Attività a rischio di incidente rilevante Ing. Francesco Fazzari 1 INCIDENTE DI SEVESO - 1976 Lo stabilimento ICMESA cominciò la sua attività nel territorio del Comune di Meda, confinante con il comune di Seveso, nel 1947. Lo stabilimento produceva prodotti farmaceutici ed era di proprietà della multinazionale Hoffman-La Roche. Dal 1975 l’Icmesa aveva iniziato a produrre triclorofenolo, componente di base per molti erbicidi. Una reazione chimica imprevista aveva fatto riscaldare ad alta temperatura il triclorofenolo, producendo diossina. Ing. Francesco Fazzari 2 SEVESO, 10 luglio 1976 ore 12.37 Nello stabilimento chimico dell' ICMESA si verificò l’esplosione di una valvola di sicurezza del reattore A-101 che provocò la fuoriuscita di alcuni chili di diossina nebulizzata. (la quantità esatta non è quantificabile, qualcuno sostiene siano fuoriusciti 10-12 Kg, altri parlano di 200-300 grammi o al massimo di 2 Kg). Il vento disperse la nube tossica verso est, nella Brianza. Il giorno dopo, domenica 11 luglio, nel pomeriggio, due tecnici dell'ICMESA si recarono dal sindaco di Seveso, per metterlo al corrente di ciò che era accaduto nello stabilimento. Ing. Francesco Fazzari 3 Il 15 luglio iniziò la moria degli animali, morirono galline, uccelli, conigli. Le foglie degli alberi ingiallirono e caddero, e gli alberi in breve tempo morirono come tutte le altre piante. Nell'area interessata vivevano circa 100.000 persone. Il 18 luglio L'accaduto divenne di dominio pubblico. In seguito ad una indagine dei carabinieri del Comune di Meda venne disposta la chiusura dello stabilimento. Ing. Francesco Fazzari 4 Il 20 luglio, nei laboratori del gruppo Hoffmann-La Roche, si riuscì ad identificare la sostanza chimica fuoriuscita con l’incidente: si trattava di diossina, una sostanza chimica altamente tossica e cancerogena, capace di provocare innumerevoli danni all’uomo e all’ambiente. Ing. Francesco Fazzari 5 il 24 luglio, si decise di evacuare un’area di quindici ettari, che venne chiusa con reticolati, militarizzata e suddivisa in tre zone a seconda del grado di tossicità raggiunto. 700 persone vennero fatte sfollare, mentre l’allarme si estese anche ad altri undici comuni limitrofi, tra cui Meda, Desio, Barlassina, Bovisio Masciago, Nova Milanese, Seregno, Lentate sul Seveso e Cesano Maderno. Ing. Francesco Fazzari 6 Il 10 agosto una commissione tecnico-scientifica stilò una mappatura della zona contaminata. Si decise di evacuare l'area circostante l'impianto per circa 15 ettari, e le famiglie residenti nelle zone più colpite furono invitate ad abbandonare le proprie abitazioni Ing. Francesco Fazzari 7 "La diossina è una sostanza altamente tossica in grado di provocare seri danni al cuore, ai reni, al fegato, allo stomaco e al sistema linfatico". Il composto si deposita sui terreni è non assolutamente biodegradabile. Penetra nell'organismo attraverso la respirazione, per contatto, con l'assunzione di cibo, soprattutto carne, pesce e latticini. Ancora non è stato accertato quali possano essere gli effetti a lungo termine sull'uomo. Gli abitanti di Seveso e zone limitrofe sono ancora oggi sottoposti a controlli. Si sospetta che nel terreno vi siano ancora tracce di diossina nonostante lo stabilimento chimico sia stato interrato. Ing. Francesco Fazzari 8 Tutti i materiali contaminati asportati vennero depositati in due discariche speciali: nella vasca A, a sud di Seveso, vennero portate le macerie dello stabilimento ICMESA, tutti i terreni oggetto della scarifica e i materiali usati per la bonifica del territorio, per un volume di circa 200.000 m3. Nella vasca B, posta più a nord, nel Comune di Meda, finirono tutti i materiali contaminati della zona nord e i fanghi del depuratore di Seveso per un volume di circa 80.000m3. Ing. Francesco Fazzari 9 Si diede il nome ad una malattia fino ad allora sconosciuta: la cloracne, che colpisce la pelle, soprattutto del volto e dei genitali; se l'esposizione è prolungata si diffonde in tutto il corpo. Può essere compromessa seriamente la funzionalità epatica. L'inalazione del composto crea problemi respiratori. Il 23 luglio la verifica incrociata delle analisi effettuate dalle strutture sanitarie italiane e dai Laboratori dell'ICMESA confermò una presenza notevole di diossina in tutta la zona colpita dalla nube tossica. Ing. Francesco Fazzari 10 In seguito all'incidente di Seveso ed altri verificatisi nel corso degli anni in stabilimenti ad alto rischio, la Comunità Europea nel 1982 emanò la direttiva n. 82/501 relativa ai rischi di incidenti rilevanti connessi con determinate attività industriali. La direttiva prevedeva determinati obblighi amministrativi e sostanziali riguardo all'atteggiamento da seguire nella costruzione e nella gestione di attività ritenute pericolose sulla base della tipologia di pericolosità delle sostanze e del quantitativo detenuto. La direttiva è stata recepita dall'Italia, per la prima volta, con il DPR 175/88. Dal 1982 (DPR 577/82) gli stabilimenti ad alto rischio erano comunque sottoposti a particolare esame da parte del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco (Comitato Tecnico Regionale di Prevenzione Incendi) Ing. Francesco Fazzari 11 Problematiche emerse in seguito all’incidente Rischi per l’uomo e per l’ambiente (sia per quanto riguarda gli effetti immediati, sia quelli differiti nel tempo) Necessità di conoscenza (entità e distribuzione territoriale dei fattori di rischio legati alle attività industriali); Analisi e valutazione (analisi di sicurezza, valutazione delle conseguenze incidentali, ecc.); Gestione e controllo (analisi dei sistemi di gestione della sicurezza, verifiche ispettive sui sistemi gestione della sicurezza) Comunicazione (percezione sociale, informazione, partecipazione dei cittadini, ecc.) Pianificazione dell’emergenza (aree di impatto, coordinamento dei soccorsi, ecc.) Pianificazione e gestione del territorio (interfaccia industrie a rischio-territorio) Ing. Francesco Fazzari 12 Direttive SEVESO Successivamente viene emanata dalla Comunità Europea, la cosiddetta direttiva SEVESO II (96/82/CE) recepita in Italia con il D.Lgs. 334/99. Questa seconda direttiva comunitaria ha avuto il pregio d’introdurre diversi elementi innovativi, in quanto prende in considerazione non più la specifica tipologia degli impianti, bensì la presenza di determinate sostanze pericolose, comprese quelle classificate come "pericolose per l'ambiente", in quantità tali da poter dar luogo ad incidenti rilevanti quali emissioni, incendi o esplosioni di grave entità. Viene quindi emanata, in seguito ad altri incidenti accaduti in Europa nel corso degli anni, la direttiva comunitaria 2003/105/CE (G.U.C.E. del 31/12/2003) recepita in Italia con il D.Lgs 238/2005, che modifica alcune tipologie e quantitativi di sostanza pericolose (Seveso III). Ing. Francesco Fazzari 13 Direttive SEVESO Sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europa L. 197 del 24/07/2012 è stata pubblicata la Direttiva 2012/18/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 4 luglio 2012, sul controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose, che abroga la direttive 96/82/CE. La nuova Direttiva è stata emanata essenzialmente per allineare il sistema di classificazione delle sostanze pericolose al regolamento CE 1272/2008, cosiddetto “regolamento CLP” sulla classificazione, etichettatura ed imballaggio di sostanze e miscele. Gli Stati membri dovranno recepire la Direttiva 2012/18/UE negli ordinamenti nazionali entro il 31 maggio 2015. Ing. Francesco Fazzari 14 Principale normativa nazionale Decreto Ministero Ambiente 15 maggio 1996 (Depositi di GPL) Decreto Ministero Ambiente 20 ottobre 1998 (Depositi di liquidi infiammabili e tossici) Decreto legislativo 17 agosto 1999 n. 334 (Attuazione della direttiva 86/92/CE) - SEVESO II Decreto Ministero Ambiente 9 agosto 2000 (Modifiche negli stabilimenti) Decreto Ministero Ambiente 9 agosto 2000 (Sistema di gestione della sicurezza) Decreto Ministero Interno 19 marzo 2001 e DPR 1 agosto 2011 n.151 (Procedure di prevenzione incendi) Decreto Ministero LL.PP. 9 maggio 2001 (Pianificazione urbanistica e territoriale) Decreto 16 maggio 2001 (Porti industriali e petroliferi) DPCM 25 febbraio 2005 (Pianificazione emergenza esterna) Decreto legislativo 21 settembre 2005 n. 238 (Attuazione della direttiva 2003/105/CE) – SEVESO III Decreto Presidente Consiglio 16 febbraio 2007 (linee guida per l’informazione alla popolazione sui rischi rilevanti) Ing. Francesco Fazzari 17 Principale normativa nazionale Decreto Legislativo 27 ottobre 2011, n. 186 - Disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni del regolamento (CE) n. 1272/2008 relativo alla classificazione, all'etichettatura e all'imballaggio di sostanze e miscele, che modifica ed abroga le direttive 67/548/CEE e 1999/45/CE e che modifica il regolamento (CE) n. 1907/2006. (11G0223) Decreto Legislativo 25 gennaio 2010, n. 8 "Attuazione della direttiva 2008/43/CE, relativa all'istituzione, a norma della direttiva 93/15/CEE, di un sistema identificazione e tracciabilità degli esplosivi per uso civile“ pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 10 febbraio 2010, n. 33 Ministero dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare Decreto del 24 luglio 2009 , n. 139 “Regolamento recante la disciplina delle forme di consultazione della popolazione sui piani di emergenza esterni, ai sensi dell'articolo 20, comma 6, del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334”. Ing. Francesco Fazzari 18 Principale normativa nazionale D.L. n. 101 del 31 agosto 2013 ( G.U.R.I. n. 204 del 31-8-2013) , recante "Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni", all'art. 8 detta disposizioni concernenti il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Legge n.125 del 30 ottobre 2013 (G.U.R.I. n. 255 del 30 ottobre 2013 ) di conversione del Decreto Legge 101 del 31 agosto 2013, recante "Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni" (GU n. 204 del 31-8-2013). Ing. Francesco Fazzari 19 Poli industriali petroliferi, petrolchimici e depositi di sostanze pericolose di maggiore rilievo esistenti nella Regione Sicilia " "! "! ´ ""! " " ME "! ´ ! ´ "" "" ´ PALERMO " "! " ´"! CATANIA CL ! "! Ing. Francesco Fazzari !" SR 20 Decreto legislativo 17 agosto 1999 N. 334 (Seveso II) Attuazione della direttiva CEE 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose Finalità Prevenzione degli incidenti rilevanti e limitazione delle conseguenze per l’uomo e per l’ambiente Incidente rilevante Un evento quale un’emissione, un incendio o una esplosione di grande entità dovuto a sviluppi incontrollati dell’attività che dia luogo ad un pericolo grave immediato o differito per la salute umana e per l’ambiente all’interno o all’esterno dello stabilimento con una o più sostanze pericolose. Ing. Francesco Fazzari 21 DECRETO LEGISLATIVO 334/99 MODIFICA CAMPO DI APPLICAZIONE PREVISTO DALLA PRECEDENTE NORMATIVA (DPR 175/88) Non si applica più alle attività industriali ma coinvolge i gestori che utilizzano sostanze pericolose oltre determinati quantitativi (indipendentemente dall’attività svolta) INTRODUZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA (SGS) Al fine di responsabilizzare le aziende e documentare la politica di prevenzione degli incidenti e l’organizzazione ed attuazione delle misure previste. Ing. Francesco Fazzari 22 DECRETO LEGISLATIVO 334/99 Definizione dei contenuti minimi per i PIANI di EMERGENZA interni (Gestore) ed esterni (Prefettura) Evidenza di situazioni con possibili EFFETTI DOMINO ed individuazione delle aree ad elevata concentrazione di stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevante (rischio d’area) Ing. Francesco Fazzari 23 DECRETO LEGISLATIVO 334/99 CONTROLLO DELL’URBANIZZAZIONE Fissazione di requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione territoriale al fine di mantenere opportune distanze tra stabilimenti ed aree residenziali MODIFICA DELLA SCHEDA DI INFORMAZIONE sui rischi di incidenti rilevanti per la popolazione, già prevista dalla normativa previgente. Ing. Francesco Fazzari 24 DECRETO LEGISLATIVO 334/99 ESCLUSIONI Stabilimenti, impianti e depositi militari Pericoli per radiazioni ionizzanti Trasporto su strada o per ferrovia Industrie estrattive Discariche di rifiuti Scali merci terminali di ferrovia a determinate condizioni Ing. Francesco Fazzari 25 SANZIONI PENALI ( a carico del Gestore): Omessa notifica o presentazione del rapporto di sicurezza e del documento sulla politica di prevenzione degli incidenti rilevanti Omessa presentazione della scheda informativa Inadempienza alle misure indicate nel rapporto di sicurezza o alle prescrizioni dell’autorità competente Omessa attuazione del sistema di gestione della sicurezza Mancato aggiornamento del rapporto di sicurezza e del documento sulla politica di prevenzione degli incidenti rilevanti Ing. Francesco Fazzari 26 DECRETO LEGISLATIVO 334/99 Enti interessati. (Stato, Regioni, Enti Locali , Prefetti, CTR, Vigili del Fuoco, ecc... ) Controlli. Verifiche ispettive al fine di accertare l’adeguatezza della politica di prevenzione degli incidenti rilevanti ed i sistemi di gestione della sicurezza. Nell’ambito dell’istruttoria tecnica per la verifica di prescrizioni e programmi di adeguamento In seguito ad eventi incidentali Finalizzati al rilascio del certificato di prevenzione incendi Ing. Francesco Fazzari 27 AMBITO di APPLICAZIONE Stabilimenti in cui sono presenti sostanze pericolose in quantità eguali o superiori a quelle indicate nell’all.I al D.Lgs 334/99 (poi modificato dal D.Lgs 238/05). PARTE 1 COLONNA 1 : SOSTANZE (cloro, nitrati, ossido di etilene, idrogeno, gpl, acetilene, ecc…) COLONNA 2: soglie art. 6-7 del D.Lgs. 334 /99 e s.m. COLONNA 3: soglie art. 8 del D.Lgs 334/99 e s.m. PARTE 2 : CATEGORIE di SOSTANZE (tossiche, molto tossiche, esplosive, infiammabili, ecc…) Ing. Francesco Fazzari 28 Assoggettabilità di stabilimenti e depositi Art. 6: Stabilimenti in cui sono presenti sostanze pericolose in quantità uguali o superiori a quelle della colonna 2 dell’allegato I ma comunque inferiori alle quantità indicate in colonna 3 Art. 8: Stabilimenti in cui sono presenti sostanze pericolose in quantità uguali o superiori a quelle della colonna 3 dell’allegato I (obbligo di presentazione del rapporto di sicurezza) Ing. Francesco Fazzari 29 Elenco sostanze pericolose del decreto 334/99 con le modifiche del decreto 238/05 Ing. Francesco Fazzari 30 Elenco categorie di sostanze pericolose del decreto 334/99 con le modifiche del decreto 238/05 Ing. Francesco Fazzari 31 NOTIFICA Il Gestore degli stabilimenti contenenti sostanze in quantità eguali o superiori a quelle elencate nell’all.I del decreto (attività di cui all’art. 6 ed all’art. 8) è obbligato a trasmettere una notifica al Ministero dell’Ambiente, Regione, Provincia, Comune, Prefetto, Comitato Tecnico Regionale, nei tempi previsti nello stesso decreto. CONTENUTI DELLA NOTIFICA Nome o ragione sociale, indirizzo dello stabilimento, notizie sulle sostanze pericolose, attività in corso o prevista, l’ambiente circostante e gli elementi che potrebbero causare un incidente rilevante. Contestualmente alla notifica deve essere trasmessa la scheda di informazione sui rischi rilevanti Ing. Francesco Fazzari 32 POLITICA DI PREVENZIONE DEGLI INCIDENTI RILEVANTI Il Gestore redige un documento che definisce la propria politica di prevenzione degli incidenti rilevanti allegando il programma adottato per l’attuazione del sistema di gestione della sicurezza (SGS) Il documento deve essere depositato presso lo stabilimento e riesaminato ogni 2 anni Periodiche ispezioni da parte delle autorità di controllo Ing. Francesco Fazzari 33 IL DOCUMENTO SULLA POLITICA DI PREVENZIONE deve indicare: Obiettivi da perseguire Principi generali della politica di prevenzione Impegno a realizzare, adottare e mantenere il SGS Sistemi di verifica e riesame delle prestazioni Articolazione del SGS con programma di attuazione e tempi Ing. Francesco Fazzari 34 REQUISITI GENERALI E STRUTTURA DEL SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA REQUISITI GENERALI Definire e documentare la politica, gli obiettivi e gli impegni stabiliti per la sicurezza Assicurare che tale politica venga compresa, attuata e sostenuta a tutti i livelli aziendali Verificare il conseguimento degli obiettivi e fissare le azioni correttive Ing. Francesco Fazzari 35 IL SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA A) Organizzazione e personale B) Identificazione e valutazione dei pericoli rilevanti C) Controllo operativo D) Gestione delle modifiche da apportare agli impianti E) Pianificazione di emergenza F) Controllo delle prestazioni G) Controllo e revisione Ing. Francesco Fazzari 36 LA DIRETTIVA SEVESO III (2003/105/CE G.U.C.E. del 31/12/2003) Emanata alla luce degli incidenti di Baia di Mare (Romania) gennaio 2000 Inquinamento del Danubio per versamento di cianuro proveniente da un’attività mineraria Enschede (Paesi Bassi) maggio 2000 Incendio di materiale pirotecnico Tolosa (Francia) settembre 2001 Esplosione in uno stabilimento di fertilizzanti (Nitrato di ammonio) Ing. Francesco Fazzari 37 Baia Mare (Romania) Il 30 gennaio 2000 cedette la diga di contenimento di un bacino di sterili* nella fonderia di una miniera d’oro a Baia di Mare, in Romania. Secondo le stime, 100 000 m3 di fanghi e di acque reflue con un tenore di cianuro pari a 126 mg/litro si riversarono, attraverso i canali di drenaggio, nel fiume Lapus, un affluente del fiume Szamos, e da lì raggiunsero il fiume Tibisco e il tratto di Danubio a monte di Belgrado, per sfociare successivamente nel Mar Nero. *sterili: residui di scarto della vagliatura di minerali Ing. Francesco Fazzari 38 Enschede (Olanda) Il 13 maggio 2000 si verificò un’esplosione in un deposito di fuochi d’artificio a Enschede (una città di circa 150.000 abitanti nell’est dell’Olanda). L’esplosione e l’incendio che ne derivò distrussero completamente il comprensorio residenziale circostante, un’area di quaranta ettari. 22 morti, migliaia di feriti, migliaia di persone evacuate per uno o più giorni, più di 1200 persone persero la loro abitazione Ing. Francesco Fazzari 40 Tolosa (Francia) Nel settembre 2001 si verificò un’esplosione nello stabilimento di fertilizzanti “Grand Paroisse” di Tolosa. Il materiale all’origine dell’incidente era nitrato d’ammonio fuori specifica. L’incidente causò la morte di 30 persone e il ferimento di 2500. Ing. Francesco Fazzari 41 LA DIRETTIVA SEVESO III Il campo di applicazione della Direttiva 96/82/CE è stato ampliato, includendo: • le operazioni di preparazione chimica o termica -connesse alle attività minerarie- che comportano l’impiego delle sostanze pericolose di cui all’allegato I. • gli impianti operativi di smaltimento degli sterili, compresi i bacini e le dighe di raccolta degli sterili, contenenti le sostanze di cui all’allegato I, in particolare quando utilizzati in relazione alla lavorazione chimica e termica di minerali Ing. Francesco Fazzari 43 LA DIRETTIVA SEVESO III Ampliamento del campo di applicazione (introduzione di attività e sostanze precedentemente non presenti) Implementazione della partecipazione dei soggetti interessati al processo della pianificazione di emergenza (la pianificazione di emergenza esterna si estende anche alle attività soggette agli obblighi di cui agli articoli 6 e 7) Rafforzamento del diritto all’informazione sulle misure di sicurezza Ulteriore attenzione alle politiche di assetto del territorio e dell’urbanizzazione Ing. Francesco Fazzari 46 LA DIRETTIVA SEVESO III Viene ribadito l’obbligo di provvedere affinché la politica in materia di assetto del territorio tenga conto della necessità di mantenere opportune distanze tra gli stabilimenti e le zone frequentate dal pubblico Vengono forniti gli orientamenti per elaborare una base di dati tecnici per valutare anche la compatibilità degli stabilimenti esistenti con le zone frequentate dal pubblico Ing. Francesco Fazzari 47 LA DIRETTIVA SEVESO III Redazione del piano di emergenza interno (deve essere elaborato consultando il personale interno e quello delle ditte subappaltatrici) Formazione del personale addetto alla gestione dei rischi (deve coinvolgere il personale delle ditte subappaltatrici) Informazioni sulle misure di sicurezza per le popolazioni (devono essere fornite dal Sindaco ad ogni persona e struttura vulnerabile) Ing. Francesco Fazzari 48 Rapporto di sicurezza Il Gestore di uno stabilimento rientrante tra quelli indicati all’art.8 del decreto legislativo 334/99 (come modificato dal D.Lgs n.238/2005) deve presentare al Comitato Tecnico Regionale, al Ministero dell’Ambiente e alla Regione un rapporto di sicurezza che deve evidenziare: l’individuazione di incidenti rilevanti e le misure di prevenzione e limitazione delle conseguenze che sono state adottate o che si intendono adottare l’affidabilità e la sicurezza della progettazione, costruzione, esercizio, manutenzione degli impianti e dei depositi l’adozione del sistema di gestione della sicurezza le misure contenute nel piano di emergenza interna e gli elementi utili per la predisposizione dei piani di emergenza esterni Ing. Francesco Fazzari 49 Rapporto di sicurezza I dati e le informazioni minime che un rapporto di sicurezza deve contenere (vedi allegato II D.lgs 334/99) sono le seguenti: Informazioni sul sistema di gestione e organizzazione in relazione alla prevenzione degli incidenti rilevanti la descrizione dell’ambiente circostante lo stabilimento la descrizione degli impianti e dei depositi l’identificazione di possibili incidenti rilevanti con i metodi dell’analisi del rischio e l’individuazione di misure di prevenzione l’individuazione di misure di protezione e di intervento per limitare le conseguenze di un eventuale incidente per l’uomo e per l’ambiente Ing. Francesco Fazzari 50 Metodologie per l’analisi del rischio Ing. Francesco FAZZARI Valutazione dei rapporti di sicurezza Stato autorizzativo Verifica della completezza formale Identificazione e verifica delle attività soggette a p.i Analisi di sicurezza generale Valutazione degli indici di rischio Analisi delle frequenze degli incidenti Scenari incidentali Valutazione delle conseguenze Valutazione piani emrgenza interni Elementi per i piani di emergenza esterni Valutazioni conclusive Ing. Francesco FAZZARI Stato autorizzativo Occorre verificare se l’impianto (esistente) dispone delle autorizzazioni amministrative (licenze, decreti,ecc…) per il cui rilascio è richiesto il parere del Comitato Tecnico Regionale Particolare attenzione va posta per le attività costiere la cui autorizzazione da parte del Ministero delle infrastrutture e Trasporti ai sensi del Codice della Navigazione richiede il preventivo parere del Comitato Tecnico regionale integrato Ing. Francesco FAZZARI Verifica completezza formale La fase di verifica della completezza formale della documentazione deve essere eseguita confrontando puntualmente quanto rappresentato nel rapporto di sicurezza con quanto richiesto dalle normative vigenti. Ove emergano delle carenze di documentazione, nell’ambito del procedimento istruttorio è prevista la possibilità di richiede documentazione integrativa Ing. Francesco FAZZARI Attività soggette a prevenzione incendi Il rispetto delle norme di prevenzione incendi, costituisce, nell’ambito della procedure di valutazione dei rischi rilevanti, un requisito minimo che deve essere rispettato. Occorre pertanto individuare tutte le attività, all’interno dello stabilimento, che sono soggette anche alle normative di prevenzione incendi, verificandone il puntuale rispetto. Nel caso in cui non esistano regole tecniche di riferimento dovrà farsi riferimento ai criteri generali di prevenzione incendi implementati con quanto previsto da norme tecniche nazionale ed internazionali (UNI, NFPA, API, ecc…). Ing. Francesco FAZZARI Analisi di sicurezza generale La sicurezza generale si riferisce a tutti gli aspetti che devono essere presi in esame nell’esame del progetto o nell’esame della documentazione dell’attività, se esistente. Essi comprendono la verifica delle misure adottate o che si intendono adottare per la riduzione delle frequenze di accadimento e per la limitazione delle conseguenze. Nel rapporto di sicurezza dovrà in ogni caso essere rappresentato che gli impianti rispettano quanto meno le normative specifiche esistenti oltre al rispetto dei principali standard nazionali ed internazionali di riferimento. Ing. Francesco FAZZARI Alcune Banche dati incidenti SIGLA NOME ENTE STATO MARS Major accident Reporting System JRC C.E, FACTS Failure accident technical information system TNO NL MHIDAS Major Hazard Incident data service HSE UK SONATA Summary of notable accident in techical attivities TEMA I Banca dati RIR Banca dati incidenti rilevanti (in corso di definizione) Ministero Interno CNVVF I Rassegna incidenti Ministero Interno CNVVF I Ing. Francesco FAZZARI Una Banca dati, per essere attendibile, deve individuare: • Luogo e data • Attività industriale • Impianto • Incidenti • Sostanze coinvolte • Quantità delle sostanze coinvolte • Causa presunta dell’incidente • Danni a persone • Persone evacuate • Entità dei danni • Fonti di informazione Ing. Francesco FAZZARI Valutazione indici di rischio Occorre verificare che lo sviluppo dei metodi ad indici riportato nel rapporto di sicurezza è congruente con le misure di sicurezza indicate e, nel caso degli stabilimenti esistenti, occorre eseguire delle verifiche in campo per verificare se tali misure sono effettivamente adottate. Occorre procedere, nel caso non sia stato fatto nel rapporto di sicurezza, alla determinazione dei vari indici di rischio sulla base dei fattori di penalizzazione e compensativi adottati dal gestore. L’individuazione degli indici di rischio consente di individuare gli impianti su cui approfondire le analisi Ing. Francesco FAZZARI Procedimento del metodo indicizzato Dividere l'impianto in unità logiche Considerare la prima/successiva unità Identificare la sostanza predominante e determinare il fattore sostanza Determinare i fattori di penalizzazione tabellati Inserire il fattore sostanza e le penalità nelle formule per calcolare gli indici di rischio F,C,A,G Procedere alla fase di compensazione e calcolo dei fattori Inserire i fattori di compensazione nelle formule per ottenere i valori degli indici ridotti e le categorie di rischio Eseguire il procedimento per tutte le unità Adoperare le classificazioni per valutareFAZZARI il rischio potenziale dell'impianto Ing. Francesco Individuazione dei top events Evento indesiderato del quale si vogliono individuare le cause e quantificarne la probabilità di accadimento Individuate le unità a maggiore rischio, ad esempio con il metodo ad indici, si passa alla individuazione dei top events tramite metodologie quali analisi storica, “hazop” ed altri metodi. Successivamente è necessario effettuare una stima della credibilità degli eventi, cioè valutarne la probabilità di accadimento (con metodi qualitativi o quantitativi) ovvero il fattore F nella relazione R = F x M Ing. Francesco FAZZARI Metodi qualitativi Si basano sull’esperienza o sulla concordanza di opinioni di esperti del settore e richiedono la qualificazione dell’evento sulla base dei criteri di seguito indicati: Evento molto probabile : è già successo e quindi può succedere ancora durante la vita dell’impianto Evento probabile : se si verifica non sorprende Evento poco probabile : se si verifica sorprende Evento improbabile : evento quasi mai verificatosi Ing. Francesco FAZZARI Schematizzazione per assegnare il livello atteso di probabilità dell’evento Evento molto probabile: il suo verificarsi dipende da una sola disfunzione elementare e non esistono sistemi protettivi Evento probabile: concomitanza di due disfunzioni elementari senza sistemi preventivi Evento poco probabile: concomitanza di due disfunzioni elementari con sistemi preventivi Evento improbabile: concomitanza di due disfunzioni elementari con sistemi preventivi ridondanti Ing. Francesco FAZZARI Metodi quantitativi Assegnano agli eventi incidentali un valore probabilistico espresso in termini numerici, per esempio P = 10 –2 occasioni/anno Dove P è la probabilità di accadimento Significa che ci si attende che l’evento incidentale si verifichi 1 volta ogni 100 anni. Ing. Francesco FAZZARI Albero dei guasti L’albero dei guasti è una rappresentazione grafica delle relazioni logiche fra gli eventi che possono dar luogo al top event e consente di determinarne la frequenza di accadimento TOP EVENT Evento A Evento A1 Evento B Evento A2 Evento C Evento C1 Ing. Francesco FAZZARI Evento C2 Albero dei guasti Il top event si verifica se si verificano contemporaneamente gli eventi A e B Il top event si verifica se si verifica l’evento A o l’evento B Ing. Francesco FAZZARI Valutazioni conclusive Le valutazioni conclusive del CTR nell’ambito della procedura istruttoria prevista dal decreto 334/99 vengono espresse attraverso delibere nelle quali vengono formulate osservazioni, anche di merito, prescrizioni con tempi di adeguamento, richieste di integrazioni su aspetti particolari (anche di natura ambientale), adozione di particolari accorgimenti o misure di prevenzione. Le conclusioni del CTR riguardano comunque l’aspetto degli incidenti rilevanti e non il funzionamento ordinario di impianti e depositi e tengono conto della conformità degli impianti alle norme vigenti, della completezza delle informazioni fornite e della idoneità delle indagini eseguite. Ing. Francesco FAZZARI Effetti degli eventi incidentali Incendi Radiazione termica Esplosioni Impulsi di pressione e ricaduta di frammenti Rilasci di sostanze infiammabili Concentrazione della sostanza in aria entro il campo di infiammabilità Rilasci di sostanze tossiche Concentrazione della sostanza in aria entro i limiti di tossicità (LC50 - IDLH - LOC) Ing. Francesco FAZZARI Indicatori di tossicità CL 50 (mg/litro/4 ore) Concentrazione letale della sostanza capace di uccidere, se inalata per 4 ore il 50% delle persone esposte . DL 50 (mg/Kg) Dose letale della sostanza capace di uccidere il 50% delle persone esposte attraverso l’assorbimento cutaneo . IDLH (mg/Kg) Concentrazione massima che può essere inalata per 30 minuti dalla popolazione esposta senza pericoli immediati per la vita, per la salute o per l’insorgere di danni ritardati. LOC (mg/Kg) E’ pari ad 1/10 del valore IDLH e può essere utilizzato come soglia di tossicità per la terza zona di pianificazione nei piani di emergenza. Ing. Francesco FAZZARI Eventi incidentali • FIRE BALL • ESPLOSIONI • BLEVE • JET FIRE • FLASH FIRE • POOL FIRE FIRE BALL E’ generato da una nuvola di vapori infiammabili (ad esempio g.p.l.) la cui parte periferica si miscela con l’aria entrando nel campo di infiammabilità della sostanza. Un innesco in questa zona provoca una palla di fuoco (fireball) che in tempi molto brevi consuma tutto il combustibile senza generare esplosione ma solo un effetto di irraggiamento termico. L’intera massa si solleva per l’effetto della riduzione della densità indotta dal surriscaldamento. Ing. Francesco FAZZARI Caratteristiche del fire ball (dati sperimentali) •D=Ama D = diametro •H=Bmb H = elevazione •T=Cmc T = durata • m = massa della sostanza • A,B,C, a,b,c = costanti sperimentali Ing. Francesco FAZZARI Esplosioni UVCE = esplosioni di nubi di vapori di sostanze infiammabili non confinate (ad esempio all’esterno) VCE = esplosioni di nubi di vapori di sostanze infiammabili in ambienti confinati N.B. L’energia di innesco della nube affinché si verifichi l’esplosione è molto limitata Ing. Francesco FAZZARI Parametri che determinano le conseguenze di un UVCE • Quantità di sostanza coinvolta • Frazione di materiale vaporizzato • Ritardo dell’innesco • Efficienza dell’esplosione • Grado di parziale confinamento Ing. Francesco FAZZARI BLEVE Esplosione di vapori di liquidi bollenti che si espandono Ad esempio un liquido entro un recipiente in pressione in equilibrio con la fase vapore che viene riscaldato per un incendio esterno. La massa si riscalda, la pressione aumenta fino a raggiungere la pressione di scatto della valvola di sicurezza che si apre … Una zona del mantello del serbatoio non bagnata dal liquido si surriscalda e si fora. La pressione si abbassa repentinamente e si può avere un’esplosione con rottura del recipiente. Se il contenuto del recipiente è infiammabile si può avere la formazione di un fire-ball Ing. Francesco FAZZARI POOL FIRE letteralmente “pozza incendiata”. E’ un evento incidentale che presuppone l’innesco di una sostanza liquida sversata in un’area circoscritta o meno. Tale evento produce, di norma, la formazione di un incendio per l’intera estensione della “pozza” dal quale deriva un fenomeno d’irraggiamento. L’irraggiamento termico da pool fire dipende dalla geometria della massa e dal potere emissivo della fiamma. Ing. Francesco FAZZARI JET FIRE Si tratta di un rilascio di gas ad alta velocità, ad esempio da una tubazione o da un serbatoio in pressione, che trova una sorgente di ignizione vicina al punto di rilascio Alcuni elementi caratterizzanti • lunghezza del getto di fuoco • diametro del foro di uscita • velocità di efflusso • portata di efflusso • durata Ing. Francesco FAZZARI JET FIRE Formule sperimentali Approccio semplificato valido per il GPL : L = 9,1 x m ½ dove L = lunghezza del jet fire m = portata rilasciata (Kg/s) Raggio della fiamma conica più lontana dall’origine del getto: R = 0,25 x L Distanza laterale entro la quale è attesa la letalità del 50% delle persone r = 1,9 x t 0,4 x m 0,47 dove t = tempo di esposizione r = distanza laterale ; m = portata rilasciata N.B. relazioni sperimentali valide per portate di gpl comprese tra 1 e 3.000 Kg /s e per tempi di esposizione compresi tra 10 e 300 sec. Ing. Francesco Fazzari 79 Valori di soglia per la determinazione delle distanze di danno per le diverse tipologie di scenario incidentale Scenario incidentale Elevata letalità 1 Inizio letalità 2 Lesioni irreversibili Lesioni reversibili Danni alle strutture / Effetti domino 3 4 5 Incendio (radiazione termica stazionaria) 12,5 kW/m2 7 kW/m2 5 kW/m2 3 kW/m2 12,5 kW/m2 BLEVE/Fireball (radiazione termica variabile) Raggio fireball 350 kJ/m2 200 kJ/m2 125 kJ/m2 100-800 m Flash-fire (radiazione termica istantanea) LFL ½ LFL VCE (sovrapressione di picco) 0,3 bar (0,6 spazi aperti) 0,14 bar 0,07 bar 0,03 bar 0,3 bar Rilascio tossico (dose assorbita) . N.A. al gpl LC50 (30min,hmn) IDLH 81 I termini per la presentazione del Rapporto di sicurezza Stabilimenti nuovi Prima dell’inizio dell’attività Stabilimenti esistenti Entro 1 anno dalla data di e.i.v. del decreto Stabilimenti che in base alle precedenti norme non erano soggetti Entro 2 anni dalla data di e.i.v. del decreto Il rapporto di sicurezza va aggiornato almeno ogni 5 anni ed in caso di modifiche agli impianti (con aggravio del preesistente livello di rischio Ing. Francesco Fazzari 82 Nuovi stabilimenti Il Gestore richiede al Comitato Tecnico Regionale il rilascio del Nulla osta di fattibilità. La concessione edilizia da parte del Comune non può essere rilasciata in assenza del N.O.F. Ottenuto il Nulla osta di Fattibilità e prima dell’inizio dell’attività il Gestore presenta al CTR il rapporto di sicurezza definitivo (progetto particolareggiato) dell’impianto o deposito. Ing. Francesco Fazzari 83 Nuovi stabilimenti : istruttoria del CTR Ricezione rapporto di sicurezza da parte del CTR Avvio dell’istruttoria e comunicazione agli Enti interessati ed al Gestore PRIMA FASE : Esame rapporto di sicurezza (NOF) entro il termine di 4 mesi + 2 mesi per eventuali integrazioni SECONDA FASE : Ricezione del rapporto di sicurezza definitivo ed esame entro 4 + 2 mesi e formulazione delle conclusioni da parte del CTR Il Gestore dello stabilimento partecipa all’istruttoria tecnica e può essere chiamato a partecipare alle riunioni del CTR Ing. Francesco Fazzari 84 Modifiche ad uno stabilimento Il Decreto del Ministero dell’Ambiente 9 agosto 2000 individua quali sono le modifiche che possono costituire un aggravio del preesistente livello di rischio In caso di modifiche il Gestore deve: riesaminare ed eventualmente modificare la politica di prevenzione degli incidenti rilevanti ed il SGS riesaminare ed eventualmente modificare il rapporto di sicurezza comunicare la modifica al CTR documentando i lavori da eseguire Ing. Francesco Fazzari 85 Modifiche alle attività industriali che potrebbero costituire aggravio del preesistente livello di rischio (DMA 9 agosto 2000) Incremento delle sostanze pericolose > 25% valutato sull’intero impianto o deposito Incremento di sostanze pericolose > 20% valutato sulla singola apparecchiatura o serbatoio fonte di incidente rilevante Introduzione di una nuova sostanza al di sopra delle soglie previste dall’allegato 1 al decreto 334/99 come modificato dal decreto 238/05 Ing. Francesco Fazzari 86 Modifiche alle attività industriali che potrebbero costituire aggravio del preesistente livello di rischio (DMA 9 agosto 2000) Introduzione di nuove tipologie o modalità di accadimento di incidenti che risultino più gravosi per classe di probabilità o distanze di danno Smantellamento o riduzione della funzionalità o della capacità di stoccaggio di apparecchiature e/o sistemi ausiliari o di sicurezza critici Ing. Francesco Fazzari 87 Modifiche alle attività industriali che potrebbero costituire aggravio del preesistente livello di rischio (DMA 9 agosto 2000) Le disposizioni relative alle modifiche di non aggravio non si applicano in caso di interventi di ripristino e sostituzione di: • recipienti, apparecchiature, macchine ed altri componenti con altri di capacità non superiore ed aventi le medesime caratteristiche di processo, strutturali e funzionali N.B. Il Gestore deve tenere conto delle modifiche in occasione dell’aggiornamento biennale del documento che definisce la politica di prevenzione e nell’aggiornamento quinquennale del rapporto di sicurezza Ing. Francesco Fazzari 88 Obblighi del Gestore in caso di modifiche Riesame politica ed SGS Modifica con aggravio di rischio Rapporto di sicurezza Comunicazione per V.I.A. Modifica senza aggravio di rischio Dichiarazione al CTR ed al Comando VVF Ing. Francesco Fazzari 89 Piano di emergenza interno P.E.I. Va compilato dal Gestore per tutti gli stabilimenti Scopo del Piano di emergenza interno 1) Controllare e circoscrivere gli incidenti 2) Porre in essere le misure necessarie per proteggere l’uomo e l’ambiente 3) Informare i lavoratori e le autorità 4) Provvedere al ripristino dopo un incidente rilevante Il P.E.I. deve essere riveduto almeno ogni 3 anni Ing. Francesco Fazzari 90 Contenuti del Piano di Emergenza Interno Nome e funzione delle persone autorizzate ad attivare le procedure di emergenza Nome e funzione della persona incaricata del collegamento con l’autorità responsabile del P.E.E. Misure per fronteggiare situazioni di emergenza Misure per limitare i pericoli per le persone presenti nel sito Misure per avvisare tempestivamente in caso di incidente l’autorità incaricata di attivare il piano di emergenza esterno Disposizioni adottate per formare il personale Disposizioni per coadiuvare l’esecuzione delle misure di intervento adottate all’esterno del sito Ing. Francesco Fazzari 91 Gli allegati al D.lgs 334/99 così come modificato dal D.lgs 238/05 Allegato I : parte 1^ e 2^ - elenco delle sostanze pericolose Allegato II : dati e informazioni minime che devono figurare nel rapporto di sicurezza Allegato III: informazioni sulla politica di prevenzione incidenti rilevanti e SGS Allegato IV: piani di emergenza interni ed esterni Allegato V : (9 sezioni) scheda di informazione RIR per i cittadini e i lavoratori Allegato VI : criteri per la notifica di un incidente rilevante Allegato VII: limitazione delle informazioni sulle sostanze che non possono provocare incidenti rilevanti Ing. Francesco Fazzari 92 Funzioni e Organi tecnici Ministero dell’Ambiente ( funzioni di indirizzo per effetti domino, aree ad elevata concentrazione di stabilimenti, misure di controllo, semplificazione dei procedimenti, ispezioni, studi nelle aree ad elvata concentrazione di stabilimenti) Organi Tecnici: C.N.VV.F. ( Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco) ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambiente) Ex ISPESL ( Istituto Superiore per la prevenzione e sicurezza sul lavoro oggi INAIL) Ing. Francesco Fazzari 93 Ruolo del Comitato Tecnico Regionale Destinatario delle notifiche con relative schede di informazione e dei rapporti di sicurezza Destinatario delle informazioni del Gestore in merito alle modifiche degli impianti Riferisce al Ministero dell’Ambiente su problematiche quali gli effetti domino e le aree ad elevata concentrazione di stabilimenti Esprime parere tecnico agli enti locali in merito al controllo dell’urbanizzazione e compatibilità urbanistica e territoriale Ing. Francesco Fazzari 94 Ruolo della Regione Disciplina l’esercizio delle competenze amministrative in materia di rischi rilevanti ai sensi dell’art.12 del decreto legislativo 112/98 Il trasferimento delle competenze alla Regione avviene Subordinatamente all’adozione della disciplina della materia con specifiche normative ai fini del raccordo tra i soggetti incaricati dell’istruttoria Previa attivazione dell’ARPA Previo accordo di programma Stato - Regione Ing. Francesco Fazzari 95 Composizione del Comitato Tecnico Regionale (art.19 del D.lvo 334/99) ex I.S.P.E.S.L A.R.P.A. Provincia Ordine Ingegneri Comitato Tecnico Regionale Regionale Vigili del Fuoco C.T.R. Ispettorato Comune del Lavoro Regione Ing. Francesco Fazzari 96 Procedura istruttoria per gli stabilimenti esistenti 1) Ricezione rapporto di sicurezza 2) Avvio istruttoria 3) Valutazioni CTR entro 4 mesi 4) Eventuali sospensioni massimo 2 mesi 5) Conclusioni CTR Ing. Francesco Fazzari 97 Regolamentazione del CTR Validità della sua composizione con almeno 2/3 dei componenti Delibera a maggioranza dei presenti Riceve i rapporti di sicurezza ed avvia le istruttorie Si avvale di gruppi di lavoro misti formati da analisti di rischio che esaminano i rapporti di sicurezza ed eseguono sopralluoghi Acquisisce le relazioni delle istruttorie preliminari dei gruppi di lavoro Formula le proprie conclusioni con apposite delibere e ne da comunicazione agli enti interessati Esamina i rapporti di ispezione sui SGS predisposti dalle Commissioni nominate dal Ministero dell’Ambiente Nomina le Commissioni per i sopralluoghi finalizzati al rilascio del certificato di prevenzione incendi Ing. Francesco Fazzari 98 Contenuto delle conclusioni del CTR a seguito dell’esame istruttorio del rapporto di sicurezza Valutazioni tecniche sulle condizioni di sicurezza dello stabilimento e degli impianti Eventuali prescrizioni con l’indicazione dei tempi Eventuale divieto all’inizio dell’attività Valutazioni sulla compatibilità territoriale ed ambientale Valutazioni sulla congruenza degli incidenti e relativi scenari con le ipotesi del gestore e con le condizioni di sicurezza Validazione delle aree di impatto degli scenari incidentali, con l’esterno, ai fini della stesura dei P.E.E. Ing. Francesco Fazzari 99 Rilascio del certificato di prevenzione incendi Commissione CTR (sopralluogo) Entro 45 giorni dalla richiesta del c.p.i. Istanza del Gestore Comando VVF Entro 15 giorni C.P.I. con validità 5 anni Ing. Francesco Fazzari 100 Prevenzione incendi A decorrere dal 1 gennaio 2014, le procedure semplificate introdotte dal DPR 151/2011 si applicano anche agli stabilimenti a rischio di incidente rilevante soggetti alla presentazione del rapporto di sicurezza. La novità è stata prevista dall’art.8, co. 7 del D.L. 101/2013 (“Razionalizzazione P.a.”), convertito definitivamente in legge dalla legge n.125 del 30 ottobre 2013, che innova sul punto il DPR 151/2011 recante “semplificazione della disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione degli incendi”, il quale invece escludeva espressamente gli impianti “Seveso” dal proprio campo di applicazione (articolo 8, comma 7). Ing. Francesco Fazzari 101 Prevenzione incendi La legge 125/2013 prevede anche l’adozione di un apposito decreto di modifica del DM 19 marzo 2001 (“Procedure di prevenzione incendi relative ad attività a rischio di incidente rilevante”) per adeguarlo al nuovo “principio di proporzionalità” introdotto dal DPR 151/2001, che diversifica gli adempimenti in ragione della gravità del rischio. Ing. Francesco Fazzari 102 Prevenzione incendi Per le attività di Categoria C ex DPR 151/2011, a valle della conclusione istruttoria e dei sopralluoghi della Commissione nominata dal CTR, verrà rilasciato il Certificato di Prevenzione Incendi, mentre per il rinnovo periodico di “Conformità Antincendio” non verrà rilasciato un nuovo CPI ma solo il verbale della visita di sopralluogo effettuata dalla Commissione nominata dalla CTR medesima. Ing. Francesco Fazzari 103 Piano di emergenza esterno (P.E.E.) E’ predisposto dal Prefetto territorialmente competente per tutte le attività a rischio di incidente rilevante (art. 6,7 e art. 8 del Decreto 334/99 e 238/05) Scopo del Piano di emergenza esterna 1) Controllare e circoscrivere gli incidenti 2) Porre in essere le misure necessarie per proteggere l’uomo e l’ambiente 3) Informare la popolazione e le autorità locali 4) Provvedere al ripristino dopo un incidente rilevante Ing. Francesco Fazzari 104 Informazioni che deve contenere il P.E.E. (vedi all.IV D.lgs 334/99) Scenari incidentali e descrizione del territorio Nomi e funzioni delle persone autorizzate ad attivare le procedure di emergenza Disposizioni adottate per l’informazione Misure di coordinamento degli interventi Disposizioni adottate per fornire assistenza Misure di intervento all’esterno del sito Disposizioni per l’informazione alla popolazione Ing. Francesco Fazzari 105 La scheda (all.V) di informazione sui rischi di incidente rilevante per i cittadini e i lavoratori Ing. Francesco Fazzari 106 La scheda (all.V) di informazione sui rischi di incidente rilevante per i cittadini e i lavoratori Ing. Francesco Fazzari 107 La scheda (all.V) di informazione sui rischi di incidente rilevante per i cittadini e i lavoratori Ing. Francesco Fazzari 108 La scheda (all.V) di informazione sui rischi di incidente rilevante per i cittadini e i lavoratori Ing. Francesco Fazzari 109 La scheda (all.V) di informazione sui rischi di incidente rilevante per i cittadini e i lavoratori Ing. Francesco Fazzari 110 La scheda (all.V) di informazione sui rischi di incidente rilevante per i cittadini e i lavoratori Ing. Francesco Fazzari 111 La scheda (all.V) di informazione sui rischi di incidente rilevante per i cittadini e i lavoratori Ing. Francesco Fazzari 112 Ing. Francesco Fazzari 113 Piano di emergenza esterno Livelli di protezione “ Sistemi di allarme” per avvertire la popolazione ed i soccorritori del pericolo incombente “ Informazione alla popolazione” effettuata dal Sindaco per rendere noti i rischi e le misure di autoprotezione e norme comportamentali. “ Vulnerabilità territoriale” cartografia degli elementi vulnerabili da difendere 114 Delimitazione delle zone a rischio Prima zona “di sicuro impatto” (soglia di elevata letalità) immediatamente adiacente allo stabilimento caratterizzata da elevata probabilità di letalità anche per persone sane In questa zona l’intervento di protezione da pianificare consiste generalmente nel RIFUGIO AL CHIUSO Soltanto in casi particolari come ad esempio incidente non in atto ma potenziale e con sviluppi prevedibili, ove ritenuto opportuno e tecnicamente realizzabile può prevedersi una evacuazione spontanea o assistita della popolazione 115 Seconda zona “di danno” (soglia lesioni irreversibili) esterna alla prima caratterizzata da possibili danni, anche gravi ed irreversibili, per persone senza misure di autoprotezione. In tale zona l’intervento di protezione dovrebbe consistere nel RIFUGIO AL CHIUSO in quanto l’evacuazione della popolazione, anche per incidenti non di particolare gravità, potrebbe risultare molto problematica a causa dell’estensione della zona . Del resto essendo inferiore l’impatto incidentale sul territorio e quindi sulla popolazione, risulta anche più efficace la protezione tramite “rifugio al chiuso” 116 Terza zona “di attenzione” caratterizzata da possibili effetti lievi e danni reversibili. In linea di massima viene assunta pari al doppio della distanza della seconda zona, ma la sua effettiva estensione deve essere attentamente valutata dall’Organo preposto alla pianificazione, in base alle caratteristiche del territorio ed alle risorse disponibili per fronteggiare l’emergenza. L’estensione di tale zona non dovrebbe essere inferiore a quella determinata dall’area di inizio di possibile letalità in condizioni meteorologiche avverse. In questa zona risulta consigliabile il RIFUGIO AL CHIUSO predisponendo comunque punti di concentrazione per soggetti particolarmente vulnerabili e controllo del traffico 117 DEPOSITO infiammabili Aree di danno Punti pericolosi 119 Stati di allarme in relazione alla categoria incidentale Incidenti Ipotesi sviluppo 1^ categoria Senza ipotesi aggravamento Con ipotesi aggravamento 2^ categoria 3^ categoria VVF Prefettura Comune Regione Provincia Preallarme Senza ipotesi Allarme evoluzione esterna Con ipotesi Allarme evoluzione esterna Preallarme Preallarme Preallarme Tutte Allarme Allarme Allarme Allarme 120 Compatibilità Territoriale DMA 15 MAGGIO 1996 (GPL) DMA 20 OTTOBRE 1998 (LIQUIDI INFIAMMABILI E TOSSICI) DM LL.PP. 9 MAGGIO 2001 (REQUISITI MINIMI DI SICUREZZA IN MATERIA DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA) Ing. Francesco Fazzari 121 ASSETTO DEL TERRITORIO CONTROLLO URBANIZZAZIONE (ART. 14 D.LVO 334/99) Decreto che stabilisce i requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione territoriale (D.M. 9.5.2001) Varianti, ove necessario, ai piani territoriali di coordinamento provinciale ed agli strumenti urbanistici Rilascio di concessioni e autorizzazioni previo parere tecnico dell’Autorità competente di cui di cui all’art.21 Ing. Francesco Fazzari 122 ASSETTO DEL TERRITORIO CONTROLLO URBANIZZAZIONE (ART. 14 D.LVO 334/99) E’ stato emanato, in applicazione dell’art.14 del Decreto 334/99 un apposito decreto del Ministero dei LL.PP. (DM 9 maggio 2001) che stabilisce i requisiti minimi in materia di pianificazione territoriale con riferimento alla destinazione ed utilizzazione dei suoli tenendo conto delle necessarie distanze tra stabilimenti e zone residenziali per: stabilimenti nuovi modifiche degli stabilimenti esistenti nuovi insediamenti o infrastrutture attorno agli stabilimenti esistenti Ing. Francesco Fazzari 123 Deposito carburanti Ing. Francesco Fazzari 124 Petrolchimico Ing. Francesco Fazzari 125 Ing. Francesco Fazzari 126 Petrolchimico Ing. Francesco Fazzari 127 FASI DEL PROCESSO DI ADEGUAMENTO DEGLI STRUMENTI URBANISTICI IDENTIFICAZIONE DEGLI ELEMENTI TERRITORIALI ED AMBIENTALI VULNERABILI DETERMINAZIONE DELLE AREE DI DANNO VALUTAZIONE DELLA COMPATIBILITA’ TERRITORIALE ED AMBIENTALE ADOZIONE DELLO STRUMENTO URBANISTICO Ing. Francesco Fazzari 128 Elementi per il giudizio di compatibilità territoriale ed ambientale Valutati tenendo conto di: Misure di carattere gestionale Adozione di particolari tecnologie o sistemi innovativi Disponibilità di strutture di pronto intervento e soccorso nell’area Misure di allertamento e protezione per gli insediamenti civili Misure tecniche complementari Ing. Francesco Fazzari 129 RICHIESTA PARERE DEL COMUNE COMITATO TECNICO REGIONALE VALIDAZIONE AREE DI IMPATTO COMANDO VVF AI FINI DELLA P.I. VERIFICA COMPATIBILITA’ INSEDIAMENTO PARERE CTR Ing. Francesco Fazzari INDICAZIONE CATEGORIE TERRITORIALI COMPATIBILI COMUNE 130 Categorie territoriali individuate dalle norme vigenti Categoria A 1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione sia superiore a 4,5 m3/m2. 2. Luoghi di concentrazione di persone con limitata capacità di mobilità - ad esempio ospedali, case di cura, ospizi, asili, scuole inferiori, ecc. (oltre 25 posti letto o 100 persone presenti). 3. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante all'aperto - ad esempio mercati stabili o altre destinazioni commerciali, ecc. (oltre 500 persone presenti). Ing. Francesco Fazzari 131 Categoria B 1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione sia compreso tra 4,5 e 1,5 m3/m2. 2. Luoghi di concentrazione di persone con limitata capacità di mobilità ad esempio ospedali, case di cura, ospizi, asili, scuole inferiori, ecc. (fino a 25 posti letto o 100 persone presenti). 3. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante all'aperto - ad esempio mercati stabili o altre destinazioni commerciali, ecc. (fino a 500 persone presenti). 4. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante al chiuso - ad esempio centri commerciali, terziari e direzionali, per servizi, strutture ricettive, scuole superiori, università, ecc. (oltre 500 persone presenti). 5. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante con limitati periodi di esposizione al rischio - ad esempio luoghi di pubblico spettacolo, destinati ad attività ricreative, sportive, culturali, religiose, ecc. (oltre 100 persone presenti se si tratta di luogo all'aperto, oltre 1000 al chiuso). 6. Stazioni ferroviarie ed altri nodi di trasporto (movimento passeggeri superiore a 1000 persone/giorno). Ing. Francesco Fazzari 132 Categoria C 1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione sia compreso tra 1,5 e 1 m3/m2. 2. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante al chiuso - ad esempio centri commerciali, terziari e direzionali, per servizi, strutture ricettive, scuole superiori, università, ecc. (fino a 500 persone presenti). 3. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante con limitati periodi di esposizione al rischio - ad esempio luoghi di pubblico spettacolo, destinati ad attività ricreative, sportive, culturali, religiose, ecc. (fino a 100 persone presenti se si tratta di luogo all'aperto, fino a 1000 al chiuso; di qualunque dimensione se la frequentazione è al massimo settimanale). 4. Stazioni ferroviarie ed altri nodi di trasporto (movimento passeggeri fino a 1000 persone/giorno). Ing. Francesco Fazzari 133 Categoria D 1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione sia compreso tra 1 e 0,5 m3/m2. 2. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante, con frequentazione al massimo mensile - ad esempio fiere, mercatini o altri eventi periodici, cimiteri, ecc.. Categoria E 1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione sia inferiore a 0,5 m3/m2. 2. Insediamenti industriali, artigianali, agricoli, e zootecnici. Categoria F 1. Area entro i confini dello stabilimento. 2. Area limitrofa allo stabilimento, entro la quale non sono presenti manufatti o strutture in cui sia prevista l'ordinaria presenza di gruppi di persone. Ing. Francesco Fazzari 134 Le categorie territoriali individuate nei decreti tengono conto di : Difficoltà di evacuare soggetti deboli Difficoltà di evacuazione in edifici alti Minore vulnerabilità delle aree a bassa permanenza temporale di persone Maggiore vulnerabilità delle aree all’aperto Le Regioni, nella definizione della disciplina regionale possono integrare le categorie territoriali. Per le categorie “E” ed “F” si deve tenere conto dell’effetto domino e delle aree ad elevata concentrazione di stabilimenti N.B. Vi sono alcune differenze nelle categorie territoriali tra il DM 9.5.2001 e i Decreti del Ministero dell’Ambiente Ing. Francesco Fazzari 135 Valori di soglia per la determinazione delle distanze di danno per le diverse tipologie di scenario incidentale Elevata letalità Inizio letalità Lesioni irreversibili Lesioni reversibili Danni alle strutture / Effetti domino Incendio (radiazione termica stazionaria) 12,5 kW/m2 7 kW/m2 5 kW/m2 3 kW/m2 12,5 kW/m2 BLEVE/Fireball (radiazione termica variabile) Raggio fireball 350 kJ/m2 200 kJ/m2 125 kJ/m2 100-800 m Flash-fire (radiazione termica istantanea) LFL ½ LFL VCE (sovrapressione di picco) 0,3 bar (0,6 spazi aperti) 0,14 bar 0,07 bar 0,03 bar 0,3 bar Rilascio tossico (dose assorbita) . N.A. al gpl LC50 (30min,hmn) Scenario incidentale IDLH Ing. Francesco Fazzari 136 CATEGORIE TERRITORIALI COMPATIBILI CON LA PRESENZA DI DEPOSITI DI GPL E LIQUIDI FACILMENTE INFIAMMABILI E/O TOSSICI DEPOSITI ESISTENTI CLASSE DEPOSITO CATEGORIA DI EFFETTI ELEVATA LETALITA’ INIZIO LETALITA’ LESIONI IRREVERSIBILI LESIONI REVERSIBILI I DEF CDEF BCDEF ABCDEF II EF DEF CDEF BCDEF III F EF DEF CDEF IV F F EF DEF Ing. Francesco Fazzari 137 CATEGORIE TERRITORIALI COMPATIBILI CON LA PRESENZA DI DEPOSITI DI GPL E LIQUIDI FACILMENTE INFIAMMABILI E/O TOSSICI DEPOSITI NUOVI CLASSE DEPOSITO CATEGORIA DI EFFETTI ELEVATA LETALITA’ INIZIO LETALITA’ LESIONI IRREVERSIBILI LESIONI REVERSIBILI I EF DEF CDEF ABCDEF II F EF DEF BCDEF III F F EF CDEF Ing. Francesco Fazzari 138 TABELLA PER LA PREDISPOSIZIONE DEGLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA (DM 9.5.2001) CATEGORIA EFFETTI ELEVATA LETALITA’ INIZIO LETALITA’ LESIONI IRREVERSIBILI LESIONI REVERSIBILI < 10 -6 DEF CDEF BCDEF ABCDEF 10 –4 – 10 -6 EF DEF CDEF BCDEF 10 –3 – 10 -4 F EF DEF CDEF > 10 -3 F F EF DEF Ing. Francesco Fazzari 139 TABELLA PER IL RILASCIO DI CONCESSIONI E AUTORIZZAZIONI EDILIZIE IN ASSENZA DI VARIANTE URBANISTICA (D.M. 9.5.2001) CLASSE PROBABILITA’ EVENTI CATEGORIA EFFETTI ELEVATA LETALITA’ INIZIO LETALITA’ LESIONI IRREVERSIBILI LESIONI REVERSIBILI < 10 -6 EF DEF CDEF BCDEF 10 –4 – 10 -6 F EF DEF CDEF 10 –3 – 10 -4 F F EF DEF > 10 -3 F F F EF Ing. Francesco Fazzari 140 Due casi tra quelli trattati dai Comitati Tecnici Regionali Compatibilità territoriale tra uno stabilimento ed un’area limitrofa nella quale è prevista la realizzazione di un nuovo insediamento Compatibilità territoriale in presenza di costruzioni abusive in aree sprovviste di variante urbanistica Ing. Francesco Fazzari 141 Caso studio (assenza di variante) DEPOSITO infiammabili e tossici Serbatoi Travaso Capannone Nuovo Deposito AREA LIBERA Ing. Francesco Fazzari Nuovo insediamento 142 Aree di danno DEPOSITO infiammabili e tossici Travaso AREA LIBERA Ing. Francesco Fazzari Nuovo insediamento 143 Aree di danno DEPOSITO infiammabili e tossici Nuovo Deposito Nuovo insediamento Ing. Francesco Fazzari 144 DEPOSITO infiammabili e tossici Nuovo Deposito Nuovo insediamento Ing. Francesco Fazzari 145 VERIFICA DELLA COMPATIBILITA’TERRITORIALE PER IL RILASCIO DI CONCESSIONI IN SANATORIA Costruzione abusiva Compatibilità del P.R.G. con l’esistenza dello stabilimento ai sensi del D.M.A. 15.5.96 Deposito Valutazione “aggiornata” della edificazione effettiva nell’area di “danno” Eventuale variante urbanistica coordinata con i piani di recupero Area di danno Ing. Francesco Fazzari 146 Grazie per l’attenzione Ing. Francesco Fazzari 147