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di forze
A cura del volontario
Marcello Santopietro
Funzionario Vigilanza Ispettiva – I.N.A.I.L. - Caserta
Rischio
Vesuvio – Campi Flegrei
Vesuvio - Campi Flegrei
In Italia esistono numerosi vulcani:
Vulcani estinti: quelli la cui ultima eruzione risale ad oltre 10.000 anni fa.
I principali vulcani italiani che rientrano in questa categoria sono: Monte Amiata,
Vulsini, Cimini, Vico, Sabatini, Isole Pontine, Roccamonfina, Vulture.
Vulcani quiescenti: sono vulcani attivi che hanno dato eruzioni negli ultimi 10.000
anni, ma si trovano attualmente in una fase di riposo da tempo più o meno lungo.
Secondo una definizione più rigorosa, si considerano quiescenti quei vulcani il cui
tempo di riposo attuale è inferiore al più lungo periodo di risposo registrato in
precedenza. In Italia si trovano in questa situazione: Colli Albani, Campi Flegrei,
Ischia, Vesuvio, Salina, Lipari, Vulcano, Isola Ferdinandea, Pantelleria.
Vulcani attivi: quelli che hanno dato eruzioni negli ultimi anni. In Italia: Etna e
Stromboli.
Vesuvio
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Campi Flegrei
Vesuvio
Il Vesuvio deve essere considerato un vulcano estremamente pericoloso che, nel corso
della sua lunga storia eruttiva, ha registrato molte volte lunghi intervalli di riposo.
La storia del vulcano suggerisce un risveglio tanto più violento quanto più lungo è il
periodo di riposo che lo ha preceduto.
L'attuale insensata ed anarchica urbanizzazione dell'area vesuviana, (sulle pendici
del Vesuvio ed in un raggio di 10 km.dal Gran Cono vivono oggi circa 700.000
persone e la periferia della stessa Napoli si trova a non più di 8 km. dal cratere) in
parte connessa anche alla perdita di memoria storica delle eruzione passate da parte
della popolazione e delle amministrazioni, si ripercuote in una situazione di rischio
estremamente alto.
La zona a maggiore pericolosità ( 200 kmq ) potrebbe essere soggetta a scorrimento
di flussi piroclastici miscele di gas e particelle ad elevata temperatura, che,
muovendosi ad elevata velocità, potrebbero distruggerla in pochissimo tempo dopo
l'inizio dell'eruzione.
In emergenza, l'unica misura da attuare è quella prevista nel Piano d'Emergenza
Nazionale dell'Area Vesuviana, elaborato sulla base dello scenario dei fenomeni più
probabili, fornito dalla comunità scientifica.
Piano che divide la zona in tre aree a diversa pericolosità definite:
zona rossa - zona gialla - zona blu.
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Vesuvio
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Vesuvio
La ZONA ROSSA è l'area immediatamente circostante il vulcano, ed è quella a
maggiore pericolosità in quanto potenzialmente soggetta all'invasione dei
flussi piroclastici, ossia miscele di gas e materiale solido ad elevata temperatura
che, scorrendo lungo le pendici del vulcano ad alta velocità, possono distruggere
in breve tempo tutto quanto si trova sul loro cammino.
Probabilmente i flussi piroclastici non si svilupperanno a 360° nell'intorno del
vulcano, ma si dirigeranno in una o più direzioni preferenziali; non è tuttavia
possibile conoscere preventivamente quali saranno le zone effettivamente
interessate dai flussi.
La rapidità con la quale si sviluppano tali fenomeni, associata al loro potenziale
distruttivo, non consente però di attendere l'inizio dell'eruzione per mettere in
atto le misure preventive.
Pertanto il piano nazionale d'emergenza prevede che la zona rossa venga
completamente evacuata prima dell'inizio dell'eruzione.
La zona rossa comprende 18 Comuni per un totale di circa 200 kmq di estensione
e poco meno di 700 mila.
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Vesuvio
La ZONA GIALLA presenta una pericolosità minore rispetto alla rossa e
corrisponde a tutta l'area che potrebbe essere interessata dalla ricaduta di particelle
piroclastiche (ceneri e lapilli) che possono, fra l'altro, apportare un sovraccarico
eccessivo sui tetti degli edifici fino a determinarne il crollo.
La ricaduta di particelle, inoltre, può causare problemi alle vie respiratorie, in
particolare in soggetti predisposti non adeguatamente protetti, danni alle coltivazioni
e problemi alla circolazione aerea, ferroviaria e stradale.
Si prevede che, come accadde nel 1631, solo il 10% della zona gialla sarà effettivamente coinvolto dalla ricaduta di particelle, subendo danneggiamenti.
Pertanto, delle 1.100.000 persone che vi abitano, circa 110 mila saranno coinvolte
dall'emergenza. Comunque, non è possibile conoscere preventivamente quale sarà
la zona effettivamente interessata, in quanto dipenderà dall'altezza della colonna
eruttiva e dalla direzione e velocità del vento in quota al momento dell'eruzione.
Vi è pertanto la possibilità di attendere l'inizio dell'eruzione per verificare quale
sarà l'area interessata e procedere all'evacuazione della popolazione ivi residente se
necessario. La zona gialla comprende 96 Comuni delle Province di Napoli, Avellino,
Benevento e Salerno per un totale di circa 1.100 kmq e 1.100.000 abitanti.
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Vesuvio
La ZONA BLU ricade all'interno della zona gialla, ma è soggetta ad un agente di
pericolosità ulteriore. Corrisponde infatti alla "conca di Nola" che, per le sue
caratteristiche idrogeologiche, potrebbe essere soggetta a inondazioni e alluvionamenti oltre che alla ricaduta di ceneri e lapilli.
La zona blu include 14 Comuni della Provincia di Napoli, per un totale di
180 mila abitanti.
La protezione civile è
è coordinamento straordinario di forze ordinarie.
tecnologia avanzata di: radio, telefonia, elettronica,
informatica e telematica
l’insieme di forze eccezionali e delle iniziative che
vengono poste in essere per affrontare situazioni
catastrofiche straordinarie, che non possono essere
affrontate da forze ed in tempi normali.
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Vesuvio - Livelli di allerta
Il piano nazionale d'emergenza individua tre livelli di allerta successivi:
attenzione – preallarme - allarme,
ai quali corrispondono fasi operative successive.
ATTENZIONE - Al verificarsi di variazioni significative dei parametri
fisico-chimici del vulcano, è previsto che l'Osservatorio Vesuviano informi il
Dipartimento della Protezione Civile che, consultati i massimi esperti del settore
riuniti nella Commissione Nazionale per la Previsione e la Prevenzione dei Grandi
Rischi, stabilisce l'eventuale passaggio alla fase di attenzione.
In questa fase la gestione di eventuali interventi è affidata al Centro Coordinamento
Soccorsi (CCS) istituito presso la Prefettura di Napoli.
Le variazioni osservate in questa fase comunque, non sono necessariamente
indicative dell'approssimarsi di un'eruzione e tutto potrebbe tranquillamente
ritornare alla normalità, pertanto non è previsto alcun coinvolgimento diretto della
popolazione, che però verrà costantemente informata sull'evolversi della situazione.
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Vesuvio - Livelli di allerta
PREALLARME - Qualora si registrasse un'ulteriore variazione dei parametri
controllati, si entrerebbe nella fase di preallarme.
In questa fase il controllo delle operazioni passa al livello nazionale, viene dichiarato
lo stato di emergenza, nominato un Commissario delegato, convocato il Comitato
Operativo della Protezione Civile.
Le forze dell'ordine e i soccorritori si posizionano sul territorio secondo piani
prestabiliti. In questa fase anche la popolazione viene coinvolta: coloro che vogliono
allontanarsi con mezzi propri, trovando autonomamente ospitalità altrove, possono
farlo tranquillamente, senza il timore di lasciare incustodite le proprie case, in quanto
è già attivo un presidio di vigilanza.
Devono comunque seguire le indicazioni del piano d'emergenza del comune di
appartenenza (redatto in conformità al piano nazionale) per quanto riguarda le vie
di allontanamento da seguire, al fine di consentire il più agevole deflusso della
circolazione ed evitare intralcio ai soccorritori. Devono inoltre comunicare al Sindaco
la loro decisione e i dati della località dove andranno a stabilirsi.
In questa fase, qualora la Commissione Grandi Rischi, in base all'evolversi della
situazione, ritenesse che l'attività del vulcano è rientrata al di sotto della fase di
preallarme, il Dipartimento della Protezione Civile dichiara il ritorno alla fase di
attenzione.
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Vesuvio - Livelli di allerta
ALLARME - Qualora i fenomeni dovessero continuare ad accentuarsi, si
entrerebbe nella fase di allarme.
Questo vuol dire che gli esperti ritengono ormai quasi certa l'eruzione, la quale
potrebbe verificarsi nell'arco di alcune settimane. Sul territorio saranno già attivi i
Centri Operativi Misti (COM), previsti dal piano nazionale d'emergenza, per
coordinare le attività a livello locale. In questa fase si provvede all'allontanamento
di tutta la popolazione dalla zona rossa.
Il piano prevede che, nel tempo massimo di 7 giorni, i 700 mila abitanti della zona
rossa vengano allontanati, secondo le indicazioni specifiche contenute nei singoli
piani d'emergenza comunali, che contemplano lo spostamento non solo con le auto
private, ma anche tramite treno, pullman o nave a seconda dei casi, verso le
REGIONI GEMELLATE.
Completata l'evacuazione, anche i soccorritori ripiegano nella zona gialla, mentre le
forze dell'ordine dispongono una cintura di sicurezza sui confini della zona rossa.
Anche in questo caso, qualora la situazione dovesse rientrare, il Dipartimento della
Protezione Civile dichiara terminata la fase di allarme per tornare alla fase di
preallarme. Qualora invece l'eruzione avesse luogo, la zona rossa sarebbe già
completamente sgomberata.Gli abitanti del settore della zona gialla interessato
dalla ricaduta di particelle vengono ospitati temporaneamente in strutture di
accoglienza nella Regione Campania.
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Campi Flegrei
I Campi Flegrei sono una caldera vulcanica in stato di quiescenza e, come il Vesuvio,
presentano un rischio molto elevato per la presenza di numerosi centri abitati
nell’area e per la loro immediata vicinanza alla città di Napoli.
Una caldera è una vasta depressione, per lo più circolare, che si forma in aree
vulcaniche a seguito dell’espulsione di grandi quantità di magma da una camera
magmatica superficiale; lo svuotamento della camera magmatica causa il collasso
delle rocce soprastanti per mancanza di sostegno e dà origine alla depressione.
Le caldere possono raggiungere dimensioni anche di alcune decine di chilometri.
Nei Campi Flegrei a differenza di quanto avviene nei vulcani con apparato centrale,
l’area di possibile apertura di bocche eruttive è molto ampia.
Si prevede comunque che una futura eruzione ai Campi Flegrei possa generare
diverse fenomenologie, riassumibili essenzialmente nel lancio di bombe e blocchi di
grosse dimensioni nell’immediato intorno del centro eruttivo, nello scorrimento di
flussi piroclastici nel raggio di alcuni chilometri, nella ricaduta di ceneri e lapilli a
distanza anche di molti chilometri.
Per quanto concerne quest’ultimo fenomeno occorre considerare che, a differenza
del Vesuvio la città di Napoli si trova sottovento rispetto alla direzione dei venti
dominanti e sarebbe pertanto coinvolta.
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Campi Flegrei
Il BRADISISMO - L’area dei Campi Flegrei è caratterizzata anche dal fenomeno
del bradisismo, che consiste in un lento movimento di sollevamento e abbassamento
del suolo. Sebbene il meccanismo del bradisismo non sia stato ancora completamente
compreso, è opinione consolidata che le cause del fenomeno risiedano in variazioni
del sistema vulcanico che producono un aumento di temperatura e di pressione nelle
rocce del sottosuolo, il quale si traduce a sua volta nel sollevamento dell’area secondo
una geometria a “cupola” centrata sulla città di Pozzuoli.
E’ bene precisare tuttavia che una crisi bradisismica non è necessariamente
prodromo di un’eruzione, sebbene sia in grado anche da sola di causare danni
agli edifici e disagi alla popolazione.
Il piano nazionale d'emergenza- Così come per il Vesuvio, il piano nazionale
d’emergenza dei Campi Flegrei identifica un’area rossa, potenzialmente soggetta
allo scorrimento dei flussi piroclastici, e un’area gialla, potenzialmente interessata
dalla ricaduta di ceneri e lapilli.
Il Piano Nazionale d'Emergenza, redatto nel 1995 e aggiornato in alcune parti nel
2001 è ora in fase di aggiornamento completo.
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I gemellaggi
Come si è detto, gli abitanti della zona rossa dovranno
essere allontanati prima dell'inizio dell'eruzione.
Ciascuno dei 18 comuni della zona rossa è gemellato con una regione che,
in caso di eruzione, ne accoglierà gli abitanti.
1. San Giorgio a Cremano
Lazio
2. Portici
Emilia Romagna
3. Ercolano
Toscana
4. San Sebastiano al Vesuvio
Molise
5. Pollena Trocchia
Umbria
6. Massa di Somma
Umbria
7. Ottaviano
Piemonte e Valle d'Aosta
8. Sant'Anastasia
Marche
9. Somma Vesuviana
Abruzzo
10. Cercola
Friuli Venezia Giulia
11. San Giuseppe Vesuviano
Lombardia
12. Terzigno
Veneto
13. Boscoreale
Puglia
14. Pompei
Liguria
15. Torre del Greco
Sicilia
16. Torre Annunziata
Calabria
17. Trecase
Basilicata
18. Boscotrecase
Basilicata
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VESUVIO – zona sismica
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VESUVIO: zona rossa - zona gialla - zona blu.
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VESUVIO: Somma – Gran Cono
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VESUVIO – sezione eruzione
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VESUVIO – simulazione in fase attiva
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Zona Flegrea - cartina
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Zona Flegrea – formazione vulcanica
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Zona Flegrea - bradisismo
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