demografica: da 27.448 nascite nel 1994 a 38.075 nel 2004 20% delle nascite da madre straniera Le Aree di provenienza (%) 34,4 Europa orientale 26,1 Africa settentrionale 1) 17,8 Asia 2) 10,2 Africa subsahariana 3) 6,5 Altri 4) 4,9 America Latina 0 5) 10 20 30 6) Marocco Albania Tunisia Romania Cina 40 Ucraina Le donne immigrate di 25-64 anni Stima delle AUSL I Paesi di provenienza delle donne Marocco Albania Ucraina Rom ania Polonia Cina Filippine Moldavia Tunisia Ghana Nigeria India Am erica Latina Pakistan Russia Brasile 0 2.000 4.000 6.000 8.000 10.000 Come pensavamo di garantire l’equità? Coinvolgimento comunità locali (EELL e associazioni femminili e di volontariato) Invito a tutte le donne residenti Sollecito alle non rispondenti Coinvolgimento dei MMG Comunicazione coordinata e diffusa Come pensavamo di garantire l’equità? Successivamente…………... necessità di invitare tutte le donne in fascia d’età da screening, anche se con test recente documentato. Da opportunità per chi non fa il test, a diritto esigibile, pari opportunità. E inoltre, nel 2005 sono stati richiamati all’attenzione dalla Regione: interventi tesi a favorire la partecipazione delle popolazioni immigrate e le fasce deboli della popolazione emilianoromagnola ai programmi di sanità pubblica Le azioni intraprese Si ritiene pertanto necessario adottare ovunque e sistematicamente una serie di interventi tesi a favorire la partecipazione delle popolazioni immigrate a programmi di sanità pubblica, che rafforzino ulteriormente le iniziative già in atto di offerta di test di screening, con particolare riferimento al Pap-test….. E inoltre…… Piano Regionale della prevenzione 2005-2007 Obiettivi per il triennio 2005-2007 ….. 6) Assicurare su tutto il territorio regionale l’estensione dei programmi di screening alle persone domiciliate, in particolare alle fasce più svantaggiate ed emarginate come la popolazione immigrata. Cosa possiamo fare per monitorare e ridurre le disuguaglianze? Necessità di dati periodici sulle caratteristiche socioanagrafiche che possono condizionare l’accesso delle donne Alcune Aziende Usl hanno già realizzato interviste, in particolare sulle non-rispondenti Favorire studi che permettano una migliore comprensione del legame tra reti sociali, etnie e disuguaglianze Ma soprattutto garantire un programma di screening che sia integrato nelle altre attività sanitarie e che assicuri continuità nel percorso di diagnosi e cura. (Lai Fong Chiu 2003 NHS Cancer Screening Programmes) CONSIGLIO D’EUROPA – PARLAMENTO UE Documento: Raccomandazioni sugli screening dei tumori del 2/12/2003 (2003/878/CE): 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Attuazione dei programmi di screening dei tumori Modelli organizzativi e gestionali Registrazione e gestione dei dati di screening Controllo Formazione Partecipazione Introduzione di nuovi test di screening o di nuovi programmi solo se EB a seguito di programmi di ricerca validati a livello internazionale. Invita: 1. Relazione e attuazione dei programmi 2. Cooperazione degli stati membri 3. Ricerca sugli screening Allegato: TEST DI SCREENING CHE SODDISFANO I REQUISITI DELLA RACCOMANDAZIONE: • Striscio vaginale (PAP-TEST) per individuare anche i precursori dei tumori del collo dell’utero, con inizio non prima dei 20 anni e non dopo i 30 anni • Mammografia per individuare tumori al seno nelle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni conformemente alle indicazioni dell’UE (terza edizione) per quanto riguarda la garanzia di qualità delle mammografie • Screening per l’individuazione del sangue occulto nelle feci per i tumori colo-rettali negli uomini e nelle donne in una fascia di età compresa all’interno dei 50-74 anni DOCUMENTI DI RIFERIMENTO IN ITALIA LINEE GUIDA DELLA C.O.N.: Suppl. Ord. G.U. n. 127 del 1 Giugno 1996 PSN 1998-2000 e seguenti: “Finanziamento degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale di cui agli articoli 34 e 34 bis della legge 626/96, Fondo sanitario nazionale 1998, 1999 e 2000”. Le priorità indicate sono: liste d’attesa, screening, ADI, salute mentale Documento 8/3/2001: Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le Regioni e le Provincie autonome di Trento e Bolzano: Suppl. Ord. G.U. n. 100 del 2/5/2001 (Attualmente in revisione da parte di tre gruppi di lavoro del CCM – Ministero Salute) DPCM n. 26 del 29/11/2001: definizione dei LEA Piano Prevenzione Attiva 2004-2006: Cernobbio 2004 (ora tradotto in accordo della Conferenza Stato-Regioni del marzo 2005 con stanziamento di 440 milioni di Euro per 6 progetti fra cui gli screening in Oncologia) Legge n. 138 (art. n. 2 bis) del 5/2004: 52 milioni di Euro in tre anni per i programmi di screening