DISOCCUPAZIONE Marchionatti/Mornati, Parte IV, Cap.2 & 4 Come si misura la DIS La misurazione viene effettuata settimanalmente. Si considera occupato chi ha trascorso la maggior parte della settimana precedente svolgendo un lavoro retribuito. Si considera disoccupato chi nella settimana precedente è stato temporaneamente privato del lavoro oppure ha cercato lavoro oppure è in attesa di iniziare a lavorare. Un adulto in età lavorativa che non appartiene a nessuna delle due categorie è considerato non appartenente alla forza lavoro. Concetti base Popolazione in età lavorativa (working age population, WAP) è il numero di individui compresi tra 15 e 64 anni di età. N.b.: questo non significa che non possano esserci lavoratori fuori da questi confini di età. La forza lavoro (FL) è il numero totale di lavoratori, ovvero la somma di occupati (OCC) e disoccupati DIS). FL = OCC + DIS Il tasso di partecipazione (TdP) alla forza lavoro è la pct. di adulti che fa parte della forza lavoro. TdP = FL / WAP Il tasso di disoccupazione misura la pct. di forza lavoro disoccupata. Tasso DIS = DIS / FL Il caso italiano (dati 2009) Popolazione in età lavorativa (WAP) 39.9 milioni Occupati (OCC) = 22.9 milioni (57.4% di WAP) Disoccupati (DIS) = 2.1 milioni (5,2% di WAP) N.b.: questo NON è il tasso di DIS. Forza lavoro (FL) = 25 milioni (quindi TdP = 62,6%) Tasso di DIS = DIS/FL = 8.4% (pre-crisi era il 6%) Fuori della forza lavoro (out of labor force, OLF) = 14.9 milioni (37,4% di WAP) E’ un valore molto elevato ed il vero problema del mercato del lavoro italiano. P.e. in Italia la partecipazione femminile al mercato del lavoro è circa il 51%, contro una media OCSE del 60%. Come aumentare il tasso di partecipazione alla FL? I flussi nel mercato del lavoro OCC L’OCC diventa DIS L’OCC perde il lavoro e esce da FL Il DIS trova lavoro ??? DIS scoraggiati DIS OLF L’OLF inizia a cercare lavoro Il significato dei flussi L’occupato che perdendo il lavoro esce dalla forza lavoro corrisponde al caso dei prepensionamenti oppure della c.d. “sommersione” (un lavoro legale che diventa lavoro “sommerso”). In Italia è un flusso molto alto. L’individuo OFL che inizia a cercare lavoro diviene DIS. E’ una scelta cruciale nel caso italiano dove lo stock di OFL è molto grande. Chi entra in DIS proveniente da OFL deve affrontare un periodo di ricerca di lavoro. Ma se la condizione OFL rende qualcosa (p.e. perché corrisponde ad un lavoro “sommerso” o domestico), l’individuo non sarà disposto a rinunciarvi ed a sostenere il costo del periodo di DIS; quindi preferirà restare fuori da LF. Il flusso “misterioso”: si tratta di individui OFL che accetterebbero di entrare in OCC se gli venisse offerto subito di lavorare, senza un periodo di DIS. Sono i c.d. “OLF disponibili”, una vera e propria quarta categoria di individui nel mercato del lavoro. In Italia si stima che siano circa il 5% di WAP, ovvero tanti quanti i “veri” disoccupati! Le misure di aiuto nella ricerca del lavoro (p.e. formazione) sono rivolte ai DIS, non agli OLF. Ma questi ultimi, se adeguatamente formati, potrebbero accettare di entrare subito in OCC (oppure in DIS, ma con l’aspettativa di una più breve attesa di un lavoro). In entrambi i casi aumenterebbe il tasso di partecipazione al mercato del lavoro. Problemi di misurazione della DIS Il fatto che gli agenti entrino ed escano continuamente dalla forza lavoro rende molto difficile stimare ed interpretare i dati della DIS. Un esempio sono i c.d. lavoratori scoraggiati, ovvero individui che vorrebbero lavorare ma che hanno smesso di cercare lavoro. Essi non fanno più parte della FL e quindi non entrano nel calcolo della DIS. Un altro esempio sono coloro che dichiarano di essere disoccupati per ricevere il sussidio di DIS anche se hanno in realtà un lavoro (c.d. lavoro nero) o comunque non cercano veramente lavoro. Vari tipi di disoccupazione Distinguiamo tra diversi tipi di DIS in base alla prospettiva temporale ed alla natura del fenomeno In base alla prospettiva temporale, la DIS si presenta in 2 forme: DIS di lungo periodo (tasso naturale di DIS, TND) DIS breve periodo (DIS ciclica, o deviazione rispetto al TND) In base alla sua natura, la DIS si divide in: DIS strutturale (lungo periodo) DIS frizionale (breve e lungo periodo) DIS ciclica (breve periodo) La distinzione di Keynes (oggi poco usata): DIS volontaria: lavoratori che non accettano di lavorare al livello corrente del salario. DIS involontaria: lavoratori che vorrebbero lavorare al salario corrente, ma non trovano lavoro. Il tasso naturale di disoccupazione Il TND rappresenta la quantità di DIS che esiste normalmente (cioè a prescindere dall’andamento del ciclo economico) in un dato sistema economico. E’ un tasso di DIS c.d. di equilibrio, nel senso che il mercato non riesce ad eliminare spontaneamente tale DIS neppure nel lungo periodo. Quando DIS è pari al TND, si dice che il sistema è in condizioni di pieno impiego delle risorse. In sostanza, è una componente di DIS ineliminabile, che esiste sempre in qualsiasi economia. Questo però non significa che il policy-maker non possa fare qualcosa per ridurne il livello. Un sistema economico ha un mercato del lavoro tanto più efficiente quanto minore è il suo TND. P.e. gli USA hanno un TND inferiore a quello di molti paesi europei. Per ridurre TND si deve agire sulla sua componente principale, la DIS strutturale. Il ciclo economico e la DIS ciclica La DIS ciclica è individuata dagli scostamenti del tasso di DIS attorno al TND. E’ un fenomeno di breve periodo. Tali scostamenti sono indotti dalle oscillazioni del ciclo economico, ovvero dalle fasi di espansione e contrazione del PIL (o del tasso di crescita del PIL) di un certo sistema economico. Il ciclo economico è individuato dagli scostamenti del livello del PIL reale attorno al trend di crescita di lungo periodo. Nelle fasi positive del ciclo, in cui si ha un’espansione del PIL al di sopra del trend, non esiste DIS ciclica, mentre nelle fasi negative del ciclo (c.d. recessioni), in cui si ha una contrazione del PIL al di sotto del trend , la DIS ciclica è pari alla differenza tra DIS effettiva e TND. Per capire da cosa dipende tale forma di DIS occorre costruire un vero e proprio modello macro vedi prossime lezioni. Mentre il TND è un concetto che è stato elaborato negli anni ‘60-’70, la DIS ciclica è oggetto di studio degli economisti a partire dagli anni ’30. Trend e ciclo del PIL PIL reale Trend di crescita di LP del PIL espansione recessione 1 2 4 6 7 Anni TND e DIS ciclica Pct forza lavoro 10 Tasso di DIS DIS ciclica 8 6 TND 4 2 0 1970 1975 1980 1985 1990 1995 DIS strutturale e frizionale La distinzione fa riferimento al motivo per cui esiste la DIS. DIS frizionale: è la DIS che deriva dalla durata e dalle imperfezioni nel processo di matching (o abbinamento) tra posti di lavoro disponibili e lavoratori in cerca della migliore occupazione possibile. La si può considerare DIS volontaria. E’ un fenomeno tendenzialmente di breve periodo, ma le inefficienze e gli ostacoli al libero funzionamento del mercato del lavoro possono trasformarla in un fenomeno di lungo periodo. Soluzione: rendere più efficiente il mercato del lavoro. DIS strutturale: è la DIS che deriva dall’esistenza di un livello del salario superiore a quello di equilibrio abbinata all’impossibilità di riduzione del salario per motivi legati ad elementi strutturali del sistema economico. Si manifesta come eccesso di offerta di lavoro nel lungo periodo: in sostanza, non esiste a quel livello di salario una domanda di lavoro in grado di assorbire l’offerta. Le cause della DIS Esistono diverse cause per la DIS. In particolare: Una causa generale della DIS frizionale: le inefficienze e imperfezioni nel meccanismo di abbinamento tra domanda ed offerta di lavoro. Tre possibili cause della DIS strutturale: • Leggi sul salario minimo; • Potere di mercato nell’offerta di lavoro (sindacati); • I c.d. salari di efficienza. In un mercato del lavoro ideale i salari dovrebbero aggiustarsi secondo il meccanismo walrasiano per bilanciare domanda ed offerta di lavoro, cosicché non dovrebbe mai esistere DIS involontaria. Le tre cause di DIS strutturale impediscono invece tale aggiustamento e quindi danno luogo a DIS involontaria. DIS da ricerca e mismatching La ricerca di lavoro (job searching) è il processo mediante il quale lavoratori e posti di lavoro vengono abbinati (matching). La DIS frizionale da ricerca e mismatching deriva dal fatto che occorre tempo perché ogni lavoratore trovi il lavoro adatto alle sue competenze e aspirazioni. Inoltre non sempre l’informazione sui posti disponibili è diffusa efficientemente ( problemi del collocamento) oppure non sempre il matching è possibile ( problemi nella formazione: capitale umano non adatto alle occupazioni disponibili) oppure possono esistere altre difficoltà ( scarsa mobilità sul territorio dei lavoratori) Segue che un certo ammontare di DIS è inevitabile e “naturale” (p.e. a causa delle oscillazioni settoriali), e quindi entra a far parte, come fenomeno di lungo periodo, del TND. Non si tratta comunque di una DIS indotta da un salario maggiore di quello di equilibrio: è quindi, almeno in parte, una DIS volontaria. Il Nobel per l’economia 2010 I tre economisti vincitori del Nobel 2010 (Diamond, Mortensen & Pissarides) sono stati premiati per le loro ricerche sulla disoccupazione frizionale (job search theory). In particolare, per aver capito che per spiegare la disoccupazione occorre (anche) spiegare come funzionano i singoli meccanismi di ricerca del lavoro, ricerca del personale, assunzione, licenziamento, ecc., e quindi studiare il comportamento dei lavoratori e dei datori di lavoro. La disoccupazione, fenomeno macro, dipende quindi dalla sommatoria di questi meccanismi e comportamenti micro. Grazie ai loro lavori è possibile costruire la c.d. curva di Beveridge per il mercato del lavoro dei diversi paesi. La curva rappresenta la relazione tra posti di lavoro liberi (c.d. vacancies) e disoccupati. In situazione di recessione i secondi saranno maggiori dei primi e viceversa. Pct. di posti di lavoro liberi = rapporto tra vacancies e forza lavoro Retta a 45° Un mercato poco efficiente si muove su questa curva In recessione saremo da questa parte della curva, cioè più disoccupati che vacancies CURVA di BEVERIDGE Tasso di disoccupazione La curva ha pendenza negativa perché più disoccupati ci sono e meno posti di lavoro risultano liberi. La posizione della curva nel piano indica l’efficienza del mercato del lavoro: se a parità di vacancies ci sono più disoccupati (curva verde), vuol dire che il matching funziona male. L’effetto del salario minimo Salario Eccesso di offerta = disoccupazione Offerta di lavoro Wmin W* Domanda di lavoro 0 LD L* LS Quantità di lavoro Quanto conta il salario minimo? Le leggi sul salario minimo non hanno in realtà un grosso effetto sulla DIS perché in genere Wmin < W* (= pavimento non vincolante). Gli unici effetti rilevanti sono sul segmento più basso del mercato del lavoro (p.e. le occupazioni stagionali). Tuttavia il grafico precedente illustra una lezione generale: la DIS strutturale è sempre indotta da un salario che per qualche motivo motivo è superiore a W*, senza che il meccanismo di aggiustamento walrasiano lo possa riportare all’equilibrio. Le altre cause di DIS strutturale sono proprio relative ai vari motivi che possono mantenere W permanentemente al di sopra di W*. Il ruolo dei sindacati (1) Un sindacato è un’associazione di lavoratori che contratta con i datori di lavori il livello dei salari e le condizioni di lavoro dei suoi iscritti. Il processo di contrattazione è detto contrattazione collettiva. Dal punto di vista micro un sindacato agisce come un cartello o come un monopolista, cioè esercita un forte potere di mercato sull’offerta di lavoro. L’effetto dell’azione del sindacato è quindi di alzare il prezzo (cioè il salario) sopra il livello di equilibrio di PC e ridurre la quantità (cioè il numero di occupati). D’altra parte anche i datori di lavoro (specie se associati tra loro nella contrattazione: p.e. Confindustria) detengono un forte potere di mercato. Il sindacato serve proprio a bilanciare tale potere creando una situazione di monopolio bilaterale vedi microeconomia (lezione 18-19). Il salario, esito della contrattazione tra le parti, non verrà dunque fissato al livello di equilibrio, ma più in alto o più in basso a seconda di quale delle parti prevale nella contrattazione vedi “contadino vs. allevatore” Se nella contrattazione prevale la forza del sindacato, allora il salario verrà fissato ad un livello superiore a quello di equilibrio ed avremo un eccesso di offerta di lavoro che non potrà essere eliminato mediante l’aggiustamento del salario (vincolato dal contratto, in genere pluriennale). Si genera così disoccupazione strutturale. Il ruolo dei sindacati (2) Mentre negli USA i contratti di lavoro stipulati dal sindacato valgono soltanto per i suoi iscritti, in Italia tali contratti valgono erga omnes. Quindi in Italia è meno agevole individuare il contrasto evidenziato dagli economisti tra gli interessi degli iscritti al sindacato (insiders) e dei non iscritti (outsiders). Ad esempio, in Italia non è vero che gli iscritti scaricano sugli altri lavoratori (i primi a perdere il lavoro a causa dell’aumento del salario) i benefici ottenuti con la contrattazione collettiva perché tali benefici valgono per tutti. Tuttavia, rimane il fatto che il sindacato esercita il proprio potere di mercato al fine di tutelare in primo luogo gli interessi degli iscritti. P.e. un salario troppo alto o comunque identico a prescindere dalle condizioni locali o specifiche di produttività del lavoro danneggia i giovani in cerca di prima occupazione. La teoria dei salari di efficienza Con il termine salari efficienti (efficiency wages) si indicano i salari superiori al livello di equilibrio W* pagati dalle imprese al fine di incrementare la produttività dei lavoratori. La teoria dei salari efficienti afferma infatti che l’efficienza produttiva del lavoro aumenta al crescere dei salari. Quindi l’impresa fa bene a pagare W > W*. Un’impresa può trovare conveniente pagare salari superiori a W* per vari motivi: 1. La salute dei lavoratori: una forza lavoro meglio nutrita è più produttiva (questo motivo vale per il passato e, oggi, per i paesi arretrati). 2. Il turnover dei lavoratori: si pagano di più i lavoratori per disincentivarli a cercare un’altra occupazione, eliminando così i c.d. costi di rimpiazzo (costi di ricerca, costi di formazione ed addestramento). 3. La qualità dei lavoratori: un salario più elevato è un modo per attrarre lavoratori più capaci. 4. Lo sforzo dei lavoratori: salari più elevati incentivano i lavoratori ad impegnarsi di più perché alzano il costo di un eventuale licenziamento per scarso impegno (= W > W* genera DIS e quindi il lavoratore che viene licenziato avrà più difficoltà a trovare un nuovo lavoro). La DIS tra micro e macro La DIS strutturale e frizionale sono fenomeni macro a cui abbiamo dato spiegazioni di tipo micro. Infatti, abbiamo sin qui fatto sempre riferimento alle decisioni di singoli agenti massimizzanti (il lavoratore, l’impresa, il sindacato) oppure al funzionamento di singoli mercati (p.e. quelli del lavoro temporaneo o occasionale). L’approccio di spiegare i fenomeni macro con comportamenti micro si chiama microfondazione della macroeconomia. E’ un approccio nato negli ultimi 20-25 anni che viene applicato non solo alla DIS, ma a tutti i fenomeni macro, quali i consumi e i risparmi, gli investimenti, la crescita, ecc. Keynes 1936 macro come disciplina autonoma, con un proprio punto di vista basato sugli aggregati. Microfondazione la macro è un’utile semplificazione, ma alla sua base troviamo sempre la micro dei comportamenti massimizzanti. Come spiegare la DIS ciclica (cioè quella tipicamente “keynesiana”)? Approccio macro o approccio microfondato?