MOLECULAR MODELLING
Uso di metodi teorici (chimica computazionale) per riprodurre e
“mimare” il comportamento di molecole e di sistemi molecolari.
C'è una stretta relazione tra modellistica molecolare e
modellistica al computer (grafica al computer).
Distinzione tra molecular modelling e chimica computazionale.
Nel molecular modelling si mette l'accento sulla rappresentazione
e la manipolazione della struttura tridimensionale delle molecole e
sulle proprietà che da essa dipendono.
MOLECULAR MODELLING
Da quanto appena detto è evidente che il punto di partenza di
molti trattamenti è la conoscenza della geometria molecolare.
La struttura di una molecola stabile è definita dalla disposizione
tridimensionale degli atomi nello spazio.
Molte proprietà molecolari dipendono, oltre che dalla presenza di
gruppi funzionali o atomi nella molecola, anche dalla loro
disposizione spaziale e, in alcuni casi, la forma della molecola
stessa può determinarne le caratteristiche (es. interazione enzima
– substrato).
Relazione geometria – energia:
Il sistema ad energia più bassa è quello più stabile. Trovare la
geometria di una molecola significa trovare la struttura con l'energia
minore.
MOLECULAR MODELLING
L’utilizzo di metodi grafici al computer ha avuto una notevole
influenza sulla modellistica molecolare. In particolare l’interazione
tra grafica molecolare ed I relativi metodi teorici ha permesso una
più ampia accessibilità ai metodi di molecular modelling e dato un
grosso contributo all’analisi e all’interpretazione dei risultati di tali
calcoli.
L’azione del Ritonavir, un farmaco contro l’HIV. Adattandosi all’interno della proteasi (struttura
a nastro), un enzima essenziale per la diffusione dell’HIV, il Ritonavir (verde) impedisce
all’enzima di svolgere la sua normale funzione nella moltiplicazione del virus HIV.
Grafica al computer: Strutture tridimensionali
Modelli a
bastoncino
(Stick Models)
Modelli
Ball-and-Stick
Modelli
Space-filling
Strutture tridimensionali
Modelli a nastro
(Ribbon Models)
Strutture tridimensionali
Modelli a nastro e a cartoon
Rappresentazione
grafica della
struttura
dell’enzima
diidrofolato riduttasi
Strutture tridimensionali
Superfici
La superficie di van der Waals (vdw) di una molecola corrisponde alle
superfici esterne dei raggi di van der Waals degli atomi. La superficie
molecolare viene generata facendo rotolare un “probe” (sonda) sferico
(generalmente di raggio pari a 1,4 Å per rappresentare una molecola di
acqua) sulla superficie di van der Waals. La superficie molecolare è la
superficie di contatto. La superficie accessibile al solvente (o di Connolly)
è invece tracciata dal centro del probe alla stessa maniera.
Strutture tridimensionali
Superfici
trasparenti
a- superficie di van der Waals
b- superficie di Connolly ( raggio del probe = 1.4 Ang. )
Strutture tridimensionali
Rappresentazione
grafica della
superficie
molecolare del
triptofano.
Sistemi di coordinate
E’ importante specificare la posizione degli atomi e/o delle molecole del
sistema.
Ci sono due modi in cui questo può essere fatto
Coordinate cartesiane
E’ l’approccio più diretto. Si specificano le tre coordinate
cartesiane, x, y e z, di tutti gli atomi presenti.
.pdb Format
REMARK
4
REMARK
4 FORM COMPLIES WITH FORMAT V. 2.0, 26-MAR-2003
ATOM
1
C1
ALHD
1
3.450
0.774
-9.239
1.00
0.00
C
ATOM
2
O2
ALHD
1
4.639
0.791
-8.925
1.00
0.00
O
ATOM
3
H1
ALHD
1
2.972
-0.166
-9.513
1.00
0.00
H
ATOM
4
N1
AMDE
1B
2.756
1.892
-9.246
1.00
0.00
N
ATOM
5 1H1
AMDE
1B
1.760
1.878
-9.510
1.00
0.00
H
ATOM
6 2H1
AMDE
1B
3.207
2.781
-8.987
1.00
0.00
H
END
H
O
C
N
H
H
Sistemi di coordinate
Se abbiamo un sistema costituito da N atomi avremo 3N coordinate
cartesiane che ne specificano la posizione nello spazio.
Coordinate interne
La posizione di ogni atomo è descritta relativamente agli altri atomi del
sistema.
Questo vuol dire che se abbiamo due atomi l’unica coordinata che
serve è la distanza di legame
d
Sistemi di coordinate
Se abbiamo tre atomi oltre alle due distanze di legame occorre
conoscere anche l’angolo di legame
i
j
k
Sistemi di coordinate
Se abbiamo quattro atomi (o più) oltre alle distanze e agli angoli di
legame occorre conoscere anche l’angolo di torsione (o angolo
diedro)
H5
H1
H4
i
C2
C1
H6
j
k
H3
H2
L’angolo di torsione di quattro atomi i-j-k-n è definito come l’angolo tra
i due piani, contenenti, uno gli atomi i, j e k e l’altro gli atomi j, k e n.
n
Sistemi di coordinate
L’angolo di torsione di quattro atomi i-j-k-n è definito come l’angolo tra
i due piani, contenenti, uno gli atomi i, j e k e l’altro gli atomi j, k e n.
Sistemi di coordinate
Le coordinate interne sono in genere scritte in quella che è definita
matrice Z. La matrice Z contiene una linea per ogni atomo del sistema.
z-matrix
1
2
3
4
5
6
C
O
N
H
H
H
1
1
3
3
1
rCO
rCN
rNHa
rNHb
rCH
2
1
1
2
aNCO
aCNHa 2 0.0
aCNHb 2 180.0
aHCO 4 180.0
rCO=1.1962565
rCN=1.3534065
rNHa=0.9948420
rNHb=0.9921367
rCH=1.0918368
aNCO=124.93384
aCNHa=119.16000
aCNHb=121.22477
aHCO=122.30822
H
O2
C1
N3
H
H4
Eccetto che per i primi tre atomi, ogni atomo ha tre coordinate interne,
una distanza di legame, un angolo di legame e un angolo di torsione
definiti rispetto agli atomi precedenti.
Sistemi di coordinate
Come si vede sono necessarie 6 coordinate interne in meno rispetto a
quelle cartesiane, poiché il primo atomo può essere posizionato
dovunque nello spazio (3 coordinate in meno), per il secondo è
necessaria solo la distanza di legame (2 coordinate in meno) e per il
terzo bastano la distanza e l’angolo di legame (1 coordinata in meno).
In totale avremo quindi bisogno di 3N-6 coordinate per descrivere un
sistema di N atomi. Usando le coordinate interne siamo infatti liberi di
traslare e ruotare arbitrariamente il sistema senza cambiare le
posizioni relative degli atomi.
E’ comunque sempre possibile convertire da coordinate cartesiane in
coordinate interne e viceversa.
La scelta del sistema di coordinate da usare è in genere dettata
dall’applicazione specifica (es. se abbiamo una sola molecola 
coordinate interne, se abbiamo più molecole  coordinate cartesiane)
e non dal numero di coordinate da usare (in genere N è grande, quindi
3N  3N-6).
Parametri geometrici accessibili sperimentalmente
Varie tecniche spettroscopiche possono dare informazioni (più o meno
complete) sulle distanze interatomiche, a seconda della grandezza del
sistema e dello stato fisico (gas, liquido o solido) del sistema.
Tra i possibili metodi due emergono per la descrizione di sistemi di
media (farmaci) o elevata (biomolecole) grandezza:
- diffrazione ai raggi X (limitata alla fase solida)
- NMR (campioni liquidi)
Parametri geometrici accessibili sperimentalmente
Vista l’enorme crescita negli ultimi anni del numero di dati
cristallografici (raggi X) disponibili e l’enorme interesse che essi
rivestono per ottenere informazioni strutturali (sia di per sé, che, come
vedremo poi, come base di partenza per calcoli teorici), sono stati
creati appositi archivi virtuali (database) in cui questi dati sono
immagazzinati.
Di particolare importanza sono il Cambridge Structural Database
(CSD) e il Brookhaven Protein Data Bank (PDB), il primo fornisce
soprattutto informazioni derivate da studi a raggi X per composti
organici o metallorganici, il secondo è fondamentale per strutture di
proteine.
Determinazione teorica della geometria molecolare
Benché le moderne tecniche NMR possono dare alcune indicazioni
sulle distanze interatomiche in campioni liquidi, le informazioni
geometriche per molecole grandi sono attualmente derivate
principalmente da dati cristallografici. Ciò nonostante queste
informazioni riguardano solo i cristalli e non sono automaticamente le
stesse, per esempio, delle specie reagenti in mezzi biologici. Inoltre
questi dati non possono essere ottenuti per campioni che non danno
buoni cristalli, per strutture ipotetiche o per molecole non ancora
sintetizzate. Infine se i dati dei raggi X danno la geometria della forma
più stabile, non danno alcuna informazione sull’energia o sulla
possibile esistenza di altre strutture a bassa energia.
Per avere questo tipo di informazioni bisogna dunque ricorrere a
previsioni di tipo computazionale.
Determinazione teorica della geometria molecolare
Molti studi di modelling molecolare prevedono tre fasi:
1.
Selezione di un modello per descrivere le interazioni intra- ed intermolecolari nel sistema. I due modelli più comuni sono la meccanica
quantistica e la meccanica molecolare. Sia i modelli quantomeccanici
che quelli di meccanica molecolare permettono di calcolare l’energia di
ogni arrangiamento di atomi in un sistema e permettono di valutare
come essa cambia al variare della posizione di atomi e molecole.
2.
Il secondo stadio consiste nel calcolo vero e proprio, che porta
all’individuazione della geometria più stabile (minimizzazione
dell’energia) o l’analisi conformazionale.
3.
Analisi dei risultati del calcolo per determinare proprietà o da mettere in
relazione con i risultati sperimentali o eventualmente con l’attività
biologica. Questo può essere fatto ad esempio utilizzando tecniche che
sfruttano le informazioni geometriche o energetiche ottenute dai calcoli
teorici.
Determinazione teorica della geometria molecolare
Proprietà molecolari
Densità elettronica
Orbitali (HOMO, LUMO)
Potenziale elettrostatico
Determinazione teorica della geometria molecolare
Proprietà molecolari
Densità elettronica
Orbitali (HOMO, LUMO)
Potenziale elettrostatico
La densità elettronica (r) può essere
calcolata come somma dei quadrati degli
orbitali molecolari occupati nel punto r.
N
ρ(r )   |i (r ) | 2
i 1
Determinazione teorica della geometria molecolare
Proprietà molecolari
Densità elettronica
Orbitali (HOMO, LUMO)
Potenziale elettrostatico
La reattività di una molecola dipende, nel caso di
reazioni elettrofile, dalla localizzazione del valore
più alto della probabilità di trovare l'elettrone
nell'orbitale HOMO (highest occupied molecular
orbital) e nel caso di reazioni nucleofile dalla
localizzazione del valore più basso della
probabilità nell'orbitale LUMO (lowest unoccupied
molecular orbital).
Gli orbitali di frontiera derivano da calcoli
quantomeccanici e le rappresentazioni consistono
in mappe di densità all'interno dell'orbitale.
HOMO per la guanina
Determinazione teorica della geometria molecolare
Proprietà molecolari
Densità elettronica
Orbitali (HOMO, LUMO)
Potenziale elettrostatico
La reattività di una molecola dipende, nel caso di
reazioni elettrofile, dalla localizzazione del valore
più alto della probabilità di trovare l'elettrone
nell'orbitale HOMO (highest occupied molecular
orbital) e nel caso di reazioni nucleofile dalla
localizzazione del valore più basso della
probabilità nell'orbitale LUMO (lowest unoccupied
molecular orbital).
Gli orbitali di frontiera derivano da calcoli
quantomeccanici e le rappresentazioni consistono
in mappe di densità all'interno dell'orbitale.
LUMO per la guanina
Determinazione teorica della geometria molecolare
Proprietà molecolari
Densità elettronica
Orbitali (HOMO, LUMO)
Potenziale elettrostatico
Il potenziale elettrostatico in un punto r è il lavoro fatto per
portare una carica positiva unitaria dall'infinito a quel
punto. Il potenziale elettrostatico molecolare (MEP) deriva
quindi dall'interazione tra una distribuzione di carica
(elettroni e nuclei) ed una carica puntiforme positiva
unitaria, ed è quindi una misura
della energia di
interazione con un protone.
Il potenziale elettrostatico per una data geometria può
quindi essere calcolato in maniera rigorosa come la
somma di un contributo dovuto alle cariche dei nuclei (N
nuclei fissi posti in A)
Vnuclei (r) 
nuclei
ZA
 |rR
A
A
|
più un contributo dovuto agli elettroni. Poichè gli elettroni
sono distribuiti in maniera continua nello spazio occorre
sostituire l'integrale alla sommatoria ed introdurre la
densità elettronica.
Velettroni (r )   
ρ(r ) dr '
| r'  r |
Determinazione teorica della geometria molecolare
Proprietà molecolari
Densità elettronica
Orbitali (HOMO, LUMO)
Potenziale elettrostatico
Per i sistemi di interesse biologico è impensabile calcolare
il potenziale dalla funzione d'onda quantomeccanica per il
numero notevole di atomi di questi sistemi, che rendono il
calcolo impossibile.
Si fa perciò ricorso a metodi
approssimati, derivati e controllati nel corso degli anni.
Il potenziale può essere derivato con buona
approssimazione in modo additivo da contributi
rappresentabili mediante opportuni sistemi di cariche
puntiformi poste nelle posizioni occupate dagli atomi.
V (r) 
atomi
qi
i | r  R |
i
Il valore delle cariche puntiformi può in un certo senso
essere considerato dovuto al bilanciamento tra carica
nucleare ed elettronica, attribuibili a quell'atomo,
I valori numerici delle cariche puntiformi possono essere
ottenuti da calcoli quantomeccanici o da metodi
approssimati
Determinazione teorica della geometria molecolare
Proprietà molecolari
Densità elettronica
Orbitali (HOMO, LUMO)
Potenziale elettrostatico
Il MEP è una proprietà locale
(dipende dal punto in cui viene
valutata) calcolabile in un
reticolo tridimensionale di
punti intorno alla molecola. Il
MEP può essere codificato,
mediante almeno tre colori,
anche
sulla
superficie
molecolare (superficie di van
der Waals o sulla superficie
accessibile al solvente) come
rappresentato in figura.
Determinazione teorica della geometria molecolare
Proprietà molecolari
Densità elettronica
Orbitali (HOMO, LUMO)
Potenziale elettrostatico
Potenziale
elettrostatico
mappato sulla superficie di
isodensità elettronica per la
formammide. Il colore rosso
indica
un
potenziale
elettrostatico negativo e il blu
un potenziale elettrostatico
positivo.
Determinazione teorica della geometria molecolare
Proprietà molecolari
Densità elettronica
Orbitali (HOMO, LUMO)
Potenziale elettrostatico
In figura (a) è riportato il MEP
sulla superficie molecolare di
un pirrolo dove i valori più
negativi
(-38
Kcal/mol)
corrispondono
alla
zona
rossa. Nella figura (b) è
riportata la superficie di
isoenergia (a –35 Kcal/mol)
del MEP ancora sul pirrolo.
Determinazione teorica della geometria molecolare
Molti studi di modelling molecolare prevedono tre fasi:
1.
Selezione di un modello per descrivere le interazioni intra- ed intermolecolari nel sistema. I due modelli più comuni sono la meccanica
quantistica e la meccanica molecolare. Sia i modelli quantomeccanici
che quelli di meccanica molecolare permettono di calcolare l’energia di
ogni arrangiamento di atomi in un sistema e permettono di valutare
come essa cambia al variare della posizione di atomi e molecole.
2.
Il secondo stadio consiste nel calcolo vero e proprio, che porta
all’individuazione della geometria più stabile (minimizzazione
dell’energia) o l’analisi conformazionale.
3.
Analisi dei risultati del calcolo per determinare proprietà o da mettere in
relazione con i risultati sperimentali o eventualmente con l’attività
biologica. Questo può essere fatto ad esempio utilizzando tecniche che
sfruttano le informazioni geometriche o energetiche ottenute dai calcoli
teorici.
Determinazione teorica della geometria molecolare
Step 1: Scelta del modello
I metodi della chimica quantistica permettono la determinazione delle
caratteristiche geometriche, elettroniche ed energetiche di molecole note o
non ancora sintetizzate. Purtroppo essi risultano estremamente costosi in
termini di tempo di calcolo e carico computazionale, diventando in alcuni
casi proibitivi per sistemi molto grandi (macromolecole organiche o
biologiche).
Se le informazioni cercate sono di tipo strutturale (geometrico) o energetico
e non di tipo elettronico si può ricorrere ai metodi della meccanica
molecolare (o campi di forza empirici), che sono basati su modelli semplici
in cui le molecole sono trattate come se fossero composte da masse e molle
e i loro interazioni sono governate dalle leggi della meccanica classica e
sono così in grado di produrre informazioni anche per sistemi biologici
macromolecolari in tempi relativamente brevi. (Per questi motivi possono
essere usati come base di partenza per successivi calcoli quantomeccanici
di più alto livello).
Determinazione teorica della geometria molecolare
Step 1: Scelta del modello
I due metodi sono inoltre conseguenze diverse della separazione di BornOppenheimer del moto nucleare ed elettronico.
Nei calcoli quantomeccanici si parte ad una data geometria nucleare e si
determina la migliore distribuzione degli elettroni nel potenziale generato dai
nuclei.
Con la meccanica molecolare, al contrario, si studia la posizione dei nuclei
nel campo generato dagli elettroni. Gli elettroni non sono considerati
esplicitamente e il loro campo non è effettivamente calcolato, ma piuttosto
rappresentato da un “potenziale efficace” trattato secondo la meccanica
classica.
Meccanica molecolare
Abbiamo detto che molti dei problemi che si affrontano nel modelling
molecolare riguardano sistemi troppo grandi per essere considerati con
metodi quantomeccanici. La meccanica quantistica tratta esplicitamente gli
elettroni di un sistema e un gran numero di particelle deve essere
considerato rendendo i calcoli particolarmente lunghi e laboriosi. I metodi
della meccanica molecolare (o dei campi di forza) ignorano il moto degli
elettroni e calcolano l’energia come funzione delle sole coordinate nucleari.
Questo permette di usare con successo la meccanica molecolare anche in
sistemi che contengono un elevato numero di atomi e in alcuni casi l’uso di
campi di forza può fornire risposte estremamente accurate.
La meccanica molecolare si basa su un modello estremamente semplice: le
molecole sono trattate come se fossero composte da masse e molle e usa
le leggi della meccanica classica per trattare le diverse interazioni che
hanno luogo nella molecola reale secondo un modello che viene
parametrizzato empiricamente. Un concetto chiave su cui si basano i campi
di forze è quello della trasferibilità, che fa sì che parametri sviluppati e testati
per un numero relativamente piccolo di casi modello possa essere usato per
studiare molecole molto più grandi.
Meccanica molecolare
Campi di forza (Force fields)
La costruzione di un campo di forza consiste di due parti:

La scelta della forma funzionale che descriva l’energetica del sistema.
Questa scelta è basata sull’assunzione che l’energia potenziale di una
molecola possa essere rappresentata come una somma di termini
associati rispettivamente con i vari tipi di deformazioni molecolari
(variazioni di lunghezze di legami, angoli di valenza o di torsione) o
interazioni atomo-atomo. L’energia sterica calcolata dalla somma di
questi termini rappresenta l’energia addizionale associata alle
deviazioni della struttura rispetto ad una situazione ideale dove tutti gli
elementi geometrici sono in uno stato di riferimento.

La scelta dei parametri da inserire nella forma funzionale. Questa
scelta è basata sull’ipotesi che i parametri necessari per calcolare
l’energia molecolare possono essere derivati dalle informazioni
ottenute da molecole piccole (lunghezze e angoli di legame) e che
questi siano trasferibili a sistemi grandi.
Meccanica molecolare
Campi di forza molecolari
La maggior parte dei campi di forza usati attualmente per modellare
molecole o insiemi di atomi e/o molecole può essere rappresentata come
somma di quattro contributi, relativamente semplici, che descrivono le
forze intra ed intermolecolari all’interno del sistema.
Vtot r   Vstretching  Vbending  Vtorsion  Vnonbonded
Campi di forza più sofisticati possono avere termini addizionali, ma
contengono invariabilmente queste quattro componenti. Una particolare
caratteristica di questa rappresentazione è quella che i cambiamenti in
specifiche coordinate interne (come le lunghezze di legame, gli angoli, le
rotazioni dei legami, o i movimenti di atomi relativi allo spostamento di
altri) possono essere attribuiti ai singoli termini.
Meccanica molecolare: campi di forza
Come accennato prima, per definire un campo di forza occorre
specificare non solo la forma funzionale ma anche i parametri; due
campi di forza possono avere una identica forma funzionale pur
avendo parametri molto differenti, e campi di forza con differenti forme
funzionali possono dare risultati aventi una precisione confrontabile.
Un campo di forza è generalmente disegnato per predire delle
proprietà e deve essere parametrizzato di conseguenza. Va ricordato
che i campi di forza sono empirici, non esiste dunque una forma
“esatta” per un campo di forza.
Vtot r   Vstretching  Vbending  Vtorsion  Vnonbonded
Iniziamo ora ad analizzare i singoli contributi al campo di forza.
Meccanica molecolare: campi di forza
Termine di stretching del legame ( Vstretching)
Il primo termine nell’equazione
(Vstretching) è quello che descrive le
interazioni tra le coppie di atomi legati ed è rappresentato da un potenziale
che dà la variazione di energia a seconda della deviazione della lunghezza
di legame dal suo valore di riferimento.
L’approccio più semplice per descrivere questo termine consiste
nell’usare la legge di Hooke nella quale l’energia varia con il quadrato
della variazione dal valore di riferimento della lunghezza di legame r0
Vstretch  k (r  r0 ) 2
Meccanica molecolare: campi di forza

Termine di stretching del legame ( Vstretching)

 ( r  r0 ) 2
Morse
Vstretch  k 1  e
Cubica
Vstretch  k 2 (r  r0 ) 2  k 3 (r  r0 ) 3
Morse
Quadratica
-100
-150
-200
-250
Morse
-300
-350
-400
Cubica
0.2
0.4
0.6
0.8
1
1.2
quadratica
Meccanica molecolare: campi di forza
Termine di bending ( Vbending)
Per i termini di bending degli angoli si usano forme funzionali simili a
quelle di stretching del legame, ma sono necessari ora tre atomi per
definire l’angolo.
Vangle  k (   0 )
2
Anche qui il contributo di ciascun angolo è caratterizzato da una
costante di forza k e da un valore di riferimento θ0. È richiesta una
minore energia per far deviare un angolo dal suo valore di equilibrio
rispetto a quella richiesta per allungare o comprimere un legame e le
costanti di forza sono quindi proporzionalmente più piccole.
Meccanica molecolare: campi di forza
Termine torsionale ( Vtorsion)
Il terzo termine nell’equazione (Vtorsion) è il potenziale torsionale che descrive
come varia l’energia in seguito alla rotazione dei legami.
Lo stretching e il bending dei legami sono gradi di libertà piuttosto rigidi,
cioè occorre una notevole quantità di energia per provocare
deformazioni sostanziali dai valori di riferimento. La maggior parte delle
variazioni nella struttura e nelle energie relative sono dovute al termine
torsionale e ai termini di non legame. L'esistenza di barriere di
rotazione intorno ai legami chimici è fondamentale per capire le
proprietà strutturali delle molecole e l’analisi conformazionale
Meccanica molecolare: campi di forza
Termine torsionale ( Vtorsion )
I tre minimi di energia delle conformazioni sfalzate e i tre massimi di
energia delle strutture eclissate dell’etano sono un classico esempio del
modo in cui l’energia cambia con la rotazione del legame.
2
H5
H1
H4
1.5
C2
C1
1
H6
0.5
H3
H2
-150
-100
-50
50
100
150
Meccanica molecolare: campi di forza
Termine torsionale ( Vtorsion )
II potenziali torsionali sono espressi come uno sviluppo in serie di
coseni. Una forma funzionale è:
N
n
torsion
n 0
dove ω è l’angolo di torsione.
Vn nell’equazione è spesso indicato come l’altezza della barriera,
benché questo non sia sempre corretto (per esempio quando più di un
termine è presente nello sviluppo).
Per legami simmetrici come nell’etano un solo termine è sufficiente nello
sviluppo sopra (n=3, =0°).
V
V
  1  cosn   
2
Meccanica molecolare: campi di forza
Eventuali termini addizionali
Interazioni fuori del piano
Termini di secondo ordine
(cross-terms)
Meccanica molecolare: campi di forza
Termini di non legame (non bonded)
Il termine non bonded tiene conto delle interazioni tra coppie di atomi che si
trovano in diverse molecole o che si trovano nella stessa molecola ma che sono
separati da almeno tre legami. Nei campi di forza il termine non bonded è di
solito rappresentato usando un potenziale di Coulomb per le interazioni
elettrostatiche e un potenziale Lennard-Jones per le interazioni di van der
Waals.
Meccanica molecolare: campi di forza
Termini di non legame (non bonded): interazioni elettrostatiche
Gli elementi elettronegativi attraggono gli elettroni in misura maggiore
degli elementi meno elettronegativi, dando luogo ad un’ineguale
distribuzione di carica nella molecola. Questa distribuzione di carica
può essere rappresentata in vari modi; uno tra gli approcci più comuni
consiste in un arrangiamento di cariche puntiformi frazionarie
distribuite all’interno della molecola. Queste cariche vengono introdotte
in maniera da riprodurre le proprietà elettrostatiche della molecola. Se
le cariche sono ristrette al centro del nucleo, sono spesso riportate
come cariche atomiche parziali. Le interazioni elettrostatiche tra due
molecole (o tra differenti parti della stessa molecola) sono poi calcolate
come una somma d’interazioni tra coppie di cariche puntiformi usando
la legge di Coulomb:
N A NB
V  
i 1 j 1
qi q j
4 πε 0 rij
dove NA ed NB sono il numero di cariche puntiformi nelle due molecole.
Meccanica molecolare: campi di forza
Termini di non legame (non bonded): interazioni van der Waals
Le interazioni elettrostatiche non tengono conto di tutte le interazioni che
ci sono tra gli atomi non legati in un sistema. Gli atomi dei gas nobili
sono un ottimo esempio: avendo momento dipolare uguale a zero, non
possono presentare interazioni dipolo-dipolo o interazioni dipolo-dipolo
indotto.
Contributo
repulsivo
Interazione di dispersione
Meccanica molecolare: campi di forza
Termini di non legame (non bonded): interazioni van der Waals
La più nota tra le funzioni del potenziale di van
der Waals è la funzione di Lennard-Jones 12-6,
che prende la seguente forma per l’interazione
tra due atomi:
 σ 12  σ  6 
υr   4ε      
 r  
 r 
Il potenziale di Lennard-Jones 12-6 contiene
due parametri adattabili: il diametro di collisione
σ (corrispondente ad una separazione tra gli
atomi r tale che l’energia di interazione sia
nulla) e la profondità della buca di potenziale ε.
Meccanica molecolare: campi di forza
Termini di non legame (non bonded): legame idrogeno
Alcuni campi di forza utilizzano una funzione simile a quella di
Lennard-Jones 6-12 per riprodurre esplicitamente il legame idrogeno.
Pertanto questo potenziale, qualora venga utilizzato, prende il nome
di potenziale di Lennard-Jones 10-12 ed ha la seguente espressione:
υr  
A C
 10
12
r
r
Questa funzione è usata per rappresentare le interazioni tra gli atomi
donatori d’idrogeno e gli eteroatomi accettori posti a distanza r in
modo da migliorare l’accuratezza della previsione della geometria nei
sistemi che presentano legami idrogeno. A e C sono parametri legati
a σ e ε. Altri campi di forza incorporano funzioni più complicate che
tengono conto delle deviazioni dalla geometria del legame idrogeno e
che quindi dipendono dalle coordinate degli atomi donatori e
accettori, oltre che dalle coordinate degli atomi d’idrogeno.
Meccanica molecolare: campi di forza
Esempio: energia di una conformazione del propano
In force field sofisticati
potrebbero non essere
trattati in maniera
equivalente
10 termini di stretching
18 termini di bending
18 termini torsionali
27 termini non-bonded (21 H-H e 6 C-H)
Meccanica molecolare: campi di forza
Parametri del campo di forza
 atom type
 costanti di forza
 valori di equilibrio
 parametri di van der Waals
 cariche atomiche parziali
Meccanica molecolare: campi di forza
Atom Types
Il concetto di “atom types” può essere considerato uno dei concetti
fondamentali in meccanica molecolare e sta alla base di tutti gli aspetti
dell’approccio. I tipi di atomi, e non gli atomi stessi, sono fondamentali per
calcolare le interazioni in meccanica molecolare.
Definizione di Atom Type
sp3
Gli atomi possono essere distinti a seconda di:
• Ibridizzazione
• Carica formale sull’atomo
sp2
• Atomi legati più vicini
sp
Meccanica molecolare: campi di forza
L’ambiente chimico per un atomo all’interno di una molecola è creato dal
resto della molecola. I campi di forze usano concetti chimici per definire tipi
di atomi generali. Per esempio, il campo di forze AMBER (
www.amber.ucsf.edu ) definisce 5 tipi di atomo per l’ossigeno:
O ossigeno carbonilico
OH ossigeno idrossilico (alcol)
O2 ossigeno di una acido carbossilico o ossigeno di un fosfato
OS ossigeno di un etere o di un estere
OW ossigeno dell’acqua
Le interazioni in meccanica molecolare sono quindi calcolate tra tipi di atomi
e non tra elementi. Così si calcoleranno interazioni non-bonded diverse tra
gli ossigeni di due molecole di acqua e l’ossigeno dell’acqua e quello di un
estere.
Meccanica molecolare: campi di forza
Parametri del campo di forza
 atom type
 costanti di forza
 valori di equilibrio
 parametri di van der Waals
 cariche atomiche parziali
Meccanica molecolare: campi di forza
Parametri di van der Waals
La distanza di van der Waals AB e il parametro energetico εAB dipendono
da entrambi i tipi atomici. Questi parametri vengono in genere calcolati a
partire da termini che dipendono dai singoli tipi atomici A e B.
Esistono diversi modi per combinare i parametri atomici a dare i parametri
diatomici, alcuni dei quali molto complicati. Un metodo comunemente
impiegato consiste nel calcolare la minima distanza di van der Waals 
come somma dei due raggi di van der Waals e di calcolare il parametro
energetico come media geometrica delle costanti atomiche.
AB = ½(AA + BB)
εAB = (εAA εBB)½
Per ciascun tipo atomico devono essere determinati due parametri:  ed ε.
Meccanica molecolare: campi di forza
Derivazione delle cariche parziali
Un certo numero di schemi è stato sviluppato per assegnare le cariche
atomiche in maniera sistematica. Tra gli schemi più diffusi abbiamo:
1: Trattare la carica come un qualunque parametro empirico. Questo
approccio dà dei buoni risultati per il set di dati usato ma dà problemi per
quanto riguarda la trasferibilità.
2: Usare considerazioni di elettronegatività. Anche questa tecnica è utile
ma introduce una dipendenza dalla connettività e dalla topologia.
3: Usare cariche quantomeccaniche, dato che la densità di carica è una
proprietà dello stato fondamentale della funzione d’onda molecolare.
Meccanica molecolare: campi di forza
Riduzione del numero di termini non-bonded nel calcolo
Il numero delle interazioni di legame cresce linearmente con la grandezza
della molecola e così anche il lavoro di calcolo per i termini del campo di
forza che non includono interazioni di non legame.
Il numero delle interazioni di non legame dipende, circa, dal quadrato del
numero degli atomi del sistema (una molecola con 1000 atomi ha circa
500.000 termini per le interazioni di non legame, 10000 atomi danno circa
50.000.000 termini).
Pertanto è comune introdurre un valore limite di distanza oltre il quale le
interazioni tra atomi non vengono considerate (cutoff).
Sistema di circa
5000 atomi
Meccanica molecolare: campi di forza
Riduzione del numero di termini non-bonded nel calcolo
La distanza limite di cutoff non può essere diminuita in maniera arbitraria,
perchè questo porterebbe ad escludere interazioni di non legame
importanti nella valutazione dell’energia sterica della molecola.
Meccanica molecolare: campi di forza
Parametrizzazione
Un campo di forza può contenere un gran numero di parametri, anche se
viene usato per effettuare calcoli su piccoli set di molecole. La
parametrizzazione di un campo di forza è un processo estremamente
elaborato e delicato. Il primo passo consiste nella selezione dei dati
(generalmente sperimentali) necessari. Come accennato prima i campi di
forza nella meccanica molecolare possono essere usati per riprodurre e
determinare
varie
proprietà
strutturalmente
collegate
e
la
parametrizzazione dei dati deve pertanto essere scelta accuratamente.
Un set di parametri iniziale è usato per calcolare un set di osservabili
sperimentali: lunghezze o angoli di legame, ecc. I valori ottenuti sono
quindi confrontati con quelli sperimentali e il set di parametri viene modi
ficato per migliorare la correlazione tra il modello e l’esperimento, si ripete il
procedimento in maniera iterativa (metodo trial and error).
Meccanica molecolare: campi di forza
Parametrizzazione
Un altro schema consiste nell’usare il metodo matematico dei minimi
quadrati: i parametri vengono selezionati in maniera che la discrepanza tra
i valori dei dati sperimentali e quelli ottenuti con i parametri sia minima.
d   w y misurati  y calc. 
2
La derivata di d rispetto al set di parametri può essere calcolata in maniera
da cambiare i parametri del force field in modo da minimizzare l’errore.
Meccanica molecolare: campi di forza
Campi di forze più usati
 MM2/MM3 (Allinger, Universty of Georgia), molecole organiche non
troppo grandi
 Amber (Kollman, University of California, San Francisco), proteine e
acidi nucleici
 MMFF (Halgren, Merck) parametrizzato da calcoli quantomeccanici
 UFF (Rappe, Casewit e Skiff) ha parametri per molti elementi della
tavola periodica
Determinazione teorica della geometria molecolare
Meccanica quantistica QM
Coordinate
atomiche
INPUT
Set di nuclei ed elettroni
equazione di Schrodinger
Energia assoluta
Autofunzione
Strutture 3D
Meccanica molecolare MM
Cooridinate atomiche,
Connettività
Tipi di atomi e di legami
Costanti di forza
Set di atomi e di legami
Campi di forze specifici
Energia sterica
Strutture 3D
MODELLO
OUTPUT
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