DIACONI PERMANENTI
DEL PIEMONTE:
“UN MINISTERO CON
UN PO’ DI AFASIA ?!”
RICERCA SOCIO-PASTORALE
Giovanni VILLATA
1
Un ringraziamento al Cardinale Severino Poletto
Presidente della CEP, al Vescovo Delegato mons.
Arrigo Miglio, ai Vescovi del Piemonte che hanno
promosso la ricerca.
Alla Commissione Presbiterale Regionale,
a tutti i diaconi permanenti che hanno risposto al
questionario e ai loro formatori, per essersi assunti
l’impegno di diffonderlo e di raccogliere i dati.
Infine ai volontari con il contributo dei quali è
stato possibile portare a termine il lavoro.
2
Non solo dati …
La
prospettiva dalla quale
abbiamo accostato il
tema è quella sociopastorale.
Si presenta
dei dati quantitativi
che poi si interpretano
da una prospettiva di
fede.
Vale a dire
attenti ad intercettare
le tracce dello Spirito
che chiama al servizio
vicendevole della carità
(Gal. 5,13).
Per pastorale si
intendono le multiformi e
variegate opportunità (o
mediazioni umane) offerte
dalla Chiesa per la cura dei
fedeli (in senso stretto) e
per l’evangelizzazione (in
senso più ampio):
L’ obiettivo è unico
favorire l’adesione a Cristo,
nella Chiesa, per
l’attuazione del Regno.
Nella presentazione dei risultati vengono tenuti presenti
entrambi i significati attribuiti al termine pastorale.
3
Punto di partenza
Proponiamo due acquisizioni dalle quali partono le riflessioni
che andremo sviluppando nel corso della presentazione dei dati:
1.
“Il ripristino di
questo ministero [ il
diaconato permanente] come afferma Lehmann
– è uno straordinario
fenomeno della storia
della Chiesa […] per il
quale non è facile
trovare paralleli”. Si
tratta, dunque di una
risorsa, non un
problema
2.
Pur tra le “oscillazioni
dottrinali e le diversità degli
approcci teologici in atto”, è
acquisito che il diacono permanente
è ministro di Cristo e della Chiesa
per servire la diaconia della liturgia,
della parola, della carità.
4
Ipotesi di lavoro
Con questa ricerca ci si propone di verificare se i diaconi
permanenti:
 1.
vengono formati sia
dal punto di vista spirituale e
teologico sia nella capacità
di relazione umana autentica
nella chiesa e in famiglia e
siano sostenuti nel loro
servizio pastorale;
 2.
di fatto, nella
prassi, siano valutati e
valorizzati pienamente
come ministri, con
compiti diversi, ma che
esprimano tutte le
potenzialità del
ministero;
 3.
siano soddisfatti del ministero sacramentale
loro affidato in rapporto all’idea che essi stessi hanno
maturato in merito.
5
Lo sviluppo della relazione
 1. Dati strutturali oggettivi
 2. Il percorso della ricerca
 3. I risultati
 4. Che cosa dice la ricerca
6
1. I dati strutturali oggettivi
 Diaconi permanenti in Europa
2000
2002
2004
Religiosi
Clero
diocesano
Religiosi
Clero
diocesano
Religiosi
Europa 8.541
272
9.480
292
10.254
274
Italia
68
2.662
86
2.992
87
Clero
diocesano
2.371
Nel mondo dal 2000 al 2004 i diaconi provenienti dal clero
diocesano sono in costante aumento ( + 31.782), mentre sono in
diminuzione (- 72) quelli provenienti dai religiosi.
7
In Piemonte
 Anno di inizio nelle varie diocesi
Dal 1970 al 1980
Torino 1972
Novara 1972
Asti 1972
Acqui 1976
Casale M. 1976 -1977
Vercelli 1977
Alessandria 1978
Dal 1980 al 1990
Aosta 1981 Ivrea 1982
Dal 1990 al 2000
Susa e Saluzzo1995 Mondovi’ 1988 Alba 1999
Pinerolo 1984
Cuneo e Fossano 2006
8
1. I dati strutturali oggettivi
• Diaconi permanenti nelle diocesi del Piemonte al 2007
Popolazione 4.581.990 ( - 10.386)
Battesimi
28.801( -146)
Cresime
26353 (-184)
Prime
Comunioni
26.614 (+ 642)
Aosta 13
(10)
Ivrea 15
(11)
Biella 30
(23)
Novara 17
(12)
Susa 2
Vercelli 12
Pinerolo 12 TORINO 132 (0)
(12)
(87)
Asti 8
Saluzzo 10
Alessandria 12
(6)
(9)
(5)
Alba 3
Fossano Cuneo 0
(3)
Mondovì 13
Casale M. 11
(9)
Acqui 10 (10)
(7)
Superficie 29.544 km2
9
1. I dati strutturali oggettivi
Totale diaconi permanenti in Piemonte
Sposati
83 %
158 pari al 54 %
nelle diocesi fuori Torino
132
45% nella
pari al
diocesi di Torino
= 290
Vedovi
4%
Celibi
13%
A Torino ci sono il 12% di sposati in più, mentre fuori il 10% di
celibi in più.
10
1. I dati strutturali oggettivi
Aspiranti, diaconi permanenti, sacerdoti e
seminaristi del Piemonte: anno 2006
Diaconi permanenti 290 (+ 13)
Sacerdoti secolari 2538 (- 46)
Seminaristi 125 (- 12)
Aspiranti diaconi permanenti 71
11
2. Il percorso della ricerca
 Origine e motivazioni
La presente ricerca sul diaconato permanente è
promossa dalla Conferenza Episcopale Piemontese (CEP) ad
oltre trenta anni dalla restaurazione nelle diocesi piemontesi
che per prime hanno attivato il cammino …
...
al fine di raccoglie elementi per una
riflessione della CEP su questa risorsa
ministeriale ormai diffusa in tutte le diocesi.
12
2. Il percorso della ricerca
 Strumento di ricerca
Un questionario con
49 domande articolate in 6 capitoli
1. Informazioni generali e strutturali
2. Formazione (al ministero e permanente) del
diacono e formazione dei familiari
3. Servizi pastorali e loro valutazione
4. Relazione tra diaconi, con i sacerdoti e
con i familiari del diacono permanente
5. Tratti della questione economica
6. Sensibilità sociale
13
2. Il percorso della ricerca
 Il campione
Lavora su due
sottocampioni
1. Diaconi permanenti
della diocesi di Torino.
2. Diaconi permanenti
delle diocesi fuori Torino.
Il sottocampione torinese
raduna 87 risposte su
132 diaconi permanenti ed
è del 2004.
Il sottocampione delle altre
diocesi piemontesi è
composto da 122
risposte su 145 diaconi
permanenti ed è del 2007.
14
2. Il percorso della ricerca
 La somministrazione dei questionari
In Torino
tramite
compilazione
personale
preceduta da
spiegazione.
Fuori Torino
tramite
compilazione
personale del
questionario,
senza spiegazione.
Hanno risposto complessivamente 209 diaconi permanenti
su 290. Il campione risulta largamente rappresentativo.
15
3. I risultati
 Il percorso della relazione
3.1. Identikit
3.2. Formazione
3.3. Servizi pastorali
3.4. Relazioni
3.5 Questioni economiche
All’occorrenza, confronteremo i dati piemontesi con
quelli della ricerca nazionale (COP 2004 ), dalla quale abbiamo
tratto il questionario.
16
3. 1. L’identikit
 Età media e occupazione principale
54%
2% 1%
La media di ministero dell’intero campione è di 10 anni.
Pensionati
3%
Militari
Operai
Insegnati
56 a Torino
Impiegati
Torino
6%
Copmmercianti
10%
Imprenditori
59 anni fuori
19,40%
17
3.1. L’identikit
 Titoli di studio
46%
24%
Fuori
Torino
29%
Torino 20%
16%
8%
Media inferiore
Media superiore
In rapporto alla ricerca
CEI 2000 sono
diminuiti del 10% i
diaconi permanenti
con la media
superiore e del 4%
quelli con la laurea.
Laurea
Istituto Scienze Religiose
Il 6% circa ha titoli che vanno dalla quinta elementare alla seconda
liceo, al ginnasio ….fino al baccalaureato o alla licenza in teologia.
18
3.1. L’identikit
 Principali fonti ed esperienze vocazionali
PARROCI
60%
ASSOCIAZIONISMO E GRUPPI PARROCHIALI
CARITAS E
VOLONTARIATO
14%
ALTRI DIACONI
13%
ALTRO
17%
RELIGIOSI/E
39%
9%
Spesso, fuori Torino, i diaconi dichiarano di avere come
“fonte”è il Vescovo.
19
3.1. L’identikit
 Valutazione globale dell’esperienza diaconale
il
Fuori Torino 32%
Stabile 25%
In crisi 9%
In crescita 65%
Torino 65%
78% dei
diaconi
permanenti si
sente poco
rappresentato
nelle Chiese
piemontesi.
20
3.1. L’identikit
 Come si vedono i diaconi stessi
Poco - per nulla
Abbastanza- molto
diaconi permanenti
è abbastanza molto soddisfatto.
70%
62%
63%
54%
il 37% si sente
39%
24%
19%
18%
Ponte
In sintesi:
il 62% dei
Collaboratori ministeriali
Sacrestano
poco o per nulla
valorizzato come
diacono.
Un laico
Capo
21
3.1. L’identikit
 Sensibilità sociale
Le risposte
alle ultime
domande del
questionario
attestano un
diaconato
permanente
Che difende la necessità delle istituzioni.
Determinato a sostegno del matrimonio
eterosessuale e della conseguente famiglia.
Attento all’immigrazione come risorsa.
Che vuole uno stato più garante per
lavoro, sanità privatizzazioni, scelta fra
scuola privata e pubblica,
insegnamento della religione cattolica
nella scuola italiana.
Che invoca pene e condanne più severe contro la criminalità.
22
Considerazioni
In Piemonte il diaconato permanente è in crescita del 10%
in rapporto al campione nazionale pur essendo ancora una realtà,
in alcune diocesi, giovane.
La crescita è tanto più rilevante quando si prenda in
considerazione il fatto che non c’è una pastorale vocazionale
diocesana per favorire organizzata come per altre vocazioni.
E’ aumentato il numero dei pensionati fino a rappresentare
ormai oltre la metà del campione.
Nella ricerca nazionale erano inferiori del 20% circa e ciò
denuncia un certo invecchiamento.
In Piemonte sono rari i casi di diaconi “giovani”, cioè sotto i
59 anni (età media del campione).
23
Considerazioni
L’alto numero dei diaconi sposati richiama l’attenzione su una figura
di ministro sposato e sulla sua “nuova” relazione con i componenti
della propria famiglia.
Vanno rimarcate la figura del parroco, la validità di comunità di
base sul territorio come la parrocchia e l’associazionismo, che
sono, praticamente, le fonti prioritarie di vocazioni al diaconato
permanente e di pastorale vocazionale.
Il campione è piuttosto compatto in favore di: istituzioni, coppia
uomo-donna, famiglia eterosessuale,concezione dello stato. Si
divide su l’impegno sociale e politico dei cattolici unitario o solo
individuale.
24
3.2. La formazione al ministero
 Formazione degli aspiranti
Diocesi italiane
Diocesi di
Torino
Diocesi fuori
Torino
Scrittura
77%
Magistero
75%
Il percorso è
biennale con 76 ore
di teologia
fondamentale, 30 di
introduzione all’AT
e 30 al NT e 124 ore
in altre materie
diritto, filosofia,
storia …
I percorsi variano
nel tempo e nei
contenuti. Non è
possibile,
attualmente,
precisare meglio
sia gli uni che gli
altri.
Sacramenti 62%
Teologia
44%
Storia della chiesa
55%
Giuridica
45%
Filosofia
35%
25
3.2.La formazione al ministero
 Aree di formazione teologica
Diocesi italiane
Diocesi di Torino
Percorso triennale
Percorso triennale
Teologica 50% (*)
Teologica 56%
Scrittura 40%
Scrittura 28%
Pastorale10%
Pastorale 10%
Patristica 6%
(% relativa al
monte ore per
area)
Tirocinio di
omiletica 24 ore
Diocesi fuori Torino
I percorsi per lo più
sono quelli
dell’ISSR (sezione
pastorale). Esistono
anche Istituti
diocesani vari, più o
meno orientati sulle
tre aree delle
diocesi italiane.
26
3.2. La formazione al ministero
 Formazione spirituale
Non possiamo descrivere i percorsi delle singole
diocesi perché strutturati in modo diverso e con diversi riferimenti
operativi (delegati vescovili, collegamento con esperienze di
spiritualità o istituzioni presenti in diocesi, come i seminari, ad
esempio …)
Sappiamo, con certezza che ogni diocesi realizza percorsi
condivisi e personalizzati, impegnativi e contraddistinti,
mediamente, da incontri, ritiri, esercizi spirituali, direzione
spirituale … guidati da persone qualificate.
A fianco dei percorsi istituzionali di formazione degli aspiranti e
dei candidati, esistono, per lo più in tutte le diocesi, momenti di
formazione spirituale contraddistinti dalli impronta delle diverse
Chiese particolari.
27
Considerazioni
I percorsi formativi seguono le indicazioni della
“Ratio Fundamentalis”, adattate, ovviamente, alle varie
diocesi. All’interno di questi percorsi sembra decisamente
basso il monte ore attribuito alle materie pastorali.
In alcuni casi in numero di ore non è più alto di
quello ad una sola materia teologica, quale, ad esempio, ad
un corso sulla liturgia. E’ anche da rimarcare una scarsa
attenzione a materie riguardanti la formazione umana
personale e sociale.
28
Considerazioni
Oltre i percorsi diocesani conformati al diaconato
permanete (ad esempio, Torino, Novara …), le principali sedi di
riferimento sono gli ISSR , gli Studentati, i Seminari …
Mediamente i percorsi di formazione degli aspiranti e
teologici si sviluppano nell’arco che va da 5 o 4 anni con
l’aggiunta di incontri specifici.
La valutazione dei diaconi permanenti sulla formazione al
ministero ricevuta è buona (55%) o discreta (41%) a fronte del
restante 5% che la giudica scadente. La maggioranza la
giudica,quindi positivamente.
29
3.2.La formazione permanente
 Diaconi permanenti
93%
76%
56%
45%
Temi trattati
nelle diocesi
piemontesi
Incontri a scadenza fissa
Esercizi spirituali annuali
Ritiri mensili
Convivenze tra diaconi e miste
Altro
Aspetti sociali
e politici
Cultura
odierna
Vita famigliare
Servizio
pastorale
5%
Vita spirituale
personale
Modalità
formative
35%
89%
67%
56%
26%
30
3.2. La formazione permanente
 Mogli: frequenza alle opportunità offerte nelle diocesi
Tutti i corsi
Alcuni corsi
Corsi particolari
27%
24%
24%
11%
Propedeutico
11%
Teologico
Altro
31
3.2.La formazione permanente
Il dato sulla
formazione delle
mogli risulta da 5 a
10 punti
percentuale
inferiore a quella
del dato nazionale.
La formazione delle
mogli, almeno nel
periodo
propedeutico,
viene più curata in
Torino che fuori.
Nel 60% dal campione emerge la domanda di una maggiore e più
sistematica attenzione formativa alle mogli almeno nel periodo della
formazione al ministero
32
3.2 La formazione permanente
Figli adolescenti e giovani: frequenza alle opportunità
Settimanale
Quindicinale
Mensile
Bimensile
55%
11%
3%
6%
Nel 98% dei casi sia in Torino che fuori non si evidenziano
percorsi formativi stabili per i figli.
33
Considerazioni
Per la formazione permanente ai diaconi si
registra un buon livello di cura soprattutto sul versante
della spiritualità personale, un po’ meno sul versante
comunitario.
In meno del 50% delle di diocesi si trattano temi
culturali e, a decrescere, temi relativi ad aspetti di
formazione umana, sociali e politici.
34
Considerazioni

La formazione permanente delle mogli risulta
ancora non estesa a tutte le diocesi e, soprattutto,
piuttosto episodica e frammentata.

In proposito, i mariti-diaconi chiedono una
concomitante formazione della moglie e dei figli
adolescenti e giovani non casuale ma progettuale.

Convengono che tale formazione favorirebbe,
senza dubbio, relazioni famigliari più serene.
35
3.3. Le attività pastorali
 Dati generali
Catechesi,
liturgia, carità
70%
In rapporto alla ricerca
nazionale è diminuita del
19% la presenza nella
pastorale fondamentale e
19% speciale
Poveri, missioni e
nuove povertà
11%
Altro
24% dei diaconi permanenti è chiamato ad animare
le comunità che non hanno il parroco residente
36
3.3. Le attività pastorali
 Più in particolare
In “Altro” sono presenti una diversità grande di servizi: dalla
riduzione degli impegni a causa dell‘età avanzata ad esperienze
particolari quali l’essere priore con la propria famiglia di una
comunità monastica .
Sempre in rapporto alla ricerca nazionale si osserva come
alcune attività registrino un calo della percentuale di presenza dei
diaconi permanenti. In altre il numero è in aumento e, in altre
ancora, rimane stabile, come possiamo osservare nel quadro che
segue…
37
3.3. Le attività pastorali
In aumento
Primo annuncio
In diminuzione
19%
Coordinamento UP 8%
Assistenza sacerdoti
anziani
5%
Stabili
Pastorale familiare
34%
Pastorale giovanile
15%
Catechesi degli adulti
26%
Servizio carità
23%
Catechesi iniziazione
23%
Sacramenti
18%
Amministrazione parr.
15%
Pastorale terza età
10%
Catecumenato
6%
Amministrazione dioc.
5%
Ministri straordinari comunione 5%
Mediamente la percentuale delle diminuzioni è meno alta a Torino,
fatta eccezione per l’amministrazione economica e dei sacramenti.38
3.3. Attività pastorali
 Luoghi in cui svolge molto e abbastanza il servizio
principale
LUOGHI
NAZIONALE %
PIEMONTE % DIVERSITA’%
Propria parrocchia
43
76
+34
Altra parrocchia
7
8
+1
Nell’UP
31
11
- 20
In istituzioni
pubbliche
14
12
- 2
Servizio del
Vescovo
15
7
- 9
Uffici di Curia
17
11
- 6
Dai dati risulta evidente che qualcuno, pur avendo come base la
parrocchia, svolge più di un servizio principale.
39
3.3. Attività pastorali
 Valutazione della valorizzazione pastorale
Valutazione
Torino
2004 %
Fuori Torino
2007 %
Media totale %
SI’
9
19
14
Abbastanza
23
21
22
Dipende
22
30
26
Non abbastanza
36
20
28
Decisamente NO
10
10
10
36
38
Il campione è diviso in due parti attraversate da una terza, la quale lo
può far oscillare o da una parte o dall’altra.
40
Considerazioni
Per quanto riguarda le attività pastorali tre sono le tipologie
generali che emergono dalla ricerche:
il diacono “parrocchiale”, vale a dire del tutto dedicato alla
cura della fede che frequentano la parrocchia;
il diacono “ponte” o di “soglia” ossia quello dedicato, per
lo più ad evangelizzare il territorio e nella pastorale d’ambiente;
il diacono “cultuale” e cioè quel diacono dedicato
esclusivamente alle diverse forme del culto
41
Considerazioni
Riappare anche in Piemonte la costante di tutte le ricerche
sul diaconato permanente, , vale a dire la sproporzione fra il
numero dei soggetti impegnati in parrocchia e nel culto e quello
occupato in servizi pastorali cosiddetti “ponte” fra la Chiesa e il
mondo.
Questa scelta o necessità (come afferma qualche pastore)
declina una piena valorizzazione di questo ministero?
Non rischia forse di attenuare fortemente la tensione verso
la dimensione missionaria della pastorale, tensione che non
è,mediamente, alta?
42
3.4. Relazioni
 Tra diaconi e con i sacerdoti: abbastanzamolta difficoltà
Comportamenti
Torino
2004 %
Fuori Torino
2007 %
Media totale %
Relazione con i
presbiteri
56
55
56
Clericalismo
26
21
23
Distanza culturale
15
20
18
Poco dialogo
15
20
18
43
3.4. Relazioni
 Un esempio di sofferenza relazionale estrema …
Così scrive un diacono piemontese: “Scientificamente
ignorato e calunniato ad intra e ad extra. In otto anni di foto che
documentano le varie attività comunitarie, io non appaio mai. Vi
appare sempre e solo l’anziano: io non compaio mai!”.
Nonostante la difficoltà di relazione con i preti di
metà circa di tutto il campione, tuttavia il 75 % del
medesimo afferma di essere ben integrato con i sacerdoti.
44
3.4. Relazioni
 Condivisione della scelta diaconale da parte delle mogli
Il 90% delle mogli
condivide
pienamente la
scelta vocazionale
del marito . La loro
presenza è molto
apprezzata.
In rapporto alla
ricerca nazionale
del 2004, è
aumentata del 3% la
percentuale delle
mogli che si
disinteressano del
tutto.
Raggiunge ora il 7%.
Il dato sulla condivisione delle mogli, potrebbe essere un
po’ enfatizzato pur rimanendo più che maggioritario.
45
Considerazioni
Si prospetta qui il problema della relazione con i
presbiteri. La questione non è di oggi.
La storia dice che proprio a causa di questa relazione
diventata conflittuale (questione dei diaconi romani) il ministero
è stato sospeso.
Tra le cause di conflittualità relazionali, pare ci sia non
solo una notevole disinformazione, ma anche, una lettura del
ministero ritagliata sull’esperienza del diaconato transeunte.
Per quanto riguarda la relazione con le mogli, per
completezza, si segnalano situazioni – seppur largamente
minoritarie – in cui la coppia vive sofferenze, non indifferenti,
fino alla rottura.
46
3.5. Questioni economiche
 Dai dati, limitati, in nostro possesso risulta che:
mediamente
sono i parroci,
insieme ad un
organismo
diocesano, a
trattare con il
diacono delle
questioni
economiche
immediate
in una sola diocesi del
Piemonte, a nostra
conoscenza, esiste un
regolamento diocesano per
le questioni economiche.
nel caso dei diaconi che sostituiscono i
parroci, all’occasione e in lavori
concordati, interviene, per lo più, l’ente
ecclesiastico..
47
Considerazioni
Sulle questioni economiche sembra opportuno
domandarsi se le condizioni messe in atto dalle singole
diocesi siano adeguate; si tratta pur sempre di persone per
ore e ore impegnate nei vari compiti ecclesiali e con una
famiglia a cui continuare a provvedere.
Più in generale,merita attenzione l’essere a pieno titolo
ministeriale “clero” e, nello stesso tempo, venire valutati dalla
CEI come un servizio volontario, non inserito nel
Sostentamento del Clero.
48
4. Che cosa dice la ricerca ….
 Ipotesi di valutazione globale
Ad oltre trenta anni dalla restaurazione, il diaconato permanente in
Piemonte, è una risorsa che, in modo originale e insostituibile, ha aiutato,
nella prassi, la comprensione e la costruzione di una Chiesa serva e
missionaria.
Nella sua giovane storia ha narrato la presenza di un
ministero ecclesiale qualificato teologicamente, della famiglia nella
pastorale.
Ha dato un contributo alla maggior chiarificazione del
ruolo dei presbiteri e dei laici.
Ha fatto conoscere un’ immagine di Chiesa ministeriale più
completa e ricca.
Dove è stato possibile, anche un buon clima relazionale tra
presbiteri e famiglie dei diaconi stessi.
49
4. Che cosa dice la ricerca ….
 Tre nodi – opportunità da cogliere
L’identità: appare come “il” nodo cruciale,
1.
perché ripropone la questione dell’equilibrio, non raggiunto,
fra impegno pastorale nel campo cultuale e sociale. La
visione del diaconato nella chiesa sub apostolica sembra
escludere la priorità, nella prassi, al campo cultuale.
L’immagine o le immagini di diacono che si assumono,
segnano anche la direzione della formazione (spirituale,
teologica e pastorale), sia del candidato sia dei suoi familiari.
Per la connessione che c’è tra modelli di pastorale e figure
chiamate a realizzarli, un cambio di modelli, favorirebbe un
cambio di figure e viceversa.
50
4. Che cosa dice la ricerca ….
La qualità delle relazioni. La capacità di
2.
stabilire relazioni autentiche è il primo tratto dell’identità.
Dalla ricerca emerge la fatica di stabilire relazioni
adeguate con le persone che fanno l’ambiente familiare,
sociale ed ecclesiale del diacono.
La qualità delle relazioni affettive – non sbilanciate su
aspetti emozionali a discapito di quelli valoriali e da una
prospettiva di senso – sono determinanti per una
pastorale d’insieme.
Una più attenta e incisiva formazione antropologica e
sociale favorirebbe la qualità delle relazioni anche
all’interno della famiglia del diacono.
51
4. Che cosa dice la ricerca ….
La diocesanità. Nell’indagine si è evidenziato
3.
che i candidati arrivano da cammini spirituali diversificati .
Nella formazione, però, sono inseriti in un nuovo cammino
spirituale, teologico e pastorale contraddistinto dalla
“memoria” della propria chiesa particolare che non sempre si
riesce ad integrare con i precedenti cammini.
E’ del tutto evidente che la formazione all’appartenenza
consapevole e coerente alla propria diocesi, è fondamentale
per un ministro ordinato.
Si propone di riprendere in esame i percorsi avviati o che si
intende attivare. La questione si pone, soprattutto, in
assenza di “scuole” diocesane specifiche per diaconi
permanenti.
52
4. Che cosa dice la ricerca ….
La rivisitazione del diaconato permanete in
Piemonte, non chiama in causa solo i diaconi permanenti,
né su di loro deve buttare ogni responsabilità.
Dice il documento sul “Rinnovamento della
Catechesi”: “ prima sono i catechisti e poi i catechismi;
anzi, prima ancora, sono le comunità ecclesiali” (Rdc 200).
Dunque un rinnovamento che “faccia parlare” il
diaconato permanente ossia che gli permetta di declinare
pienamente le proprie potenzialità, chiama in causa la
responsabilità di tutte e singole le componenti della
comunità ecclesiale.
Sulla base delle risposte dei diaconi, ci permettiamo di
indicarne alcune …
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4. Che cosa dice la ricerca ….
Ai Vescovi
Valorizzare di più e meglio la figura del diacono
permanente come figura di “soglia” o “ponte” tra la Chiesa e
il mondo.
Porre attenzione ai segni dell’eventuale “afasia” del
ministero nelle proprie diocesi.
Non sempre sono riferibili a scarsa spiritualità.
Possono essere pericolosi sintomi della sindrome
del “buon samaritano deluso” (burnout) già accertata nel
clero italiano. (Orientamenti Pedagogici” (2006) 2 ,313-334. ed anche “Il Regno/Attualità (2207)
22,747-748).
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4. Che cosa dice la ricerca ….
Ai Presbiteri parroci
Richiama la “bella”
immagine di Chiesa offerta
da parrocchie, nelle quali, il
clima di relazione e di
lavoro fra preti e diaconi,
con le rispettive famiglie e
le altre risorse, è vivace ma
sereno.
Li sollecita a
promuovere con coraggio, la
valorizzazione dei diaconi
permanenti, affidando loro
adeguate responsabilità. Non
sono “seconde linee” o truppe
di rincalzo della pastorale
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4. Che cosa dice la ricerca ….
Ai loro formatori
Fa presente il
desiderio - unanime e più
volte manifestato - che
anche le loro mogli e i
loro figli adolescenti e
giovani vengano inseriti in
un concomitante progetto
formativo stabile.
Suggerisce un
percorso verso il ministero
in cui si dia più spazio alla
formazione antropologica e
culturale, senza mortificare
quella spirituale e teologica.
Rammenta una maggior attenzione alla dimensione
comunitaria e non solo personale della formazione spirituale.
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4. Che cosa dice la ricerca ….
Ai diaconi permanenti che si
stanno preparando o che già
sono nel ministero
Domanda di maturare la consapevolezza che diventare
diaconi permanenti non è un “cursus honorum” che, una volta
ottenuto, segna la fine della storia.
E’ invece, una storia sempre nuova e da costruire, da
inventare, da rinnovare all’interno e insieme ad altre storie.
Chiede di non rendere la propria famiglia uno
“strumento funzionale” all’esercizio del ministero, ma di
mantenere viva la propria identità di marito e di padre senza
annullarla in quella di ministro o ad esso contrapporla.
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4. Che cosa dice la ricerca ….
Alle mogli e ai figli
Alla moglie,
domanda di valorizzare la
propria risorsa di
femminilità e la capacità di
cogliere situazioni,
sentimenti, opportunità che
lei sola è in grado di
afferrare.
Ai figli adolescenti e
giovani, chiede di elaborare
l’appartenenza alla famiglia del
diacono - “mezzo prete”, così
dicono ,forse, gli amici - come
una ricchezza da vivere e da
comunicare, senza complessi
di inferiorità.
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Per concludere …
Tale afasia, non
riguarda la crescita
numerica, ma:
Il diaconato
permanente in Piemonte come in molte delle
diocesi italiane, a nostro
parere – pur avendo le
carte in regola per essere
riscoperto e valorizzato –
appare come una risorsa
con un po’ di afasia.
le opportunità di
declinare le proprie
potenzialità,
l’accoglienza che
le comunità ecclesiali
possono accodargli
la valorizzazione
più adeguata nella prassi
pastorale missionaria e
d’ambiente.
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Una proposta …
Un primo e buon segno della volontà di
superare questa situazione può partire dalle
parrocchie.
Pare utile “ dare vita”- lì (ma non solo) , in
modo stabile e continuativo – a “luoghi e momenti
di verifica” dei cammini che permetteranno,
crediamo, anche di migliorare le relazioni tra
ministri ordinati e con le famigli dei diaconi.
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Il diaconato permanente nelle diocesi del