Una Capo Sala fra i Beati
modello di umanizzazione
dell’assistenza infermieristica
Avanzamento automatico
Marta Anna Wiecka
nasce
a Nowy Wiece il
1 gennaio 1874.
Questo paese era in
territorio Polacco,
nella zona occupata
allora dalla Prussia,
ora Ucraina.
La famiglia Wiecka era una
delle più importanti del Paese.
Il padre, ricco proprietario
terriero si dedicava alla
conduzione dell’azienda.
Marta era la terza di 13 figli,
otto dei quali morti in giovane
età o prematuramente.
La mamma, affidò la cura dei
fratellini a Marta, che era la
terzogenita, perché ognuno
doveva dare il suo contributo
alla famiglia.
Lezioni bisettimanali, venivano impartite
al mattino, prima di recarsi a scuola,
nella parrocchia distante dalla sua casa
12 chilometri.
Ogni bambina si sarebbe scoraggiata,
ma Marta aveva fede e coraggio.
Si alzava alle 5 del mattino e attraverso scorciatoie
con passo svelto, arrivava in parrocchia e qui, dopo
la partecipazione alla Santa Messa, ascoltava le
lezioni di catechismo da parte del parroco.
La giornata continuava con le lezioni a scuola
e lavoro a casa.
Qui Marta insieme alla
numerosa famiglia
viveva intensamente la
sua giovinezza.
Maturava una
caratteristica che le
sarà propria per tutta la
vita: la capacità di
riflessione, di
mediazione e di
interiorità.
Marta imparò presto il
concetto di dedizione,
pazienza,
mediazione (nei piccoli litigi
infantili), attenzione, senso di
responsabilità interventi di
emergenza….
La sua è stata una fanciullezza
donata agli altri, che la distinse
per una vita di relazione
eccellente.
Marta , aveva attirato attorno a sé un gruppo di coetanee che
la consideravano una loro leader.
Era l’anima dei loro giochi e delle iniziative più svariate, in
un paese e in un’epoca in cui la vita prevalentemente
agricola, pura, semplice e con scarse novità di piccoli
spostamenti, commerci, mercati e fiere
non offriva altre alternative.
Forte delle convinzioni religiose, inculcatele dalla mamma, si
improvvisava catechista e tutte la seguivano attentamente.
Il Catechista, Don
Mariam Dabrowski
aveva un ruolo
importante nella vita di
Marta. Egli infatti era il
Cappellano delle Figlie
della Carità della Casa
Provinciale di
Chelmmo.
Illustrava a Marta la vita
di queste religiose e in
seguito la indirizzò
verso questa
Congregazione.
Scrisse alla Madre
Provinciale di Clelmmo
per chiedere di essere
ammessa fra le Figlie
della Carità. Dopo poco
tempo fu accettata. La
Provinciale,volendo
conoscere Marta, la
invitò a trascorrere le
feste Natalizie nella loro
Comunità. Volitiva
come era, Marta parti
senza indugio.
Godeva della vita di preghiera
e dell’ assistenza ai poveri, ma dopo poco
tempo, fu invitata a tornare in famiglia perchè
aveva solo 16 anni ed era necessario riflettere
ancora.
Con rammarico, ritornò al paese e riprese il suo
posto ed il suo lavoro.
Contava i giorni che mancavano al suo
diciottesimo anno di età, ma in cuor suo nutriva
una speranza…
L’aria pura della campagna, le
fatiche per accudire i fratellini.
L’atmosfera domestica laboriosa,
cristiana, sana, equilibrata, serena e
schietta, la irrobustivano nella fede
e le davano il coraggio dell’attesa.
Una nuova occasione si presenta: una sua
amica voleva inoltrare la richiesta di farsi
suora, tra le Figlie della Carità di Cracovia.
La possibilità di accelerare i tempi era
un’idea che trovava Marta consenziente.
Facendosi coraggio l’un l’altra, espressero
per iscritto alla Madre Provinciale il loro
desiderio.
Furono accettate subito.
Marta superò le resistenze dei genitori e dopo due
giorni di viaggio, arrivò a Varsavia, insieme all’amica.
Inizia allora il periodo di formazione chiamato Postulato.
Continuò per Marta il periodo di
formazione nel Seminario di
Varsavia
che culminerà nell’invio in
Missione come Figlia della Carità.
Nel Seminario suor Wiecka, si distingueva per una
vita di profonda unione col Signore, conoscenza ed
approfondimento dello spirito e del Carisma
Vincenziano.
L’esperienza del servizio fra i poveri la riempiva di
gioia e le faceva sospirare il giorno in cui avrebbe
indossato l’abito delle Figlie della Carità.
Il 21 aprile 1893, indossato l’abito delle Figlie della
Carità, viene destinata all’Ospedale di Leopoli. Vi
trovò 1000 ammalati e 50 Figlie della Carità. Qui si
dedicò alla sua formazione professionale.
Le Consorelle apprezzavano la sua dedizione,il suo
amore a Cristo, alla vita comunitaria, l’attenzione a
tutto quello che farà di lei una maestra in umanità e una
messaggera di Cristo fra i malati, vecchi, moribondi…
È proprio questo sostare lungamente
alla presenza di Dio, che ha permesso
a Suor Wiecka di unificare tutto il suo essere nel
Signore, di ricevere il dono della comprensione del
mistero di Dio nella sofferenza, nella calunnia, che l’ha
abilitata alla comunione col Cristo Crocifisso
nell’attesa, come Lui, della Resurrezione.
In questo paesino di
600 anime, le 6 Suore si
occupavano di 60
malati. Anche qui Suor
Marta si distinse per
competenza, dedizione
e amore nel curare i
corpi e le anime come
San Vincenzo
insegnava alle sue
figlie.
In questo Ospedale con
55 malati e 5 suore,
Suor Marta si rendeva
utile sia ai malati che
alle sue consorelle.
L’ospedale non
disponeva di reparti
ben definiti a seconda
delle malattie ma
l’unico criterio era la
divisione tra uomini e
donne.
Un giovane studente fu affidato
alle cure di Suor Marta.
Nella stessa camera era
ricoverato un uomo affetto da
malattie veneree che doveva
essere assistito da una Suora
più anziana, (per disposizione
della Superiora).
Quest’ultimo, attratto da questa
giovane suora fu accecato dalla
gelosia e macchinava piani
diabolici per vendicarsi.
Un giorno mentre aspettava l’esito della febbre, la Suora si
sedette sul bordo del letto del paziente affidato alle sue cure.
La trappola era pronta e appena dimesso dall’Ospedale il
malato si recò dal parroco e le disse che Suor Marta era
incinta, e che il padre del bambino era quel giovane che ella
assisteva.
Questo giovane confezionò una calunnia
ben circostanziata che non destò dubbi sulla sua veridicità.
Suor Marta avvertiva ostilità, si vedeva circondata
da sospetti, risolini, allusioni… ma confidava nel suo Dio.
Ella ignorava che uno sconosciuto aveva
lasciato una culla alla suora portinaia per “Sr Marta”,
con sorriso diabolico.
Le Suore non sapevano
che quell’uomo aveva
tentato due volte di
accoltellare la Superiora
perché, diceva, ella
proteggeva suor Marta.
Ma il Signore vegliava su
l’innocente.
Il parroco, pentito del suo
silenzio rivelò a tutta la
Comunità l’innocenza di
Marta e la malvagità
dell’accusatore.
La verità trionfò.
L’incubo era finito ma… un giorno mentre pregava, vide
una croce con dei raggi che si sprigionavano illuminando
tutto, ed una voce che le diceva: “Figlia, sopporta
pazientemente tutte le calunnie e le accuse, fra poco ti
prenderò in Cielo”
Per alcuni problemi interni,
i Superiori inviarono Suor
Marta che aveva dato
modo di farsi conoscere
per la sua saggezza,
equilibrio e vita interiore,
presso l’Ospedale di
Sniatyn, come capo Sala
del Reparto Infettivi.
Nel dicembre 1903 disse
con convinzione alle
Consorelle: “il prossimo
anno farò il Natale in
Cielo e vedrò la Vergine
molto venerata qui a
Sniatyn. Nulla faceva
presagire la sua morte,
era una Suora sana,
felice, servizievole. Le
sue parole furono
accolte come uno
scherzo e ne risero
sopra.
Nel reparto dove operava Suor Marta, fu
ricoverata una donna affetta da tifo petecchiale,
malattia allora altamente contagiosa e mortale.
Dimessa l’ammalata, fu dato il compito di pulire e disinfettare la
stanza ad un ausiliario. Questi sapeva dell’alta percentuale di
contagio e di morte a cui andava incontro e pensava alla giovane
moglie e al suo bambino di pochi anni.
Pianse, implorò i dirigenti perché lo risparmiassero, ma invano.
Suor Marta si commosse e senza tentennamenti prese il suo posto.
.
.
Trascorsi pochi giorni Suor Marta si
ammalò gravemente e alle Consorelle
vennero in mente le previsioni fatte sulla
sua morte prima del Natale.
Preghiere, cure a nulla valsero.
ll fratello sacerdote sostando accanto a lei,
scherzò sulle sue previsioni. Suor Marta
abbozzando un sorriso rispose. “questione
di ore” .
Aggravatesi lo stesso giorno,dopo aver
ricevuto sacramento degli Infermi, volò dal
suo Signore.
Era il 30 maggio 1903 aveva solo 33 anni.
Nel 1930 don Jan Wiecki, fratello della Serva di Dio, sacerdote
dell’arcidiocesi di Leopoli, osservando il crescere dei miracoli e delle
grazie ottenute per intercessione di Suor Marta, la continua folla
presso la tomba della sorella e, profondamente convinto della sua
santità cominciò a raccogliere le testimonianze di varie persone
intorno alle grazie ricevute.
Negli anni 1930–1939 e 1946–1970 raccolse circa 200 ringraziamenti per
le grazie ricevute.
Il numero non è completo perché durante la 2^ guerra mondiale (19391945) don Wiecki non ebbe la possibilità di mettere le testimonianze
per iscritto.
Nel 1970 morì don Jan Wiecki e per
vent’anni (1970-1990) nessuno
annotò le grazie ricevute. Anche
nella Compagnia delle Figlie della
Carità di San Vincenzo de’ Paoli,
alla quale apparteneva la Serva di
Dio, nonostante fosse ricordata e si
fosse a conoscenza delle numerose
grazie ottenute per sua
intercessione e non non si teneva
nessun elenco. Negli anni sessanta,
poiché arrivavano notizie in Polonia
da parte di alcuni polacchi rimasti in
quelle terre nonostante la
repressione, la sovietizzazione e
l’ateismo programmati,
probabilmente non si scriveva nulla
per paura di essere iscritti
nell’elenco dei condannati a morte.
Al sepolcro della Serva di Dio i pellegrini continuano il loro
pellegrinaggio, indipendentemente dal loro credo: cattolici,
greco-cattolici, ortodossi, anziani e giovani, .
Vengono per rivolgere alla “monaca Santa” suppliche di
ogni tipo: la salute, l’aiuto nello studio, l’armonia nella
famiglia, la salvezza dei figli in guerra.
La sua tomba dopo oltre cento anni è sempre coperta da
fiori freschi, lumini, asciugamani ricamate.
Esiste la comune convinzione che la suora morta a soli 33
anni, aiuti in particolare i giovani.
Durante i dodici anni vissuti nella Compagnia delle
Figlie della Carità, curò i malati presso l’Ospedale di
Leopoli, Podhajce, Bochnia e Śniatyn.
Il suo ricordo fra i cittadini di questi paesi che
attendevano la sua glorificazione era vivo e pieno di
speranza.
Finalmente, da alcuni anni, la Comunità delle Figlie
della Carità, ha voluto accordare ai fedeli della
Polonia e dell’Ucraina, la gioia di interessarsi al
processo di Beatificazione di Suor Marta Wiescka.
La Visitatrice Janina Stachowiak,
l’allora segretaria della Provincia di
Cracovia, suor Stanisława Motyka,
ordinò con precisione tutto il materiale
raccolto fino allora sulla Serva di Dio,
comprese le grazie e i miracoli.
Grazie all’impegno del Postulatore
generale, Padre Giuseppe Guerra, C.M.
che con tenacia, sacrificio e puntualità,
ha proseguito l’iter iniziato nel 1997 a
livello diocesano di Suor Marta Wiecka.
Il 24 Maggio 2008 a Lvov (Ucraina) sarà
proclamata Beata.
San Vincenzo e Santa
Luisa de Marillac,
Fondatori delle Figlie
della Carità, dal cielo
sorridono alle tre loro
figlie, che fedeli allo
Spirito della Compagnia,
godono in cielo accanto ai
poveri che in vita hanno
amato.
Beata Suor Marta, prega
per noi, perché ancora
oggi altre anime,
attirate dalla tua
dedizione e dal tuo
esempio, possano
servire i malati, i poveri,
i bisognosi nella
Compagnia delle Figlie
della Carità.
Amen..
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